Fiat e sindacati di Stato: dalla concertazione alla complicità

Scritto dasu 15 Dicembre 2011

Da anni il lavoro è diventato una roulette russa: i lavori precari, malpagati, pericolosi, in nero sono diventati la regola per tutti.
Chi si fa ricco con il lavoro altrui non guarda in faccia nessuno. Chi governa racconta la favola che sfruttati e sfruttatori stanno sulla stessa barca e elargisce continui regali ai padroni.
I padroni si sentono forti e passano all’incasso di quel che resta di garanzie, libertà, salario. Un macello che gronda sangue. Da ieri il “modello Pomigliano” è stato esteso a tutti i lavoratori Fiat: dal primo gennaio l’azienda sarà libera di imporre straordinari, di non pagare i primi due giorni di malattia se più del 3,5% dei lavoratori è assente. Non prendetevi l’influenza assieme agli altri, perché l’azienda non paga. In base all’accordo sarà vietato scioperare contro l’accordo stesso e chi non l’ha firmato è escluso dal diritto alla rappresentanza sindacale.
Nulla di cui stupirsi: gli accordi per la crescita sottoscritti dalla CISL, dalla UIL e dalla stessa CGIL il 28 giugno scorso hanno piazzato una pietra tombale sulle poche libertà rimaste ai lavoratori. Dando mano libera ai padroni, hanno aperto la via al definitivo affossamento dello Statuto dei lavoratori, che resta in vigore, solo per ricordarci che l’unica legge che vale è quella del più forte.
I sindacati di Stato hanno fatto il loro lavoro: incanalare e rendere inoffensivo il conflitto, passando dalla concertazione alla complicità.
La concertazione è il sistema di relazioni fra sindacati istituzionali, governo e padronato che nei passati decenni ha portato ad una netta riduzione dei salari e delle libertà, alla crescita del lavoro precario, al taglio delle pensioni.
La concertazione ha assicurato alla burocrazia sindacale risorse e potere in cambio dell’accettazione dei sacrifici per i lavoratori e le lavoratrici.
Oggi Fiat si sente abbastanza forte di poter pretende il superamento della concertazione.
La Fiom si era illusa di poter mantenere un ruolo concertativo, ma oggi il padronato non ha bisogno di un sindacato che medi, sia pure al ribasso, tra i propri interessi e quelli dei lavoratori.
Dal primo gennaio il maggior sindacato metalmeccanico resterà fuori dagli stabilimenti Fiat, senza possibilità di fare assemblee, di raccogliere tessere tramite l’azienda, sedersi ai tavoli di contrattazione.
Quanto sta accadendo è la logica conseguenza dell’aver accettato l’idea che esistano interessi comuni fra lavoratori ed imprenditori, fra sfruttati e sfruttatori.

Ne abbiamo parlato con Stefano Capello della CUB[audio:https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/12/cub_manovra.mp3|titles=Fiat-Stefano Capello]


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