Tunisia: una lunga primavera

Scritto dasu 12 Febbraio 2013

Dopo l’assassinio di  Belaid sono venuti a maturazione processi che si erano già manifestati nell’immediata fase post rivoluzionaria. Da una parte le forze laiche della sinistra storica tunisina, i sindacati, le associazioni e soprattutto le masse di giovani disoccupati, più o meno istruiti, che vogliono andare fino in fondo e portare a termine i compiti che la rivoluzione si è data, ben conscia che il regime di Ben Alì non moriva con la sua destituzione ma che andava attaccato in tutti i suoi elementi fondanti, costituzionali e no. Dall’altra parte il composito universo islamista che si raccoglie all’interno di Ennadha. Che per semplicità consideriamo diviso in due aree: una parte più liberal, più attenta al business e più disposta ad annacquare la sua matrice religiosa, convinta che oggi in Tunisia debba ripartire innanzitutto l’economia, anche attraverso un governo tecnico. Un’altra parte più intransigente, wahabita diremmo, che aspetta il momento per portare una “guerra lampo” all’interno delle istituzioni e impossessarsene per imprimere una definitiva svolta confessionale alla Tunisia. In tutto questo la piazza torna continuamente a rimettere in discussione i giochi, ricordando al potere, qualunque sembianze assuma, che per troppo tempo ha fatto da spettatrice e ora vuole essere protagonista.

Ascolta l’approfondimento con Fulvio Massarelli, curatore del libro “La collera della Casbah” FULVIO_TUNISIA


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