Continua il sogno turco

Scritto dasu 11 Giugno 2013

istanbul-decine-feriti-in-nuovi-scontri_b2422580-ca98-11e2-a8ef-bbeef6c46a11_display Istanbul a ferro e fuoco, invasa dai gas urticanti e lacrimogeni, dai getti dei cannoni ad acqua e dalle pietre, nell’ennesima e violentissima giornata di scontri tra polizia e manifestanti scesi in piazza per difendere gli alberi dello Gezi park. Secondo i dati del ministero dell’interno 939 persone sarebbero state arrestate in oltre 90 manifestazioni in tutto il Paese, 79 i feriti. Ma fonti mediche hanno invece parlato di mille persone, di cui almeno quattro hanno perso la vista a causa di candelotti lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo e lanciati anche dal cielo, dagli elicotteri alzatisi sulla metropoli turca come in stato di guerra.
Dopo una notte e una sera di violenze gli attivisti che protestano contro lo sradicamento di 600 alberi per la costruzione di un centro commerciale e di una moschea sono ancora lì. E’ come se l’establishment turco avesse deciso di lasciare per ora gli attivisti al loro parco per colpire piazza Taksim e tutto quello che vi si agita intorno, colpire quella protesta che si è trasformata in una contestazione del governo del premier Recep Tayyip Erdogan e del partito islamico Akp, accusati di portare avanti con autoritarismo e sprezzo il governo del Paese. Quella che lunedì 27 era ‘solo’ l’indignazione di centinaia di giovani contro la distruzione di uno degli ultimi spazi verdi del cuore di Istanbul è diventata una rivolta di massa contro il sultano Erdogan.

Abbiamo raggiunto in diretta Luca, di InsuTv, presetne in questi giorni a Istanbul e presente in piazza durante l’attacco della polizia ai manifestanti, per rimuovere le barricate e effettuare arresti.

Lucainsu

La mobilitazione di piazza Taksim solleva gioco forza alcune domande importanti. Siamo di fronte a un nuovo passaggio dell’onda lunga primavera araba/occupy? C’entra la crisi globale o si tratta più di una rivolta da “aspettative crescenti” proprie di un ciclo economico espansivo? E cosa ci dice rispetto al futuro prossimo in Europa? Interrogativi che al momento non possono forse essere risolti completamente ma servono a muovere qualche passo oltre il giusto entusiasmo per queste giornate.

Diamo per scontato in prima battuta che la Turchia ha visto negli ultimi dieci anni di governo Akp (il partito islamista sunnita) tassi di crescita economica notevoli, quasi da Brics, seppure in diminuzione e un impatto fin qui minimo della crisi globale. A maggior ragione deve essere giunta inaspettata la reazione spontanea e generale, ben oltre Istanbul, all’ennesima “grande opera” di gentrificazione del territorio urbano varata con l’ormai consueta arroganza dall’élite politico-affaristica. Ma soprattutto sono le caratteristiche, la composizione, le modalità di azione e cooperazione della rivolta a dirci che siamo di fronte a qualcosa di più profondo, legato alle esplosioni di soggettività dalla Tunisia in poi.

Ascolta la diretta con Raffaele Sciortino, ricercatore in Relazioni Internazionali alla Statale di Milano.

Raffa


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