Caso Trayvon: qualche spunto da New York

Scritto dasu 16 Luglio 2013

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Un’ondata di proteste e manifestazioni si è sollevata in tutti gli Stati Uniti dopo l’assoluzione di George Zimmerman, la guardia privata che nella notte del 26 febbraio 2012 uccise Trayvon Martin, diciassettenne afroamericano colpito a morte dagli spari della guardia mentre si trovava all’interno di una comunità cintata di Sanford, in Florida.

Il caso Zimmerman aveva già diviso e indignato gli USA al momento dell’uccisione del giovane per la brutalità e l’assurdità della sua morte e per come il caso fu da subito gestito: Trayvon fu infatti assassinato a sangue freddo mentre girava disarmato all’interno della comunità in cui Zimmerman prestava servizio e in cui si erano recentemente verificati alcuni casi di furto. Tanto bastò alla guardia privata per decidere che la presenza di un giovane afroamericano con un cappuccio in testa che si aggirava in una comunità di bianchi rappresentasse una minaccia contro cui sparare. Ma da subito l’agente si appigliò all’impunità raccontando un’altra versione: Zimmerman affermò infatti di essere stato aggredito da Trayvon, facendo dunque leva sulla Stand your ground self-defense law, la legge che permette ad un agente di sparare in caso di minaccia alla propria vita. Una versione alla quale la polizia locale credette, non arrestando Zimmerman per diverse settimane e scatenando la protesta di migliaia di persone che puntarono il dito contro il razzismo che aveva fatto premere il grilletto alla guardia privata.

Ad un anno e mezzo di distanza, nella giornata di sabato una corte è stata chiamata a pronunciare un verdetto sul caso Zimmerman, sul quale pendevano accuse di omicidio di secondo grado e in seconda instanza della meno grave accusa di omicidio colposo. Dopo tre settimane di udienze e dodici ore di deliberazione, intorno alle 10 di sera è arrivata la sentenza che ha assolto la guardia da entrambe le accuse.

In breve, migliaia di persone hanno cominciato a scendere in strada contro questa sentenza vergognosa e da Sanford al resto degli Stati Uniti sono nate manifestazioni e sit-in partiti già nella notte e proseguiti per tutta la giornata di ieri. A New York un lungo corteo partito da Union Square ha raggiunto Times Square, nel cuore di Manhattan, al grido di ‘No Justice, No Peace’; la piazza è stata occupata dai manifestanti paralizzando completamente il traffico ma ricevendo l’appoggio e la solidarietà di molti passanti ed automobilisti. Scontri ci sono stati invece a Los Angeles e Oakland: nel primo caso 7 manifestanti sono stati arrestati mentre bloccavano l’autostrada insieme ad altre centinaia di persone che sono state disperse dalla polizia perché la protesta non era autorizzata. Nel frattempo in un’altra zona della città i manifestanti si sono scontrati con la polizia che ha sparato lacrimogeni e pallottole di gomma. A Oakland un corteo partito nella notte ha attaccato alcune vetrine e una macchina della polizia.

Ascolta la chiacchierata registrata ieri notte con Ilaria, nostra redattrice, a New York per motivi di studio.

Ila

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