Dalle navi dei veleni alla terra dei fuochi

Scritto dasu 18 Dicembre 2013

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E’ di questa mattina la notizia del rinvio a giudizio del capo della polizia Pansa e degli altri ex commissari straordinari alla gestione dell’emergenza rifiuti, Bertolaso e Bassolino.
E’ l’ultimo atto ma certo non quello definitivo nella storia dell’ecocidio della Campania. Una storia che comincia dove ne finisce un’altra, non meno vergognosa.

Nel 1998 approdava a Livorno l’ultima nave dei veleni. Era stata respinta e tornava in Italia con il suo carico di morte. Per decenni i rifiuti tossici e nocivi del Belpaese venivano imbarcati e spediti lontano, in Africa. Poi il business finì. Anche i poveri preferiscono vivere.
La Camorra fiutò l’affare: ne nacque una santa alleanza tra politici, malavitosi e imprenditori, che per quasi vent’anni hanno avvelenato in modo gravissimo l’intera Campania. E non solo. Terreni a vocazione tradizionalmente agricola si trasformarono in discariche più o meno legali.
Terra dei fuochi è una locauzione dal sapore romantico, ma la realtà che si respira di romantico non ha nulla. Chi viaggia sulla Strada Statale 7, la Nola-Villa Literno o sull’Asse Mediano, vede tutt’intorno il fumo salire dalla terra, sente un odore acre che brucia in gola lasciando un sapore acido. Un odore cui non è possibile assuefarsi.

Come è potuto accadere? Come è stato possibile intombare tanti rifiuti tossici, fino a renderne difficile se non impossibile l’estrazione dal suolo? C’è la via “legale”. Da trent’anni diverse aziende del Nord hanno appaltato – e ancora appaltano – lo smaltimento dei loro rifiuti speciali a ditte specializzate, apparentemente legali, che riescono a fare enormi sconti. Di fronte al profitto non c’é etica che tenga: pecunia non olent. I soldi non puzzano. Basta un giro di fatture e il gioco è fatto.
Poi c’é la via illegale. I fuochi. Un modo veloce, dannosissimo ma poco costoso di smaltire i rifiuti.
Queste terre vivevano di pomodori, broccoli, zucchine, cicoria, cavolfiori, fave, peperoni. E poi arance, mandarini, mele, pere. La grande distribuzione ha iniziato a pagarli ai coltivatori campani sempre meno. Se non avessero accettato di abbassare i prezzi, li avrebbero acquistati in Libano, in Grecia, in Spagna. Così cade la barriera: l’agricoltura smette di essere la fonte primaria di guadagno per i contadini che spesso cedono o affittano una parte delle loro terre alle imprese, o a loro intermediari, per lo sversamento illecito di rifiuti.
Dal 1991 al 2013 sono state censite ben 82 inchieste per traffico di rifiuti che hanno incanalato veleni da ogni parte d’Italia per seppellirli direttamente nelle discariche legali e illegali delle province di Napoli e Caserta. Inchieste concluse con 915 ordinanze di custodia cautelare, 1.806 denunce, con il coinvolgimento di ben 443 aziende: la stragrande maggioranza di queste ultime con sede sociale al centro e al nord Italia.
In questo quarto di secolo, lungo le rotte dei traffici illeciti è viaggiato di tutto: scorie derivanti dalla metallurgia termica dell’alluminio, polveri di abbattimento fumi, morchia di verniciatura, reflui liquidi contaminati da metalli pesanti, amianto, terre inquinate provenienti da attività di bonifica. E ancora rifiuti prodotti da società o impianti, noti nel panorama nazionale, come quelli di petrolchimici storici del nostro Paese: i veleni dell’Acna di Cengio, i residui dell’ex Enichem di Priolo, i fanghi conciari della zona di Santa Croce.
In ventidue anni sono stati smaltiti nella Terra dei Fuochi circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti di ogni specie. Un tir è in grado di trasportarne 25 tonnellate alla volta. Circa 410.905 camion carichi di rifiuti hanno attraversato mezza Italia terminando il loro tragitto nelle campagne del napoletano e nelle discariche abusive del casertano.
Carmine Schiavone, l’esponente dei casalesi che ha raccontato tutta la storia, diceva che gli abitanti della Terra dei fuochi “sarebbero tutti morti nell’arco di venti anni”.
Il realismo di chi sa bene quali veleni siano stati bruciati e sepolti, quali veleni respirati, mangiati, bevuti.

Ascolta la diretta:

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