Abitare e lavoro stagionale migrante in Piemonte

Scritto dasu 28 Aprile 2014

1Nella giornata di ieri, in un’azienda agricola biologica di Castellar, vicino a Saluzzo, si è svolto il 4^ Incontro “Abitare e Lavoro Stagionale Migrante in Piemonte”: un percorso di confronto – iniziato nel dicembre scorso al CSOA Gabrio di Torino in occasione dell’assemblea nazionale della rete Abitare nella CrisI – tra le realtà in movimento di Canelli (Asti), Castelnuovo Scrivia (Alessandria), Saluzzo (Cuneo) ed Ex Moi Occupata di Torino. Nelle campagne piemontesi i braccianti, migranti e non, stagionali e stanziali, vivono spesso situazioni di sfruttamento lavorativo e di grave disagio abitativo, costretti a vivere in baraccopoli o in sistemazioni precarie. Il tema dell’abitare, del poter vivere in condizioni dignitose quando ci si sposta per il lavoro stagionale o si sceglie di stabilirsi in un luogo, non può essere dissociato dal tema del lavoro, dal momento che lo sfruttamento di manodopera, soprattutto migrante, in agricoltura, è un fenomeno dilagante in molte regioni italiane e in altri paesi europei. Nelle prossime settimane, nel saluzzese inizierà la stagione di raccolta della frutta, che coinciderà con l’arrivo sul territorio di centinaia e centinaia di persone in cerca di lavoro. Persone che spesso si spostano da una condizione di disoccupazione forzata all’altra e da un “campo” all’altro, senza alcuna prospettiva di uscire da una condizione di devastante precarietà di vita e di lavoro.

L’iniziativa di ieri, 27 aprile, si è svolta in aperta contrapposizione alle logiche dell’emergenzialità e dell’assisitenza con cui le istituzioni e le amministrazioni locali si ostinano a voler “gestire” la mobilità, spesso forzata, di migrant* e rifugiat* in cerca di lavoro nelle campagne piemontesi. E’ molto importante sottolineare come anche in Piemonte – dove le condizioni di vita e sfruttamento sembrano molto distanti dalle situazioni di Nardò, Foggia, Rosarno o San Ferdinando – persone migranti, rifugiate, richiedenti asilo, rappresentano un comodo bacino di manodoopera “eccedente” per le aziende agricole, anche laddove i processi di sfruttamento ed accumulazione non passano necessariamente attraverso lo “strumento” del caporalato visibile e identificabile.

Al termine del 4^ incontro – strutturato in tre tavoli tematici: lavoro / auto-organizzazione; casa / abitare; comunicazione/ boiccottaggio – è nato il Coordinamento Lavoro Bracciantile Piemontese.

Questa mattina abbiamo parlato di questa iniziativa con con Luca, del Comitato di solidarietà dell’Ex Moi di Torino, l’occupazione più grande della città in cui hanno trovato casa moltissmi rifugiati e rifugiate al termine dell’Emergenza Nord Africa e da cui molti si spostano nelle campagne piemontesi in cerca di lavoro.

luca

 


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