Quivis de populo, il male dell’acqua pubblica.

Scritto dasu 9 Maggio 2014

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Il 12/13 Giugno 2011 26 milioni di SI al Referendum hanno dichiarato chiusa la stagione del consenso sulle privatizzazioni.

Una strada che sin da subito i poteri economico-finanziari hanno cercato di chiudere, tramite il loro braccio politico e – complice la crisi – hanno creato il mito del debito per giustificare nuove privatizzazioni. La Giunta ed il Consiglio comunale di Torino non hanno perso tempo nell’utilizzare questa scusa per giustificare l’ondata di privatizzazioni che ha investito la città.

Per impedire la vendita dei Servizi Pubblici Locali gestiti da AMIAT (Igiene Urbana), GTT (trasporti) e TRM (Inceneritore) , il comitato Acqua Pubblica Torino ha promosso e sostenuto il ricorso al TAR Piemonte di 10 cittadini-utenti per l’annullamento delle delibere di privatizzazione. Il TAR ha però dichiarato inammissibile il nostro ricorso giudicando i cittadini privi di legittimazione ad agire, e li ha condannati a pagare 12500 euro di spese legali.

Rifacendosi all’art 113 della Costituzione che garantisce ai cittadini tutela anche in sede amministrativa, il comitato di Torino si è appellato al Consiglio di Stato.

Ma quei giudici si sono anch’essi dimostrati complici: nessun dibattito, sentenza immediata : siamo quivis de populo (gente qualunque) che non ha titolo per rivolgersi alla giustizia anzi la intralcia. Il ricorso è respinto perché chiede di veder modellata l’organizzazione dei servizi pubblici comunali secondo le nostre “aspirazioni socio economiche, in contrasto con le norme e i principi comunitari e nazionali che tutelano i valori della legalità, del libero mercato e della concorrenza” E per punire “l’atto eversivo” di essere ricorsi alla giustizia, le spese legali aumentano a 30.000 euro.

Ai microfoni di Balckout Simona, del Comitato Acqua Pubblica Torino: acquapubblica


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