11 settembre: parliamo del Cile… quello del 2014

Scritto dasu 11 Settembre 2014

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Oggi sono 41 anni che Pinochet prese il potere, assassinando sia le persone che un popolo, e come ogni anno avviene il rituale delle manifestazioni commemorative (frequentate soprattutto da giovani non ancora nati nel 1973), si ripete il divieto di sfilare vicino alla Moneda – anche se ora è abitata da una presidente di sinistra –, si registrano gli scontri con la polizia… ma il Cile è molto interessante per il laboratorio che è in questo momento: sia per la mobilitazione sociale che si mantiene ad altissimo livello (80 mila persone in piazza il 21 agosto per una riforma della scuola reale) per rompere il totalitarismo di destra che permane nel sistema; e questo è il lascito che ci riporta al 1973. Il problema è che lo statu quo rappresenta interessi e speculazioni enormi, anche di parte del centrosinistra odierno, che sarebbe sbilanciato a sinistra perché ha dovuto attingere a quei voti più propriamente progressisti, ma la componente democristiana – come ovunque nel mondo – di mestiere fa compromessi e tratta: hanno moltoi interessi nella educazione privata e quindi la riforma non ancora presentata rischia di essere molto annacquata. Lo stesso discorso vale per il prelievo fiscale, attualmente sotto il 20% per i ricchi.

Interessante che la Federazione degli studenti sia controllata da libertari e comunisti, che hanno “vinto” le elezioni (libertari in lista!?)… elezioni con astensione al 50%, soprattutto presso i giovani, per fortuna, eppure la destra cilena è così odiosamente insopportabile, che ha avuto un tracollo ale ultime elezioni…

Interessante anche l’aspetto relativo alle bombe: alcune potevano essere ordigni artigianali con lo scopo di non uccidere persone innocenti, ora il salto di qualità è quello della bomba nella metropolitana in un paese con una lunga tradizione di bombaroli fascisti; il guaio è che i media mainstream non prendono in considerazione la strategia della tensione come la conosciamo bene in Italia e che  è stata uguale durante il regime fascista di Pinochet

Sentiamo l’appassionata e ironica testimonianza di Jaime Riera Reheren

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