Renzi e la democrazia nel tempo dell’astensionismo

Scritto dasu 25 Novembre 2014

Le elezioni in Emilia Romagna e Calabria palesano una scollatura che ormai non dà più indicazioni geografiche. Siamo ormai a distanze siderali dalle regioni quasi religiosamente monocolore ma altrettanto da un modello che vede confinata a sud un’insofferenza che veniva descritta preda dei più facili populismi. Scricchiolano tutti gli accordi tra PD e PDL e per primo il cosiddetto patto del Nazareno, alla luce di quanto uscito dalle urne tra domenica e lunedì. La posizione di Forza Italia sembra ormai debolissima se non in via di disintegrazione e dunque Renzi passa all’attacco di un alleato che sembra quasi non servirgli più.

Non importa che sia l’astensionismo il grande vincitore delle ultime regionali, Renzi vuole ostinatamente passare all’incasso, conscio che in materia di voto contano le percentuali relative ai votanti e soprattutto del fatto che non si profilano all’orizzonte competitor reali. Così rilascia dichiarazioni sconvolgenti e in parte ridicole, lasciando credere che la questione dei numeri assoluti non ponga problematicità particolarmente rilevanti. 

Boom della Lega in Emilia, che diventa però una forza concorrente solo in coalizione con il solito centrodestra più i Frateli d’Italia della Meloni.

Si conferma l’indebolimento progressivo del M5S sempre più assimilato all’odiato ceto politico nella percezione di chi ancora va a votare. Intanto i media mainstream, che hanno contribuito a creare il successo di Salvini cercando di metterlo alle strette come fatto precedentemente con Grilo, non mostrano di avere una grande progettualità se non un tifo obbligato per l’unico candidato per loro credibile ancora in pista, Renzi.

Ne abbiamo parlato con Marco Revelli, storico e commentatore politico

REPELLI


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