Quanto vale un corpo

Scritto dasu 18 Maggio 2015

Pochi giorni fa il procuratore di Catania, Giovanni Salvi, come riportato dal quotidiano Repubblica online, ha dichiarato che il recupero dei corpi rimasti intrappolati nel barcone affondato tra il 18 e il 19 aprile al largo delle coste libiche, con a bordo almeno 8oo persone, non è utile alle indagini. Questi corpi non saranno recuperati, soprattutto “per evitare spese enormi per l’Italia”. Dunque, ai (soli) fini dell’inchiesta e per questioni strettamente burocratiche “questi corpi” vengono considerati non “utili”.

Di fronte ad un ennesimo episodio di violenza istituzionale “legittimato” da relativa giustificazione burocratica, abbiamo chiesto al professor Roberto Beneduce, etnopsichiatra e antropologo, un commento sulla banalità del male dei nostri giorni. Sempre più attuale in un continente in cui proliferano i confini e dove crescenti risorse vengono investite per filtrare – spesso a prezzo della vita – quante più persone migranti possibile. Persone che abitano corpi che non hanno parte e che non importano, nè da vivi, nè da morti. Vite di scarto, intorno a cui si riafferma costantemente un pervasivo sistema di speculazione politico-economica.

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