Scuola. Il ricatto di Renzi

Scritto dasu 23 Giugno 2015

Il progetto “La buona scuola” di Renzi non solo non costituisce una novità ma si pone in piena continuità con le politiche di aziendalizzazione adottate da tutti i governi (sia di centro sinistra che di centro destra) che si sono avvicendati negli ultimi 20 anni.

Per il neoliberismo l’efficacia e efficienza dei servizi pubblici (sanità, istruzione, trasporti…) si ottengono solo attraverso la privatizzazione e l’aziendalizzazione degli stessi che devono essere messi in concorrenza tra di loro.

Una ricetta che sta producendo effetti devastanti in tutti i campi (basti guardare la sanità). Per quanto riguarda la scuola questo processo ha avuto inizio con la legge Bassanini del 1997, che introduceva l'”autonomia scolastica” ed è stato via via perseguito da tutti i governi che si sono susseguiti. Quello che distingue Renzi è il piglio autoritario, il disprezzo per l’opinione popolare, la trasformazione del Parlamento in un semplice notaio chiamato a ratificare le sue decisioni ed a rilasciare al Governo un’amplissima delega in bianco a “riformare” la scuola.

Per quanto riguarda l’assunzione dei precari (ora brandita come arma di ricatto) occorre ricordare che si tratta di un atto dovuto, imposto da una sentenza della Corte di Giustizia europea (novembre 2014) che ha condannato l’Italia per il mancato rispetto delle norme comunitarie che proibiscono la reiterazione per oltre 36 mesi di contratti precari. Il mancato adempimento espone il nostro Paese ad una sanzione miliardaria. Se non si riuscirà ad assumere i supplenti dal 1 settembre (come si paventa) la responsabilità è solo del Governo che in sette mesi avrebbe potuto provvedere con un decreto legge.

Di fronte alla protesta corale del mondo della scuola (docenti, personale ATA, studenti, famiglie), che ha assunto dimensioni finora mai viste, il governo sembra intenzionato a proseguire per la sua strada con modesti interventi di maquillage sul testo del ddl, imponendo il voto di fiducia.

La mobilitazione del mondo della scuola continua e si rafforza contro un modello di scuola che Renzi vorrebbe affidare al controllo di un Preside-padrone, in cui sarebbe umiliata la collegialità e la libertà di insegnamento, nella quale gli apprendimenti sarebbero valutati sulla base dei quiz INVALSI, una metodologia che richiede lo sviluppo di capacità di tipo meccanico ed enigmistico a tutto discapito dello sviluppo del senso critico.

Ne abbiamo parlato con Mauro DeAgostini, insegnante della CUB scuola.

Ascolta la diretta:

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