Legge di stabilità 2016

Scritto dasu 4 Novembre 2015

La prima considerazione da fare è che certamente una legge importante come la manovra economica è ormai pesantemente condizionata, diciamo per almeno 17 miliardi su 29, dal vincolo al patto di stabilità. E dunque risponde più a questo che a una visione di insieme. I nodi politici che emergono immediatamente dall’impianto stesso della manovra economica e quali saranno le ripercussioni più o meno immediate sulla vita di lavoratori, pensionati, precari. Diamo poule per scontato che i capitoli a sostegno dei soggetti più investiti dalla crisi non sono proprio la principale preoccupazione di chi ha architettato la manovra. Appare chiara un’aporia di fondo nella valutazione della fase economica attuale. Se la stagnazione permane è perché non vi è domanda né interna né esterna. Non è un problema che si risolva abbassando le tasse alle imprese. Gli sgravi alle imprese e le misure di questo tipo sono mirate a dare sollievo alle classi medie e medio-abbienti colpite dalla crisi che in Italia rappresentano certo un bacino elettorale ancora maggioritario, certo al lordo dell’autopercezione. Come peraltro è evidente dalle misure che abrogano la tassa sulla prima casa. In realtà non si pensa a nessuna misura per chi si trova a un gradino più basso e per esempio la casa non ce l’ha se non per qualche misura emergenziale per il sud.

Dal lato del lavoro i segnali sono pessimi e vanno nel senso di un accentuazione ormai storica del precariato giovanile e non, mentre dal lato della pubblica amministrazione assistiamo a un blocco del turnover nella misura di un nuovo assunto per ogni 4 che lasciano il posto di lavoro.

Potrebbero essere virtuose alcune misure a tutela delle partite IVA, un mondo che ormai riguarda dai corrieri agli infermieri e non più solo le figure classiche del libero professionismo. Ma occorerrebbe uno studio reale sui tanti mondi che si nascondono dietro questa categoria, perché si rischia di avvantaggiare chi già storicamente ha evaso moltissimo. Un altro capitolo importante è la spending review che in misura preponderante attingerà dall’enorme ridimensionamento delle aziende pubbliche partecipate dagli enti locali. Dovrebbero passare da 4000 a circa 1000. Se in molti casi si tratta di veri e propri ricettacoli di malaffare e poteri clientelari ossidati bisogna pur dire che parliamo di servizi spesso essenziali, dal trasporto pubblico all’acqua potabile e bisogna dunque prestare una certa attenzione.

 

Abbiamo raggiunto al telefono Andrea Fumagalli, noto economista e spesso corrispondente della nostra radio per fare qualche riflessione sul tema

fumagalli

 

 

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