Ritardare la guerra, bloccando il Muos, che rimane sequestrato

Scritto dasu 29 Gennaio 2016

 

Mentre la Cassazione ha rigettato l’ennesimo ricorso dell’Avvocatura dello Stato (il terzo dopo quelli dei primi due gradi del processo)  che, per conto del Ministero della Difesa, aveva chiesto il dissequestro dell’impianto Muos e ha lasciato, così, vigente l’ordinanza di sequestro emessa il 1 aprile del 2015 dal GIP di Caltagirone, su richiesta del procuratore Giuseppe Verzera; e il Ministero della Difesa si appresta al pagamento della spese processuali.

Mentre si attende il verdetto che i giudici del CGA dovranno pronunciare in ordine al secondo (e definitivo) grado del processo amministrativo, dopo le misure non eseguite e le “fantasiose” verificazioni degli incaricati dallo stesso Consiglio di Stato.

Mentre ci si interroga su quali principi di equanimità si baserà il responso degli alti giudici se essi stessi hanno voluto come Verificatori contro un Ministero, gli imparziali rappresentanti di altri tre ministeri e di due organi statali e non hanno concesso nemmeno quei novanta giorni considerati il minimo per non fare andare, di traverso, almeno il pranzo di Natale.

Mentre non si capisce che affidabilità potranno avere dati tecnici forniti dagli stessi americani, che già altre volte han dato prova di trasparenza e “sincerità” o basati su un modello previsionale fornito da uno dei tecnici del Ministero della Difesa, protagonista di dichiarazioni pro-Muos, sicuramente non super partes.

Insomma, nella confusione che circonda tutta la faccenda, poche certezze: il lavoro estenuante dei Consulenti di parte e dei Legali che hanno avuto solo tre giorni per leggere la relazione dei Verificatori e relazionare le loro controdeduzioni e soprattutto la vitalità di un movimento, reale motivo dell’impedimento dell’uso del sistema di comunicazione americano, laddove gli eserciti sono in fregola per collaudare il Muos, bombardando la Libia.

Ne abbiamo parlato con Pippo dei comitati No Muos

 

Unknown


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