Schengen. Al capolinea

Scritto dasu 26 Gennaio 2016

Il trattato sulla libera circolazione all’interno dei paesi dell’Unione Europea verrà sospeso per due anni. Dopo mesi di trattative e rotture, l’accoglienza dei profughi in fuga dalle guerre ha fatto saltare il tappo di una pentola ad altissima pressione.

Il tema ha investito, sia pure informalmente, il vertice Ue. Nei fatti una “larga maggioranza” di Paesi, e non soltanto i sei che attualmente hanno ripristinato i controlli (Austria, Germania, Svezia, Norvegia, Francia, Danimarca), ha “invitato la Commissione a preparare le procedure per l’attivazione dell’articolo 26 nell’ambito del codice Schengen”. L’articolo prevede la possibilità per uno o più Stati membri di estendere i controlli alle frontiere interne fino a due anni: una misura che di fatto scardina la filosofia su cui è nata l’area di libera circolazione. La regola era stata inserita nel Codice Schengen nel 2013, dopo le primavere arabe e le frizioni tra il governo italiano e quello francese sul flusso di migranti a Ventimiglia.

Oggi l’UE si prepara a formalizzare una situazione già data nei fatti.

Il governo italiano, come quelli degli altri paesi di transito si oppone alla chiusura, agitando lo spauracchio di 400.000 nuovi arrivi dalla rotta dei Balcani.
Alfano già parla di aprire un hotspot al Brennero.
Tra controlli, filo spinato, campi di raccolta alle frontiere “interne”, la fortezza Europa si sgretola. Il moltiplicarsi delle frontiere in fondo segnala che il margine “esterno” della fortezza non tiene più. Le vecchie regole del gioco su migranti e profughi non hanno retto l’impatto delle ultime migrazioni.
Anche le norme dei trattati di Dublino sono ormai carta straccia.

Ne abbiamo parlato con Alessandro Dal Lago.

Ascolta la diretta:

2016-01-26-schengen-dal-lago


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