Connecting People. Rubare ai poveri e ai prigionieri

Scritto dasu 9 Febbraio 2016

Immigrati, richiedenti asilo e rifugiati sono un bel business per le associazioni e cooperative che hanno gestito gli centri di reclusione e quelli di accoglienza aperti dal governo negli ultimi 18 anni.
Un business molto lucroso, andato in crisi solo per il moltiplicarsi delle rivolte che hanno distrutto tante volte i CIE, obbligando le Questure a decidere di spostare altrove o liberare una parte dei reclusi.
La fame vien mangiando. Pare che quella del consorzio Connecting People fosse tanto forte da richiedere qualche razione extra. Razioni sottratte a quanto era dovuto ai reclusi.
Questo è quanto emergerebbe da un’inchiesta della Procura di Gorizia. Ieri la guardia di Finanza di Udine avrebbe notificato un provvedimento di conclusione delle indagini preliminari emesso nei confronti della Connecting People che per molti anni ha gestito il CIE – ora chiuso – e il CARA di Gradisca d’Isonzo.
Secondo la Procura Connecting People si sarebbe intascata oltre 88 mila euro inviati dall’estero, tramite i circuiti di money transfer, dai familiari agli ospiti della struttura.
Nei guai sono finiti il responsabile della Connecting People, il consorzio che gestisce il Cara di Gradisca, e tre dipendenti.
Il personale si faceva consegnare i soldi ma poi non li passava ai cittadini extracomunitari destinatari delle somme. Ora i quattro sono indagati per il reato di peculato.
Pare inoltre che l’associazione “gonfiasse” alcuni rimborsi per le spese sostenute e nel contempo omettesse di fornire servizi ai migranti, come carte telefoniche prepagate, sigarette e acqua.
Nel mirino anche l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti al fine di conseguire risparmi fiscali. In particolare l’ente no profit acquistava bottigliette d’acqua destinata agli ospiti, ma che venivano cedute a una società slovena che poi, a sua volta, le rivendeva all’ente stesso. La “triangolazione” permetteva così di evadere l’Iva.
La chiusura delle indagini preliminari ha permesso di notificare i reati di associazione a delinquere, evasione fiscale, peculato, frode, falso e favoreggiamento nei confronti di 21 persone e 4 soggetti giuridici tra le quali la stessa Connecting People.

Le numerose denunce uscite per anni dal CARA e dal CIE di Gradisca trovano conferma in quest’inchiesta.
Vale la pena ricordare le parole di Mauro Maurino, un responsabile nazionale di Connecting People che, di fronte a chi gli contestava il ruolo di aguzzini per soldi, replicava che “qualcuno quel lavoro lo doveva fare” e che era meglio se lo facevano loro, perché animati da “coscienza sociale ed attenzione verso i reclusi”.
Ovviamente il furto di soldi e acqua emerso dall’indagine della Procura è ben poco di fronte alla complicità nei pestaggi e nella repressione delle tante rivolte che hanno portato alla chiusura del CIE di Gradisca. Gira voce che lo vogliano riaprire, ma al momento sono solo voci.
La frontiera calda è a Tarvisio. Pare che lì il governo Renzi voglia aprire un campo.

Ne abbiamo parlato con Federico, antirazzista triestino, che ha partecipato alle lotte contro il CIE e il CARA di Gradisca.
Ascolta la diretta:

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