Nablus, terra di resistenti, terra di martiri

Scritto dasu 11 Febbraio 2016

Un compagno in viaggio nella Cisgiordania ci racconta degli incontri fatti nella Palestina occupata. In questi giorni si trova a Nablus, città che ha dato i natali a diverse generazioni di combattenti ed è stata teatro di innumerevoli battaglie di libertà per il popolo palestinese.

Il racconto è soprattutto una descrizione impressionistica ma frutto di investigazione sul campo di quella che sbrigativamente è stata definita dai media di casa nostra “Intifada dei coltelli”. Per i giovani della West Bank questa nuova ondata di rivolta è soprattutto l’occasione per riaffermare la necessità storica della lotta contro un’occupazione che non può essere accettata come fatto acquisito.

Si tratta di rendersi ingovernabili, non solo per l’entità occupante ma anche per le vecchie generazioni ammorbidite, compromesse o corrotte dagli esiti nefasti e concilianti degli accordi di Oslo. Accordi che se potevano essere discutibili negli anni ’90, oggi rappresentano solo l’accetazione supina della subalternità e dell’infinito rinvio di effettivi percorsi di liberazione. Percorsi che questa nuova generazione è invece ben determinata a intraprendere.

Salda tra questi giovani, è la consapevolezza che l’obiettivo politico di Israele non è il genocidio o l’espulsione – scopi oggi non raggiungibili data la consistente persistenza demografica dei/le palestinesi – quanto la normalizzazione dell’occupazione e la perimetrazione della forza-lavoro palestinese.

Ascolta la diretta con Davide da Nablus

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