La guerra a Bruxelles

Scritto dasu 23 Marzo 2016

Giornata di terrore ieri a Bruxelles, alle ore 8 due kamikaze si sono fatti esplodere nei pressi dei desk per check-in dell’aeroporto. A un’ora di distanza un altro kamikaze è entrato in azione alla stazione della metro Maelbeek, nella zona di Bruxelles dove si concentrano le istituzioni europee. Gli attentati hanno lasciato al suolo 31 vittime e diverse centinaia di feriti.

La guerra viene di nuovo a bussare alle porte di un’Europa sempre più arroccata nel disperato tentativo di negare l’evidenza: le scelte scellerate dei nostri governanti, dopo vent’anni di guerre per procura nel tentativo di accaparrarsi influenza e petrolio, ci si ritorcono contro portando la normalità della guerra nel cuore delle capitali del vecchio continente nella forma tragica degli attentati suicidi dello Stato islamico.

L’impatto emotivo è di nuovo forte, in tanti a Bruxelles si sono ritrovati catapultati in una situazione di panico all’interno di una metropoli completamente impreparata a gestire questo genere di eventualità, nonostante la massiccia presenza di forze militari nelle strade da diversi mesi. Abbiamo raggiunto Valentina, compagna che vive a Bruxelles, che ci ha raccontato dello spaesamento e della paura che ha avvolto la città. Una paura che raddoppia per chi abita in Belgio ed è di religione musulmana. Come ci racconta Valentina, nei mesi scorsi l’atmosfera di è fatta pesante per le sue amiche praticanti che hanno dovuto subire un’islamofobia sempre più presente. Pregiudizi e discriminazioni che rischiano di rafforzarsi ancora di più nei prossimi mesi e che aggiungono alla paura di nuovi attentati il timore di aggressioni razziste.

Ascolta le considerazioni di Valentina

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Con Nicola, che gestisce una piola nel centro di Bruxelles, abbiamo evocato l’atmosfera che si respirava nelle strade ieri e gli effetti che si sentono oggi sul ritmo quotidiano della capitale belga.

Ascolta le impressioni di Nicola

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E come sono stati visti gli attentati di Bruxelles dalla Siria? Abbiamo raggiunto ai nostri microfoni Luigi, da Kobane, per raccontarci come i curdi
che combattano lo Stato islamico hanno percepito questo ennesimo attacco di Daesh. Dispiacere e rabbia, certo, ma anche la coscienza di chi sa che quella della guerra è una realtà quotidiana in tantissime zone molte più vicine all’Europa di quanto si pensi…

Ascolta l’intervista a Luigi (carovana per il Rojava)

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