Esproprio per 230 famiglie nel progetto riqualifica Bagnoli di Renzi

Scritto dasu 18 Aprile 2016

Il 6 aprile Renzi annuncia la bonifica dell’ ex area Ilva di Napoli. I fondi stanziati ammontano a 300 milioni di euro. Ennesimo annuncio spregiudicato dell’ennesima “grande” opera di speculazione. Il progetto infatti prevede la costruzione di resort di lusso con stabilimenti balneari, un centro congressi, e addirittura una sorta di “silicon valley” italiana con le sedi di Apple e altre multinazionali nonche’ un parco comunale da 220 ettari(!?!) sulle ceneri dell’enorme stabilimento Ilva, chiuso dal ’92. Parliamo di 270 ettari di devastazione vista mare la cui ciliegina sulla torta è un sarcofago di cemento che racchiude circa 300 milioni di metri cubi di rifiuti tossici, metalli pesanti e scarti industriali, la cosiddetta “colmata”, situata nientemeno che a bordo mare, alterando pesantemente la linea di costa. Uno dei nodi cruciali è proprio la rimozione di questa colmata, impresa colossale costosissima dai contorni incerti. Non è ancora stato nominato il sito di stoccaggio per i rifiuti rimossi, ne i tempi dell’ operazione. Per ora ci è dato sapere solamente che una parte verrà utilizzata in edilizia strutturale(!?) al porto di Napoli e altrove;”quindi non sono poi così tossici” dichiara il commissario Salvo Nostasi, a capo della cosiddetta “cabina di regia” assieme a Domenico Arcuri, amministratore delegato di INVITALIA, la società 100% del ministero dell’economia incaricata della riqualifica, come riportato nel testo del decreto “SBLOCCAITALIA” (quindi la stessa società subentra dopo ogni commissariamento in Italia, ed è anche l’unica a gestire tutti i finanziamenti europei alle imprese, dal passato più che torbido costellato di debiti e denunce). Il 15 aprile, al termine di un incontro tecnico, Arcuri e Nostasi dichiarano l’esproprio e conseguente demolizione e ricollocazione (tra l’altro di poche centinaia di metri) di tutto un quartiere, la borgata Coroglio, gia’ vittima negli anni dell’inquinamento Ilva (il quartiere Tamburi di Napoli). Le 230 famiglie abitanti apprendono la cosa attraverso il quotidiano locale, di cui Invitalia ha comprato una pagina, e si organizzano subito in comitato molto decisi a non lasciare le case e rifiutare l’intero progetto. Dopo la dura contestazione del 6 aprile, durante la visita del premier a Napoli, sfociata in forti scontri, si allarga la protesta. Di seguito i link delle interviste agli abitanti di Coroglio, mandate in onda durante l’info di stamane, più altri indirizzi utili come quello del comitato “Coroglio non si tocca” o alcune delle dichiarazioni di Renzi, Nostasi e Arcuri tra le più rappresentative di questo sistema spudorato di truffe istituzionalizzate. Continueremo a seguire la vicenda e daremo aggiornamento delle prossime iniziative dai microfoni di Radio Blackout.

https://www.facebook.com/Coroglio-NON-SI-TOCCA495819850609840/?fref=ts

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