Il diritto al sogno delle donne ribelli di Tamnar

Scritto dasu 30 Luglio 2016

2016-07-29_Chhattisgarh

Villaggi tribali, montanare del nordest dell’India che con la loro sola determinazione riescono a porre in scacco – almeno temporaneamente – potenti compagnie minerarie e le istituzioni locali, ribadendo il principio della difesa della propria terra e di condurre la vita che si è scelta, riconducibile al diritto al sogno, sancita da Mahasweta Devi, somma scrittrice in lingua bengalese, scomparsa proprio ieri, 28 luglio 2016, a novant’anni, che a lungo aveva sostenuto i diritti degli ultimi, occupandosi di queste realtà native,, con un luminoso passato precoloniale, relegate dall’occupazione inglese e poi anche con l’Indipendenza mantenute ai margini. Devi sosteneva il diritto al sogno, ma il suo era anche il nostro: un sogno di un mondo senza polizia e dove il diritto all’eguaglianza fosse centrale.

La morte dell’attivista e grande intellettuale indiana si inserisce luttuosamente in questo racconto che Marina Forti ci ha regalato dopo che avevamo programmato di dargli dignità radiofonica; lo fa in quel particolare modo che il continente indiano ha di mescolare morte e vita, in questo caso si tratta di una vittoria nella battaglia che le popolazioni locali di molte aree indiane conducono contro il profitto, appoggiato da autorità locali. Davide contro Golia: due potenti compagnie, una privata e una statale, contrapposte a un panchayat (un municipio)  schiacciato, espropriato, costretto a convivere con camion, cantieri, corruzione, devastazione di ambiente (paesaggi di carbone depositato su ogni cosa), raggiri e compravendite, compensazioni (impegni) e degrado ambientale (reale).

Otto giorni di blocco stradale, inamovibili: i risultati sembrano siano in qualche modo arrivati sotto forma di promesse ma anche con il ritiro delle false accuse su cui la polizia ricamava durissimi provvedimenti repressivi, la revisione delle acquisizioni illegali di terre… comunque la resistenza è stata strenua al punto da bloccare la macchina del profitto minerario in una zona dove la repressione è molto forte, anche per la presenza di una irriducibile guerriglia naxalita (maoisti), il che rende ancora più dirompente questa vittoria delle donne di Tamnar che sono riuscite a imporre la loro lotta innanzitutto al villaggio di coltivatori e poi al potere statale e al profitto delle agenzie minerarie.

Ma ascoltate la appassionata e suggestiva narrazione di Marina Forti, che inserisce questo episodio in una pletora di altri ripetuti in tanti altri conflitti e reti organizzate di di comunità che si contrappongono alla rapacità del profitto

Tamnar


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