Sul progetto neo-imperialista di un esercito europeo

Scritto dasu 1 Ottobre 2016

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Il 27 settembre si è tenuta a Bratislava una riunione dei 28 ministri europei della Difesa, cui ha partecipato anche il ministro britannico Michael Fallon, dal momento che il Regno Unito è tutt’ora parte dell’UE, con diritto di voto e di veto, e lo sarà finchè non avrà ufficialmente notificato la decisione di uscirne conseguente al referendum sulla Brexit del 23 giugno scorso. In questa occasione Fallon si è nuovamente espresso contro il progetto di costituire un sistema di difesa congiunto europeo, progetto sostenuto in primis da Germania e Francia. “Ci sono Stati membri che vorrebbero un utilizzo unico delle nostre forze. Questo somiglia molto a un esercito europeo, a cui noi siamo contrari”, ha dichiarato Fallon, aggiungendo che la Nato deve restare “la pietra angolare della difesa dell’Europa”.

La posizione di Fallon è conseguenza del fatto che per il Regno Unito la costituzione di un esercito europeo segnerebbe la fine tanto del loro ruolo di alleato privilegiato degli USA, quanto della loro funzione di sostegno delle posizioni americane in Europa e nella Nato. Va peraltro sottolineato come l’opposizione britannica non rappresenti di fatto un ostacolo al progetto di difesa comune, in quanto il Trattato di Lisbona prevede che alcuni Stati Membri possano prendere decisioni non condivise da tutti, tramite “cooperazioni rafforzate” e “cooperazioni strutturate”, previste anche in campo militare. Tanto che Jean Spahn, viceministro delle Finanze del governo tedesco ed uomo di fiducia di Wolfang Schauble, in un’intervista rilasciata quest’estate aveva dichiarato: “L’idea che otto o dieci Paesi facciano un passo avanti sulla Difesa comune era già stata del generale De Gaulle, negli anni ’50. Noi vorremmo fare questo grande passo avanti e costruire un esercito comune. Non è necessario che tutti partecipino da subito.”

In cosa consiste il piano franco-tedesco per un esercito europeo, presentato con il titolo di “Una Europa forte in un mondo di incertezze”?  Quali potrebbero essere le sue implicazioni in termini di neo-imperialismo in chiave anti-BRICS, ulteriore militarizzazione delle frontiere esterne e guerra ai migranti, ma anche controllo e repressione interna contro oppositori politici e tendenze centrifughe di regioni secessioniste? Questa mattina ne abbiamo discusso con Marco Santopadre, redattore di Contropiano.

Ascolta la diretta:

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