Bologna. Il No dei movimenti sociali al progetto Fi.Co

Scritto dasu 14 Dicembre 2016

Dopo Expo 2015 che aveva come motto “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita!” si torna a parlare di speculazioni sull’industria del cibo che nuovamente passa da bisogno basilare dell’essere umano a parcogiochi destinato al profitto di grandi aziende, multinazionali e sedicenti progetti per una “nuova  economia” che come cambiamento introducono solo una facciata e una retorica costruita ad hoc grazie a tecniche di greenwashing che portano l’etichetta “Bio”, “eco-sostenibile”, “km-0” e via discorrendo.
Parliamo del progetto Fi.Co. pensato da Oscar Farinetti, la “Fabbrica Italiana Contadina” che dovrebbe costituire a Bologna a partire dal 2017 la nuova Disneyland del cibo costruita sulla falsa riga del modello Coop, Slow Food e Eataly.
Progetto che nasce in una città che ha visto a fine ottobre diversi giorni di violente cariche nei confronti di studenti e attivisti che protestavano nei confronti di una delle mense più care d’Italia e che si erano recati alla mensa con l’intento di praticare l’autoriduzione.
Dal lato dei produttori la rete Capi Aperti da tempo denuncia le contraddizioni del modello Slow Food, per non parlare di quanto una città fondata sul modello Eataly può significare sul piano della gentrification dei quartieri, dove la costruzione di vetrine corrisponde quasi sempre ad espulsioni ed esclusioni spacciate per riqualificazione, come segnalato da realtà in lotta per il diritto all’abitare come Social Log o XM24 in territori come la Bolognina.
Tutto questo ha dato origine a una contestazione durante lo show in Santa Lucia del 12 dicembre di presentazione del progetto.

Per approfondire l’argomento abbiamo avuto ai nostri microfoni Michele, redattore di InfoAut

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