“Legge e ordine” in Brasile: lo spettro del regime militare

Scritto dasu 17 Febbraio 2017

Nei giorni scorsi, in concomitanza con l’arrivo del carnevale, 9.000 soldati sono stati mandati nelle strade di Rio de Janeiro per reprimere le crescenti proteste contro austerità e privatizzazioni e far fronte alla minaccia di sciopero da parte della Polizia Militare. Nello stesso giorno in cui il presidente reazionario Michel Temer ha annunciato il dispiegamento dell’esercito, i lavoratori della società pubblica di approvvigionamento idrico e dei servizi igienico-sanitari di Rio (CEDAE) hanno messo in scena un’altra protesta di massa fuori del Assemblea legislativa dello Stato, per lottare contro la proposta di privatizzazione di questo servizio sociale essenziale. Giovedì scorso la polizia in assetto antisommossa aveva violentemente represso una manifestazione analoga, che era sfociata in ore di scontri nel centro città. Adesso i governi statali e federali sono particolarmente preoccupati dalle proteste in vista del voto sulla privatizzazione della CEDAE che si terrà il 20 febbraio. La vendita della società pubblica dell’acqua è un elemento chiave del programma di austerità sostenuto dal governatore di Rio – Pezão,dello stesso partito di Temer – a fronte del rischio di default completo dello Stato nel contesto di una crisi fiscale aggravata dal calo del prezzo del petrolio.

Il dispiegamento militare a Rio segue un analogo invio di truppe federali nello stato confinante di Espiritu Santo, volto a ripristinare “legge e ordine”, laddove mogli, madri e parenti dei poliziotti della PM avevano organizzato blocchi fuori dalle caserme, chiedendo una paga più alta e un miglioramento delle condizioni di lavoro. I poliziotti, in qualità di dipendenti pubblici, non hanno ricevuto il salario di gennaio nè la tredicesima, nel contesto delle misure di austerità imposte durante la peggiore crisi economica che il Brasile abbia mai vissuto negli ultimi 100 anni, recentemente aggravata dalle Olimpiadi. Va ricordato come la PM sia un’eredità dalla dittatura militare che ha governato il Brasile per due decenni a seguito di un colpo di stato appoggiato dalla CIA nel 1964. E’ responsabile della morte di migliaia di persone ogni anno, 3.300 nel 2015, circa tre volte il numero ucciso dalla polizia negli Stati Uniti. Nel contesto della crisi economica e dell’instabilità che attanaglia il governo, il crescente ricorso a chiamare l’esercito per affrontare il disagio sociale porta con sè la minaccia di un ritorno al regime militare nel più grande paese dell’America del Sud.

Questa mattina ne abbiamo parlato con Luigi Spera, giornalista freelance, conoscitore del Brasile:

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