CAVALLO PAZZO CONTRO CUSTER – LA PERLA DI LABUAN 7/2/2018

“Me indiano! Me uccidere tutti bianchi uomini! Me bere sangue di bianco uomo! Me no cuore!” Con queste parole lo scrittore Robert Montgomery Bird fissò per molto tempo il modo di parlare dei primi abitanti del continente americano. Nel giorno della memoria del genocidio degli Indiani d’America proviamo a ripercorrere l’immagine di questo popolo nella letteratura, nel cinema e nei fumetti. Leggeremo alcune testimonianze di uomini, donne e ragazzi Ojibwa, Shoshone, Creek, Arapaho, Sauk e Pequod che giocano, conciano le pelli, litigano, si sposano, piangono i morti e curano i malati. Si tratta di storie raccolte e trascritte da missionari, giornalisti e ricercatori. Ma venne il tempo in cui alcuni uomini e donne nativi amerindi cominciarono a scrivere in prima persona, senza intermediari, la prima fu Tochmentory (Fiore di Conchiglia), una giovane donna Paiute che andò al college e nel 1883 scrisse la sua autobiografia. Negli “indian movies” per molto tempo i pellirosse non parlavano nemmeno, si limitavano al grido di guerra, nel loro villaggio il “viso pallido” non entrava  se non prigioniero ed era un percorso in una sola direzione, eccetto che per il trafficante rinnegato. Ma ci furono interessanti eccezioni come “L’amante indiana” di Delmer Daves del 1950 e “Il grande cielo” di Howard Hawks del 1952, il cui protagonista sposa una donna Piedi Neri e resta a vivere con lei nella tribù. Poi ci furono i movimenti degli anni 60, gli americani (almeno alcuni) pensarono di pagare alcuni debiti con i loro primi nemici e arrivò il western critico crepuscolare. Ripercorreremo gli antefatti e lo svolgimento della battaglia di Little Big Horne dove il 25 giugno 1876 i Sioux e i Cheyenne guidati da Cavallo Pazzo sconfissero i soldati del 7° cavalleria comandati del tenente colonnello George Armstrong Custer. Nonostante la modesta entità dell’evento rispetto alle grandi battaglie della storia, Little Big Horne destò enorme scalpore perché fino a quel momento si era ritenuto impossibile che i pellirosse potessero superare in tattica e strategia un esercito moderno in campo aperto, e a lungo si preferì parlare di “massacro”. Anche nel fumetto molta strada é stata fatta dal giustiziere mascherato Kinowa del 1950 per arrivare a Wakantanka di Hector Oesterheld e Magico Vento di Gianfranco Manfredi. “Quello che Tex non sa sugli indiani si potrebbe scrivere sul retro di un francobollo!” . Buon ascolto.

Per chi vuole saperne di più:

Stephen E. Ambrose “Cavallo Pazzo e Custer – Il dramma e l’epica nelle vite parallele di due guerrieri americani” Rizzoli, Milano 1975;

Vine Deloria jr. “Custer é morto per i vostri peccati – Manifesto indiano ” Jaca Book, Milano 1969;

Dee Brown “Seppellite il mio cuore a Wounded Knee” Mondadori, Milano 1970;

Charles Hamilton (a cura di) “Sul sentiero guerra – Scritti e testimonianze degli indiani d’America” Feltrinelli, Milano 1956.

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