Occhio agli ingredienti: un viaggio nel terribile mondo dell’industria alimentare

 

L’industria del cibo nasconde le sue più inaspettate brutture proprio negli “ingredienti” usati per rendere appetibili e invitanti certi prodotti: parliamo di coloranti e di additivi alimentari. Questi, prima di essere introdotti nel mercato, vengono sperimentati su cavie animali, ma nonostante i responsi negativi o allarmanti, superano i test e vengono introdotti in praticamente tutti i cibi e le bevande di grossa produzione. Istituti di controllo alimentare come l’EFSA o l’RDA non temono di dare il via libera a composti nocivi per la salute pur di compiacere i colossi dell’industria alimentare.

Additivi e coloranti sono spesso di derivazione animale: insetti, ossa, grassi, piume, e peli, tutto è concesso per rendere più appetitoso il cibo umano!

Il mercato alimentare ha un giro d’affari enorme e l’Italia ha deciso di puntare tutto sui suoi prodotti eno-gastronomici per rendersi eccellenza nel mercato globale. Per questo, dopo aver ospitato l’expo 2015, continua ad essere teatro dei più importanti forum internazionali sull’alimentazione. Tra questi il World allergy food che riunisce i grandi marchi che hanno interessi nel mercato indotto dalle intolleranze alimentarli; e il Seeds&Chips che vanta ospiti illustri e cerca di disegnare l’alimentazione del futuro tra genetica, architettura e nuove tecnologie. Ma dietro la copertina patinata di progetti filantropi si nascondono gli interessi delle stesse multinazionali che perpetuano lo sciacallaggio delle risorse mondiali.

Le nanotecnologie avranno un ruolo fondamentale nel new food e già oggi sono largamente utilizzate nell’industria alimentare attraverso nano-particelle ingegnerizzate che fungono da additivi per esaltare il sapore o il colore, per ostacolare la crescita batterica, rallentare l’ossidazione e addirittura per simulare la sensazione di sazietà. Uno tra i più utilizzati è il biossido di titanio che rafforza il colorante ed è stato dichiarato come possibile cancerogeno, ma l’etichettatura, così come i test, è lacunosa e faziosa.

Per nano-food si intendono prodotti contenenti nano-particelle usati come ingredienti o additivi e nano-strutture che servono a veicolare e favorire l’assorbimento di composti bioattivi e migliorare le caratteristiche organolettiche del cibo.

Oltre al problema del non sapere nulla riguardo il loro grado di biodegradabilità, le nanoparticelle riescono a infiltrarsi nel corpo umano, nella terra e nelle piante contaminandone la struttura e il DNA.

Buon appetito

 




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