Tigray. Il buio sul genocidio

Scritto dasu 27 Settembre 2022

Dopo cinque mesi di tregua, ad inizio settembre è ripresa la guerra in Tigray, attaccato da sud dai governativi etiopi e da nord dagli eritrei, che sono entrati nel paese ed hanno occupato alcune città.
Pallottole e bombardamenti sono il male minore per i civili. Fame, sete, mancanza di medicine, di carburanti, di comunicazioni, confisca di qualsiasi valuta depositata in banca e arresto totale del sistema bancario, nessuno stipendio da 17 mesi, ignoranza (scuole distrutte e 2 anni di blocco nell’insegnamento), stupri di bambine, donne, anziane: questa è l’orribile realtà.
I maschietti sono evirati, i raccolti bruciati, gli animali domestici massacrati. Furti, saccheggi, bombardamenti a tappeto che distruggono villaggi e centri abitati. Impossibilità di far arrivare sementi e di procurarsi beni essenziali come il latte in polvere per i neonati.
Il Tigray è sottoposto ad assedio e preso per fame: queste sono le armi utilizzate per il genocidio, una soluzione finale che viene praticata nel silenzio e nell’indifferenza di buona parte dei media e dei governi.
In Tigray ci sono “solo” 6 milioni di persone da annientare. Tante quanto gli ebrei gassati nei forni crematori in Europa. A genocidio compiuto la comunità internazionale organizzerà altre commemorazioni ipocrite?
Ne abbiamo parlato con Massimo Alberizzi di Africa ExPress, del cui articolo abbiamo riportato alcuni stralci.

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