Gli scontri del weekend in piazza Tahrir: cause immediate e questioni irrisolte

martedì 20 dicembre 2011

Amir, studente italo-egiziano che vive a Il Cairo. Ha relazionato sugli avvenimenti di ieri e del week-end, raccontandoci come i nuovi scontri siano partiti ancora da un episodio abbastanza banale di quotidiana prepotenza e ingiustizia. Alcuni ragazzi giocano a pallone nei pressi di un commissariato quando il pallone finisce dall’altra parte del muro di cinta. Il giovane che si avventura a recuperarlo esce dall’edificio militare molto malconcio e con un orecchio quasi staccato.

Da questo episodio è scaturita la risposta dei presidianti e dei solidali nella piazza, che da poche centinaia sono cresciuti, affrontando i militari con determinazione ma subendo una repressione spietata a suon di gas CR, proiettili di gomma e bastonate. La rappresaglia militare lascia sul campo dieci morti e molte decine di feriti.

La presenza degli egiziani nelle piazze non vanta certo i numeri delle due grandi rivolte del gennaio scorso o di inizio dicembre ma vanno spedite ovviamente al mittente tutte le elucubrazioni di molta stampa nostrana e internazionale che vedono nei rivoltosi di questi ultimi giorni una teppaglia da stadio o professionisti dell’estremismo politico sostanzialmente estranei ai due primi momenti della grande rivolta egiziana.

Ascolta l’intervista

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