CIE di Trapani, situazione insostenibile

La mattina di domenica 17 novembre abbiamo fatto una lunga intervista con un recluso del CIE di Trapani, appartenente al gruppo di trenta che lunedi 4 sono stati trasferiti in aereo da Gradisca dopo la rivolta che ha portato allo svuotamento del Centro friulano.
A Trapani i reclusi hanno trovato una situazione se possibile peggiore che a Gradisca: cibo immangiabile e portato con ore di ritardo, docce con l’acqua fredda, niente biancheria e solo pochi asciugamani, niente assistenza medica o assistenza sociale. Solo nelle ultime ore, dopo la visita sabato mattina di un senatore dei 5 stelle, le cose sono leggermente migliorate, ma la rabbia è costante e si esprime anche attraverso ripetuti tentativi di fuga, spesso riusciti anche a costo di farsi male oltrepassando le sbarre.
Tra i reclusi è chiara la consapevolezza che il sistema dei CIE, oltre a gravare sui migranti che lo subiscono direttamente, rappresenta un businness per le ditte che gestiscono le strutture, che ricevono milioni di soldi pubblici che altrimenti potrebbero essere destinati a chi ne ha bisogno.
Come accaduto di recente a Gradisca e Milano, c’è da sperare che anche per il CIE di Trapani arrivi presto la chiusura.
Ascolta l’intervista: