Anche se i risultati definitivi delle elezioni non ci sono ancora, Ennhadha ha già ammesso la sconfitta e si è complimentato con l’avversario. Un risultato che segna il sorpasso dei laici nei confronti degli islamici, dopo una campagna elettorale giocata sulla contrapposizione tra i due maggiori partiti del Paese, con i due a rivendicare un diverso modello di società, tradizionalista e religiosa l’uno, modernista e laica l’altro.
La Tunisia è un paese poverissimo, specie nella parte sud, dove non c’è turismo e la maggior parte della popolazione sopravvive con un’agricoltura di sussistenza.
Ennahada, una formazione simile ai Fratelli Musulmani, ma più giovane e meno sedimentata dei loro omologhi egiziani, ha perso consensi sia per gli insuccessi sul piano economico, ma anche per il timore dell’ISIS. Ennahdha era stato accusato di essere stato troppo accondiscendente nei confronti dei salafiti responsabili dell’uccisione di due deputati della sinistra popolare, Chokri Belaid e Mohamed Brahmi. Non erano mancate anche critiche legate al dilagare di corruzione e degrado ambientale. Una situazione di tensione che aveva costretto gli islamici ad accettare di lasciare il potere, nel settembre 2013, a favore dell’esecutivo tecnico di Mehdi Jomaa.
Un dato ha caratterizzato il voto di domenica: pochi i giovani ai seggi, delusi dalla rivoluzione o attirati dalle sirene del califfato. Molte invece le donne, che hanno avuto un ruolo fondamentale nell’invertire la tendenza che vedeva gli islamici conservare la loro posizione di primato, dando invece il governo in mano a Nidaa, partito nato nel giugno 2012 per volontà del veterano Essebsi che ha messo insieme le forze liberali del Paese e creare una forza di centro laica, ispirata all’epoca di Bourghiba.
Ne abbiamo parlato con Karim Metref, blogger, insegnante, scrittore di origine kabila.
Ascolta la diretta con Karim:
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