","2 giugno. Corteo antimilitarista a Torino","post",1464718893,[63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/2-giugno/","http://radioblackout.org/tag/assemblea-antimilitarista/","http://radioblackout.org/tag/corteo-2-giugno/","http://radioblackout.org/tag/industrie-belliche/",[28,68,69,70],"assemblea antimilitarista","corteo 2 giugno","industrie belliche",{"post_content":72,"post_title":78,"tags":81},{"matched_tokens":73,"snippet":76,"value":77},[74,75],"2","giugno","Il \u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>giugno\u003C/mark> il governo festeggia la Repubblica","Il \u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>giugno\u003C/mark> il governo festeggia la Repubblica con parate militari ed esaltazione patriottica.\r\nA Torino è stata lanciata una giornata di lotta contro gli eserciti e le frontiere.\r\n\r\nL'appuntamento per il corteo antimilitarista è alle 15, 30 in piazza XVIII dicembre – vecchia Porta Susa\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Guido dell'assemblea antimilitarista:\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-05-31-guido-2giugno\r\n\r\nDi seguito l'appello per il del \u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>giugno\u003C/mark>.\r\n\r\nL’Italia è in guerra. A pochi passi dalle nostre case si producono e si testano le armi impiegate nelle guerre di ogni dove.\r\nLe usano le truppe italiane nelle missioni di “pace” all’estero, le vendono le industrie italiane ai paesi in guerra.\r\nQueste armi hanno ucciso milioni di persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente interi territori.\r\nL’Italia è in guerra. Truppe italiane sono in Afganistan, in Iraq, in Val Susa, nel Mediterraneo e nelle strade delle nostre periferie, dove i nemici sono i poveri, gli immigrati, i senza casa, chi si oppone ad un ordine sociale feroce.\r\n\r\nL’Italia è in guerra. Ma il silenzio è assordante\r\nLa retorica sulla sicurezza alimenta l’identificazione del nemico con il povero, mira a spezzare la solidarietà tra gli oppressi, perché non si alleino contro chi li opprime.\r\nLa retorica della sicurezza alimenta l’immaginario della guerra di civiltà, della paura della Jihad globale, mentre il governo del nostro paese è alleato di chi finanzia chi semina il terrore.\r\n\r\nChi promuove guerre in nome dell’umanità, paga un macellaio perché i profughi vengano respinti e deportati.\r\n\r\nIl silenzio è assordante, perché il pensiero sulla sicurezza – lo stesso a destra come a sinistra – sembra aver paralizzato l’opposizione alla guerra, al militarismo, alla solidarietà a chi fugge persecuzioni e bombe.\r\n\r\nNel silenzio dei più c’è chi decide di mettersi di traverso, di sabotare le antenne assassine di Niscemi, di battersi contro le fabbriche d’armi, di fermare le esercitazioni di guerra, di aprire ed abbattere le frontiere, di gridare forte il proprio il disgusto per la patria e il nazionalismo.\r\n\r\nPer fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati per le strade.\r\nInvitiamo tutti a partecipare il \u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>giugno\u003C/mark> ad un corteo antimilitarista, per rompere il silenzio e gettare un po’ di sabbia nel motore del militarismo.",{"matched_tokens":79,"snippet":80,"value":80},[74,75],"\u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>giugno\u003C/mark>. 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2 giugno la Repubblica celebra sé stessa con esibizioni militari, parate e commemorazioni.\r\nCon gli anni questa “festa” ha assunto una sempre più marcata connotazione nazionalista e militarista.\r\nIl governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra.\r\nAnche quest’anno il governo usa le cerimonie militari del due giugno per giustificare enormi spese militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni militari all’estero, dall’Ucraina all’Africa.\r\nGuerre, stupri, occupazioni di terre, bombardamenti, torture, l’intero campionario degli orrori umani, se compiuto da uomini e donne inquadrati in un esercito, diventa legittimo, necessario, opportuno, eroico.\r\nLe divise da parata, le bandiere, le medaglie, la triade “dio, patria, famiglia” non sono il mero retaggio di un passato più retorico e magniloquente del nostro presente, ma la rappresentazione sempre attuale dell’attitudine imperialista e neoconiale dello stato italiano.\r\nContestare attivamente queste cerimonie è la chiave di volta per impedire che diventi normale la presenza dei militari per le strade delle nostre città, che diventi normale che qualcuno uccida, bombardi, stupri, occupi e devasti territori in nostro nome.\r\nA Torino e in diverse altre città si terranno iniziative antimilitariste.\r\n\r\nA Torino appuntamento\r\nlunedì 2 giugno\r\nore 16\r\nin via Garibaldi angolo piazza Castello (se piove in via Palazzo di Città)\r\n\r\nQui puoi leggere l’appello:\r\nhttps://www.anarresinfo.org/il-2-giugno-dei-senzapatria/\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico, un compagno dell’Assemblea Antimilitarista\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/2025-05-27-2-giugno-antimili-federico.mp3\"][/audio]","27 Maggio 2025","2025-05-27 15:51:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/2025-05-27-2-GIU-colore-bis-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"216\" 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prossimo 2 giugno il comitato No Base ha lanciato un corteo contro la nuova caserma che il governo intende costruire a Coltano. Una base dei carabinieri che sorgerebbe in un’area protetta, quella della pineta di San Rossore, ed accoglierebbe i paracadutisti del “Tuscania”, il Gis e le unità cinofile.\r\nNe avevamo parlato quando la lotta stava muovendo i suoi primi passi, ci torniamo oggi in vista di una manifestazione, che ha assunto un carattere nazionale. Pare che il governo, dopo la levata di scudi intorno all’area di San Rossore, avrebbe avanzato l’ipotesi di realizzare più caserme decentrate sul territorio. Ma, per ora, sono solo chiacchiere, perché il Dpcm non è stato ritirato.\r\nLo slogan dei comitati e delle reti territoriali tra Pisa e Livorno è “né qui, né altrove”, per cui, se anche dovesse essere fatta altrove, questa base di guerra va fermata.\r\nNe abbiamo parlato con Dario del Coordinamento livornese per il ritiro delle missioni militari all’estero\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/2022-05-24-dario-coltano.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDi seguito la presentazione del corteo:\r\n“Nessuna base per nessuna guerra!\r\n2 giugno manifestazione nazionale\r\n190 milioni di soldi pubblici per una nuova base militare. 73 ettari di territorio, all’interno di un parco naturale, sottratti alla comunità. 440.000 metri cubi cementificati per costruire piste di atterraggio, villette a schiera per i militari del reggimento Tuscania, piscine, palestre, e altri benefit.\r\nUna nuova base in un territorio già insopportabilmente militarizzato che sta diventando uno strategico hub della guerra, decisa segretamente nelle stanze istituzionali sempre più lontane dalle nostre esigenze.\r\n\r\nQuesta non è solo la nostra storia, ma è una storia che riguarda tutte e tutti. Non è un’eccezione, ma la regola. La regola di un modello di sviluppo e governo che sistematicamente produce ingiustizie nella nostra Regione, nel nostro paese e nel mondo intero.\r\nContro questa imposizione il territorio è insorto, e da ogni parte d'Italia ci è arrivata solidarietà e sostegno. Perché, pur nelle specificità che ci contraddistinguono, riconosciamo all’opera le stesse dinamiche di oppressione e lo stesso desiderio di liberazione da un sistema che fa della devastazione, della precarietà e della guerra un suo elemento costitutivo.\r\nAbbiamo imparato che nessunə si salva da solə, se toccano unə toccano tuttə.\r\nPer questo vi chiamiamo a insorgere con noi, a farlo il 2 giugno tuttə insieme, per sentire le nostre voci levarsi insieme, per sentire i nostri passi andare allo stesso ritmo, per guardarci negli occhi e dirci che possiamo farcela se restiamo insieme.\r\n\r\nPer le info logistiche:\r\nIl percorso che abbiamo previsto è stata la sintesi di numerosi confronti, abbiamo deciso di attraversare il territorio, di iniziare a presidiare l'area destinata alla base, abbiamo deciso di partire e di restare su Coltano!\r\nSiamo consapevoli che non sarà semplice raggiungere la frazione con i mezzi di trasporto, vi chiediamo sin da subito la massima collaborazione per arrivare con meno macchine possibili, a noi la sfida di affrontare tutte le difficoltà logistiche mettendo a disposizione un servizio navetta e i nostri mezzi per permettere a tuttə di esserci, di starci, di sentirsi parte.\r\nÈ per questo che non ci basta il corteo, è per questo che il borgo di Coltano aprirà le sue porte dalle ore 11, in questo modo ci daremo l'occasione di stare insieme e assodare quella comunità resistente che è il movimento no base. Troverete cibo, ristori e tutto quello di cui avrete bisogno per affrontare il percorso nella giornata più calda della primavera.\r\nOre 14,30 si parte in cammino.”","24 Maggio 2022","2022-05-24 17:14:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/photo_2022-05-20_14-21-57-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"240\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/photo_2022-05-20_14-21-57-240x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/photo_2022-05-20_14-21-57-240x300.jpg 240w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/photo_2022-05-20_14-21-57-819x1024.jpg 819w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/photo_2022-05-20_14-21-57-768x960.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/photo_2022-05-20_14-21-57.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 240px) 100vw, 240px\" />","2 giugno. 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Ma, per ora, sono solo chiacchiere, perché il Dpcm non è stato ritirato.\r\nLo slogan dei comitati e delle reti territoriali tra Pisa e Livorno è “né qui, né altrove”, per cui, se anche dovesse essere fatta altrove, questa base di guerra va fermata.\r\nNe abbiamo parlato con Dario del Coordinamento livornese per il ritiro delle missioni militari all’estero\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/2022-05-24-dario-coltano.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDi seguito la presentazione del corteo:\r\n“Nessuna base per nessuna guerra!\r\n\u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>giugno\u003C/mark> manifestazione nazionale\r\n190 milioni di soldi pubblici per una nuova base militare. 73 ettari di territorio, all’interno di un parco naturale, sottratti alla comunità. 440.000 metri cubi cementificati per costruire piste di atterraggio, villette a schiera per i militari del reggimento Tuscania, piscine, palestre, e altri benefit.\r\nUna nuova base in un territorio già insopportabilmente militarizzato che sta diventando uno strategico hub della guerra, decisa segretamente nelle stanze istituzionali sempre più lontane dalle nostre esigenze.\r\n\r\nQuesta non è solo la nostra storia, ma è una storia che riguarda tutte e tutti. Non è un’eccezione, ma la regola. La regola di un modello di sviluppo e governo che sistematicamente produce ingiustizie nella nostra Regione, nel nostro paese e nel mondo intero.\r\nContro questa imposizione il territorio è insorto, e da ogni parte d'Italia ci è arrivata solidarietà e sostegno. Perché, pur nelle specificità che ci contraddistinguono, riconosciamo all’opera le stesse dinamiche di oppressione e lo stesso desiderio di liberazione da un sistema che fa della devastazione, della precarietà e della guerra un suo elemento costitutivo.\r\nAbbiamo imparato che nessunə si salva da solə, se toccano unə toccano tuttə.\r\nPer questo vi chiamiamo a insorgere con noi, a farlo il \u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>giugno\u003C/mark> tuttə insieme, per sentire le nostre voci levarsi insieme, per sentire i nostri passi andare allo stesso ritmo, per guardarci negli occhi e dirci che possiamo farcela se restiamo insieme.\r\n\r\nPer le info logistiche:\r\nIl percorso che abbiamo previsto è stata la sintesi di numerosi confronti, abbiamo deciso di attraversare il territorio, di iniziare a presidiare l'area destinata alla base, abbiamo deciso di partire e di restare su Coltano!\r\nSiamo consapevoli che non sarà semplice raggiungere la frazione con i mezzi di trasporto, vi chiediamo sin da subito la massima collaborazione per arrivare con meno macchine possibili, a noi la sfida di affrontare tutte le difficoltà logistiche mettendo a disposizione un servizio navetta e i nostri mezzi per permettere a tuttə di esserci, di starci, di sentirsi parte.\r\nÈ per questo che non ci basta il corteo, è per questo che il borgo di Coltano aprirà le sue porte dalle ore 11, in questo modo ci daremo l'occasione di stare insieme e assodare quella comunità resistente che è il movimento no base. Troverete cibo, ristori e tutto quello di cui avrete bisogno per affrontare il percorso nella giornata più calda della primavera.\r\nOre 14,30 si parte in cammino.”",{"matched_tokens":235,"snippet":236,"value":236},[74,75],"\u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>giugno\u003C/mark>. 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Pochi giorni prima di quella data, una sentenza della Corte di Cassazione aveva stabilito la permanenza in 41bis del nostro compagno Alfredo Cospito e pareva sancire la sua condanna a morte, dopo sei mesi di sciopero della fame. In quella giornata le strade della città sono state percorse dalla nostra rabbia e determinazione. Riportiamo il volantino di chiamata del corteo:\r\n\r\n\"Contro la militarizzazione che da decenni procede a piè sospinto nelle strade, nelle scuole, nelle università e lungo le frontiere. Contro la mobilitazione feroce della società tutta verso la guerra. Contro l'intensificarsi della repressione, dove il 41bis e l’ergastolo ostativo sono l’apice che dà forma al sistema carcerario e alla società che lo necessita. Per la creazione di complicità tra chi viene colpito dalla violenza di Stato e Capitale. In risposta al fronte di guerra aperto dallo Stato contro nemici interni e dissidenti, di cui l’ultima operazione torinese “City” (misure cautelari a riguardo al corteo del marzo 2023 in solidarietà ad Alfredo Cospito) è l’ennesimo esempio. Per rivendicare la presenza auto-organizzata in strada, sempre più criminalizzata, e ribadire che la risposta alla repressione è continuare la lotta!\"\r\n\r\n \r\n\r\nAbbiamo sentito ai microfoni di radio blackout una compagna per parlare:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/corteo-del-due-giugno-a-torino.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","31 Maggio 2024","2024-05-31 15:51:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/corteo-due-giugno-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/corteo-due-giugno-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/corteo-due-giugno-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/corteo-due-giugno-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/corteo-due-giugno-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/corteo-due-giugno.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Corteo nazionale del 2 giugno a Torino",1717170703,[278,279,280],"http://radioblackout.org/tag/2giugno/","http://radioblackout.org/tag/operazionecity/","http://radioblackout.org/tag/repressione/",[282,283,20],"#2giugno","#operazionecity",{"post_content":285,"post_title":290},{"matched_tokens":286,"snippet":288,"value":289},[74,287],"Giugno","Il corteo del \u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>Giugno\u003C/mark> prossimo è una prima risposta","Il corteo del \u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>Giugno\u003C/mark> prossimo è una prima risposta all’operazione repressiva denominata “City”, che ha colpito alcunx compagnx per i fatti del 4 Marzo di Torino. 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L'impatto ambientale delle esercitazioni militari è molto pesante per l'ecosistema, basti pensare alla notizia di pochi giorni fa di 3 balene spiaggiate sulle coste corse. Non soltanto per gli animali, anche per le persone rappresentano un reale danno, in primis ambientale, in secondo luogo lavorativo, infatti è normale e quotidiano che in periodo di esercitazioni i pescatori non possano svolgere il loro lavoro, così come gli allevatori non possono portare gli animali al pascolo in alcune terre, di conseguenza il comune paga loro degli indennizzi. Le basi militari non portano lavoro in Sardegna, tolgono la possibilità alle persone di circolare liberamente sul territorio sardo. A parte la lotta all'occupazione militare, quest'anno Aforas ha scelto altre due tematiche per la manifestazione del 2 giugno: contro le speculazioni energetiche e in solidarietà con la Palestina.\r\n\r\nRiportiamo il comunicato di Aforas:\r\n\r\nA Foras è un movimento che si occupa di lottare contro l’occupazione militare della Sardegna. La data del 2 Giugno è simbolica, in quanto ci riappropriamo del giorno in cui viene celebrata la Repubblica italiana, che considera la nostra terra come un’area da cui trarre profitto, utilizzandola a proprio piacimento e affittandola a diversi eserciti, alle multinazionali dell’energia e alle persone più ricche del mondo.\r\n\r\nIl 66% del demanio militare italiano si trova nella nostra isola, ma anche tutto il resto della Sardegna viene utilizzata dai militari: a Teulada, Quirra e Capo Frasca ci sono i poligoni più grandi d’Europa, ma l’occupazione militare insiste anche sugli altri paesi e città , aumentando ogni giorno di più senza sosta, come vediamo ad esempio nei terreni confiscati e nelle zone costiere interdette militarmente, per rendere possibile la costruzione del Tyrrhenian link o nei famosi Cpr, controllati a vista dall'esercito. Per rendersi ulteriormente conto di quanto è militarizzata la nostra terra è sufficiente fare una passeggiata a Cagliari: fra caserme, stabilimenti balneari di tutte le forze armate, residenze militari e depositi di carburante si ha a che fare con una città a misura di militare. Il porto di Cagliari, come tante altre aree civili, durante il periodo delle esercitazioni è invaso da navi da guerra e carri armati ed è in gran parte interdetto alla popolazione civile.\r\n\r\nQuest’anno il 2 Giugno assume un significato ancora più forte, per via della guerra che divampa in ogni angolo del mondo e per il massacro indiscriminato che Israele, armata dalle “democrazie” occidentali, sta compiendo: un vero e proprio genocidio. Davanti ad almeno 35 mila morti, alle fosse comuni, agli ospedali rasi al suolo, alle migliaia di orfani etc. come sardə sentiamo di dover prendere parola e lo facciamo per schierarci senza ambiguità con la Resistenza Palestinese, condannando senza appello i crimini di guerra dello stato israeliano, crimini che vengono da oltre 70 anni di occupazione e pulizia etnica e che in questi mesi hanno raggiunto l’apice massimo con una seconda imminente Nakba (la catastrofe per i palestinesi). Quello che sta succedendo in Palestina è qualcosa di inaudito che dobbiamo impegnarci a combattere.\r\n\r\nEsiste un filo che connette l’occupazione della Palestina da parte di Israele all’occupazione militare della Sardegna: il popolo palestinese viene massacrato dagli stessi eserciti, nemici dei popoli, che in Sardegna causano spopolamento, disoccupazione povertà e tumori.\r\n\r\nNon possiamo ancora pensare che tutto quello che succede in Sardegna non abbia implicazioni nello scenario globale.\r\nNon c’è il nostro consenso per questo uso della nostra terra e per l'esportazione delle guerre provate qui.\r\nNon possiamo più essere un parco giochi per chi bombarda ospedali e ammazza migliaia di bambinə.\r\nNon c’è posto per un altro genocidio in questo mondo.\r\n\r\nCi vediamo il 2 giugno a Cagliari per dimostrare che il popolo sardo non è complice, e vuole vivere in una Sardegna libera dall’occupazione militare, solidale col popolo palestinese e con tutti i popoli per un mediterraneo di pace.\r\n\r\n \r\n\r\nPer parlarne, abbiamo sentito al telefono una compagna di Aforas:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/corteo-del-due-giugno-AFORAS.mp3\"][/audio]","2024-05-31 15:19:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/aforas-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"215\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/aforas-215x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/aforas-215x300.jpg 215w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/aforas-733x1024.jpg 733w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/aforas-768x1073.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/aforas.jpg 988w\" sizes=\"auto, (max-width: 215px) 100vw, 215px\" />","2 giugno Aforas: manifestazione contro l'occupazione militare e in solidarietà col popolo palestinese",1717168778,[313,314,315],"http://radioblackout.org/tag/aforas/","http://radioblackout.org/tag/militarizzazione/","http://radioblackout.org/tag/palestina/",[317,318,319],"#aforas","militarizzazione","palestina",{"post_content":321,"post_title":325},{"matched_tokens":322,"snippet":323,"value":324},[74,75],"tematiche per la manifestazione del \u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>giugno\u003C/mark>: contro le speculazioni energetiche e","Le esercitazioni militari in Sardegna si svolgono ogni anno, quest'ultima, la 24esima edizione di Mare Aperto è stata enorme, la più grande compiuta dalla Marina Militare italiana. 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Con Pietro Stara, autore de “La Comunità escludente. La nuova destra tra piccole patrie e Europa nazione”\r\n\r\n \r\n\r\nIl business delle armi, i decreti sulla sicurezza, le ragioni dell'antimilitarismo. Con Stefano Raspa del comitato contro Aviano 2000.\r\n\r\n \r\n\r\nNote a margine del corteo No Zoo a Torino e del corteo No Tav, No cave del 27 maggio ad Alessandria\r\n\r\n \r\n\r\nCorteo antimilitarista del 2 giugno. \r\n\r\n \r\n\r\nProssimi appuntamenti\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 2 giugno\r\n\r\nManifestazione antimilitarista – contro la guerra ai poveri, la militarizzazione del territorio e dei mari, la produzione bellica. \r\nOre 15,30 da piazza Statuto a piazza Castello, dove si svolge la cerimonia della bandiera\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 7 giugno\r\nPunto info contro il nuovo zoo(m) al parco Michelotti. 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Si tratta di linee guida che non solo abbracciano tutto il complesso dell’apparato militare circoscrivendo i campi di intervento oggetto della ristrutturazione ma rappresenta - anche e soprattutto - la nuova immagine che il “militare” intende dare di se stesso. In poche parole è un vero e proprio documento politico-ideologico.\r\nCon l’analisi del documento programmatico pluriennale 2017 – 2019 rappresenta il cuore di una ricerca di Daniele Ratti e Francesco Ponticelli dell’Ateneo libertario di Milano. La ricerca verrà presentata al convegno antimilitarista del 16 giugno.\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Ratti\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 25 maggio proiezione de “Il cammino della speranza” di Pietro Germi\r\nUna storia di miseria, emigrazione, mercanti di uomini, scioperi e guerra tra poveri, traversata delle Alpi dove l’inverno e le frontiere uccidono. Accadeva nel 1950 e la gente in viaggio aveva le nostre stesse facce.\r\nOre 20 aperitivo, ore 21 film. 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I blocchi delle raffineria e gli scioperi di ferrovieri e lavoratori di EDF. Nostro corrispondente Gianni Carrozza, corrispondente parigino di Collegamenti e redattore di Vive La Sociale! su radio Frequence Plurielle.\r\nAl di là della cronaca dell'ultima settimana, tra blocchi delle raffinerie, scioperi delle ferrovie e grandi manifestazioni di piazza, con Gianni abbiamo provato a cogliere le prospettive di un movimento che, dopo due mesi, continua ad essere in crescita, nonostante ampi settori del maggiore sindacato, la CGT, abbiano scelto di radicalizzarsi per provare a controllare una situazione che minaccia(va) di non essere più controllabile dalle burocrazie sindacali. In quest'ultima settimana è scesa in campo anche FO, Force Ouvriere, sindacato classicamente padronale, mentre meno rilevante è il ruolo degli studenti. Crepe si aprono nel fronte governativo, dove il partito socialista deve fare i conti con una crescente fronda della sua base sociale e politica.\r\nContinuano le Nouit Debout e tentano – sia pure a fatica - di sbarcare anche nella banlieaue, mentre gli attivisti si spostano dove ci sono blocchi e azioni di picchetto.\r\nUna riflessione particolare è stata dedicata al tema del blocco (delle merci, delle persone, dei flussi di notizie) come strumento per mettere in difficoltà un padronato, molto più libero di agire, vista la leggerezza estrema del sistema produttivo, ancorato al just in time, privo di magazzino, con capannoni e macchine in leasing.\r\nNe è scaturito un dibattito interessante, in cui è emerso, che sebbene la pratica del blocco sia efficace nel mettere in difficoltà la controparte, l'ingovernabilità del territorio, passa, necessariamente da un allargamento del fronte di lotta più radicale. \r\n\r\n* Torino. Anarchici in piazza contro razzisti e polizia. Cronaca della giornata di lotta – corteo e contestazione della fiaccolata di poliziotti e comitati razzisti in sostegno ad un piano “sicurezza” il cui solo obiettivo è la guerra ai poveri.\r\n\r\n* Torino. Giovedì 2 giugno, ore 15,30 in piazza XVIII dicembre, vecchia Porta Susa\r\nQui l'appello per il corteo antimilitarista del 2 giugno a Torino\r\nAscolta e diffondi lo spot del corteo\r\n\r\n* Grecia. Abbiamo parlato dello sgombero di Idomeni con Jannis, anarchico greco, che ci racconta delle centri di detenzione che attendono i profughi deportati dall'accampamento spontaneo al confine tra Grecia e Macedonia.\r\nGrandi capannoni industriali all'estrema periferia di Salonicco, quello che resta delle fabbriche brasate dalla crisi, sono la destinazione “momentanea” per i profughi deportati in questi giorni da Idomeni. Grandi scheletri senza infissi, sanitari, fili elettrici, recuperati e riciclati negli anni da chi ne aveva bisogno.\r\nProbabilmente non c'è neppure l'acqua.\r\nQui, i profughi, isolati in piccoli gruppi, sorvegliati dall'esercito, saranno lontani dagli sguardi e dalla possibilità da rendere visibile, e quindi politicamente rilevante, la loro condizione.\r\nIntorno alle ex fabbriche quartieri di immigrati dall'est, spesso ostili ai profughi, dove Crisi Argi, i nazisti di Alba Dorata, guadagnano terreno. Nelle ultime settimane hanno provato ad alzare la testa, facendo ronde per i quartieri, cosa mai avvenuta a Salonicco ed inquietante, nonostante i nazisti siano stati intercettati e fermati dai compagni.\r\nA Idomeni restano solo più 500 persone, le sole che non paiono disponibili ad andarsene volontariamente. Gli altri 7.900, in parte sono saliti spontaneamente sui pullman dell'esercito, molti altri – forse 3000 - se ne sono andati prima dello sgombero, improvvisando accampamenti in altre località lungo il confine. A Polycastro, in una stazione di servizio, sono accampate oltre duemila persone, in parte provenienti da Idomeni.\r\nSecondo fonti No Border in 700 ce l'avrebbero fatta a bucare il confine macedone.\r\nLo sgombero sinora “pacifico” dell'accampamento di Idomeni è frutto del lungo lavorio fatto da ONG, volontari e funzionari statali. I profughi sono stati privati dell'acqua, ogni giorno il cibo non bastava per tutti, l'accesso ad internet per tentare la domanda di ricollocazione in un altro paese europeo non era altro che una chimera.\r\nPrivati della loro dignità, minacciati ed umiliati, metà dei profughi hanno finito con accettare senza proteste la deportazione, un'altra metà hanno deciso di fuggire, prima dello sgombero, nella notte del 24 maggio.\r\nIl divieto ai giornalisti di raccontare lo sgombero era parte della strategia di isolamento delle persone. Se nessuno vede e racconta quello che succede, anche la protesta sembra diventare inutile.\r\nUn risultato che il governo Tsipras non dava certo per scontato, viste le migliaia di agenti in assetto antisommossa mandati a Idomeni da ogni parte della Grecia.\r\n\r\n* Zitto e mangia la minestra. É il titolo del contributo di Benjamin Julian sul blog refugeestrail. Mostra in modo efficace il ruolo dei volontari apolitici nell'assistenza e controllo dei migranti in viaggio a Chios e Idomeni. nel fiaccare la resistenza, umiliando le persone che si aiutano, riducendole a tubi digerenti, minori da assistere, inferiori cui mostrare il modo giusto di vivere. Uno sguardo colonialista e complice delle politiche repressive del governo.\r\n\r\nSotto trovate la traduzione fatta dal blog Hurriya, che abbiamo letto ad Anarres\r\n\r\nOggi le autorità greche hanno dato l’avvio a quello che minacciavano da tempo: lo sgombero dell’accampamento di Idomeni. Il portavoce del ministro dell’immigrazione ha detto che tutti sapevano che “le condizioni di vita” sarebbero state migliori nei campi in cui le persone saranno ricollocate e aveva promesso che “non sarebbe stata usata la forza”, ma anche che si aspettava che le 8000 persone che hanno vissuto lì per mesi sarebbero state spostate in meno di una settimana. Per garantire che nessuno potesse vedere il modo pacifico con cui Idomeni sarebbe stata sgomberata, a giornalisti e attivisti è stato precluso l’accesso all’area.\r\n\r\nUna spiegazione di come questo paradosso dello spostamento non violento di migliaia di persone, che non avevano intenzione di spostarsi, potesse essere risolto, è stata data da un rappresentante di MSF, secondo il quale la gestione del campo da parte della polizia ha “reso complicata la fornitura di cibo e l’assistenza sanitaria”.\r\n\r\nSi tratta di una mossa simile a quella riportata dai/dalle migranti di Vial a Chios, quando venne detto loro che avrebbero dovuto lasciare il campo per trasferirsi nell’altro hotspot di Kos: “Non avevamo l’acqua per poter usare i bagni o poter farci una doccia”, ha detto un migrante. “Avevamo giusto l’acqua potabile da bere. 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Durante il lavoro che ho svolto nelle mense questo inverno, mi ha colpito quanto velocemente una mentalità paternalista, o peggio autoritaria, si possa sviluppare tra i volontari.\r\nNoi, per lo più ventenni bianchi/e, eravamo donatori e loro riceventi. Noi avevamo cose che la maggior parte dei/delle migranti non aveva. Potevamo viaggiare, prendere in affitto case, guidare auto, mentre loro non potevano. Eravamo noi che l* facevamo mettere in fila, che decidevamo le loro porzioni, che decidevamo se una persona poteva ricevere una, due o nessuna porzione di zuppa, che l* facevamo allineare in fila, che facevamo rispettare la coda a chi la saltava e così via. Questa posizione di superiorità può facilmente sfociare nella prepotenza, e ho visto spesso e in diversi luoghi volontari urlare contro i/le migranti che erano in attesa in fila per ottenere un paio di mutande o una carta di registrazione. Si tratta di uno spettacolo che non vorrei vedere mai più.\r\n\r\nQuesta denigrazione è divenuta a volte sistematica quando le ONG e i distributori di cibo hanno marcato le unghie o distribuito braccialetti identificativi ai/alle migranti in modo da poter assegnare loro la “quota giusta”. La motivazioni sono candide, la pratica repellente. Ma quando le condizioni sono come erano quest’inverno in Grecia, la dignità dei migranti deve essere anteposta alle pratiche del lavoro umanitario. Le condizioni in cui sono stati portati dalla guerra a casa loro e dalla chiusura delle frontiere ci lascia pochissimi spazi di manovra.\r\n\r\nLo sfortunato risultato di questo schema è che “‘umanitarismo” è diventata una parola molto flessibile. Il trasferimento di migranti dall’hotspot sovraffollato di Vial a quello sull’isola di Kos potrebbe essere descritto come guidato da uno scopo “umanitario”, perché essi avrebbero avuto molto più spazio a Kos. Il fatto che essi fossero chiusi dentro, mentre a Vial erano liberi di uscire, mi è stato spiegato da un volontario come un piccolo e temporaneo inconveniente – non un abuso fondamentale dei diritti dei detenuti e un diniego della loro autonomia. Che i/le migranti detenute negli hotspot dicessero di subire trattamenti “da animali”, per molti vuol dire dar loro più zuppa, più spazio, più coperte piuttosto che una questione di dignità.\r\n\r\nApolitici\r\nÈ questa ridefinizione della parola “umanitario” come semplice fornitore di “comfort” che permette alle autorità greche di presentare l’evacuazione dei residenti di Idomeni verso i campi “più umanitari”, come un aiuto ai poveri ignoranti spaventati migranti ad effettuare la scelta più saggia. (Questo si chiama agire come un “salvatore bianco”). Ma è semplicemente irrilevante quanto buoni siano i campi militari. Il punto è che ai migranti non è lasciata scelta. Quello che manca qui è quello che dovrebbe essere un principio fondamentale dell’umanitarismo: non opporsi alla volontà e desideri di chi vi è soggetto. Trascinare adulti come se fossero bestie da un luogo a un altro non è mai un aiuto, non importa quanto gradevole sia il luogo dove verranno sistemati.\r\n\r\nQuando i/le migranti hanno occupato il porto di Chios, ne è nata una discussione simile. Avevano trovato un posto dove non potevano essere ignorati, dove i media hanno parlato con loro, dove le loro proteste sono state viste. Ma i volontari e le ONG li hanno supplicati di andare in campi “migliori” perché dotati di docce e letti caldi. Come se ciò importasse! Hanno scelto di dormire sul cemento, non perché fossero stupidi o privi di buon senso, ma perché volevano fare una dichiarazione politica. Ma che è caduta nel vuoto a causa di quei volontari che hanno lavorato “apoliticamente”; che volevano migliorare il comfort, non cambiare la società.\r\n\r\nLe radici del volontariato apolitico meritano un approfondimento a parte, che non voglio fare in questa sede, ma più o meno significa lavorare all’interno del sistema, registrarti (farti accreditare) quando ti dicono di farlo e non andare dove non ti è permesso. A volte le persone in buona fede seguono questa semplice idea: trovare persone in difficoltà e fornire loro tutto ciò che li fa sentire meglio.\r\n\r\nMantieni la calma e mangia la minestra\r\nIl rischio che i volontari non politicizzati corrono è quello di diventare strumenti pratici di una disumana politica statale, finendo col lavorare in condizioni che, a lungo andare, distruggono le speranze dei migranti – e che potrebbero col tempo eliminare ogni traccia di umanitarismo nel trattamento che ricevono.\r\n\r\nIl caso più evidente di questo atteggiamento è quando i volontari dicono ai migranti di mantenere la calma. Si tratta di una strategia tipicamente non politica: se VOI mantenete la calma, NOI saremo meglio in grado di portarvi la zuppa. Manca completamente uno sguardo più ampio: i/le migranti vengono violentemente perseguitati dalla UE, e vogliono esporre la loro situazione al pubblico europeo. 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La polizia ha tagliato l’acqua perché, ci hanno detto, dobbiamo spostarci su un’altra isola”.\r\n\r\nQueste tattiche vengono solitamente definite assedi di guerra, intimidazioni, abusi o, per ultimo, atti antiumanitari. Ma negli ultimi tempi sembra essersi affermata la scuola di pensiero che ritiene queste pratiche non sostanzialmente sbagliate, trattandosi solo di una questione di procedure. Il lavoro umanitario consiste nel trovare “un buon posto”, identificato dai volontari o dalle autorità, dove poter trasferire i/le migranti. I desideri e le richieste dei/delle migranti sono semplicemente ignorati. Questo approccio cresce naturalmente nel contesto della politica di confine europea, e dovremmo cominciare a resistere e opporci ad essa.\r\n\r\nRimani in fila\r\nNon è solo il consueto sentimento europeo di superiorità che nutre questo atteggiamento. 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Si tratta di uno spettacolo che non vorrei vedere mai più.\r\n\r\nQuesta denigrazione è divenuta a volte sistematica quando le ONG e i distributori di cibo hanno marcato le unghie o distribuito braccialetti identificativi ai/alle migranti in modo da poter assegnare loro la “quota giusta”. La motivazioni sono candide, la pratica repellente. Ma quando le condizioni sono come erano quest’inverno in Grecia, la dignità dei migranti deve essere anteposta alle pratiche del lavoro umanitario. Le condizioni in cui sono stati portati dalla guerra a casa loro e dalla chiusura delle frontiere ci lascia pochissimi spazi di manovra.\r\n\r\nLo sfortunato risultato di questo schema è che “‘umanitarismo” è diventata una parola molto flessibile. Il trasferimento di migranti dall’hotspot sovraffollato di Vial a quello sull’isola di Kos potrebbe essere descritto come guidato da uno scopo “umanitario”, perché essi avrebbero avuto molto più spazio a Kos. Il fatto che essi fossero chiusi dentro, mentre a Vial erano liberi di uscire, mi è stato spiegato da un volontario come un piccolo e temporaneo inconveniente – non un abuso fondamentale dei diritti dei detenuti e un diniego della loro autonomia. Che i/le migranti detenute negli hotspot dicessero di subire trattamenti “da animali”, per molti vuol dire dar loro più zuppa, più spazio, più coperte piuttosto che una questione di dignità.\r\n\r\nApolitici\r\nÈ questa ridefinizione della parola “umanitario” come semplice fornitore di “comfort” che permette alle autorità greche di presentare l’evacuazione dei residenti di Idomeni verso i campi “più umanitari”, come un aiuto ai poveri ignoranti spaventati migranti ad effettuare la scelta più saggia. (Questo si chiama agire come un “salvatore bianco”). Ma è semplicemente irrilevante quanto buoni siano i campi militari. Il punto è che ai migranti non è lasciata scelta. Quello che manca qui è quello che dovrebbe essere un principio fondamentale dell’umanitarismo: non opporsi alla volontà e desideri di chi vi è soggetto. Trascinare adulti come se fossero bestie da un luogo a un altro non è mai un aiuto, non importa quanto gradevole sia il luogo dove verranno sistemati.\r\n\r\nQuando i/le migranti hanno occupato il porto di Chios, ne è nata una discussione simile. Avevano trovato un posto dove non potevano essere ignorati, dove i media hanno parlato con loro, dove le loro proteste sono state viste. Ma i volontari e le ONG li hanno supplicati di andare in campi “migliori” perché dotati di docce e letti caldi. Come se ciò importasse! Hanno scelto di dormire sul cemento, non perché fossero stupidi o privi di buon senso, ma perché volevano fare una dichiarazione politica. Ma che è caduta nel vuoto a causa di quei volontari che hanno lavorato “apoliticamente”; che volevano migliorare il comfort, non cambiare la società.\r\n\r\nLe radici del volontariato apolitico meritano un approfondimento a parte, che non voglio fare in questa sede, ma più o meno significa lavorare all’interno del sistema, registrarti (farti accreditare) quando ti dicono di farlo e non andare dove non ti è permesso. A volte le persone in buona fede seguono questa semplice idea: trovare persone in difficoltà e fornire loro tutto ciò che li fa sentire meglio.\r\n\r\nMantieni la calma e mangia la minestra\r\nIl rischio che i volontari non politicizzati corrono è quello di diventare strumenti pratici di una disumana politica statale, finendo col lavorare in condizioni che, a lungo andare, distruggono le speranze dei migranti – e che potrebbero col tempo eliminare ogni traccia di umanitarismo nel trattamento che ricevono.\r\n\r\nIl caso più evidente di questo atteggiamento è quando i volontari dicono ai migranti di mantenere la calma. Si tratta di una strategia tipicamente non politica: se VOI mantenete la calma, NOI saremo meglio in grado di portarvi la zuppa. Manca completamente uno sguardo più ampio: i/le migranti vengono violentemente perseguitati dalla UE, e vogliono esporre la loro situazione al pubblico europeo. Non possono farlo senza l’attenzione dei media, e i media non si presentano senza che vi sia un “incidente”. I migranti devono piangere, morire di fame, gridare o annegare per rappresentare una storia. Non appena “l’umanitarismo” li avvolge nel suo abbraccio soffocante, vengono buttati fuori dalle prime pagine – e possono aspettare in silenzio la deportazione. (È anche opportuno ricordare che i migranti nell’hotspot di Vial hanno notevolmente migliorato le loro condizioni evadendo letteralmente dal carcere, dopo che i volontari gli avevano detto che sarebbe stato meglio “tacere”.)\r\n\r\nE così, l’umanitarismo non politico raggiunge l’ obiettivo opposto. Rimuovendo i/le migranti dalla scena politica e dei media presso il porto di Chios, sgomberandoli da Idomeni, dalle piazze e dai parchi, dando loro quel tanto che basta di cibo per scongiurare la fame, le autorità sono riuscite a farli tacere.",{"matched_tokens":614,"snippet":615,"value":615},[74,75],"Anarres del 27 maggio. 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Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streamingAscolta e diffondi l’audio della puntata:\n\n\n\n\n\n\n\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:Aborto. La lunga marcia dei “pro vita” e le lotte femministeRipercorriamo assieme a Nadia Nardi di Nudm Livorno le tappe delle lotte delle donne per acquisire e difendere la propria libertà di scelta e i tanti dispositivi messi in atto da chi ci vuole ricacciare nella gabbia della maternità come destino obbligato.Un punto di partenza la legge 194, che, limita la libertà femminile e contiene numerose trappole, che, una dopo l’altra, sono scattate.2 giugno. La repubblica fondata sulla guerraParate militari, esibizione di frecce tricolori, piazze occupate da cerimonie militariste: questa è la cifra con la quale la repubblica italiana declina se stessa.Nulla di cui stupirsi. Lo Stato, in tutte le proprie forme, si fonda sul monopolio della violenza legittima, una violenza estrema di cui le forze armate sono la punta di diamante.Negli ultimi anni sono venute meno le tante forme di edulcorazione del mestiere delle armi, messe in campo per attenuarne l’impatto su una popolazione in buona parte pacifista, restia alle imprese belliche. Oggi un governo diretto erede del fascismo storico, con un’ampia maggioranza parlamentare e nessuna reale opposizione istituzionale alla guerra ed ai processi di riarmo, si permette una diretta esaltazione degli eserciti, delle missioni militari all’estero, alla difesa degli interessi italiani in chiave neocoloniale.Come ogni anno anche questo due giugno ci saranno cerimonie militari e chi, nelle piazze, le contesta attivamente.Ne abbiamo parlato con Antonio MazzeoUSA: le varie velocità della rilocalizzazioneGli interessi economico-finanziari dettano le agende di amministrazioni e governi di ogni sorta. C’è un filo conduttore che lega le azioni dei vari presidenti USA, da Obama al secondo mandato di Trump. Ovviamente ogni amministrazione opera secondo l’immagine che si è data in campagna elettorale, ma indipendentemente dai modi le strategie possono essere utilizzate come bussole per capire l’orientamento in atto. E tutte le bussole, da Obama a Trump passando per Biden, puntano nella stessa direzione, quella del reshoring, seppur con alterne fortune.Vi proponiamo un approfondimento con Giammarco, autore di un testo uscito su UN, che inserisce la questione dei dazi in un contesto più ampioAppuntamenti:Lunedì 2 giugnoore 16manifestazione antimilitarista in via Garibaldi angolo piazza Castello(se piove piazza Palazzo di Città)Interventi, il canzoniere antimilitarista del Cor’okkio e di Alba e tanto altro.Contestiamo le cerimonie militariste del 2 giugno!A-Distro e SeriRiotogni mercoledìdalle 18 alle 20in corso Palermo 46(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altroSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotteVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!Informati su lotte e appuntamenti!Federazione Anarchica Torinesecorso Palermo 46Riunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20,30per info scrivete a fai_torino@autistici.orgContatti:FB@senzafrontiere.to/Telegramhttps://t.me/SenzaFrontiereIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.orgwww.anarresinfo.org","1 Giugno 2025","2025-09-30 02:01:44","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/04.jpeg","Anarres del 30 maggio. 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Anche lì era troppo indecoroso, troppo irregolare, troppo povero per la nuova vocazione turistica e studentile del quartiere Aurora, da qui lo sgombero dopo una lunga resistenza e l’arrivo in via Carcano.\r\nL’assessore regionale Marrone ha deciso di chiudere i conti, facendo una modifica alla legge regionale che regolamenta i mercati, e facendo del Barattolo un mercato di robivecchi come tutti gli altri. Potrà aprire solo 18 volte all’anno. Per i poveri che sopravvivono sul recupero e la rivendita di roba pescata nei cassonetti è un taglio secco ad una delle principali fonti di sopravvivenza.\r\nIn un intervento registrato domenica 19 in via Carcano ce ne ha parlato Francesco Migliaccio\r\n\r\nZic, Zero in Condotta, compie 35 anni e li festeggia con una giornata di iniziative\r\n\"Zero in Condotta\" nasce tra la fine del 1988 e l’inizio del 1989. Il suo nome evoca la trasgressione e l'indisciplina a fronte di un panorama sociale, politico e culturale sempre più orientato verso l'appiattimento e il conformismo generalizzati, mascherati da un continuo “falso movimento”.\r\nIl rifiuto di partecipare allo “spettacolo” si traduce in un impegno di approfondimento culturale che intende rompere le regole del gioco preordinato per provare ad aprire nuovi orizzonti di libertà.\r\nL'intenzione è di varcare soglie e frontiere mai raggiunte, di incontrare e comunicare storie mai narrate, di leggere dati e realtà concrete mai rivelate.\r\nUn asse privilegiato di questa scommessa è lo scavo della memoria storica minore, quella occulta e occultata non tanto perché perdente, quanto perché scomoda, anti-accademica, veritiera.\r\n\"Zero in Condotta\" non gode né di finanziamenti né di settori precostituiti cui indirizzarsi né di sbocchi commerciali consolidati. E' una scommessa di non consumismo del libro che riguarda sia chi lo progetta sia chi lo legge e contribuisce a diffonderlo.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo di Zic\r\n\r\nLa guerra globale\r\nL'intersecarsi di pulsioni nazionaliste, guerre di religione e di interesse mira a rendere complici dei massacri le popolazioni più direttamente colpite.\r\nNon solo. Nel nostro paese il governo sta facendo una campagna di arruolamento permanente. Di fronte all'escalation bellica vogliono gente assuefatta e disponibile alla concreta possibilità di un coinvolgimento diretto sempre maggiore.\r\nNon per caso il processo di militarizzazione investe le nostre città, le nostre scuole, i principali mezzi di comunicazione e le istituzioni culturali.\r\nGuerra interna e guerra esterna sono le due facce della stessa medaglia, quella della guerra ai poveri per il controllo delle risorse, delle coscienze, delle vie di approvvigionamento e dei flussi informativi.\r\nComprendere le dinamiche della guerra globale, cogliere gli elementi di resistenza, disfattismo, diserzione è necessario per rinforzare le reti antimilitariste ed internazionaliste di opposizione alla guerra.\r\nNe abbiamo parlato con Lollo\r\n\r\nVerso le giornate di lotta antimilitarista dell’1 e del 2 giugno\r\nGuerra interna e guerra esterna sono le due facce della stessa medaglia, quella della guerra ai poveri per il controllo delle risorse, delle coscienze, delle vie di approvvigionamento e dei flussi informativi.\r\nDa gennaio di quest’anno i militari dell’operazione “Strade sicure”, partita nel 2009 e costantemente rifinanziata dai governi di turno, sono stati destinati, oltre alla sorveglianza di CPR, siti istituzionali e cantieri militarizzati, anche nelle stazioni e nelle periferie delle grandi città. \r\nIntere aree dei quartieri poveri vengono messe sotto assedio, con continue retate di persone senza documenti o che vivono grazie ad un’economia informale.\r\nPer questo il 1 giugno saremo nel cuore di Barriera di Milano per contrastare attivamente la presenza dei militari nel quartiere, il 2 giugno smilitarizziamo la città!\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nSenzapatria \r\nSabato 1 e domenica 2 giugno\r\nGiornate di lotta al militarismo\r\nContro la guerra, l’occupazione militare delle periferie, la produzione bellica, il nazionalismo!\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!\r\nCon i disertori di tutte le guerre!\r\n\r\nSabato 1 giugno\r\nVia i militari dalle strade!\r\nore 15,30 corso Palermo angolo via Sesia (se piove in piazza Crispi)\r\nDistro, interventi, musica, giri per il quartiere militarizzato.\r\nAlba e Carenza 503 nel canzoniere antimilitarista, la Clown Army pattuglierà l’area per l’intera giornata. \r\n\r\nDomenica 2 giugno\r\nAntimilitaristi per i quartieri di Torino\r\nSmilitarizziamo la città!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","30 Maggio 2024","2024-05-30 18:56:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/2024-05-21-manif-antimili-1-2-giugno-g-200x110.jpg","Anarres del 24 maggio. 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Il suo nome evoca la trasgressione e l'indisciplina a fronte di un panorama sociale, politico e culturale sempre più orientato verso l'appiattimento e il conformismo generalizzati, mascherati da un continuo “falso movimento”.\r\nIl rifiuto di partecipare allo “spettacolo” si traduce in un impegno di approfondimento culturale che intende rompere le regole del gioco preordinato per provare ad aprire nuovi orizzonti di libertà.\r\nL'intenzione è di varcare soglie e frontiere mai raggiunte, di incontrare e comunicare storie mai narrate, di leggere dati e realtà concrete mai rivelate.\r\nUn asse privilegiato di questa scommessa è lo scavo della memoria storica minore, quella occulta e occultata non tanto perché perdente, quanto perché scomoda, anti-accademica, veritiera.\r\n\"Zero in Condotta\" non gode né di finanziamenti né di settori precostituiti cui indirizzarsi né di sbocchi commerciali consolidati. E' una scommessa di non consumismo del libro che riguarda sia chi lo progetta sia chi lo legge e contribuisce a diffonderlo.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo di Zic\r\n\r\nLa guerra globale\r\nL'intersecarsi di pulsioni nazionaliste, guerre di religione e di interesse mira a rendere complici dei massacri le popolazioni più direttamente colpite.\r\nNon solo. Nel nostro paese il governo sta facendo una campagna di arruolamento permanente. Di fronte all'escalation bellica vogliono gente assuefatta e disponibile alla concreta possibilità di un coinvolgimento diretto sempre maggiore.\r\nNon per caso il processo di militarizzazione investe le nostre città, le nostre scuole, i principali mezzi di comunicazione e le istituzioni culturali.\r\nGuerra interna e guerra esterna sono le due facce della stessa medaglia, quella della guerra ai poveri per il controllo delle risorse, delle coscienze, delle vie di approvvigionamento e dei flussi informativi.\r\nComprendere le dinamiche della guerra globale, cogliere gli elementi di resistenza, disfattismo, diserzione è necessario per rinforzare le reti antimilitariste ed internazionaliste di opposizione alla guerra.\r\nNe abbiamo parlato con Lollo\r\n\r\nVerso le giornate di lotta antimilitarista dell’1 e del \u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>giugno\u003C/mark>\r\nGuerra interna e guerra esterna sono le due facce della stessa medaglia, quella della guerra ai poveri per il controllo delle risorse, delle coscienze, delle vie di approvvigionamento e dei flussi informativi.\r\nDa gennaio di quest’anno i militari dell’operazione “Strade sicure”, partita nel 2009 e costantemente rifinanziata dai governi di turno, sono stati destinati, oltre alla sorveglianza di CPR, siti istituzionali e cantieri militarizzati, anche nelle stazioni e nelle periferie delle grandi città. \r\nIntere aree dei quartieri poveri vengono messe sotto assedio, con continue retate di persone senza documenti o che vivono grazie ad un’economia informale.\r\nPer questo il 1 \u003Cmark>giugno\u003C/mark> saremo nel cuore di Barriera di Milano per contrastare attivamente la presenza dei militari nel quartiere, il \u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>giugno\u003C/mark> smilitarizziamo la città!\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nSenzapatria \r\nSabato 1 e domenica \u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>giugno\u003C/mark>\r\nGiornate di lotta al militarismo\r\nContro la guerra, l’occupazione militare delle periferie, la produzione bellica, il nazionalismo!\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!\r\nCon i disertori di tutte le guerre!\r\n\r\nSabato 1 \u003Cmark>giugno\u003C/mark>\r\nVia i militari dalle strade!\r\nore 15,30 corso Palermo angolo via Sesia (se piove in piazza Crispi)\r\nDistro, interventi, musica, giri per il quartiere militarizzato.\r\nAlba e Carenza 503 nel canzoniere antimilitarista, la Clown Army pattuglierà l’area per l’intera giornata. \r\n\r\nDomenica \u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>giugno\u003C/mark>\r\nAntimilitaristi per i quartieri di Torino\r\nSmilitarizziamo la città!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",{"matched_tokens":701,"snippet":702,"value":702},[74,75],"Anarres del 24 maggio. L’attacco al Barattolo. I primi 35 anni di Zic. Guerra globale. 1 e \u003Cmark>2\u003C/mark> \u003Cmark>giugno\u003C/mark>: via i militari da Torino!",[704,706],{"field":100,"matched_tokens":705,"snippet":702,"value":702},[74,75],{"field":103,"matched_tokens":707,"snippet":698,"value":699},[74,75],{"best_field_score":202,"best_field_weight":203,"fields_matched":27,"num_tokens_dropped":49,"score":299,"tokens_matched":27,"typo_prefix_score":49},6637,{"collection_name":386,"first_q":28,"per_page":336,"q":28},12,["Reactive",713],{},["Set"],["ShallowReactive",716],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$f_EXKYVb-UODM4dGkWa9689buOmBBMLrNBO1jJCM6XP0":-1},true,"/search?query=2+giugno"]