","Abuso improprio di produzione artistica: dai coni alle Vallette al Louvre nel deserto","post",1510363771,[60,61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/abu-dhabi/","http://radioblackout.org/tag/arte-di-sistema/","http://radioblackout.org/tag/louvre/","http://radioblackout.org/tag/luci-dartista/","http://radioblackout.org/tag/situazionismo-e-vandalismo/",[21,25,15,23,33],{"post_content":67,"tags":73},{"matched_tokens":68,"snippet":71,"value":72},[69,70],"Abu","Dhabi","il caso del Louvre di \u003Cmark>Abu\u003C/mark> \u003Cmark>Dhabi\u003C/mark> che in questi giorni è","La consueta ubriacatura artificiale di una settimana di arte a Torino ha esasperato la portata di molte mosse sbagliate da tutti i protagonisti della sceneggiata: la sindaca miliardaria Appendino che ha voluto fare la Dama di san Vincenzo dell'arte e portare un po' di cultura \"alta\" ai buzzurri di periferia. Le era anche stato spiegato dove aveva sbagliato, a parole, poi la provocazione dei coni gelato illuminati a novembre a intristire le strutture suburbi con colori fuori contesto ha provocato gesti situazionisti degni di un trattato plaudente delle migliori penne che la nostra critica può sfoderare. E allora a intingere la sua acuta analisi nell'inchiostro del sardonico commento a queste espressioni di un sistema ormai completamente avulso dalla realtà con cui non vuole nemmeno confrontarsi, ma solo fare gesti che rispondono a logiche di mero calcolo propagandistico, abbiamo chiamato Franco Fanelli, incisore torinese, docente e redattore del \"Giornale dell'Arte\".\r\n\r\nIl pretesto per questa chiacchierata che abbiamo diviso in due parti – una legata a questioni più prettamente locali e l'altra che si estende a livello globale (per poi ricondursi all'ambito locale, con rimandi costanti ai due mondi surrettiziamente contrapposti, quando invece vedremo che rispondono a criteri assimilabili) – è offerto da questioni locali di neocolonialismo di periferie imbelli ma anche di conferimento di legittimazione di Stati e inserimento nel consesso di chi fa riferimento all'unica cultura prevista per ottenere l'adesione di massa a un concetto di cultura e quindi di sistema: è quest'ultimo il caso del Louvre di \u003Cmark>Abu\u003C/mark> \u003Cmark>Dhabi\u003C/mark> che in questi giorni è stato palesemente gonfiato da critici incensanti. Perciò abbiamo premesso la sintesi di tre articoli di quotidiani che introducono i vari aspetti che abbiamo trattato con Franco e che poi sono stati ampliati dal discorso a tutto campo.\r\n\r\nQui si dipanano i 22 minuti relativi alla parte locale: la reazione situazionista autoctona che ha voluto spiegare all'autorità torinese e ai suoi servi intellettuali (compreso l'inconsistente Luca Beatrice, buono per ogni stagione futurista e passatista) dove dovevano ficcarsi i coni gelato, spiegando chi per primo avesse operato un vulnus sulla reale espressione artistica del genius loci:\r\n\r\ncolonialismo artistico locale\r\n\r\nPoi la discussione si è allargata, portando il discorso a quello che è l'uso ormai assodato da almeno 3 secoli di opere riconosciute come artistiche dal potere e da chi detiene le leve economiche per poter usare l'evento artistico in funzione di espressione di potere e di manifestazione di estensione dello stesso: lo scambio simbolico che conferisce lo status e l'integrazione nel consesso di chi è parte dell'impero... anche in questo caso a prescindere dalla forza derivante dal tempo e dal luogo in cui si va a inserire la ferita dell'imposizione di un'interpretazione unidirezionale del mondo centrata sulla supremazia occidentale, pur incensando il detentore delle fonti energetiche, che mette in cantiere investimenti faraonici (e artificiali), come peraltro fin dagli antichi romani siamo abituati ad assistere.\r\n\r\ncolnialismo artistico globale",[74,77,79,81,83],{"matched_tokens":75,"snippet":76},[69,70],"\u003Cmark>Abu\u003C/mark> \u003Cmark>Dhabi\u003C/mark>",{"matched_tokens":78,"snippet":25},[],{"matched_tokens":80,"snippet":15},[],{"matched_tokens":82,"snippet":23},[],{"matched_tokens":84,"snippet":33},[],[86,91],{"field":34,"indices":87,"matched_tokens":88,"snippets":90},[46],[89],[69,70],[76],{"field":92,"matched_tokens":93,"snippet":71,"value":72},"post_content",[69,70],1157451471441625000,{"best_field_score":96,"best_field_weight":97,"fields_matched":98,"num_tokens_dropped":46,"score":99,"tokens_matched":98,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",13,2,"1157451471441625194",{"document":101,"highlight":129,"highlights":134,"text_match":137,"text_match_info":138},{"cat_link":102,"category":103,"comment_count":46,"id":104,"is_sticky":46,"permalink":105,"post_author":49,"post_content":106,"post_date":107,"post_excerpt":52,"post_id":104,"post_modified":108,"post_thumbnail":109,"post_thumbnail_html":110,"post_title":111,"post_type":57,"sort_by_date":112,"tag_links":113,"tags":121},[43],[45],"85572","http://radioblackout.org/2023/12/cop28-qualcosa-cambia-perche-tutto-resti-come-prima/","La Cop 28 di Dubai, iniziata il 30 novembre, terminerà il 12 dicembre: nessuno si attende risultati reali, ma il rischio è che vengano fatti dei passi indietro.\r\nGli Emirati Arabi Uniti, che ospitano l’incontro, è uno dei Paesi con le più alte emissioni pro capite di gas serra al mondo.\r\nIl presidente della Cop28 è Sultan Al Jaber, ministro dell’Industria e delle Tecnologie degli Emirati Arabi Uniti nonché amministratore delegato e direttore generale della compagnia petrolifera statale Abu Dhabi National Oil. Come se non bastasse, Sultan Al Jaber è anche un negazionista climatico, nonostante il riscaldamento globale ed i suoi effetti catastrofici siano una realtà con la quale facciamo i conti, anno dopo anno, giorno dopo giorno.\r\nSiamo entrati ormai in una fase di “anormalità climatica permanente”: il 2022 è stato un anno funestato da eventi meteo estremi, con gli otto milioni di sfollati per l’inondazione del Pakistan e la peggiore siccità che ha colpito l’Europa negli ultimi cinquecento anni. Il 2023, secondo l’Organizzazione mondiale della meteorologia, si candida a essere l’anno più caldo mai registrato nella storia.\r\nIl prezzo più alto lo pagano i paesi poveri che, pur responsabili in minima parte del cambiamento climatico, ne subiscono le conseguenze in modo drammatico.\r\nIl primo atto della Cop 28, annunciato con enfasi nella giornata di apertura è stata l’attivazione dello strumento Loss and Damage, istituito nella precedente Cop di Sharm El-Sheik per riparare ai danni che i paesi più poveri subiscono dal cambiamento climatico. Peccato che le cifre annunciate – 420 milioni di dollari - siano ben lontane dal coprire le necessità. Secondo un recentissimo report pubblicato dall’Unep, il Programma ambientale dell’Onu, servirebbero tra i 215 e i 387 miliardi all’anno per consentire ai Paesi più poveri di difendersi dal riscaldamento globale, ossia tra 10 e 18 volte in più di quanto fatto fino a oggi. Un’elemosina.\r\nUn cacciabombardiere F35 costa 80 milioni di dollari: hanno messo sul piatto l’equivalente di otto F35.\r\nUn altro rischio concreto è che la COP, oltre alle rinnovabili, rimetta in campo il nucleare come scelta strategica per ridurre le emissioni di CO2. Inutile dire che il nucleare, sebbene non contribuisca al riscaldamento globale, è una tecnologia pericolosissima perché a rischio di incidenti che potrebbero devastare ampie zone del pianeta. Non solo. Le centrali nucleari richiedono un utilizzo di fonti fossili sia in fase di costruzione che in fase di raffreddamento. Le torri di raffreddamento necessarie al funzionamento delle centrali nucleari necessitano di enormi quantità di acqua: se l’acqua manca per la siccità le centrali dovrebbero rallentare o essere spente, per evitare incidenti terrificanti. Un altro tassello che non si incastra nel puzzle dei nuclearisti.\r\nLa realtà è che le varie COP non hanno risolto e non risolveranno nulla. La logica del profitto non arretra di fronte a nulla, neppure alla desertificazione ed alle inondazioni, che muteranno per sempre il volto del pianeta.\r\nSolo l’adozione di tecnologie rinnovabili, decentrate sul territorio, controllabili dal basso, potrà mettere in campo le condizioni per fuoriuscita dal ricatto che le multinazionali dell’energia impongono a noi tutt*.\r\nNe abbiamo parlato con Marco Tafel, insegnante, ambientalista, contadino.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/2023-12-05-tafel-cop-28.mp3\"][/audio]","5 Dicembre 2023","2023-12-05 16:58:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/shutterstock_301538918-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/shutterstock_301538918-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/shutterstock_301538918-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/shutterstock_301538918-1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/shutterstock_301538918-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/shutterstock_301538918-1536x1024.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/shutterstock_301538918-2048x1365.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Cop28. Qualcosa cambia perché tutto resti come prima",1701795479,[114,115,116,117,118,119,120],"http://radioblackout.org/tag/co2/","http://radioblackout.org/tag/cop28/","http://radioblackout.org/tag/dubai/","http://radioblackout.org/tag/fonti-fossili/","http://radioblackout.org/tag/fonti-rinnovabili/","http://radioblackout.org/tag/gas-serra/","http://radioblackout.org/tag/nucleare/",[122,123,124,125,126,127,128],"co2","cop28","dubai","fonti fossili","fonti rinnovabili","gas serra","nucleare",{"post_content":130},{"matched_tokens":131,"snippet":132,"value":133},[69,70],"generale della compagnia petrolifera statale \u003Cmark>Abu\u003C/mark> \u003Cmark>Dhabi\u003C/mark> National Oil. 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Ciò significa un aumento di 127 miliardi in un anno. Gli Stati Uniti restano al primo posto in classifica nella spesa militare globale ricoprendo il 39%, una cifra di tre volte maggiore rispetto al paese al secondo posto, ossia la Cina.\r\n\r\nAnche l'Italia ambisce ad ottenere la sua posizione nella cartografia globale delle industrie di armamenti e questo risulta evidente in questa fase in cui la propaganda bellica assume un ruolo di primo piano negli interessi governativi, ciononostante è indicativo che nonostante la spesa pubblica dedicata agli armamenti aumenti, a totale discapito delle esigenze del Paese, la percentuale in PIL del ritorno di questa spesa è veramente minima. Ne abbiamo parlato con Francesco Vignarca della Rete Pace e Disarmo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Francesco-Vignarca-rete-pace-e-disarmo-2023_05_11_2023.05.11-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa questione degli armamenti in Italia ha differenti aspetti, uno di questi riguarda la vendita delle armi cosiddette leggere per uso privato. Di questo vasto mondo di lobby italiane ne ha fatto un'inchiesta Giorgio Beretta in un saggio dal titolo \"Il Paese delle armi\", che verrà presentato oggi pomeriggio alle ore 17.30 presso il Centro Studi Sereno Regis a Torino. All'interno del saggio viene analizzato il tema della \"cultura\" delle armi e le percentuali che riguardano il loro utilizzo in casi che smentiscono la narrazione della legittima difesa.\r\n\r\nIl governo in carica cavalca l'onda della propaganda bellicista, come dimostra, tra le altre, la fotografia che ritraeva la sottosegretaria della Difesa Isabella Rauti mentre imbracciava un fucile mitragliatore ARX-200 in occasione del Salone degli Armamenti di Abu Dhabi. Questo fatto pone in risalto come la narrazione che tende alla normalizzazione dell'uso e della vendita di armi rispecchi interessi economici e politici di cui nessuna forza politica è esente, come dimostrano le cariche presso le aziende principali in fatto di produzione di armi e nelle lobby, di esponenti da destra a sinistra dell'arco parlamentare che si riciclano nell'ambito della compra vendita delle armi.\r\n\r\nDi seguito l'approfondimento con Giorgio Beretta autore di \"Il Paese delle armi\".\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Beretta-il-paese-delle-armi-2023_05_11_2023.05.11-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","11 Maggio 2023","2023-05-11 14:35:34","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/proxy-image-2-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"165\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/proxy-image-2-300x165.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/proxy-image-2-300x165.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/proxy-image-2-200x110.jpeg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/proxy-image-2.jpeg 620w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Aziende produttrici di armi : lobby e interessi italiani.",1683815734,[156,157,158],"http://radioblackout.org/tag/lobby-delle-armi/","http://radioblackout.org/tag/narrazione-bellica/","http://radioblackout.org/tag/produzione-armi-in-italia/",[160,27,31],"Lobby delle armi",{"post_content":162},{"matched_tokens":163,"snippet":164,"value":165},[69,70],"del Salone degli Armamenti di \u003Cmark>Abu\u003C/mark> \u003Cmark>Dhabi\u003C/mark>. 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A fine dicembre l’azienda italiana ha firmato infatti un contratto per l’acquisizione di una quota del 70% della concessione nel Blocco esplorativo 3, situato nell’offshore nord-occidentale di Abu Dhabi. L’accordo di concessione è stato firmato dal ministro dell’Industria degli Emirati Arabi nonché amministratore delegato dell’Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC) Sultan Ahmed Al Jaber, dall’Ad di ENI Claudio Descalzi e da Phongsthorn Thavisin, general manager della società petrolifera thailandese PTT Exploration and Production Public Company Limited (PTTEP), anch’essa parte del consorzio con una quota di minoranza.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, insegnante, antimilitarista, blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/2021-01-05-eni-mazzeo.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIl Blocco esplorativo 3 rappresenta l’area più grande assegnata nell’ultimo anno dalla compagnia nazionale petrolifera emiratina e copre una superficie di circa 11.660 chilometri quadrati. La fase esplorativa avrà una durata massima di nove anni, mentre i termini della concessione saranno estesi per 35 anni dall’inizio della fase esplorativa; in caso di esito positivo, per le fasi di sviluppo e produzione l’ADNOC avrà un’opzione per detenere una quota del 60%. La nuova licenza si trova in prossimità di altri grandi giacimenti, tra cui le concessioni offshore dei Blocchi esplorativi 1 e 2 che l’holding italiana ha ottenuto dopo il bando concessione di ADNOC del maggio 2019.\r\n\r\n“La concessione è molto importante non solo sotto il profilo economico-commerciale, ma anche per quello che riguarda le relazioni tra Italia ed Emirati”, ha dichiarato l’amministratore delegato di ENI, Claudio Descalzi. “Essa rappresenta un ulteriore importante passo verso la realizzazione della strategia per rendere ENI protagonista nel settore dell’oil and gas ad Abu Dhabi, regione leader nel settore, contribuendo ad aggiungere ulteriori risorse e a sfruttare tutte le potenziali sinergie con i giacimenti circostanti”.\r\n\r\nAmpia soddisfazione per l’accordo italo-emiratino è stata espressa dal ministro Sultan Al Jaber. “Questa concessione rafforza ulteriormente la partnership tra ADNOC ed ENI”, ha dichiarato Al Jaber. “Ciò conferma ancora una volta il nostro approccio mirato alle partnership ad alto valore aggiunto che contribuisce alla giusta combinazione di capitale, tecnologia, capacità e accesso al mercato per accelerare lo sviluppo delle risorse di idrocarburi di Abu Dhabi. Nonostante le condizioni di mercato instabili (…) continuiamo ad accogliere i partner che condividono la nostra visione per liberare valore dalle nostre risorse di idrocarburi in modo sostenibile e con reciproco vantaggio, mentre portiamo avanti la nostra strategia verso il 2030”.\r\n\r\nENI opera negli Emirati Arabi Uniti dal marzo 2018 quando firmò un accordo per l’acquisto di due concessioni, la prima con una quota del 5% nel giacimento a petrolio di Lower Zakum a 84 km a nord-ovest di Abu Dhabi, la seconda del 10% nel campo sottomarino a olio, condensati e gas di Umm Shaif e Nasr, a circa 135 chilometri dalla costa di Abu Dhabi e un target di produzione di 460mila barili al giorno. A presenziare alla firma dell’accordo tra l’Ad Claudio Descalzi e l’ente petrolifero emiratino, il principe ereditario di Abu Dhabi Mohamed bin Zayed Al Nahyan e l’allora primo ministro italiano Paolo Gentiloni, a riprova della rilevanza politico-economica riservata dai due governi all’evento. Coincidenza vuole che negli stessi mesi si registrava l’ennesima escalation del conflitto nel vicino Yemen con il sempre più diretto coinvolgimento delle forze armate emiratine.\r\n\r\nPer ottenere lo sfruttamento per 40 anni dei giacimenti di Lower Zakum, Umm Shaif e Nasr, l’ENI ha sborsato 875 milioni di dollari reinvestendo i ricavi di una contemporanea triangolazione con Mubadala Petroleum, la società petrolifera del fondo sovrano emiratino Mubadala, la stessa che controlla il complesso militare-industriale nazionale e che ha acquisito in Italia Piaggio Aereo Industries per dotare l’emirato di droni da guerra. ENI ha aveva ceduto al gruppo Mubadala il 10% della concessione offshore di Shorouk in Egitto per il giacimento a gas di Zohr, il più grande del Mediterraneo, incassando 934 milioni di dollari. 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Il complesso di Ruwais, in particolare, è il quarto al mondo come dimensione ed è oggetto di ulteriore espansione e integrazione al fine di sviluppare il più grande sito di raffinazione e petrolchimica a livello mondiale. Per l’operazione di acquisizione di un quarto di questi impianti, l’ENI ha sborsato 3,24 miliardi di dollari circa con l’accordo firmato il 27 gennaio 2019 alla presenza dello Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Principe della Corona di Abu Dhabi e Vicecomandante Supremo delle forze armate degli Emirati Arabi, e il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte. Con ADNOC e la società austriaca OMV, l’azienda italiana ha poi costituito una nuova joint venture per la commercializzazione dei prodotti petroliferi raffinati.\r\n\r\nMeno di un anno fa il ministro e amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company, Sultan Ahmed Al Jaber, e l’Ad di ENI Claudio Descalzi hanno anche firmato un memorandum d’intesa per lo sviluppo congiunto di iniziative di ricerca “mirate alla realizzazione di soluzioni tecnologiche avanzate per la riduzione, cattura, utilizzo o confinamento in giacimenti delle emissioni di CO2”.\r\n\r\nLa santa alleanza Italia-Emirati fatta sino ad oggi di armi, gas e petrolio potrà così tingersi di green e divenire, forse, più sostenibile…\r\n\r\n(Articolo di Antonio Mazzeo pubblicato in Africa ExPress il 3 gennaio 2021)","5 Gennaio 2021","2021-01-05 13:51:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/eni-off-shore-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/eni-off-shore-300x169.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/eni-off-shore-300x169.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/eni-off-shore-1024x576.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/eni-off-shore-768x432.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/eni-off-shore.jpeg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","ENI: Il massacro in Yemen non ferma il cane a sei zampe",1609854690,[184,185,186,187,188],"http://radioblackout.org/tag/descalzi/","http://radioblackout.org/tag/emirati-arabi-uniti/","http://radioblackout.org/tag/eni/","http://radioblackout.org/tag/offshore/","http://radioblackout.org/tag/yemen/",[190,191,192,193,194],"descalzi","emirati arabi uniti","ENI","offshore","yemen",{"post_content":196},{"matched_tokens":197,"snippet":198,"value":199},[69,70],"3, situato nell’offshore nord-occidentale di \u003Cmark>Abu\u003C/mark> \u003Cmark>Dhabi\u003C/mark>. L’accordo di concessione è stato","Negli stessi giorni in cui il Parlamento chiedeva al Governo la proroga della sospensione dell’esportazione di alcuni sistemi d’arma ad Arabia saudita ed Emirati Arabi Uniti per i crimini commessi in Yemen, il colosso energetico ENI - controllato in parte dallo Stato italiano - decideva di espandere la propria presenza in territorio emiratino. A fine dicembre l’azienda italiana ha firmato infatti un contratto per l’acquisizione di una quota del 70% della concessione nel Blocco esplorativo 3, situato nell’offshore nord-occidentale di \u003Cmark>Abu\u003C/mark> \u003Cmark>Dhabi\u003C/mark>. L’accordo di concessione è stato firmato dal ministro dell’Industria degli Emirati Arabi nonché amministratore delegato dell’Abu \u003Cmark>Dhabi\u003C/mark> National Oil Company (ADNOC) Sultan Ahmed Al Jaber, dall’Ad di ENI Claudio Descalzi e da Phongsthorn Thavisin, general manager della società petrolifera thailandese PTT Exploration and Production Public Company Limited (PTTEP), anch’essa parte del consorzio con una quota di minoranza.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, insegnante, antimilitarista, blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/2021-01-05-eni-mazzeo.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIl Blocco esplorativo 3 rappresenta l’area più grande assegnata nell’ultimo anno dalla compagnia nazionale petrolifera emiratina e copre una superficie di circa 11.660 chilometri quadrati. La fase esplorativa avrà una durata massima di nove anni, mentre i termini della concessione saranno estesi per 35 anni dall’inizio della fase esplorativa; in caso di esito positivo, per le fasi di sviluppo e produzione l’ADNOC avrà un’opzione per detenere una quota del 60%. La nuova licenza si trova in prossimità di altri grandi giacimenti, tra cui le concessioni offshore dei Blocchi esplorativi 1 e 2 che l’holding italiana ha ottenuto dopo il bando concessione di ADNOC del maggio 2019.\r\n\r\n“La concessione è molto importante non solo sotto il profilo economico-commerciale, ma anche per quello che riguarda le relazioni tra Italia ed Emirati”, ha dichiarato l’amministratore delegato di ENI, Claudio Descalzi. “Essa rappresenta un ulteriore importante passo verso la realizzazione della strategia per rendere ENI protagonista nel settore dell’oil and gas ad \u003Cmark>Abu\u003C/mark> \u003Cmark>Dhabi\u003C/mark>, regione leader nel settore, contribuendo ad aggiungere ulteriori risorse e a sfruttare tutte le potenziali sinergie con i giacimenti circostanti”.\r\n\r\nAmpia soddisfazione per l’accordo italo-emiratino è stata espressa dal ministro Sultan Al Jaber. “Questa concessione rafforza ulteriormente la partnership tra ADNOC ed ENI”, ha dichiarato Al Jaber. “Ciò conferma ancora una volta il nostro approccio mirato alle partnership ad alto valore aggiunto che contribuisce alla giusta combinazione di capitale, tecnologia, capacità e accesso al mercato per accelerare lo sviluppo delle risorse di idrocarburi di \u003Cmark>Abu\u003C/mark> \u003Cmark>Dhabi\u003C/mark>. 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ENI ha aveva ceduto al gruppo Mubadala il 10% della concessione offshore di Shorouk in Egitto per il giacimento a gas di Zohr, il più grande del Mediterraneo, incassando 934 milioni di dollari. Il 12 novembre 2018, l’ENI aveva poi ulteriormente rafforzato le relazioni d’affari con la cassaforte finanziaria del regime di \u003Cmark>Abu\u003C/mark> \u003Cmark>Dhabi\u003C/mark>: il presidente di Mubadala Petroleum, Musabbeh Al Kaabi, e l’amministratore delegato Claudio Descalzi sottoscrivevano infatti un accordo per la cessione da parte di ENI del 20% della concessione del blocco esplorativo a gas di Nour situato nel bacino del Delta del Nilo orientale, a circa 50 km dalla costa egiziana.\r\n\r\nNegli Emirati Arabi Uniti il colosso energetico italiano opera inoltre nella concessione di Ghasha, la maggiore area estrattiva offshore di gas e per la quale l’ENI sta negoziando con l’Abu \u003Cmark>Dhabi\u003C/mark> National Oil Company l’acquisizione di una quota dell 25%. 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Si tratta del \"Belgrade Waterfront\", progetto immobiliare pubblico-privato che vede la compartecipazione dello Stato guidado da Vučić (che fornirà terreni e infrastrutture) e della Eagle Hills, società di Abu Dhabi specializzata nello \"sviluppo di centri urbani\" (che investirà nell'edilizia). Il costo complessivo previsto per questa operazione speculativa è di 3,5 miliardi di Euro, mentre i lavori, che dureranno 30 anni, comprenderanno la costruzione di case e hotel di lusso, centri commerciali e uffici, tra cui il grattacielo “Kula Beograd” che, con oltre 200 metri di altezza, diventerà l’edificio più alto dell’intera penisola balcanica.\r\n\r\n \r\n\r\nE' proprio in quest'area che circa 1.000 rifugiati bloccati in Serbia perchè respinti dalla Fortezza Europa avevano deciso di occupare degli immobili abbandonati da tempo. Persone a cui è stato negato qualunque riconoscimento giuridico sia nell'UE che in Serbia, deportate dall'Ungheria e dalla Croazia e poi bloccate nella cd. \"rotta balcanica\", costrette quest'estate a vivere accampate nei parchi pubblici di Belgrado da cui sono poi state sgomberate. Persone che in autunno hanno però deciso di lottare in prima persona contro il regime di deportabilità quotidiana a cui gli Stati le sottopongono, rifiutando il trasfermento nei \"campi\" istituzionali serbi (da cui poi rischiano nuovamente di essere deportate in Macedonia) e riappropriandosi da sole di un tetto. Squat dove l'autogestione è diventata un'arma contro i confini e contro la gentrification. La repressione non ha tardato a manifestarsi: polizia, ruspe e associazionismo \"umanitario\" sono presto arrivati per sgomberare e deportare i rifugiati, così come da mesi sta avvenendo, con ogni mezzo legale ed illegale, con le famiglie locali povere che devono essere estirpate da un quartiere dove ci sarà posto solo per ricchi. Dopo la \"riqualificazione\" il costo medio di un'appartamento nell'area sarà di 400.000 euro, a fronte di un salario medio mensile, in Serbia, inferiore ai 400 euro. Nel frattempo, per coprire la vista \"oscena\" delle case occupate, è stato eretto un muro con immagini dello sfavillante \"Belgrade Waterfront Project\". 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Un campo di prigionia dove i presunti “unlawful combatants” catturati nel corso delle operazioni di terra dell’esercito israeliano a Gaza, vengono rinchiusi e sottoposti a torture fisiche e psichiche.\r\n\r\nUomini denudati, umiliati, deumanizzati e brutalizzati dalle guardie e dal personale sanitario; il tutto in una struttura che, a differenza di Guantanamo o Abu Grahib, si trova all’interno dei confini giuridici e morali dello stato di Israele.\r\n\r\nSe il concetto di “radicalizzazione” viene spesso utilizzato per descrivere i percorsi di strutturazione deviante della personalità nei singoli individui, potremmo ribaltare questa categoria per osservare il ricorso e l’assuefazione a gradi crescenti di violenza istituzionale come forma di radicalizzazione dei nostri apparati politico-culturali?\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/BCUPCB_sde-teiman.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nPROJECT NIMBUS E DRONI MARITTIMI\r\n\r\nUno rapido sguardo sulla lotta interna alle Big Tech statunitensi: l’ammutinamento - visibilizzato dalla campagna NoTechForApartheid - contro la partecipazione di Google e Amazon nel progetto Nimbus (fornitura di servizi cloud e di AI all’esercito israeliano), l’appello di Willian Fitzgerald alla diserzione a alla diffusione dall’interno di informazioni sull’apparato tecno-militare.\r\n\r\nIn conclusione, una riflessione sull’utilizzo di USV e UUV da parte delle milizie Houti e sul potenziale di interferenza sull’Ordine Mondiale rappresentato da questi economici sistemi d’arma.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/BCUPCB_nimbus-usv.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLink articolo MIT Tech Review: https://www.technologyreview.com/2024/05/10/1092241/tech-workers-should-shine-a-light-on-the-industrys-secretive-work-with-the-military/","23 Maggio 2024","2024-05-23 11:42:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/bcupcb-sdeteiman-smcv-200x110.jpg","TORTURA: DA SDE TEIMAN A SANTA MARIA CAPUA VETERE",1716464551,[334,335,336,337,338,339,340,341,342,343,344,345],"http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/droni/","http://radioblackout.org/tag/gaza/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/israele/","http://radioblackout.org/tag/no-tech-for-apartheid/","http://radioblackout.org/tag/project-maven/","http://radioblackout.org/tag/project-nimbus/","http://radioblackout.org/tag/radicalizzazione/","http://radioblackout.org/tag/reato-tortura/","http://radioblackout.org/tag/santa-maria-capua-vetere/","http://radioblackout.org/tag/tortura/",[347,348,349,350,351,352,353,354,355,356,357,358],"carcere","droni","Gaza","guerra","Israele","no-tech-for-apartheid","project maven","project nimbus","radicalizzazione","reato tortura","santa maria capua vetere","tortura",{"post_content":360},{"matched_tokens":361,"snippet":362,"value":363},[69],"a differenza di Guantanamo o \u003Cmark>Abu\u003C/mark> Grahib, si trova all’interno dei","Estratti dalla puntata del 20 maggio 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nDENTRO IL PROCESSO PER IL MASSACRO DI SANTA MARIA CAPUA VETERE\r\n\r\nIl processo sulla “macelleria di Santa Maria Capua Vetere” è un contesto di fondamentale importanza per osservare come l’apparato sanzionatorio dello Stato possa reagire di fronte a un episodio di estrema violenza messa in atto in modo organizzato da centinaia di agenti di polizia penitenziaria: non si parla di una “squadretta punitiva”, ma dell’apparato muscolare di un intero carcere.\r\n\r\nUn altro dato che conferisce particolare rilevanza all’analisi di questo processo, riguarda la presenza dei filmati delle videocamere che ritraggono una parte significativa delle violenze e delle condotte aguzzini: un elemento che – nel suo ruolo – oscilla tra la dimensione probatoria e quella politico-culturale.\r\n\r\nPer parlare di filmati, di riconoscimento biometrico, di violenza organizzata, di catene di comando e più in generale della rilevanza di questo processo, ci colleghiamo l’avv. 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Alfredo Bandelli (27 minuti) [Vibrazioni sonore] : Un approfondimento musicato sulla vita e le opere di un cantautore che con la sua voce e la sua chitarra ha raccontato dall'interno, un mondo fatto di militanza, contestazioni del periodo d'oro della lotta di classe in Italia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Alfredo-Bandelli-vibrazioni-sonore.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tMartedì 19 h 8:30 - Audiodocumentario Saharawi #1 (28 minuti) [Tullio Togni] : Tullio Togni, giornalista freelance, ha realizzato tre audio-doc sui Saharawi, frutto di diversi viaggi nel Sahara Occidentale, con le testimonianze dirette di lavoratori, sindacalisti, attivisti (nella zona occupata dal Marocco) e di profughi (nei campi in Algeria).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Audiodocumentario-Saharawi_1Tullio-Togni_28.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tMartedì 19 h 11:30 - Dai monti del Kurdistan #1 (28 minuti) [Radio Alpi Libere] : Chiacchierata a più voci in un villaggio in montagna del Kurdistan Turco, realizzata a fine Marzo 2012.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Dai-monti-del-Kurdistan_1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tMartedì 19 h 12:30 - 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L'assassino dei sogni (29 minuti) [Radio Blackout] : Lettura da un libro di Carmelo Musumeci e Giuseppe Ferraro. Un filosofo e un ergastolano si scrivono. Ne nasce un racconto di vite: di quella prigioniera dell'Assassino dei Sogni che non dà scampo, e di quella che pensiamo libera ma che pure può diventare prigione di qua dalle mura del carcere. Ricca del fascino discreto della scrittura epistolare, una riflessione sulla carcerazione che diventa discorso amoroso e \"dissequestrando parole\" pronuncia sentieri di libertà. Pagine che, quando tutto sembra perso e il buio sta per avere il sopravvento, diventano lezioni e iniezioni di vita, per l'ergastolano, per il filosofo, ma forse anche per tutti noi.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Lassassino-dei-sogni_29.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tVenerdì 22 h 13:30 - Rebetiko (27 minuti) [Radio Cane.info] : Carcere e fumerie di hashish, bande di strada e scontri con l’ordine costituito, profughi e sofferenza. Le origini e la storia del Rebetiko, più un modo di vita che un mero stile musicale, si intrecciano con la storia della plebe urbana greca, con la vita del Pireo e con le principali fasi politiche della penisola ellenica nella prima metà del XX secolo. Ci siamo fatti raccontare questa vicenda da Epaminondas Thomos, un compagno greco che ha curato l’edizione italiana del testo di Elias Petropulos, Rebetiko. Vita, musica, danza tra carcere e fumi dell’hashish (Nautilus).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Rebetiko_27.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tVenerdì 22 h 20:30 - Radio carosello (46 minuti) [Produzioni nessun rimborso] : Radio Carosello è un palinsesto radiofonico condensato in 45 minuti. Dall’informazione mattutina, ai programmi ecosostenibili del pomeriggio, fino ai quiz e alle telenovele serali. Condito da pubblicità e jingle autoprodotti. Creato dalle Produzioni Nessun Rimborso, registrato negli studios di Radio Blackout con la collaborazione di 30 voci naturalmente non retribuite.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Radio-Carosello_46.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tSabato 23 h 10 - Claudio Lavazza (17 minuti) [Centro di documentazione Porfido] : Nelle vostre cuffiette, camerette e balconi, gli audiocapitoli di Porfido. 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Per questo, proprio oggi che Alfredo Cospito è a un passo dalla morte nel carcere di Bancali a Sassari all’esito di uno sciopero della fame che dura, ormai, da 80 giorni abbiamo deciso di riproporre una lettura tratta da “le Cayenne Italiane”, libro autobiografico di testimonianze e memorie sull’esperienza del 41 bis nelle sezioni Agrippa di Pianosa e Fornelli dell’Asinara nei primi anni novanta del Novecento. Benché questi luoghi specifici siano stati chiusi, circa settecento persone, sono ancora sottoposte al regime del 41 bis. Queste testimonianze, oggi come allora raccontano di come lo stato abbia deciso dagli anni '90 a gestire la libertà di alcuni individui, attraverso carcerazione, terrore, tortura, 41 bis. Nel silenzio complice della società, cosiddetta, civile. Come dice Pasquale de Feo: perchè questo non debba ripetersi mai più.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Le-Cayenne-italianeArsider_43.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tDomenica 24 h 10 - Il margine di errore (43 minuti) [Arsider] : Siamo in onda? Il bello della diretta è la zona più sperimentale della radio “amatoriale”: da quando si è in onda, la costante pressione data dal potenziale fallout tecnico costringe conduttorx - redattorx a dividersi sul momento tra l’autenticità come capacità di restare se stessi e autenticità come impossibilità di continuare a fingere e dissimulare: il famoso “ci scusiamo per i problemi tecnici” accomuna, in una dimensione quasi invisibile, la dialettica urgente tra produzione di contenuti sul momento e l’impossibilità strutturale di esercitarne un totale controllo. Chi si trova seduto di fronte al microfono non può conoscere cosa sta per accadere, se non empiricamente, cercando di giustificare l’imprevisto, talvolta inserendolo nella fase di produzione dei contenuti come elemento cardine. Ciò può accadere in diversi modi, trasformando i palinsesti in laboratori di pratica sperimentale e radicale della musica. L’ascolto che vi proponiamo opera nella zona di margine appena descritta e può costituirsi come una campionatura artistica dell’errore; (e qualunque altro fatto sonoro che si manifesti durante la diretta contro la volontà dei conduttori-redattori). Esiste una possibilità di fuga dell’imprevisto che lo ricollochi in una nuova dimensione? Attraverso l’amplificazione dell’errore è possibile avvicinarsi a risultati artistici che procedano parallelamente ai contenuti e non vi si sovrappongano?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Il-margine-di-erroreArsider_43.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 24 h 18 - Tutta colpa dei padroni? #5 (8 minuti) [Marcello Pini e Federico Bosis] : \"Tutta colpa dei padroni?\" è un podcast di alfabetizzazione sindacale che spiega nella maniera più chiara possibile come sono regolati i rapporti di lavoro: chi scrive i CCNL, cosa succede quando scadono o si rinnovano, come agiscono i sindacati e quali sono le differenze tra loro. E ancora: cosa sono i \"contratti mostro\", come funziona il sistema degli appalti, che ruolo hanno lo Stato e il governo nelle leggi sul lavoro, cos'è lo sciopero e come si fa. \r\nSe il benessere tuo e dei tuoi cari dipende da uno stipendio, qui troverai alcune cose che faresti meglio a conoscere. Testo e voce: Marcello Pini. Editing sonoro e montaggio: Federico Bosis. Paghiamo imposte e contributi perché lo Stato garantisca servizi pubblici e previdenza sociale, giusto? In teoria sì, ma nella realtà più della metà delle nostre tasse finisce in tasca a padroni e banchieri.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Tutta-colpa-dei-padroni-n.5_8.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","24 Dicembre 2023","2024-03-01 18:31:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Immagine-social-BH-200x110.jpg","Black Holes dal 18 al 24 Dicembre 2023",1703448669,[381,382,383,384,385,386,334,387,388,389,390,391,392,393,394,395,396,397,398,399,400,401,402,403,404,405,406,407,408,409,410,411,412,413,414,415,416,417,418,419,420,421,422,423,424],"http://radioblackout.org/tag/africa/","http://radioblackout.org/tag/alfredo-bandelli/","http://radioblackout.org/tag/audiodocumentario/","http://radioblackout.org/tag/autoformazione/","http://radioblackout.org/tag/black-holes/","http://radioblackout.org/tag/cantautore/","http://radioblackout.org/tag/carmello-musumeci/","http://radioblackout.org/tag/carosello/","http://radioblackout.org/tag/cayenne/","http://radioblackout.org/tag/chitarra/","http://radioblackout.org/tag/comicita/","http://radioblackout.org/tag/diritti-lavoro/","http://radioblackout.org/tag/electronica-cuerpo-musica/","http://radioblackout.org/tag/ergastolo/","http://radioblackout.org/tag/filosofia/","http://radioblackout.org/tag/giuseppe-ferraro/","http://radioblackout.org/tag/grecia/","http://radioblackout.org/tag/hashish/","http://radioblackout.org/tag/inchiesta/","http://radioblackout.org/tag/intervista/","http://radioblackout.org/tag/kurdistan/","http://radioblackout.org/tag/lavoro/","http://radioblackout.org/tag/letteratura/","http://radioblackout.org/tag/lettura/","http://radioblackout.org/tag/libro/","http://radioblackout.org/tag/musica-2/","http://radioblackout.org/tag/musica-militante/","http://radioblackout.org/tag/musica-popolare/","http://radioblackout.org/tag/produzioni-nessun-rimborso/","http://radioblackout.org/tag/pubblicita/","http://radioblackout.org/tag/radio-alpi-libere/","http://radioblackout.org/tag/radio-cane/","http://radioblackout.org/tag/rebetiko/","http://radioblackout.org/tag/registrazione-live/","http://radioblackout.org/tag/sahara/","http://radioblackout.org/tag/saharawi/","http://radioblackout.org/tag/serie-podcast/","http://radioblackout.org/tag/sindacato/","http://radioblackout.org/tag/sonorizzazione/","http://radioblackout.org/tag/tullio-togni/","http://radioblackout.org/tag/turchia/","http://radioblackout.org/tag/tutta-colpa-dei-padroni/","http://radioblackout.org/tag/viaggio/","http://radioblackout.org/tag/vibrazioni-sonore/",[426,427,428,429,430,431,347,432,433,434,435,436,437,438,439,440,441,442,443,444,445,446,270,447,448,449,268,450,451,452,453,454,272,455,456,457,458,459,460,461,462,463,464,465,466],"Africa","alfredo bandelli","audiodocumentario","autoformazione","black holes","cantautore","carmello musumeci","carosello","cayenne","chitarra","comicità","diritti lavoro","electronica cuerpo musica","ergastolo","filosofia","giuseppe ferraro","grecia","hashish","inchiesta","intervista","Kurdistan","letteratura","lettura","libro","musica militante","musica popolare","produzioni nessun rimborso","pubblicità","radio alpi libere","rebetiko","registrazione live","Sahara","saharawi","serie podcast","sindacato","sonorizzazione","tullio togni","Turchia","tutta colpa dei padroni?","viaggio","vibrazioni sonore",{"post_content":468},{"matched_tokens":469,"snippet":470,"value":471},[69],"di Pianosa e Asinara, le \u003Cmark>Abu\u003C/mark> Grahib italiane, volute dal generale"," \r\n\r\n \tLunedì 18 h 13:30 - Alfredo Bandelli (27 minuti) [Vibrazioni sonore] : Un approfondimento musicato sulla vita e le opere di un cantautore che con la sua voce e la sua chitarra ha raccontato dall'interno, un mondo fatto di militanza, contestazioni del periodo d'oro della lotta di classe in Italia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Alfredo-Bandelli-vibrazioni-sonore.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tMartedì 19 h 8:30 - Audiodocumentario Saharawi #1 (28 minuti) [Tullio Togni] : Tullio Togni, giornalista freelance, ha realizzato tre audio-doc sui Saharawi, frutto di diversi viaggi nel Sahara Occidentale, con le testimonianze dirette di lavoratori, sindacalisti, attivisti (nella zona occupata dal Marocco) e di profughi (nei campi in Algeria).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Audiodocumentario-Saharawi_1Tullio-Togni_28.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tMartedì 19 h 11:30 - Dai monti del Kurdistan #1 (28 minuti) [Radio Alpi Libere] : Chiacchierata a più voci in un villaggio in montagna del Kurdistan Turco, realizzata a fine Marzo 2012.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Dai-monti-del-Kurdistan_1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tMartedì 19 h 12:30 - Dai monti del Kurdistan #2 (28 minuti) [Radio Alpi Libere] : Chiacchierata a più voci in un villaggio in montagna del Kurdistan Turco, realizzata a fine Marzo 2012.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Dai-monti-del-Kurdistan_2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tMercoledì 20 h 8:30 - Audiodocumentario Saharawi #2 (24 minuti) [Tullio Togni] : Tullio Togni, giornalista freelance, ha realizzato tre audio-doc sui Saharawi, frutto di diversi viaggi nel Sahara Occidentale, con le testimonianze dirette di lavoratori, sindacalisti, attivisti (nella zona occupata dal Marocco) e di profughi (nei campi in Algeria).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Audiodocumentario-Saharawi_2Tullio-Togni_24.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tGiovedì 21 h 8:30 - Audiodocumentario Saharawi #3 (24 minuti) [Tullio Togni] : Tullio Togni, giornalista freelance, ha realizzato tre audio-doc sui Saharawi, frutto di diversi viaggi nel Sahara Occidentale, con le testimonianze dirette di lavoratori, sindacalisti, attivisti (nella zona occupata dal Marocco) e di profughi (nei campi in Algeria).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Audiodocumentario-Saharawi_3Tullio-Togni_25.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tVenerdì 22 h 8:30 - L'assassino dei sogni (29 minuti) [Radio Blackout] : Lettura da un libro di Carmelo Musumeci e Giuseppe Ferraro. Un filosofo e un ergastolano si scrivono. Ne nasce un racconto di vite: di quella prigioniera dell'Assassino dei Sogni che non dà scampo, e di quella che pensiamo libera ma che pure può diventare prigione di qua dalle mura del carcere. Ricca del fascino discreto della scrittura epistolare, una riflessione sulla carcerazione che diventa discorso amoroso e \"dissequestrando parole\" pronuncia sentieri di libertà. Pagine che, quando tutto sembra perso e il buio sta per avere il sopravvento, diventano lezioni e iniezioni di vita, per l'ergastolano, per il filosofo, ma forse anche per tutti noi.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Lassassino-dei-sogni_29.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tVenerdì 22 h 13:30 - Rebetiko (27 minuti) [Radio Cane.info] : Carcere e fumerie di hashish, bande di strada e scontri con l’ordine costituito, profughi e sofferenza. Le origini e la storia del Rebetiko, più un modo di vita che un mero stile musicale, si intrecciano con la storia della plebe urbana greca, con la vita del Pireo e con le principali fasi politiche della penisola ellenica nella prima metà del XX secolo. Ci siamo fatti raccontare questa vicenda da Epaminondas Thomos, un compagno greco che ha curato l’edizione italiana del testo di Elias Petropulos, Rebetiko. Vita, musica, danza tra carcere e fumi dell’hashish (Nautilus).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Rebetiko_27.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tVenerdì 22 h 20:30 - Radio carosello (46 minuti) [Produzioni nessun rimborso] : Radio Carosello è un palinsesto radiofonico condensato in 45 minuti. Dall’informazione mattutina, ai programmi ecosostenibili del pomeriggio, fino ai quiz e alle telenovele serali. Condito da pubblicità e jingle autoprodotti. Creato dalle Produzioni Nessun Rimborso, registrato negli studios di Radio Blackout con la collaborazione di 30 voci naturalmente non retribuite.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Radio-Carosello_46.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tSabato 23 h 10 - Claudio Lavazza (17 minuti) [Centro di documentazione Porfido] : Nelle vostre cuffiette, camerette e balconi, gli audiocapitoli di Porfido. Oggi Pestifera la mia vita, autobiografia di Claudio Lavazza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Claudio-Lavazza_14.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tSabato 23 h 20 - Le Cayenne Italiane (43 minuti) [Arsider] : I regimi speciali come il 41 bis e l’ergastolo ostativo, frutto della esperienza maturata nell’isolamento dei detenuti politici negli anni ‘70 , costituiscono oggi uno strumento punitivo di prim’ordine per lo stato Italiano, norme e pratiche di violenza e distruzione dell’individuo sperimentate nelle carceri speciali di Pianosa e Asinara, le \u003Cmark>Abu\u003C/mark> Grahib italiane, volute dal generale Dalla Chiesa in persona, tinteggiate di marrone perchè persino il colore dei muri potesse servire a fiaccare l’animo dei reclusi e coperte dalla censura delle parole dietro la quale lo stato democratico si è sempre nascosto, definendole semplicemente “carcere duro”. Per questo, proprio oggi che Alfredo Cospito è a un passo dalla morte nel carcere di Bancali a Sassari all’esito di uno sciopero della fame che dura, ormai, da 80 giorni abbiamo deciso di riproporre una lettura tratta da “le Cayenne Italiane”, libro autobiografico di testimonianze e memorie sull’esperienza del 41 bis nelle sezioni Agrippa di Pianosa e Fornelli dell’Asinara nei primi anni novanta del Novecento. Benché questi luoghi specifici siano stati chiusi, circa settecento persone, sono ancora sottoposte al regime del 41 bis. Queste testimonianze, oggi come allora raccontano di come lo stato abbia deciso dagli anni '90 a gestire la libertà di alcuni individui, attraverso carcerazione, terrore, tortura, 41 bis. Nel silenzio complice della società, cosiddetta, civile. Come dice Pasquale de Feo: perchè questo non debba ripetersi mai più.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Le-Cayenne-italianeArsider_43.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \tDomenica 24 h 10 - Il margine di errore (43 minuti) [Arsider] : Siamo in onda? Il bello della diretta è la zona più sperimentale della radio “amatoriale”: da quando si è in onda, la costante pressione data dal potenziale fallout tecnico costringe conduttorx - redattorx a dividersi sul momento tra l’autenticità come capacità di restare se stessi e autenticità come impossibilità di continuare a fingere e dissimulare: il famoso “ci scusiamo per i problemi tecnici” accomuna, in una dimensione quasi invisibile, la dialettica urgente tra produzione di contenuti sul momento e l’impossibilità strutturale di esercitarne un totale controllo. Chi si trova seduto di fronte al microfono non può conoscere cosa sta per accadere, se non empiricamente, cercando di giustificare l’imprevisto, talvolta inserendolo nella fase di produzione dei contenuti come elemento cardine. Ciò può accadere in diversi modi, trasformando i palinsesti in laboratori di pratica sperimentale e radicale della musica. L’ascolto che vi proponiamo opera nella zona di margine appena descritta e può costituirsi come una campionatura artistica dell’errore; (e qualunque altro fatto sonoro che si manifesti durante la diretta contro la volontà dei conduttori-redattori). Esiste una possibilità di fuga dell’imprevisto che lo ricollochi in una nuova dimensione? Attraverso l’amplificazione dell’errore è possibile avvicinarsi a risultati artistici che procedano parallelamente ai contenuti e non vi si sovrappongano?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Il-margine-di-erroreArsider_43.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 24 h 18 - Tutta colpa dei padroni? #5 (8 minuti) [Marcello Pini e Federico Bosis] : \"Tutta colpa dei padroni?\" è un podcast di alfabetizzazione sindacale che spiega nella maniera più chiara possibile come sono regolati i rapporti di lavoro: chi scrive i CCNL, cosa succede quando scadono o si rinnovano, come agiscono i sindacati e quali sono le differenze tra loro. E ancora: cosa sono i \"contratti mostro\", come funziona il sistema degli appalti, che ruolo hanno lo Stato e il governo nelle leggi sul lavoro, cos'è lo sciopero e come si fa. \r\nSe il benessere tuo e dei tuoi cari dipende da uno stipendio, qui troverai alcune cose che faresti meglio a conoscere. Testo e voce: Marcello Pini. Editing sonoro e montaggio: Federico Bosis. Paghiamo imposte e contributi perché lo Stato garantisca servizi pubblici e previdenza sociale, giusto? 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