","UN’ANALISI DELLE PIAZZE FRANCESI CONTRO IL GREEN PASS CON VALERIE GERARD","post",1633686538,[],[],{"post_content":45},{"matched_tokens":46,"snippet":48,"value":49},[47],"Agamben","lettura di Foucault e di \u003Cmark>Agamben\u003C/mark> su una maniera di pensare","Riportiamo la traduzione dell’intervista fatta a Valerie Gérard, filosofa e attivista francese che ha scritto un testo dal titolo “Tracciare delle linee: considerazioni sulle mobilitazioni contro il pass sanitario in Francia.”\r\n \r\n\r\n“Dall’inizio delle manifestazioni contro il pass sanitario la questione è di nuovo cruciale e discussa, posta esplicitamente da quelli e quelle che da sinistra, cioè, per farla breve, dal campo dell’emancipazione, trovano – o vorrebbero poterlo fare – benvenuto un movimento sociale contro le politiche sicuritarie e contro il governo di Macron in generale. Come se questo movimento potesse essere il seguito di quelli del 2016 e del 2018 [il primo contro la legge sul lavoro e il secondo quello cosiddetto dei “gilet gialli”, ndt]. È a partire da questo contesto che sono proposte queste, parziali, considerazioni.” (dalla traduzione del testo apparsa sul sito www.quieora.ink)\r\n\r\n \r\n\r\nInnanzitutto, da dove vengono le istanze contro il green pass? Dire no al pass equivale dire no al vaccino? Cosa ci dicono le piazze francesi a questo proposito? \r\n\r\n \r\n\r\nC’è moltissima gente che ha partecipato alle manifestazioni contro il pass in particolare gente di sinistra e del giro della sinistra radicale, hanno sempre detto che manifestavano contro il pass e non contro il vaccino e che il problema è che si tratta di un dispositivo di controllo, un dispositivo di sorveglianza tecnologico in più che controlla la popolazione. Quindi è questo contro cui si combatte, ed è evidente che questo rende le manifestazioni piene di senso [contenuti] per le persone che hanno l’abitudine a scendere in piazza per questo genere di tematiche. Il problema è che la maggior parte delle persone che manifestano non sono vicine a questo tipo di argomenti e vediamo molto chiaramente nei cartelli, nei discorsi, negli slogan, che i manifestanti manifestano allo stesso modo contro il vaccino che contro il pass, e poi quello che vedo è che, certo, le personalità di sinistra, dicono “ma io sono vaccinato, e sono qui a manifestare perché è un attacco alla democrazia”, “manifesto contro il pass perchè difendo la democrazia, contro lo stato e la sua deriva autoritaria”, solo che il discorso generale è scivolato a un certo punto in una diffidenza verso il vaccino, è scivolato in propositi di scetticismo verso il covid, sul fatto che il vaccino potesse essere pericoloso ecc. Dunque, a mio avviso, la porosità tra il movimento antipass e il movimento antivax è davvero forte perché possiamo veramente fare una distinzione tra i due.\r\n\r\n \r\n\r\n.. quindi possiamo dire che è veramente contro il vaccino? \r\n\r\n \r\n\r\nBisogna dire che c’è gente che fa davvero un discorso così, ma non sono assolutamente maggioritari e non si sentono molto perchè non sono loro che danno il ritmo alle manifestazioni, in Francia c’è un’associazione che si occupa di sorveglianza e tecnologie e loro per esempio tengono un discorso che verte esclusivamente sui dati sensibili, e sono componenti che vanno alle manifestazioni perchè pensano di poter sensibilizzare le persone su queste questioni di sorveglianza.. in ogni caso il contributo di questo testo vuole essere il fatto che per qualsiasi movimento che si voglia analizzare e interpretare non basta solamente vedere i discorsi piu evidenti ma anche a cosa si accompagnano, le pratiche, ecc. e quello che si è visto quest’estate, ed era molto chiaro, è che il movimento ha colpito i luoghi dove si fanno i test, vandalizzato i centri di vaccinazione, che se l’è presa con dei medici, ciò ha condotto a delle aggressioni ecc dunque non è un movimento che se l’è presa con i dispositivi di sorveglianza ma con i luoghi della cura, quindi questo indica come il movimento si inserisce nella tendenza antisanitaria che c’è dall’inizio della pandemia piuttosto che contro il pass .\r\n\r\n \r\n\r\nTu dici di non avere affinità (utilizzo questo termine nella sua accezione ordinaria nonostante ci sia anche un’accezione filosofica che hai elaborato nel tuo libro “Par affinités”) con questo movimento, ma tu puoi immaginare oggi un movimento che non abbia le caratteristiche che tu critichi (quindi il fatto di essere individualista e ultra liberal)? Leggendo il tuo testo alcuni potrebbero dire che assume una visione un po’ troppo romantica dei gilet gialli e che scada un po’ in un punto di vista classista. \r\n\r\n \r\n\r\nNegli ultimi anni in Francia perlomeno ci sono stati dei movimenti che non hanno avuto del tutto queste caratteristiche che sia il movimento contro la loi travail del 2016 o contro la riforma delle pensioni nel 2020, entrambi erano dei movimenti popolari effettivamente contro il sistema capitalista, contro le dominazioni, mentre questo movimento non ha niente a che vedere con questi, ci sono persone che ci vedono una continuità con il movimento dei gj ma io penso che non sia così perchè i discorsi, le pratiche non sono per niente le stesse. E’ vero però che il movimento dei gj all’inizio era molto indeterminato (rispetto alle proprie rivendicazioni) ed è anche per questo motivo che all’inizio dell’estate molte persone dei giri di sinistra / antagonisti hanno partecipato alle mobilitazioni no pass proprio perchè erano eterogenee, per dargli una direzione, dopodichè verso la fine dell’estate ci sono stati molti gruppi che essendoci andati hanno scritto dei testi in cui dicono effettivamente no questo movimento è molto direzionato verso l’estrema destra perchè è la destra che ne detta gli slogan; è vero che il movimento dei gj all’inizio era molto eterogeneo e che infatti molte persone di sinistra non volevano andarci perchè dicevano che era un movimento pro jihadista, e che non avevano niente da fare lì dentro ma allo stesso tempo che stava succedendo qualcosa che aveva un impatto e una composizione popolare. Non voglio dire che il moviemnto dei gj non avesse contraddizioni perchè ci sono sempre stati gruppuscoli appartenenti alla destra o all’estrema destra, ma non erano loro che decidevano la traiettoria del movimento, per esempio se guardiamo alle pratiche, la violenza dei gj era direzionata verso i grandi centri del potere, contro i negozi di lusso degli champs elysee, contro i centri della finanza, contro il potere politico attraverso l’attacco ai monumenti e non si è mai scagliato contro un servizio pubblico, quindi questo dimostra che ci sta dietro una logica che va al di là dell’etoregeneità e l’orientamento delle persone.\r\n\r\n \r\n\r\nCi sono state altre esperienze di lotta dal basso durante la pandemia, che hanno tratti di solidarietà e comunità, o delle realtà che hanno tenuto insieme la critica al governo con la presa in carico della gestione sanitaria? \r\n\r\n \r\n\r\nIn Francia il governo non ha mai ingaggiato delle vere e proprie politiche pubbliche per la tutela della salute delle persone, ha anche negato certi aspetti del virus, in certi periodi è stato molto scettico nei confronti del covid e questo ha causato una grande perdita di tempo e soprattutto ha causato ancora piu morti di quelli che ci sarebbero stati, quindi quello che ci saremmo potuti immaginare era l’esplosione di un movimento di opposizione al potere che di fronte a questo esigesse delle misure efficaci contro il virus ma rispetto a questo non ci sono state grandi piazze, ci sono state localmente iniziative qua e la, alcuni gruppi hanno portato avanti un discorso che partiva dal presupposto di come costruire un’autodifesa sanitaria, sapendo che per combattere il covid in una certa misura ha significato anche sottomettersi alle indicazioni del governo. Ciò che è successo in Francia è che c’è stata anche una grande confusione legata a una certa lettura di Foucault e di \u003Cmark>Agamben\u003C/mark> su una maniera di pensare la pandemia e la maniera di pensare a una risposta sanitaria alla pandemia che presupponeva che combattere il virus implicasse di sottomettersi a un potere statale autoritario, un biopotere, che significa controllo generale come se la pandemia fosse un pretesto per stabilire un controllo ovunque. E a partire da quel momento le persone tradizionalmente di sinistra o chi si riferisce a questi autori hanno avuto la tendenza a dire che le misure sanitarie fossero un atto dittatoriale, il fatto di obbedirvi era per forza un atto di sottomissione al potere, e ciò ha fatto sì che il margine per costruire delle lotte sociali fosse sempre limitato, che fossero delle lotte al tempo stesso contro il potere e contro il covid. Infatti, ciò che è successo quest’estate si inscrive in quello che è stato durante la pandemia un’opposizione al potere e soprattutto alle misure di protezione sanitaria, infatti le persone erano contro il lockdown, erano contro le mascherine, contro il vaccino, contro il pass. In questo senso l’aspetto della sorveglianza e della tecnologia ha permesso alle persone di sinistra di trovare un po di piu il proprio posto in questa dimensione seppur rimanesse marginale, perché nella contestazione al pass rimane l’idea che tutte le politiche sanitarie in Francia abbiano a che fare con il biopotere e che il governo dei medici (della scienza potremmo dire) è per forza antidemocratico.\r\n\r\n \r\n\r\n.. quindi è possibile dividere l’aspetto governamentale e l’aspetto della sicurezza sanitaria? \r\n\r\n \r\n\r\nSi certo per me è completamente separato, non hanno nulla a che vedere, in altri territori in Francia per esempio la questione si presenta completamente in maniera diversa, c’è per esempio un comune di estrema destra in cui sono state impedite tutte le forme di tutela sanitaria e che ha anche impedito alle persone di mettere in pratica delle forme di tutela individuali quindi è evidente come in questo genere di situazioni prendere delle misure sanitarie non significa assolutamente sottomettersi alle indicazioni di governo, è ciò che è successo in Messico in Chiapas quando il governo messicano ha pensato di non prendere alcuna forma di precauzione, lì hanno messo in pratica in maniera autonoma e autogestita le loro proprie misure contro il covid, questo per dire che esistono dei tentativi di prendere delle misure in maniera autonoma di autodifesa sanitaria per proteggersi contro il virus e contro un governo che nega il virus, e questo mostra molto bene che la giunzione che è stata fatta rileggendo Foucault sul rispettare le misure sanitarie e sottomettersi al potere statale non ha alcun senso, ma molte persone ci credono.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/intervista-valerie-gerard-no-gp.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[51],{"field":52,"matched_tokens":53,"snippet":48,"value":49},"post_content",[47],578730123365187700,{"best_field_score":56,"best_field_weight":57,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":29,"score":58,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":29},"1108091338752",14,"578730123365187697",{"document":60,"highlight":79,"highlights":84,"text_match":54,"text_match_info":87},{"cat_link":61,"category":63,"comment_count":29,"id":65,"is_sticky":29,"permalink":66,"post_author":32,"post_content":67,"post_date":68,"post_excerpt":35,"post_id":65,"post_modified":69,"post_thumbnail":70,"post_thumbnail_html":71,"post_title":72,"post_type":40,"sort_by_date":73,"tag_links":74,"tags":78},[62],"http://radioblackout.org/category/informazione/",[64],"L'informazione di Blackout","18064","http://radioblackout.org/2013/09/larte-della-menzogna/","Nella storia dell’industria della menzogna quale parte integrante dell’apparato industriale-militare dell’imperialismo il 1989 è un anno di svolta. Nicolae Ceausescu è ancora al potere in Romania. Come rovesciarlo? I mass media occidentali diffondono in modo massiccio tra la popolazione romena le informazioni e le immagini del «genocidio» consumato a Timisoara dalla polizia per l’appunto di Ceausescu.\r\nCos’era avvenuto in realtà? Avvalendosi dell’analisi di Debord relativa alla «società dello spettacolo», un illustre filosofo italiano (Giorgio Agamben) ha sintetizzato in modo magistrale la vicenda di cui qui si tratta:\r\n«Per la prima volta nella storia dell’umanità, dei cadaveri appena sepolti o allineati sui tavoli delle morgues [degli obitori] sono stati dissepolti in fretta e torturati per simulare davanti alle telecamere il genocidio che doveva legittimare il nuovo regime.Ciò che tutto il mondo vedeva in diretta come la verità vera sugli schermi televisivi, era l’assoluta non-verità; e, benché la falsificazione fosse a tratti evidente, essa era tuttavia autentificata come vera dal sistema mondiale dei media, perché fosse chiaro che il vero non era ormai che un momento del movimento necessario del falso. Così verità e falsità diventavano indiscernibili e lo spettacolo si legittimava unicamente mediante lo spettacolo.\r\nTimisoara è, in questo senso, l’Auschwitz della società dello spettacolo: e come è stato detto che, dopo Auschwitz, è impossibile scrivere e pensare come prima, così, dopo Timisoara, non sarà più possibile guardare uno schermo televisivo nello stesso modo».\r\n\r\nCosì, attraverso vari passaggi, questo meccanismo si è perfezionato diventando la cifra della guerra contemporanea, dall'Iraq al Kosovo, sino all'assordante propaganda sui gas che Assad avrebbe usato in Siria.\r\nAscolta il contributo del filosofo italiano Domenico Losurdo\r\n\r\nLosurdo","10 Settembre 2013","2013-09-13 13:09:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/09/images-164x110.jpg","\u003Cimg width=\"164\" height=\"229\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/09/images.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","L'arte della menzogna",1378837546,[75,76,77],"http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/imperialismo/","http://radioblackout.org/tag/internazionale/",[12,14,16],{"post_content":80},{"matched_tokens":81,"snippet":82,"value":83},[47],"un illustre filosofo italiano (Giorgio \u003Cmark>Agamben\u003C/mark>) ha sintetizzato in modo magistrale","Nella storia dell’industria della menzogna quale parte integrante dell’apparato industriale-militare dell’imperialismo il 1989 è un anno di svolta. 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Ne abbiamo parlato in questa puntata anche grazie ad alcuni testi di Giorgio Agamben.\r\n\r\nAscolta la puntata qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/sfascia-16-marzo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[scarica]\r\n\r\nNella prima parte della puntata abbiamo invece ascoltato l'audio dello spettacolo teatrale di Caterpillar che potete trovare qui:\r\n\r\nhttps://www.youtube.com/watch?v=8KJIiAZXmng\r\n\r\n \r\n\r\nPer scrivere a sfasciapassare: sfasciapassare@radioblackout.org","19 Marzo 2022","2022-03-19 17:45:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/1-marzo-2022-630x594-1-200x110.jpg","Sfasciapassare #17 - puntata del 16 marzo",1647711958,[],[],{"post_content":239},{"matched_tokens":240,"snippet":241,"value":242},[47],"ad alcuni testi di Giorgio \u003Cmark>Agamben\u003C/mark>.\r\n\r\nAscolta la puntata qui:\r\n\r\n[audio","L'emergenza sanitaria è pronta a diventare, o meglio ad affiancare, quella bellica del conflitto in Ucraina. 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Allora le immagini dei Tg nazionali sconvolsero buona parte del paese, svegliato bruscamente alle porte del nuovo millenio con la minaccia proclamata a reti unificate di un'invasione barbarica. Un paese, se è permesso qui usare una simile astrazione, con una coscienza ancora incuneata nell'idea di un provincialismo sentito come protettivo, in qualche modo ancora largamente ignaro di essere invece uno degli ingressi geografici dell'UE, di essere uno dei prodotti di uno Stato avanzato e ininterrotamente colonizzatore, di essere inserito con buona posizione in un'economia globale che di lì a poco avrebbe mostrato la sua faccia più truce anche nell'ultima landa del meridione. Che non si fraintenda: non si vuole qui affermare che fosse assente l'idea di uno sfruttamento massiccio e crudele, ancora troppo vicini la fame della guerra e i sopprusi nei campi o in fabbrica, ma dopo la grande sconfitta degli anni '70 il sentire della classe povera nei decenni successivi è stato assestativo, rinchiuso in una miseria percepita nelle città principali così come nelle campagne con consapevole ma rassegnata pacatezza attraverso la lente della disoccupazione strutturale, delle bricciole dello stato sociale, con una rete di relazioni ancora fittamente familiare e di conseguenza nel bene o nel male paracadute della disgrazia.\r\n\r\nErano gli anni '90 e le immagini pubblicitarie delle Ong che intervallavano sulla RAI le proiezioni di Lunedì Cinema parlavano ormai da tempo di piccoli sforzi come l'equivalente di un caffè al giorno per salvare i bambini africani immancabilmente rappresentati in lacrime, col ventre gonfio e tra le baracche d'una terra rossa. L'elemento pietistico ed esotico che caratterizzava questi spot ne svelava l'arcano: un mondo ancora peggiore esisteva ma lontano, le migrazioni verso l'Italia c'erano ma come fenomeno verso le metropoli.\r\n\r\n\r\n\r\nL'immagine della nave Vlora che approda a Bari fu uno dei simboli di un cambiamento epocale in quella mentalità da rifugio provinciale di cui si scriveva: quei mondi percepiti come terribili non erano più così lontani e l'economia globale avrebbe presto posto individui nati in diversi punti del pianeta in competizione per un tozzo di pane e la stessa commessa.\r\n\r\nL'istituzione dei Cpt da parte del governo Prodi I seguì il decorso canonico, non si parla di quello legislativo ma quello della creazione di un discorso specifico sull'immigrazione, va da sé che non potesse che essere quello che oscillava tra l'emergenza e il pericolo di cui naturalmente \"l'extracomunitario\" era portatore. La legge Turco-Napolitano creò tuttavia da subito frizioni interne ai partiti della maggioranza come anche polemiche più o meno accese da parte del mondo associazionistico delle anime belle che la contornavano. Tutto scontato, tutto fisiologico. Non è un caso difatti che in questo periodo si sviluppano tutta una serie di analisi giuridiche, teorie e critiche filosofiche che si chiedevano (e perseverano tuttora) come la detenzione amministrativa potesse essere giustificata o meno in uno Stato di diritto liberale, la più famosa delle quali è quella sullo Stato d'eccezione riformulata da Giorgio Agamben, divenuta un classico per rimanere nel seminato della razionalità del dominio. Insomma un certo vociare, accademico o comunque sovvenzionato nei tavoli dei circoli della sinistra, per cercare di capire se fosse giusto, sbagliato, eccezionale o \"normalmente eccezionale\" l'internamento senza reato alcuno, la prigione per mancanza di documenti. Dimentiche del \"campo\" come uno dei dispositivi principali dell'economia di guerra in tutto il '900, queste affabulazioni teoriche rimanevano e rimangono nel quadro della ricerca della legittimità giuridica, vedendo lo Stato solo nella sua veste corta del diritto e non nell'insieme di rapporti di guerra che lo costituiscono sostanzialmente e con soluzione di continuità dal carroarmato, passando dall'anagrafe e dal lavoro, fino all'ultimo manganello.\r\n\r\nNei Centri da subito le rivolte dei reclusi, la resistenza alle deportazioni, gli scioperi collettivi e i danneggiamenti hanno distrutto più volte le strutture e di conseguenza indicato la strada per la loro scomparsa, coerentemente sempre la stessa. Molti compagni e compagne hanno in tutt'Italia colto l'afflato di libertà e il significato generale che ne usciva contribuendo a quella lotta su diversi piani fino ad arrivare al 2013, in cui buona parte delle strutture erano inagibili e impossibilitate a svolgere il ruolo detentivo.\r\n\r\nEbbene sì, perché la strada indicata incessantemente dalle rivolte ha bisogno di sostegno e di voler vedere quei luoghi distrutti perché nessuno dovrebbe essere imprigionato e perché si riconosce che non sono eccezione ma dispositivi che svolgono un determinato ruolo deterrente, intimidatorio e persino economico necessario a questa società e in questa società, non al di fuori. Tutto ciò non è possibile se non tenendo insieme capre e cavoli, non si può voler far sparire i Cpr se non si capisce quali sono i rapporti sociali che lo necessitano e provare avversità anche per questi. Se non si capisce il Cpr come paradigma sociale, il rischio è quello di finire per supportare forme di controllo ed espulsione più \"umane\", collaborare per ottenerle, fare proposte che facciano chiudere \"il centro di detenzione\", ma che veicolino le stesse necessità repressive in altra maniera.\r\n\r\nEcco perché le critiche democratiche sui Cpt-Cie-Cpr basate sull'illegittimità della forma giuridica o sulle condizioni disumane di reclusione hanno invece negli anni assunto varie forme, fino ad arrivare alla proposta da parte di alcuni enti \"sensibili\" di co-gestione dei problemi migratori. È questo il caso di LasciateCIEntrare, Campagna fondata nel 2011 con lo scopo di testimoniare ciò che accadeva negli allora Cie e la cui collaborazione con i partiti di governo che la detenzione amministrativa l'hanno istituita e rinnovata non è mai stato nascosto, i suoi membri hanno persino stilato un documento politico dell’ottobre 2013 e pubblicato nell’opuscolo “Mai più CIE” in cui la classica critica democratica alla detenzione amministrativa perché non abbastanza umana viene accompagnata da un intero capitolo di proposte, intitolato “Per una diversa disciplina delle espulsioni”, in cui si dice che “non è sufficiente smantellare il sistema degli attuali CIE né la questione si può ridurre ad un loro miglioramento“. Proprio per questo la Campagna propone tra le altre cose di “razionalizzare le tipologie espulsive“, “incentivare forme di rimpatrio/rientro volontario“, prevedere “identificazione e allontanamento delle persone pericolose” studiando “modalità di identificazione e predisposizione dei documenti necessari all’accompagnamento durante l’esecuzione della pena (in carcere o nelle differenti forme di espiazione)“.\r\n\r\nLa strada per un mondo senza Cpr non è una strada di espiazione o di gironi infernali alternativi, non è una campagna culturale che utilizza delegazioni di politici come strumento di conoscenza di ciò che accade dentro, interviste giornalistiche come mezzo di diffusione, ma soprattutto non è una strada che ha come obiettivo il riconoscimento da parte dell'autorità della disumanità di certi luoghi. La strada per un mondo senza Cpr è quella in grado di sostenere realmente il \"fuoco al Cpr\".\r\n\r\nA Macerie su Macerie una compagna romana ci raccontacome in contesti di lotta si insinuano e agiscono enti istituzionali come LasciateCIEntrare:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/msm-10-feb.mp3\"][/audio]","12 Febbraio 2020","2020-02-12 20:23:26","Macerie su Macerie - 10 febbraio 2020. Cpr e questioni dirimenti",1581538940,[],[],{"post_content":260},{"matched_tokens":261,"snippet":262,"value":263},[47],"Stato d'eccezione riformulata da Giorgio \u003Cmark>Agamben\u003C/mark>, divenuta un classico per rimanere","Era il 1998 quando la detenzione amministrativa è stata istituita in Italia con gli allora Cpt, nati dopo le forme di campo concentrazionario improvvisate in Puglia per i massici sbarchi dai balcani, in particolar modo dall'Albania. 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Che non si fraintenda: non si vuole qui affermare che fosse assente l'idea di uno sfruttamento massiccio e crudele, ancora troppo vicini la fame della guerra e i sopprusi nei campi o in fabbrica, ma dopo la grande sconfitta degli anni '70 il sentire della classe povera nei decenni successivi è stato assestativo, rinchiuso in una miseria percepita nelle città principali così come nelle campagne con consapevole ma rassegnata pacatezza attraverso la lente della disoccupazione strutturale, delle bricciole dello stato sociale, con una rete di relazioni ancora fittamente familiare e di conseguenza nel bene o nel male paracadute della disgrazia.\r\n\r\nErano gli anni '90 e le immagini pubblicitarie delle Ong che intervallavano sulla RAI le proiezioni di Lunedì Cinema parlavano ormai da tempo di piccoli sforzi come l'equivalente di un caffè al giorno per salvare i bambini africani immancabilmente rappresentati in lacrime, col ventre gonfio e tra le baracche d'una terra rossa. 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Proprio per questo la Campagna propone tra le altre cose di “razionalizzare le tipologie espulsive“, “incentivare forme di rimpatrio/rientro volontario“, prevedere “identificazione e allontanamento delle persone pericolose” studiando “modalità di identificazione e predisposizione dei documenti necessari all’accompagnamento durante l’esecuzione della pena (in carcere o nelle differenti forme di espiazione)“.\r\n\r\nLa strada per un mondo senza Cpr non è una strada di espiazione o di gironi infernali alternativi, non è una campagna culturale che utilizza delegazioni di politici come strumento di conoscenza di ciò che accade dentro, interviste giornalistiche come mezzo di diffusione, ma soprattutto non è una strada che ha come obiettivo il riconoscimento da parte dell'autorità della disumanità di certi luoghi. 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