","Torino, dieci anni dopo le disastrose olimpiadi invernali","post",1456776345,[61,62,63,64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/agnelli/","http://radioblackout.org/tag/castellani/","http://radioblackout.org/tag/debito/","http://radioblackout.org/tag/fassino/","http://radioblackout.org/tag/fiat/","http://radioblackout.org/tag/impianti-sportivi/","http://radioblackout.org/tag/olimpiadi-invernali/","http://radioblackout.org/tag/torino-2006/",[24,26,22,70,15,32,71,28],"Fassino","olimpiadi invernali",{"post_content":73,"tags":77},{"matched_tokens":74,"snippet":75,"value":76},[24],"dell'oligarchia Fiat e della cerchia \u003Cmark>Agnelli\u003C/mark>, una città allo sbando con","Torino 2016: una città in preda ai magnifici ricordi del passato olimpico. Un po' di frizzi e un po' lazzi per cercare di animare i festeggiamenti dieci anni dopo.\r\n\r\nAlcune delle immagini apparse in questi giorni su siti e giornali, alcuni volti di quel passato \"olimpico\" ricordano davvero un misto esplosivo tra Fellini e Cinico Tv: majorettes sotto la pioggia e rievocazioni storiche, vecchi e \"nuovi\" sindaci che si autocelebrano, pezzi mai dismessi dell'oligarchia Fiat e della cerchia \u003Cmark>Agnelli\u003C/mark>, una città allo sbando con i suoi volontari sbiaditi sullo sfondo. Sempre in giaccavento. Tutto brilla eppure tutto è provinciale e decadente. Intanto i dati sbandierati sul turismo ci salvano dal baratro, mentre i conti delle favolose olimpiadi invernali del 2006, volano di chissà quali partenze e destini pieni di ricchezza e fortune, non tornano mai.\r\n\r\nUna città proprietà degli \u003Cmark>Agnelli\u003C/mark>, per un centinaio di anni giardino di casa della Fiat, una rete mai tramontata di famiglie, holding, finanziarie e multinazionali che dispongono ancora in tutto e per tutto di corpi, sogni, e spazi (pubblici e privati). Ieri come oggi un po' di \"ubriacatura olimpica\" per le masse. Ieri come oggi persone svuotate di ogni desiderio ma piene di gadget, di loghi, di marchi sempre più imbarazzanti. Una banca del padrone tentacolare che, con la sua pia fondazione, continua a scandire vita e passaggi critici di questa città poco metropolitana e sempre più provinciale.\r\n\r\nAbbiamo parlato questa mattina con Maurizio Pagliassotti, giornalista torinese che ha curato libri e inchieste su questa - come su altre - città. 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Su questo andiamo a sentire la voce di Alesso, operaio delle carrozzerie di Mirafiori.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/fiatmiraflower.mp3\"][/audio]","18 Ottobre 2024","2024-10-18 16:47:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/fiat-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"162\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/fiat-300x162.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/fiat-300x162.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/fiat.jpeg 305w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Presidio operai Mirafiori e indotto Stellantis a Torino. 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Forse non è importante che generino profitti direttamente, quanto che spostino consenso e permettano al finanzkapitalismus di riprendersi praterie di followers migrati verso quotidiani rotocalchi di becera destra popolare.\r\nIn quest'epoca in cui il vecchio liberalismo capitalista (fedelissimo dell'atlantismo) è rimasto schiacciato dal populismo sovranista (attratto da sirene orientaliste) assistiamo a scelte di occupazione di interi settori dell'informazione mainstream da parte di potenti tycoon finanziari: poche concentrazioni in mano a oligarchi che creano opinione attraverso i loro satrapi travestiti da direttori, come Maurizio \"Mossad\" Molinari, che da posizioni di destra repubblicana è approdato al vertice del laico liberal-socialista \"la Repubblica\". Il gruppo Exor che già possedeva \"The Economist\", in mano alla famiglia Agnelli, vi ha collocato Molinari, premiando anche Massimo Giannini e Mattia Feltri (figlio dell'imbarazzante razzista e sessista Vittorio), figure emblematiche per il loro servilismo, che rappresentano bene l'idea di giornalismo cara a questi capitalisti. \r\nMa l'acquisto dai figli di De Benedetti dell'intero pacchetto Gedi (che comprende anche \"l'Espresso\", \"Limes\", \"La Stampa\", \"Il Secolo XIX\".. Radio CApital e Radio Deejay) è la vetrina superficiale dell'operazione generale perpetrata dal pargolo degli Agnelli, la punta dell'iceberg di quanto viene cucinato per controllare e pilotare l'opinione pubblica, forse per prepararsi a soffocare nelle menti gli istinti a rivoltarsi che potranno sorgere con la miseria derivante dagli strascichi dell'epidemia. Infatti si inserisce in un panorama già fosco, ben descritto da Giovanni Castellano, che vede Urbano Cairo rendere marcatamente populista il \"Corsera\", da sempre elemento di punta del Gruppo Rizzoli; ma come dimenticare l'impero Mediaset a completamento del mercato cartaceo... Ecco proprio questo stona: perché simili accorti frequentatori delle borse di tutto il mondo vengono trascinati a investire denaro fresco (quello derivante dalla fusione con Psa-Peugeot-Citroen) in aziende decotte, in testate che perdono lettori paganti ogni settimana? Di qui siamo partiti per arrivare a chiederci – come già Guglielmo Ragozzino – come pensano di drenare denaro con la versione digitale dei giornali, a chi chiedere di seguire sproloqui di pennivendoli da tastiera nel ben più grande flusso di informazione più o meno credibile, più o meno affidabile che però ha il pregio agli occhi dei lettori di essere più vicina a ciò che interessa loro, essendo scritti da loro simili frequentatori del web... e a sua volta trova camuffati personaggi del giornalismo mainstream, come Luca Sofri del \"Post\", per portare come esempio un'altra tradizione di famiglia, come quelle dei Feltri, degli Elkann, oppure grosse concentrazioni finanziarie come Ciaopeople (di Luca Lani e Fernando Diana), editore di \"Fanpage\", primo media per digital audience, tallonato da Citynews nella graduatoria fornita da \"Primaonline\".\r\n\r\nSi tratta di dubbi e questioni stimolati dall'osservazione molto preoccupata sul mondo giornalistico – che corrisponde ed è specchio delle pulsioni dei potenti alla ricerca di rappresentanza linguistico-politica – e di questi spostamenti di capitali, che abbiamo cercato di comprendere attraverso l'analisi disincantata di Maurizio Torrealta (che ha la fortuna e il pregio di essere pensionata, quindi in grado di proporre uno sguardo dall'esterno da parte di un esperto, direttore della scuola di Giornalismo Lelio Basso), che procede in un flusso di ragionamento che comprende il giornale \"Repubblica\" nella sua storia e nel suo senso attuale confrontato con un sistema più \"militare\" come quello cinese; l'importanza che può avere il modello di produzione americano e l'evoluzione dei giornali digitali che non è più copia dello stereotipo cartaceo, svincolatisi da quelle pastoie; le scelte di certe figure erette a direttore possono trovare ragione in una preparazione ad attacchi a culture considerate antagoniste a quella occidentale; fino all'intuizione di un modello di sviluppo di ciò che si trova rappresentato da una testata giornalistica svuotata del suo contenuto e ridotta al ruolo di una app, un mezzo rapido che racchiude uno strumento informativo, una organizzazione politica una montagna di notizie, culture, collocazioni sociopolitiche, accesso regolato... l'evoluzione del giornale, che embrionalmente si può intravedere nello strumento distopico messo in mano a giornalisti preparati proprio a diffondere questo tipo di prodotto onnicomprensivo.\r\n\r\nSpartizione assurda di testate di un giornalismo finito?\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/2020_05_07_Torrealta.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPuntualmente quelle scelte di campo probabilmente sollecitate dal riallineamento atlantista si sono verificate nell'impostazione strutturale della copia di \"Repubblica\" del giorno successivo a questo intervento con un attacco alla Russia e uno alla Cina, che fa il paio con l'intervento di Giampiero Massolo – ambasciatore, presidente di Fincantieri e del'Ispi – sull'Huffingtonpost, senza più Lucia Annunziata, che richiede lo schieramento dell'Italia a fianco degli Usa per ottenere una tarocca inchiesta sulla Cina, così simile all'antrace di Powell... forse è proprio questo il senso del controllo di tutte le testate mainstrema da parte dell'oligarchia finanzkapitalista proiettato verso una sorta di neocolonialismo.","8 Maggio 2020","2020-05-08 17:25:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Citizen-Kane-Welles-Cotten-Newspapers-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"216\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Citizen-Kane-Welles-Cotten-Newspapers-300x216.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Citizen-Kane-Welles-Cotten-Newspapers-300x216.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Citizen-Kane-Welles-Cotten-Newspapers-768x554.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Citizen-Kane-Welles-Cotten-Newspapers.jpg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Concentrazione di carta straccia e testate blasonate all'ammasso digitale...",1588958661,[155,156,157,158],"http://radioblackout.org/tag/controllo-informazione/","http://radioblackout.org/tag/giornalismo/","http://radioblackout.org/tag/partito-app/","http://radioblackout.org/tag/piattaforme-digitali/",[160,161,162,163],"controllo informazione","giornalismo","partito app","piattaforme digitali",{"post_content":165},{"matched_tokens":166,"snippet":167,"value":168},[24],"Economist\", in mano alla famiglia \u003Cmark>Agnelli\u003C/mark>, vi ha collocato Molinari, premiando","... sulle cui ceneri creare nuove App onnicomprensive e dirigiste nelle indicazioni di scelte di campo globale e capaci di generare reti di notizie mediatizzate da reti di supporti capillari? 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Un quartiere con una fama che non merita, come non la meritano i suoi allievi di scuola media con cui nessuno vuole spartire la struttura sottoutilizzata della Turoldo, un quartiere a vocazione migratoria, costruito proprio per ospitare prima gli istriani in fuga e poi i meridionali richiamati dalla fabbrica vorace, che li ha scaricati in un dormitorio (dove poi è stato collocato il carcere, il termovalorizzatore e sono stati soggetti a pogrom i rom che storicamente erano i primi ad abitarlo, per fare spazio al non-luogo stadio juventino, per i business residui della famiglia Agnelli, che lo hanno sconciato definitivamente... poco più in là gli ipermercati, l'inizio della filiera della discarica); per questo l'operazione dei media mainstream per creare un alone di razzismo attorno alla sindrome nimby non dovrebbe essere credibile, eppure l'alzata di scudi contro l'approdo del Cpia1 – che ora opera in un seminterrato della scuola media Saba (sempre all'interno della V circoscrizione), dove è stato rilevato il radon e sono a disposizione due bagni per 700 persone – nella scuola Giannelli delle Vallette, che causerebbe lo spostamento dei bambini alla scuola media Turoldo – vicina e gemella nell'aspetto – insinua il sospetto di rigetto del diverso, perché l'utenza della scuola per adulti è quasi per intero straniera. E su questo si sono subito gettati gli sciacalli delle cronache cittadine.\r\n\r\nIl fatto che la cub si schieri al fianco della protesta dei genitori rispetto alle esigenze della struttura che nasce dall'esperienza delle 150 ore trova una spiegazione nel rifiuto delle scelte non condivise dell'istituzione e nel tentativo di evitare quella guerra tra poveri, trovando una soluzione in quartiere che possa accogliere i migranti che intendono imparare l'italiano per salvarsi dalle trappole di una società non accogliente e contemporaneamente invece accogliere le istanze dei bambini del quartiere che intendono rimanere nella \"loro\" struttura.\r\n\r\nAbbiamo interpellato Marco Meotto, del coordinamento provinciale della Cub di Torino per capire dove si colloca il sindacato di base, dove le istituzioni e dove il quartiere per trovare una soluzione valida per le due scuole... chi rimane fuori sono i Baradel della Turoldo, già additati senza appello come bulli e drop-out senza speranza, ma per il loro destino cercheremo di approfondire nelle prossime puntate.\r\n\r\nIl Comune impone soluzioni divisive alle Vallette, proteste e strumentalizzazioni\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/2020_02_27_gianelli.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","27 Febbraio 2020","2020-02-28 11:16:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/vallette-flying-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"206\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/vallette-flying-300x206.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/vallette-flying-300x206.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/vallette-flying-768x527.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/vallette-flying.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Guerre tra poveri per un servizio imposto al territorio",1582847212,[187,188,189,190],"http://radioblackout.org/tag/cpia/","http://radioblackout.org/tag/giannelli/","http://radioblackout.org/tag/lucento-vallette/","http://radioblackout.org/tag/scuole/",[192,193,194,195],"Cpia","Giannelli","lucento vallette","scuole",{"post_content":197},{"matched_tokens":198,"snippet":199,"value":200},[24],"i business residui della famiglia \u003Cmark>Agnelli\u003C/mark>, che lo hanno sconciato definitivamente...","A volte erogare un servizio utile in un territorio può irritare perché si incide su un altro degli sporadici esistenti in una zona abbandonata da sempre. 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E su questo si sono subito gettati gli sciacalli delle cronache cittadine.\r\n\r\nIl fatto che la cub si schieri al fianco della protesta dei genitori rispetto alle esigenze della struttura che nasce dall'esperienza delle 150 ore trova una spiegazione nel rifiuto delle scelte non condivise dell'istituzione e nel tentativo di evitare quella guerra tra poveri, trovando una soluzione in quartiere che possa accogliere i migranti che intendono imparare l'italiano per salvarsi dalle trappole di una società non accogliente e contemporaneamente invece accogliere le istanze dei bambini del quartiere che intendono rimanere nella \"loro\" struttura.\r\n\r\nAbbiamo interpellato Marco Meotto, del coordinamento provinciale della Cub di Torino per capire dove si colloca il sindacato di base, dove le istituzioni e dove il quartiere per trovare una soluzione valida per le due scuole... chi rimane fuori sono i Baradel della Turoldo, già additati senza appello come bulli e drop-out senza speranza, ma per il loro destino cercheremo di approfondire nelle prossime puntate.\r\n\r\nIl Comune impone soluzioni divisive alle Vallette, proteste e strumentalizzazioni\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/2020_02_27_gianelli.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[202],{"field":102,"matched_tokens":203,"snippet":199,"value":200},[24],{"best_field_score":138,"best_field_weight":139,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":140,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},{"document":206,"highlight":232,"highlights":237,"text_match":136,"text_match_info":240},{"cat_link":207,"category":208,"comment_count":47,"id":209,"is_sticky":47,"permalink":210,"post_author":50,"post_content":211,"post_date":212,"post_excerpt":53,"post_id":209,"post_modified":213,"post_thumbnail":214,"post_thumbnail_html":215,"post_title":216,"post_type":58,"sort_by_date":217,"tag_links":218,"tags":225},[44],[46],"54505","http://radioblackout.org/2019/06/fca-renault-fusione-in-testa-coda/","I pezzi non combaciano e adesso è un bel casino, perché la mossa ha fatto emergere le debolezze. 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A questo punto la Fca si è trovata nell'assoluta necessità di confluire in un gruppo più ampio che potesse competere con i colossi senza soccombere, cercando un'amalgama complementare, o tecnologie da rapinare per poter reggere la concorrenza, mercati da penetrare – preferibilmente quelli non ancora conosciuti –, maestranze da ridurre, siti da ridimensionare, appoggiandosi a sedi assimilabili e più performative.\r\n\r\nPer riuscire a orientarci in questi orizzonti celermente variabili, colmi di differenti condizionamenti, sensibili a tecnologie e risorse energetiche, ma impostati tendenzialmente sul lato finanziario, più che a quello produttivo, ci siamo rivolti a Stefano Capello, ottenendo molti lumi geoeconomici e qualche dubbio condiviso,\r\n\r\nMancata fusione automotive europeo: si apre un quadro fosco?","8 Giugno 2019","2019-06-08 14:49:37","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/beffa-pezzi-non-combaciano-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/beffa-pezzi-non-combaciano-300x169.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/beffa-pezzi-non-combaciano-300x169.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/beffa-pezzi-non-combaciano-768x432.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/beffa-pezzi-non-combaciano-1024x576.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/beffa-pezzi-non-combaciano.jpeg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Fca/Renault: fusione in testa coda",1559988554,[219,220,221,222,223,224],"http://radioblackout.org/tag/automotive/","http://radioblackout.org/tag/fca-renault/","http://radioblackout.org/tag/fusioni/","http://radioblackout.org/tag/industria-e-geopolitica/","http://radioblackout.org/tag/mercati/","http://radioblackout.org/tag/tecnologie/",[226,227,228,229,230,231],"automotive","Fca Renault","fusioni","industria e geopolitica","mercati","tecnologie",{"post_content":233},{"matched_tokens":234,"snippet":235,"value":236},[24],"vivo Marchionne e persino Giovanni \u003Cmark>Agnelli\u003C/mark> che già si preconizzava un","I pezzi non combaciano e adesso è un bel casino, perché la mossa ha fatto emergere le debolezze. 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La popolazione, già scarsa, si è notevolmente assottigliata.\r\nIl poligono di Quirra è un luogo di morte. Lì si testano le armi che vengono usate sui tanti teatri di guerra. Avvelenano l'aria, l'acqua, il terreno in modo irreversibile, uccidono in ogni dove.\r\n\r\nLa Questura di Cagliari questa volta ha deciso il pugno duro. Il divieto alla manifestazione è arrivato nella notte.\r\nNonostante i divieti centinaia di antimilitaristi sono arrivati al concentramento del corteo, che viene immediatamente bloccato dalla polizia. Dopo ore di stallo, quando i manifestanti stanno per ritornare ai pullman la polizia decide di caricare. Dopo un blocco della strada carica di nuovo.\r\n\r\nUn segnale forte e chiaro dal nuovo Questore di Cagliari.\r\n\r\nGli antimilitaristi non demordono. Il 14 maggio è già stata convocata un'assemblea per discutere le prossime iniziative contro le basi e i poligioni di guerra nell'isola.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario, un compagno che ha partecipato al corteo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2017 05 02 dario quirra","2 Maggio 2017","2017-05-03 12:07:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/demaniomilitare-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/demaniomilitare-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/demaniomilitare-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/demaniomilitare.jpg 650w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Poligono di Quirra. 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L'accusa riguarda la presunta evasione fiscale legata all'eredità della loro nonna, figlia e diretta erede di Gianni Agnelli. Non è certamente la prima mossa tribunalizia a carico della famiglia ed è poco interessante del resto soffermarsi sugli aggiustamenti di potere tra magistrati e padronato.\r\n\r\nA Macerie su Macerie cogliamo però l'occasione di ripercorrere la storia di arricchimento degli Agnelli, strettamente legata allo sviluppo del capitalismo industriale italiano; una storia che inizia con finanziarizzazione e guerra, che si è mantenuta coerente fino all'oggi e che vede la famiglia torinese giocare ancora un ruolo di primo piano nella produzione bellica:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/macerie30sett.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","1 Ottobre 2024","2024-10-01 22:45:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/agnelli-felici-200x110.jpeg","Macerie su Macerie - PODCAST 30/9/24 - Guerra, finanza, sfruttamento: piccola storia degli Agnelli","podcast",1727822755,[],[],{"post_content":332,"post_title":336},{"matched_tokens":333,"snippet":334,"value":335},[24],"e diretta erede di Gianni \u003Cmark>Agnelli\u003C/mark>. 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Pillole sintetiche dal mondo-guerra.\r\n1.6 (5.05.25)\r\n\r\nL’automobile è stata a lungo la metafora della superiorità dell’Occidente capitalistico nei confronti del resto del mondo, in cui le popolazioni viaggiavano a piedi o al più a cavallo e ne ha rappresentato uno dei cuori pulsante della struttura industriale, diventando una merce di massa che implicava la crescita tanto dello sfruttamento lavorativo salariato, quanto dei consumi che, ça va sans dire, del progresso tecnico. E’ stata anche un potente propulsore di due mitologie capitaliste. Quella della “libertà\" intesa come possibilità resa via via più accessibile alle masse di potersi muovere con più facilità, che ha contribuito a mistificare la libertà intesa come possibilità di preservare degli spazi di autonomia esistenziale. E quella del mondo inteso come \"frontiera\" sempre più dominabile, la riduzione della distanza, il mondo \"a portata\".\r\n\r\nOggi l'industria dell'automobile europea è in profondo declino. 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Pillole sintetiche dal mondo-guerra.\r\n1.6 (5.05.25)\r\n\r\nL’automobile è stata a lungo la metafora della superiorità dell’Occidente capitalistico nei confronti del resto del mondo, in cui le popolazioni viaggiavano a piedi o al più a cavallo e ne ha rappresentato uno dei cuori pulsante della struttura industriale, diventando una merce di massa che implicava la crescita tanto dello sfruttamento lavorativo salariato, quanto dei consumi che, ça va sans dire, del progresso tecnico. E’ stata anche un potente propulsore di due mitologie capitaliste. Quella della “libertà\" intesa come possibilità resa via via più accessibile alle masse di potersi muovere con più facilità, che ha contribuito a mistificare la libertà intesa come possibilità di preservare degli spazi di autonomia esistenziale. E quella del mondo inteso come \"frontiera\" sempre più dominabile, la riduzione della distanza, il mondo \"a portata\".\r\n\r\nOggi l'industria dell'automobile europea è in profondo declino. 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Un piano che, peraltro, ha solo la parvenza semantica di \"sovranismo\", nel momento in cui gli esiti della scellerata guerra per procura combattuta in Ucraina svelano ancor più il ruolo vassallo degli Stati europei rispetto agli Stati Uniti: le armi per l'Unione Europea sono affari per il grande capitale finanziario statunitense.\r\n\r\nAll'interno dell'attuale guerra mondiale \"a pezzi\", particolare rilevanza assume nell'industria automobilistica il ruolo dell'automazione, con la corsa ai veicoli a guida autonoma, in cui si svela la compenetrazione tra civile e militare e la guerra a un'umanità considerata sempre più eccedente.\r\n\r\nCiò che è certo è che il nesso tra industria dell'automobile, settore della difesa e dominio tecnico non ha nulla di nuovo se pensiamo alla storia del Novecento e all'intreccio tra guerra interna - la disciplina nelle fabbriche attraverso la militarizzazione degli operai - ed esterna - basti pensare che lo stabilimento di Mirafiori sorge sui cadaveri della guerra d'Etiopia - nel caso del capitalismo incarnato dalla FIAT degli \u003Cmark>Agnelli\u003C/mark>, a Torino. Ne parliamo con Stefano della CUB.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/HappyHour_automobile.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIntermezzi musicali:\r\n\r\nCondannati a morte nel vostro quieto vivere, Negazione\r\n\r\nTorino è la mia città, Rough",[370],{"field":102,"matched_tokens":371,"snippet":367,"value":368},[24],{"best_field_score":138,"best_field_weight":139,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":140,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},{"document":374,"highlight":402,"highlights":407,"text_match":136,"text_match_info":410},{"comment_count":47,"id":375,"is_sticky":47,"permalink":376,"podcastfilter":377,"post_author":378,"post_content":379,"post_date":380,"post_excerpt":53,"post_id":375,"post_modified":381,"post_thumbnail":382,"post_title":383,"post_type":327,"sort_by_date":384,"tag_links":385,"tags":394},"50700","http://radioblackout.org/podcast/19-ottobre-cari-compagni-vi-scrivo/",[288],"eraunanotte...","\"Cari compagni di Lotta continua, vi scrivo in un momento di sconforto tremendo.\" (Monica) Le organizzazioni rivoluzionarie sono in crisi, la rivoluzione non é avvenuta, il capitalismo non é crollato, Andreotti e Agnelli sono sempre al loro posto. Migliaia di ragazzi e ragazze provano nuove forme di aggregazione e il risultato é il movimento del 77. Ci sono le radio militanti e autogestite come Radio Mara, Radio Tupac, Radio Apache, Radio Onda Rossa e tante altre. Ci sono i Circoli del Proletariato Giovanile, che a Torino si chiamano Montoneros, Pavone, Barabba e Cangaceiros. Rivisitiamo le voci di quel movimento nelle lettere al giornale \"Lotta continua\", negli interventi a Radio Città Futura, nelle assemblee notturne dei circoli alla luce dei falò. \"Mi chiamo Amanda, ho 12 anni e sono anarchica. Può sembrare strano che a quest'età abbia già delle idee, ma quando a Bologna hanno ucciso Francesco ho aperto gli occhi.\" Il movimento del 77 non vuole solo più soldi e meno lavoro, ma anche più profondi e intensi rapporti sociali e personali. 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Sul tema delle servitù in materia di servitù militari. «Sono sovradimensionate, un gravame che appare sempre più ingiustificato, anche sul piano operativo», ha detto Pigliaru. Il presidente ha ipotizzato una riduzione di quasi 7mila ettari delle servitù nell’isola, pari al 21% dell’intero onere che al momento pesa sulla Sardegna e proporzionale alla contrazione del personale impiegato.\r\nIl fronte istituzione dell'opposizione a basi e poligoni di guerra in Sardegna punta sulla conferenza Stato/Regioni per raccogliere i consensi dei sovranisti, molto numerosi nell'isola. Persino L'Unione Sarda dell'imprenditore immobiliarista Sergio Zuncheddu si è impegnato in uma forte campagna mediatica contro le servitù militari.\r\nLa stessa manifestazione di sabato 13 a Capo Frasca è stata indetta da formazioni dell'arcipelago stalino/indipendentista ed inizialmente ha raccolto ben pochi consensi. Poi la manifestazione è cresciuta, raccogliendo adesioni molto più ampie e rimettendo in pista una prospettiva antimilitarista.\r\nOltre a Capo Frasca ci sono altre tre basi: il poligono del Salto di Quirra, quello di Teulada, e la base aerea di Decimomannu.\r\nA Quirra, una sorta di \"zona franca\", lecito e illecito si sono attorcigliati in un nodo, stretto soprattutto dal silenzio militare. Giganteschi cumuli di munizioni, brillati con esplosioni tossiche. Nanoparticelle nocive di missili e bombe, sprigionate nell'aria all'uranio che non hanno risparmiato la natura circostante, né, tantomeno, la salute della popolazione civile, colpita da una straordinaria incidenza di patologie e forme tumorali. Popolazione lotta con le istituzioni: quelle sarde non meno di quelle italiane.\r\nNei quattro poligoni sardi vengono fatte esercitazioni militari sin dagli anni '40. Qui la seconda guerra mondiale non è mai finita.\r\nLa lunga teoria di morti per tumori e leucemie, bambini e agnelli nati malformati, fondali e terreni pieni di ordigni inesplosi segna l'esistenza di luoghi dove si testano armi, si simulano condizioni di guerra, a discapito della vita e della salute di uomini donne e bambini che vivono nei paesi più vicini. Incalcolabili i costi di bonifiche forse impossibili. Negli Stati Uniti i luoghi scelti per questi giochi di guerra vengono definite \"aree sacrificate per l'interesse nazionale\". Luoghi a perdere.\r\n\r\nNon c'é mediazione possibile sulle servitù militari, sulle basi e sulle industrie armiere.\r\nVanno chiuse. Senza se e senza ma.\r\n\r\nLa manifestazione di sabato 13 a Capo Frasca potrebbe essere una buona occasione per rimettere in pista l'opposizione alla militarizzazione dei territori e delle nostre vite.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Guido Coraddu, anarchico e antimilitarista e sardo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 09 12 sardegna\r\n\r\nAggiornamento al 14 settembre\r\n\r\nMigliaia di persone hanno partecipato alla manifestazione al poligono di capo Frasca, circondando la base e facendo una sonora battitura. In un paio di punti gli antimilitaristi hanno tentato di tagliare le reti. La polizia schiarata in antisommossa all'interno del recinto è dovuta indietreggiare per sottrarsi al lancio di sassi e fumogeni. Abbattute le reti in diversi punti buona parte dei manifestanti è riuscita ad entrare nella base.\r\nUna manifestazione che, alla vigilia pareva giocarsi all'interno del circuito istituzionale, ha invece aperto una prospettiva di azione diretta popolare.","12 Settembre 2014","2018-10-17 22:59:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/09/basi-militari-200x110.jpg","Sardegna. 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Il modello della fabbrica pesante, della fabbrica che si fa città e modella intorno a se lo sviluppo urbano: basta guardare la pianta di Torino per rendersene conto. L’area che delinea gli stabilimenti di Mirafiori è enorme, un gigantesco quadrato che ci racconta una storia con la sola arroganza del proprio esserci.\r\nÈ venuto il presidente della Repubblica, il post comunista Napolitano, il vescovo Nosiglia ha celebrato la messa, il tristo Fassino ha benedetto la giornata, poi, con il laborioso rituale di una Torino che ha elevato il proprio provincialismo a vezzo sottilmente intellettuale, la visita al quotidiano del padrone e il pranzo al Cambio, simbolo decisamente retrò, tra agnolotti e decori un po’ appassiti.\r\nOggi i ricchi mangiano altrove. Tra gelatine e frullati, odori e suggestioni anche il cibo si smaterializza, si fa gioco di inganni, esperienza estetica. \r\nNon poteva mancare la commozione dell’operaio che ricorda la stretta di mano nel giorno della pensione, il ringraziamento per i 40 anni di vita rubata, la memoria di un giorno indimenticabile.\r\nLa “nuova” Torino, quella del Lingotto trasformato in centro commerciale, del grattacielo della Banca, di una Mirafiori ridotta a cinquemila cassaintegrati, scatola vuotata, mero simbolo di un potere la cui materialità è altrove, resta sullo sfondo, impalpabile.\r\nLa Fiat si è lasciata Torino alle spalle ma ha ancora bisogno del fantasma della Fabbrica pesante, della fabbrica che incide il territorio, per portare a termine la transizione. E per celebrare la propria vittoria. 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Dieci anni dopo la morte del padrone",1359283604,[65,472,473,474],"http://radioblackout.org/tag/guerra-ai-poveri/","http://radioblackout.org/tag/periferie/","http://radioblackout.org/tag/postcapitalismo/",[15,476,477,309],"guerra ai poveri","periferie",{"post_content":479},{"matched_tokens":480,"snippet":481,"value":482},[24],"dopo la sua morte, Gianni \u003Cmark>Agnelli\u003C/mark>, che pure ha segnato la","Dieci anni dopo la sua morte, Gianni \u003Cmark>Agnelli\u003C/mark>, che pure ha segnato la transizione al post capitalismo, è oggi l’emblema di un modello ormai scomparso. Il modello della fabbrica pesante, della fabbrica che si fa città e modella intorno a se lo sviluppo urbano: basta guardare la pianta di Torino per rendersene conto. L’area che delinea gli stabilimenti di Mirafiori è enorme, un gigantesco quadrato che ci racconta una storia con la sola arroganza del proprio esserci.\r\nÈ venuto il presidente della Repubblica, il post comunista Napolitano, il vescovo Nosiglia ha celebrato la messa, il tristo Fassino ha benedetto la giornata, poi, con il laborioso rituale di una Torino che ha elevato il proprio provincialismo a vezzo sottilmente intellettuale, la visita al quotidiano del padrone e il pranzo al Cambio, simbolo decisamente retrò, tra agnolotti e decori un po’ appassiti.\r\nOggi i ricchi mangiano altrove. Tra gelatine e frullati, odori e suggestioni anche il cibo si smaterializza, si fa gioco di inganni, esperienza estetica. \r\nNon poteva mancare la commozione dell’operaio che ricorda la stretta di mano nel giorno della pensione, il ringraziamento per i 40 anni di vita rubata, la memoria di un giorno indimenticabile.\r\nLa “nuova” Torino, quella del Lingotto trasformato in centro commerciale, del grattacielo della Banca, di una Mirafiori ridotta a cinquemila cassaintegrati, scatola vuotata, mero simbolo di un potere la cui materialità è altrove, resta sullo sfondo, impalpabile.\r\nLa Fiat si è lasciata Torino alle spalle ma ha ancora bisogno del fantasma della Fabbrica pesante, della fabbrica che incide il territorio, per portare a termine la transizione. E per celebrare la propria vittoria. Ci sono voluti tren’anni per piegare la classe operaia di questa città, quella che tante volte ha fatto tremare i padroni.\r\nOggi nelle periferie schiacciate dalle ricette contro la crisi il ricatto del lavoro è una cappa pesante. Il disciplinamento dei lavoratori immigrati ha fatto da modello per il disciplinamento di tutti i lavoratori, scommettendo sulla guerra tra poveri e sulla paura.\r\nMa proprio nelle periferie dove campare la vita è più difficile comincia a sentirsi un’aria nuova. Per ora è solo un borbottio, una lieve effervescenza, un’invettiva lanciata tra i banchi del mercato di piazza Cerignola, tra i vecchi dell’immigrazione di ieri e i ragazzi di quella di oggi. Domani chi sa?\r\nQui, in un sabato di gennaio, con una mostra montata su trabiccolo di cassette per la frutta, che raccontava delle baracche di Rosarno, del cottimo, dei caporali, della rivolta, qui abbiamo incontrato gente capace di memoria, la memoria delle lotte dei propri padri braccianti, del proprio lavoro nella città della Fiat, gente consapevole che cambiare si può solo con la lotta.\r\nAscolta la lunga chiacchierata radiofonica con Simone, avvocato del lavoro e anarchico. Una chiacchierata su questa città, dove il futuro che non è più quello di una volta: 2013 01 25 simone africani come noi",[484],{"field":102,"matched_tokens":485,"snippet":481,"value":482},[24],{"best_field_score":138,"best_field_weight":139,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":140,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},6637,{"collection_name":327,"first_q":24,"per_page":273,"q":24},["Reactive",490],{},["Set"],["ShallowReactive",493],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fVjAfTZEYL4AULAS-Xbog_-luothXWx0gU5KjJVJKmas":-1},true,"/search?query=Agnelli"]