","Made in caporalato","post",1462981782,[43,44],"http://radioblackout.org/tag/agro-pontino/","http://radioblackout.org/tag/caporalato/",[17,15],{"post_content":47,"tags":52},{"matched_tokens":48,"snippet":50,"value":51},[49],"pontino","lavoro bracciantile nelle campagne dell’agro \u003Cmark>pontino\u003C/mark>. Circa un anno fa, Marco","Abbiamo raggiunto ai microfoni di RBO Marco Omizzolo, presidente della cooperativa InMigrazione e sociologo che da anni s’interessa al lavoro bracciantile nelle campagne dell’agro \u003Cmark>pontino\u003C/mark>. Circa un anno fa, Marco ha passato tre mesi lavorando come bracciante sotto caporale e ha potuto raccontare la realtà del lavoro schiavistico a cui sono sottoposti i lavoratori migranti, per la maggior parte venenti dal Punjab.\r\nDue o tre euro l’ora per dodici ore di lavoro, umiliazioni e vessazioni sono all’ordine del giorno in questo vero e proprio sistema “agro-mafioso” che si basa sul solido triangolo costituito da imprenditoria, caporalato e criminalità organizzata. Niente “mele marce”, dunque, ma un rodato meccanismo di sfruttamento che fa dell’estrazione del lavoro semi-gratuito e della violenza il proprio normale meccanismo di funzionamento, proteggendosi spesso dietro la patina del Made in Italy. Proprio la retorica dei prodotti del territorio, in effetti, serve troppo spesso da schermo per nascondere quali sono i meccanismi che rendono concorrenziale i prodotti agroalimentari italiani opponendo di fatto rispetto del territorio e dei diritti dei lavoratori.\r\nQualche crepa si sta però aprendo nella macchina agro-mafiosa. 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Un edificio pazzo che doveva essere una sinagoga ma divenne un fiasco vuoto. Solo da ven’anni l’hanno riempito con il museo del cinema, la vecchia macchina delle illusioni. I turisti fanno la fila e la Torino targata PD ci racconta la favola di una città che sopravvive al dopo Fiat.\r\n\r\nI torinesi invece han fatto la coda per visitare il grattacielo di Intesa- SanPaolo del senatore dem e archistar genovese Renzo Piano. Una scheggia di ghiaccio tra il tribunale e il palazzo dell’ex Provincia, il simbolo del legame tra l’amministrazione comunale e regionale e la Banca. Il comune concesse il terreno per un pugno di soldi, la Banca coprì il buco nelle casse del comune, Chiamparino venne rieletto sindaco, poi si parcheggiò nella poltrona di presidente della Compagnia di SanPaolo per approdare a quella di governatore regionale. Torino non venne travolta dalle inchieste che hanno segnato la gestione di Expo a Milano dopo il passaggio di consegne dal centro destra agli arancioni di Pisapia. Ma, nonostante tutto, la città non è del tutto pacificata.\r\nIn questo maggio il centro è sottosequestro per la Sindone, i commercianti non fanno affari e si lamentano., il sindaco post comunista replica che non si vive di solo pane e per il Primo Maggio vola a Milano per i manicaretti all’inaugurazione dell’Expo, grande abbuffata collettiva per palazzinari e coop rosse. Il grande baraccone mai-finito che già crolla a pezzi è il simbolo di una classe politica che non riesce ad ancorarsi neppure nell’oggi più effimero.\r\nAnche il governatore Chiamparino si è lasciato alle spalle le rovine della Torino olimpica per un lungo weekend di vacanze.\r\nI maligni sospettano che nessuno dei due avesse voglia della consueta bordata di fischi della piazza del Primo Maggio torinese.\r\nQuest’anno il PD aveva chiesto ai sindacati di proteggerlo, ma Cgil, Cisl e Uil non ne hanno voluto sapere. E’ finita con i picchiatori prezzolati dell’Hydra in pettorina PD schierati in piazza e la polizia che ha diviso in due il corteo per tenere lontani i contestatori.\r\nIl solco tra la piazza istituzionale e quella delle lotte sociali è sempre più profondo.\r\nLo spezzone rosso e nero ha attraversato il centro cittadino aperto dallo striscione “né Stati né padroni. 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(…)\r\nA Milano l'Expo mette in scena l’Italia ai tempi di Renzi, tra cantieri miliardari e morti di lavoro, agro business e green economy, lavoro gratuito e servitù volontaria, sfratti e polizia, gentrification e colate di cemento.\r\nUn mostro che affama il pianeta, lo desertifica, lo trasforma in una discarica.\r\nIl suo modello è Eataly, il supermercato MangiaItalia, dove precarietà e sfruttamento sono la regola.\r\nChi si fa ricco con il lavoro altrui non guarda in faccia nessuno. Chi governa racconta la favola che sfruttati e sfruttatori stanno sulla stessa barca e elargisce continui regali ai padroni.\r\nI padroni si sentono forti e sono passati all’incasso.\r\nRenzi vuole la fine delle lotta di classe, la resa senza condizioni dei lavoratori. (…)\r\nC’è chi non ci sta, chi si ribella ad un destino già scritto, chi vuole riprendersi il futuro. (…)\r\nCambiare la rotta è possibile. Con l’azione diretta, costruendo spazi politici non statali, moltiplicando le esperienze di autogestione, costruendo reti sociali che sappiano inceppare la macchina e rendano efficaci gli scioperi.\r\nUn mondo senza sfruttati né sfruttatori, senza servi né padroni, un mondo di liberi ed eguali è possibile. (…) Tocca a noi costruirlo”.\r\nLo spezzone anarchico si conclude in piazza San Carlo con un ultimo intervento.\r\nPoi via di corsa verso Milano per il corteo No Expo. La giornata sarà ancora lunga.\r\n\r\nAscolta la cronaca di Anarres:\r\n\r\n2015_05_08_primo_maggio_torino","8 Maggio 2015","2018-10-17 22:59:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/05/2015-torino-primo-maggio-10-200x110.jpg","Torino. 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Il grande baraccone mai-finito che già crolla a pezzi è il simbolo di una classe politica che non riesce ad ancorarsi neppure nell’oggi più effimero.\r\nAnche il governatore Chiamparino si è lasciato alle spalle le rovine della Torino olimpica per un lungo weekend di vacanze.\r\nI maligni sospettano che nessuno dei due avesse voglia della consueta bordata di fischi della piazza del Primo Maggio torinese.\r\nQuest’anno il PD aveva chiesto ai sindacati di proteggerlo, ma Cgil, Cisl e Uil non ne hanno voluto sapere. E’ finita con i picchiatori prezzolati dell’Hydra in pettorina PD schierati in piazza e la polizia che ha diviso in due il corteo per tenere lontani i contestatori.\r\nIl solco tra la piazza istituzionale e quella delle lotte sociali è sempre più profondo.\r\nLo spezzone rosso e nero ha attraversato il centro cittadino aperto dallo striscione “né Stati né padroni. Azione diretta”.\r\nNei vari interventi dal camion c’è il senso di una giornata di sciopero, lontana dalla retorica della “festa”, che sindacati e sinistra istituzionale vorrebbero imporre, sradicando dall’immaginario il retaggio di lotta che accompagna questa giornata sin dal 1886.\r\nDal volantino distribuito in piazza: “Ci raccontano che viviamo nel migliore dei mondi possibili, che liberismo e democrazia garantiscono pace, libertà, benessere. Ci raccontano le favole e pretendono che ci crediamo. Intanto piovono pietre. (…)\r\nLe leggi condannano gli anziani ad una vecchiaia senza dignità, i giovani alla precarietà a vita. Con il contratto a tutele crescenti i nuovi assunti avranno contratti a tempo indeterminato. Una bella favola. I padroni per tre anni non pagano contributi e possono licenziarti a piacere. Se il licenziamento è illegittimo ti danno due soldi e via. La precarietà cambia solo nome e diventa normale per tutti. (…)\r\nA Milano l'Expo mette in scena l’Italia ai tempi di Renzi, tra cantieri miliardari e morti di lavoro, \u003Cmark>agro\u003C/mark> business e green economy, lavoro gratuito e servitù volontaria, sfratti e polizia, gentrification e colate di cemento.\r\nUn mostro che affama il pianeta, lo desertifica, lo trasforma in una discarica.\r\nIl suo modello è Eataly, il supermercato MangiaItalia, dove precarietà e sfruttamento sono la regola.\r\nChi si fa ricco con il lavoro altrui non guarda in faccia nessuno. Chi governa racconta la favola che sfruttati e sfruttatori stanno sulla stessa barca e elargisce \u003Cmark>continui\u003C/mark> regali ai padroni.\r\nI padroni si sentono forti e sono passati all’incasso.\r\nRenzi vuole la fine delle lotta di classe, la resa senza condizioni dei lavoratori. (…)\r\nC’è chi non ci sta, chi si ribella ad un destino già scritto, chi vuole riprendersi il futuro. (…)\r\nCambiare la rotta è possibile. Con l’azione diretta, costruendo spazi politici non statali, moltiplicando le esperienze di autogestione, costruendo reti sociali che sappiano inceppare la macchina e rendano efficaci gli scioperi.\r\nUn mondo senza sfruttati né sfruttatori, senza servi né padroni, un mondo di liberi ed eguali è possibile. (…) Tocca a noi costruirlo”.\r\nLo spezzone anarchico si conclude in piazza San Carlo con un ultimo intervento.\r\nPoi via di corsa verso Milano per il corteo No Expo. La giornata sarà ancora lunga.\r\n\r\nAscolta la cronaca di Anarres:\r\n\r\n2015_05_08_primo_maggio_torino",[167],{"field":67,"matched_tokens":168,"snippet":134,"value":165},[133],{"best_field_score":141,"best_field_weight":142,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":29,"score":143,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":144},6637,{"collection_name":120,"first_q":17,"per_page":76,"q":17},["Reactive",173],{},["Set"],["ShallowReactive",176],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fKBZq77a0Aq5iVYmBycxBrMwkBvhbfm4bt_lNW2XXqf0":-1},true,"/search?query=Agro+Pontino"]