","ll trofeo di Trump nel Grande Gioco mediorientale","post",1572353591,[58,59,60,61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/al-baghdadi/","http://radioblackout.org/tag/grande-gioco/","http://radioblackout.org/tag/iraq/","http://radioblackout.org/tag/russia/","http://radioblackout.org/tag/siria/","http://radioblackout.org/tag/stati-uniti/","http://radioblackout.org/tag/trump/",[66,67,21,68,12,27,69],"al baghdadi","grande gioco","russia","Trump",{"post_content":71},{"matched_tokens":72,"snippet":76,"value":77},[73,73,74,75],"della","ai","confini","stupire: si tratta \u003Cmark>della\u003C/mark> zona \u003Cmark>della\u003C/mark> città siriana di Idlib, a Barisha, assai vicino \u003Cmark>ai\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark> con la Turchia. Mentre i","Il grande gioco per il controllo dei territori e delle risorse tra Russia, Turchia e Stati Uniti a cavallo tra Siria e Iraq in queste settimane ha avuto un’accelerazione dopo l’attacco turco all’area del confederalismo democratico nel nord \u003Cmark>della\u003C/mark> Siria.\r\nLa morte di Baghdadi, celebrata con grande enfasi e plastica inventiva da “The Donald”, mette in mano al presidente statunitense una carta importante in vista delle elezioni negli States.\r\nSia il New York Times sia il Guardian hanno dato messo in dubbio la versione del Paperone \u003Cmark>della\u003C/mark> Casa Bianca.\r\nCome già Osama bin Laden, anche Al Baghdadi, non è stato catturato vivo. Baghdadi si è probabilmente fatto esplodere, ma certamente non era nei programmi delle truppe speciali statunitensi di farlo prigioniero. Baghdadi era già stato nelle mani delle forze armate statunitensi ed era stato liberato.\r\nIl rapporto costitutivamente ambiguo degli States con le tante anime \u003Cmark>della\u003C/mark> Jihad è il parte importante delle scelte politiche delle amministrazioni statunitensi degli ultimi decenni.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alberto Negri, che sul tema ha scritto sul Manifesto di lunedì e martedì.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/2019.10.29.alberto-negri-al-baghdadi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito il suo articolo:\r\n\r\n“Al Baghdadi: la sua pelle in cambio dei curdi\r\nE così anche The Donald, come Barack Obama con Osama bin Laden, esibisce, grazie a Putin, il suo scalpo jihadista, quello di Al Baghdadi e può dare nuovo impulso alla campagna per le presidenziali oscurata dal tradimento dei curdi e dalle trame del Russiagate.\r\n\r\nIl suo nascondiglio, secondo lo stesso presidente americano, sarebbe stato individuato, guarda caso, più o meno o in coincidenza con il ritiro Usa da Rojava.\r\n\r\n“E’ morto nel Nord \u003Cmark>della\u003C/mark> Siria – ha raccontato Trump – urlando e piangendo come un codardo inseguito in un tunnel dalle nostre forze speciali e dai nostri cani: si è fatto esplodere uccidendo i suo figli. E’ morto come un cane, come un codardo”.\r\n\r\nE ha ringraziato tutti: la Russia, la Turchia, l’Iraq, la Siria e i curdi siriani, specificando che gli americani, che provenivano dal Kurdistan iracheno, hanno usato le basi russe in Siria e la sorveglianza russa dei cieli siriani.\r\n\r\nInsomma lo zar è sempre pronto a dargli una mano pur di farlo rieleggere: e quando mai gli capita più un presidente Usa così, che gli consegna sul piatto mezzo Medio Oriente?\r\n\r\nLa fine di Al Baghdadi rafforza Trump, Erdogan, Putin e Assad. E’ il “nuovo ordine” regionale che ha portato alla fine il capo dell’Isis. Trump aveva bisogno di un successo per risollevare la sua immagine precipitata per il tradimento \u003Cmark>ai\u003C/mark> curdi ed Erdogan lo ha ricompensato con la pelle di Al Baghadi che si era rifugiato nell’area di Idlib, \u003Cmark>ai\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark> con la Turchia, dove agiscono i jihadisti e le milizie filo-turche.\r\n\r\nMa gli scambi di “favori” tra Washington e Ankara potrebbero non finire qui in vista \u003Cmark>della\u003C/mark> missione di Erdogan alla Casa Bianca del 13 novembre. Il leader turco ha chiesto agli Usa anche la testa del leader curdo Mazloum Kobane, il quale afferma di avere partecipato con gli americani all’azione di intelligence contro Al Baghadi.\r\n\r\nE senza dimenticare che Ankara vuole anche l’estradizione dagli Stati Uniti di Fethullah Gulen, ritenuto l’ispiratore del fallito colpo di stato in Turchia del 15 luglio 2016.\r\n\r\nFatto fuori Al Baghadi, è Erdogan, insieme a russi e siriani lealisti, che decide il destino immediato dei jihadisti, e non soltanto di quelli dell’IAl Baghdadi: la sua pelle in cambio dei curdi\r\n\r\nsis in fuga dalle carceri dei curdi siriani, perché dispone di una presenza militare diretta e indiretta nella provincia di Idlib, molto vicino al confine con la Turchia dove si sarebbe svolto il raid americano.\r\n\r\nI miliziani filo-turchi – con cui sta riempiendo anche la nuova “fascia di sicurezza” strappata al Rojava curdo – sono i migliori informatori su un terreno dove gli americani erano assenti e adesso hanno realizzato il clamoroso “strike” contro Baghdadi. Qui non avviene niente per caso e probabilmente le altre versioni servono soltanto a gettare fumo negli occhi.\r\n\r\nEliminato il capo dello Stato Islamico – che non significa la fine dell’Isis come la fine di Bin Laden non fu quella di Al Qaida – si può anche completare il “riciclaggio” dei jihadisti che verranno assorbiti, come in parte già avvenuto, nelle varie milizie arabe e turcomanne: si tratta di un’operazione essenziale, che coinvolge migliaia di combattenti e le loro famiglie, per svuotare l’area \u003Cmark>della\u003C/mark> guerriglia e del terrorismo voluta nel 2011 da Erdogan per abbattere Assad con il consenso degli Usa, degli europei e delle monarchie del Golfo.\r\n\r\nQui si era creato un’Afghanistan alle porte dell’Europa dove sono stati ispirati attentati devastanti nelle capitali europee e si è svolta una parte \u003Cmark>della\u003C/mark> guerra sporca di un conflitto per procura che doveva eliminare il regime siriano alleato di Teheran e di Mosca.\r\n\r\nDa questa operazione Trump-Erdogan guadagnano anche Putin e Assad che ora con la Turchia sorvegliano la fascia di sicurezza dove i curdi sono stati costretti ad andarsene.\r\n\r\nL’area di Idlib, dove è prevalente il gruppo qaidista Hayat Tahrir al Sham (ex Al Nusra), ostile e in concorrenza con l’Isis, è sotto assedio di Assad, di Putin e degli iraniani che secondo gli accordi di Astana hanno chiesto da tempo a Erdogan di liberarla dai jihadisti e riconsegnare il controllo \u003Cmark>della\u003C/mark> provincia a Damasco.\r\n\r\nL’aviazione siriana qualche settimana fa aveva compiuto raid contro l’esercito turco entrato a dare manforte \u003Cmark>ai\u003C/mark> jihadisti e alle milizie filo-turche assediate in alcune roccaforti. Assad, tra l’altro, ha appena fatto visita alle truppe governative sul fronte di Idlib: è la sua prima visita nella provincia siriana nord-occidentale dall’inizio del conflitto. Un segnale significativo.\r\n\r\nIdlib è strategica in quanto si trova sull’asse di collegamento siriano Nord-Sud (Idlib-Aleppo-Hama Homs-Damasco), la vera spina dorsale \u003Cmark>della\u003C/mark> Siria. Ecco perché dopo la fine di Al Baghadi probabilmente siriani e russi guadagneranno ancora terreno.\r\n\r\nIn \u003Cmark>realtà\u003C/mark>, a parte ovviamente la latitanza, non c’è mai stato un mistero Al Baghadi, anzi si potrebbe dire che il vero mistero lo hanno creato proprio gli Stati Uniti. Il capo del Califfato, nato a Samarra nel 1971 come Ibrahim Awad Ibrahim Alì al-Badri, era già nelle mani degli americani in quanto affiliato di gruppi estremisti, venne liberato per diventare in seguito uno dei capi di Al Qaida e poi, dal 2014, il leader dello Stato Islamico quando fu proclamato il Califfato a Mosul: il 5 luglio si mostra in pubblico per la prima volta e rivolge un’allocuzione dall’interno \u003Cmark>della\u003C/mark> Grande moschea Al Nuri di Mosul.\r\n\r\nUn percorso singolare per un personaggio che era un capo riconosciuto con il crisma dell’imam e dell’esperto di diritto islamico.\r\n\r\nAl Baghdadi fu arrestato nei pressi di Falluja il 2 febbraio 2004 dalle forze irachene e, secondo i dati del Pentagono, venne incarcerato presso il centro di detenzione statunitense di Camp Bucca e Camp Adder fino al dicembre 2004, con il nome di Ibrahim Awad Ibrahim al Badri e sotto l’etichetta di “internato civile”.\r\n\r\nMa fu rilasciato nel dicembre dello stesso anno in seguito all’indicazione di una commissione americana che ne raccomandò il “rilascio incondizionato”, qualificandolo come un “prigioniero di basso livello”.\r\n\r\nProprio per questo non possono esistere dubbi sulla sua identità: i suoi dati biometrici e il Dna vennero prelevati allora dagli americani a Camp Bucca, così come vennero presi anche a chi scrive e a tutti coloro che dovevano entrare nella Green Zone di Baghdad, racchiusi in un tesserino con un chip indispensabile per passare i ceck point.\r\n\r\nEssenziale poi per l’identificazione nel caso di ritrovamento anche di un corpo a brandelli come accadeva allora di frequente. Migliaia di questi dati sono custoditi nelle banche dati di Pentagono e dipartimento di Stato.\r\n\r\nLa scelta \u003Cmark>della\u003C/mark> liberazione di Al Baghadi ha sollevato negli anni molte ipotesi dando adito ad alcune teorie del complotto, oltre a suscitare lo stupore del colonnello Kenneth King, tra gli ufficiali di comando a Camp Bucca nel periodo di detenzione di Al Baghdadi. Secondo il colonnello King era uno dei capi dei carcerati più in vista e la sua liberazione gli apparve immotivata.\r\n\r\nAnche il luogo dove secondo le fonti americane è stato ucciso Al Baghdadi non ci può stupire: si tratta \u003Cmark>della\u003C/mark> zona \u003Cmark>della\u003C/mark> città siriana di Idlib, a Barisha, assai vicino \u003Cmark>ai\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark> con la Turchia. Mentre i gruppi jihadisti e l’Isis venivano sconfitti, gran parte di loro si sono trasferiti in questa zona dove sono molto attive le milizie filo-turche.\r\n\r\nNon stupisce neppure che possa essere coinvolto Erdogan: è stato lui ad aprire l’”autostrada del Jihad” dalla Turchia alla Siria che portò migliaia di jihadisti ad affluire nel Levante arabo con gli effetti devastanti che conosciamo.\r\n\r\nTutto questo lo hanno scritto i giornalisti turchi, lo hanno visto i cronisti che hanno seguito sul campo le battaglie siriane e lo racconta anche in un’intervista in carcere a “Homeland Security” l’”ambasciatore” del Califfato Abu Mansour al Maghrabi, un ingegnere marocchino che arrivò in Siria del 2013.\r\n\r\n“Il mio lavoro era ricevere i foreign fighters in Turchia e tenere d’occhio il confine turco-siriano. C’erano degli accordi tra l’intelligence \u003Cmark>della\u003C/mark> Turchia e l’Isis. Mi incontravo direttamente con il Mit, i servizi di sicurezza turchi e anche con rappresentanti delle forze armate. La maggior parte delle riunioni si svolgevano in posti di frontiera, altre volte a Gaziantep o ad Ankara. Ma i loro agenti stavano anche con noi, dentro al Califfato”.\r\n\r\nL’Isis, racconta Mansour, era nel Nord \u003Cmark>della\u003C/mark> Siria e Ankara puntava a controllare la frontiera con Siria e Iraq, da Kessab a Mosul: era funzionale \u003Cmark>ai\u003C/mark> piani anti-curdi di Erdogan e alla sua ambizione di inglobare Aleppo. Oggi, al posto dell’Isis, Erdogan ha le “sue” brigate jihadiste anti-curde ma allora era diverso.\r\nQuando il Califfato, dopo la caduta di Mosul, ha negoziato nel 2014 con Erdogan il rilascio dei diplomatici turchi di stanza nella città irachena ottenne in cambio la scarcerazione di 500 jihadisti per combattere nel Siraq.\r\n\r\n“La Turchia proteggeva la nostra retrovia per 300 chilometri: avevamo una strada sempre aperta per far curare i feriti e avere rifornimenti di ogni tipo, mentre noi vendevamo la maggior parte del nostro petrolio in Turchia e in misura minore anche ad Assad”. Mansour per il suo ruolo era asceso al titolo di emiro nelle gerarchie del Califfato e riceveva i finanziamenti dal Qatar.\r\n\r\nEcco perché Baghdadi, dopo essere servito per tanti anni a destabilizzare la Siria e l’Iraq, adesso è caduto nella rete americana: perché era già, più o meno indirettamente, nella rete di Erdogan che ora ha fatto un bel regalo elettorale a Trump, il presidente americano che gli ha tolto di mezzo i curdi siriani dal confine. 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Nel senso proprio che informa un'epoca; al pari della questione ambientale o della finanziarizzazione in continua espansione a livello planetario. Infatti i migranti sono saliti a pieno titolo sugli scacchieri di guerra internazionali. Come arma di ricatto. Quando Francia e Usa decisero di rovesciare Gheddafi per esempio e vennero caricati anche a forza migliaia di uomini su imbarcazioni di fortuna, scagliati come missili contro le coste italiche. Poi con Erdogan che li usa a più riprese come merce di scambio con l'Europa. Una merce che gli vale almeno tre miliardi di aiuti, con l'Italia che, a sua volta, chiede, per sbloccarli, sostanziali modifiche ai trattai di Dublino sul diritto di asilo. Oggi governare o tentare di governare i flussi migratori, con una violenza che cresce esponenzialmente nella misura in cui ci allontaniamo dai confini della fortezza europa, equivale, sullo scacchiere internazionale, a possedere riserve energetiche, idriche o posizioni geostrategiche particolarmente desiderabili. La Fortezza Europa è assediata da molti lati e così nella sua periferia, lontano dai grandi centri nevralgici del Capitale, prendono vita esperienze di vita in comune in condizioni di una precarietà inimmaginabile, dove anziché esplodere antichi rancori interetnici o interreligiosi mal sopiti, anziché scatenarsi una corsa all'abbrutimento, prendono slancio storie quotidiane di solidarietà, autorganizzazione, dove l'anomalia diventa la propria normalità e dove si ha quasi paura di abbandonare quella realtà povera e sospesa, ma ricca di umanità, per un futuro carico di speranze ma anche di timori: la perdita di identità, la solitudine, lo sfruttamento.\r\n\r\nProprio a Calais, dove migliaia di persone sognano l'Inghilterra, è sorta la cosiddetta Giungla. Da molto tempo ormai lì ha preso vita una sorta di slum dove le poche e ambitissime baracche in legno sono sovrastate nel numero da centinaia e centinaia di tende ben più precarie. Qui ha preso vita una sorta di città quasi interamente autogestita, con scuole, luoghi di culto, luoghi di socialità.\r\n\r\nSi tratta di migliaia di persone le cui provenienze cambiano a seconda dei momenti e dei flussi. La storia di questo agglomerato ha ormai molti anni. La politica con la solita schizofrenia si è misurata con questo luogo ora ignorandolo ora attaccandolo selvaggiamente ora lasciandone la gestione a ordinari attacchi di polizia a colpi di manganelli e gas lacrimogeni. Tra tutti ricordiamo lo sgombero voluto da Sarkozy dopo una serie di disordini nel 2002.\r\n\r\nViviamo ora uno di quei momenti in cui la politica ha deciso in qualche modo di regolarizzare questo luogo. Che vuol dire fondamentalmente distruggere le baracche che in maniera autonoma e con l'aiuto dei molti solidali presenti i migranti hanno costruito, per spostarli in un'area appositamente recintata, fatta di container, dove vorrebbero che gli ingressi fossero regolati da uno scanner che legge le impronte digitali in maniera illegale al punto che la polizia ha dovuto giustificarsi dicendo che nel caso non le archivierebbe.\r\n\r\nCerchiamo ora di raccontarvi con l'aiuto di una compagna presente in queste settimane nella Giungla, non tanto e non solo la cronaca dello sgombero o i tentativi di sgombero dell'area, quanto piuttosto la vita sospesa che si vive laggiù. In quello che molti continuano a chiamare non luogo ma che Annalisa ci restituisce in tutta la sua concretezza.\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n\r\nannalisa_calais\r\n\r\nNel fine settimana passato a Marsiglia si sono dati appuntamento collettivi e individualità che in tutta Europa affrontano la questione dei migranti tanto sui propri territori, contrastando il business dell'accoglienza e facendo fronte all'inumana presenza dei lager di stato per immigrati irregolari in alcuni paesi. E' stato un appuntamento internazionale, nato sulla scorta dell'esperienza di resistenza a Ventimiglia nell'autunno passato, basato sull'idea che solo un coordinamento europeo di realtà anche molto diverse possa tentare l'immane salto per mettersi all'altezza di una sfida tanto complessa in graffo di contenere varie sfumature ma tutte all'insegna dell'inimicizia verso questo stato di cose e della solidarietà attiva nei confronti di uomini e donne che oggi l'Europa vorrebbe catalogati in braccia utili, eccedenze e casi pietosi.\r\n\r\nAbbiamo raggiunto Mattia, un compagno di Genova, per un breve report dell'incontro di Marsiglia\r\n\r\nmarsiglia\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","20 Gennaio 2016","2016-01-22 11:05:34","Migrazioni: una questione epocale",1453317969,[101,102,103,104,105],"http://radioblackout.org/tag/calais/","http://radioblackout.org/tag/giungla/","http://radioblackout.org/tag/lota-ai-cie/","http://radioblackout.org/tag/marsiglia/","http://radioblackout.org/tag/migranti/",[107,108,109,110,18],"Calais","giungla","lota ai CIE","marsiglia",{"post_content":112,"tags":116},{"matched_tokens":113,"snippet":114,"value":115},[75,73],"in cui ci allontaniamo dai \u003Cmark>confini\u003C/mark> \u003Cmark>della\u003C/mark> fortezza europa, equivale, sullo scacchiere","Il tema di enormi masse di persone in movimento nell'intero pianeta è sempre più marcatamente una questione epocale. 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La securizzazione del paese è crescente dalla messa in fuga di Ben Ali nel 2011 e la repressione si fa sentire sempre più violenta. Nonostante un percorso di transizione democratica durato quasi dieci anni e il tentativo di riformare i settori della sicurezza e della giustizia in un paese che non è mai riuscito a garantire processi equi per tutti, oggi quello che si mormora nelle strade è che la Tunisia era e rimane «uno Stato di polizia». La vita quotidiana è controllata, ingiustizie e abusi della polizia non possono essere denunciati e nelle carceri tunisine ci sono decine di attivisti, esponenti politici e giornalisti accusati di complotto contro la sicurezza dello Stato, che rischiano diversi anni di condanna.\r\nIl governo di Giorgia Meloni e la Commissione europea portano avanti una collaborazione sempre più stretta con la Tunisia per instaurare, dicono, una logica non predatoria e anticoloniale nei confronti della sponda sud del Mediterraneo, ma non si può fare a meno di notare come l'appoggio di Roma e Bruxelles sia in verità fondamentale nel rafforzare le capacità di intervento di questo apparato securitario. Il settore della sicurezza e il settore della giustizia sono stati finanziati con 570 milioni di euro dall'Unione Europea, a fronte di un appoggio totale di 3,4 mld giustificati dalla tutela dei diritti umani, ma questi programmi sono tramontati, e quello che rimane oggi è l'appoggio securitario. \r\n\r\n\r\nDopo la firma del memorandum d'intesa del 16 luglio, che prevede diversi ambiti di collaborazione, Meloni ha visitato diverse volte il paese, ultima la visita lampo del 18 aprile dove con una conferenza stampa (non conferenza in realtà perché i giornalisti non hanno potuto accedervi), è stato presentato un accordo di 100 milioni all'interno del Piano Mattei a favore delle imprese e degli scambi universitari, ma il cui obiettivo principale è in ambito migratorio: è fondamentale che la Tunisia continui a fermare, incarcerare e mettere ai confini del deserto tutti i migranti che arrivano in Tunisia per raggiungere l'Europa. Le condizioni dei migranti subsahariani (e non solo) sono pessime, deportati nelle zone desertiche di Libia e Algeria,subiscono abusi e violenze col benestare dell'Europa.\r\n\r\nNe parliamo durante l'info di radio blackout con Matteo Garavoglia, giornalista freelance, fa parte del Centro di Giornalismo Permanente, si occupa di Tunisia e Nord Africa per testate italiane e internazionali. Introduce la diretta Dima Dima (l'Estaca) - Emel Mathlouthi & Yasser Jera.\r\nhttps://ilmanifesto.it/tunisia-stato-di-polizia-caro-alleuropa\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/2024_05_07_2024.05.07-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","9 Maggio 2024","2024-05-09 10:35:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/5445433324_c46980e668_k-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"195\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/5445433324_c46980e668_k-300x195.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/5445433324_c46980e668_k-300x195.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/5445433324_c46980e668_k-1024x667.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/5445433324_c46980e668_k-768x500.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/5445433324_c46980e668_k-1536x1001.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/5445433324_c46980e668_k.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Tunisia stato di polizia?",1715250904,[154,155,156],"http://radioblackout.org/tag/noborder/","http://radioblackout.org/tag/pianomattei/","http://radioblackout.org/tag/tunisia/",[158,159,160],"noborder","pianomattei","tunisia",{"post_content":162},{"matched_tokens":163,"snippet":164,"value":165},[74,75],"a fermare, incarcerare e mettere \u003Cmark>ai\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark> del deserto tutti i migranti","A partire dal colpo di stato di Kais Saied nel 2021, alla crisi strutturale \u003Cmark>della\u003C/mark> Tunisia si è aggiunta una stretta autoritaria sempre più dura i cui primi passi sono il congelamento del parlamento, l'imposizione di una nuova costituzione di stampo presidenziale e lo scioglimento del consiglio superiore \u003Cmark>della\u003C/mark> magistratura. La securizzazione del paese è crescente dalla messa in fuga di Ben Ali nel 2011 e la repressione si fa sentire sempre più violenta. Nonostante un percorso di transizione democratica durato quasi dieci anni e il tentativo di riformare i settori \u003Cmark>della\u003C/mark> sicurezza e \u003Cmark>della\u003C/mark> giustizia in un paese che non è mai riuscito a garantire processi equi per tutti, oggi quello che si mormora nelle strade è che la Tunisia era e rimane «uno Stato di polizia». La vita quotidiana è controllata, ingiustizie e abusi \u003Cmark>della\u003C/mark> polizia non possono essere denunciati e nelle carceri tunisine ci sono decine di attivisti, esponenti politici e giornalisti accusati di complotto contro la sicurezza dello Stato, che rischiano diversi anni di condanna.\r\nIl governo di Giorgia Meloni e la Commissione europea portano avanti una collaborazione sempre più stretta con la Tunisia per instaurare, dicono, una logica non predatoria e anticoloniale nei confronti \u003Cmark>della\u003C/mark> sponda sud del Mediterraneo, ma non si può fare a meno di notare come l'appoggio di Roma e Bruxelles sia in verità fondamentale nel rafforzare le capacità di intervento di questo apparato securitario. Il settore \u003Cmark>della\u003C/mark> sicurezza e il settore \u003Cmark>della\u003C/mark> giustizia sono stati finanziati con 570 milioni di euro dall'Unione Europea, a fronte di un appoggio totale di 3,4 mld giustificati dalla tutela dei diritti umani, ma questi programmi sono tramontati, e quello che rimane oggi è l'appoggio securitario. \r\n\r\n\r\nDopo la firma del memorandum d'intesa del 16 luglio, che prevede diversi ambiti di collaborazione, Meloni ha visitato diverse volte il paese, ultima la visita lampo del 18 aprile dove con una conferenza stampa (non conferenza in \u003Cmark>realtà\u003C/mark> perché i giornalisti non hanno potuto accedervi), è stato presentato un accordo di 100 milioni all'interno del Piano Mattei a favore delle imprese e degli scambi universitari, ma il cui obiettivo principale è in ambito migratorio: è fondamentale che la Tunisia continui a fermare, incarcerare e mettere \u003Cmark>ai\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark> del deserto tutti i migranti che arrivano in Tunisia per raggiungere l'Europa. 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Uno spezzone “abusivo”, fuori norma, intersezionale chi si presenta così: “Vogliamo essere i sassolini nella scarpa del cis-tema eteronormato ed omonormato: non saremo l3 vostr3 brav3 cittadin3 rispettabili e smanios3 di conformarsi a quello che un uomo o una donna dovrebbe essere. (…) Riconosciamo la violenza di genere e del genere e di come i suoi confini sentenzino chi o cosa sia socialmente accettabile e chi o cosa non lo è, cosa ci può succedere se oltrepassiamo i confini della cosiddetta normalità, che altro non è che la norma bianca – cisgender - eterosessuale ed abilista.\r\n(…) Vogliamo sovvertire l'esistente e lo vogliamo subito. Ci rivendichiamo il transfemminismo queer come spazio di libertà dove esondare e autodeterminarci, sperimentare, tessere alleanze e relazioni altre non necessariamente legate da vincoli biologici, sfro.ciare affossando le categorie stagnanti che ci opprimono.\r\n\r\nVogliamo sottolineare l'intersezione delle nostre lotte contro ogni tipo di oppressione, segregazione e colonialismo che voglia sottomettere i corpi e i pensieri. Come spezzona queer sfidiamo la pratica di dividerci in compartimenti separati per farci entrare in una o più particolari categorie (pre)definite. Ecco perché il tema delle soggettività diverse e divergenti include per noi i migranti e le persone razzializzate, le loro storie e la loro realtà attuale.\r\n\r\n(...)\r\n\r\nSchifiamo la retorica pacifista: tutta la nostra solidarietà va ai popoli che subiscono le guerre. Ci stringiamo allə femministə e ai popoli che in ogni parte del mondo ripudiano la guerra, che lottano e resistono contro la dura repressione interna, a tuttə coloro che disertano, che lottano contro il capitalismo, il razzismo, il patriarcato. Per non lasciare nessunə indietro, per costruire una società diversa nella quale nessuna vita sia ritenuta sacrificabile.\r\n\r\nLa nostra Pride è antimilitarista perché sappiamo che la guerra definisce nuove strategie di profitto, impoverimento, devastazione ambientale. (...) Non ci sentiamo più sicurə davanti ad un soldato con il mitra. Le strade sicure le fanno le donne e lə translellebifr0ce che le attraversano.\r\nNe abbiamo parlato con Arianna e Albe di TegAm*\r\nAscolta la diretta:\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/2022-06-21-albe-ari-pride-li-tegame.mp3\"][/audio]","21 Giugno 2022","2022-06-21 17:43:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/288123080_120248717367898_9188509464619226164_n-e1655826171977-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"95\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/288123080_120248717367898_9188509464619226164_n-e1655826171977-300x95.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/288123080_120248717367898_9188509464619226164_n-e1655826171977-300x95.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/288123080_120248717367898_9188509464619226164_n-e1655826171977-1024x325.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/288123080_120248717367898_9188509464619226164_n-e1655826171977-768x244.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/288123080_120248717367898_9188509464619226164_n-e1655826171977-1536x488.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/288123080_120248717367898_9188509464619226164_n-e1655826171977.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Livorno. 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Carabinieri paracadutisti “Tuscania”, al GIS, e al Centro cinofili. Ma è da oltre due anni in realtà che l’area per la mega caserma è stata individuata, infatti già il 23 dicembre 2019 la Camera dei deputati impegnava il governo con un Odg firmato da Rizzo (M5S), Presidente della Commissione IV Difesa della Camera, a valutare la destinazione delle risorse necessarie alla costruzione della base.\r\nQuando esponenti politici dei partiti che partecipano al governo o amministratori locali affermano che non ne sapevano niente, se non che addirittura che sono contrari, non la raccontano giusta. Queste informazioni erano pubbliche da tempo.\r\n\r\nSi sta formando un movimento di opposizione al progetto, per rifiutare l’ennesimo scempio ecologico e l’ennesima base di guerra che incrementerà la militarizzazione della zona. Molti in questo contesto denunciano la beffa dell’uso dei fondi del PNRR per la transizione ecologica per realizzare la base, mettono in luce la fragilità del territorio che sarebbe definitivamente compromessa da una progetto che prevede 440 mila metri cubi di nuove edificazioni da costruire all’interno di un Parco protetto, su una area complessiva di 730 mila metri quadrati. Questo progetto devastante si inserisce in un quadro già molto grave, segnato dall’ampliamento in corso della base USA di Camp Darby e dall’apertura circa due anni fa della base del COMFOSE (Comando delle Forze Speciali dell’Esercito). Progetti che spesso sono approvati dalla grande menzogna della transizione ecologica, vero e proprio greenwashing del settore bellico, come il progetto “caserme verdi” che ha finanziato interamente la costruzione della base del COMFOSE. Si tratta di un piano complessivo di riorganizzazione dei reggimenti che compongono forze speciali e di intervento rapido e che sono in via di trasferimento dalle sedi di Livorno all’area compresa tra San Piero a Grado e Coltano, dove si sposteranno tutte le attività addestrative.\r\n\r\nQuesti reggimenti, impiegati nelle missioni di guerra fuori dai confini nazionali, saranno concentrati attorno alla base di Camp Darby, che già oggi è uno dei principali arsenali statunitensi nel mondo, rifornisce di armi e materiale bellico tutta l’area mediterranea e mediorientale e si prepara ad incrementare questo ruolo. La creazione di un vero e proprio polo della guerra tra Livorno e Pisa era già stato annunciato dall’allargamento dell’Aeroporto militare di Pisa Dall’Oro con il progetto dell’Hub militare circa dieci anni fa.\r\n\r\nRifiutiamo la nuova gigantesca base a Coltano, insieme all’ampliamento di Camp Darby e alla nuova sede del COMFOSE. È necessario lottare per una smilitarizzazione del nostro territorio, perché a Livorno, come anche a Pisa, sappiamo bene cosa significa subire la presenza di questi reggimenti in città: la continua propaganda di guerra, per celebrare le missioni a cui partecipano; le parate nostalgiche e l’esaltazione della dittatura fascista; le prepotenze dei militari; la devastazione ecologica e sociale che accompagna la militarizzazione del territorio. Per questo sosteniamo le iniziative contro questo progetto. In questi mesi la guerra in Ucraina e il riarmo degli stati europei che l’accompagna, fa temere in una espansione del conflitto. La partecipazione dell’Italia con l’invio di militari ai confini con l’Ucraina a potenziare le missioni NATO si inserisce in un più generale inasprimento della politica militare italiana, particolarmente evidente nell’impegno neocoloniale condotto dallo stato italiano in Libia, nel Sahel, e in altre zone dell’Africa, spesso al fianco dell’ENI. Missioni ormai presentate secondo una nuova retorica guerrafondaia, non più come “umanitarie”, ma come interventi per la “difesa dell’interesse nazionale”, rendendo chiaro il rinnovato carattere predatorio e aggressivo della politica estera dell’Italia. Abbiamo costituito mesi fa il Coordinamento per il ritiro delle missioni militari proprio per opporci a questa nuova prospettiva di guerra. Su queste premesse oggi ci uniamo a chi sul piano antimilitarista si oppone a questo progetto, ribadendo che basi e caserme non le vogliamo né all’Ardenza, né a Coltano, né altrove.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli del Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-19-dario-coltano.mp3\"][/audio]","19 Aprile 2022","2022-04-19 15:16:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/pineta-coltano-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/pineta-coltano-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/pineta-coltano-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/pineta-coltano-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/pineta-coltano-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/pineta-coltano-1536x864.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/pineta-coltano.jpg 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Una nuova base militare? 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Carabinieri paracadutisti “Tuscania”, al GIS, e al Centro cinofili. Ma è da oltre due anni in \u003Cmark>realtà\u003C/mark> che l’area per la mega caserma è stata individuata, infatti già il 23 dicembre 2019 la Camera dei deputati impegnava il governo con un Odg firmato da Rizzo (M5S), Presidente \u003Cmark>della\u003C/mark> Commissione IV Difesa \u003Cmark>della\u003C/mark> Camera, a valutare la destinazione delle risorse necessarie alla costruzione \u003Cmark>della\u003C/mark> base.\r\nQuando esponenti politici dei partiti che partecipano al governo o amministratori locali affermano che non ne sapevano niente, se non che addirittura che sono contrari, non la raccontano giusta. Queste informazioni erano pubbliche da tempo.\r\n\r\nSi sta formando un movimento di opposizione al progetto, per rifiutare l’ennesimo scempio ecologico e l’ennesima base di guerra che incrementerà la militarizzazione \u003Cmark>della\u003C/mark> zona. 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Si tratta di un piano complessivo di riorganizzazione dei reggimenti che compongono forze speciali e di intervento rapido e che sono in via di trasferimento dalle sedi di Livorno all’area compresa tra San Piero a Grado e Coltano, dove si sposteranno tutte le attività addestrative.\r\n\r\nQuesti reggimenti, impiegati nelle missioni di guerra fuori dai \u003Cmark>confini\u003C/mark> nazionali, saranno concentrati attorno alla base di Camp Darby, che già oggi è uno dei principali arsenali statunitensi nel mondo, rifornisce di armi e materiale bellico tutta l’area mediterranea e mediorientale e si prepara ad incrementare questo ruolo. La creazione di un vero e proprio polo \u003Cmark>della\u003C/mark> guerra tra Livorno e Pisa era già stato annunciato dall’allargamento dell’Aeroporto militare di Pisa Dall’Oro con il progetto dell’Hub militare circa dieci anni fa.\r\n\r\nRifiutiamo la nuova gigantesca base a Coltano, insieme all’ampliamento di Camp Darby e alla nuova sede del COMFOSE. È necessario lottare per una smilitarizzazione del nostro territorio, perché a Livorno, come anche a Pisa, sappiamo bene cosa significa subire la presenza di questi reggimenti in città: la continua propaganda di guerra, per celebrare le missioni a cui partecipano; le parate nostalgiche e l’esaltazione \u003Cmark>della\u003C/mark> dittatura fascista; le prepotenze dei militari; la devastazione ecologica e sociale che accompagna la militarizzazione del territorio. Per questo sosteniamo le iniziative contro questo progetto. In questi mesi la guerra in Ucraina e il riarmo degli stati europei che l’accompagna, fa temere in una espansione del conflitto. La partecipazione dell’Italia con l’invio di militari \u003Cmark>ai\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark> con l’Ucraina a potenziare le missioni NATO si inserisce in un più generale inasprimento \u003Cmark>della\u003C/mark> politica militare italiana, particolarmente evidente nell’impegno neocoloniale condotto dallo stato italiano in Libia, nel Sahel, e in altre zone dell’Africa, spesso al fianco dell’ENI. Missioni ormai presentate secondo una nuova retorica guerrafondaia, non più come “umanitarie”, ma come interventi per la “difesa dell’interesse nazionale”, rendendo chiaro il rinnovato carattere predatorio e aggressivo \u003Cmark>della\u003C/mark> politica estera dell’Italia. Abbiamo costituito mesi fa il Coordinamento per il ritiro delle missioni militari proprio per opporci a questa nuova prospettiva di guerra. Su queste premesse oggi ci uniamo a chi sul piano antimilitarista si oppone a questo progetto, ribadendo che basi e caserme non le vogliamo né all’Ardenza, né a Coltano, né altrove.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli del Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-19-dario-coltano.mp3\"][/audio]",[247],{"field":80,"matched_tokens":248,"snippet":244,"value":245},[74,75],{"best_field_score":138,"best_field_weight":85,"fields_matched":86,"num_tokens_dropped":44,"score":170,"tokens_matched":88,"typo_prefix_score":44},{"document":251,"highlight":279,"highlights":284,"text_match":136,"text_match_info":287},{"cat_link":252,"category":253,"comment_count":44,"id":254,"is_sticky":44,"permalink":255,"post_author":47,"post_content":256,"post_date":257,"post_excerpt":50,"post_id":254,"post_modified":258,"post_thumbnail":259,"post_thumbnail_html":260,"post_title":261,"post_type":55,"sort_by_date":262,"tag_links":263,"tags":271},[41],[43],"33144","http://radioblackout.org/2015/12/di-mancata-identificazione-lue-litalia-e-ile-migranti/","L'Unione Europea ha aperto ieri una \"procedura d'infrazione\" contro l'Italia per il mancato ottemperamento nella raccolta delle impronte digitali a danno di quei e quelle migranti che nell'estate appena trascorsa sono transitate sul nostro paese, talvolta addensandosi per diverse settimane ai confini (come nel caso di Ventimiglia), venendo meno agli impegni presi con la firma del Trattato di Dublino che prevede, tra le altre cose, che gli stati su cui approdano i/le migranti sono quelli che si devono far carico del loro eventuale diritto d'asilo.\r\nÈ risaputo che in molti casi le forze di polizia in italia abbiano agito in questa direzione negli scorsi mesi, per una volta facendo coincidere i propri interessi con quelli degli stessi richiedenti asilo che nella maggioranza dei casi dal nostro paese vogliono solamente passare, in direzione di più attraenti lidi.\r\nAlle origini della questione c'è la distinzione tra migranti economici e migranti mossi da ragioni politiche o umanitarie, abilitati quindi a effettuare richiesta d'asilo. 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Prometeo usò la creta per costruire un simulacro di essere umano che poi animò servendosi del fuoco. Al tempo della regina egizia Hatshepshut una statua scese dal piedistallo, camminò attraverso la sala e indicò il futuro faraone Tutmosi III. Nel XVI secolo gli alchimisti tentano di creare l'homunculus in provetta con sperma umano e sterco di cavallo. Nella tradizione ebraica i rabbini possono dare vita al Golem (in ebraico materia grezza), un gigante d'argilla dalla forza sovrumana. Al Golem é dedicato l'episodio \"Fango\" della serie X-Files. Nel 1816 la scrittrice Mary Shelley, impressionata dagli esperimenti di Luigi Galvani, crea lo scienziato Frankenstein che cuce parti di corpi diversi e poi le anima con l'elettricità. Arriva la fantascienza che ci fa conoscere i robot, non tutti simpatici e servizievoli come quelli di Isaac Asimov. Un robot può essere talmente perfezionato da essere indistinguibile dagli umani. Un umano può trovarsi nella condizione di dover dimostrare di non essere un robot. Un robot può dimenticare la sua natura e credere di essere umano. Uno scienziato non si rassegna alla morte dell'amata moglie e ne crea una copia sintetica. Un uomo d'affari noleggia dei sosia sintetici per fare fronte ai troppi impegni. Poi ci sono i cyborg, esseri umani con parti elettriche e meccaniche, e i replicanti, che sono prodotti dell'ingegneria genetica. Nella realtà abbiamo le bambole (comprese quelle gonfiabili), i burattini, le marionette, i pupazzi per i crash test e per le esercitazoni degli studenti di medicina, i soldatini, i manichini come quello che, in un memorabile episodio di \"Ai confini della realtà\", fugge dal grande magazzino dove si é stufato di prestare servizio. \"Ho costruito una macchina a immagine dell'uomo, che non si stanca mai e non fa mai un errore.\" (dal film \"Metropolis\" di Fritz Lang del 1927). Buon ascolto.\r\nPer saperne di più:\r\nVincenzo Tagliasco \"Dizionario degli esseri umani fantastici e artificiali\" Mondadori, Milano 1999.","27 Luglio 2020","2021-08-17 08:24:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/GOLEM2-200x110.jpg","NON NATO DA DONNA - LA PERLA DI LABUAN 24/7/2020",1595837406,[],[],{"post_content":492},{"matched_tokens":493,"snippet":494,"value":495},[369,75,73,377],"in un memorabile episodio di \"\u003Cmark>Ai\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark> \u003Cmark>della\u003C/mark> \u003Cmark>realtà\u003C/mark>\", fugge dal grande magazzino dove","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/2020.07.24-15.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nUno dei più antichi sogni dell'uomo é creare il proprio simile. Prometeo usò la creta per costruire un simulacro di essere umano che poi animò servendosi del fuoco. 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Mi chiamo Tom Wallace, lavoro per gli stabilimenti North Aircraft, nell'ufficio pubblicità, e vivo con mia moglie in una casa d'affitto\". Richard Matheson inventò il \"fantastico nella normalità\": non più castelli, abazie e cimiteri, tra pipistrelli e civette, ma persone normali in situazioni normali, quasi banali. Tom, il protagonista narrante di \"Io sono Helen Driscoll\" del 1958 in un'allegra serata tra amici si presta a un esperimento di ipnosi, da allora legge i pensieri degli altri e la sua vita cambia. \"Tutti questi fatti avvenivano in quel pacifico vicinato di graziose casette al sole. Il vicinato era composto da due universi, presentava al mondo un aspetto lindo e sorridente, mentre al di sotto ne nascondeva un altro completamente diverso, disgustoso e contorto.\" Helen Driscoll è la donna che solo Tom può vedere, assassinata nella sua graziosa casetta prima del suo arrivo e che ora reclama giustizia. Il \"fantastico nella normalità\" sarebbe diventata la chiave narrativa dominante di Stephen King che riconosce il suo debito nei confronti di Richard Matheson. La storia di Franz Anton Mesmer, scopritore del \"sonnambulismo magnetico\" e precursore dell'ipnosi, genio per alcuni e ciarlatano per altri. Nel 1954 Richard Matheson aveva scritto \"Io sono leggenda\" pubblicato in Italia come \"I vampiri\" che ebbe tre trasposizioni cinematografiche. Nel 1971 sceneggiò \"Duel\", il film d'esordio di Steven Spielberg, e poi alcuni episodi di \"Ai confini della realtà\". Buon ascolto.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/2018.09.28-14.10.34-escopost.mp3\"][/audio]","26 Marzo 2019","2019-04-20 08:10:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/HELEN2-200x110.jpg","IL FANTASTICO NELLA NORMALITA' - LA PERLA DI LABUAN 28/9/2018",1553617270,[],[],{"post_content":514},{"matched_tokens":515,"snippet":517,"value":518},[369,75,73,516],"realtà\". 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In mezzo al caos mediatico le voci di cui più abbiamo sentito l'assenza sono quelle di persone, collettivi ed esperienze che si stanno organizzando concretamente per rispondere alla guerra. \r\n\r\nQui, in questo approfondimento speciale di Radio Blackout, cercheremo di dare spazio a riflessioni ed esperienze di resistenza, lotta, autorganizzazione e mutualismo dall'Ucraina alla Russia, passando per i confini Polacchi\r\n\r\n\r\nPerchè questa puntata (e forse altre a venire)?\r\n\r\n\r\nAbbiamo sentito la necessità di proporre una informazione diversa sia da quella faziosa e superficiale dei media mainstream sia di improvvisati esperti militari e geopolitici dell'ultima ora.\r\n\r\nQuesta necessità si concretizza nel voler dare voce ad alcune delle diverse esperienze presenti nei territori colpiti, direttamente e non, dal conflitto in corso tra Ucraina e Russia.\r\nVoci che vengono da realtà molto diverse dalle nostre, sia per contesti storici e politici, sia per la complessità del contesto Ucraino, che è oggettivamente schiacciato tra due poli imperialisti: da un lato quello russo-Putiniano, aggressore militare in questo momento, dall'altro quello occidentale in senso lato, che trova consistenza nelle strategie di influenza della NATO in Ucraina e nell'Europa orientale attuate negli ultimi decenni.\r\n\r\nVoci che ci pongono di fronte a contraddizioni reali e di non facile soluzione per noi: c'è un conflitto in corso, è reale ed urgente. A questo conflitto alcune realtà ucraine rispondono con la scelta di armarsi, consapevoli che questo vuol dire ora schierarsi con uno schieramento piuttosto che l'altro. Altre, si muovono nelle varie urgenze determinate dalla guerra.\r\n\r\nLe voci che sentiamo sono provenienti da realtà solidali, di mutuo aiuto, autorganizzazione dal basso e resistenza dentro l'Ucraina in guerra, dentro il contesto repressivo Russo, e attorno ai confini della fortezza Europa.\r\n\r\nIl tentativo è dunque quello di rimettere in campo un internazionalismo solidale, almeno a livello di controinformazione, consapevole delle contrattidizioni che ne derivano, senza togliere però importanza, e anzi aggiungere strumenti di riflessione, per portare avanti le lotte qui sui nostri territori.\r\n\r\nQui l'inzio e l'introduzione alla puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/intro.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nQui la prima diretta da Leopoli, con Alyona, che ci racconta le forme di mutuo aiuto e solidarietà messe in atto in città allo scoppiare della guerra:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/leopoli-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nQui la seconda diretta con Salem da Kiev, di Operation-Solidarity, che ci racconta le forme di resistenza armata e le motivazioni che la sottendono:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/kiev.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nQui una testimonianza da parte delle compagne del No Border Team che da tempo lottano contro i dispositivi di frontiera in Polonia e mettono in luce il razzismo strutturale e l'ipocrisia dell'accoglienza a due facce: da un lato, i respingimenti e profughi nel gelo delle foreste tra Polonia e Bielorussia, dall'altro le braccia aperte verso i/le profughe ucraine:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/confini.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nInfine una preziosa testimonianza con un compagno dalla Russia di Avtonom.org, che ci racconta la lotta contro la guerra e la durissima repressione che rischiano ogni giorno tutte le persone che scendono in piazza contro Putin e contro l'aggressione militare:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/russia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nUn ringraziamento a tutt* le persone intervistate, a chi si è spes* per rendere queste dirette possibili, a chi ci ha fornito i contatti e a chi ci ha ascoltato. \r\nStay tuned su RadioBlackout 105.250 per i prossimi approfondimenti.\r\n\r\n\r\nQui in seguito mettiamo alcuni link di riferimento per le realtà che abbiamo sentito oggi e alcuni apprfondimenti secondo noi di interesse.\r\nUCRAINA\r\n\r\nSu forme di autorganizzazione a Leopoli:\r\n\r\nhttps://commons.com.ua/en/zapiski-zi-lvova/\r\n\r\n( e la traduzione in italiano\r\n\r\nhttps://www.che-fare.com/lviv-guerra-ucraina-liasheva/)\r\n\r\nSito di riferimento di Operation-Solidarity\r\n\r\nhttps://operation-solidarity.org/\r\n\r\nRUSSIA\r\n\r\nPortale Avtonom\r\n\r\nhttps://avtonom.org/en\r\n\r\nPortale Ovd.info\r\n\r\nhttps://ovdinfo.org/\r\n\r\ne https://donate.ovdinfo.org/en#page=en\r\n\r\nPortale DOX\r\n\r\nhttps://news.doxajournal.ru/\r\n\r\nPOLONIA E LOTTA NOBORDER\r\n\r\nhttps://www.facebook.com/nobordersteam/\r\n\r\nhttps://t.me/no_borders_team\r\n\r\n \r\n\r\nCASSA PER LA DISERZIONE\r\n\r\nhttps://www.cafe-libertad.de/fahnenflucht-support-desertion\r\n\r\n \r\n\r\nAlcuni spunti esterni dalla BIELORUSSIA\r\n\r\nCroce Nera Anarchica Bielorussia\r\n\r\nhttps://abc-belarus.org/?lang=en\r\n\r\nUna testimonianza dalla Bielorussia (pubblicato da DinamoPress)\r\n\r\nhttps://www.dinamopress.it/news/gli-anarchici-odiano-putin-una-testimonianza-dalla-bielorussia/\r\n\r\nAppello femminista dalla Russia (da Jacobin)\r\n\r\nhttps://jacobinitalia.it/contro-laggressione-militare-di-putin/\r\n\r\n \r\n\r\nENGLISH VERSION\r\nSince the beginning of the conflict, we have been overloaded with information and geopolitical analyses of all kinds. Amidst the media chaos, the voices we missed the most are those of the peoples, collectives, and experiences who are locally organizing in response to the war. On Friday we will give space to reflections and experiences of resistance, self-organization and mutualism from Ukraine to Russia, crossing the borders of Poland. \r\nWhy this program (and perhaps others to come)?\r\nWe felt the need to propose a different kind of information from the biased and superficial information provided by the mainstream media and by improvised military and geopolitical experts of the last hour.\r\nThis need is expressed by the desire to give voice involving different experiences in the territories directly and indirectly affected by the ongoing conflict between Ukraine and Russia.\r\nVoices that come from realities that are very different from ours, both in terms of historical and political contexts, and the complexity of the Ukrainian context, which is objectively squeezed between two imperialist poles: on the one hand the Russian-Putinian one, the military aggressor at the moment, and on the other the Western one in the broad sense, which finds consistency in NATO's strategies of influence in Ukraine and Eastern Europe implemented in recent decades.\r\nVoices that confront us with real contradictions that are not easy to resolve: there is a conflict going on, it is real and urgent. Some Ukrainian realities respond to this conflict with the choice of arming themselves, aware that this now means siding with one side rather than the other. Others are moving in the various urgencies determined by the war.\r\nVoices that come from realities that are very different from ours, both in terms of historical and political contexts, and the complexity of the Ukrainian context, which is objectively squeezed between two imperialist poles: on the one hand the Russian-Putinian one, the military aggressor at the moment, and on the other the Western one in the broad sense, which finds consistency in NATO's strategies of influence in Ukraine and Eastern Europe implemented in recent decades.\r\nVoices that confront us with real contradictions that are not easy to resolve: there is a conflict going on, it is real and urgent. Some Ukrainian realities respond to this conflict by choosing to arm themselves, aware that this means siding with one side rather than the other. Others are moving in the various urgencies determined by the war.\r\nThe voices we hear come from realities of solidarity, mutual aid, self-organisation and resistance at war, repressive Russian context, and around the borders of Fortress Europe.\r\nThe attempt is therefore to put solidarity-based internationalism back into the field, at least at the level of counter-information, aware of the resulting contractions, without however taking away importance, and indeed adding tools for reflection, to carry on the struggles here on our territories.\r\nHere is the beginning and the introduction to the episode:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/intro.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nHere is the first live recording from Lviv, with Alyona, who tells us about the forms of mutual aid and solidarity implemented in the city when war broke out:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/leopoli-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nHere is the second live interview with Salem from Kyiv, from Operation-Solidarity, who tells us about forms of armed resistance and the motivations behind them:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/kiev.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nHere is a testimony from the comrades of the No Border Team, who have been fighting against the border devices in Poland for a long time and highlight the structural racism and hypocrisy of the two-sided reception: on the one hand, rejections and refugees in the freezing forests between Poland and Belarus, on the other hand, open arms towards Ukrainian refugees:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/confini.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nFinally, a precious testimony with a comrade from Russia of Avtonom.org, who tells us about the fight against war and the very harsh repression that every day risks a lot of people who decide to show their disagreement on the streets against Putin and military aggression:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/russia-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nThanks to all the people who have been interviewed, to those who worked hard to make these live broadcasts possible, to those who provided us with contacts, and to those who listened to us.\r\nStay tuned on RadioBlackout 105.250 for the next in-depth reports.\r\nHere are some links to the realities that we heard today and some insights that we think are interesting.\r\n\r\nUKRAINE\r\n\r\nOn forms of self-organization in Lviv:\r\n\r\nhttps://commons.com.ua/en/zapiski-zi-lvova/\r\n\r\n(italian translation)\r\n\r\nhttps://www.che-fare.com/lviv-guerra-ucraina-liasheva/)\r\n\r\nWebsite of Operation-Solidarity\r\n\r\nhttps://operation-solidarity.org/\r\n\r\nRUSSIA\r\n\r\nAvtonom portal\r\n\r\nhttps://avtonom.org/en\r\n\r\nOvd.info portal\r\n\r\nhttps://ovdinfo.org/\r\n\r\nand https://donate.ovdinfo.org/en#page=en\r\n\r\nDOXA portal\r\n\r\nhttps://news.doxajournal.ru/\r\n\r\nPOLAND AND NOBORDER STRUGGLE\r\n\r\n\r\nhttps://www.facebook.com/nobordersteam/\r\n\r\nhttps://t.me/no_borders_team\r\n\r\nDESERTION CASE\r\n\r\nhttps://www.cafe-libertad.de/fahnenflucht-support-desertion\r\n \r\n\r\nSome external insights from BELARUS\r\n\r\nAnarchist Black Cross Belarus\r\n\r\nhttps://abc-belarus.org/?lang=en\r\n\r\nA testimony from Belarus (published by DinamoPress)\r\n\r\nFeminist petition from Russia (from Jacobin)","18 Marzo 2022","2022-05-03 17:07:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/276109103_10160173444589180_1467374688562918256_n-e1647630368231-200x110.jpg","Voci dall'Ucraina, Voci dalla Russia, Voci dai Confini. Approfondimento sulla Guerra",1647634255,[535,61,536],"http://radioblackout.org/tag/internazionalismo/","http://radioblackout.org/tag/ucraina/",[538,68,539],"internazionalismo","Ucraina",{"post_content":541,"post_title":545},{"matched_tokens":542,"snippet":543,"value":544},[74,75,73],"contesto repressivo Russo, e attorno \u003Cmark>ai\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark> \u003Cmark>della\u003C/mark> fortezza Europa.\r\n\r\nIl tentativo è"," --- ENGLISH BELOW ---\r\n\r\nDall'inizio del conflitto siamo sottoposti a un sovraccarico di informazioni e analisi geopolitiche di ogni risma. In mezzo al caos mediatico le voci di cui più abbiamo sentito l'assenza sono quelle di persone, collettivi ed esperienze che si stanno organizzando concretamente per rispondere alla guerra. \r\n\r\nQui, in questo approfondimento speciale di Radio Blackout, cercheremo di dare spazio a riflessioni ed esperienze di resistenza, lotta, autorganizzazione e mutualismo dall'Ucraina alla Russia, passando per i \u003Cmark>confini\u003C/mark> Polacchi\r\n\r\n\r\nPerchè questa puntata (e forse altre a venire)?\r\n\r\n\r\nAbbiamo sentito la necessità di proporre una informazione diversa sia da quella faziosa e superficiale dei media mainstream sia di improvvisati esperti militari e geopolitici dell'ultima ora.\r\n\r\nQuesta necessità si concretizza nel voler dare voce ad alcune delle diverse esperienze presenti nei territori colpiti, direttamente e non, dal conflitto in corso tra Ucraina e Russia.\r\nVoci che vengono da \u003Cmark>realtà\u003C/mark> molto diverse dalle nostre, sia per contesti storici e politici, sia per la complessità del contesto Ucraino, che è oggettivamente schiacciato tra due poli imperialisti: da un lato quello russo-Putiniano, aggressore militare in questo momento, dall'altro quello occidentale in senso lato, che trova consistenza nelle strategie di influenza \u003Cmark>della\u003C/mark> NATO in Ucraina e nell'Europa orientale attuate negli ultimi decenni.\r\n\r\nVoci che ci pongono di fronte a contraddizioni reali e di non facile soluzione per noi: c'è un conflitto in corso, è reale ed urgente. A questo conflitto alcune \u003Cmark>realtà\u003C/mark> ucraine rispondono con la scelta di armarsi, consapevoli che questo vuol dire ora schierarsi con uno schieramento piuttosto che l'altro. Altre, si muovono nelle varie urgenze determinate dalla guerra.\r\n\r\nLe voci che sentiamo sono provenienti da \u003Cmark>realtà\u003C/mark> solidali, di mutuo aiuto, autorganizzazione dal basso e resistenza dentro l'Ucraina in guerra, dentro il contesto repressivo Russo, e attorno \u003Cmark>ai\u003C/mark> \u003Cmark>confini\u003C/mark> \u003Cmark>della\u003C/mark> fortezza Europa.\r\n\r\nIl tentativo è dunque quello di rimettere in campo un internazionalismo solidale, almeno a livello di controinformazione, consapevole delle contrattidizioni che ne derivano, senza togliere però importanza, e anzi aggiungere strumenti di riflessione, per portare avanti le lotte qui sui nostri territori.\r\n\r\nQui l'inzio e l'introduzione alla puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/intro.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nQui la prima diretta da Leopoli, con Alyona, che ci racconta le forme di mutuo aiuto e solidarietà messe in atto in città allo scoppiare \u003Cmark>della\u003C/mark> guerra:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/leopoli-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nQui la seconda diretta con Salem da Kiev, di Operation-Solidarity, che ci racconta le forme di resistenza armata e le motivazioni che la sottendono:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/kiev.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nQui una testimonianza da parte delle compagne del No Border Team che da tempo lottano contro i dispositivi di frontiera in Polonia e mettono in luce il razzismo strutturale e l'ipocrisia dell'accoglienza a due facce: da un lato, i respingimenti e profughi nel gelo delle foreste tra Polonia e Bielorussia, dall'altro le braccia aperte verso i/le profughe ucraine:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/confini.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nInfine una preziosa testimonianza con un compagno dalla Russia di Avtonom.org, che ci racconta la lotta contro la guerra e la durissima repressione che rischiano ogni giorno tutte le persone che scendono in piazza contro Putin e contro l'aggressione militare:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/russia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nUn ringraziamento a tutt* le persone intervistate, a chi si è spes* per rendere queste dirette possibili, a chi ci ha fornito i contatti e a chi ci ha ascoltato. \r\nStay tuned su RadioBlackout 105.250 per i prossimi approfondimenti.\r\n\r\n\r\nQui in seguito mettiamo alcuni link di riferimento per le \u003Cmark>realtà\u003C/mark> che abbiamo sentito oggi e alcuni apprfondimenti secondo noi di interesse.\r\nUCRAINA\r\n\r\nSu forme di autorganizzazione a Leopoli:\r\n\r\nhttps://commons.com.ua/en/zapiski-zi-lvova/\r\n\r\n( e la traduzione in italiano\r\n\r\nhttps://www.che-fare.com/lviv-guerra-ucraina-liasheva/)\r\n\r\nSito di riferimento di Operation-Solidarity\r\n\r\nhttps://operation-solidarity.org/\r\n\r\nRUSSIA\r\n\r\nPortale Avtonom\r\n\r\nhttps://avtonom.org/en\r\n\r\nPortale Ovd.info\r\n\r\nhttps://ovdinfo.org/\r\n\r\ne https://donate.ovdinfo.org/en#page=en\r\n\r\nPortale DOX\r\n\r\nhttps://news.doxajournal.ru/\r\n\r\nPOLONIA E LOTTA NOBORDER\r\n\r\nhttps://www.facebook.com/nobordersteam/\r\n\r\nhttps://t.me/no_borders_team\r\n\r\n \r\n\r\nCASSA PER LA DISERZIONE\r\n\r\nhttps://www.cafe-libertad.de/fahnenflucht-support-desertion\r\n\r\n \r\n\r\nAlcuni spunti esterni dalla BIELORUSSIA\r\n\r\nCroce Nera Anarchica Bielorussia\r\n\r\nhttps://abc-belarus.org/?lang=en\r\n\r\nUna testimonianza dalla Bielorussia (pubblicato da DinamoPress)\r\n\r\nhttps://www.dinamopress.it/news/gli-anarchici-odiano-putin-una-testimonianza-dalla-bielorussia/\r\n\r\nAppello femminista dalla Russia (da Jacobin)\r\n\r\nhttps://jacobinitalia.it/contro-laggressione-militare-di-putin/\r\n\r\n \r\n\r\nENGLISH VERSION\r\nSince the beginning of the conflict, we have been overloaded with information and geopolitical analyses of all kinds. Amidst the media chaos, the voices we missed the most are those of the peoples, collectives, and experiences who are locally organizing in response to the war. On Friday we will give space to reflections and experiences of resistance, self-organization and mutualism from Ukraine to Russia, crossing the borders of Poland. \r\nWhy this program (and perhaps others to come)?\r\nWe felt the need to propose a different kind of information from the biased and superficial information provided by the mainstream media and by improvised military and geopolitical experts of the last hour.\r\nThis need is expressed by the desire to give voice involving different experiences in the territories directly and indirectly affected by the ongoing conflict between Ukraine and Russia.\r\nVoices that come from realities that are very different from ours, both in terms of historical and political contexts, and the complexity of the Ukrainian context, which is objectively squeezed between two imperialist poles: on the one hand the Russian-Putinian one, the military aggressor at the moment, and on the other the Western one in the broad sense, which finds consistency in NATO's strategies of influence in Ukraine and Eastern Europe implemented in recent decades.\r\nVoices that confront us with real contradictions that are not easy to resolve: there is a conflict going on, it is real and urgent. Some Ukrainian realities respond to this conflict with the choice of arming themselves, aware that this now means siding with one side rather than the other. Others are moving in the various urgencies determined by the war.\r\nVoices that come from realities that are very different from ours, both in terms of historical and political contexts, and the complexity of the Ukrainian context, which is objectively squeezed between two imperialist poles: on the one hand the Russian-Putinian one, the military aggressor at the moment, and on the other the Western one in the broad sense, which finds consistency in NATO's strategies of influence in Ukraine and Eastern Europe implemented in recent decades.\r\nVoices that confront us with real contradictions that are not easy to resolve: there is a conflict going on, it is real and urgent. Some Ukrainian realities respond to this conflict by choosing to arm themselves, aware that this means siding with one side rather than the other. Others are moving in the various urgencies determined by the war.\r\nThe voices we hear come from realities of solidarity, mutual aid, self-organisation and resistance at war, repressive Russian context, and around the borders of Fortress Europe.\r\nThe attempt is therefore to put solidarity-based internationalism back into the field, at least at the level of counter-information, aware of the resulting contractions, without however taking away importance, and indeed adding tools for reflection, to carry on the struggles here on our territories.\r\nHere is the beginning and the introduction to the episode:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/intro.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nHere is the first live recording from Lviv, with Alyona, who tells us about the forms of mutual aid and solidarity implemented in the city when war broke out:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/leopoli-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nHere is the second live interview with Salem from Kyiv, from Operation-Solidarity, who tells us about forms of armed resistance and the motivations behind them:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/kiev.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nHere is a testimony from the comrades of the No Border Team, who have been fighting against the border devices in Poland for a long time and highlight the structural racism and hypocrisy of the two-sided reception: on the one hand, rejections and refugees in the freezing forests between Poland and Belarus, on the other hand, open arms towards Ukrainian refugees:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/confini.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nFinally, a precious testimony with a comrade from Russia of Avtonom.org, who tells us about the fight against war and the very harsh repression that every day risks a lot of people who decide to show their disagreement on the streets against Putin and military aggression:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/russia-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nThanks to all the people who have been interviewed, to those who worked hard to make these live broadcasts possible, to those who provided us with contacts, and to those who listened to us.\r\nStay tuned on RadioBlackout 105.250 for the next in-depth reports.\r\nHere are some links to the realities that we heard today and some insights that we think are interesting.\r\n\r\nUKRAINE\r\n\r\nOn forms of self-organization in Lviv:\r\n\r\nhttps://commons.com.ua/en/zapiski-zi-lvova/\r\n\r\n(italian translation)\r\n\r\nhttps://www.che-fare.com/lviv-guerra-ucraina-liasheva/)\r\n\r\nWebsite of Operation-Solidarity\r\n\r\nhttps://operation-solidarity.org/\r\n\r\nRUSSIA\r\n\r\nAvtonom portal\r\n\r\nhttps://avtonom.org/en\r\n\r\nOvd.info portal\r\n\r\nhttps://ovdinfo.org/\r\n\r\nand https://donate.ovdinfo.org/en#page=en\r\n\r\nDOXA portal\r\n\r\nhttps://news.doxajournal.ru/\r\n\r\nPOLAND AND NOBORDER STRUGGLE\r\n\r\n\r\nhttps://www.facebook.com/nobordersteam/\r\n\r\nhttps://t.me/no_borders_team\r\n\r\nDESERTION CASE\r\n\r\nhttps://www.cafe-libertad.de/fahnenflucht-support-desertion\r\n \r\n\r\nSome external insights from BELARUS\r\n\r\nAnarchist Black Cross Belarus\r\n\r\nhttps://abc-belarus.org/?lang=en\r\n\r\nA testimony from Belarus (published by DinamoPress)\r\n\r\nFeminist petition from Russia (from Jacobin)",{"matched_tokens":546,"snippet":547,"value":547},[370],"Voci dall'Ucraina, Voci dalla Russia, Voci dai \u003Cmark>Confini\u003C/mark>. 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