","Altri Mondi Altri Modi: Weekend di dibattiti e intrattenimento","post",1744393477,[64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/altri-mondi/","http://radioblackout.org/tag/askatasuna/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[68,69,18],"Altri Mondi","Askatasuna",{"post_content":71,"post_title":77,"tags":80},{"matched_tokens":72,"snippet":75,"value":76},[73,74,73],"Altri","Mondi","nel giardino dell'Askatasuna il festival \u003Cmark>Altri\u003C/mark> \u003Cmark>Mondi\u003C/mark> \u003Cmark>Altri\u003C/mark> Modi, una quattro giorni","Ieri, Giovedì 11 Aprile, è iniziato a Torino, nel giardino dell'Askatasuna il festival \u003Cmark>Altri\u003C/mark> \u003Cmark>Mondi\u003C/mark> \u003Cmark>Altri\u003C/mark> Modi, una quattro giorni di dibattiti, musica live, buon cibo e birrette. La strutturazione che il festival da ai dibattiti con lo scopo di fornire nuovi strumenti di riflessione ed elaborazione politica parte da tre domande: come rifiutare la guerra? come demercificare le nostre vite? quali ipotesi di lotta e scommesse future?\r\n\r\nNe parliamo con Ludovica, tra gli organizzator del festival:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/AltriMondi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa guerra contamina ogni aspetto delle nostre vite e delle nostre menti. La scienza, mai neutrale, viene messa a servizio della produzione bellica, che esige metodologie sempre più raffinate come quelle offerte dall'intelligenza artificiale, giustificate dalla promessa del dual use. Gli scenari di guerra sconvolgono molteplici territori: vediamo popoli oppressi che resistono, mentre attori lontani dal campo di battaglia assumono ruoli centrali. L'apparente declino dell'egemonia statunitense, e con essa la crisi del modello occidentale, aprono faglie di possibilità. Una crisi che si traduce a cascata, producendo violenza dall'alto e dal basso.La guerra interna schiaccia forme di riscatto e nega immaginari futuri. Abbiamo bisogno di una prospettiva credibile per un'ipotesi rivoluzionaria in grado di rompere il nichilismo e l'individualismo che caratterizzano l'oggi. Abbiamo bisogno di una proposta concreta di organizzazione della produzione e della riproduzione sociale. Smantellare la propaganda sulle transizioni dell'oggi, da quella green a quella digitale, è la sfida che abbiamo davanti per poter organizzare e pensare risposte concrete alle crisi del presente. Destrutturare le nuove filiere dell'iper sfruttamento che modellano la società fabbrica in tutti gli ambiti dell'esistente, svelare la trappola dell'automazione, per scompaginare un futuro in cui masse di proletari nelle fantasie dei \"padroni\" dovranno rendersi disponibili alla guerra, sono vie obbligate da percorrere.",{"matched_tokens":78,"snippet":79,"value":79},[73,74,73],"\u003Cmark>Altri\u003C/mark> \u003Cmark>Mondi\u003C/mark> \u003Cmark>Altri\u003C/mark> Modi: Weekend di dibattiti e intrattenimento",[81,84,86],{"matched_tokens":82,"snippet":83},[73,74],"\u003Cmark>Altri\u003C/mark> \u003Cmark>Mondi\u003C/mark>",{"matched_tokens":85,"snippet":69},[],{"matched_tokens":87,"snippet":18},[],[89,94,97],{"field":38,"indices":90,"matched_tokens":91,"snippets":93},[50],[92],[73,74],[83],{"field":95,"matched_tokens":96,"snippet":79,"value":79},"post_title",[73,74,73],{"field":98,"matched_tokens":99,"snippet":75,"value":76},"post_content",[73,74,73],1157451471441625000,{"best_field_score":102,"best_field_weight":103,"fields_matched":25,"num_tokens_dropped":50,"score":104,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},"2211897868544",13,"1157451471441625195",{"document":106,"highlight":130,"highlights":135,"text_match":138,"text_match_info":139},{"cat_link":107,"category":108,"comment_count":50,"id":109,"is_sticky":50,"permalink":110,"post_author":53,"post_content":111,"post_date":112,"post_excerpt":56,"post_id":109,"post_modified":113,"post_thumbnail":114,"post_thumbnail_html":115,"post_title":116,"post_type":61,"sort_by_date":117,"tag_links":118,"tags":124},[47],[49],"96930","http://radioblackout.org/2025/04/capitalismo-finanziario-e-economia-di-guerra/","Nella giornata che ha visto grandi dichiarazioni del presidente Trump aprire alla guerra commerciale dei dazi abbiamo approfondito come la ristrutturazione della finanza e gli scenari bellici mondiali siano strettamente connessi. Negli ultimi anni abbiamo vissuto una forte crisi dei mercati finanziari che ha visto una crescita fuori misura di specifici settori (come il Big Tech) e il disancoraggio totale con l'economia reale, alimentando una bolla che ha sostenuto il capitalismo finanziario americano che oggi vede una scossa con l'elezione di Trump. Non si può non commentare la reazione dell'Unione Europea con il piano Rearm e il piano per aumentare l'indebitamento degli Stati per poter aumentare la spesa militare, avverando così in pochi mesi una crescita del valore borsistico del 100% delle aziende belliche come Leonardo e altre, che assumono un ruolo centrale nella finanza. Una bolla che si sta costruendo sulla paura e sulla necessità del riarmo per prepararsi a un potenziale conflitto e, allo stesso tempo, per \"armare l'Ucraina fino alla vittoria\". Una strenua battaglia per tenere in piedi il capitalismo finanziario in una crisi che parte dal cuore dell'Impero.\r\n\r\nAlessandro Volpi, docente di Storia Contemporanea all'Università di Pisa, ha pubblicato \"I padroni del mondo\"\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/Volpi-2025_04_03_2025.04.03-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAlessandro Volpi interverrà nel dibattito di sabato 12 aprile alle ore 16 durante il Festival Altri Mondi Altri Modi dal titolo \"Scenari della guerra globale\"\r\n\r\nIn un certo senso tutto è collegato. I conflitti militari che stanno aumentando di intensità nel mondo, al netto delle loro specificità regionali, si inseriscono in un contesto politico ed economico globale. Non possiamo comprendere fino in fondo il genocidio in corso a Gaza, la guerra tra Russia e Ucraina, le tensioni in Corea e su Taiwan senza considerare che l’inasprimento di vecchie linee di tensione e la nascita di nuove dipende anche da un quadro generale di crisi del sistema di produzione capitalista per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi cinquant’anni. In questo dibattito abbiamo deciso dunque di provare a fare una panoramica degli scenari di guerra e tensione e degli attori protagonisti di questi conflitti. Parleremo di Stati Uniti, Cina, Russia e Medio Oriente tentando di esplorare gli aspetti finanziari, geopolitici, di politica interna e sociali che si inseriscono nella tendenza alla guerra globale.\r\n\r\nNello stesso dibattito interverranno Rosita di Peri, Pierluigi Fagan, Nick Chavez e Phil Neel \r\n\r\nQui il programma completo del Festival Altri Mondi / Altri Modi \r\n\r\nPer tutti gli aggiornamenti segui la pagina Instagram","4 Aprile 2025","2025-04-04 12:42:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/usa-dazi-auto-1920x960-1-1024x596-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"175\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/usa-dazi-auto-1920x960-1-1024x596-1-300x175.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/usa-dazi-auto-1920x960-1-1024x596-1-300x175.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/usa-dazi-auto-1920x960-1-1024x596-1-768x447.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/usa-dazi-auto-1920x960-1-1024x596-1.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Capitalismo finanziario e economia di guerra",1743770568,[119,120,121,122,123],"http://radioblackout.org/tag/crisi-capitalismo/","http://radioblackout.org/tag/dazi/","http://radioblackout.org/tag/donald-trump/","http://radioblackout.org/tag/economia-di-guerra/","http://radioblackout.org/tag/finanza/",[125,126,127,128,129],"crisi capitalismo","dazi","donald trump","economia di guerra","finanza",{"post_content":131},{"matched_tokens":132,"snippet":133,"value":134},[73,74,73],"ore 16 durante il Festival \u003Cmark>Altri\u003C/mark> \u003Cmark>Mondi\u003C/mark> \u003Cmark>Altri\u003C/mark> Modi dal titolo \"Scenari","Nella giornata che ha visto grandi dichiarazioni del presidente Trump aprire alla guerra commerciale dei dazi abbiamo approfondito come la ristrutturazione della finanza e gli scenari bellici \u003Cmark>mondi\u003C/mark>ali siano strettamente connessi. 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Parlare di resistenza non può avvenire se non in una direzione che permetta di risignificare questo concetto, guardando alle spinte di liberazione attuali e sostanziando un sostegno reale che possa aprire a possibilità di emancipazione dei popoli oppressi in tutto il mondo in un panorama di guerra imperialista generale.\r\n\r\nPer questo abbiamo voluto riempire la mattinata informativa del 25 aprile con un contributo registrato in occasione del Festival Altri Mondi - Altri Modi, tenutosi al centro sociale Askatasuna a inizio aprile, grazie alla preziosa presenza dello storico attivista e militante algerino Said Bouamama.\r\n\r\nAttraverso le sue parole possiamo approfondire un approccio alla lotta decoloniale e antirazzista che permetta di riattualizzare le lotte dell'oggi e fare della Resistenza uno sguardo per una prospettiva di cambiamento radicale a livello sociale largo.\r\n\r\n\r\n\r\nBuon ascolto.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/Info-giovedi-25-aprile.mp3\"][/audio]","26 Aprile 2024","2024-04-26 13:26:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/signal-2024-04-26-131934_002-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"224\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/signal-2024-04-26-131934_002-224x300.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/signal-2024-04-26-131934_002-224x300.jpeg 224w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/signal-2024-04-26-131934_002-766x1024.jpeg 766w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/signal-2024-04-26-131934_002-768x1027.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/signal-2024-04-26-131934_002-1149x1536.jpeg 1149w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/signal-2024-04-26-131934_002.jpeg 1197w\" sizes=\"auto, (max-width: 224px) 100vw, 224px\" />","Puntata speciale 25 aprile: resistenze di ieri e di oggi.",1714137913,[158,159,160,161,162,163,164],"http://radioblackout.org/tag/decoloniale/","http://radioblackout.org/tag/25-aprile/","http://radioblackout.org/tag/antirazzismo/","http://radioblackout.org/tag/contro-la-guerra/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/palestina/","http://radioblackout.org/tag/resistenza/",[166,167,168,169,15,170,171],"#decoloniale","25 aprile","antirazzismo","contro la guerra","palestina","resistenza",{"post_content":173},{"matched_tokens":174,"snippet":175,"value":176},[73,74,73],"registrato in occasione del Festival \u003Cmark>Altri\u003C/mark> \u003Cmark>Mondi\u003C/mark> - \u003Cmark>Altri\u003C/mark> Modi, tenutosi al centro","In questa puntata del 25 aprile dell'informazione di Blackout abbiamo voluto sottolineare il legame forte e prioritario che ha la resistenza palestinese oggi con le possibilità che si aprono anche alle nostre latitudini. Parlare di resistenza non può avvenire se non in una direzione che permetta di risignificare questo concetto, guardando alle spinte di liberazione attuali e sostanziando un sostegno reale che possa aprire a possibilità di emancipazione dei popoli oppressi in tutto il mondo in un panorama di guerra imperialista generale.\r\n\r\nPer questo abbiamo voluto riempire la mattinata informativa del 25 aprile con un contributo registrato in occasione del Festival \u003Cmark>Altri\u003C/mark> \u003Cmark>Mondi\u003C/mark> - \u003Cmark>Altri\u003C/mark> Modi, tenutosi al centro sociale Askatasuna a inizio aprile, grazie alla preziosa presenza dello storico attivista e militante algerino Said Bouamama.\r\n\r\nAttraverso le sue parole possiamo approfondire un approccio alla lotta decoloniale e antirazzista che permetta di riattualizzare le lotte dell'oggi e fare della Resistenza uno sguardo per una prospettiva di cambiamento radicale a livello sociale largo.\r\n\r\n\r\n\r\nBuon ascolto.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/Info-giovedi-25-aprile.mp3\"][/audio]",[178],{"field":98,"matched_tokens":179,"snippet":175,"value":176},[73,74,73],{"best_field_score":140,"best_field_weight":141,"fields_matched":142,"num_tokens_dropped":50,"score":143,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},{"document":182,"highlight":206,"highlights":213,"text_match":138,"text_match_info":216},{"cat_link":183,"category":184,"comment_count":50,"id":185,"is_sticky":50,"permalink":186,"post_author":53,"post_content":187,"post_date":188,"post_excerpt":56,"post_id":185,"post_modified":189,"post_thumbnail":190,"post_thumbnail_html":191,"post_title":192,"post_type":61,"sort_by_date":193,"tag_links":194,"tags":200},[47],[49],"31415","http://radioblackout.org/2015/09/construir-autonomia-da-el-alto-alla-val-di-susa/","– Intervista con Raul Zibechi – \r\nDa molti anni Raul Zibechi, giornalista militante e studioso dei movimenti sociali, porta avanti un coerente lavoro di vera e propria conricerca con e sui movimenti dell'America Latina. L'attenzione alla composizione sociale e di classe dei movimenti, alle modificazioni della soggettivita, l'assidua frequentazione delle realtà in lotta, il confronto sitematico con la letteratura accademica e i saperi prodotti dai movimenti sociali definiscono uno stile e un metodo di penetrazione analitica tanto rari quanto preziosi. Zibechi è certamente un punto di riferimento imprescindibile per capire cosa sta succedendo in America Latina. Lontano dalle fascinazioni esotico-populiste per i governi di sinistra, ma al contempo indisponibile a una liquidazione di queste esperienze (di cui riconosce invece tutta l'importanza storico-politica), le sottopone da tempo a una critica serrata, individuando nell'ambiguità del rapporto tra movimenti e istituzioni il punto dolente: troppo grande la capacità di cattura, controllo e sradicamento che queste operano su quelli. Obiettivo permanente della sua critica è il legame nefasto prodottosi in questi anni tra l'imposizione unilaterale di un modello economico basato sull'estrattivismo e l'implementazione di politiche di re-distribuzione della ricchezza che non mettono in discussione le forme della proprietà, rendendo permanente (naturalizzando) la povertà come rapporto di dipendenza assistita da uno stato che persegue altri fini.\r\nCentrale, nel lavoro di Zibechi, è il concetto di autonomia, processo sempre in divenire di costruzione collettiva di contro-poteri locali atti a disperdere il potere centrale dello stato e ogni altra forma di cristallizzazione locale del comando e della decisione. L'antidoto a un processo degenarativo sempre potenzialmente intrinseco viene rinvenuto nella proliferazione di micro-poteri locali, forme di vita legate alla consuetudine popolare indigena, legami parentali e di vicinato, severe norme che impongono un'alternanza del potere e della rappresentatività degli interessi comunitari. Ma Zibechi si tiene comunque saldamente al di qua dalle tentazioni democraticiste che infestano la declinante Europa con l'auto-imposizione, che anche molti movimenti si danno alle nostre latitudini, di norme procedurali paralizzanti l'efficacia e la dinamicità. Analizzando i movimenti de abajo osserva che «non siamo pertanto di fronte a una forma democratica ma a quello che Patzi definisce “un autoritarismo basato sul consenso”». Un discrimine grosso è individuato nella differenza qualitativa che separa la forma individualizzata della politica per come essa è praticata in Occidente e dalle élite latino-americane (che all'impostazione eurocentrica sono subalterne, anche nelle esperienze rivoluzionarie) da quella collettiva, comunitaria, familiare, dei barrios latinoamericani, dove a venir meno è la separazione netta tra momento produttivo e riproduttivo (economia informale), assemblea e convivialità, lotta e festa.\r\nIl libro che ha fatto conoscere Raul nel nostro paese è “Disperdere il potere. Le comunità aymara oltre lo Stato boliviano” (Carta Intra Moenia, 2007), una riflessione a caldo su due delle battaglie che più hanno segnato e trasformato le lotte degli ultimi anni: le guerre contro la privatizzazione dell'acqua e del gas in Bolivia. È a partire da questa esperienza fondamentale, nella ricchezza di relazioni e legami endogeni prodotti dalla comunità aymara - auto-ri-costruitasi sulle colline di El Alto dopo i desplazamientos forzati che hanno fatto seguito alla chiusura delle miniere imposte dalla lunga stagione neoliberale - che Zibechi individua la potencia di movimenti e soggetti che 500 anni di dominio coloniale non sono riusciti a distruggere. Bisogna qui fare una precisazione importante: se storia, legami, esperienze e organizzazioni precedenti sono il terreno su cui la comunità in lotta si costituisce, è sempre il divenire nel conflitto che la produce. Alcune righe di questo testo fondamentale fanno tornare alla mente a molti di noi, da questo piccolo (ma importantissimo nella sua anomalia) angolo prospettico che è stata la lotta No Tav in Val Susa, i momenti epici e fondanti culminati nella riconquista di Venaus del 2005 e nella esperienza mai dimenticata della Libera Repubblica della Maddalena:\r\n“Nel corso dei movimenti insurrezionali, la mobilitazione dissolve le istituzioni, tanto quelle statali quanto quelle dei movimenti sociali. […] L'insurrezione è un momento di rottura i cui i soggetti dispiegano le proprie capacità, i poteri intesi come capacità di fare. […] Nel corso delle insurrezioni, vediamo come il corpo sociale, le comunità rurali e urbane, sono esse stesse poteri senza organi specializzati, poteri in movimento senza essere poteri-sopra la collettività. […] a partire dalla loro vita quotidiana, centinaia di migliaia, milioni di persone diventano capaci di compiere azioni che fino a qualche tempo prima sembravano impossibili”.\r\nSeguendo lo sviluppo del suo percorso politico-intellettuale si osserva un progressivo evolvere dell'attenzione, dalle comunità indigeno-rurali come quelle zapatiste (che rimangono per il nostro un punto di riferimento e confronto costante) verso forme di lotta-radicamento-alterità che si sviluppano nelle periferie urbane delle grandi metropoli del continente latino-americano, oggetto di studio di “Territori in Resistenza” (Nuova Delphi, 2012). La tesi di fondo che attraversa il libro, una sorta di messa a verifica sul terreno più propiamente metropolitano delle riflessioni già esposte in Disperdere il potere, è che questi territori abbiano sviluppato nel loro lungo costituirsi forme di vita e riproduzione sostanzialmente sganciate dal controllo/integrazione capitalistici. Una tesi forte e discutibile ma suffragata da una mole vasta e inter-disciplinare di studi, osservazioni dirette, sapere militante e raccolta di testimonianze in loco. La messa a critica dei governi progressisti si fa qui più profonda: il problema non è solo la distanza tra promesse e loro mantenimento, interessi divergenti tra los de abajo e los de arriba ma, inversamente, la capacità che questi nuovi governi hanno sviluppato di far mobiliatre chi sta in basso per legittimare processi istituzionali che di fatto gli sottraggono autonomia e potenza. Grazie alla capillarità di una presenza statale promossa sul territorio attraverso l'integrazione istituzionale dei quadri di movimento, i nuovi governi hanno saputo controllare i movimenti mobilitandoli. (Le recenti vicende greche sono a questo proposito illuminanti).\r\nDi recente, i tipi delle edizioni Hermatena hanno pubblicato una versione italiana parziale del suo ultimo lavoro, “Alba di mondi altri. I nuovi movimenti dal basso in America Latina” (2015). Si tratta di un'opera composita ed eterogenea in cui Zibechi riannoda i fili molteplici della sua decennale riflessione sui movimenti del continente. La critica dell'eredità novecentesca europea e della pretesa di applicarla a una realtà tanto differente ed eterogenea quale è quella latinoamericana viene approfondita attraverso una ripresa del lavoro di Frantz Fanon e dell'antropologo portoricano Ramon Grosfoguel con la dicotomia tra “zona dell'essere” (coordinate di esistenza dell'Europeo bianco) e “zona del non essere” (spazio-tempo del/la colonizzato/a). In particolare l'introduzione al libro affonda il coltello sui pesanti residui eurocentrici che zavorrano lo stesso pensiero critico latinoamericano, reinterrogando-decolonizzando gli stessi concetti di autonomia, riproduzione, identità, avanguardia... Emergono qui alcuni spunti interessanti: la critica della famiglia, uno dei punti fondanti della storia politica della sinistra occidentale nel suo accesso alla modernità, è problematico in una contesto sociale in cui i fili della riproduzione collettiva si tengono insieme in una continuità tra spazio domestico e spazio di vicinato, dove l'economia informale è il principale canale di reddito e le relazioni familiari sono state la pietra angolare dell'insurrezioni comunitarie boliviane dei primi anni 2000; discorso simile per quel che riguarda la critica dell'identità: atto salutare nei centri del potere coloniale, problematici «dove le identità sono negate, inferiorizzate o svalutate dalla colonialità del potere», qui «“l'anti-essenzialismo” si trasforma in un elemento del fatto coloniale». Ricche di spunti anche la lunga intervista di Michael Hardt e Alvaro Reyes e l'analisi del Movimiento Passe Livre brasiliano.\r\nTra fine agosto e inizio settembre Raul ha fatto un intenso giro di presentazioni di questo libro, incontrando soprattutto realtà di lotta e situazioni territoriali che già masticano questo lessico e si pongono queste domande. Sono stati incontri partecipati e ricchi. Resta però il rischio di accontentarsi dei propri circuiti e milieux, dei compagni-amici con cui “costruire la comunità ora”, dimenticando che qui le cose sono politicamente più complesse e difficili del laboratorio latino-americano. Se le lotte per la case e i movimenti a difesa del territorio sono stati e continuano a essere embrioni di mondi altri e relazioni differenti, la totalità dell'esperienza metropolitana, del suo attraversamento e vissuto quotidiano resta massimamente impermeabile, indifferente e lontana da queste pratiche e immaginari. Bisogna allora raccogliere la lezione di Zibechi, interrogandola al contrario perché come dice lo stesso Raul nell'intervista «un 'esperianza di lotta non si può trapiantare». Ancora una volta, per raccogliere un insegnamento, si tratta di tradirlo, traducendo...\r\nIn occasione del tour di presentazione del libro, abbiamo intervistato Raul alla Credenza di Bussoleno, prima dell'incontro nel locale consiglio comunale\r\nzibechi_valsusa_2set15","19 Settembre 2015","2015-09-24 12:29:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/zibecchi_raul_140312-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/zibecchi_raul_140312-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Construir autonomia, da El Alto alla Val di Susa",1442698621,[195,196,197,198,199],"http://radioblackout.org/tag/america-latina/","http://radioblackout.org/tag/autonomia/","http://radioblackout.org/tag/bolivia/","http://radioblackout.org/tag/raul-zibechi/","http://radioblackout.org/tag/zapatismo/",[201,202,203,204,205],"America Latina","autonomia","bolivia","raul zibechi","zapatismo",{"post_content":207},{"matched_tokens":208,"snippet":211,"value":212},[209,210],"mondi","altri","suo ultimo lavoro, “Alba di \u003Cmark>mondi\u003C/mark> \u003Cmark>altri\u003C/mark>. I nuovi movimenti dal basso","– Intervista con Raul Zibechi – \r\nDa molti anni Raul Zibechi, giornalista militante e studioso dei movimenti sociali, porta avanti un coerente lavoro di vera e propria conricerca con e sui movimenti dell'America Latina. L'attenzione alla composizione sociale e di classe dei movimenti, alle modificazioni della soggettivita, l'assidua frequentazione delle realtà in lotta, il confronto sitematico con la letteratura accademica e i saperi prodotti dai movimenti sociali definiscono uno stile e un metodo di penetrazione analitica tanto rari quanto preziosi. Zibechi è certamente un punto di riferimento imprescindibile per capire cosa sta succedendo in America Latina. Lontano dalle fascinazioni esotico-populiste per i governi di sinistra, ma al contempo indisponibile a una liquidazione di queste esperienze (di cui riconosce invece tutta l'importanza storico-politica), le sottopone da tempo a una critica serrata, individuando nell'ambiguità del rapporto tra movimenti e istituzioni il punto dolente: troppo grande la capacità di cattura, controllo e sradicamento che queste operano su quelli. Obiettivo permanente della sua critica è il legame nefasto prodottosi in questi anni tra l'imposizione unilaterale di un modello economico basato sull'estrattivismo e l'implementazione di politiche di re-distribuzione della ricchezza che non mettono in discussione le forme della proprietà, rendendo permanente (naturalizzando) la povertà come rapporto di dipendenza assistita da uno stato che persegue \u003Cmark>altri\u003C/mark> fini.\r\nCentrale, nel lavoro di Zibechi, è il concetto di autonomia, processo sempre in divenire di costruzione collettiva di contro-poteri locali atti a disperdere il potere centrale dello stato e ogni altra forma di cristallizzazione locale del comando e della decisione. L'antidoto a un processo degenarativo sempre potenzialmente intrinseco viene rinvenuto nella proliferazione di micro-poteri locali, forme di vita legate alla consuetudine popolare indigena, legami parentali e di vicinato, severe norme che impongono un'alternanza del potere e della rappresentatività degli interessi comunitari. Ma Zibechi si tiene comunque saldamente al di qua dalle tentazioni democraticiste che infestano la declinante Europa con l'auto-imposizione, che anche molti movimenti si danno alle nostre latitudini, di norme procedurali paralizzanti l'efficacia e la dinamicità. Analizzando i movimenti de abajo osserva che «non siamo pertanto di fronte a una forma democratica ma a quello che Patzi definisce “un autoritarismo basato sul consenso”». Un discrimine grosso è individuato nella differenza qualitativa che separa la forma individualizzata della politica per come essa è praticata in Occidente e dalle élite latino-americane (che all'impostazione eurocentrica sono subalterne, anche nelle esperienze rivoluzionarie) da quella collettiva, comunitaria, familiare, dei barrios latinoamericani, dove a venir meno è la separazione netta tra momento produttivo e riproduttivo (economia informale), assemblea e convivialità, lotta e festa.\r\nIl libro che ha fatto conoscere Raul nel nostro paese è “Disperdere il potere. Le comunità aymara oltre lo Stato boliviano” (Carta Intra Moenia, 2007), una riflessione a caldo su due delle battaglie che più hanno segnato e trasformato le lotte degli ultimi anni: le guerre contro la privatizzazione dell'acqua e del gas in Bolivia. È a partire da questa esperienza fondamentale, nella ricchezza di relazioni e legami endogeni prodotti dalla comunità aymara - auto-ri-costruitasi sulle colline di El Alto dopo i desplazamientos forzati che hanno fatto seguito alla chiusura delle miniere imposte dalla lunga stagione neoliberale - che Zibechi individua la potencia di movimenti e soggetti che 500 anni di dominio coloniale non sono riusciti a distruggere. Bisogna qui fare una precisazione importante: se storia, legami, esperienze e organizzazioni precedenti sono il terreno su cui la comunità in lotta si costituisce, è sempre il divenire nel conflitto che la produce. Alcune righe di questo testo fondamentale fanno tornare alla mente a molti di noi, da questo piccolo (ma importantissimo nella sua anomalia) angolo prospettico che è stata la lotta No Tav in Val Susa, i momenti epici e fondanti culminati nella riconquista di Venaus del 2005 e nella esperienza mai dimenticata della Libera Repubblica della Maddalena:\r\n“Nel corso dei movimenti insurrezionali, la mobilitazione dissolve le istituzioni, tanto quelle statali quanto quelle dei movimenti sociali. […] L'insurrezione è un momento di rottura i cui i soggetti dispiegano le proprie capacità, i poteri intesi come capacità di fare. […] Nel corso delle insurrezioni, vediamo come il corpo sociale, le comunità rurali e urbane, sono esse stesse poteri senza organi specializzati, poteri in movimento senza essere poteri-sopra la collettività. […] a partire dalla loro vita quotidiana, centinaia di migliaia, milioni di persone diventano capaci di compiere azioni che fino a qualche tempo prima sembravano impossibili”.\r\nSeguendo lo sviluppo del suo percorso politico-intellettuale si osserva un progressivo evolvere dell'attenzione, dalle comunità indigeno-rurali come quelle zapatiste (che rimangono per il nostro un punto di riferimento e confronto costante) verso forme di lotta-radicamento-alterità che si sviluppano nelle periferie urbane delle grandi metropoli del continente latino-americano, oggetto di studio di “Territori in Resistenza” (Nuova Delphi, 2012). La tesi di fondo che attraversa il libro, una sorta di messa a verifica sul terreno più propiamente metropolitano delle riflessioni già esposte in Disperdere il potere, è che questi territori abbiano sviluppato nel loro lungo costituirsi forme di vita e riproduzione sostanzialmente sganciate dal controllo/integrazione capitalistici. Una tesi forte e discutibile ma suffragata da una mole vasta e inter-disciplinare di studi, osservazioni dirette, sapere militante e raccolta di testimonianze in loco. La messa a critica dei governi progressisti si fa qui più profonda: il problema non è solo la distanza tra promesse e loro mantenimento, interessi divergenti tra los de abajo e los de arriba ma, inversamente, la capacità che questi nuovi governi hanno sviluppato di far mobiliatre chi sta in basso per legittimare processi istituzionali che di fatto gli sottraggono autonomia e potenza. Grazie alla capillarità di una presenza statale promossa sul territorio attraverso l'integrazione istituzionale dei quadri di movimento, i nuovi governi hanno saputo controllare i movimenti mobilitandoli. (Le recenti vicende greche sono a questo proposito illuminanti).\r\nDi recente, i tipi delle edizioni Hermatena hanno pubblicato una versione italiana parziale del suo ultimo lavoro, “Alba di \u003Cmark>mondi\u003C/mark> \u003Cmark>altri\u003C/mark>. I nuovi movimenti dal basso in America Latina” (2015). Si tratta di un'opera composita ed eterogenea in cui Zibechi riannoda i fili molteplici della sua decennale riflessione sui movimenti del continente. La critica dell'eredità novecentesca europea e della pretesa di applicarla a una realtà tanto differente ed eterogenea quale è quella latinoamericana viene approfondita attraverso una ripresa del lavoro di Frantz Fanon e dell'antropologo portoricano Ramon Grosfoguel con la dicotomia tra “zona dell'essere” (coordinate di esistenza dell'Europeo bianco) e “zona del non essere” (spazio-tempo del/la colonizzato/a). In particolare l'introduzione al libro affonda il coltello sui pesanti residui eurocentrici che zavorrano lo stesso pensiero critico latinoamericano, reinterrogando-decolonizzando gli stessi concetti di autonomia, riproduzione, identità, avanguardia... Emergono qui alcuni spunti interessanti: la critica della famiglia, uno dei punti fondanti della storia politica della sinistra occidentale nel suo accesso alla modernità, è problematico in una contesto sociale in cui i fili della riproduzione collettiva si tengono insieme in una continuità tra spazio domestico e spazio di vicinato, dove l'economia informale è il principale canale di reddito e le relazioni familiari sono state la pietra angolare dell'insurrezioni comunitarie boliviane dei primi anni 2000; discorso simile per quel che riguarda la critica dell'identità: atto salutare nei centri del potere coloniale, problematici «dove le identità sono negate, inferiorizzate o svalutate dalla colonialità del potere», qui «“l'anti-essenzialismo” si trasforma in un elemento del fatto coloniale». Ricche di spunti anche la lunga intervista di Michael Hardt e Alvaro Reyes e l'analisi del Movimiento Passe Livre brasiliano.\r\nTra fine agosto e inizio settembre Raul ha fatto un intenso giro di presentazioni di questo libro, incontrando soprattutto realtà di lotta e situazioni territoriali che già masticano questo lessico e si pongono queste domande. Sono stati incontri partecipati e ricchi. Resta però il rischio di accontentarsi dei propri circuiti e milieux, dei compagni-amici con cui “costruire la comunità ora”, dimenticando che qui le cose sono politicamente più complesse e difficili del laboratorio latino-americano. Se le lotte per la case e i movimenti a difesa del territorio sono stati e continuano a essere embrioni di \u003Cmark>mondi\u003C/mark> \u003Cmark>altri\u003C/mark> e relazioni differenti, la totalità dell'esperienza metropolitana, del suo attraversamento e vissuto quotidiano resta massimamente impermeabile, indifferente e lontana da queste pratiche e immaginari. Bisogna allora raccogliere la lezione di Zibechi, interrogandola al contrario perché come dice lo stesso Raul nell'intervista «un 'esperianza di lotta non si può trapiantare». Ancora una volta, per raccogliere un insegnamento, si tratta di tradirlo, traducendo...\r\nIn occasione del tour di presentazione del libro, abbiamo intervistato Raul alla Credenza di Bussoleno, prima dell'incontro nel locale consiglio comunale\r\nzibechi_valsusa_2set15",[214],{"field":98,"matched_tokens":215,"snippet":211,"value":212},[209,210],{"best_field_score":140,"best_field_weight":141,"fields_matched":142,"num_tokens_dropped":50,"score":143,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},{"document":218,"highlight":232,"highlights":237,"text_match":138,"text_match_info":240},{"cat_link":219,"category":220,"comment_count":50,"id":221,"is_sticky":50,"permalink":222,"post_author":53,"post_content":223,"post_date":224,"post_excerpt":56,"post_id":221,"post_modified":225,"post_thumbnail":226,"post_thumbnail_html":227,"post_title":228,"post_type":61,"sort_by_date":229,"tag_links":230,"tags":231},[47],[49],"30541","http://radioblackout.org/2015/06/contro-ogni-papa-e-contro-tutti-i-capi/","Festosa e splendida Crist Parade per il centro di Torino: altre forme di vita hanno occupato ieri pomeriggio le strade e le piazze di San Salvario per dire che esistono altri mondi e altre persone che non vogliono né chiese né papi, anzi si oppongono alle solite e squallide lezioni ipocrite di morale e repressione. Corpi senza dio che non ascoltano le consuete \"prediche\" furbette di papa Francesco: un uomo di potere che, come sempre accade, incorpora e riproduce narrazioni vetero-cattoliche, omofobe, asfittiche e oscurantiste.\r\n\r\nSiamo belle, siamo queer e non siamo per niente caste. Ma soprattutto siamo eretiche e andiamo dappertutto. Con la Crist Parade ricordiamo a tutt* che solo facendo Breccia si può davvero ribaltare il discorso dominante del potere patriarcale, binario ed eteronormato che tutto avvolge in questo paese apparentemente ultra-depresso, pauroso e immobile, come le sentinelle in piedi o sedute.\r\n\r\nGrazie alla deliziosa papessa Torino ha liberato la città del lenzuolo sacro dalla macchinina papale e dalla peggiore delle ipocrisie: non esiste nessun volto umano in una chiesa che guadagna su ostensioni, corpi in eccesso e politiche omofobe a tutto campo.\r\n\r\nAscolta il contributo di Maurizio\r\n\r\nmaurizio_profondimento anitclericale","22 Giugno 2015","2015-06-25 14:28:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-here-queer-riot1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"221\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-here-queer-riot1-300x221.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-here-queer-riot1-300x221.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/cropped-here-queer-riot1.jpg 424w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Contro ogni papa e contro tutti i capi",1434980130,[],[],{"post_content":233},{"matched_tokens":234,"snippet":235,"value":236},[210,209],"Salvario per dire che esistono \u003Cmark>altri\u003C/mark> \u003Cmark>mondi\u003C/mark> e altre persone che non","Festosa e splendida Crist Parade per il centro di Torino: altre forme di vita hanno occupato ieri pomeriggio le strade e le piazze di San Salvario per dire che esistono \u003Cmark>altri\u003C/mark> \u003Cmark>mondi\u003C/mark> e altre persone che non vogliono né chiese né papi, anzi si oppongono alle solite e squallide lezioni ipocrite di morale e repressione. 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Teheran. Anche nelle contestazioni i presupposti, la conduzione e il sostrato che compone la lotta si diversifica perché è un tentativo di proporre una resistenza alla chiave totalitaria secondo le corde locali e riferendosi a principi chiave depositati in Costituzione, ma anche quelli che hanno informato la Repubblica indiana fin dall'inizio.\r\nAnche nel contenimento di migrazioni dal resto dell'Impero britannico, come nello sfruttamento delle occasioni di equilibrio internazionale per regolare i contenziosi irredentisti quale quello kashmiro, o l'avvicinamento a Israele le mosse di Modi non sono riconducibili a quelle degli altri autocrati mondiali, ma seguono gli umori interni, benché si possano notare segni che la parabola del primo ministro sta ripiegando le sue fortune a seguito della contrazione in ambito economico.\r\n\r\nAbbiamo cercato di usare le chiavi corrette per comprendere i criteri che regolano questi fenomeni indiani con Matteo Miavaldi\r\n\r\nRivolte e nazionalismi prettamente indiani.","17 Gennaio 2020","2020-01-17 01:57:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/modi2020-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"190\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/modi2020-300x190.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/modi2020-300x190.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/modi2020.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","L'India è un subcontinente apartheid",1579226223,[255,256,257,258,259,260],"http://radioblackout.org/tag/costituzione/","http://radioblackout.org/tag/india/","http://radioblackout.org/tag/indu-nusulmani/","http://radioblackout.org/tag/modi/","http://radioblackout.org/tag/nazionalismi/","http://radioblackout.org/tag/repressione/",[262,263,264,265,266,267],"costituzione","india","indu/nusulmani","Modi","nazionalismi","repressione",{"post_content":269},{"matched_tokens":270,"snippet":271,"value":272},[210,209],"sono riconducibili a quelle degli \u003Cmark>altri\u003C/mark> autocrati \u003Cmark>mondi\u003C/mark>ali, ma seguono gli umori interni,","Modi è in difficoltà economica, non può avvalersi più dei numeri progressivi di una economia gonfiata e allora usa il nazionalismo indù per accentrare attorno a sé quell'identitarismo che in India però si esprime in modo diverso e su presupposti molto differenti rispetto al resto del mondo sovranista; come peraltro in termini molto diversi dalle lotte contro i poteri costituiti che in questo periodo si contrappongono a Hong Kong, come a Baghdad... 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Pratiche che con diversi mezzi evocano demoni, parlano con i gatti, compongono nuove temporalità, il tutto in nome della costruzione di un futuro così alieno che nessuno di noi potrebbe nemmeno immaginarlo.\r\n\r\nWorlds to come are just begun!\r\n\r\nTracklist:\r\n\r\nSun Ra - Thats How I Feel\r\nAgnes Hvizdalek (voice) & Jakob Schneidewind (bass, electronics) – DEMI BROXA\r\nTanya Tagaq - Retribution\r\nSaul Williams - The Noise Came From Here / FCK THE BELIEFS\r\nArca - Nonbinary\r\nJ. Zunz - Four women and a darkness\r\nJohanna Hedva - Beauty (feat. Simone Weil)\r\nBenedict Drew - Cacophony\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 24 ore 20,00 – Macchina del tempo Ep.3 64 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nTrasmissione speciale ideata per il ventennale di Radio Blackout, contentitore di interviste, frammenti e testimonianze dagli archivi della radio.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 24 ore 21,30 – Ghigliottina - Le teorie del complotto pt.1 - Riservare per sé la facoltà di cospirare 65 minuti [Ghigliottina, Radio Neanderthal]:\r\n\r\nGhigliottina - Le teorie del complotto pt.1 - Riservare per sé la facoltà di cospirare\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 24 ore 23,00 – Simona Zamboli - Grave Show X Radio Blackout 61 minuti [Simona Zamboli, Radio Blackout]: Simona Zamboli, producer and sound engineer di stanza a Milano e già ospite, tra le altre, di Noods Radio (Bristol) e Fango Radio, presenta questo mix andato in onda su Quel che resta della notte a sostegno delle libere frequenze di RBO.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 25 ore 09,00 – Ponte Radio - Balkanika 20.09.2024 98 minuti [Ponte Radio, Radio Wombat]: In questo ponte radio in quota Radio Wombat abbiamo parlato di Europa ma da punti di vista esterni e asimettrici.\r\n\r\nGli investimenti dell’Eu sulla rete ferroviaria, che si concentrano sull’alta velocità. Il dilagare dello sfruttamento lavorativo nei Balcani occidentali che si approfitta del passaggio di migranti e di lavoratori autoctoni impoveriti dal capitalismo. Breve analisi del nuovo commissario all’immigrazione dell’EU. Uno sguardo a come vivono i migranti della rotta balcanica in Bosnia, la quale si appresta a prendere più responsabilità nell’accoglienza per ingraziarsi l’Europa. L’operazione Open Balkan fallita che mostra l’inutilità di calare soluzioni dall’alto come fa L’EU ma anche che i grandi leader Balcanici lavorano solo per la propria politica interna. Aggiornamento sulla Serbia e la contestata miniera di Litio dove il presidente della repubblica ha mostrato il suo doppio volto. Leva obbligatoria, probabile ritorno in Serbia, come funziona. Infine la mossa della Romania nell’acquisto del porto fluviale Moldavo di Giurgiulesti tra Banche europee e ricerca di maggior potere nella regione.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 25 ore 13,30 – Lama Tematica - Abominio 2004, Promo 2002 20 minuti [Lama Tematica, Radio Blackout]: Dalle ceneri dei Pankarre’, nasce Lamatematica band che aveva gia’ dimostrato di volersi dedicare con passione alla musica manifestando chiari atteggiamenti demenziali in piena contrapposizione con la “serieta’” e le inutili lotte che una fantomatica “scena” si convince di dover affrontare. I Lama Tematica portano all’estremo questo pensiero (gia’ espresso con vigore da alcune tra le band HC piu’ interessanti di Torino – e quindi d’Italia – degli anni 90), concentrando i temi esterni alla musica (liriche, grafiche, concerti) verso una dimensione ancora meno equivocabile. L’abbinamento di temi “cattivi” ad atteggiamenti assolutamente stupidi (nel senso piu’ inutile del termine) sono la maschera che il gruppo pretende gli ascoltatori superino senza fasrsi domande.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 25 ore 18,30 – Proiezioni di Sizigia pt.2 8 minuti [Proiezioni di Sizigia]:\r\n\r\nParole estratte da \"Lo straniero\" di Albert Camus.","27 Maggio 2025","2025-05-27 14:19:49","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Immagine-social-BH-200x110.jpg","Black Holes dal 19 al 25 Maggio 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Il breve periodo trascorso in montagna con Giustizia e Libertà è rimasto dunque sostanzialmente fuori dai suoi scritti. Esiste tuttavia un’eccezione: un breve racconto del 1949 che si ispira alla sua deludente esperienza di partigiano. Fine del marinese colpisce soprattutto per il punto di vista “impossibile” dal quale sono narrati gli eventi. Levi adotta, infatti, una prima persona plurale: a parlare sono i compagni di un partigiano catturato dai tedeschi, eppure questo noi è informato su tutti i movimenti dell’animo del prigioniero: la paralisi e lo sconforto, la rassegnazione e il desiderio di reagire, fino alla decisione di…\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 23 ore 20,30 – Worlds to come - Chapter 0 32 minuti [Sei Iturriaga, Giulia Deval, Alessio Alonne]: Sulla superficie di questo pianeta infetto e agonico suoni di \u003Cmark>altri\u003C/mark> \u003Cmark>mondi\u003C/mark> sono già udibili, le loro onde diffondono un messaggio, parlandoci di qualcosa che forse non riusciamo ancora comprendere, ma di cui possiamo metterci in ascolto.\r\n\r\nWorlds to Come è una conversazione basata su ciò che David Burrows e Simon O'Sullivan hanno proposto nella loro opera Fictioning: The Myth-Functions of Contemporary Art and Philosophy e le idee che pensatrici come Donna Haraway e Rosi Braidotti hanno sviluppato nel tentativo di definire questo tempo di trasformazioni imminenti.\r\n\r\nMa è anche una mappatura di pratiche sonore che si muovono tra finzione e realtà, virtuale e concreto, un passato che non c'è mai stato e un'audience ancora a venire. Pratiche che con diversi mezzi evocano demoni, parlano con i gatti, compongono nuove temporalità, il tutto in nome della costruzione di un futuro così alieno che nessuno di noi potrebbe nemmeno immaginarlo.\r\n\r\nWorlds to come are just begun!\r\n\r\nTracklist:\r\n\r\nSun Ra - Thats How I Feel\r\nAgnes Hvizdalek (voice) & Jakob Schneidewind (bass, electronics) – DEMI BROXA\r\nTanya Tagaq - Retribution\r\nSaul Williams - The Noise Came From Here / FCK THE BELIEFS\r\nArca - Nonbinary\r\nJ. Zunz - Four women and a darkness\r\nJohanna Hedva - Beauty (feat. Simone Weil)\r\nBenedict Drew - Cacophony\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 24 ore 20,00 – Macchina del tempo Ep.3 64 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nTrasmissione speciale ideata per il ventennale di Radio Blackout, contentitore di interviste, frammenti e testimonianze dagli archivi della radio.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 24 ore 21,30 – Ghigliottina - Le teorie del complotto pt.1 - Riservare per sé la facoltà di cospirare 65 minuti [Ghigliottina, Radio Neanderthal]:\r\n\r\nGhigliottina - Le teorie del complotto pt.1 - Riservare per sé la facoltà di cospirare\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 24 ore 23,00 – Simona Zamboli - Grave Show X Radio Blackout 61 minuti [Simona Zamboli, Radio Blackout]: Simona Zamboli, producer and sound engineer di stanza a Milano e già ospite, tra le altre, di Noods Radio (Bristol) e Fango Radio, presenta questo mix andato in onda su Quel che resta della notte a sostegno delle libere frequenze di RBO.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 25 ore 09,00 – Ponte Radio - Balkanika 20.09.2024 98 minuti [Ponte Radio, Radio Wombat]: In questo ponte radio in quota Radio Wombat abbiamo parlato di Europa ma da punti di vista esterni e asimettrici.\r\n\r\nGli investimenti dell’Eu sulla rete ferroviaria, che si concentrano sull’alta velocità. Il dilagare dello sfruttamento lavorativo nei Balcani occidentali che si approfitta del passaggio di migranti e di lavoratori autoctoni impoveriti dal capitalismo. Breve analisi del nuovo commissario all’immigrazione dell’EU. Uno sguardo a come vivono i migranti della rotta balcanica in Bosnia, la quale si appresta a prendere più responsabilità nell’accoglienza per ingraziarsi l’Europa. L’operazione Open Balkan fallita che mostra l’inutilità di calare soluzioni dall’alto come fa L’EU ma anche che i grandi leader Balcanici lavorano solo per la propria politica interna. Aggiornamento sulla Serbia e la contestata miniera di Litio dove il presidente della repubblica ha mostrato il suo doppio volto. Leva obbligatoria, probabile ritorno in Serbia, come funziona. 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L’abbinamento di temi “cattivi” ad atteggiamenti assolutamente stupidi (nel senso piu’ inutile del termine) sono la maschera che il gruppo pretende gli ascoltatori superino senza fasrsi domande.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 25 ore 18,30 – Proiezioni di Sizigia pt.2 8 minuti [Proiezioni di Sizigia]:\r\n\r\nParole estratte da \"Lo straniero\" di Albert Camus.",[546],{"field":98,"matched_tokens":547,"snippet":543,"value":544},[210,209],{"best_field_score":140,"best_field_weight":141,"fields_matched":142,"num_tokens_dropped":50,"score":143,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},{"document":550,"highlight":563,"highlights":568,"text_match":138,"text_match_info":571},{"comment_count":50,"id":551,"is_sticky":50,"permalink":552,"podcastfilter":553,"post_author":554,"post_content":555,"post_date":556,"post_excerpt":56,"post_id":551,"post_modified":557,"post_thumbnail":558,"post_title":559,"post_type":350,"sort_by_date":560,"tag_links":561,"tags":562},"48593","http://radioblackout.org/podcast/arsider-speciale-tapes-tartaro-livehans-schl3ckn3r/",[301],"outsidermusic","10 ANNI DI MERIDIONALE RECORDS | 10 ANNI DI AUTOPRODUZIONI ALLA RICERCA DELLA FREQUENZA CHE TRIGGERA LA MASSA FECALE\r\nSPECIALE! | 10 years of Meridionale records | 10 years of diy in search of the fecal mass'triggering frequency\r\n\r\n10 anni di una microetichetta con possibili aderenze ad altri ecosistemi raccontati attraverso i protagonisti. Disperate \"muzak\" da fine del mondo, fumo digitale, apocalissi impro-folk, riverberi, volumi impossibili. 10 anni di cassettine, vissuti pericolosamente in bilico tra l'estinzione del mezzo e la sua celebrazione. * 10 years of a micro-label with assumed other ecosistem's adherence. Disperate end of the world muzak, digital smoke, impro folk apocalypse, reverberations, impossible volume, 10 years of tapes, living dangerously poised between the extinction of the media and its celebration\r\n\r\n\r\n\r\nlive in studio / Live on air!\r\nHans Schleckner - Tartaro\r\nNo-input mixer, nastri / No input mixer, tapes\r\nUna esecuzione speciale del maestro H.S. dedicata alle problematiche dentarie e del cavo orale / A special execution of the master H.S. dedicated to dental and oral cavity problems\r\n\r\nDurante la puntata in ordine sparso / During the show, randomly\r\nEutropius - Undertone\r\nOdeon - Alpes Palpes\r\nShhhroom - Elsewhere\r\nPastafissan + Bernè\r\nBNSU * Utku Tavil + Kazeito Seki\r\nCraxi Driver - Mangianastri e sputapalline\r\nItaloboi - Chinese Takeaway\r\nItaloboi - Abbandonare un Cane\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/08/10anni_meridionali.mp3\"][/audio]\r\n\r\n||||||||||||||||||| ARSIDER NIGHT |||||||||||||||||||| altre musiche |||||||||||||||||||| altri mondi |||||||||||||||||||| doppio fader*doppio cursore* |||||||||||||||||||| viaggi neurali alle sorgenti dell'audio","3 Agosto 2018","2018-11-26 19:53:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/08/MOSHED-2018-8-3-13-20-45-200x110.jpg","ARSIDER | speciale tapes | tartaro | lIVE°°°Hans Schl3ckn3r",1533303378,[],[],{"post_content":564},{"matched_tokens":565,"snippet":566,"value":567},[210,209],"mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/08/10anni_meridionali.mp3\"][/audio]\r\n\r\n||||||||||||||||||| ARSIDER NIGHT |||||||||||||||||||| altre musiche |||||||||||||||||||| \u003Cmark>altri\u003C/mark> \u003Cmark>mondi\u003C/mark> |||||||||||||||||||| doppio fader*doppio cursore* |||||||||||||||||||| viaggi neurali","10 ANNI DI MERIDIONALE RECORDS | 10 ANNI DI AUTOPRODUZIONI ALLA RICERCA DELLA FREQUENZA CHE TRIGGERA LA MASSA FECALE\r\nSPECIALE! | 10 years of Meridionale records | 10 years of diy in search of the fecal mass'triggering frequency\r\n\r\n10 anni di una microetichetta con possibili aderenze ad \u003Cmark>altri\u003C/mark> ecosistemi raccontati attraverso i protagonisti. 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Disperate end of the world muzak, digital smoke, impro folk apocalypse, reverberations, impossible volume, 10 years of tapes, living dangerously poised between the extinction of the media and its celebration\r\n\r\n\r\n\r\nlive in studio / Live on air!\r\nHans Schleckner - Tartaro\r\nNo-input mixer, nastri / No input mixer, tapes\r\nUna esecuzione speciale del maestro H.S. dedicata alle problematiche dentarie e del cavo orale / A special execution of the master H.S. dedicated to dental and oral cavity problems\r\n\r\nDurante la puntata in ordine sparso / During the show, randomly\r\nEutropius - Undertone\r\nOdeon - Alpes Palpes\r\nShhhroom - Elsewhere\r\nPastafissan + Bernè\r\nBNSU * Utku Tavil + Kazeito Seki\r\nCraxi Driver - Mangianastri e sputapalline\r\nItaloboi - Chinese Takeaway\r\nItaloboi - Abbandonare un Cane\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/08/10anni_meridionali.mp3\"][/audio]\r\n\r\n||||||||||||||||||| ARSIDER NIGHT |||||||||||||||||||| altre musiche |||||||||||||||||||| \u003Cmark>altri\u003C/mark> \u003Cmark>mondi\u003C/mark> |||||||||||||||||||| doppio fader*doppio cursore* |||||||||||||||||||| viaggi neurali alle sorgenti dell'audio",[569],{"field":98,"matched_tokens":570,"snippet":566,"value":567},[210,209],{"best_field_score":140,"best_field_weight":141,"fields_matched":142,"num_tokens_dropped":50,"score":143,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},{"document":573,"highlight":618,"highlights":623,"text_match":138,"text_match_info":626},{"comment_count":50,"id":574,"is_sticky":50,"permalink":575,"podcastfilter":576,"post_author":289,"post_content":577,"post_date":578,"post_excerpt":56,"post_id":574,"post_modified":579,"post_thumbnail":580,"post_title":581,"post_type":350,"sort_by_date":582,"tag_links":583,"tags":602},"45687","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-2-febbraio-ursula-le-guin-anarchica-e-femminista-amazon-braccialetto-elettronico-per-operai-macchina-senzatetto-a-torino-decoro-urbano-sgomberi-e-ipocrisia-a-5-stelle-un-anno-di-da/",[289],"Come ogni venerdì siamo scesi su Anarres, il pianeta delle utopie concrete, sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Dalle 10,45 alle 12,45. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2018 02 02 anarres1\r\n\r\n2018 02 02 anarres2\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nUrsula Le Guin è scomparsa il 22 gennaio a 88 anni. I suoi romanzi, i suoi racconti, sono stati per molti di noi una sorta di Bildung Roman, snodi in un percorso dove l’utopia si fa ogni giorno più concreta. Mai facile, sempre all’orizzonte.\r\nDopo il breve saluto della scorsa settimana, in questa puntata vi abbiamo proposto un giro più ampio tra “Quelli di Anarres”, i compagni di Ursula, anarchica, femminista, antropologa dell’immaginario…\r\nLo abbiamo fatto con Daniele Barbieri, blogger, performer, giornalista, appassionato cultore di narrativa degli altri mondi.\r\n\r\nNuove frontiere del controllo. Amazon sperimenta i braccialetti elettronici. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Coniglione della redazione di Umanità Nova.\r\n\r\nTorino. La giunta Appendino caccia i senzatetto dal centro. 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Diserta il circo elettorale!\r\nore 10,30 / 13,30 al Balon\r\nPunto info astensionista\r\nPizzette e vin brulé benefit lotte contro stati e frontiere\r\n\r\nDomenica 4 marzo\r\nNon votare, vieni al cinema!\r\nore 16\r\nfilm e merenda sinoira\r\nalla Fat, in corso Palermo 46\r\n\r\nPer chi fosse interessato ai percorsi della Federazione Anarchica Torinese \r\nriunioni ogni giovedì alle 21\r\ncorso Palermo 46 – a destra nel cortile -\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","2 Febbraio 2018","2018-10-17 22:58:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/no-border2-200x110.jpg","Anarres del 2 febbraio. Ursula Le Guin, anarchica e femminista. Amazon. Braccialetto elettronico per operai/macchina. Senzatetto a Torino: decoro urbano, sgomberi e ipocrisia a 5 stelle. 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Squallidi truffatori in colletto bianco si fanno aiutare da abili spalloni a ripulire soldi oltre-confine. Un bambino biondo lancia una palla oltre la staccionata. Molti suv. A questa schifosa sfilza di luoghi comuni possiamo aggiungere cioccolata, croce rossa, orologi a cucù e prostituzione. Ah sì anche il jazz.\r\nGli svizzeri si sa, se lo tengono parecchio per sè. Neutralità e isolamento sono le porte da forzare per penetrare nel segreto elvetico, in qualunque campo. Dal 1967 Svizzera e Jazz si leggono Montreux. Da Nina Simone a Jan Garbarek tutti quelli che hanno scritto le più celebri pagine del jazz, sono venuti qui a guadagnarsi le stimmate dell'immortalità. Se c'è una cosa che detesto sono le celebrazioni e il triste cibo pre-masticato. E così che anche il jazz può diventare un luogo comune. Può prestarsi ad un appiattimento da globalizzazione inoltrata, staticizzandosi in una immagine fissa di sè, come una crosta di calcare nel rubinetto. Il jazz in svizzera in parte lo è stato e ancora lo è. una crosta sul rubinetto della libera creatività che talvolta non fa fluire libere le acque. Tirato da una parte da sponsors ricchissimi e da \"appassionati\" la cui età avanza di giorno in giorno, oppure venduto a tranci per ascoltatori sempre meno attenti, anche il vecchio caro gezz rischia una lenta e inesorabile de-colorazione, diretto verso una miscela preconfezionata e liofilizzata di suoni che ricordano quella musica, ma che in realtà ne sono solo l'involucro vuoto. Tanti sono i festival gloriosi del passato che oggi offrono solo miseria, vecchiaia e tristi clichè.\r\n\r\nMa il jazz in svizzera non è solo Montreux e - cosa ben più importante - non è un triste decotto per vecchi collezionisti di auto bugatti, non è cachet miloionari, non è il prezzo del biglietto per una sveltina con qualche anziano in pailletes a montreux, non è nemmeno l'impomatata radio pubblica svizzera. Per avere qualche brivido, si sa, bisogna arrampicarsi sulle Alpi orientali. Sarà l'altitudine a dare l'ebbrezza, ma sembra che dalle terre basse siano scappati tutti quelli che tra gli ottanta e i novanta hanno ri-animato il quasi cadavere svizzero con massicce dosi di tradizione. Sembra che si siano ritirati in baite dove manca l'ossigeno.\r\nViaggiando con Huber ho scoperto che in ogni montagna ci sono strade secondarie, o ripidi sentieri dove la gente non passa mai, nemmeno la domenica. Uno di questi lo abbiamo imboccato con un obiettivo preciso. Fare chiarezza sul mondo del jazz tra le baite alpine. Follia? affatto. L'idea è affermare che NON si possono tracciare luoghi comuni, neanche nella iconica terra dei san bernardo.\r\n\r\nStiamo per incontrare Hans Hassler, faccione barbuto da babbo natale, attitudine alcolica e fisarmonica facile. Lo incontriamo per una ricognizione in quello che, parafrasando uno dei suoi lavori del passato, possiamo chiamare \"the new alpine jazz herd\".\r\nHassler è come sembra e ti sembra che sia così da qualche centinaio di anni. Potresti trovarlo in istato di intossicazione alcolica a far sudare i polpastrelli in qualche stuba dall'ossigeno ormai rarefatto, oppure a ragionare con pacatezza sul senso della vita. Hassler è la reincarnazione del pastore elvetico nel corpo di un musicista dalla sensibilità elevata. (nell'accademia si preferisce il termine \"orecchio\", con un pizzico di snobismo verso tutti colore che non ce l'hanno...) Sembra che sui nastri magnetici custoditi nel suo cranio sia stata registrata musica antichissima e immutabile.\r\nNato sulle alpi orientali di Graubünden, da allora ha suonato di tutto, dal free jazz alla musica folklorica, passando per la musica da film, fino alle sagre contadine. Virtuoso del Schwyzerörgeli (un organetto diatonico simile ad una fisa ridotta, esistente solo in quella parte della svizzera) ha mescolato ironia, buonuomore e sbronze ai traditional d'alpeggio, restituendo al jazz e al folklore una dimensione insieme cameristica e intellettuale, pur non privata della sua componente terrena: la vita che scorre, i pascoli, il vino e la grappa, l'amore, il tempo che passa. Tra un campanaccio da vacca e un sax tenore possono nascere infinite storie d'amore.\r\nEsce in questo 2014 per INtakt (un locus amoenus l'etichetta svizzera, se amate i \"diversivi\" e le variazioni sul tema è un must assoluto) il disco omonimo ed entra, senza bussare nei dischi dell'anno.\r\nPerchè Hassler, come molti altri spiriti gentili da me amati e a lui affini, ha il gusto sempiterno del \"classico\", senza che ciò significhi piegarsi sugli spartiti o menarsela da \"avanguardista\". Ve ne accorgerete ascoltando. C'è la classica differenza tra un prodotto industriale e il genepy che faccio in casa. La ricetta è la stessa di 500 anni fa, la sensibilità è moderna. Sono gusti che nel liofilizzato a largo consumo non troverete mai. Se c'è un legame tra le musiche folkloriche antiche, quelle delle tradizioni orali alpine e il jazz, lo ritrovo nell'amore e nella devozione con cui questi musicisti si approcciano al suono. Senza storronarci con il revival puro, iniettano nel corpo mortificato del folklore dosi di ironia da bar, divagazioni sull'orlo del precipizio free, alternando veloci discese a lunghe salite, la marcia al riposo, la stasi al moto.\r\nIn compagnia di Hassler cercheremo di tracciare una linea nel tempo, da Heidi al New Alpine Jazz Herd. C'è una fiume incontrollato di gioia di vivere che scorre sotterraneo. Non me ne vogliano gli integralisti del folklore, ma con Hassler siamo su altri pianeti. Chissà cosa ci riserverà il futuro: la sfida di questo folklore dotto è anche ambientalista, parla di un ritorno alle tradizioni senza dimenticare il presente. Propone una visione bucolica della vita senza accenni fricchettoni. Riscoprire il piacere di guardare un panorama, bevendo vino e saltellando. Quando la guida alpina è Hassler, il divertimento è garantito. altri mondi, i monti. Solo dall'alto puoi capire il panorama.\r\n\r\nDalla svizzera con furore. una mini-discografia non ragionata sul free jazz alpino:\r\n\r\nHans Hassler - St [Intakt 2014]. Difficile recensirlo. Pensate ad un buontempone alla dott. Chadoula impiegato in un trio a bassa densità sul tema della tradizione svizzera. Dimenticate però lo yodel. Questa è avanguardia senza ossigeno ma ad alto tasso alcolico.\r\nAdatto per una passeggiata in quota, piantare verdure nell'orto, pascolare animali e per chi non ama prendersi troppo sul serio.\r\n\r\nAlpine Jazz Herd - Swiss Flavor [Unit 1983]: il testamento del jazz alpino. Insuperabile per rarefazione, starnazzate e originalità. Hassler è presente insieme ai migliori improvvisatori alpini. Se fossero riusciti a scendere dai monti avrebero sconfitto montreux. Glorie outsider, per fan della Globe Unity Orchestra a ranghi ridotti e dell'escursionismo naturista.\r\n\r\nHabariani - Two [Hat Art 1991]: organo diatonico, clarinetto basso, trombone. Più fedele di una cartolina da Chiasso, questa è ambient melodica sulle impronte della tradizione che vi farà guardare lontano. Instant classic da mettere vicino ai lavori più rarefatti di paul bley e giuffre. Sempre senza tralasciare il folklore alpino. Urge ristampa perdio!!\r\n\r\nGebhard Ullmann Jurgen Kupke & Michael Thieke - The Clarinet Trio 4 [Leo 2012]: anche se non siamo del tutto in Svizzera, beh che dire, questo uscito per Leo nel 2012 è un viaggione, ammesso e non concesso che amiate viaggiare leggeri. Ve lo consiglio ma attenti: se cercate arrangiamenti bandistici, percussionismi o swingate, qui non li troverete. Puro clarinetto, in tutte le sue forme. Amato da Hassler con cui Ullmann collabora all'ultimo disco uscito per Intakt (vedi sopra).","6 Maggio 2014","2018-10-17 22:10:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/Hassler2_92b35178e02d2f6f84bf856ff0ea42a4-200x110.jpeg","Schweizer Aroma - folklore alpino e avanguardia da camera con stube",1399378917,[],[],{"post_content":641},{"matched_tokens":642,"snippet":643,"value":644},[210,209],"Hassler, il divertimento è garantito. \u003Cmark>altri\u003C/mark> \u003Cmark>mondi\u003C/mark>, i monti. 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Fare chiarezza sul mondo del jazz tra le baite alpine. Follia? affatto. L'idea è affermare che NON si possono tracciare luoghi comuni, neanche nella iconica terra dei san bernardo.\r\n\r\nStiamo per incontrare Hans Hassler, faccione barbuto da babbo natale, attitudine alcolica e fisarmonica facile. Lo incontriamo per una ricognizione in quello che, parafrasando uno dei suoi lavori del passato, possiamo chiamare \"the new alpine jazz herd\".\r\nHassler è come sembra e ti sembra che sia così da qualche centinaio di anni. Potresti trovarlo in istato di intossicazione alcolica a far sudare i polpastrelli in qualche stuba dall'ossigeno ormai rarefatto, oppure a ragionare con pacatezza sul senso della vita. Hassler è la reincarnazione del pastore elvetico nel corpo di un musicista dalla sensibilità elevata. (nell'accademia si preferisce il termine \"orecchio\", con un pizzico di snobismo verso tutti colore che non ce l'hanno...) Sembra che sui nastri magnetici custoditi nel suo cranio sia stata registrata musica antichissima e immutabile.\r\nNato sulle alpi orientali di Graubünden, da allora ha suonato di tutto, dal free jazz alla musica folklorica, passando per la musica da film, fino alle sagre contadine. Virtuoso del Schwyzerörgeli (un organetto diatonico simile ad una fisa ridotta, esistente solo in quella parte della svizzera) ha mescolato ironia, buonuomore e sbronze ai traditional d'alpeggio, restituendo al jazz e al folklore una dimensione insieme cameristica e intellettuale, pur non privata della sua componente terrena: la vita che scorre, i pascoli, il vino e la grappa, l'amore, il tempo che passa. Tra un campanaccio da vacca e un sax tenore possono nascere infinite storie d'amore.\r\nEsce in questo 2014 per INtakt (un locus amoenus l'etichetta svizzera, se amate i \"diversivi\" e le variazioni sul tema è un must assoluto) il disco omonimo ed entra, senza bussare nei dischi dell'anno.\r\nPerchè Hassler, come molti \u003Cmark>altri\u003C/mark> spiriti gentili da me amati e a lui affini, ha il gusto sempiterno del \"classico\", senza che ciò significhi piegarsi sugli spartiti o menarsela da \"avanguardista\". Ve ne accorgerete ascoltando. C'è la classica differenza tra un prodotto industriale e il genepy che faccio in casa. La ricetta è la stessa di 500 anni fa, la sensibilità è moderna. Sono gusti che nel liofilizzato a largo consumo non troverete mai. Se c'è un legame tra le musiche folkloriche antiche, quelle delle tradizioni orali alpine e il jazz, lo ritrovo nell'amore e nella devozione con cui questi musicisti si approcciano al suono. Senza storronarci con il revival puro, iniettano nel corpo mortificato del folklore dosi di ironia da bar, divagazioni sull'orlo del precipizio free, alternando veloci discese a lunghe salite, la marcia al riposo, la stasi al moto.\r\nIn compagnia di Hassler cercheremo di tracciare una linea nel tempo, da Heidi al New Alpine Jazz Herd. C'è una fiume incontrollato di gioia di vivere che scorre sotterraneo. Non me ne vogliano gli integralisti del folklore, ma con Hassler siamo su \u003Cmark>altri\u003C/mark> pianeti. Chissà cosa ci riserverà il futuro: la sfida di questo folklore dotto è anche ambientalista, parla di un ritorno alle tradizioni senza dimenticare il presente. Propone una visione bucolica della vita senza accenni fricchettoni. Riscoprire il piacere di guardare un panorama, bevendo vino e saltellando. Quando la guida alpina è Hassler, il divertimento è garantito. \u003Cmark>altri\u003C/mark> \u003Cmark>mondi\u003C/mark>, i monti. Solo dall'alto puoi capire il panorama.\r\n\r\nDalla svizzera con furore. una mini-discografia non ragionata sul free jazz alpino:\r\n\r\nHans Hassler - St [Intakt 2014]. Difficile recensirlo. Pensate ad un buontempone alla dott. Chadoula impiegato in un trio a bassa densità sul tema della tradizione svizzera. Dimenticate però lo yodel. Questa è avanguardia senza ossigeno ma ad alto tasso alcolico.\r\nAdatto per una passeggiata in quota, piantare verdure nell'orto, pascolare animali e per chi non ama prendersi troppo sul serio.\r\n\r\nAlpine Jazz Herd - Swiss Flavor [Unit 1983]: il testamento del jazz alpino. Insuperabile per rarefazione, starnazzate e originalità. Hassler è presente insieme ai migliori improvvisatori alpini. Se fossero riusciti a scendere dai monti avrebero sconfitto montreux. Glorie outsider, per fan della Globe Unity Orchestra a ranghi ridotti e dell'escursionismo naturista.\r\n\r\nHabariani - Two [Hat Art 1991]: organo diatonico, clarinetto basso, trombone. Più fedele di una cartolina da Chiasso, questa è ambient melodica sulle impronte della tradizione che vi farà guardare lontano. Instant classic da mettere vicino ai lavori più rarefatti di paul bley e giuffre. Sempre senza tralasciare il folklore alpino. Urge ristampa perdio!!\r\n\r\nGebhard Ullmann Jurgen Kupke & Michael Thieke - The Clarinet Trio 4 [Leo 2012]: anche se non siamo del tutto in Svizzera, beh che dire, questo uscito per Leo nel 2012 è un viaggione, ammesso e non concesso che amiate viaggiare leggeri. Ve lo consiglio ma attenti: se cercate arrangiamenti bandistici, percussionismi o swingate, qui non li troverete. Puro clarinetto, in tutte le sue forme. Amato da Hassler con cui Ullmann collabora all'ultimo disco uscito per Intakt (vedi sopra).",[646],{"field":98,"matched_tokens":647,"snippet":643,"value":644},[210,209],{"best_field_score":140,"best_field_weight":141,"fields_matched":142,"num_tokens_dropped":50,"score":143,"tokens_matched":34,"typo_prefix_score":50},{"document":650,"highlight":674,"highlights":679,"text_match":138,"text_match_info":682},{"comment_count":50,"id":651,"is_sticky":50,"permalink":652,"podcastfilter":653,"post_author":654,"post_content":655,"post_date":656,"post_excerpt":56,"post_id":651,"post_modified":657,"post_thumbnail":658,"post_title":659,"post_type":350,"sort_by_date":660,"tag_links":661,"tags":668},"10207","http://radioblackout.org/podcast/steampunk-cyberpunk-linguaggio-e-birra/",[],"dj","Nella puntata andata in onda in diretta dalla festa per i 20 anni di Radio Blackout, abbiamo chiacchierato con Ginox e Pinche, presenti negli stand con un banchetto doctor-dimostrativo per il collettivo Autistici/Inventati e con la rivista di letteratura fantastica \"Collane di Ruggine\";\r\n\r\nabbiamo chiacchierato soprattutto della storia della rivista e del movimento oltre oceano...\r\n\r\n \r\nPerchè lo steampunk conta (ancora)\r\ndi James Schafer e Kate Franklin\r\n traduzione di Reginazabo\r\n\r\n“Non c’è nulla di meglio che immaginare altri mondi\r\nper dimenticare quanto sia doloroso quello in cui viviamo.\r\nAlmeno così pensavo allora. 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