","Germanwings. Depressione e turbocapitalismo","post",1427900781,[49,50,51,52,53],"http://radioblackout.org/tag/andreas-lubitz/","http://radioblackout.org/tag/depressione/","http://radioblackout.org/tag/franco-berardi/","http://radioblackout.org/tag/germanwings/","http://radioblackout.org/tag/turbocapitalismo/",[21,17,19,15,23],{"post_content":56,"tags":62},{"matched_tokens":57,"snippet":60,"value":61},[58,59],"Andreas","Lubitz","la decisione volontaria del copilota \u003Cmark>Andreas\u003C/mark> \u003Cmark>Lubitz\u003C/mark>, che ha così ucciso se","Sono trascorsi più di dieci giorni dal disastro aereo nel quale sono morte 150 persone che viaggiavano sull'airbus 320 della Germanwings diretto da Barcellona a Dusseldorf.\r\nDa quando è stata diffusa la notizia che la causa più probabile del disastro è stata la decisione volontaria del copilota \u003Cmark>Andreas\u003C/mark> \u003Cmark>Lubitz\u003C/mark>, che ha così ucciso se stesso e altre 150 persone, la notizia non ha mai lasciato le pagine dei giornali main stream. Questa mattina era ancora in prima pagina del Corriere e della Stampa. Al centro di tutto la minuziosa dissezione mediatica della cosiddetta “malattia mentale” del copilota, il rimpallo di responsabilità sulla mancanza di controlli, le richieste di maggiori misure di sicurezza. Nessuno, o quasi, ha provato a osservare la vicenda con gli occhi diversi. Ogni anno cresce la schiera dei suicidi, alcuni dei quali decidono di morire ammazzando anche qualcun altro. Nessuno o quasi ha notato che la depressione, la tristezza, il disagio del vivere siano una costante nelle nostre società, dove nessuno o quasi corrisponde agli stereotipi proposti dall'immaginario pubblicitario, che, per vendere un prodotto, vende, insieme, uno stile di vita ideale. Chi non è adeguato, chi non si sente all'altezza ne patisce. A volte il patimento diventa intollerabile.\r\n\r\nUno dei pochi a riflettere su questi temi è stato Franco Berardi, “Bifo”, che ha scritto un articolo, che è rimbalzato su blog e socialnetwork in modo virale.\r\n\r\nLo abbiamo sentito al telefono per una riflessione sulla vita quotidiana al tempo della precarietà. Precarietà del lavoro, della vita, del futuro.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\npilota depresso\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito il suo articolo:\r\n\r\nNella cabina di pilotaggio\r\n\r\nDicono che il giovane pilota \u003Cmark>Andreas\u003C/mark> \u003Cmark>Lubitz\u003C/mark> avesse sofferto di crisi depressive e avesse tenuto nascoste le sue condizioni psichiche all’azienda per cui lavorava, la Lufthansa. I medici consigliavano un periodo di assenza dal lavoro. La cosa non è affatto sorprendente: il turbo-capitalismo contemporaneo detesta coloro che chiedono di usufruire dei permessi di malattia, e detesta all’ennesima potenza ogni riferimento alla depressione. Depresso io? Non se ne parli neanche. Io sto benissimo, sono perfettamente efficiente, allegro, dinamico, energico, e soprattutto competitivo. Faccio jogging ogni mattina, e sono sempre disponibile a fare straordinario. Non è forse questa la filosofia del low cost? Non suonano forse le trombe quando l’aereo decolla e quando atterra? Non siamo forse circondati ininterrottamente dal discorso dell’efficienza competitiva? Non siamo forse quotidianamente costretti a misurare il nostro stato d’animo con l’allegria aggressiva delle facce che compaiono negli spot pubblicitari? Non corriamo forse il rischio di essere licenziati se facciamo troppe assenze per malattia? \u2028Adesso i giornali (gli stessi giornali che da anni ci chiamano fannulloni e tessono le lodi della rottamazione degli inefficienti) consigliano di fare maggiore attenzione nelle assunzioni. Faremo controlli straordinari per verificare che i piloti d’aereo non siano squilibrati, matti, depressi, maniaci, malinconici tristi e sfigati. Davvero? E i medici? E i colonnelli dell’esercito? E gli autisti dell’autobus? E i conducenti del treno? E i professori di matematica? E gli agenti di polizia stradale? \u2028Epureremo i depressi. Epuriamoli. Peccato che siano la maggioranza assoluta della popolazione contemporanea. Non sto parlando dei depressi conclamati, che pure sono in proporzione crescente, ma di coloro che soffrono di infelicità, tristezza, disperazione. Anche se ce lo dicono raramente e con una certa cautela l’incidenza delle malattie psichiche è cresciuta enormemente negli ultimi decenni, e il tasso di suicidio (secondo il rapporto del World Health Organization) è cresciuto del 60% (wow) negli ultimi quarant’anni. \u2028Quaranta anni? E che potrà mai significare? Che cosa è successo negli ultimi quarant’anni perché la gente corra a frotte verso la nera signora? Forse ci sarà un rapporto tra questo incredibile incremento della propensione a farla finita e il trionfo del Neoliberismo che implica precarietà e competizione obbligatoria? E forse ci sarà un rapporto anche con la solitudine di una generazione che è cresciuta davanti allo schermo ricevendo continui stimoli psico-informativi e toccando sempre di meno il corpo dell’altro? Non si dimentichi che per ogni suicidio realizzato ce ne sono circa venti tentati senza successo. E non si dimentichi che in molti paesi del mondo (anche in Italia) i medici sono invitati a essere cauti nell’attribuire una morte al suicidio, se non ci sono prove evidenti dell’intenzione del deceduto. E quanti incidenti d’auto nascondono un’intenzione suicida più o meno cosciente? \u2028Non appena le autorità investigative e la compagnia aerea hanno rivelato che la causa del disastro aereo sta nel suicidio di un lavoratore che ha sofferto di crisi depressive e le ha tenute nascoste, ecco che in Internet si è messo in marcia il solito esercito di cospirazionisti. “Figuriamoci se ci credo”, dicono quelli che sospettano il complotto. Ci deve essere dietro la CIA, o forse Putin, o magari semplicemente un gravissimo errore della Lufthansa che ci vogliono tenere nascosto. Un vignettista che si firma Sartori e crede di essere molto spiritoso mostra un tizio che legge il giornale e dice: “Strage Airbus: responsabile il copilota depresso.” Poi aggiunge: Fra poco diranno che anche l’ISIS è fatta da depressi.” \u2028Ecco, bravo. Il punto è proprio questo: il terrorismo contemporaneo può avere mille cause politiche, ma la sola causa vera è l’epidemia di sofferenza psichica (e sociale, ma le due cose sono una) che si sta diffondendo nel mondo. Si può forse spiegare il comportamento di uno shaheed, di un giovane che si fa esplodere per uccidere una decina di altri umani in termini politici, ideologici, religiosi? Certo che si può, ma sono chiacchiere. La verità è che chi si uccide considera la vita un peso intollerabile, e vede nella morte la sola salvezza, e nella strage la sola vendetta.\r\n\r\nUn’epidemia di suicidio si è abbattuta sul pianeta terra, perché da decenni si è messa in moto una gigantesca fabbrica dell’infelicità cui sembra impossibile sfuggire. Quelli che dappertutto vedono un complotto dovrebbero smetterla di cercare una verità nascosta, e dovrebbero invece interpretare diversamente la verità evidente. \u003Cmark>Andreas\u003C/mark> \u003Cmark>Lubitz\u003C/mark> si è chiuso dentro quella maledetta cabina di pilotaggio perché il dolore che sentiva dentro si era fatto insopportabile, e perché accusava di quel dolore i centocinquanta passeggeri e colleghi che volavano con lui, e tutti gli altri esseri umani che come lui sono incapaci di liberarsi dall’infelicità che divora l’umanità contemporanea, da quando la pubblicità ci ha sottoposto a un bombardamento di felicità obbligatorio, da quanto la solitudine digitale ha moltiplicato gli stimoli e isolato i corpi, da quando il capitalismo finanziario ci ha costretto a lavorare il doppio per guadagnare la metà.",[63,66,68,70,72],{"matched_tokens":64,"snippet":65},[58,59],"\u003Cmark>Andreas\u003C/mark> \u003Cmark>Lubitz\u003C/mark>",{"matched_tokens":67,"snippet":17},[],{"matched_tokens":69,"snippet":19},[],{"matched_tokens":71,"snippet":15},[],{"matched_tokens":73,"snippet":23},[],[75,80],{"field":24,"indices":76,"matched_tokens":77,"snippets":79},[35],[78],[58,59],[65],{"field":81,"matched_tokens":82,"snippet":60,"value":61},"post_content",[58,59],1157451471441625000,{"best_field_score":85,"best_field_weight":86,"fields_matched":87,"num_tokens_dropped":35,"score":88,"tokens_matched":87,"typo_prefix_score":35},"2211897868544",13,2,"1157451471441625194",6646,{"collection_name":46,"first_q":21,"per_page":91,"q":21},6,{"facet_counts":93,"found":128,"hits":129,"out_of":282,"page":14,"request_params":283,"search_cutoff":25,"search_time_ms":284},[94,109],{"counts":95,"field_name":107,"sampled":25,"stats":108},[96,99,101,103,105],{"count":97,"highlighted":98,"value":98},3,"Voci dall'antropocene",{"count":14,"highlighted":100,"value":100},"19e59",{"count":14,"highlighted":102,"value":102},"anarres",{"count":14,"highlighted":104,"value":104},"backwards",{"count":14,"highlighted":106,"value":106},"Bello come una prigione che brucia","podcastfilter",{"total_values":27},{"counts":110,"field_name":24,"sampled":25,"stats":127},[111,113,115,117,119,121,123,125],{"count":97,"highlighted":112,"value":112},"voci antropocene",{"count":14,"highlighted":114,"value":114},"l faud",{"count":14,"highlighted":116,"value":116},"podcast",{"count":14,"highlighted":118,"value":118},"germania",{"count":14,"highlighted":120,"value":120},"Schiere Nere",{"count":14,"highlighted":122,"value":122},"radioblackout",{"count":14,"highlighted":124,"value":124},"anarchici contro il nazismo",{"count":14,"highlighted":126,"value":126},"resistenza anarchica tedesca",{"total_values":128},8,[130,164,188,211,233,255],{"document":131,"highlight":145,"highlights":153,"text_match":159,"text_match_info":160},{"comment_count":35,"id":132,"is_sticky":35,"permalink":133,"podcastfilter":134,"post_author":135,"post_content":136,"post_date":137,"post_excerpt":41,"post_id":132,"post_modified":138,"post_thumbnail":139,"post_title":140,"post_type":116,"sort_by_date":141,"tag_links":142,"tags":144},"65421","http://radioblackout.org/podcast/su-alcune-proposte-di-andreas-malm-voci-dallantropocene-anno-ii-6-14-12-20/",[98],"antropocenici","Capitale Fossile, Autonomia della Natura, Leninismo Ecologico... sono solo alcuni dei concetti fabbricati da quel prolifico autore che risponde al nome di Andreas Malm; svedese, militante ambientalista, antimperialista e antifascista prima ancora che professore di Human Ecology all'università di Lund, Malm ha portato un contributo importante all'armamentario teorico dell'Ecologia Politica contemporanea.\r\n\r\nFin dai primi studi sulla transizione dall'energia idraulica a quella a vapore, individuata come effettivo punto di salto nel diffondersi canceroso del modello capitalista ai quattro angoli del globo, ha posto l'accento sul carattere non naturale e non neutrale di questo passaggio. 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Uno prodotto per il controllo sociale di massa in grado di conoscere in tempo reale le indagini operate dall'apparato repressivo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_clearview_nazi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nGREEN PASS, REPRESSIONE E FASCISTI\r\n\r\nGrazie al contributo di un compagno di Roma riprendiamo la vicenda dell'attacco alla CGIL guidato da Forza Nuova (9 ottobre 2021) analizzando la presenza neofascista nelle locali mobilitazioni contro il Green Pass, la sua iper-rappresentazione mediatica e la relazione con le forze dell'ordine.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_piercgil_roma.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nVerso fine ottobre, nell'arco di pochi giorni l'apparato repressivo ha compiuto diverse perquisizioni per raccogliere prove digitali funzionali ad analizzare le relazioni tra pezzi di \"movimento\" e contestazioni contro il lasciapassare sanitario. Grazie all'intervento di un ascoltatore/ascoltatrice la riflessione si estende alla difficoltà per l'apparato repressivo di identificare forme di opposizione che non rientrino nella loro tassonomia politica.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_repress-perq-g-pass_tel.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCARCERE\r\n\r\nAggiornamenti sul tentativo di archiviare l'inchiesta sulla morte di Hassan Sharaf nel carcere di Viterbo: un ragazzo di 21 anni pestato, minacciato, messo in isolamento falsificando i registri e lì trovato impiccato.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_Hassan-news.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nRilanciamo la necessità di supporto per il prigioniero Andreas Krebs, che rischia di morire per abbandono sanitario nel carcere di Sollicciano.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_Krebs.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLa garante per i detenuti del comune di Ivrea è stata rimossa per aver diffuso un meme che affiancava Draghi a Battisti... gli indignati giornalisti rimuovono accuratamente il fatto che nel carcere di Ivrea sia aperta un'inchiesta per pestaggi e torture che la procura locale continua a tentare di archiviare.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_garante-ivrea.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nParole chiave: Argo, Hassan Sharaf, Andreas Krebs, colonizzazione digitale, Green Pass, Thales, Gemalto","12 Novembre 2021","2021-11-12 11:03:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/bcupcb-biometpay-200x110.jpg","Identità digitale - carcere assassino - biometria",1636714995,[],[],{"post_content":203},{"matched_tokens":204,"snippet":205,"value":206},[58],"di supporto per il prigioniero \u003Cmark>Andreas\u003C/mark> Krebs, che rischia di morire","Estratti dalle puntate di Bello Come Una Prigione Che Brucia [ottobre - novembre 2021]\r\n\r\nIDENTITA' DIGITALE BIOMETRICA\r\n\r\nIl lasciapassare sanitario rappresenta una forte accelerazione nel conferimento di identità digitale biometrica, può quindi essere interessante andare a osservare quali siano i gruppi commerciali (quali Thales, Gemalto, Idemia) e le dinamiche che promuovono questo modello.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_thales-gemalto.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCOLONIZZAZIONE DIGITALE\r\n\r\nMastercard e Paycode stanno attivando programmi di conferimento di identità biometrica integrata a sistemi di bancarizzazione e pagamento digitale; un processo che si inserisce nel panorama più ampio della nuova \"Corsa all'Africa\": il capitalismo estrattivo si estende ai dati, la colonizzazione passa dall'infrastrutturazione digitale.\r\n\r\nQui il testo integrale di Danielle Coleman\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_digicolonization.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSORVEGLIANZA\r\n\r\nAggiornamenti sul programma di sorveglianza integrata Argo alla luce delle dichiarazioni della nuova assessora all'Innovazione, Chiara Foglietta\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_Argo-Update-ass.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIl sistema di riconoscimento facciale con (a sua detta) il dataset più grande al mondo, Clearview AI, è stato generato in un incubatore intellettuale e finanziario di estrema destra suprematista e neonazista. Uno prodotto per il controllo sociale di massa in grado di conoscere in tempo reale le indagini operate dall'apparato repressivo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_clearview_nazi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nGREEN PASS, REPRESSIONE E FASCISTI\r\n\r\nGrazie al contributo di un compagno di Roma riprendiamo la vicenda dell'attacco alla CGIL guidato da Forza Nuova (9 ottobre 2021) analizzando la presenza neofascista nelle locali mobilitazioni contro il Green Pass, la sua iper-rappresentazione mediatica e la relazione con le forze dell'ordine.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_piercgil_roma.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nVerso fine ottobre, nell'arco di pochi giorni l'apparato repressivo ha compiuto diverse perquisizioni per raccogliere prove digitali funzionali ad analizzare le relazioni tra pezzi di \"movimento\" e contestazioni contro il lasciapassare sanitario. 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Appunti su un libro di Andreas Malm)\r\n\r\nMa il contributo più succoso è quello che parte dagli autori di Pandemic Research for The People, think tank dal basso formato da specialisti e ricercatori nel campo interconnesso tra biologia e scienze umane, finalizzato ad uno sguardo critico sulle origini capitalistiche della pandemia. In particolare segnaliamo il \"Dispaccio 7\" : Scientists say land use drives new pandemics. But what if “land” isn’t what they think it is?. \r\n\r\nDa questo, l'intervista della trasmissione radiofonica \"This is Hell\" con uno degli autori del dipaccio Pandemics and land use / Luis Fernando Chaves , di cui proponiamo alcuni estratti con una tarduzione sintetica e abraccio... buon ascolto!\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/voci_32a.mp3\"][/audio]","28 Aprile 2021","2021-04-28 12:44:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/Ligas_de_Interes_Colaboraciones_propuesta3-200x110.jpg","Covid e (Ab)Uso della Terra I (con Luis Fernando Chaves) - VOCI DALL’ANTROPOCENE – (ANNO II #14) – 12/04/21",1619613899,[143],[112],{"post_content":225},{"matched_tokens":226,"snippet":227,"value":228},[58],"di NapoliMonitor) dell'ultimo libro di \u003Cmark>Andreas\u003C/mark> Malm \"How to Blow-up a","In questa puntata torniamo sul tema forte di questo ultimo anno segnato dallo shock pandemico: la stretta relazione tra le modificazioni sempre più invasive dell'amibiente in cui viviamo e la facile proliferazione di nuovi agenti pandemici.\r\n\r\nIn apertura, leggiamo due contributi critici, uno di Guido Viale, espressione di un riformismo radicale ma conseguente sulla necesità di stravolgere l'attuale modello di sviluppo e consumo Quale anticapitalismo.\r\n\r\nIl secondo è la recensione di Salvatore De Rosa (redattore di NapoliMonitor) dell'ultimo libro di \u003Cmark>Andreas\u003C/mark> Malm \"How to Blow-up a Pipeline\", autore di cui abbiamo più volte parlato in questa trasmissione (Il movimento climatico deve passare all’offensiva. 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E tra la crisi economica e la crisi ecologica.\r\n\r\nLo faremo attraverso due interviste… Diciamo subito che la prima intervista è del 2017, quando \"Big Farms make Big Flu\" è uscito negli Usa.\r\n\r\nIl libro non parla quindi di coronavirus, ma le risonanze sono ovviamente fortissime, e non è ancora tradotto in italiano. Abbiamo scelto questo estratto perché ci sembra che connetta brevemente tutti i piani del discorso: la penetrazione antropica sempre più profonda che mette in contatto grandi e piccoli allevamenti con luoghi che fino a poco tempo fa potevano dirsi incontaminati, serbatoi di virus insomma, la grande industria che crea il terreno perfetto perché i patogeni vincano la competizione per esistere mantenendosi comunque letali, la globalizzazione che sposta rapidamente i patogeni da una parte all’altra del mondo. Il risultato sono super patogeni che sono un'emanazione diretta dei cicli industriali, prodotti dalle condizioni stesse dell’accumulazione capitalistica.\r\n\r\nDentro questo tipo di ragionamento leggiamo l’intervista di Emanuele Leonardi, giovane ricercatore vicino all'approccio dell'ecologia politica, ad Andreas Malm, dove il punto fondamentale è sicuramente la fragilità dei movimenti ambientalisti di fronte alla pandemia e il dato della crisi economica come interno alla crisi ecologica e dunque il richiamo a James O’Connor, ecologo marxista ante litteram.\r\n\r\nInfine ascolterete un piccolo estratto da un’intervista realizzata dai redattori di Radio Cane, di Milano, che prova a raccontare qualcosa di quell’esperienza contraddittoria e poco conosciuta che va avanti a Seattle da oltre un mese, nota come CHAZ, Capitol Hill Autonomo Zone.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/voci_30a.mp3\"][/audio]","10 Luglio 2020","2020-07-10 19:09:34","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/coronavirus_loop-200x110.gif","Virus, allevamenti intensivi e crisi economica VOCI DALL’ANTROPOCENE – #30 - 06/07/20",1594408086,[143],[112],{"post_content":247},{"matched_tokens":248,"snippet":249,"value":250},[58],"vicino all'approccio dell'ecologia politica, ad \u003Cmark>Andreas\u003C/mark> Malm, dove il punto fondamentale","Questa settimana il tema portante saranno le connessioni tra i fenomeni pandemici e la più generale crisi ecologica che riguarda prepotentemente questo inizio di millennio. 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Da qualche anno grazie ai lavori di alcuni studiosi anche italiani ne sappiamo di più.\r\nAnarres ne ha parlato con David Bernardini, autore di un libro su Rocker e di un altro libro sulle Schiere Nere.\r\nAscolta l'intervista con David:\r\n2016-04-15-res-anar-ger\r\nDi seguito un articolo che ha scritto per Anarres\r\nLa storia della resistenza anarchica tedesca non è molto conosciuta. Cercherò quindi di fornire molto schematicamente un minimo di orientamento all'interno di un argomento così poco trattato.\r\nPer iniziare è necessario forse dire due parole sulla storia del movimento anarchico in Germania. Max Nettlau ha identificato le sue origini in quel Circolo dei Liberi di Berlino che si formò intorno al 1848, di cui faceva parte anche Max Stirner, i fratelli Bauer e altri. Nel corso della seconda metà dell'Ottocento si delinea progressivamente un movimento anarchico che deve però fare i conti con il più forte partito socialdemocratico d'Europa, la SPD. Il piccolo movimento anarchico tedesco vive un eclatante ma effimero boom negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale, andando probabilmente incontro ad un diffuso antimilitarismo presente nella popolazione, stremata dal conflitto e dalle sue pesanti conseguenze sociali. L'anarcosindacalista FAUD (Freie Arbeiter Union Deutschlands – Libera Unione dei Lavoratori tedeschi), sorta nel 1919 sulle ceneri di un'organizzazione sindacalista rivoluzionaria del preguerra, arriva a toccare tra il 1921 e il 1922 la notevole cifra di 200.000 attivisti, affermandosi come la principale organizzazione anarchica (ma non l'unica) in Germania. Dal 1923 inizia però una grave fase di decadenza che porta la FAUD nel 1929 a poter contare ancora su solo poche migliaia di attivisti. È in queste condizioni che gli anarchici tedeschi iniziano ad affrontare la sempre più brutale e preoccupante ascesa del Partito nazista di Adolf Hitler.\r\nSimilmente a quella italiana, anche la resistenza anarchica al nazismo è “lunga”. Inizia infatti diversi anni prima dell'ascesa al potere di Hitler, come contrapposizione ad un partito (quello nazista) in lotta per il potere, per proseguire successivamente, allargandosi ben al di fuori dai confini tedeschi.\r\nPrima del regime nazista\r\nGli anarchici si preoccupano presto dell'ascesa del nazismo, tanto che sulla stampa anarchica già sul finire degli anni Venti si possono leggere articoli che avvertono del pericolo nazista. Ma l'antinazismo degli anarchici non si esaurisce nell'attività pubblicistica. Dalle file della FAUD emerge sul finire del 1929 l'esperienza delle Schwarze Scharen (Schiere nere) una delle espressioni più eclatanti e dirompenti dell'antifascismo anarchico degli anni precedenti all'inizio del regime nazista. Le Schiere nere sono una rete di gruppi diffusi in alcune parti della Germania (Alta Slesia, Berlino, Assia, Turingia, Renania Settentrionale-Vestfalia) che praticano l'autodifesa militante in chiave antifascista, riconoscendosi come organizzazione integrativa ma indipendente della FAUD e presentandosi pubblicamente vestiti completamente di nero. Questi gruppi praticano l'antifascismo con la propaganda, anche attraverso giornali come Die proletarische Front di Kassel o Die Schwarze Horde (L'orda nera), e con l'azione militante. Le Schiere nere infatti ingaggiano dove presenti violenti scontri con i nazisti, e in particolare con le SA, anche con armi in pugno (revolver, fucili). La polizia nel maggio 1932 scopre addirittura un deposito clandestino di esplosivi e di armi allestito dalla Schiera nera di Beuthen (oggi in Polonia) in previsione della presa del potere da parte di Hitler. I militanti che animano le Schiere nere, in maggior parte giovani proletari disoccupati, sono pochi, si parla infatti di qualche centinaio di attivisti sparsi in tutta la Germania, ma nelle zone dove sono presenti fanno decisamente sentire il loro peso e cercano di stimolare la costruzione di una sorta di fronte unitario dal basso di tutti gli sfruttati, al di là e al di sopra dei partiti di appartenenza, basato sull'azione diretta antifascista.\r\nDopo il regime nazista dentro e fuori la Germania\r\nLa repressione che si abbatte già a partire dal 1932 sulle Schiere nere e sul movimento anarchico tedesco si intensifica ulteriormente nel 1933, quando Hitler assume il potere. Già nel corso del 1932 infatti la FAUD, riunita in congresso a Erfurt, aveva deciso di prepararsi alla clandestinità.\r\nDa questo momento, schematizzando al massimo si potrebbero identificare grossomodo tre filoni all'interno delle vicende della resistenza anarchica al nazismo.\r\nDentro la Germania (1933-1937/38): poche ore dopo l'incendio del Reichstag (27 febbraio 1933), il poeta anarchico Erich Mühsam viene arrestato (verrà assassinato nel campo di concentramento di Sachsenhausen l'anno successivo), mentre Rudolf Rocker insieme alla sua compagna Milly riesce a rifugiarsi in Svizzera: due importanti esponenti del movimento anarchico tedesco sono così fuori gioco. Dopo un primo momento di sbandamento gli anarchici riescono comunque a organizzare una rete clandestina che può contare anche su alcuni appoggi all'estero (Amsterdam, Spagna). Già nel maggio 1933 vengono diffuse in Germania le prime pubblicazioni anarchiche clandestine. Tra queste è da ricordare Die Soziale Revolution di Lipsia, giornale promosso da Ferdinand Götze che verrà stampato tra il 1933 e il 1935 (otto numeri documentabili), con una diffusione di circa duecento copie a numero. Le attività di resistenza cessano tra il 1937/38 a causa della dura repressione che si abbatte sulle file degli anarchici, repressione che riduce la resistenza ad una dimensione “individuale”, anche se non cessano, per esempio, i sabotaggi nei grandi porti del nord come Amburgo. Tra queste attività di resistenza, certamente di dimensioni veramente ridotte ma comunque importanti e interessanti, mi piace ricordare la figura di Fritz Scherer, già custode del Rifugio Bakunin nel corso degli anni Venti (un rifugio in montagna autocostruito e autogestito dagli anarchici di Meiningen, piccola cittadina della Turingia). Durante il regime nazista Scherer, che in quanto pompiere nella capitale tedesca viene lasciato (più o meno) in pace dalla Gestapo, aiuta come può i suoi compagni in difficoltà e diffonde materiale antifascista e libertario. Inoltre riusce a salvare dalla furia del Terzo Reich e dalle distruzioni della seconda guerra mondiale molti libri e opuscoli anarchici, ricopertinandoli con titoli insospettabili politicamente. Saranno proprio i libri e gli opuscoli custoditi da Scherer ad essere letti e ristampati dalla nuova generazione di attivisti anarchici uscita dall'esperienza del Sessantotto tedesco... .\r\nFuori dalla Germania (1933-1945) in Spagna, Francia, Polonia ecc...: La FAUD sin dai primissimi anni Trenta segue con grande interesse lo sviluppo del movimento operaio spagnolo e della CNT. Nel 1932 alcuni militanti delle Schiere nere braccati dalla polizia si rifugiano non a caso in Spagna. Le file dell'anarchismo tedesco in esilio si ingrossano dall'inizio del 1933, tanto che nel 1934 viene fondato a Barcellona un Gruppe DAS (Gruppo Anarcosindacalisti tedeschi) che si dota anche di un proprio giornale. Il gruppo partecipa ai combattimenti di Barcellona nel luglio 1936, prendendo d'assalto il Club tedesco, un importante punto di riferimento del regime nazista in Catalogna. Attiviste e attivisti anarchici si ritrovano poi in varie esperienze della rivoluzione spagnola. Un Gruppo Erich Mühsam combatte a Huesca, militanti tedeschi prendono parte alla Colonna Durruti e attiviste come Etta Federn partecipano alle Mujeres Libres e alle scuole libertarie. Con la vittoria franchista, gli anarchici tedeschi si disperdono: chi inizia un lungo e doloroso viaggio per i campi di concentramento di mezza Europa (sia quelli allestiti dal governo francese per gli ex combattenti in Spagna, sia ovviamente quelli nazisti), chi prenderà successivamente parte alla resistenza francese, come l'ex membro delle Schiere nere Paul Czakon, o alla resistenza polacca, come Alfons Pilarski, fondatore della prima Schiera nera tedesca (quella di Ratibor), che viene ferito gravemente negli scontri della rivolta di Varsavia nel 1944.\r\nDentro la Germania (fine anni Trenta-1944 circa): quest'ultimo gruppo si tratta del caso di più difficile definizione. Semplificando, si può affermare che ci sono pezzi della gioventù che, pur essendo indottrinata e irregimentata dalle istituzioni del regime nazista come la Gioventù Hitleriana, sul finire degli anni Trenta si ribella al regime stesso, approdando in alcuni casi all'aperta resistenza. Faccio riferimento in particolar modo a quei gruppi usciti da un ambiente tendenzialmente operaio come gli Edelweisspiraten (Pirati della stella alpina) della Germania occidentale (specialmente, in città come Colonia, Wuppertal, Essen, Francoforte ecc) e i Meuten (Orde) di Lipsia. All'interno di questi gruppi giovanili c'era una presenza anarchica: il gruppo degli Edelweisspiraten di Wuppertal per esempio contava tra i propri membri un ex membro delle Schiere nere come Hans Schmitz (il quale narrerà le sue esperienze nel libriccino “Umsonst is dat nie”) così come anche nelle Meuten è stata recentemente rilevata una presenza libertaria (prima il gruppo era descritto come di tendenza comunista), tra cui Irma Götze, sorella di Ferdinand, che poi andrà in Spagna.\r\nPer approfondire\r\nIn italiano ci sono a mia conoscenza due libri sulla resistenza anarchica tedesca:\r\n\r\n\r\n\t\r\nAA.VV., Piegarsi vuol dire mentire. Germania: la resistenza libertaria al nazismo nella Ruhr e in Renania 1933-1945), Zero in Condotta, Milano, 2005.\r\n\r\n\t\r\nLeonhard Schäfer, Contro Hitler. Gli anarchici e la resistenza tedesca dimenticata, Zero in Condotta, Milano, 2015.\r\n\r\n\r\nA questi mi permetto di aggiungere il mio Il barometro segna tempesta. Le Schiere nere contro il nazismo, La Fiaccola, Ragusa, 2014 (in un certo senso anticipato da un articolo uscito sulle pagine di “A” rivista un anno prima, nel n. 382). Sugli Edelweisspiraten ho scritto su “A” rivista anarchica (n. 385) un breve articolo in cui si può trovare una piccola bibliografia in merito. Esistono inoltre alcuni contributi su alcune figure della resistenza anarchica al nazismo pubblicati sul Bollettino dell'Archivio Pinelli (consultabile anche online sul sito centrostudilibertari.it) come Kurt Wafner (n. 32), Heinrich Friedetzky (n. 16), Alfons Pilarski (n. 44) e Fritz Scherer (n. 45). Altri profili biografici sull'argomento si possono trovare narrati nel numero di aprile di “A” rivista di quest'anno.\r\nPer chi masticasse il tedesco la letteratura è più vasta. Mi sembrano importanti per una prima introduzione il saggio di Andreas Graf e Dieter Nelles contenuto nel libro di Rudolf Benner Die unsichtbare Front. Bericht über die illegale Arbeit in Deutschland (1937) della Libertad Verlag cosi come il libro Anarchisten gegen Hitler. Anarchisten, Anarcho-Syndikalisten, Rätekommunisten in Widerstand und Exil della Lukas Verlag. Si tratta di contributi che presentano anche le questioni aperte, le problematiche della storiografia sull'argomento ecc. Ricchi di numerose informazioni (pur con qualche disattenzione) sono i due libri di Helge Döhring sulle Schwarze Scharen e sulla resistenza anarcosindacalista al regime nazista. Döhring è tra l'altro tra i promotori dell'Institut für Syndikalismusforschung, dove si possono reperire molte informazioni anche sull'argomento qui trattato e diverse bibliografie ragionate. Diverso materiale online (purtroppo sempre in lingua tedesca) si trova anche sul portale anarchismus.at, qualcosa in inglese è invece reperibile (se non ricordo male) sul sito libcom.org. Tra le pubblicazioni più recenti segnalo un libro che tratta dell'impegno degli anarchici tedeschi durante la guerra civile spagnola che mi pare decisamente ben fatto. Si tratta di Deutsche AnarchistInnen in Barcellona 1933-1939. Die Gruppe «Deutsche Anarchosyndikalisten» (DAS) di Dieter Nelles, Ulrich Linse, Harald Piotrowki e Carlos Garcia pubblicato nel 2013 per la casa editrice Graswurzelrevolution (si tratta di una rivista su cui sono apparsi contributi anche sull'argomento qui trattato). 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Da qualche anno grazie ai lavori di alcuni studiosi anche italiani ne sappiamo di più.\r\nAnarres ne ha parlato con David Bernardini, autore di un libro su Rocker e di un altro libro sulle Schiere Nere.\r\nAscolta l'intervista con David:\r\n2016-04-15-res-anar-ger\r\nDi seguito un articolo che ha scritto per Anarres\r\nLa storia della resistenza anarchica tedesca non è molto conosciuta. Cercherò quindi di fornire molto schematicamente un minimo di orientamento all'interno di un argomento così poco trattato.\r\nPer iniziare è necessario forse dire due parole sulla storia del movimento anarchico in Germania. Max Nettlau ha identificato le sue origini in quel Circolo dei Liberi di Berlino che si formò intorno al 1848, di cui faceva parte anche Max Stirner, i fratelli Bauer e altri. Nel corso della seconda metà dell'Ottocento si delinea progressivamente un movimento anarchico che deve però fare i conti con il più forte partito socialdemocratico d'Europa, la SPD. Il piccolo movimento anarchico tedesco vive un eclatante ma effimero boom negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale, andando probabilmente incontro ad un diffuso antimilitarismo presente nella popolazione, stremata dal conflitto e dalle sue pesanti conseguenze sociali. L'anarcosindacalista FAUD (Freie Arbeiter Union Deutschlands – Libera Unione dei Lavoratori tedeschi), sorta nel 1919 sulle ceneri di un'organizzazione sindacalista rivoluzionaria del preguerra, arriva a toccare tra il 1921 e il 1922 la notevole cifra di 200.000 attivisti, affermandosi come la principale organizzazione anarchica (ma non l'unica) in Germania. Dal 1923 inizia però una grave fase di decadenza che porta la FAUD nel 1929 a poter contare ancora su solo poche migliaia di attivisti. È in queste condizioni che gli anarchici tedeschi iniziano ad affrontare la sempre più brutale e preoccupante ascesa del Partito nazista di Adolf Hitler.\r\nSimilmente a quella italiana, anche la resistenza anarchica al nazismo è “lunga”. Inizia infatti diversi anni prima dell'ascesa al potere di Hitler, come contrapposizione ad un partito (quello nazista) in lotta per il potere, per proseguire successivamente, allargandosi ben al di fuori dai confini tedeschi.\r\nPrima del regime nazista\r\nGli anarchici si preoccupano presto dell'ascesa del nazismo, tanto che sulla stampa anarchica già sul finire degli anni Venti si possono leggere articoli che avvertono del pericolo nazista. Ma l'antinazismo degli anarchici non si esaurisce nell'attività pubblicistica. Dalle file della FAUD emerge sul finire del 1929 l'esperienza delle Schwarze Scharen (Schiere nere) una delle espressioni più eclatanti e dirompenti dell'antifascismo anarchico degli anni precedenti all'inizio del regime nazista. Le Schiere nere sono una rete di gruppi diffusi in alcune parti della Germania (Alta Slesia, Berlino, Assia, Turingia, Renania Settentrionale-Vestfalia) che praticano l'autodifesa militante in chiave antifascista, riconoscendosi come organizzazione integrativa ma indipendente della FAUD e presentandosi pubblicamente vestiti completamente di nero. Questi gruppi praticano l'antifascismo con la propaganda, anche attraverso giornali come Die proletarische Front di Kassel o Die Schwarze Horde (L'orda nera), e con l'azione militante. Le Schiere nere infatti ingaggiano dove presenti violenti scontri con i nazisti, e in particolare con le SA, anche con armi in pugno (revolver, fucili). La polizia nel maggio 1932 scopre addirittura un deposito clandestino di esplosivi e di armi allestito dalla Schiera nera di Beuthen (oggi in Polonia) in previsione della presa del potere da parte di Hitler. I militanti che animano le Schiere nere, in maggior parte giovani proletari disoccupati, sono pochi, si parla infatti di qualche centinaio di attivisti sparsi in tutta la Germania, ma nelle zone dove sono presenti fanno decisamente sentire il loro peso e cercano di stimolare la costruzione di una sorta di fronte unitario dal basso di tutti gli sfruttati, al di là e al di sopra dei partiti di appartenenza, basato sull'azione diretta antifascista.\r\nDopo il regime nazista dentro e fuori la Germania\r\nLa repressione che si abbatte già a partire dal 1932 sulle Schiere nere e sul movimento anarchico tedesco si intensifica ulteriormente nel 1933, quando Hitler assume il potere. Già nel corso del 1932 infatti la FAUD, riunita in congresso a Erfurt, aveva deciso di prepararsi alla clandestinità.\r\nDa questo momento, schematizzando al massimo si potrebbero identificare grossomodo tre filoni all'interno delle vicende della resistenza anarchica al nazismo.\r\nDentro la Germania (1933-1937/38): poche ore dopo l'incendio del Reichstag (27 febbraio 1933), il poeta anarchico Erich Mühsam viene arrestato (verrà assassinato nel campo di concentramento di Sachsenhausen l'anno successivo), mentre Rudolf Rocker insieme alla sua compagna Milly riesce a rifugiarsi in Svizzera: due importanti esponenti del movimento anarchico tedesco sono così fuori gioco. Dopo un primo momento di sbandamento gli anarchici riescono comunque a organizzare una rete clandestina che può contare anche su alcuni appoggi all'estero (Amsterdam, Spagna). Già nel maggio 1933 vengono diffuse in Germania le prime pubblicazioni anarchiche clandestine. Tra queste è da ricordare Die Soziale Revolution di Lipsia, giornale promosso da Ferdinand Götze che verrà stampato tra il 1933 e il 1935 (otto numeri documentabili), con una diffusione di circa duecento copie a numero. Le attività di resistenza cessano tra il 1937/38 a causa della dura repressione che si abbatte sulle file degli anarchici, repressione che riduce la resistenza ad una dimensione “individuale”, anche se non cessano, per esempio, i sabotaggi nei grandi porti del nord come Amburgo. Tra queste attività di resistenza, certamente di dimensioni veramente ridotte ma comunque importanti e interessanti, mi piace ricordare la figura di Fritz Scherer, già custode del Rifugio Bakunin nel corso degli anni Venti (un rifugio in montagna autocostruito e autogestito dagli anarchici di Meiningen, piccola cittadina della Turingia). Durante il regime nazista Scherer, che in quanto pompiere nella capitale tedesca viene lasciato (più o meno) in pace dalla Gestapo, aiuta come può i suoi compagni in difficoltà e diffonde materiale antifascista e libertario. Inoltre riusce a salvare dalla furia del Terzo Reich e dalle distruzioni della seconda guerra mondiale molti libri e opuscoli anarchici, ricopertinandoli con titoli insospettabili politicamente. Saranno proprio i libri e gli opuscoli custoditi da Scherer ad essere letti e ristampati dalla nuova generazione di attivisti anarchici uscita dall'esperienza del Sessantotto tedesco... .\r\nFuori dalla Germania (1933-1945) in Spagna, Francia, Polonia ecc...: La FAUD sin dai primissimi anni Trenta segue con grande interesse lo sviluppo del movimento operaio spagnolo e della CNT. Nel 1932 alcuni militanti delle Schiere nere braccati dalla polizia si rifugiano non a caso in Spagna. Le file dell'anarchismo tedesco in esilio si ingrossano dall'inizio del 1933, tanto che nel 1934 viene fondato a Barcellona un Gruppe DAS (Gruppo Anarcosindacalisti tedeschi) che si dota anche di un proprio giornale. Il gruppo partecipa ai combattimenti di Barcellona nel luglio 1936, prendendo d'assalto il Club tedesco, un importante punto di riferimento del regime nazista in Catalogna. Attiviste e attivisti anarchici si ritrovano poi in varie esperienze della rivoluzione spagnola. Un Gruppo Erich Mühsam combatte a Huesca, militanti tedeschi prendono parte alla Colonna Durruti e attiviste come Etta Federn partecipano alle Mujeres Libres e alle scuole libertarie. Con la vittoria franchista, gli anarchici tedeschi si disperdono: chi inizia un lungo e doloroso viaggio per i campi di concentramento di mezza Europa (sia quelli allestiti dal governo francese per gli ex combattenti in Spagna, sia ovviamente quelli nazisti), chi prenderà successivamente parte alla resistenza francese, come l'ex membro delle Schiere nere Paul Czakon, o alla resistenza polacca, come Alfons Pilarski, fondatore della prima Schiera nera tedesca (quella di Ratibor), che viene ferito gravemente negli scontri della rivolta di Varsavia nel 1944.\r\nDentro la Germania (fine anni Trenta-1944 circa): quest'ultimo gruppo si tratta del caso di più difficile definizione. Semplificando, si può affermare che ci sono pezzi della gioventù che, pur essendo indottrinata e irregimentata dalle istituzioni del regime nazista come la Gioventù Hitleriana, sul finire degli anni Trenta si ribella al regime stesso, approdando in alcuni casi all'aperta resistenza. Faccio riferimento in particolar modo a quei gruppi usciti da un ambiente tendenzialmente operaio come gli Edelweisspiraten (Pirati della stella alpina) della Germania occidentale (specialmente, in città come Colonia, Wuppertal, Essen, Francoforte ecc) e i Meuten (Orde) di Lipsia. All'interno di questi gruppi giovanili c'era una presenza anarchica: il gruppo degli Edelweisspiraten di Wuppertal per esempio contava tra i propri membri un ex membro delle Schiere nere come Hans Schmitz (il quale narrerà le sue esperienze nel libriccino “Umsonst is dat nie”) così come anche nelle Meuten è stata recentemente rilevata una presenza libertaria (prima il gruppo era descritto come di tendenza comunista), tra cui Irma Götze, sorella di Ferdinand, che poi andrà in Spagna.\r\nPer approfondire\r\nIn italiano ci sono a mia conoscenza due libri sulla resistenza anarchica tedesca:\r\n\r\n\r\n\t\r\nAA.VV., Piegarsi vuol dire mentire. Germania: la resistenza libertaria al nazismo nella Ruhr e in Renania 1933-1945), Zero in Condotta, Milano, 2005.\r\n\r\n\t\r\nLeonhard Schäfer, Contro Hitler. Gli anarchici e la resistenza tedesca dimenticata, Zero in Condotta, Milano, 2015.\r\n\r\n\r\nA questi mi permetto di aggiungere il mio Il barometro segna tempesta. Le Schiere nere contro il nazismo, La Fiaccola, Ragusa, 2014 (in un certo senso anticipato da un articolo uscito sulle pagine di “A” rivista un anno prima, nel n. 382). Sugli Edelweisspiraten ho scritto su “A” rivista anarchica (n. 385) un breve articolo in cui si può trovare una piccola bibliografia in merito. Esistono inoltre alcuni contributi su alcune figure della resistenza anarchica al nazismo pubblicati sul Bollettino dell'Archivio Pinelli (consultabile anche online sul sito centrostudilibertari.it) come Kurt Wafner (n. 32), Heinrich Friedetzky (n. 16), Alfons Pilarski (n. 44) e Fritz Scherer (n. 45). Altri profili biografici sull'argomento si possono trovare narrati nel numero di aprile di “A” rivista di quest'anno.\r\nPer chi masticasse il tedesco la letteratura è più vasta. Mi sembrano importanti per una prima introduzione il saggio di \u003Cmark>Andreas\u003C/mark> Graf e Dieter Nelles contenuto nel libro di Rudolf Benner Die unsichtbare Front. Bericht über die illegale Arbeit in Deutschland (1937) della Libertad Verlag cosi come il libro Anarchisten gegen Hitler. Anarchisten, Anarcho-Syndikalisten, Rätekommunisten in Widerstand und Exil della Lukas Verlag. Si tratta di contributi che presentano anche le questioni aperte, le problematiche della storiografia sull'argomento ecc. Ricchi di numerose informazioni (pur con qualche disattenzione) sono i due libri di Helge Döhring sulle Schwarze Scharen e sulla resistenza anarcosindacalista al regime nazista. Döhring è tra l'altro tra i promotori dell'Institut für Syndikalismusforschung, dove si possono reperire molte informazioni anche sull'argomento qui trattato e diverse bibliografie ragionate. Diverso materiale online (purtroppo sempre in lingua tedesca) si trova anche sul portale anarchismus.at, qualcosa in inglese è invece reperibile (se non ricordo male) sul sito libcom.org. Tra le pubblicazioni più recenti segnalo un libro che tratta dell'impegno degli anarchici tedeschi durante la guerra civile spagnola che mi pare decisamente ben fatto. Si tratta di Deutsche AnarchistInnen in Barcellona 1933-1939. Die Gruppe «Deutsche Anarchosyndikalisten» (DAS) di Dieter Nelles, Ulrich Linse, Harald Piotrowki e Carlos Garcia pubblicato nel 2013 per la casa editrice Graswurzelrevolution (si tratta di una rivista su cui sono apparsi contributi anche sull'argomento qui trattato). 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