","Anna e Silvia sequestrate dall'amministrazione penitenziaria nel carcere punitivo de L'Aquila","post",1561246631,[47,48,49,50],"http://radioblackout.org/tag/41bis/","http://radioblackout.org/tag/anna-e-silvia/","http://radioblackout.org/tag/as2-fatiscente/","http://radioblackout.org/tag/laquila/",[15,19,21,17],{"tags":53},[54,56,58,63],{"matched_tokens":55,"snippet":15},[],{"matched_tokens":57,"snippet":19},[],{"matched_tokens":59,"snippet":62},[60,61],"As2","fatiscente","\u003Cmark>As2\u003C/mark> \u003Cmark>fatiscente\u003C/mark>",{"matched_tokens":64,"snippet":17},[],[66],{"field":22,"indices":67,"matched_tokens":69,"snippets":71},[68],2,[70],[60,61],[62],1157451471441625000,{"best_field_score":74,"best_field_weight":75,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":33,"score":76,"tokens_matched":68,"typo_prefix_score":33},"2211897868544",13,"1157451471441625193",6646,{"collection_name":44,"first_q":21,"per_page":79,"q":21},6,3,{"facet_counts":82,"found":79,"hits":97,"out_of":240,"page":14,"request_params":241,"search_cutoff":23,"search_time_ms":127},[83,90],{"counts":84,"field_name":88,"sampled":23,"stats":89},[85],{"count":86,"highlighted":87,"value":87},5,"Bello come una prigione che brucia","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":91,"field_name":22,"sampled":23,"stats":96},[92,94],{"count":68,"highlighted":93,"value":93},"41 bis",{"count":14,"highlighted":95,"value":95},"repressione",{"total_values":68},[98,129,151,173,195,217],{"document":99,"highlight":114,"highlights":120,"text_match":124,"text_match_info":125},{"comment_count":33,"id":100,"is_sticky":33,"permalink":101,"podcastfilter":102,"post_author":103,"post_content":104,"post_date":105,"post_excerpt":39,"post_id":100,"post_modified":106,"post_thumbnail":107,"post_title":108,"post_type":109,"sort_by_date":110,"tag_links":111,"tags":113},"77839","http://radioblackout.org/podcast/alfredo-in-sciopero-della-fame-avvocati-prendono-parola-ep-02/",[87],"bellocome","Estratto dalla puntata del 24 ottobre 2022 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\nIl prigioniero anarchico Alfredo Cospito ha deciso di lottare facendo leva sui pochi elementi che il regime di 41bis non può sottrarre a chi seppellisce nelle sue segrete: l'erogazione di cibo e il mantenimento IN VITA del corpo della persona detenuta. Il 20 ottobre 2022, tramite la lettura di una memoria difensiva - silenziata in aula dal giudice togliendo l’audio al compagno in videoconferenza – Alfredo ha dichiarato l’inizio di uno sciopero della fame a oltranza contro 41bis ed ergastolo ostativo. Dopo pochi giorni è arrivata la notizia che un altro prigioniero anarchico, Juan Sorroche, si è unito allo sciopero della fame.\r\n\r\nGrazie al contributo dell’avvocato Flavio Rossi Albertini cerchiamo di affrontare diversi aspetti inerenti la lotta intrapresa da Alfredo, tra i quali la censura che impedisce a questo compagno di prendere direttamente parola e che minaccia con pene dai 3 ai 7 anni di carcere chiunque – avvocati compresi – faciliti la fuoriuscita del suo pensiero da quella struttura di contenimento.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/BCUPCB_flavio-scioperofame.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSegue comunicato redatto dall’avv. Flavio Rossi Albertini e dell’avv. Maria Teresa Pintus:\r\n\r\n \r\n\r\nIl giorno 20/10/2022 Alfredo Cospito, detenuto anarchico ristretto dal 4/5 u.s. nella casa Circondariale di Bancali (SS) in regime differenziato ex art. 41 bis op, nel corso della camera di consiglio dedicata alla trattazione di un reclamo ex art 18 ter op, ha letto una articolata memoria difensiva con la quale denuncia le insopportabili condizioni detentive a cui è sottoposto, dichiarando al contempo la decisione di intraprendere uno sciopero della fame per protestare sia contro il regime penitenziario subito che contro l’ergastolo ostativo.\r\n\r\nQuesta sintesi, lungi dal veicolare il testo dallo stesso letto in aula, intende informare la stampa di settore e le associazioni a tutela dei diritti dei detenuti delle ragioni che hanno indotto un detenuto anarchico, il primo sottoposto al peculiare regime restrittivo dall’introduzione dell’art. 41 bis o.p., ad intraprendere una battaglia che, dalla volontà espressa dal medesimo, non si arresterà se non con il suo decesso, stante la verosimile impossibilità di modificare il regime detentivo a cui è attualmente sottoposto.\r\n\r\nIl Cospito è detenuto da oltre dieci anni, di cui sei trascorsi, anche, quale indiziato di un reato associativo ex art 270 bis cp – per il quale è stato destinatario di misura cautelare in carcere nel settembre del 2016 – sempre in circuiti penitenziari AS2, trascorsi nella quasi totalità senza alcun vincolo di censura nella corrispondenza, ex art. 18 ter o.p.\r\n\r\nIn questo lungo periodo, il Cospito ha costantemente intrattenuto relazioni epistolari con decine o centinaia di anarchici e anarchiche, con siti e riviste della medesima matrice politica, partecipando anche alla esperienza editoriale che ha condotto alla pubblicazione di due libri sulla storia del movimento anarchico. Attività svolta alla luce del sole, in cui veniva esposto il pensiero anarchico del predetto e che lo ha visto, nonostante ciò, in almeno tre occasioni, destinatario di altrettante iniziative giudiziarie per il reato p. e p. dall’art. 414 cp., ossia l’istigazione a delinquere.\r\n\r\nPensiero anarchico che ha, tuttavia, posto in seria difficoltà i Giudici i quali, nei diversi gradi di giudizio, hanno alternato qualificazioni giuridiche contrapposte, talvolta riconducendolo alla abrogata propaganda sovversiva, ex art. 272 cp, altre all’istigazione a delinquere. Con ciò dimostrando la labilità del confine tra le due fattispecie incriminatrici, nonché il delicato tema dei reati di opinione posto a confronto con diritti di rango costituzionale, ex art. 21 cost, in un paese liberale figlio degli insegnamenti del Beccaria e del Verri.\r\n\r\nNella precedente detenzione il Cospito riceveva libri e riviste, partecipava a dibattiti pubblici mediante contributi scritti, condivideva la sezione AS2 con imputati della medesima area politica e/o con detenuti politici, godeva di numerose ore d’aria, palestra, biblioteca, socialità, ecc. E soprattutto non era stato sottoposto al regime di cui all’art. 41 bis o.p. nonostante dal 2016, a seguito dell’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Torino, era stato ritenuto comunque intraneo al sodalizio anarchico denominato FAI, la cui appartenenza, nel 2022, sarà posta a fondamento del decreto ministeriale applicativo del cd carcere duro.\r\n\r\nDall’aprile scorso e in assenza di avvenimenti che possano giustificare la diversità di trattamento penitenziario, il medesimo è privato di ogni diritto ed in particolare di leggere, studiare, informarsi su ciò che corrisponde alle sue inclinazioni e interessi (un paese liberale tutela tutte le ideologie, anche le più odiose, nonché il diritto allo studio e all’informazione quale strumento necessario sia al trattamento penitenziario in vista della rieducazione del reo art. 27 cost. – art. 1 O.P. e art. 1 DPR 230/2000 ché allo sviluppo stesso della personalità umana). Non riceve alcuna corrispondenza, quelle in entrata sono tutte trattenute e quelle in uscita soffrono dell’autocensura del detenuto stesso.\r\n\r\nLe ore d’aria si sono ridotte a due, trascorse in un cubicolo di cemento di pochi metri quadri, il cui perimetro è circondato da alti muri che impediscono alcuna visuale o semplicemente di estendere lo sguardo all’orizzonte, mentre la visuale del cielo è oscurata da una rete metallica. Un luogo caratterizzato in estate da temperature torride e in inverno da un microclima umido e insalubre. La mancanza di profondità visiva incide inoltre sulla funzionalità del senso della vista mentre la mancanza di sole sull’assunzione della vitamina D.\r\n\r\nLa socialità è compiuta una sola ora al giorno in una saletta assieme a tre detenuti, sottoposti al regime da numerosissimi anni, che in realtà si riducono ad uno in considerazione del fatto che un detenuto è sottoposto ad isolamento diurno per due anni e un secondo ormai tende a non uscire più dalla cella.\r\n\r\nUna condizione insopportabile che ora spinge il Cospito a rifiutare una vita priva di alcuna prospettiva futura, che apparirebbe tale a qualunque essere umano ma che lo è in particolar modo per un uomo che vive e viveva delle relazioni che intratteneva con il mondo dei liberi. Una condizione talmente afflittiva da spingere il medesimo a rimpiangere la pena di morte per fucilazione ritenuta più degna di una infinita agonia in un limbo senza speranza.\r\n\r\nTutto ciò senza neppure sia stata ancora fissata l’udienza camerale per decidere sul reclamo avverso il decreto ministeriale applicativo del regime differenziato – nonostante l’art 41 bis o.p. preveda che, entro 10 gg dal ricevimento del reclamo, il Tribunale lo debba valutare – e quindi senza ancora sia stata sottoposta al vaglio della Magistratura la stessa causa del trattamento deteriore che con il suo gesto estremo intende censurare e denunciare.","25 Ottobre 2022","2022-11-25 12:56:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/bcupcb_alfredo-sciopero-200x110.jpg","ALFREDO IN SCIOPERO DELLA FAME: AVVOCATI PRENDONO PAROLA [EP 02]","podcast",1666702115,[112],"http://radioblackout.org/tag/41-bis/",[93],{"post_content":115},{"matched_tokens":116,"snippet":118,"value":119},[117],"AS2","2016 – sempre in circuiti penitenziari \u003Cmark>AS2\u003C/mark>, trascorsi nella quasi totalità senza","Estratto dalla puntata del 24 ottobre 2022 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\nIl prigioniero anarchico Alfredo Cospito ha deciso di lottare facendo leva sui pochi elementi che il regime di 41bis non può sottrarre a chi seppellisce nelle sue segrete: l'erogazione di cibo e il mantenimento IN VITA del corpo della persona detenuta. 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Sembra paradossale che il più grave reato previsto dal nostro ordinamento giuridico sia stato ritenuto sussistente in tale episodio e non nelle tante gravissime vicende accadute in Italia negli ultimi decenni, dalla strage di Piazza Fontana a quella della stazione di Bologna, da Capaci a Via D’Amelio e Via dei Georgofili ecc.\r\n\r\nNel mese di aprile 2022 uno dei due imputati era stato inoltre destinatario di un decreto applicativo del cd. carcere duro, ai sensi dell’art. 41 bis comma 2 O.P. (introdotto nel nostro sistema penitenziario per combattere le associazioni mafiose e che presuppone la necessità di impedire collegamenti tra il detenuto e l’associazione criminale all’esterno per fini criminosi), altra vicenda singolare essendo notorio che il movimento anarchico rifugge in radice qualsiasi struttura gerarchica e/o forma organizzata, tanto da far emergere il serio sospetto che con il decreto ministeriale si voglia impedire l’interlocuzione politica di un militante politico con la sua area di appartenenza piuttosto che la relazione di un associato con i sodali in libertà.\r\n\r\nSempre nel mese di luglio u.s. è stata pronunciata una ulteriore aspra condanna in primo grado, a 28 anni di reclusione, contro un altro militante anarchico per un attentato alla sede della Lega Nord, denominata K3, anche per tale episodio nessuno ha riportato conseguenze lesive. Inoltre, nell’estate del 2020 altri cinque militanti anarchici sono stati raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di terrorismo, trascorrendo circa un anno in AS2 (Alta Sorveglianza, altro regime carcerario “duro”), nonostante i fatti a loro concretamente attribuiti fossero bagatellari, quali manifestazioni non preavvisate, imbrattamenti, ecc.\r\n\r\nAltri processi contro attivisti anarchici sono intentati per reati di opinione, ad esempio due a Perugia, qualificati come istigazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo, in quanto i rei avrebbero diffuso slogan violenti anarchici; quegli stessi slogan e idee che soltanto alcuni anni or sono sarebbero stati ricondotti alla fattispecie di cui all’art. 272 cp, propaganda sovversiva, fattispecie abrogata nel 2006, sulla base dell’assunto che la 2 propaganda, anche di ideologie di sovversione violenta, debba essere tollerata da uno Stato che si dica democratico, pena la negazione del suo stesso carattere fondante.\r\n\r\nAltre iniziative giudiziarie per reati associativi sono state intentate a Trento, nuovamente a Torino, a Bologna a Firenze, contro altri militanti anarchici, con diffusa quanto incomprensibile applicazione di misure cautelari in carcere.\r\n\r\nLa narrazione mediatica sempre degli ultimi due anni, costruita sulla scorta di dichiarazioni qualificate del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, vede inoltre gli anarchici responsabili, istigatori, delle rivolte in carcere del mese di marzo 2020, salva recente successiva smentita da parte della commissione ad hoc istituita per stabilire le cause dell’insorgenza dei detenuti.\r\n\r\nPiù in generale, in epoca recente, all’indistinta area anarchica è stata attribuita una enfatica pericolosità sociale da parte delle relazioni semestrali dei servizi segreti.\r\n\r\nE’ lecito domandarsi cosa stia avvenendo in questo paese e se gli anarchici rappresentino effettivamente un pericolo per l’incolumità pubblica meritevole di essere affrontato in termini muscolari e talvolta spregiudicati oppure se, in coerenza con il passato, rappresentino gli apripista per una ristrutturazione e/o un rafforzamento in chiave autoritaria degli spazi di agibilità politica e democratica nel paese.\r\n\r\nChi scrive svolge la professione di avvocato ed è direttamente impegnato nella difesa di numerosi anarchici in altrettante vicende penali ed è così che riscontra la sempre più diffusa e disinvolta sottrazione delle garanzie processuali a questa tipologia di imputati: in primo luogo in tema di valutazione delle prove in ordine alla riconducibilità soggettiva dei fatti contestati; oppure di abbandono del diritto penale del fatto, a vantaggio del diritto penale del tipo d’autore, realizzato attraverso l’esaltazione della pericolosità dell’ideologia a cui il reo appartiene.\r\n\r\nSiamo consapevoli che la genesi di un possibile diritto penale del nemico si radica nella storia recente di questo paese nel contrasto giudiziario alle organizzazioni combattenti, nel corso dei processi degli anni 70/80 del secolo scorso, e che poi le continue emergenze susseguitesi negli anni hanno permesso di condividere ed estendere ad altre categorie di imputati (ad esempio ai migranti, ma non solo) l’atteggiamento giudiziario tenuto ieri nei confronti dei militanti della lotta armata. Atteggiamento che oggi viene riproposto verso gli anarchici, rei soprattutto di manifestare una alterità irriducibile all’ordine costituito.\r\n\r\nDa avvocati e avvocate ci troviamo ad essere spettatori di una deriva giustizialista che rischia di contrapporre ad un modello di legalità penale indirizzato ai cittadini, con le garanzie e i 3 diritti tipici degli stati democratici, uno riservato ai soggetti ritenuti pericolosi, destinatari di provvedimenti e misure rigidissimi, nonché di circuiti di differenziazione penitenziaria.\r\n\r\nTutto ciò ci preoccupa perché comporta un progressivo allontanamento dai principi del garantismo giuridico, da quello di legalità (per cui si punisce per ciò che si è fatto e non per chi si è) a quello di offensività, sino ad un pericoloso slittamento verso funzioni meramente preventive e neutralizzatrici degli strumenti sanzionatori, come gli esempi sopra richiamati dimostrano.\r\n\r\nDa Roma: Avv. Flavio Rossi Albertini, Avv. Caterina Calia, Avv. Simonetta Crisci, Avv. Ludovica Formoso Avv. Ivonne Panfilo; Avv. Marco Grilli; Avv. Pamela Donnarumma; Avv. Gregorio Moneti; Avv. Leonardo Pompili.\r\n\r\nDa Torino: Avv. Gianluca Vitale, Avv. Claudio Novaro, Avv. Gianmario Ramondini.\r\n\r\nDa Bologna: Avv. Ettore Grenci, Avv. Daria Mosini,Avv. Danilo Camplese \r\n\r\nDa Milano: Avv. Margherita Pelazza, Avv. Eugenio Losco, Avv.Benedetto Ciccaroni, Avv.Tania Bassini\r\n\r\n Da Firenze: Avv. Sauro Poli\r\n\r\nDa La Spezia: Avv. Fabio Sommovigo\r\n\r\nDa Napoli: Avv. Alfonso Tatarano","19 Ottobre 2022","2022-11-25 12:57:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/bcupcb_repre01-200x110.jpg","REPRESSIONE ANARCHICI: AVVOCATI PRENDONO PAROLA [Ep 01]",1666179203,[112],[93],{"post_content":143},{"matched_tokens":144,"snippet":145,"value":146},[117],"trascorrendo circa un anno in \u003Cmark>AS2\u003C/mark> (Alta Sorveglianza, altro regime carcerario","Estratto dalla puntata del 17 ottobre 2022 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nREPRESSIONE ANTI-ANARCHICA: GLI AVVOCATI PRENDONO PUBBLICAMENTE PAROLA\r\n\r\nOltre venti avvocati/e hanno deciso di esprimersi pubblicamente, attraverso un documento firmato da legali di diverse città, riguardo alle modalità e alle strategie repressive messe in atto – con particolare evidenza negli ultimi mesi – contro la conflittualità anarchica.\r\n\r\nCome viene sottolineato nel comunicato, l’utilizzo del reato di “strage politica” (seppur in contesti dove non vi è stato alcun ferito) consente di condannare all’ergastolo chi è imputato delle azioni portate a giudizio; ma a quanto pare a venire giudicati sembrano, più che i fatti specifici, l’indole e il pensiero politico di compagne e compagni anarchici coinvolti in queste inchieste.\r\n\r\nIn compagnia di Flavio Rossi Albertini, avvocato difensore in molti processi contro la conflittualità anarchica, riflettiamo sulla scelta da parte sua e dei suoi colleghi di prendere pubblicamente parola rispetto all’operato e alle possibili strategie della repressione in Italia, sul progressivo configurarsi del cosiddetto “diritto penale del nemico”, sulla natura profondamente classista dell’apparato sanzionatorio, su come queste mosse si inseriscano nel tentativo di cancellare il conflitto sociale (sindacati di base, occupazioni, centri sociali, migranti).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/BCUPCB_flavio-doc-avv01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSegue il documento:\r\n\r\nIl 6 luglio scorso la Corte di Cassazione ha deciso di riqualificare da strage contro la pubblica incolumità (art 422 c.p.) a strage contro la sicurezza dello Stato (art. 285 c.p.) un duplice attentato contro la Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, avvenuto nel giugno 2006 (due esplosioni in orario notturno, che non avevano causato nessun ferito) e attribuito a due imputati anarchici.\r\n\r\nL’originaria qualificazione di strage prevede l’applicazione della pena non inferiore a 15 anni di reclusione, l’attuale, invece, la pena dell’ergastolo. Sembra paradossale che il più grave reato previsto dal nostro ordinamento giuridico sia stato ritenuto sussistente in tale episodio e non nelle tante gravissime vicende accadute in Italia negli ultimi decenni, dalla strage di Piazza Fontana a quella della stazione di Bologna, da Capaci a Via D’Amelio e Via dei Georgofili ecc.\r\n\r\nNel mese di aprile 2022 uno dei due imputati era stato inoltre destinatario di un decreto applicativo del cd. carcere duro, ai sensi dell’art. 41 bis comma 2 O.P. (introdotto nel nostro sistema penitenziario per combattere le associazioni mafiose e che presuppone la necessità di impedire collegamenti tra il detenuto e l’associazione criminale all’esterno per fini criminosi), altra vicenda singolare essendo notorio che il movimento anarchico rifugge in radice qualsiasi struttura gerarchica e/o forma organizzata, tanto da far emergere il serio sospetto che con il decreto ministeriale si voglia impedire l’interlocuzione politica di un militante politico con la sua area di appartenenza piuttosto che la relazione di un associato con i sodali in libertà.\r\n\r\nSempre nel mese di luglio u.s. è stata pronunciata una ulteriore aspra condanna in primo grado, a 28 anni di reclusione, contro un altro militante anarchico per un attentato alla sede della Lega Nord, denominata K3, anche per tale episodio nessuno ha riportato conseguenze lesive. Inoltre, nell’estate del 2020 altri cinque militanti anarchici sono stati raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di terrorismo, trascorrendo circa un anno in \u003Cmark>AS2\u003C/mark> (Alta Sorveglianza, altro regime carcerario “duro”), nonostante i fatti a loro concretamente attribuiti fossero bagatellari, quali manifestazioni non preavvisate, imbrattamenti, ecc.\r\n\r\nAltri processi contro attivisti anarchici sono intentati per reati di opinione, ad esempio due a Perugia, qualificati come istigazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo, in quanto i rei avrebbero diffuso slogan violenti anarchici; quegli stessi slogan e idee che soltanto alcuni anni or sono sarebbero stati ricondotti alla fattispecie di cui all’art. 272 cp, propaganda sovversiva, fattispecie abrogata nel 2006, sulla base dell’assunto che la 2 propaganda, anche di ideologie di sovversione violenta, debba essere tollerata da uno Stato che si dica democratico, pena la negazione del suo stesso carattere fondante.\r\n\r\nAltre iniziative giudiziarie per reati associativi sono state intentate a Trento, nuovamente a Torino, a Bologna a Firenze, contro altri militanti anarchici, con diffusa quanto incomprensibile applicazione di misure cautelari in carcere.\r\n\r\nLa narrazione mediatica sempre degli ultimi due anni, costruita sulla scorta di dichiarazioni qualificate del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, vede inoltre gli anarchici responsabili, istigatori, delle rivolte in carcere del mese di marzo 2020, salva recente successiva smentita da parte della commissione ad hoc istituita per stabilire le cause dell’insorgenza dei detenuti.\r\n\r\nPiù in generale, in epoca recente, all’indistinta area anarchica è stata attribuita una enfatica pericolosità sociale da parte delle relazioni semestrali dei servizi segreti.\r\n\r\nE’ lecito domandarsi cosa stia avvenendo in questo paese e se gli anarchici rappresentino effettivamente un pericolo per l’incolumità pubblica meritevole di essere affrontato in termini muscolari e talvolta spregiudicati oppure se, in coerenza con il passato, rappresentino gli apripista per una ristrutturazione e/o un rafforzamento in chiave autoritaria degli spazi di agibilità politica e democratica nel paese.\r\n\r\nChi scrive svolge la professione di avvocato ed è direttamente impegnato nella difesa di numerosi anarchici in altrettante vicende penali ed è così che riscontra la sempre più diffusa e disinvolta sottrazione delle garanzie processuali a questa tipologia di imputati: in primo luogo in tema di valutazione delle prove in ordine alla riconducibilità soggettiva dei fatti contestati; oppure di abbandono del diritto penale del fatto, a vantaggio del diritto penale del tipo d’autore, realizzato attraverso l’esaltazione della pericolosità dell’ideologia a cui il reo appartiene.\r\n\r\nSiamo consapevoli che la genesi di un possibile diritto penale del nemico si radica nella storia recente di questo paese nel contrasto giudiziario alle organizzazioni combattenti, nel corso dei processi degli anni 70/80 del secolo scorso, e che poi le continue emergenze susseguitesi negli anni hanno permesso di condividere ed estendere ad altre categorie di imputati (ad esempio ai migranti, ma non solo) l’atteggiamento giudiziario tenuto ieri nei confronti dei militanti della lotta armata. Atteggiamento che oggi viene riproposto verso gli anarchici, rei soprattutto di manifestare una alterità irriducibile all’ordine costituito.\r\n\r\nDa avvocati e avvocate ci troviamo ad essere spettatori di una deriva giustizialista che rischia di contrapporre ad un modello di legalità penale indirizzato ai cittadini, con le garanzie e i 3 diritti tipici degli stati democratici, uno riservato ai soggetti ritenuti pericolosi, destinatari di provvedimenti e misure rigidissimi, nonché di circuiti di differenziazione penitenziaria.\r\n\r\nTutto ciò ci preoccupa perché comporta un progressivo allontanamento dai principi del garantismo giuridico, da quello di legalità (per cui si punisce per ciò che si è fatto e non per chi si è) a quello di offensività, sino ad un pericoloso slittamento verso funzioni meramente preventive e neutralizzatrici degli strumenti sanzionatori, come gli esempi sopra richiamati dimostrano.\r\n\r\nDa Roma: Avv. Flavio Rossi Albertini, Avv. Caterina Calia, Avv. 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A margine ricordiamo le rivendicazioni di Juan Sorroche Fernandez, prigioniero anarchico in sciopero della fame nella sezione AS2 di Terni.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/BCUPCB_chile-juan.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nParole chiave: migranti, ONG, antimafia, Frontex, psichiatria, contenzione, carcere, Chile, Legge 321, Juan Sorroche\r\n\r\n \r\n\r\n ","5 Maggio 2021","2022-11-15 10:30:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/BCUPCB_nave-200x110.jpg","Antimafia e migranti - psichiatria - Chile",1620216059,[],[],{"post_content":165},{"matched_tokens":166,"snippet":167,"value":168},[117],"sciopero della fame nella sezione \u003Cmark>AS2\u003C/mark> di Terni.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/BCUPCB_chile-juan.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r","[dalla puntata del 3 maggio 2021 di Bello Come Una Prigione Che Brucia]\r\n\r\nIL METODO ANTIMAFIA E I PROCESSI AI MIGRANTI\r\n\r\nInsieme a Lorenzo D’Agostino, coautore con Zach Campbell di un’inchiesta sulla campagna per la criminalizzazione dei flussi migratori messa in atto dalla Direzione Nazionale Antimafia [1], andiamo a descrivere l’approccio di questa “industria della repressione”: dalla costruzione narrativa di un fenomeno all’applicazione di un metodo standardizzato, dalla produzione di colpevoli e collaboratori alla (letale) sottrazione di visibilità rispetto alle operazioni nel Mediterraneo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/BCUPCB_antimafia-ong.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[1] https://theintercept.com/2021/04/30/italy-anti-mafia-migrant-rescue-smuggling/\r\n\r\n \r\n\r\nCONTENZIONE PSICHIATRICA\r\n\r\nInsieme ad Alberto del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud cerchiamo di osservare e analizzare le pratiche contenitive e deumanizzanti diffuse nelle istituzioni totali deputate alla gestione della sofferenza psichica.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/BCUPCB_artaud_livorno.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAGGIORNAMENTI DAL CHILE\r\n\r\nNel 43° giorno di sciopero della fame, torniamo a parlare insieme ad Antonella della lotta contro la riforma del D.L. 321 portata avanti nelle carceri cilene. 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Non solo, per affrontare il sovraffollamento dell’apparato detentivo, il Ministero della Giustizia ha ottenuto da quello della Difesa alcune caserme dismesse da trasformare in galere. Incarnando una drastica inversione rispetto alle strategie della “riforma Orlando”, la quale prevedeva una capillarità territoriale delle funzioni punitive, sorveglianti e disciplinanti, Bonafede ha cancellato le trasformazioni innescate dal suo predecessore tornando a un approccio totalmente “carcerocentrico”.\r\n\r\nAll’interno di questa cornice, nell’ultimo mese si sono susseguite diverse proteste collettive, alcune delle quali sfociate in momenti di ammutinamento e rivolta, come a Campobasso, Spoleto, Rieti, Poggioreale o Agrigento.\r\n\r\nIn particolare, il contesto napoletano ci consente di approfondire l’insieme di questi fenomeni, dal sovraffollamento alle “caserme-carceri”, dalla letalità dell’abbandono sanitario alle rivolte; lo facciamo insieme a una compagna della locale assemblea anticarceraria.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/bcupcb246-napcas.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQuesto lunedì Anna e Silvia sono entrate nel 27° giorno di sciopero della fame. Le azioni messe in atto dai solidali la scorsa settimana hanno bucato il muro della censura operato dai media di regime, consentendo alle altre prigioniere del carcere aquilano di venire a conoscenza della lotta scaturita nella sezione Alta Sicurezza 2; sezione di “quarantena” per le prigioniere anarchiche dove negli ultimi giorni è stata trasferita anche Natascia, compagna arrestata in Francia in seguito all’Operazione Prometeo. Insieme a una compagna, appena rientrata dal presidio solidale del giorno precedente, andiamo a riprendere gli ultimi aggiornamenti sulla lotta delle prigioniere della sezione AS2 de L’Aquila e sui compagni che le stanno sostenendo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/bcupcb246-AS2SF.mp3\"][/audio]","25 Giugno 2019","2019-06-25 12:59:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/bonafedelong-200x110.jpg","Bello Come Una Prigione Che Brucia [24 giugno 2019]",1561467461,[],[],{"post_content":187},{"matched_tokens":188,"snippet":189,"value":190},[117],"lotta delle prigioniere della sezione \u003Cmark>AS2\u003C/mark> de L’Aquila e sui compagni","Le statistiche ministeriali ci restituiscono uno scenario apparentemente paradossale: i reati diminuiscono mentre la popolazione detenuta aumenta. 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In questa prima diretta andiamo a rilanciare alcuni aggiornamenti, sottolineando la determinazione dei compagni prigionieri in altre galere che si sono uniti alla loro lotta, così come qualche riflessione sulle pratiche solidali messe in atto fuori dalle mura dell’apparato detentivo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/sciopAS2gb.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nNelle sezioni di 41bis e di AS2 del carcere aquilano si pratica quotidianamente la “tortura bianca” tipica di questi circuiti di differenziazione; il carcere è un pezzo della città ed è fondamentale ricordare le responsabilità e la connivenza dei politici e dei burocrati che la governano: arriva in diretta la notizia che alcuni solidali hanno occupato simultaneamente il municipio de L’Aquila e una gru nella piazza del Duomo cittadino.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/sciopAS2mm.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSe la tortura psicologica dei circuiti di differenziazione (41bis e AS) è normata dall’ordinamento penitenziario, altri protocolli informali di somministrazione di violenza fisica sono comuni a moltissime carceri italiane: le squadrette punitive e l’organizzazione di spazi architettonici deputati all’esecuzione di questi abusi sono state riscontrate da Poggioreale ad Asti, da Parma a Ivrea, così come in altre appendici della geografia penitenziaria italiana. Grazie al coraggio di alcuni detenuti, queste storie hanno superato la membrana della censura carceraria, scontrandosi però con la fisiologica complicità dell’apparato sanzionatorio quando sono approdate in tribunale. Insieme a una compagna andiamo a ripercorrere le ultime evoluzioni del processo per i pestaggi nel carcere di Ivrea.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/ivreaBB.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nL’apparato repressivo e sanzionatorio sta dotandosi di tecnologie forensi e strumenti di sorveglianza che progressivamente tracimano dalla sfera specifica del loro campo di intervento andando a determinare forme di controllo sociale applicate alla totalità della popolazione. Insieme a Riccardo Coluccini, giornalista freelance e membro del Gruppo Hermes, cerchiamo di rilfettere sulla genesi di questi processi, sul disinteresse e l’impreparazione che movimenti politici e avvocati dimostrano verso l’argomento, sull’asimmetria di potere che queste trasformazioni comportano e sul continuum tra attori pubblici e privati della sorveglianza di massa.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/biometricsRC.mp3\"][/audio]","17 Giugno 2019","2019-06-17 23:49:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/aquila1-200x110.jpg","Bello Come Una Prigione Che Brucia [17 giugno 2019]",1560815302,[],[],{"post_content":209},{"matched_tokens":210,"snippet":211,"value":212},[117],"sezioni di 41bis e di \u003Cmark>AS2\u003C/mark> del carcere aquilano si pratica","Lunedì 17 giugno 2019 - Anna e Silvia entrano nel 20° giorno di sciopero della fame per ottenere la chiusura della sezione Alta Sicurezza 2 de L’Aquila e il loro trasferimento in un’altra struttura. In questa prima diretta andiamo a rilanciare alcuni aggiornamenti, sottolineando la determinazione dei compagni prigionieri in altre galere che si sono uniti alla loro lotta, così come qualche riflessione sulle pratiche solidali messe in atto fuori dalle mura dell’apparato detentivo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/sciopAS2gb.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nNelle sezioni di 41bis e di \u003Cmark>AS2\u003C/mark> del carcere aquilano si pratica quotidianamente la “tortura bianca” tipica di questi circuiti di differenziazione; il carcere è un pezzo della città ed è fondamentale ricordare le responsabilità e la connivenza dei politici e dei burocrati che la governano: arriva in diretta la notizia che alcuni solidali hanno occupato simultaneamente il municipio de L’Aquila e una gru nella piazza del Duomo cittadino.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/sciopAS2mm.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSe la tortura psicologica dei circuiti di differenziazione (41bis e AS) è normata dall’ordinamento penitenziario, altri protocolli informali di somministrazione di violenza fisica sono comuni a moltissime carceri italiane: le squadrette punitive e l’organizzazione di spazi architettonici deputati all’esecuzione di questi abusi sono state riscontrate da Poggioreale ad Asti, da Parma a Ivrea, così come in altre appendici della geografia penitenziaria italiana. Grazie al coraggio di alcuni detenuti, queste storie hanno superato la membrana della censura carceraria, scontrandosi però con la fisiologica complicità dell’apparato sanzionatorio quando sono approdate in tribunale. Insieme a una compagna andiamo a ripercorrere le ultime evoluzioni del processo per i pestaggi nel carcere di Ivrea.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/ivreaBB.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nL’apparato repressivo e sanzionatorio sta dotandosi di tecnologie forensi e strumenti di sorveglianza che progressivamente tracimano dalla sfera specifica del loro campo di intervento andando a determinare forme di controllo sociale applicate alla totalità della popolazione. Insieme a Riccardo Coluccini, giornalista freelance e membro del Gruppo Hermes, cerchiamo di rilfettere sulla genesi di questi processi, sul disinteresse e l’impreparazione che movimenti politici e avvocati dimostrano verso l’argomento, sull’asimmetria di potere che queste trasformazioni comportano e sul continuum tra attori pubblici e privati della sorveglianza di massa.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/biometricsRC.mp3\"][/audio]",[214],{"field":122,"matched_tokens":215,"snippet":211,"value":212},[117],{"best_field_score":126,"best_field_weight":127,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":14,"score":128,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":33},{"document":218,"highlight":231,"highlights":236,"text_match":124,"text_match_info":239},{"comment_count":33,"id":219,"is_sticky":33,"permalink":220,"podcastfilter":221,"post_author":103,"post_content":222,"post_date":223,"post_excerpt":39,"post_id":219,"post_modified":224,"post_thumbnail":225,"post_title":226,"post_type":109,"sort_by_date":227,"tag_links":228,"tags":230},"14164","http://radioblackout.org/podcast/prigionieri-anarchici-trasferiti-a-ferrara-sabato-23-presidio-solidale/",[]," \r\n\r\nNei giorni scorsi sei compagni anarchici in attesa di processo che erano detenuti nel carcere di Alessandria sono stati trasferiti al carcere di Ferrara, dove si sta allestendo una nuova sezione speciale AS2. 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