","Materiale emostatico per il Battaglione internazionale in Rojava","post",1476459760,[62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/battaglione-internazionale/","http://radioblackout.org/tag/rhi-sri/","http://radioblackout.org/tag/rojava/","http://radioblackout.org/tag/soccorso-rosso-internazionale/",[67,68,24,69],"Battaglione internazionale","rhi-sri","Soccorso rosso internazionale",{"post_content":71,"post_title":77,"tags":80},{"matched_tokens":72,"snippet":75,"value":76},[73,74],"Battaglione","internazionale","a costituire i contingenti del \u003Cmark>Battaglione\u003C/mark> \u003Cmark>internazionale\u003C/mark> (e per far ciò era","Un'iniziativa si aggira per l'Europa, quella parte di Occidente che più decisamente sostiene la lotta del Rojava, vedendo la presenza di molti compagni che hanno abbracciato la lotta della comunità curda e delle Ypg/Ypj.\r\n\r\nDopo essersi attivati perché quelle armi, che in genere la Confederazione elvetica vende alle milizie o ai Sauditi o all'esercito turco, vengano procurate ai combattenti che sono andati a costituire i contingenti del \u003Cmark>Battaglione\u003C/mark> \u003Cmark>internazionale\u003C/mark> (e per far ciò era stata avviata una campagna per comprarle e farle pervenire ai combattenti), il Soccorso Rosso \u003Cmark>Internazionale\u003C/mark> di Basel (rhi-sri) ha lanciato una nuova campagna perché i combattenti possano dotarsi di dispositivi emostatici, poiché una delle cause di morte più frequenti tra loro è l'emorragia. Questi materiali medici possono costare 40 dollari l'uno e perciò è stata lanciata la campagna per comprarle e poi farle pervenire in modi rocamboleschi a chi può vedere salvata la vita da quella dotazione.\r\n\r\nParlandone con Andy, abbiamo allargato la discussione alla sua esperienza sul posto, riguardo a modalità di combattimento e motivazione degli arruolati nel \u003Cmark>Battaglione\u003C/mark> \u003Cmark>internazionale\u003C/mark> e risulta molto interessante l'analisi e la sintesi che la nostra interlocutrice ci ha riferito, desunta dalle interviste fatte ai compagni del \u003Cmark>Battaglione\u003C/mark> che rinverdiscono l'esperienza dele Brigate internazionali che andarono a combattere in Spagna durante la Guerra civile.\r\n\r\nAscoltate quanto ci ha raccontato Andy:\r\n\r\n \r\n\r\nlacciemostaticiperilrojava\r\n\r\n \r\n\r\nQuesto è il comunicato di solidarietà:\r\nNel cuore del Medio Oriente, le popolazioni del Rojava (Kurdistan siriano) si sono sollevate contro le forze reazionarie che opprimono la regione da decenni. Dopo aver liberato il Rojava dal Daesh ( Isis), gli abitanti del Rojava ed i numerosi rivoluzionari stranieri accorsi a sostenerli, ora preoccupano gli imperialisti Usa e la Nato, cosi come i regimi reazionari e fascisti del Medio Oriente : la Turchia, l' Arabia Saudita e l' Iran. Tutti questi stanno intervendo attualmente, tramite bombardamenti o ingerenze, continuando le stesse strategie che avevano portato alla creazione dei numerosi gruppi islamisti, come il Daesh, Al Qaida, Al Nusra. Dei mostri che sono poi sfuggiti al controllo dei paesi capitalisti che li hanno creati.\r\n Nonostante i massacri con attentati, i bombardamenti sui civili, gli arresti in massa di militanti rivoluzionari, gli attacchi permanenti contro le guerriglie popolari, o ancora i mercanteggiamenti capitalistici, i nemici del popolo non riescono a frenare la lotta di liberazione intrapresa dalle popolazioni del Rojava, del Kurdistan e di tutto il Medio Oriente. E, particolarmente le donne in armi del Rojava, che sono il peggior incubo per gli islamisti.\r\n Dopo essersi assicurata dell' appoggio dei suoi alleati abituali e storici : Usa, Nato, Unione Europea, Onu, socialdemocratici e reazionari, la Turchia ha intrapreso un' ampia campagna di repressione attraverso i territori kurdi in Turchia, Iraq e Siria. Nell' obiettivo prioritario di sabotare le aspirazioni rivoluzionarie dei popoli oppressi del Rojava.\r\n Aiutiamo il \u003Cmark>Battaglione\u003C/mark> \u003Cmark>Internazionale\u003C/mark> di Liberazione che raggruppa combattenti comunisti, anarchici e antifascisti, accorsi a difendere il Rojava con lo stesso spirito delle Brigate Internazionali nella Spagna del 1936.\r\nApportiamo loro un sostegno politico e materiale finanziando degli speciali bendaggi emostatici.\r\nIl 60% dei feriti in combattimento muoiono di emorragia, in attesa di essere curati.\r\nQuesti bendaggi speciali stoppano l' emorragia rapidamente. Costano 40 dollari l' uno.\r\n Sosteniamo la lotta rivoluzionaria dei popoli del Rojava e ovunque, contro gli islamisti, gli Usa, la Nato, e gli Stati reazionari !\r\n Parteciamo a questa raccolta, inviando le donazioni :\r\nIBAN : BE09 0016 1210 6957 – BIC : GEBA BE BB – Causale : “Rojava”\r\n Oppure offrite online su : rojava.xyz",{"matched_tokens":78,"snippet":79,"value":79},[73,74],"Materiale emostatico per il \u003Cmark>Battaglione\u003C/mark> \u003Cmark>internazionale\u003C/mark> in Rojava",[81,84,86,88],{"matched_tokens":82,"snippet":83},[73,74],"\u003Cmark>Battaglione\u003C/mark> \u003Cmark>internazionale\u003C/mark>",{"matched_tokens":85,"snippet":68},[],{"matched_tokens":87,"snippet":24},[],{"matched_tokens":89,"snippet":90},[74],"Soccorso rosso \u003Cmark>internazionale\u003C/mark>",[92,98,101],{"field":36,"indices":93,"matched_tokens":94,"snippets":97},[48,14],[95,96],[73,74],[74],[83,90],{"field":99,"matched_tokens":100,"snippet":79,"value":79},"post_title",[73,74],{"field":102,"matched_tokens":103,"snippet":75,"value":76},"post_content",[73,74],1157451471441625000,{"best_field_score":106,"best_field_weight":107,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":48,"score":108,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"2211897868544",13,"1157451471441625195",{"document":110,"highlight":131,"highlights":137,"text_match":140,"text_match_info":141},{"cat_link":111,"category":112,"comment_count":48,"id":113,"is_sticky":48,"permalink":114,"post_author":51,"post_content":115,"post_date":116,"post_excerpt":54,"post_id":113,"post_modified":117,"post_thumbnail":118,"post_thumbnail_html":119,"post_title":120,"post_type":59,"sort_by_date":121,"tag_links":122,"tags":127},[45],[47],"47538","http://radioblackout.org/2018/05/siria-corrispondenza-con-un-anarchico-delle-ypg/","La Siria è tornata al centro dell’attenzione internazionale per l’infittirsi dei raid israeliani mirati ad obiettivi sensibili nei territori controllati da Assad.\r\nL’asse Stati Uniti Israele, che si era seriamente indebolito durante la presidenza Obama, si è rinforzato dopo la decisione di annullare gli accordi con l’Iran e lo spostamento di grande impatto simbolico dell’ambasciata a Gerusalemme, inaugurata con un massacro sul confine.\r\n\r\nLontano dai media main stream continua la battaglia contro l’Isis. Le milizie YPG e JPG combattono a Deir Zor, ultima roccaforte del Califfato in Siria.\r\nLa caduta di Deir Zor rappresenterà la definitiva sconfitta del sogno di Al Baghdadi, ma non chiuderà certo la partita. Anzi.\r\nTrump pare deciso, nonostante il parere avverso dei militari, a presentarsi alle elezioni di mid term di novembre con la carta del ritiro dalla Siria già giocata.\r\nL’alleanza con i curdi siriani delle YPG potrebbe essere agli sgoccioli.\r\nL’esperienza del confederalismo democratico già annientata ad Afrin, potrebbe essere in grave pericolo. La Turchia, d’accordo con la Russia e il governo Assad, pare decisa a marciare su Mambij.\r\nNe abbiamo parlato con Paolo – Pachino – Andolina che da diversi mesi è tornato in Siria a combattere nel battaglione internazionale dedicato alla memoria dell’anarchico bretone Kendal Breiz.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 05 15 pachi siria","15 Maggio 2018","2018-05-18 23:03:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/isis-brucia-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"201\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/isis-brucia-300x201.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/isis-brucia-300x201.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/isis-brucia-768x515.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/isis-brucia-1024x686.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/isis-brucia.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Siria. 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Tra loro c'è anche l'AIT, il battaglione antifascista internazionale, di cui fa parte anche un anarchico torinese, Paolo, con cui abbiamo fatto una diretta.\r\n\r\n \r\n\r\nPaolo ci ha raccontato dell'accoglienza della gente dei villaggi arabi, dove hanno incontrato tante donne che non portavano il velo integrale. In ogni villaggio di lingua araba le relazioni sono tenute da combattenti della stessa lingua. Spesso le prime ad entrare sono le combattenti delle formazioni femminili, che rappresentano, in senso simbolico e reale, la testa di ponte di una rivoluzione che ha fatto della lotta al patriarcato uno dei suoi pilastri.\r\n\r\n\r\nAscolta la diretta con Paolo, appena tornato dal fronte:\r\n\r\n2017 04 04 paolo fronte raqqa","4 Aprile 2017","2017-04-05 19:00:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/photo7-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/photo7-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/photo7-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/photo7.jpg 620w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Corrispondenza dal fronte di Raqqa",1491323281,[159,160,161,64,125],"http://radioblackout.org/tag/ait/","http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/raqqa/",[18,20,22,24,15],{"post_content":164},{"matched_tokens":165,"snippet":166,"value":167},[134,74],"loro c'è anche l'AIT, il \u003Cmark>battaglione\u003C/mark> antifascista \u003Cmark>internazionale\u003C/mark>, di cui fa parte anche","Continua l'offensiva verso Raqqa delle formazioni provenienti dall'area del confederalismo democratico in Rojava, che nelle ultime settimane hanno liberato numerosi villaggi e sventato un attacco alla diga di Tabqa, oro sotto controllo delle formazioni del Rojava.\r\nScarsa la resistenza di Daesh nei villaggi nel perimetro di Raqqa, che parrebbe alludere alla decisione di concentrare la resistenza nella capitale dello Stato Islamico.\r\nLa presa di Tabqa, una quarantina di chilometri da Raqqa, sarà il prossimo obiettivo delle milizie che combattono contro l'ISIS. 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La scelta della data non è casuale, perché coincide con l’ottantesimo anniversario della morte in combattimento dell’anarchico Buenaventura Durruti.\r\nI miliziani internazionali, anche prima della nascita dell’AIT, hanno pagato un forte tributo di sangue. La morte, durante un bombardamento dell’aviazione turca, di Robin e Zana, un anarchico e un comunista, ci viene raccontata con emozione da P. P., un compagno anarchico torinese, dell’Antifa Tabur. “Il loro ricordo ci è stato di sprone nelle tre settimane di gennaio, passate sul fronte di Al Bab.”\r\nP. P. combatte in Siraq – il territorio tra Siria e Iraq – conquistato dall’Isis, conteso dalle maggiori potenze mondiali, tra le quali le milizie del Rojava, ora Confederazione Democratica della Siria del Nord. I miliziani dell’AIT sostengono in armi la lotta della rivoluzione democratica, femminista, internazionalista e non capitalista che, pur tra mille difficoltà, non ultima quella di non farsi schiacciare da nemici ed “amici”, cerca di sopravvivere.\r\n\r\nAlcuni dei membri di quella che diverrà l’AIT avevano partecipato alla durissima battaglia di Manbij. Oggi l’Antifa Tabur partecipa alla campagna per la presa di Raqqa. Il compagno ci racconta dei tanti arabi che si stanno unendo alle milizie del Rojava, dei villaggi abitati da popolazioni arabe, che li accolgono come liberatori. Ci parla dell’ingresso in un paese, dove una donna che si è tolta il velo, liberando i propri capelli, gli rivolge la parola per avere informazioni. Proprio a lui, uomo e straniero. Alle nostre latitudini può parere banale ma nella Siria sotto il dominio dell’Isis e del retaggio patriarcale mai sopito, non lo è affatto. È il segno di quanto i processi rivoluzionari possano accelerare percorsi di libertà in zone dove la sottomissione è ancora la norma cui sono sottoposte le vite delle donne. L’esempio delle milizie femminili, delle donne in armi, spezza l’immaginario e da forza a tutti e tutte.\r\n\r\nAscoltate la lunga chiacchierata con P.:\r\n2017 02 21 pachi siria\r\n\r\nDi seguito un documento dell’AIT sulla situazione in Siraq, fattoci pervenire da P.:\r\n“Rojava: una Rivoluzione in cammino tra ISIS e Turchia\r\nLa liberazione della città Taly Abihad/Gire Spi ha permesso la storica unione dei due cantoni di Kobane e Cizire, ha troncato la famigerata (ma non unica) autostrada della jihad tra gli allora alleati Turchia e ISIS ed ha contemporaneamente impresso una forte accelerazione alla rivoluzione del Rojava. Anche nel 2016, l'anno appena trascorso, molta e' stata la strada percorsa dai popoli che abitano le terre del Nord della Siria. Il doppio binario sul quale si muove la Rivoluzione e' costituito da un lato dall'unione con Efrin, il terzo cantone più occidentale del Rojava e dall'altro dall'attacco a Raqqa la capitale del sedicente Stato Islamico. Per quanto concerne il primo obbiettivo, la liberazione territoriale ha ormai superato le acque del fiume Eufrate con la sanguinosa battaglia di Mambij. Tutte le battaglie sono sanguinose per definizione ma il prezzo pagato dalle compagne e dai compagni è stato particolarmente alto.\r\nConsiderando tutti gli stati che si stanno combattendo direttamente o per procura nel Siraq (il territorio della Siria e dell'Iraq dal confine ormai polverizzato dalla guerra) quella che sta avvenendo in queste terre é de facto una micro Guerra mondiale con alleanze variabili. I nemici della Rivoluzione del Rojava non mancano ma sicuramente il più accanito si chiama Recep Tayp Erdogan, l’attuale presidente della Turchia.\r\nLa politica neo-ottomana della Turchia prevedeva l'espansione sia nel Nord dell'Iraq che nel Nord della Siria contestualmente all'eliminazione di Bashar Al Assad. Per questo progetto imperialista la Rivoluzione del Rojava a forte trazione curda è un incubo strategico: sia perché l'unione territoriale dei tre cantoni Efrin, Kobane e Cizire sigillerebbe il confine turco ponendo fine a qualunque obbiettivo siriano, sia perché il radicamento del confederalismo democratico rappresenta un temibile esempio ed una stabile sponda per i 15 milioni di curdi del Bakur, il Kurdistan turco. La campagna imperialista dello stato turco non sta dando buoni frutti: in Iraq la coalizione per l'assedio a Mosul ha fortemente osteggiato la forza militare turca e l'ha esautorata dall'operazione. Ora Erdogan grazie al suo utile alleato Masud Barzani, presidente del KRG (Kurdistan Regional Governament), il governo regionale del Kurdistan nell'Iraq del Nord, preme su Shengal ed i territori Yazidi cercando di piazzarsi sul confine orientale del Rojava tagliandone le uniche linee di approvvigionamento.\r\nNell'estate del 2016 con un grande tripudio di fanfare e tromboni e' partita l'operazione \"scudo dell'Eufrate\" \"per combattere i terroristi dell'ISIS ed i terroristi curdi dello YPJ/YPG”, secondo la propaganda del governo turco.\r\n\r\nMettendo piede in Siria l'esercito turco ha dato il via all' avventura espansionistica di Erdogan, sancendo un cambio di posizionamento nello scacchiere delle nazioni che si stanno scontrando qui. La Turchia da alleata e sponsor sunnita dell'altrettanto sunnita ISIS e dalla guerra per procura è passata alla guerra in prima linea contro i Daesh (l'acronimo arabo per ISIS), gli amici di ieri.\r\n\r\nI militari turchi, per contrastare l'unione territoriale della Confederazione Democratica della Siria del Nord, denominazione ufficiale della Rivoluzione del Rojava che rappresenta l'alleanza multietnica tra curdi, arabi, assiri, circassi, turkmeni, ecc., hanno prima ottenuto la città di Jarablus, tramite un accordo con l'ISIS e hanno bombardato e colpito duramente la popolazione del cantone di Efrin ed i villaggi intorno Manbiji, spingendosi poi velocemente a sud verso Aleppo, città cardine della Siria.\r\nNon riuscendo ad ottenere risultati con l'FSA, (Free Siryan Army) l'esercito siriano libero, in realtà ormai milizie sotto il comando turco, è stato siglato un patto tra Russia e Turchia, leggi Vladimir Putin e Recep Erdogan. L'FSA e la Turchia hanno lasciato Aleppo ai governativi di Assad, presidente della Siria-filoiraniano ed ormai pedina della Russia, in cambio della completa libertà di azione su Al Bab, attualmente in mano all'ISIS. Al Bab è la città principale che separa ancora Efrin dagli altri due cantoni, per questo motivo l'avanzata delle forze democratiche della Siria si è per ora fermata a meno di 40 chilometri dall'unione. Le notizie che ci arrivano dal fronte di Al Bab raccontano di una battaglia senza sosta tra esercito turco ed Isis e di continui bombardamenti aerei e di artiglieria da terra ma, dopo più di un mese di scontri, le forze turche non sono ancora neanche riuscite a mettere piede nella città di Al Bab.\r\n\r\nUn'altro elemento non trascurabile nello scacchiere del Siraq è stato l'accordo siglato il dicembre scorso tra Russia Iran e Turchia per la spartizione della Siria. Tale accordo prevede una tregua tra le parti che sta sostanzialmente tenendo per la prima volta dai precedenti tentativi dell'ONU; rappresenta inoltre un anticipo per un futuro smembramento del territorio siriano. Da questo triplice accordo sono state escluse le forze rivoluzionarie del Rojava, equiparate all' ISIS, e gli Stati Uniti d'America dopo il tramonto della gestione Obama ed a pochi giorni dall' insediamento del neo presidente eletto Donald Trump (avvenuto il 20 gennaio). Cosa comporterà e quali ricadute avrà la nuova gestione a marchio repubblicano resta ancora un’incognita.\r\n\r\nPer quanto riguarda il secondo obbiettivo della Rivoluzione confederale l'operazione Raqqa, denominata \"Operazione Ira dell'Eufrate\", è partita nel novembre scorso. L'assedio della capitale Daesh con una manovra a tenaglia sta procedendo lentamente ma senza pause villaggio dopo villaggio. L'ultima postazione rilevante liberata è stata quella della cittadina e del castello di Jabar sul cosiddetto lago di Assad. Per quanto riguarda la Turchia non possiamo non ricordare la brutale repressione del popolo curdo nel Bakur e non solo e la sistematica soppressione di qualunque voce discordante nei confronti del capo di stato Erdogan. Sarebbe troppo riduttivo parlarne qui e per questo motivo rimandiamo ad un successivo apposito comunicato sull’argomento.\r\n\r\nMentre il coraggio ed il sacrificio delle Unità di Protezione del Popolo e delle Donne consolidano ed ampliano gli orizzonti della confederazione democratica della Siria del Nord, la società civile sta cambiando, rivoluzionando se stessa anche in tempo di guerra, grazie all'impegno portato avanti negli anni dalle compagne e dai compagni. Molta strada resta da percorrere ma il modello politico confederale, interetnico ed interreligioso, l'utilizzo non capitalistico delle risorse naturali e la Rivoluzione della donna, vera punta di diamante per recidere i lacci di una società patriarcale conservatrice di stampo tribale, rappresentano un patrimonio dell'umanità da difendere, se necessario, anche con le armi.\r\n\r\nCi siamo uniti a questa Rivoluzione in cammino per difendere e diffondere questi valori che crediamo universali.\r\nSilav û rezen soresgeri.\r\n\r\nA.I.T. -Antifascist Internationalist Tabur\r\nBattaglione Antifascista Internazionalista”","22 Febbraio 2017","2017-02-25 00:17:46","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/antifascist-tabur-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/antifascist-tabur-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/antifascist-tabur-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/antifascist-tabur-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/antifascist-tabur-1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/antifascist-tabur.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Un anarchico torinese combatte l’ISIS in Siria",1487751589,[159,189,190,191,192,193,160,194,161,195,125,196],"http://radioblackout.org/tag/anarchico-torinese/","http://radioblackout.org/tag/antifascist-tabur/","http://radioblackout.org/tag/battaglione-antifascista-internazionale/","http://radioblackout.org/tag/durruti/","http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/membij/","http://radioblackout.org/tag/siraq/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[18,198,199,200,201,202,20,203,22,204,15,205],"anarchico torinese","antifascist tabur","battaglione antifascista internazionale","durruti","Erdogan","membij","siraq","Turchia",{"post_content":207,"tags":211},{"matched_tokens":208,"snippet":209,"value":210},[73],"L’Antifascist Internationalist Tabur, il \u003Cmark>Battaglione\u003C/mark> Antifascista Internazionalista, si costituisce ufficialmente","L’Antifascist Internationalist Tabur, il \u003Cmark>Battaglione\u003C/mark> Antifascista Internazionalista, si costituisce ufficialmente il 20 novembre dello scorso anno. La scelta della data non è casuale, perché coincide con l’ottantesimo anniversario della morte in combattimento dell’anarchico Buenaventura Durruti.\r\nI miliziani internazionali, anche prima della nascita dell’AIT, hanno pagato un forte tributo di sangue. La morte, durante un bombardamento dell’aviazione turca, di Robin e Zana, un anarchico e un comunista, ci viene raccontata con emozione da P. P., un compagno anarchico torinese, dell’Antifa Tabur. “Il loro ricordo ci è stato di sprone nelle tre settimane di gennaio, passate sul fronte di Al Bab.”\r\nP. P. combatte in Siraq – il territorio tra Siria e Iraq – conquistato dall’Isis, conteso dalle maggiori potenze mondiali, tra le quali le milizie del Rojava, ora Confederazione Democratica della Siria del Nord. I miliziani dell’AIT sostengono in armi la lotta della rivoluzione democratica, femminista, internazionalista e non capitalista che, pur tra mille difficoltà, non ultima quella di non farsi schiacciare da nemici ed “amici”, cerca di sopravvivere.\r\n\r\nAlcuni dei membri di quella che diverrà l’AIT avevano partecipato alla durissima battaglia di Manbij. Oggi l’Antifa Tabur partecipa alla campagna per la presa di Raqqa. Il compagno ci racconta dei tanti arabi che si stanno unendo alle milizie del Rojava, dei villaggi abitati da popolazioni arabe, che li accolgono come liberatori. Ci parla dell’ingresso in un paese, dove una donna che si è tolta il velo, liberando i propri capelli, gli rivolge la parola per avere informazioni. Proprio a lui, uomo e straniero. Alle nostre latitudini può parere banale ma nella Siria sotto il dominio dell’Isis e del retaggio patriarcale mai sopito, non lo è affatto. È il segno di quanto i processi rivoluzionari possano accelerare percorsi di libertà in zone dove la sottomissione è ancora la norma cui sono sottoposte le vite delle donne. L’esempio delle milizie femminili, delle donne in armi, spezza l’immaginario e da forza a tutti e tutte.\r\n\r\nAscoltate la lunga chiacchierata con P.:\r\n2017 02 21 pachi siria\r\n\r\nDi seguito un documento dell’AIT sulla situazione in Siraq, fattoci pervenire da P.:\r\n“Rojava: una Rivoluzione in cammino tra ISIS e Turchia\r\nLa liberazione della città Taly Abihad/Gire Spi ha permesso la storica unione dei due cantoni di Kobane e Cizire, ha troncato la famigerata (ma non unica) autostrada della jihad tra gli allora alleati Turchia e ISIS ed ha contemporaneamente impresso una forte accelerazione alla rivoluzione del Rojava. Anche nel 2016, l'anno appena trascorso, molta e' stata la strada percorsa dai popoli che abitano le terre del Nord della Siria. Il doppio binario sul quale si muove la Rivoluzione e' costituito da un lato dall'unione con Efrin, il terzo cantone più occidentale del Rojava e dall'altro dall'attacco a Raqqa la capitale del sedicente Stato Islamico. Per quanto concerne il primo obbiettivo, la liberazione territoriale ha ormai superato le acque del fiume Eufrate con la sanguinosa battaglia di Mambij. Tutte le battaglie sono sanguinose per definizione ma il prezzo pagato dalle compagne e dai compagni è stato particolarmente alto.\r\nConsiderando tutti gli stati che si stanno combattendo direttamente o per procura nel Siraq (il territorio della Siria e dell'Iraq dal confine ormai polverizzato dalla guerra) quella che sta avvenendo in queste terre é de facto una micro Guerra mondiale con alleanze variabili. I nemici della Rivoluzione del Rojava non mancano ma sicuramente il più accanito si chiama Recep Tayp Erdogan, l’attuale presidente della Turchia.\r\nLa politica neo-ottomana della Turchia prevedeva l'espansione sia nel Nord dell'Iraq che nel Nord della Siria contestualmente all'eliminazione di Bashar Al Assad. Per questo progetto imperialista la Rivoluzione del Rojava a forte trazione curda è un incubo strategico: sia perché l'unione territoriale dei tre cantoni Efrin, Kobane e Cizire sigillerebbe il confine turco ponendo fine a qualunque obbiettivo siriano, sia perché il radicamento del confederalismo democratico rappresenta un temibile esempio ed una stabile sponda per i 15 milioni di curdi del Bakur, il Kurdistan turco. La campagna imperialista dello stato turco non sta dando buoni frutti: in Iraq la coalizione per l'assedio a Mosul ha fortemente osteggiato la forza militare turca e l'ha esautorata dall'operazione. Ora Erdogan grazie al suo utile alleato Masud Barzani, presidente del KRG (Kurdistan Regional Governament), il governo regionale del Kurdistan nell'Iraq del Nord, preme su Shengal ed i territori Yazidi cercando di piazzarsi sul confine orientale del Rojava tagliandone le uniche linee di approvvigionamento.\r\nNell'estate del 2016 con un grande tripudio di fanfare e tromboni e' partita l'operazione \"scudo dell'Eufrate\" \"per combattere i terroristi dell'ISIS ed i terroristi curdi dello YPJ/YPG”, secondo la propaganda del governo turco.\r\n\r\nMettendo piede in Siria l'esercito turco ha dato il via all' avventura espansionistica di Erdogan, sancendo un cambio di posizionamento nello scacchiere delle nazioni che si stanno scontrando qui. La Turchia da alleata e sponsor sunnita dell'altrettanto sunnita ISIS e dalla guerra per procura è passata alla guerra in prima linea contro i Daesh (l'acronimo arabo per ISIS), gli amici di ieri.\r\n\r\nI militari turchi, per contrastare l'unione territoriale della Confederazione Democratica della Siria del Nord, denominazione ufficiale della Rivoluzione del Rojava che rappresenta l'alleanza multietnica tra curdi, arabi, assiri, circassi, turkmeni, ecc., hanno prima ottenuto la città di Jarablus, tramite un accordo con l'ISIS e hanno bombardato e colpito duramente la popolazione del cantone di Efrin ed i villaggi intorno Manbiji, spingendosi poi velocemente a sud verso Aleppo, città cardine della Siria.\r\nNon riuscendo ad ottenere risultati con l'FSA, (Free Siryan Army) l'esercito siriano libero, in realtà ormai milizie sotto il comando turco, è stato siglato un patto tra Russia e Turchia, leggi Vladimir Putin e Recep Erdogan. L'FSA e la Turchia hanno lasciato Aleppo ai governativi di Assad, presidente della Siria-filoiraniano ed ormai pedina della Russia, in cambio della completa libertà di azione su Al Bab, attualmente in mano all'ISIS. Al Bab è la città principale che separa ancora Efrin dagli altri due cantoni, per questo motivo l'avanzata delle forze democratiche della Siria si è per ora fermata a meno di 40 chilometri dall'unione. Le notizie che ci arrivano dal fronte di Al Bab raccontano di una battaglia senza sosta tra esercito turco ed Isis e di continui bombardamenti aerei e di artiglieria da terra ma, dopo più di un mese di scontri, le forze turche non sono ancora neanche riuscite a mettere piede nella città di Al Bab.\r\n\r\nUn'altro elemento non trascurabile nello scacchiere del Siraq è stato l'accordo siglato il dicembre scorso tra Russia Iran e Turchia per la spartizione della Siria. Tale accordo prevede una tregua tra le parti che sta sostanzialmente tenendo per la prima volta dai precedenti tentativi dell'ONU; rappresenta inoltre un anticipo per un futuro smembramento del territorio siriano. Da questo triplice accordo sono state escluse le forze rivoluzionarie del Rojava, equiparate all' ISIS, e gli Stati Uniti d'America dopo il tramonto della gestione Obama ed a pochi giorni dall' insediamento del neo presidente eletto Donald Trump (avvenuto il 20 gennaio). Cosa comporterà e quali ricadute avrà la nuova gestione a marchio repubblicano resta ancora un’incognita.\r\n\r\nPer quanto riguarda il secondo obbiettivo della Rivoluzione confederale l'operazione Raqqa, denominata \"Operazione Ira dell'Eufrate\", è partita nel novembre scorso. L'assedio della capitale Daesh con una manovra a tenaglia sta procedendo lentamente ma senza pause villaggio dopo villaggio. L'ultima postazione rilevante liberata è stata quella della cittadina e del castello di Jabar sul cosiddetto lago di Assad. Per quanto riguarda la Turchia non possiamo non ricordare la brutale repressione del popolo curdo nel Bakur e non solo e la sistematica soppressione di qualunque voce discordante nei confronti del capo di stato Erdogan. Sarebbe troppo riduttivo parlarne qui e per questo motivo rimandiamo ad un successivo apposito comunicato sull’argomento.\r\n\r\nMentre il coraggio ed il sacrificio delle Unità di Protezione del Popolo e delle Donne consolidano ed ampliano gli orizzonti della confederazione democratica della Siria del Nord, la società civile sta cambiando, rivoluzionando se stessa anche in tempo di guerra, grazie all'impegno portato avanti negli anni dalle compagne e dai compagni. Molta strada resta da percorrere ma il modello politico confederale, interetnico ed interreligioso, l'utilizzo non capitalistico delle risorse naturali e la Rivoluzione della donna, vera punta di diamante per recidere i lacci di una società patriarcale conservatrice di stampo tribale, rappresentano un patrimonio dell'umanità da difendere, se necessario, anche con le armi.\r\n\r\nCi siamo uniti a questa Rivoluzione in cammino per difendere e diffondere questi valori che crediamo universali.\r\nSilav û rezen soresgeri.\r\n\r\nA.I.T. -Antifascist Internationalist Tabur\r\n\u003Cmark>Battaglione\u003C/mark> Antifascista Internazionalista”",[212,214,216,218,221,223,225,227,229,231,233,235],{"matched_tokens":213,"snippet":18},[],{"matched_tokens":215,"snippet":198},[],{"matched_tokens":217,"snippet":199},[],{"matched_tokens":219,"snippet":220},[134,74],"\u003Cmark>battaglione\u003C/mark> antifascista \u003Cmark>internazionale\u003C/mark>",{"matched_tokens":222,"snippet":201},[],{"matched_tokens":224,"snippet":202},[],{"matched_tokens":226,"snippet":20},[],{"matched_tokens":228,"snippet":203},[],{"matched_tokens":230,"snippet":22},[],{"matched_tokens":232,"snippet":204},[],{"matched_tokens":234,"snippet":15},[],{"matched_tokens":236,"snippet":205},[],[238,243],{"field":36,"indices":239,"matched_tokens":240,"snippets":242},[14],[241],[134,74],[220],{"field":102,"matched_tokens":244,"snippet":209,"value":210},[73],{"best_field_score":173,"best_field_weight":107,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":246,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"1157451471306883178",{"document":248,"highlight":272,"highlights":277,"text_match":280,"text_match_info":281},{"cat_link":249,"category":250,"comment_count":48,"id":251,"is_sticky":48,"permalink":252,"post_author":51,"post_content":253,"post_date":254,"post_excerpt":54,"post_id":251,"post_modified":255,"post_thumbnail":256,"post_thumbnail_html":257,"post_title":258,"post_type":59,"sort_by_date":259,"tag_links":260,"tags":266},[45],[47],"39904","http://radioblackout.org/2017/01/minniti-il-figlioccio-di-cossiga/","Quello guidato da Paolo Gentiloni è davvero il governo fotocopia di Matteo Renzi? La promozione di Domenico “Marco” Minniti da sottosegretario con delega ai Servizi segreti a ministro dell’Interno suggerisce di no. Il cambio al Viminale coincide con l’avvio di nuovi programmi di contrasto delle migrazioni “irregolari”, di gestione dell’ordine pubblico e repressione del dissenso. Peraltro alla vigilia di due importanti appuntamenti internazionali, che hanno contribuito alla scelta di rinviare la fine della legislatura: la celebrazione del 60esimo anniversario della firma del Trattato istitutivo della Cee (il 25 marzo a Roma) e, soprattutto, il vertice dei Capi di Stato del G7 a Taormina il 26 e 27 maggio.\r\nIn vista di tali scadenze, Marco Minniti appare come il politico più “adeguato” per consolidare il giro di vite securitario sul fronte interno e – in vista delle politiche – strappare a leghisti e centrodestra il monopolio della narrazione sul “pericolo” immigrato e sulla “sicurezza”. Di comprovata fede Nato, vicino all’establishment ultraconservatore degli Stati Uniti d’America e alle centrali d’intelligence più o meno occulte del nostro Paese, il suo curriculum vitae e le trame tessute in questi anni ci spiegano come e perché.\r\n\r\nLa sua “creatura” è l’ICSA, di cui sino alla morte è stato presidente Francesco Cossiga. Un nome un programma.\r\n\r\nEterogeneo per ideologie e orientamenti politici anche se in buona parte i cuori battono per l’ordine sociale e la conservazione, il consiglio scientifico della Fondazione ICSA testimonia la portata e la forza della rete di relazioni istituzionali, nazionali e internazionali, realizzata nel tempo da Marco Minniti. Si tratta di una lunga lista di Capi di Stato Maggiore delle forze armate e dell’Arma dei carabinieri; comandanti dei reparti speciali della Nato e dei servizi segreti; segretari e consiglieri militari di presidenti del consiglio e ministri; diplomatici, magistrati, responsabili della security di importanti holding economiche; giornalisti, professori universitari e finanche consulenti e analisti della CIA e dei dipartimenti statunitensi per la lotta al terrorismo.\r\n\r\nCoordinatore del Consiglio scientifico della Fondazione ICSA il sociologo Italo Saverio Trento.\r\n\r\nMembri\r\n\r\nAmm. Gianfranco Battelli, dal 1979 al 1983 a capo del cosiddetto “ufficio I” incaricato della valutazione, produzione e aggiornamento di tutti i documenti d’intelligence della Marina Militare; successivamente capo di Gabinetto del ministero della Difesa e dal 1996 al 2001 direttore del Sismi (i vecchi servizi segreti militari) e infine consigliere della Corte dei Conti.\r\n\r\nAmm. Sergio Biraghi, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare dal 2004 al 2006 e poi consigliere militare del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.\r\n\r\nGen. Carlo Cabigiosu, già vicecomandante del Corpo d’Armata di reazione Rapida della Nato in Germania, poi Capo di Stato maggiore del Comando Regionale delle Forze Terrestri Alleate del Sud Europa (il primo generale italiano ad assumere tale carica, da sempre ricoperta da militari Usa), comandante della Forza Nato in Kosovo (2000-01), rappresentante dell’Italia al Senior Official Group (SOG) della Nato per la revisione della struttura di Comando dell'Alleanza e infine consigliere militare della Missione italiana in Iraq (2003-04).\r\n\r\nGen. Vincenzo Camporini, dal 2008 al 2011 Capo di Stato maggiore della difesa e poi consulente dell’allora ministro degli esteri Franco Frattini; oggi è vicepresidente dell’Istituto Affari Internazionali e membro della Fondazione Italia-Usa.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovanni De Carli ed Edoardo Esposito, generali della Guardia di Finanza.\r\n\r\nGen. Giampaolo Ganzer, già comandante dei reparti dei Carabinieri impegnati contro la colonna veneto-friulana delle Brigate Rosse e delle teste di cuoio che liberarono il generale Usa James Lee Dozier sequestrato dalle Br a Verona nel 1981. Nel 2002 è stato nominato comandante del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) dell’Arma dei Carabinieri, incarico ricoperto sino al luglio 2012 nonostante la condanna in primo grado a 14 anni per “associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso e ad altri reati”, commessi nel corso di alcune operazioni antidroga dei ROS. Dopo la riduzione della condanna in secondo grado a 4 anni e 11 mesi di reclusione, lo scorso anno è scatta la prescrizione per i reati dopo la revisione della Cassazione.\r\n\r\nGen. Fabio Mini, esperto di geostrategia, ex comandante della missione Nato in Kosovo dal 2002 al 2003, autore di articoli per Limes, l’Espresso, la Repubblica e Il Fatto Quotidiano.\r\n\r\nGen. Mario Nunzella, già Capo di Stato maggiore dell’Arma dei Carabinieri, ex consigliere per la sicurezza del Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, poi responsabile del coordinamento delle forze di polizia presso il Ministero dell’Interno. Nel giugno 2000 è stato nominato comandante del ROS dei Carabinieri.\r\n\r\nGen. Stefano Panato, ex sottocapo di Stato maggiore dell’Aeronautica (si è interessato ai programmi di sviluppo dei cacciabombardieri Tornado, Amx ed Eurofighter 2000), poi presidente del Centro Alti Studi per la Difesa (CASD), l’organismo di più alto livello nel campo della formazione e degli studi di sicurezza e vicedirettore del Sismi e dell’AISE (l’agenzia che sovrintende alla gestione dei servizi segreti). Dal 1999 al 2002 è stato consigliere militare presso la Rappresentanza d’Italia al Consiglio Atlantico a Bruxelles; oggi ricopre il ruolo coordinatore del Centro Studi Militari Aeronautici (Cesma) “Giulio Dohuet” di Roma.\r\n\r\nGen. Luciano Piacentini, già comandante del battaglione d’assalto “Col Moschin” e successivamente capo di Stato Maggiore della brigata paracadutisti “Folgore” e consigliere per la sicurezza in diverse aree del continente asiatico.\r\n\r\nGen. Sergio Siracusa, prima addetto militare presso l’ambasciata d’Italia a Washington, poi sottocapo di Stato maggiore presso il Comando Forze terrestri alleate del Sud Europa di Verona, direttore del Sismi dal 1994 al 1996, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri dal 1997 al 2002 e infine Consigliere di Stato.\r\n\r\nGiancarlo Capaldo, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Roma ed ex collaboratore dei ministri della prima Repubblica Sebastiano Vassalli e Virginio Rognoni.\r\n\r\nStefano Dambruoso, ex magistrato a Milano dove ha condotto inchieste sulle cellule anarco-insurrezionaliste e sul terrorismo jidahista in Italia, dal 2008 Capo dell’Ufficio coordinamento attività internazionali del ministero della Giustizia, poi membro del Consiglio direttivo dell’Agenzia per la sicurezza nucleare e dal febbraio 2013 deputato alla Camera, eletto in Lombardia con Scelta Civica e transitato nel gruppo scissionista Civici e Innovatori. Membro anch’egli della Fondazione Italia-USA, nel gennaio 2016, unitamente al parlamentare Pd Andrea Manciulli (presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della NATO) ha presentato la proposta di legge “Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista”.\r\n\r\nNicola Di Giannantonio, prefetto fuori ruolo presso la Presidenza del Consiglio nel 2000 e successivamente direttore della Sovrintendenza Centrale dei Servizi di Sicurezza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.\r\n\r\nDomenico Vulpiani, prefetto e direttore dell’Ufficio centrale ispettivo del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, dal 1978 al 1988 responsabile dei servizi di protezione dei Presidenti della Repubblica Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro, di alcuni presidenti del Consiglio e ministri dell’Interno. Dal 1990 al 1996 presso la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione ha ricoperto diversi incarichi in materia di antiterrorismo; dal 1996 al 2001 è stato a capo della DIGOS di Roma, dal 2001 al 2009 direttore del Servizio Polizia Postale, ufficio specializzato nel contrasto ai crimini postali ed informatici e del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche del Paese.\r\n\r\nGiovanni Castellaneta, già ambasciatore d’Italia negli Usa dal 2005 al 2009 (anni in cui vengono sottoscritti accordi strategici con Washington in campo militare e industriale, come ad esempio la coproduzione dei cacciabombardieri F-35, l’installazione del terminale MUOS a Niscemi e dei droni d’intelligence a Sigonella); successivamente presidente del consiglio di amministrazione di SACE (il gruppo assicurativo-finanziario a favore delle imprese italiane che operano all’estero, interamente controllato dalla Cassa depositi e Prestiti) e membro del Cda di Finmeccanica (l’holding a capo del complesso militare-industriale italiano). È stato inoltre consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio Berlusconi e suo rappresentante personale per i Vertici del G8 del 2001 e del 2005.\r\n\r\nGuido Lenzi, ambasciatore, già rappresentante permanente presso l’OSCE a Vienna, direttore dell’Istituto Europeo di Studi di Sicurezza a Parigi e consigliere diplomatico presso il ministero degli affari esteri e della difesa.\r\n\r\nAndrea Monorchio, originario di Reggio Calabria, ex ragioniere generale dello Stato, docente di materie economiche presso l’Università di Siena e la Luiss di Roma, per alcuni anni presidente del Cda di Infrastrutture S.p.A. (società voluta dal ministero del Tesoro per finanziare le grandi opere pubbliche) e dei collegi sindacali di Eni, Fintecna e Telespazio (gruppo Finmeccanica). Nell’ottobre 2011 è stato nominato vicepresidente della Banca popolare di Vicenza.\r\n\r\nPaolo Savona, già direttore generale e poi amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro (1989-1990), presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (dal 1990 al 1999 e dal 2010 al 2014), dei Cda di holding e società come Impregilo, Gemina, Aeroporti di Roma, Consorzio Venezia Nuova, Banca di Roma, membro dei Cda di RCS, TIM Italia, Capitalia. Savona è stato pure presidente della Commissione d’indagine sul nucleare in Italia e membro delle Commissioni Ortona e Jucci per la riforma dei servizi di sicurezza.\r\n\r\nAsher Daniel Colombo e Marzio Barbagli, docenti di sociologia dell’Università di Bologna, consulenti di fiducia del ministero dell’Interno e autori di diverse pubblicazioni sulle migrazioni internazionali e le “relazioni” immigrati-sicurezza-criminalità in Italia.\r\n\r\nSalvatore Tucci, docente di Calcolatori elettronici presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università “Tor Vergata” di Roma, dal 1999 al 2008 responsabile del sistema informativo della Presidenza del consiglio dei ministri.\r\n\r\nI giornalisti Andrea Nativi direttore della Rivista Italiana Difesa e Carlo Panella ex dirigente di Lotta Continua, collaboratore de Il Foglio e responsabile delle tribune politiche Mediaset, nominato da Marco Minniti quale membro della Commissione di studio sulla Jihad in Italia.\r\n\r\nI direttori della security e protezione aziendale, Raffaele Di Lella di ENAC (l’Ente nazionale per l’aviazione civile) e Franco Fiumara delle Ferrovie dello Stato (quest’ultimo ha pure diretto le compagnie della Guardia di finanza di Mondragone e Gela e il Nucleo centrale Polizia tributaria di Roma - Sezione Stupefacenti; nel dicembre 2014 è stato eletto presidente di Colpofer, l’Associazione internazionale dei Capi delle strutture di sicurezza aziendale ferroviaria di 24 paesi e della Polizia dei trasporti).\r\n\r\nLuisa Franchina, ingegnere elettronico ed esperta di strategie di sicurezza delle reti e dell’informazione, dal 2011 al 2013 direttrice generale del Nucleo operativo per gli attentati NBCR (nucleari, biologici, chimici e radiologici) presso la Presidenza del Consiglio e successivamente delegata italiana per la Protezione civile presso il comando Nato di Bruxelles.\r\n\r\nGli ispettori generali della Police nationale francese, Hélène Martini (già consigliere tecnico per la sicurezza interna del Presidente della Repubblica) ed Emile Pérez, direttore del Service de Coopération Technique Internationale de Police e presidente di Francopol.\r\n\r\nFrances Fragos Townsend, ex consigliere per la sicurezza nazionale e le politiche di lotta al terrorismo del presidente Usa George W. Bush, nonché inviata speciale per le ispezioni alla prigione-lager “Abu Ghraib” in Iraq, nota al mondo per i crimini commessi dai militari statunitensi a danno dei reclusi. Tra il 2006 e il 2007, l’allora vice-ministro all’interno Marco Minniti e il prefetto Carlo De Stefano (al tempo direttore centrale della Polizia di prevenzione e coordinatore del Comitato di analisi strategica antiterrorismo) ebbero modo d’incontrare più volte a Roma e Washington la consigliere Townsend per uno “scambio di informazioni Italia-Usa sulla “minaccia terroristica”.\r\n\r\nKurt Volker, ex ambasciatore Usa alla Nato (su nomina del presidente George W. Bush) ed ex analista internazionale della CIA, managing director del Centro per le Relazioni Transatlantiche alla Johns Hopkins University. Già consulente del senatore ultraconservatore John MacCain e vicedirettore dell’allora Segretario generale della NATO George Robertson (1998-2001), Volker ha ricoperto l’incarico di consulente del Dipartimento di Stato in preparazione dei summit Nato di Praga (2002) e Istanbul (2004).\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, autore di un profilo di Minniti, uscito su Left.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2017 01 17 minniti mazzeo","17 Gennaio 2017","2017-01-20 16:11:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Cossiga-e-Minniti-600x400-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Cossiga-e-Minniti-600x400-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Cossiga-e-Minniti-600x400-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Cossiga-e-Minniti-600x400.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Minniti. 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Peraltro alla vigilia di due importanti appuntamenti internazionali, che hanno contribuito alla scelta di rinviare la fine della legislatura: la celebrazione del 60esimo anniversario della firma del Trattato istitutivo della Cee (il 25 marzo a Roma) e, soprattutto, il vertice dei Capi di Stato del G7 a Taormina il 26 e 27 maggio.\r\nIn vista di tali scadenze, Marco Minniti appare come il politico più “adeguato” per consolidare il giro di vite securitario sul fronte interno e – in vista delle politiche – strappare a leghisti e centrodestra il monopolio della narrazione sul “pericolo” immigrato e sulla “sicurezza”. Di comprovata fede Nato, vicino all’establishment ultraconservatore degli Stati Uniti d’America e alle centrali d’intelligence più o meno occulte del nostro Paese, il suo curriculum vitae e le trame tessute in questi anni ci spiegano come e perché.\r\n\r\nLa sua “creatura” è l’ICSA, di cui sino alla morte è stato presidente Francesco Cossiga. Un nome un programma.\r\n\r\nEterogeneo per ideologie e orientamenti politici anche se in buona parte i cuori battono per l’ordine sociale e la conservazione, il consiglio scientifico della Fondazione ICSA testimonia la portata e la forza della rete di relazioni istituzionali, nazionali e internazionali, realizzata nel tempo da Marco Minniti. Si tratta di una lunga lista di Capi di Stato Maggiore delle forze armate e dell’Arma dei carabinieri; comandanti dei reparti speciali della Nato e dei servizi segreti; segretari e consiglieri militari di presidenti del consiglio e ministri; diplomatici, magistrati, responsabili della security di importanti holding economiche; giornalisti, professori universitari e finanche consulenti e analisti della CIA e dei dipartimenti statunitensi per la lotta al terrorismo.\r\n\r\nCoordinatore del Consiglio scientifico della Fondazione ICSA il sociologo Italo Saverio Trento.\r\n\r\nMembri\r\n\r\nAmm. Gianfranco Battelli, dal 1979 al 1983 a capo del cosiddetto “ufficio I” incaricato della valutazione, produzione e aggiornamento di tutti i documenti d’intelligence della Marina Militare; successivamente capo di Gabinetto del ministero della Difesa e dal 1996 al 2001 direttore del Sismi (i vecchi servizi segreti militari) e infine consigliere della Corte dei Conti.\r\n\r\nAmm. Sergio Biraghi, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare dal 2004 al 2006 e poi consigliere militare del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.\r\n\r\nGen. Carlo Cabigiosu, già vicecomandante del Corpo d’Armata di reazione Rapida della Nato in Germania, poi Capo di Stato maggiore del Comando Regionale delle Forze Terrestri Alleate del Sud Europa (il primo generale italiano ad assumere tale carica, da sempre ricoperta da militari Usa), comandante della Forza Nato in Kosovo (2000-01), rappresentante dell’Italia al Senior Official Group (SOG) della Nato per la revisione della struttura di Comando dell'Alleanza e infine consigliere militare della Missione italiana in Iraq (2003-04).\r\n\r\nGen. Vincenzo Camporini, dal 2008 al 2011 Capo di Stato maggiore della difesa e poi consulente dell’allora ministro degli esteri Franco Frattini; oggi è vicepresidente dell’Istituto Affari Internazionali e membro della Fondazione Italia-Usa.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovanni De Carli ed Edoardo Esposito, generali della Guardia di Finanza.\r\n\r\nGen. Giampaolo Ganzer, già comandante dei reparti dei Carabinieri impegnati contro la colonna veneto-friulana delle Brigate Rosse e delle teste di cuoio che liberarono il generale Usa James Lee Dozier sequestrato dalle Br a Verona nel 1981. Nel 2002 è stato nominato comandante del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) dell’Arma dei Carabinieri, incarico ricoperto sino al luglio 2012 nonostante la condanna in primo grado a 14 anni per “associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso e ad altri reati”, commessi nel corso di alcune operazioni antidroga dei ROS. Dopo la riduzione della condanna in secondo grado a 4 anni e 11 mesi di reclusione, lo scorso anno è scatta la prescrizione per i reati dopo la revisione della Cassazione.\r\n\r\nGen. Fabio Mini, esperto di geostrategia, ex comandante della missione Nato in Kosovo dal 2002 al 2003, autore di articoli per Limes, l’Espresso, la Repubblica e Il Fatto Quotidiano.\r\n\r\nGen. Mario Nunzella, già Capo di Stato maggiore dell’Arma dei Carabinieri, ex consigliere per la sicurezza del Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, poi responsabile del coordinamento delle forze di polizia presso il Ministero dell’Interno. Nel giugno 2000 è stato nominato comandante del ROS dei Carabinieri.\r\n\r\nGen. Stefano Panato, ex sottocapo di Stato maggiore dell’Aeronautica (si è interessato ai programmi di sviluppo dei cacciabombardieri Tornado, Amx ed Eurofighter 2000), poi presidente del Centro Alti Studi per la Difesa (CASD), l’organismo di più alto livello nel campo della formazione e degli studi di sicurezza e vicedirettore del Sismi e dell’AISE (l’agenzia che sovrintende alla gestione dei servizi segreti). Dal 1999 al 2002 è stato consigliere militare presso la Rappresentanza d’Italia al Consiglio Atlantico a Bruxelles; oggi ricopre il ruolo coordinatore del Centro Studi Militari Aeronautici (Cesma) “Giulio Dohuet” di Roma.\r\n\r\nGen. Luciano Piacentini, già comandante del \u003Cmark>battaglione\u003C/mark> d’assalto “Col Moschin” e successivamente capo di Stato Maggiore della brigata paracadutisti “Folgore” e consigliere per la sicurezza in diverse aree del continente asiatico.\r\n\r\nGen. Sergio Siracusa, prima addetto militare presso l’ambasciata d’Italia a Washington, poi sottocapo di Stato maggiore presso il Comando Forze terrestri alleate del Sud Europa di Verona, direttore del Sismi dal 1994 al 1996, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri dal 1997 al 2002 e infine Consigliere di Stato.\r\n\r\nGiancarlo Capaldo, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Roma ed ex collaboratore dei ministri della prima Repubblica Sebastiano Vassalli e Virginio Rognoni.\r\n\r\nStefano Dambruoso, ex magistrato a Milano dove ha condotto inchieste sulle cellule anarco-insurrezionaliste e sul terrorismo jidahista in Italia, dal 2008 Capo dell’Ufficio coordinamento attività internazionali del ministero della Giustizia, poi membro del Consiglio direttivo dell’Agenzia per la sicurezza nucleare e dal febbraio 2013 deputato alla Camera, eletto in Lombardia con Scelta Civica e transitato nel gruppo scissionista Civici e Innovatori. Membro anch’egli della Fondazione Italia-USA, nel gennaio 2016, unitamente al parlamentare Pd Andrea Manciulli (presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della NATO) ha presentato la proposta di legge “Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista”.\r\n\r\nNicola Di Giannantonio, prefetto fuori ruolo presso la Presidenza del Consiglio nel 2000 e successivamente direttore della Sovrintendenza Centrale dei Servizi di Sicurezza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.\r\n\r\nDomenico Vulpiani, prefetto e direttore dell’Ufficio centrale ispettivo del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, dal 1978 al 1988 responsabile dei servizi di protezione dei Presidenti della Repubblica Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro, di alcuni presidenti del Consiglio e ministri dell’Interno. Dal 1990 al 1996 presso la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione ha ricoperto diversi incarichi in materia di antiterrorismo; dal 1996 al 2001 è stato a capo della DIGOS di Roma, dal 2001 al 2009 direttore del Servizio Polizia Postale, ufficio specializzato nel contrasto ai crimini postali ed informatici e del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche del Paese.\r\n\r\nGiovanni Castellaneta, già ambasciatore d’Italia negli Usa dal 2005 al 2009 (anni in cui vengono sottoscritti accordi strategici con Washington in campo militare e industriale, come ad esempio la coproduzione dei cacciabombardieri F-35, l’installazione del terminale MUOS a Niscemi e dei droni d’intelligence a Sigonella); successivamente presidente del consiglio di amministrazione di SACE (il gruppo assicurativo-finanziario a favore delle imprese italiane che operano all’estero, interamente controllato dalla Cassa depositi e Prestiti) e membro del Cda di Finmeccanica (l’holding a capo del complesso militare-industriale italiano). È stato inoltre consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio Berlusconi e suo rappresentante personale per i Vertici del G8 del 2001 e del 2005.\r\n\r\nGuido Lenzi, ambasciatore, già rappresentante permanente presso l’OSCE a Vienna, direttore dell’Istituto Europeo di Studi di Sicurezza a Parigi e consigliere diplomatico presso il ministero degli affari esteri e della difesa.\r\n\r\nAndrea Monorchio, originario di Reggio Calabria, ex ragioniere generale dello Stato, docente di materie economiche presso l’Università di Siena e la Luiss di Roma, per alcuni anni presidente del Cda di Infrastrutture S.p.A. (società voluta dal ministero del Tesoro per finanziare le grandi opere pubbliche) e dei collegi sindacali di Eni, Fintecna e Telespazio (gruppo Finmeccanica). Nell’ottobre 2011 è stato nominato vicepresidente della Banca popolare di Vicenza.\r\n\r\nPaolo Savona, già direttore generale e poi amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro (1989-1990), presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (dal 1990 al 1999 e dal 2010 al 2014), dei Cda di holding e società come Impregilo, Gemina, Aeroporti di Roma, Consorzio Venezia Nuova, Banca di Roma, membro dei Cda di RCS, TIM Italia, Capitalia. Savona è stato pure presidente della Commissione d’indagine sul nucleare in Italia e membro delle Commissioni Ortona e Jucci per la riforma dei servizi di sicurezza.\r\n\r\nAsher Daniel Colombo e Marzio Barbagli, docenti di sociologia dell’Università di Bologna, consulenti di fiducia del ministero dell’Interno e autori di diverse pubblicazioni sulle migrazioni internazionali e le “relazioni” immigrati-sicurezza-criminalità in Italia.\r\n\r\nSalvatore Tucci, docente di Calcolatori elettronici presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università “Tor Vergata” di Roma, dal 1999 al 2008 responsabile del sistema informativo della Presidenza del consiglio dei ministri.\r\n\r\nI giornalisti Andrea Nativi direttore della Rivista Italiana Difesa e Carlo Panella ex dirigente di Lotta Continua, collaboratore de Il Foglio e responsabile delle tribune politiche Mediaset, nominato da Marco Minniti quale membro della Commissione di studio sulla Jihad in Italia.\r\n\r\nI direttori della security e protezione aziendale, Raffaele Di Lella di ENAC (l’Ente nazionale per l’aviazione civile) e Franco Fiumara delle Ferrovie dello Stato (quest’ultimo ha pure diretto le compagnie della Guardia di finanza di Mondragone e Gela e il Nucleo centrale Polizia tributaria di Roma - Sezione Stupefacenti; nel dicembre 2014 è stato eletto presidente di Colpofer, l’Associazione \u003Cmark>internazionale\u003C/mark> dei Capi delle strutture di sicurezza aziendale ferroviaria di 24 paesi e della Polizia dei trasporti).\r\n\r\nLuisa Franchina, ingegnere elettronico ed esperta di strategie di sicurezza delle reti e dell’informazione, dal 2011 al 2013 direttrice generale del Nucleo operativo per gli attentati NBCR (nucleari, biologici, chimici e radiologici) presso la Presidenza del Consiglio e successivamente delegata italiana per la Protezione civile presso il comando Nato di Bruxelles.\r\n\r\nGli ispettori generali della Police nationale francese, Hélène Martini (già consigliere tecnico per la sicurezza interna del Presidente della Repubblica) ed Emile Pérez, direttore del Service de Coopération Technique Internationale de Police e presidente di Francopol.\r\n\r\nFrances Fragos Townsend, ex consigliere per la sicurezza nazionale e le politiche di lotta al terrorismo del presidente Usa George W. Bush, nonché inviata speciale per le ispezioni alla prigione-lager “Abu Ghraib” in Iraq, nota al mondo per i crimini commessi dai militari statunitensi a danno dei reclusi. Tra il 2006 e il 2007, l’allora vice-ministro all’interno Marco Minniti e il prefetto Carlo De Stefano (al tempo direttore centrale della Polizia di prevenzione e coordinatore del Comitato di analisi strategica antiterrorismo) ebbero modo d’incontrare più volte a Roma e Washington la consigliere Townsend per uno “scambio di informazioni Italia-Usa sulla “minaccia terroristica”.\r\n\r\nKurt Volker, ex ambasciatore Usa alla Nato (su nomina del presidente George W. Bush) ed ex analista \u003Cmark>internazionale\u003C/mark> della CIA, managing director del Centro per le Relazioni Transatlantiche alla Johns Hopkins University. Già consulente del senatore ultraconservatore John MacCain e vicedirettore dell’allora Segretario generale della NATO George Robertson (1998-2001), Volker ha ricoperto l’incarico di consulente del Dipartimento di Stato in preparazione dei summit Nato di Praga (2002) e Istanbul (2004).\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, autore di un profilo di Minniti, uscito su Left.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2017 01 17 minniti mazzeo",[278],{"field":102,"matched_tokens":279,"snippet":275,"value":276},[134],1155199671761633300,{"best_field_score":282,"best_field_weight":143,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":48,"score":283,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"1112386306048","1155199671761633393",{"document":285,"highlight":309,"highlights":314,"text_match":280,"text_match_info":317},{"cat_link":286,"category":287,"comment_count":48,"id":288,"is_sticky":48,"permalink":289,"post_author":51,"post_content":290,"post_date":291,"post_excerpt":54,"post_id":288,"post_modified":292,"post_thumbnail":54,"post_thumbnail_html":54,"post_title":293,"post_type":59,"sort_by_date":294,"tag_links":295,"tags":304},[45],[47],"25292","http://radioblackout.org/2014/10/una-carovana-internazionalista-si-aggira-nel-dombass/","L'idea nasce qualche mese fa dalla Banda Bassotti, che cercava un modo per portare solidarietà internazionalista alle popolazioni del Dombass dopo il golpe di Poroshenko e la conseguente resistenza delle zone orientali. E davvero i soldi raccolti sono stati consegnati alle popolazioni che soffrono i danni della guerra civile.\r\n\r\nLa carovana che si è organizzata, e che in parte è rientrata il 1° ottobre, è realmente stata internazionale, perché vi partecipavano greci, baschi, spagnoli, italiani di ogni campanile; l'intento era anche di cercare di disperdere il velo dell'informazione mistificata dei media mainstream: la riduzione a beghe nazionaliste e separatiste, laddove i partecipanti all'impresa si sono trovati invece a interrogare realtà di lotta sociale e di proposte di lavoratori che contrappongono al neoliberismo nazi di Kiev un'organizzazione del lavoro di stampo socialista; le informazioni su stragi e fosse comuni attribuite dai giornali occidentali alle milizie, quando sono invece operazioni dei battaglioni nazisti di Kiev...\r\n\r\nAll'interno della Resistenza ci sono molte anime, ci dice Ilaria che ha partecipato alla Carovana: a Donetsk si trovano afflati più nazionalisti, mentre a Lugansk si trovano proposte più radicalmente sociali, anche se i canoni applicati non si avvicinano nemmeno lontanamente ai nostri e quindi risultano fuorvianti le applicazioni pedisseque delle equivalenze tra patriottismo e fascismo, tanto che un cosacco intervistato dai partecipanti diceva che il programma della Novorossija prevede la nazionalizzazione delle imprese e l'abolizione della proprietà privata, in quanto la ribellione è nata come rivolta contro gli oligarchi che volevano l'ingresso in Unione europea per il loro profitto e a detrimento degli interessi dei lavoratori dell'Est del paese, più industrializzato: rivendicazoni sociali che stanno alla base della lotta anti-Maidan; che è anche un tratto culturale.\r\n\r\nSi tratta di un popolo in armi: \"tutti danno supporto alle milizie, combattendo nel cuore dell'Europa una guerra civile antinazista\", dice Ilaria. Di conseguenza vengono le volontà di gestire il territorio in base a quello che è più utile alla salute delle persone, di far ottenere una giusta pensione a tutti... e queste istanze sono così forti che giungono anche a richiedere una autonomia dalla Russia che consenta di mantenersi indipendenti. I cosacchi di un battaglione comunista si sono organizzati in Soviet e non hanno mai accettato la tregua, che ha bloccato la controffensiva delle milizie, mentre l'esercito di Kiev era sull'orlo della rotta; il risultato è che ora le milizie antinaziste sono prese in mezzo tra esercito di Kiev riorganizzato e rifornito anche di droni dagli Usa e dall'altro si trovano una frontiera non più porosa sul lato russo.\r\n\r\nLa tregua in realtà, ci ha poi raccontato Ilaria, non c'è mai stata (tuttora bombardano e si scambiano colpi, soprattutto a Mariupol e oggi le agenzie hanno riferito che l'esercito ha bombardato una scuola a Donetsk per salutare l'inizio dell'anno scolastico) e l'accordo di Minsk ha comportato una rottura anche con il cosiddetto amico russo, che in base agli accordi non fornisce più supporti.\r\n\r\nMa ascoltate la voce di Ilaria che racconta con precisione cosa ha visto e vissuto e quali prospetive ci sono per il coordinamento che si è creato in seguito a questa esperienza della Carovana\r\n\r\n2014.10.02-ilaria_dombass","2 Ottobre 2014","2014-11-03 22:53:29","Una carovana internazionalista si aggira nel Dombass",1412260646,[296,297,298,299,300,301,302,303],"http://radioblackout.org/tag/banda-bassotti/","http://radioblackout.org/tag/carovana/","http://radioblackout.org/tag/cosacchi/","http://radioblackout.org/tag/dombass/","http://radioblackout.org/tag/donetsk/","http://radioblackout.org/tag/lugansk/","http://radioblackout.org/tag/milizie/","http://radioblackout.org/tag/novorossija/",[305,306,31,307,29,27,308,33],"Banda Bassotti","Carovana","Dombass","milizie",{"post_content":310},{"matched_tokens":311,"snippet":312,"value":313},[74],"1° ottobre, è realmente stata \u003Cmark>internazionale\u003C/mark>, perché vi partecipavano greci, baschi,","L'idea nasce qualche mese fa dalla Banda Bassotti, che cercava un modo per portare solidarietà internazionalista alle popolazioni del Dombass dopo il golpe di Poroshenko e la conseguente resistenza delle zone orientali. 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Il caso Persichetti (21 minuti) [Radio Cane]: Che la storia e la memoria costituiscano un campo di battaglia non è certo una novità dell’oggi. Tuttavia, è innegabile che una spiccata vocazione psico-poliziesca sia uno dei tratti fondamentali del presente. Per questa ragione, il caso di Paolo Persichetti risulta doppiamente significativo. Il sequestro del suo archivio storico sull’esperienza delle Brigate Rosse e specificatamente sul sequestro Moro non solo mostra il ruolo chiave che quest’ultimo riveste nella riscrittura del passato da parte del Ministero della Verità, quale specchio deformato che si riflette a ritroso sull’intero decennio degli anni Settanta, ma mette in luce anche l’intento fondamentale della “Polizia della storia”: scongiurare la mera pensabilità (foss’anche in chiave storica) della messa in discussione radicale dell’ordine costituito. In questo contributo audio, Persichetti ci narra della vicenda che lo ha coinvolto, dei suoi tratti surreali e dei suoi molteplici risvolti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Storia-Persichetti_32.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 16 h 12.30 - Rivolta di p.za Statuto 1962 (135 minuti) [Frittura Mista | Radiofabbrica]: Correva l’anno 1962 nei giorni 7, 8 e 9 luglio, sessant’anni fa, e a Torino c’era uno sciopero operaio di popolo che ha tenuto in scacco la città per 3 giorni. I “fatti di piazza Statuto” li abbiamo raccontati con l’aiuto di:\r\n\r\n* Mario Cavallo, ex operaio FIAT e “testimone dell’epoca”, che ci ha aiutato a ricostruire il contesto operaio di quegli anni;\r\n* Un estratto dall’Archivio RadioTeatro di Radio Onda Rossa il “ReadReading” di e con Tamara Bartolini (voce, drammaturgia) e Michele Baronio (voce, canzoni, sonorizzazioni) che si ispira al libro di Lanzardo di seguito descritto;\r\n* Marco Scavino, storico, che ci ha aiutato a delineare il contesto storico/politico di quegli anni.\r\n\r\nIl filo conduttore della puntata è stato il libro di Dario Lanzardo “La rivolta di Piazza Statuto” (Torino, Luglio 1962, Feltrinelli economica, Milano 1979) dove vengono ricostruiti gli eventi del 1962 a Torino relativi alla protesta operaia per l’accordo separato Fiat col sindacato Uil, nel bel mezzo di uno sciopero generale dei metalmeccanici come non se ne vedevano da anni . Infatti, il corteo che esce dalla fabbrica e si dirige alla sede del sindacato in piazza Statuto sfocia nello scontro molto violento con le unità speciali di polizia chiamate per l’occasione: le unità del battaglione di Padova. In risposta a questa violenta repressione della piazza ne conseguono 3 giorni di scontri, in cui il tema di fabbrica sembra passare in secondo piano rispetto ad una sempre più emergente rabbia popolare che straborda dai rioni e dalle periferie della città, ma che poi donerà negli anni a venire la sua decisiva impronta sul movimento operaio tutto. Dal libro di Lanzardo emerge un quadro contraddittorio dato dalle interviste dei protagonisti, operai e semplici cittadini accorsi nei tre giorni di scontri a sostegno della protesta, e dato dai quotidiani, dalle dichiarazioni dei sindacalisti e politici e osservatori esterni: un quadro che fa emergere le diverse posizioni e anche le manipolazioni delle informazioni.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Rivolta-di-P.za-Statuto-1962FritturaMista19072022_135.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 17 h 8.30 - Due libri su New York (28 minuti) [Radio Blackout]:\r\n\r\nPresentazione dei libri \"New York regina underground. Racconti dalla Grande Mela\" di Davide Grasso e \"Uomini Talpa\" di Jennifer Toth.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/New-York_27.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 18 h 8.30 - Maelstrom, lotta di classe tra il 1960 e 1980 (14 minuti) [Porfido]: \r\nPresentazione del libro \"Maelstrom Scene di rivolta e autorganizzazione di classe in Italia dal 1960 al 1980\" di Salvatore Ricciardi\r\n\r\nIl ventennio 1960-1980 racchiude il ciclo più lungo, per continuità e asprezza, della lotta di classe nell’Italia del secolo scorso. Quella stagione è qui narrata da un militante che ha attraversato una straordinaria molteplicità di esperienze esistenziali e politiche: da quella rivoltosa e spontanea degli scontri di piazza nel dopoguerra a quella della sinistra partitica e sindacale negli anni Sessanta; da quella della costruzione del nuovo sindacalismo di base a quella dell’area dell’autonomia operaia, fino all’approdo nella lotta armata delle Brigate rosse, negli anni Settanta.\r\nUna testimonianza ricca di narrazioni sui principali conflitti sociali di quei due decenni. Una descrizione, non priva di particolari inediti, sull’esperienza delle Brigate rosse di cui l’autore è stato dirigente nella «colonna romana» negli anni precedenti e successivi all’«azione Moro». Ma anche un’analisi rigorosa e profonda sull’istituzione carceraria che l’autore ha ben conosciuto dopo la condanna all’ergastolo. Questo libro di lucida memoria, scritto con linguaggio chiaro e soprattutto sincero, è un contributo prezioso per la futura storicizzazione di un periodo cruciale del nostro Paese.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/Maelstorm.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 19 h 8.30 - Suoni e ritmi da New Orleans (19 minuti) [Radio Blackout]: \r\nApprofondimento sulla musica e la città di New Orleans.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Suoni-e-ritmi-da-New-Orleans_29.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 19 h 13 - Contro la scuola in guerra (76 minuti) [Radio Blackout]: Contributi dal ciclo di incontri Morsi: contro la scuola in guerra.\r\n\r\nIn questi tempi di guerra, tutt’ora segnati da un processo di doppia conversione – quella militare delle forze di polizia per la gestione dell’ordine pubblico e quella poliziesca delle forze militari nelle missioni di “polizia internazionale” – e da un continuum tra guerre permanenti su scala mondiale e guerra securitaria all’interno dello Stato, ad essere militarizzata è la società tutta, interamente mobilitata alla guerra. La scuola, istituzione totale per eccellenza, è uno degli strumenti cardine di cui lo Stato dispone per questo scopo.\r\n\r\nSe la relazione circolare tra ricerca civile e apparato militare ultimamente ha assunto un certo risalto, la penetrazione della guerra nei gradi inferiori di istruzione sembra passare sotto traccia. Per il ciclo MORSI*, il 14 dicembre la Blackout House ha ospitato una prima discussione aperta sul rapporto tra il contesto generale di guerra, crescente esclusione ed impoverimento sociale e ciò che accade dentro alle scuole-aziende, tra sfruttamento bellico, cultura militarista e repressione.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/Contro-la-scuola-in-guerra_76.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 20 h 10 - Tropicalia (30 minuti) [Radio Blackout]: Storia del movimento tropicalista\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Tropicalia_30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 20 h 20 - Mondo Rave parte 1 (Titolo originale: Rave ON/OFF – Una storia dagli anni Novanta) (34 minuti) [Radio Cane]: \r\nDove, come e quando ha cominciato a prendere forma quella che comunemente è stata definita “scena rave” in Europa e successivamente in Italia? Quali le sue peculiarità iniziali e quali le sue successive trasformazioni? Ne abbiamo parlato con Pablito El Drito, oggi dj e producer, e a lungo esploratore della scena italiana ai suoi albori.\r\n\r\nIn questa prima parte:\r\n\r\n \tLa prima festa non si scorda mai ovvero inizia l’avventura;\r\n \tMilano a cavallo tra anni Ottanta e Novanta: underground, antagonismo sociale e tecnoutopie ovvero la scena prima del rave;\r\n \tUn passo indietro: dalla prima ondata inglese alle carovane verso l’Est Europa;\r\n \tLe tribe arrivano in Italia: primi techno party e nuove occupazioni\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Mondo-rave_1_34-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 20 h 20 - Mondo Rave parte 2 (Titolo originale: Rave ON/OFF – Una storia dagli anni Novanta) (30 minuti) [Radio Cane]:\r\n\r\nIn questa seconda parte:\r\n\r\n \tI ravers e il “realismo centrosocialista”;\r\n \tI ravers e la cattiva strada;\r\n \tIl suono rave e le sue droghe: una “geneaologia”;\r\n \t“L’affare si ingrossa”: bellezza,limiti e contraddizioni della scena;\r\n \tIl rave del sabato sera ovvero la fine dello stupore\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Mondo-rave_2_32.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 21 h 10.30 - Maggot Brain (23 minuti) [Radio blackout]:\r\nApprofondimento dedicato all'album dei Funkadelic uscito nel 1971.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Maggot-Brain_23.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 21 h 18 - Racconti ovali parte 3 (Titolo originale: Tarvisium Ruggers ed il cammino di Ivan Francescato) (35 minuti) [Luca Wallace Costello]: \r\nPartendo dalla periferia veneta raccontiamo la storia della nascita ed affermazione della Ruggers Tarvisium, squadra dallo spiccato spirito egualitario in cui si fondono socialità, concretezza e talento. Dal vivaio della quale emerge Ivan Francescato, uno dei più grandi giocatori italiani di sempre.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/Racconti-ovali3_35.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","21 Gennaio 2024","2024-03-01 18:32:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Immagine-social-BH-200x110.jpg","BlackHoles dal 15 al 21 gennaio 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I “fatti di piazza Statuto” li abbiamo raccontati con l’aiuto di:\r\n\r\n* Mario Cavallo, ex operaio FIAT e “testimone dell’epoca”, che ci ha aiutato a ricostruire il contesto operaio di quegli anni;\r\n* Un estratto dall’Archivio RadioTeatro di Radio Onda Rossa il “ReadReading” di e con Tamara Bartolini (voce, drammaturgia) e Michele Baronio (voce, canzoni, sonorizzazioni) che si ispira al libro di Lanzardo di seguito descritto;\r\n* Marco Scavino, storico, che ci ha aiutato a delineare il contesto storico/politico di quegli anni.\r\n\r\nIl filo conduttore della puntata è stato il libro di Dario Lanzardo “La rivolta di Piazza Statuto” (Torino, Luglio 1962, Feltrinelli economica, Milano 1979) dove vengono ricostruiti gli eventi del 1962 a Torino relativi alla protesta operaia per l’accordo separato Fiat col sindacato Uil, nel bel mezzo di uno sciopero generale dei metalmeccanici come non se ne vedevano da anni . 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Dal libro di Lanzardo emerge un quadro contraddittorio dato dalle interviste dei protagonisti, operai e semplici cittadini accorsi nei tre giorni di scontri a sostegno della protesta, e dato dai quotidiani, dalle dichiarazioni dei sindacalisti e politici e osservatori esterni: un quadro che fa emergere le diverse posizioni e anche le manipolazioni delle informazioni.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Rivolta-di-P.za-Statuto-1962FritturaMista19072022_135.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 17 h 8.30 - Due libri su New York (28 minuti) [Radio Blackout]:\r\n\r\nPresentazione dei libri \"New York regina underground. 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Quella stagione è qui narrata da un militante che ha attraversato una straordinaria molteplicità di esperienze esistenziali e politiche: da quella rivoltosa e spontanea degli scontri di piazza nel dopoguerra a quella della sinistra partitica e sindacale negli anni Sessanta; da quella della costruzione del nuovo sindacalismo di base a quella dell’area dell’autonomia operaia, fino all’approdo nella lotta armata delle Brigate rosse, negli anni Settanta.\r\nUna testimonianza ricca di narrazioni sui principali conflitti sociali di quei due decenni. Una descrizione, non priva di particolari inediti, sull’esperienza delle Brigate rosse di cui l’autore è stato dirigente nella «colonna romana» negli anni precedenti e successivi all’«azione Moro». Ma anche un’analisi rigorosa e profonda sull’istituzione carceraria che l’autore ha ben conosciuto dopo la condanna all’ergastolo. 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Quali le sue peculiarità iniziali e quali le sue successive trasformazioni? Ne abbiamo parlato con Pablito El Drito, oggi dj e producer, e a lungo esploratore della scena italiana ai suoi albori.\r\n\r\nIn questa prima parte:\r\n\r\n \tLa prima festa non si scorda mai ovvero inizia l’avventura;\r\n \tMilano a cavallo tra anni Ottanta e Novanta: underground, antagonismo sociale e tecnoutopie ovvero la scena prima del rave;\r\n \tUn passo indietro: dalla prima ondata inglese alle carovane verso l’Est Europa;\r\n \tLe tribe arrivano in Italia: primi techno party e nuove occupazioni\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Mondo-rave_1_34-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 20 h 20 - Mondo Rave parte 2 (Titolo originale: Rave ON/OFF – Una storia dagli anni Novanta) (30 minuti) [Radio Cane]:\r\n\r\nIn questa seconda parte:\r\n\r\n \tI ravers e il “realismo centrosocialista”;\r\n \tI ravers e la cattiva strada;\r\n \tIl suono rave e le sue droghe: una “geneaologia”;\r\n \t“L’affare si ingrossa”: bellezza,limiti e contraddizioni della scena;\r\n \tIl rave del sabato sera ovvero la fine dello stupore\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Mondo-rave_2_32.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 21 h 10.30 - Maggot Brain (23 minuti) [Radio blackout]:\r\nApprofondimento dedicato all'album dei Funkadelic uscito nel 1971.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Maggot-Brain_23.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 21 h 18 - Racconti ovali parte 3 (Titolo originale: Tarvisium Ruggers ed il cammino di Ivan Francescato) (35 minuti) [Luca Wallace Costello]: \r\nPartendo dalla periferia veneta raccontiamo la storia della nascita ed affermazione della Ruggers Tarvisium, squadra dallo spiccato spirito egualitario in cui si fondono socialità, concretezza e talento. Dal vivaio della quale emerge Ivan Francescato, uno dei più grandi giocatori italiani di sempre.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/Racconti-ovali3_35.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]",[514],{"field":102,"matched_tokens":515,"snippet":511,"value":512},[134],{"best_field_score":282,"best_field_weight":143,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":48,"score":283,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},{"document":518,"highlight":530,"highlights":535,"text_match":280,"text_match_info":538},{"comment_count":48,"id":519,"is_sticky":48,"permalink":520,"podcastfilter":521,"post_author":327,"post_content":522,"post_date":523,"post_excerpt":54,"post_id":519,"post_modified":524,"post_thumbnail":525,"post_title":526,"post_type":368,"sort_by_date":527,"tag_links":528,"tags":529},"74925","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-primo-aprile-guerra-energia-capitalismo-nazisti-buoni-e-nazisti-cattivi-come-e-cambiato-il-paradigma-bellico-in-italia/",[327],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-01-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: \r\n\r\nGuerra, energia, capitalismo. La vicenda russo-ucraina fa emergere due nodi fondamentali, uno geopolitico e l’altro economico, nei quali l’energia gioca un ruolo decisivo. Il conflitto ripropone all’Europa un tema centrale, quello di trovare nello scacchiere internazionale un proprio autonomo spazio di là delle tradizionali alleanze politiche e militari atlantiche. L’Europa, ancora una volta, non ha una posizione unitaria, si presenta in ordine sparso nella gestione diplomatica e militare del conflitto. Se la UE non è compatta nell’affrontare la crisi non è solo la risultanza di una incompiuta unità politica ma è legata a doppio filo alla questione energetica. La dipendenza dalle fonti fossili russe (solo per il gas la UE importa il 45% del suo fabbisogno dalla Russia, 25% la quota del petrolio), non è equamente divisa fra i 27 stati membri. Italia e soprattutto Germania ne dipendono in modo decisivo: l’Italia importa dalla Russia il 40% del gas, la Germania ne dipende per il 50%, mentre altri, ad esempio la Francia, non hanno significativi legami energetici con Mosca. Uno degli obiettivi strategici di Putin è quello di dividere l’Europa e l’arma energetica è quella più efficace.\r\nLa storia del Nord Stream2 – il più importante progetto di collegamento energetico tra Russia e Germania (temporaneamente sospeso nello scorso mese dal cancelliere Scholz) – ci offre un significativo quadro di come gli interessi del capitalismo europeo, e in particolare tedesco, non abbiano una posizione unitaria nei confronti di Mosca. Il gasdotto, sebbene di proprietà della società russa Gazprom (uno dei leader mondiali del settore fossile,) è stato finanziato da cinque società europee (Uniper, Wintershall Dea, Shell, Omv ed Engie) e rappresenta, sotto il profilo geopolitico, un saldo legame con Putin. In Germania è da tempo attiva una lobby del gas capitanata dall’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder che al giugno 2020 sedeva nei board della compagine petrolifera russa Rosneft e di Nord Stream AG, società che aveva costruito la prima pipeline Nord Stream1.\r\nQuelli sopra sono alcuni stralci di un articolo di Daniele Ratti, uscito sull’ultimo numero di Umanità Nova.\r\nNe abbiamo parlato con Daniele per approfondire una questione cruciale nello scontro interimperialista in atto.\r\n\r\nNazisti buoni e nazisti cattivi. I paradossi nella narrazione della guerra in Ucraina.\r\nI media main stream stanno sdoganando i nazisti del battaglione Azov, descrivendoli come nazionalisti, patrioti, amanti della filosofia. I mercenari russi della Wagner, a loro volta dichiaratamente nazisti, sono invece demonizzati. Niente di nuovo: in guerra i media arruolati travestono la propaganda sotto i panni dell’informazione.\r\nAbbiamo provato a capirne di più con Stefano Capello\r\n\r\nOrizzonti antimilitaristi\r\nCome si è modificato il paradigma bellico nel nostro paese: dalla guerra umanitaria, all’operazione di polizia internazionale, alla guerra imperialista. Un utile excursus sulle guerre dell’Italia e sui modi in cui vengono presentate. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 16 aprile\r\nmarcia contro la guerra e il Tav da Bussoleno a San Didero\r\nore 14 piazza del mercato\r\n\r\nLunedì 25 aprile\r\nDisertori di tutte le guerre\r\nPartigiani contro tutti gli Stati\r\nore 15\r\nricordo, fiori, bicchierata, interventi e distro alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni\r\nin corso Giulio Cesare angolo corso Novara\r\nE dal vivo… canzoniere anarchico, partigiano e antifascista\r\n\r\nDomenica Primo Maggio\r\nore 9\r\nPace tra gli oppressi, guerra agli oppressori\r\nSpezzone antimilitarista al corteo da piazza Vittorio\r\nDopo il corteo pranzo benefit lotte contro la guerra alla tettoia dei contadini\r\n(per prenotazioni: antimilitarista.to@gmail.com \r\n#disertiamolaguerra\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","14 Aprile 2022","2022-04-14 11:43:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/06-200x110.jpg","Anarres del primo aprile. Guerra, energia, capitalismo. Nazisti buoni e nazisti cattivi. Come è cambiato il paradigma bellico in Italia...",1649936607,[],[],{"post_content":531},{"matched_tokens":532,"snippet":533,"value":534},[74],"quello di trovare nello scacchiere \u003Cmark>internazionale\u003C/mark> un proprio autonomo spazio di","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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