","Venezuela in fiamme: il sanguinoso declino del bolivarismo di facciata","post",1493382114,[62,63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/bolivarismo/","http://radioblackout.org/tag/chavez/","http://radioblackout.org/tag/maduro/","http://radioblackout.org/tag/osa/","http://radioblackout.org/tag/scontri/","http://radioblackout.org/tag/venezuela/",[20,23,18,26,69,15],"scontri",{"post_content":71,"post_title":76,"tags":79},{"matched_tokens":72,"snippet":74,"value":75},[73],"bolivarismo","che evidente il declino del \u003Cmark>bolivarismo\u003C/mark> di facciata di Maduro, che","Precipita nel sangue la crisi politica che sta attraversando il Venezuela, dove sono almeno 30 i morti dopo tre settimane di proteste contro il governo, il quale nel frattempo ha annunciato di voler avviare le pratiche per ritirarsi dall'Organizzazione degli Stati Americani (OSA). Solo pochi giorni prima del 15° anniversario del colpo di stato contro Chavez (11-13 aprile 2002), quelli che lo attuarono hanno cominciato a gridare contro un presunto “auto golpe” dell'attuale presidente Maduro. Mentre le proteste del 2014 erano una reazione a disordini violenti capeggiati dal movimento studentesco di destra del paese, quelle di quest’anno sono cominciate dopo che la Corte Suprema di Giustizia (TJS) ha emesso una sentenza che assegnava alla Corte poteri temporanei di assumere le funzioni legislative dell’Assemblea Nazionale. Il parlamento venezuelano veniva infatti dichiarato colpevole di “oltraggio alla Corte” per più di sei mesi, dopo che l’opposizione si era rifiutata di rifiutata di far dimettere tre dei suoi parlamentari sotto inchiesta per brogli elettorali. La sentenza è stata revocata quasi immediatamente, mentre le destre reazionarie denunciavano una “rottura dell’ordine costituzionale”. Le proteste di piazza, oggi animate principalmente da giovani, sono state un’occasione da non perdere per le opposizioni, che stavano subendo un costante calo di popolarità dopo un anno intero di sperpero della propria maggioranza legislativa in parlamento. Di fronte alle manifestazioni, Maduro ha ordinato all’Esercito di marciare \"in difesa della morale\" e in \"ripudio dei traditori della patria\". I militari negli ultimi 20 anni hanno sempre avuto un ruolo centrale in Venezuela, ma oggi più che di un governo \"civico-militare\", c'è chi parla di governo \"militare-civico\".\r\n\r\n \r\n\r\nAd aggravare la situazione c'è naturalmente la crisi economica che da tempo sta affliggendo uno Stato oggi a rischio default, il cui modello di accumulazione è totalmente basato sullo sfruttamento ed esportazione di prodotti petroliferi, di cui non può controllare il prezzo. Di fronte alle forti limitazioni delle riserve di valuta forte e dei proventi del greggio, il governo ha dato priorità al pagamento del debito estero rispetto alle importazioni, che sono state pesantemente tagliate, aggravando così la scarsità di beni nel paese e, conseguentemente, la fame. Allo stesso tempo, per pagare per il bilancio dello Stato, che opera con un deficit pari al 15-20% del PIL, si è fatto ricorso a una politica che stampa nuova moneta, cosa che a sua volta ha portato alla iperinflazione. Come evolverà la crisi in Venezuela sembra dipendere dalle dinamiche interne al potere, in termini di controllo delle forze armate e di egemonizzazione delle mobilitazioni di massa per le strade, mentre le realtà sociali antagoniste auto-organizzate appaiono oggi più che mai frammentate e indebolite. Se al momento non sembra che l’opposizione reazionaria abbia la forza di rovesciare lo Stato, è più che evidente il declino del \u003Cmark>bolivarismo\u003C/mark> di facciata di Maduro, che nel frattempo ha annunciato ulteriori concessioni ai capitalisti nazionali ed esteri.\r\n\r\n \r\n\r\nCon l'intento di evitare fallaci appiattimenti tanto sul Madurismo capitalista quanto sulle proteste di piazza chiaramente attraversate da spinte reazionarie, questa mattina abbiamo raggiunto il giornalista e scrittore Alfredo Somoza, profondo conoscitore della realtà latino-americana:\r\n\r\nSomosaVenezuola",{"matched_tokens":77,"snippet":78,"value":78},[73],"Venezuela in fiamme: il sanguinoso declino del \u003Cmark>bolivarismo\u003C/mark> di facciata",[80,83,85,87,89,91],{"matched_tokens":81,"snippet":82},[20],"\u003Cmark>Bolivarismo\u003C/mark>",{"matched_tokens":84,"snippet":23},[],{"matched_tokens":86,"snippet":18},[],{"matched_tokens":88,"snippet":26},[],{"matched_tokens":90,"snippet":69},[],{"matched_tokens":92,"snippet":15},[],[94,99,102],{"field":37,"indices":95,"matched_tokens":96,"snippets":98},[48],[97],[20],[82],{"field":100,"matched_tokens":101,"snippet":78,"value":78},"post_title",[73],{"field":103,"matched_tokens":104,"snippet":74,"value":75},"post_content",[73],578730123365712000,{"best_field_score":107,"best_field_weight":108,"fields_matched":109,"num_tokens_dropped":48,"score":110,"tokens_matched":25,"typo_prefix_score":48},"1108091339008",13,3,"578730123365711979",{"document":112,"highlight":131,"highlights":143,"text_match":105,"text_match_info":149},{"cat_link":113,"category":114,"comment_count":48,"id":115,"is_sticky":48,"permalink":116,"post_author":117,"post_content":118,"post_date":119,"post_excerpt":54,"post_id":115,"post_modified":120,"post_thumbnail":121,"post_thumbnail_html":122,"post_title":123,"post_type":59,"sort_by_date":124,"tag_links":125,"tags":128},[45],[47],"99926","http://radioblackout.org/2025/09/venezuela-accerchiamento-navale-usa-e-condizioni-del-progetto-bolivariano/","info2","Nelle ultime settimane sembra stringersi un accerchiamento sempre più stretto da parte degli USA verso le coste venezuelane. 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L’opposizione ha parlato da subito di brogli e la leader della destra venezuelana , Maria Corina Machado ha invitato , di nuovo, la gente a scendere in piazza sabato “in ‘tutte le città del Paese”. Si sta profilando una situazione condizionata dall'ingerenza esterna degli Stati Uniti e di alcuni paesi latinoamericani tra cui Argentina ,Ecuador,Perù ,Uruguay che hanno riconosciuto come presidente Edmundo Gonzalez assumendo come verità incontrovertibili le accuse di brogli agitate dall'opposizione. Il tutto in un contesto di golpe strisciante con le piazze che si contrappongono e le manifestazioni contro Maduro che si susseguono non solo nella capitale .\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/INFO-VENEZUELA-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDal Venezuela ci è arrivato anche il contributo di Geraldina Colotti giornalista e sostenitrice della rivoluzione bolivariana che si trova in questi giorni a Caracas.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/GERALDINA-COLOTTI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","3 Agosto 2024","Venezuela continua l'ingerenza statunitense nel tentativo di condizionare l'esito elettorale. ","2024-08-05 13:28:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/MADURO-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/MADURO-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/MADURO-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/MADURO.jpg 474w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","VENEZUELA FRA INGERENZE STRANIERE, GOLPE STRISCIANTE E CRISI ECONOMICA",1722728147,[62,168,64,67],"http://radioblackout.org/tag/elezioni/",[20,170,18,15],"elezioni",{"tags":172},[173,175,177,179],{"matched_tokens":174,"snippet":82},[20],{"matched_tokens":176,"snippet":170},[],{"matched_tokens":178,"snippet":18},[],{"matched_tokens":180,"snippet":15},[],[182],{"field":37,"indices":183,"matched_tokens":184,"snippets":186},[48],[185],[20],[82],{"best_field_score":107,"best_field_weight":108,"fields_matched":25,"num_tokens_dropped":48,"score":150,"tokens_matched":25,"typo_prefix_score":48},{"document":189,"highlight":210,"highlights":228,"text_match":105,"text_match_info":234},{"cat_link":190,"category":191,"comment_count":48,"id":192,"is_sticky":48,"permalink":193,"post_author":51,"post_content":194,"post_date":195,"post_excerpt":54,"post_id":192,"post_modified":196,"post_thumbnail":197,"post_thumbnail_html":198,"post_title":199,"post_type":59,"sort_by_date":200,"tag_links":201,"tags":206},[45],[47],"32967","http://radioblackout.org/2015/12/america-latina-fine-del-ciclo-progressista/","-Intervista con Raul Zibechi-\r\nCome già anticipato negli scorsi mesi - da questi microfoni e in numerosi scritti - il giornalista e pensatore-attivista uruguayano Raul Zibechi aveva largamente previsto i recenti risultati elettorali avvenuti in Argentina e Venezuela, parlando esplicitamente di \"fine del ciclo progressista\"; della crisi cioè dei governi che, con diverse sfumature e articolazioni hanno determinato un cambio di rotta negli ultimi 15 anni di storia del continente.\r\nZibechi individua la crisi di questo paradigma nell'eccessivo investimento su un modello di sviluppo iper-estrattivista, concentrato cioè sull'estrazione di materie prime (minerali, petrolio, monoculture agricole) volte all'esportazione. Il risvolto di questo è consistito in un mancato investimento su forme di sviluppo, industriale e agricolo, interno.\r\nAltro aspetto non indifferente segnalato dal nostro, ampi strati popolari promossi da questi governi gli votano oggi contro perché incapaci di garantire ulteriori avanzamenti sociali sul piano del benessere materiale e dell'accesso al consumo.\r\nNella seconda parte dell'intervista, ci siamo invece soffermati su due recenti accadimenti che hanno interessato il Brasile, paese fondamentale dello scenario latino-americano: il grande disastro ecologico provocato dalla rottura della diga di Mariana e la ripresa di un forte movimento studentesco contro una riforma restrittiva dell'istruzione.\r\nAscolta l'intervista \r\nraul_zibechi_dec_2015","9 Dicembre 2015","2015-12-10 14:55:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/5140syvdEwL._SX322_BO1204203200_-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"217\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/5140syvdEwL._SX322_BO1204203200_-300x217.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/5140syvdEwL._SX322_BO1204203200_-300x217.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/5140syvdEwL._SX322_BO1204203200_.jpg 307w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","America Latina: fine del ciclo progressista?",1449665961,[202,203,62,204,63,64,205,67],"http://radioblackout.org/tag/america-latina/","http://radioblackout.org/tag/argentina/","http://radioblackout.org/tag/brasile/","http://radioblackout.org/tag/raul-zibechi/",[207,208,20,209,23,18,34,15],"America Latina","argentina","brasile",{"tags":211},[212,214,216,218,220,222,224,226],{"matched_tokens":213,"snippet":207},[],{"matched_tokens":215,"snippet":208},[],{"matched_tokens":217,"snippet":82},[20],{"matched_tokens":219,"snippet":209},[],{"matched_tokens":221,"snippet":23},[],{"matched_tokens":223,"snippet":18},[],{"matched_tokens":225,"snippet":34},[],{"matched_tokens":227,"snippet":15},[],[229],{"field":37,"indices":230,"matched_tokens":231,"snippets":233},[22],[232],[20],[82],{"best_field_score":107,"best_field_weight":108,"fields_matched":25,"num_tokens_dropped":48,"score":150,"tokens_matched":25,"typo_prefix_score":48},{"document":236,"highlight":256,"highlights":272,"text_match":105,"text_match_info":278},{"cat_link":237,"category":238,"comment_count":48,"id":239,"is_sticky":48,"permalink":240,"post_author":51,"post_content":241,"post_date":242,"post_excerpt":54,"post_id":239,"post_modified":243,"post_thumbnail":244,"post_thumbnail_html":245,"post_title":246,"post_type":59,"sort_by_date":247,"tag_links":248,"tags":253},[45],[47],"29091","http://radioblackout.org/2015/04/venezuela-e-usa-tra-pressione-e-reazione/","Sabato 11 aprile si è conclusa la 2 giorni della Cumbre de las Americas a Panamà, in cui tutti gli stati americani tranne USA e Canada hanno chiesto l’annullamento del decreto che il 9 marzo scorso ha dichiarato il Venezuela una \"minaccia per la sicurezza nazionale\" e avviato lo \"stato di emergenza\". Il decreto formalizza una serie di sanzioni nei confronti di funzionari e cittadini venezuelani negli Stati Uniti.\r\nAll'indomani dall'approvazione la reazione del governo di Maduro, in un paese che sta attraversando una forte crisi socio-economica e politica, è stata immediata così come quella dell’UNASUR, come rappresentante dell’unità politica dei paesi latinoamericani, nel condannare la misura adottata dal congresso statunitense.\r\nA 2 settimane dallo scoppio dello \"scontro diplomatico\" tra i due paesi ne abbiamo parlato con Luciano Andrenacci docente di politiche pubbliche alla FLACSO di Buenos Aires.\r\n\r\nAscolta il contributo\r\n\r\nUnknown","14 Aprile 2015","2015-04-16 13:18:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/las-venas-abiertas-de-america-latina-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/las-venas-abiertas-de-america-latina-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/las-venas-abiertas-de-america-latina-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/las-venas-abiertas-de-america-latina-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/las-venas-abiertas-de-america-latina.jpg 855w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Venezuela e USA tra pressione e reazione",1429008497,[62,249,64,250,251,252,67],"http://radioblackout.org/tag/crisi-economica/","http://radioblackout.org/tag/minaccia-sicurezza-nazionale-usa/","http://radioblackout.org/tag/unasur/","http://radioblackout.org/tag/usa/",[20,254,18,36,32,255,15],"crisi economica","USA",{"tags":257},[258,260,262,264,266,268,270],{"matched_tokens":259,"snippet":82},[20],{"matched_tokens":261,"snippet":254},[],{"matched_tokens":263,"snippet":18},[],{"matched_tokens":265,"snippet":36},[],{"matched_tokens":267,"snippet":32},[],{"matched_tokens":269,"snippet":255},[],{"matched_tokens":271,"snippet":15},[],[273],{"field":37,"indices":274,"matched_tokens":275,"snippets":277},[48],[276],[20],[82],{"best_field_score":107,"best_field_weight":108,"fields_matched":25,"num_tokens_dropped":48,"score":150,"tokens_matched":25,"typo_prefix_score":48},{"document":280,"highlight":294,"highlights":302,"text_match":105,"text_match_info":308},{"cat_link":281,"category":282,"comment_count":48,"id":283,"is_sticky":48,"permalink":284,"post_author":51,"post_content":285,"post_date":286,"post_excerpt":54,"post_id":283,"post_modified":287,"post_thumbnail":288,"post_thumbnail_html":289,"post_title":290,"post_type":59,"sort_by_date":291,"tag_links":292,"tags":293},[45],[47],"16082","http://radioblackout.org/2013/05/nel-venezuela-post-elettorale/","L'elezione di Maduro ha mostrato quanto può essere fragile un progetto politico che sino a pochi mesi prima sembrava procedere a tutto spiano con passo inarrestabile. E' bastata l'uscita di scena del presidente Chavez, deceduto in seguito a un cancro pelvico, per rimettere in discussione i giochi e ridare fiato a un'opposizione che , quasi disperata, millantava simpatie per il brasiliano Lula e infine per lo stesso Chavez, del quale scimmiottava ormai programmi e modalità di costruzione del consenso. E' bastata la sua dipartita appunto perché le scarse, per certi versi sorprendenti, percentuali di vittoria del neo-presidente Maduro, designato da Chavez stesso, ridassero vigore a una destra che nei ha fatti ha palesato il suo volto più autentico: golpista e regressivo. Mostrando di non aver mai digerito le politiche chaviste: l'orizzonte socialista, le nazionalizzazioni, gli intralci al libero commercio e allo strapotere delle multinazionali. Gli interrogativi aperti restano molti e i prossimi mesi saranno decisivi per capire se può ancora crescere e rafforzarsi, senza irrigidirsi, un progetto che con tutti i suoi limiti, riveste un'importanza enorme per tutto il subcontinente latinoamericano.\r\n\r\nAscolta la diretta con Geraldina Colotti, inviata del Manifesto in Venezuela e autrice di \"Talpe a Caracas\" che verrà presentato venerdì 24 maggio alle 21.00 nella sede di via Cecchi 21/A.\r\n\r\nGerri","21 Maggio 2013","2013-05-25 11:16:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/05/2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"216\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/05/2-300x216.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/05/2-300x216.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/05/2.jpg 350w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Nel Venezuela post-elettorale",1369159778,[62,64,67],[20,18,15],{"tags":295},[296,298,300],{"matched_tokens":297,"snippet":82},[20],{"matched_tokens":299,"snippet":18},[],{"matched_tokens":301,"snippet":15},[],[303],{"field":37,"indices":304,"matched_tokens":305,"snippets":307},[48],[306],[20],[82],{"best_field_score":107,"best_field_weight":108,"fields_matched":25,"num_tokens_dropped":48,"score":150,"tokens_matched":25,"typo_prefix_score":48},6646,{"collection_name":59,"first_q":20,"per_page":17,"q":20},4,{"facet_counts":313,"found":22,"hits":329,"out_of":383,"page":25,"request_params":384,"search_cutoff":38,"search_time_ms":385},[314,322],{"counts":315,"field_name":320,"sampled":38,"stats":321},[316,318],{"count":25,"highlighted":317,"value":317},"liberation front",{"count":25,"highlighted":319,"value":319},"I Bastioni di Orione","podcastfilter",{"total_values":22},{"counts":323,"field_name":37,"sampled":38,"stats":328},[324,326],{"count":25,"highlighted":325,"value":325},"BastioniOrione",{"count":25,"highlighted":327,"value":327},"Bastioni di Orione",{"total_values":22},[330,360],{"document":331,"highlight":346,"highlights":352,"text_match":355,"text_match_info":356},{"comment_count":48,"id":332,"is_sticky":48,"permalink":333,"podcastfilter":334,"post_author":117,"post_content":335,"post_date":336,"post_excerpt":54,"post_id":332,"post_modified":337,"post_thumbnail":338,"post_title":339,"post_type":340,"sort_by_date":341,"tag_links":342,"tags":345},"99949","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-18-09-2025-la-svolta-dellattacco-sionista-a-doha-rivolte-e-intrighi-nella-contorta-estate-in-sudest-asiatico-il-gerd-etiope-alleanze-in-corno-dafrica-e-lassedio-medievale/",[319],"Nel 43esimo anniversario di Sabra e Chatila iniziamo la trasmissione con Laura Silvia Battaglia per analizzare quali strade si aprono al mondo arabo e in particolare ai paesi del Golfo dopo il proditorio attacco del fascistissimo governo israeliano contro la delegazione di Hamas chiamata a Doha a valutare le proposte di tregua; da questo primo spunto si è sviluppata una disamina che ha coinvolto il Pakistan, con il quale l'Arabia Saudita ha stipulato un accordo di reciproco supporto in caso di aggressione, la centralità della spianata nei livelli di provocazione dell'entità ebraica, il dilettantismo trumpiano, finendo con rievocare la distruzione di vestigia e tradizioni culturali perpetrate dall'esercito americano nel recente passato, con lo stesso spregio coloniale e supponente dell'Idf, partendo dal presupposto di detenere il monopolio della cultura di riferimento.\r\nPer contiguità con la regione mediorientale abbiamo proseguito nella carrellata di conflitti che costellano il pianeta, attraversando Bab-al Mandab, ed è toccato a Matteo Palamidesse accompagnarci tra le divisioni armate dell'Africa orientale, dove l'attivazione della diga etiope Gerd sul Nilo Azzurro funge da pretesto per alimentare le divisioni etniche, le rivendicazioni di indipendenza e i campi contrapposti appoggiati da potenze straniere, coinvolgendo il territorio del Corno d'Africa ed estendendosi fino all'assedio di stampo medievale attuato dalle Rsf di Dagalo su Al Fashir nell'Est del Sudan, dove si consumano stragi quotidiane, l'ultima delle quali è avvenuta con un drone su una moschea che ha causato 75 morti poche ore dopo il racconto di Matteo ai nostri microfoni.\r\nL'elenco di conflitti, proteste e insurrezioni è poi proseguito in Sudest asiatico con Emanuele Giordana, che ci ha illustrato gli intrighi, collegati agli interessi delle scam city e del mondo dell'azzardo per quel che riguarda le scaramucce tra Thailandia e Cambogia e che hanno portato a un rivolgimento politico rischioso per la tradizionale suscettibilità dei militari thai, sempre pronti a sciogliere la conduzione democratica del paese, ora in mano a una nuova coalizione anodina condotta da Anutin Charnvirakul con l'appoggio esterno del Partito popolare (ex Move Forward), dopo la destituzione della famiglia Shinawatra; sempre con il reporter esperto delle questioni estremo orientali abbiamo poi raggiunto il Nepal dove si è assistito a un nuovo episodio delle rivolte della macroarea nell'ultimo anno (dopo Bangla Desh e Sri Lanka) che hanno portato alla destituzione del governo corrotto filocinese; senza tralasciare il pugno di ferro di Prabowo che riprende la tradizione repressiva dell'Indonesia.\r\nLa lunga puntata si è conclusa in Latinamerica con Andrea Cegna inseguendo altri venti di guerra, anche questi scatenati dall'Impero americano in declino: le War on Drugs di nixoniana memoria, ripristinate dall'amministrazione Trump come pretesto per colpire i nemici del cortile di casa; così si è parlato di quale sia il significato ancora del regime bolivariano in Venezuela, ma anche del contrasto in Caribe e quale ruolo svolga il Mexico di Scheinbaum, riservandoci di affrontare tra un mese le alterne fortune del neoliberismo nel mondo latinoamericano, in particolare quello incarnato da Milei che ha subito sì una sonora sconfitta a Buenos Aires, ma in ottobre per le elezioni del Parlamento può ambire a un numero maggiore di rappresentanti eletti tra le sue file.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nOil non olet\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/3iOadt0OjeBCBS2wCkHYV6?si=2mNA3bJ4QpaubkOL24hdvg\r\n\r\nSi sono sprecati tutti gli aggettivi più vieti possibili per esprimere indignazione per l’efferatezza delle operazioni militari di Idf agli ordini politici del governo fascista di Netanyahu, sempre rispettando il diritto di Israele a perpetuare un genocidio in quanto popolo eletto, ma di fronte alla sorpresa per il bombardamento della delegazione riunita a valutare proposte di “pace” nel territorio sovrano del Qatar, una nazione filoamericana che ospita la più grossa base statunitense nel Sudovest asiatico e ha regalato l’aereo presidenziale come omaggio al nuovo imperatore, sono venute meno le inani riprovazioni e i vicini sauditi si sono rivolti al Pakistan in cerca di ombrello nucleare e protezione. La credibilità dell’amministrazione Trump è scomparsa del tutto e il volto mascherato di sangue dello Stato ebraico è apparso improvvisamente con i suoi veri connotati al mondo arabo, che ha sempre abbandonato le genti di Palestina al loro destino sacrificale, in cambio di affari.\r\nIl raid israeliano a Doha ha superato il perimetro del conflitto con Hamas: ha squassato regole non scritte, infranto la logica del territorio mediatore, e messo in discussione l’intero schema di alleanze della diplomazia araba, quella stessa che ha permesso al Mossad le peggiori turpitudini e fornito appoggio per operazioni nell'area contro gli avversari di Israele, che con il suo istinto da scorpione ha punto persino il proprio cavallo di Troia nella regione. Il Qatar, lungi dall’essere un bersaglio secondario, entra nella storia come simbolo della frattura tra potenza militare israeliana e coesione regionale arabo-americana, dando spazio a una alleanza di nuovo stampo con una potenza nucleare che fa parte della Belt Road cinese e si approvvigiona da Pechino per i suoi ordigni, come la filosionista India si è accorta nell'ultimo conflitto di pochi mesi fa.\r\nForse ora tutti si accorgeranno che la volontà di cancellazione di ogni traccia di vita e cultura araba dal territorio della Israele biblica coinvolge anche le vestigia e le tradizioni mondiali, ma questo risultato è stato possibile perché tutto ciò che stanno perpetrando i sionisti è già stato sperimentato dai governi di Washington, per esempio in Iraq, dove sono state ridotte in briciole dallo spregio dell’esercito americano testimonianze artistiche e culturali millenarie. Questo è reso possibile dalla presunzione che l’unica vera cultura sia quella ebraico-cristiana e tutti gli altri sono semplici colonizzati senza cultura propria.\r\nQuesti sono i prodromi perché quando gli invasati come Smotrich e Ben Gvir picconeranno la moschea di Gerusalemme, come già hanno cominciato a fare, Al-Aqsa sarà la soglia oltre alla quale la hybris ebraica renderà conto dei suoi abusi, perché la rivolta a quel punto non coinvolgerà solo i milioni di palestinesi, ma i miliardi di musulmani. E gli accordi finanziari, gli interessi per i resort progettati su una Striscia di concentramento e sterminio nulla potranno di fronte alla rivendicazione culturale delle masse oltraggiate dall’impunità israeliana.\r\nGià la trasferta di Rubio a Doha si è risolta in un fallimento: nonostante il giorno prima la riunione dei paesi coinvolti avesse balbettato, come una qualunque Unione europea, L’emiro Tamim ha chiesto i risarcimenti per i danni causati nel bombardamento israeliano su Doha, le scuse ufficiali e l’impegno di Netanyahu a non ripetere più la sua prepotenza e soprattutto di bloccare le uccisioni di innocenti a Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Oil-non-olet-in-Qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAltri temi inerenti all'aggressione colonialista israeliana degli ultimi 80 anni si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\nIrresolubili contrasti che trovano nell'acqua del Nilo pretesti per perpetuarsi\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dalla-diga-sul-nilo-all-assedio-di-al-fashir-conflitti-in-africa-orientale--67835929\r\n\r\nFinalmente a inizio settembre si è inaugurata Gerd, la grande diga sul Nilo Azzurro voluta da Ahmed e che non solo approvvigionerebbe Etiopia, Sudan, Kenya e Gibuti di energia elettrica, ma coprirebbe il 20% dei consumi dell’Africa orientale. In questo anno in cui il bacino idrico si è andato riempiendo i dati dimostrano che questo non è avvenuto a detrimento dei paesi a valle, eppure i motivi di attrito con l’Egitto non scemano e anzi si dispiegano truppe del Cairo in Somalia, evidenziando alleanze e divisioni legate ad altri dossier, quali lo sbocco al mare in Somaliland (proprio la regione che per essere riconosciuta da Usa e Israele è disposta a ospitare i gazawi deportati) per Addis Abeba, o gli scontri interetnici sia a Nord in Puntland, che nel Jubbaland a Sud. Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città del Darfur ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo del dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . Le cause delle crisi che stanno attraversando alcuni paesi asiatici hanno le loro radici in un sistema di potere autoritario che nega le legittime aspirazioni delle nuove generazioni a una partecipazione concreta alle scelte che condizionano il loro futuro. La crisi economica, le distorsioni nello sviluppo eredità del colonialismo, l'iniqua distribuzione delle risorse, la corruzione imperante, le smodate ricchezze esibite da élite predatorie, l'ingombrante presenza dei militari nella vita politica ed economica, la disoccupazione giovanile e la mancanza di prospettive sono tratti comuni in paesi come la Thailandia, l'Indonesia e con caratteristiche più peculiari il Nepal. Sono paesi dove i giovani sono la maggioranza ma le loro richieste di cambiamento sono state compresse e represse per molto tempo e dove hanno trovato uno sbocco elettorale come in Thailandia i poteri conservatori e legati alla monarchia hanno invalidato l'esito elettorale. La chiamano la generazione \"z\" ma a prescindere dalle definizioni queste rivolte sono il sintomo di una forte richiesta di cambiamento del modello di accumulazione che ha contraddistinto la tumultuosa crescita dei paesi asiatici. Questa spinta generazionale ancora non riesce a trasformarsi in un articolato progetto politico ma sta mettendo in discussione fortemente un modello di società che ormai non garantisce né crescita né uguaglianza, le rivolte si stanno espandendo e chissà che dall'Asia arrivi anche in Europa questo virus benefico.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/i-giovani-scuotono-l-asia-dalla-crisi-politica-thai-alle-rivolte-in-nepal-ed-indonesia--67824026\r\n\r\nAltri temi inerenti alla geopolitica estremorientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-GIORDANA-18092025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTrump ringhia contro il Venezuela agitando lo spettro della guerra alla droga.\r\n\r\nTrump si rivolge verso il \" patio trasero\" yankee con molta più frequenza ed aggressività delle precedenti amministrazioni anche repubblicane. L'impero declinante ha perso importanti posizioni in America Latina nel confronto con il competitor cinese e quindi ora Washington si atteggia a \" terminator\" nella strategia della lotta antidroga ,alibi per eccellenza fin dai tempi di Nixon per mascherare le ingerenze nordamericane. Il target è il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante Maduro, comunque eccezione pur con le sue contraddizioni a causa di un modello economico redistributivo verso il basso che non trova più seguaci nella regione . Rimasto prigioniero delle logiche di capitalismo estrattivo il Venezuela di Maduro resiste anche per l'inefficacia di un'opposizione poco credibile ed asservita agli interessi statunitensi, preda ambita per le sue riserve petrolifere.\r\nIl narcotraffico costituisce la copertura per l'interventismo nordamericano che ricorda la versione 2.0 della dottrina Monroe, ma il destino manifesto è duro da affermare in un continente sempre più autonomo dai legami con l'ingombrante vicino e legato ad interessi economici ed investimenti cinesi.\r\n\r\nNe parliamo con Andrea Cegna, giornalista e conoscitore dell'America Latina\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-ringhia-contro-il-venezuela-agitando-lo-spettro-della-guerra-alla-droga--67855661\r\n\r\nPer ripercorrere i sentieri fin qui percorsi con i popoli latinos, si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-18092025-CEGNA.mp3\"][/audio]","20 Settembre 2025","2025-09-22 23:43:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 18/09/2025 - LA SVOLTA DELL'ATTACCO SIONISTA A DOHA; 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Il Qatar, lungi dall’essere un bersaglio secondario, entra nella storia come simbolo della frattura tra potenza militare israeliana e coesione regionale arabo-americana, dando spazio a una alleanza di nuovo stampo con una potenza nucleare che fa parte della Belt Road cinese e si approvvigiona da Pechino per i suoi ordigni, come la filosionista India si è accorta nell'ultimo conflitto di pochi mesi fa.\r\nForse ora tutti si accorgeranno che la volontà di cancellazione di ogni traccia di vita e cultura araba dal territorio della Israele biblica coinvolge anche le vestigia e le tradizioni mondiali, ma questo risultato è stato possibile perché tutto ciò che stanno perpetrando i sionisti è già stato sperimentato dai governi di Washington, per esempio in Iraq, dove sono state ridotte in briciole dallo spregio dell’esercito americano testimonianze artistiche e culturali millenarie. Questo è reso possibile dalla presunzione che l’unica vera cultura sia quella ebraico-cristiana e tutti gli altri sono semplici colonizzati senza cultura propria.\r\nQuesti sono i prodromi perché quando gli invasati come Smotrich e Ben Gvir picconeranno la moschea di Gerusalemme, come già hanno cominciato a fare, Al-Aqsa sarà la soglia oltre alla quale la hybris ebraica renderà conto dei suoi abusi, perché la rivolta a quel punto non coinvolgerà solo i milioni di palestinesi, ma i miliardi di musulmani. E gli accordi finanziari, gli interessi per i resort progettati su una Striscia di concentramento e sterminio nulla potranno di fronte alla rivendicazione culturale delle masse oltraggiate dall’impunità israeliana.\r\nGià la trasferta di Rubio a Doha si è risolta in un fallimento: nonostante il giorno prima la riunione dei paesi coinvolti avesse balbettato, come una qualunque Unione europea, L’emiro Tamim ha chiesto i risarcimenti per i danni causati nel bombardamento israeliano su Doha, le scuse ufficiali e l’impegno di Netanyahu a non ripetere più la sua prepotenza e soprattutto di bloccare le uccisioni di innocenti a Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Oil-non-olet-in-Qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAltri temi inerenti all'aggressione colonialista israeliana degli ultimi 80 anni si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\nIrresolubili contrasti che trovano nell'acqua del Nilo pretesti per perpetuarsi\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dalla-diga-sul-nilo-all-assedio-di-al-fashir-conflitti-in-africa-orientale--67835929\r\n\r\nFinalmente a inizio settembre si è inaugurata Gerd, la grande diga sul Nilo Azzurro voluta da Ahmed e che non solo approvvigionerebbe Etiopia, Sudan, Kenya e Gibuti di energia elettrica, ma coprirebbe il 20% dei consumi dell’Africa orientale. In questo anno in cui il bacino idrico si è andato riempiendo i dati dimostrano che questo non è avvenuto a detrimento dei paesi a valle, eppure i motivi di attrito con l’Egitto non scemano e anzi si dispiegano truppe del Cairo in Somalia, evidenziando alleanze e divisioni legate ad altri dossier, quali lo sbocco al mare in Somaliland (proprio la regione che per essere riconosciuta da Usa e Israele è disposta a ospitare i gazawi deportati) per Addis Abeba, o gli scontri interetnici sia a Nord in Puntland, che nel Jubbaland a Sud. Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città del Darfur ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo del dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . Le cause delle crisi che stanno attraversando alcuni paesi asiatici hanno le loro radici in un sistema di potere autoritario che nega le legittime aspirazioni delle nuove generazioni a una partecipazione concreta alle scelte che condizionano il loro futuro. La crisi economica, le distorsioni nello sviluppo eredità del colonialismo, l'iniqua distribuzione delle risorse, la corruzione imperante, le smodate ricchezze esibite da élite predatorie, l'ingombrante presenza dei militari nella vita politica ed economica, la disoccupazione giovanile e la mancanza di prospettive sono tratti comuni in paesi come la Thailandia, l'Indonesia e con caratteristiche più peculiari il Nepal. Sono paesi dove i giovani sono la maggioranza ma le loro richieste di cambiamento sono state compresse e represse per molto tempo e dove hanno trovato uno sbocco elettorale come in Thailandia i poteri conservatori e legati alla monarchia hanno invalidato l'esito elettorale. La chiamano la generazione \"z\" ma a prescindere dalle definizioni queste rivolte sono il sintomo di una forte richiesta di cambiamento del modello di accumulazione che ha contraddistinto la tumultuosa crescita dei paesi asiatici. Questa spinta generazionale ancora non riesce a trasformarsi in un articolato progetto politico ma sta mettendo in discussione fortemente un modello di società che ormai non garantisce né crescita né uguaglianza, le rivolte si stanno espandendo e chissà che dall'Asia arrivi anche in Europa questo virus benefico.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/i-giovani-scuotono-l-asia-dalla-crisi-politica-thai-alle-rivolte-in-nepal-ed-indonesia--67824026\r\n\r\nAltri temi inerenti alla geopolitica estremorientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-GIORDANA-18092025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTrump ringhia contro il Venezuela agitando lo spettro della guerra alla droga.\r\n\r\nTrump si rivolge verso il \" patio trasero\" yankee con molta più frequenza ed aggressività delle precedenti amministrazioni anche repubblicane. L'impero declinante ha perso importanti posizioni in America Latina nel confronto con il competitor cinese e quindi ora Washington si atteggia a \" terminator\" nella strategia della lotta antidroga ,alibi per eccellenza fin dai tempi di Nixon per mascherare le ingerenze nordamericane. Il target è il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante Maduro, comunque eccezione pur con le sue contraddizioni a causa di un modello economico redistributivo verso il basso che non trova più seguaci nella regione . Rimasto prigioniero delle logiche di capitalismo estrattivo il Venezuela di Maduro resiste anche per l'inefficacia di un'opposizione poco credibile ed asservita agli interessi statunitensi, preda ambita per le sue riserve petrolifere.\r\nIl narcotraffico costituisce la copertura per l'interventismo nordamericano che ricorda la versione 2.0 della dottrina Monroe, ma il destino manifesto è duro da affermare in un continente sempre più autonomo dai legami con l'ingombrante vicino e legato ad interessi economici ed investimenti cinesi.\r\n\r\nNe parliamo con Andrea Cegna, giornalista e conoscitore dell'America Latina\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-ringhia-contro-il-venezuela-agitando-lo-spettro-della-guerra-alla-droga--67855661\r\n\r\nPer ripercorrere i sentieri fin qui percorsi con i popoli latinos, si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-18092025-CEGNA.mp3\"][/audio]",[353],{"field":103,"matched_tokens":354,"snippet":350,"value":351},[349],578729985926234200,{"best_field_score":357,"best_field_weight":358,"fields_matched":25,"num_tokens_dropped":48,"score":359,"tokens_matched":25,"typo_prefix_score":311},"1108024229888",14,"578729985926234225",{"document":361,"highlight":374,"highlights":379,"text_match":355,"text_match_info":382},{"comment_count":48,"id":362,"is_sticky":48,"permalink":363,"podcastfilter":364,"post_author":365,"post_content":366,"post_date":367,"post_excerpt":54,"post_id":362,"post_modified":368,"post_thumbnail":369,"post_title":370,"post_type":340,"sort_by_date":371,"tag_links":372,"tags":373},"54668","http://radioblackout.org/podcast/larco-minerario-dellorinoco-davanti-allo-sfruttamento-della-terra-nessuna-rivoluzione/",[317],"liberationfront","In Venezuela il sedicente governo bolivariano di Maduro ha approvato nel 2016 un enorme progetto estrattivo nel sud-est del paese: l’arco minerario dell’Orinoco, una mega area di 112000 km quadrati nell’Amazzonia venezuelana a sud del fiumo Orinoco dove vengono estratti oro, diamanti e coltan. Un progetto affidato ad aziende straniere e all’azienda mineraria statale che fa capo ai vertici militari dell’esercito.\r\n\r\nCon la scusa del controllo del contrabbando si è militarizzata l’intera area, ma se i contrabbandieri continuano a scavare e rivendere illegalmente i preziosi minerali, l’esercito si schiera contro le comunità indigene che si sono auto-organizzate in gruppi di resistenza. Anche in questo caso con la scusa della legalità si palesa la violenza dello stato in difesa del capitale.\r\n\r\nInfatti all’interno dell’arco minerario non solo ci lavorano migliaia di minatori in condizioni di sfruttamento, ma tutto un corollario di contrabbandieri, prostitute e venditori abusivi che costellano le baraccopoli che da sempre accompagnano questi progetti faraonici.\r\n\r\nL’impatto ambientale dell’arco minerario è devastante e va a stravolgere l’intero ecosistema di una zona ancora vergine, dove appunto diverse comunità potevano sopravvivere grazie alla ricchezza della foresta amazzonica e del fiume Orinoco. Quest’ultimo è il più soggetto all’attività antropica dello sfruttamento minerario: inquinamento, deviazioni del corso e la ricerca di pietre preziose mettono a dura prova la resistenza del terzo fiume al mondo per volume d’acqua. Il governo Maduro non si è minimamente interessato di fare ricerche preventive né tantomeno di cercare un dialogo con le popolazioni autoctone che non solo si vedono private della terra, ma che addirittura rischiano l’estinzione.\r\n\r\nCol mito del lavoro anche questo governo rivoluzionario cerca di spronare la guerra tra poveri: minatori contro indigeni, poveri contro poverissimi, a favore dell’oligarchia militare che difende un governo fratricida. 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