","Africa in ebollizione: dégage et dégagez","post",1555154287,[63,64,65,66,67,68,69,70,71,72,73,74],"http://radioblackout.org/tag/al-bashir/","http://radioblackout.org/tag/algeria/","http://radioblackout.org/tag/bashir/","http://radioblackout.org/tag/bouteflika/","http://radioblackout.org/tag/ciad/","http://radioblackout.org/tag/degage/","http://radioblackout.org/tag/haftar/","http://radioblackout.org/tag/insurrezioni/","http://radioblackout.org/tag/libia/","http://radioblackout.org/tag/mauritania/","http://radioblackout.org/tag/sudan/","http://radioblackout.org/tag/tribalismo/",[76,15,77,18,78,79,25,80,21,81,82,83],"al-Bashir","Bashir","Ciad","degage","insurrezioni","mauritania","Sudan","tribalismo",{"post_content":85,"tags":89},{"matched_tokens":86,"snippet":87,"value":88},[18],"giungendo infine nell'Algeria del dopo \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark>. Per trovarla assimilabile alle pulsioni"," \r\n\r\nIn queste giornate in cui l'Africa si trova al centro dell'attenzione internazionale e si prende persino degli spazi sulle prime pagine dei quotidiani abbiamo pensato che fosse doveroso ampliare lo sguardo che normalmente riserviamo al continente, producendo un ideale viaggio che prende le mosse dagli eventi della più stretta attualità del Sudan e quindi passando per il Sahel, seguendo l'itinerario di traffici di merci e umani giungere in Libia attraverso le lotte tribali, diversamente articolate e declinate secondo i localismi e le realtà socio-economiche di quella striscia di territorio che passa dal Sahel al Sahara, giungendo infine nell'Algeria del dopo \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark>. Per trovarla assimilabile alle pulsioni di liberazione che caratterizzano le giornate della cacciata di al Bashir dopo 30 anni di potere.\r\n\r\n \r\n\r\nIn questa sorta di viaggio ricognitivo in giro per l'Africa abbiamo preso le mosse dalla situazione più incandescente: quella sudanese in evoluzione [successivamente a questa nostra chiacchierata con Cornelia Toelgyes si è dimesso da leader dei golpisti Ahmed Awad Ibn Auf, dopo sole 24 ore di potere, in seguito alle proteste della piazza] dove un despota islamista è al potere da quasi 30 anni, portatovi da Usa, sauditi e Francia e che la condizione economica a seguito della secessione del Sud Sudan ha portato alla deposizione da parte del suo sistema militare nel tentativo di perpetuarsi, nonostante le proteste quotidiane dei dimostranti che ininterrottamente da 4 mesi manifestano la loro volontà di cambiamento. Abbiamo fatto il punto a venerdì mattina con la redattrice di Africa ExPress, ma soprattuto abbiamo cercato di analizzare attraverso quale percorso si è arrivati fin qui (composizione delle masse di protesta, loro dislocazione territoriale, flussi migratori, condizionamenti dall'estero), cercando di capire le molteplici e oscure possibili evoluzioni di una situazione molto incerta. Per ora sarà difficile che al-Bashir possa venire estradato all'Aja, dove è già stato condannato per crimini di guerra, stupri e massacri\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Sudan-Toelgyes.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSiamo rimasti nella fascia del Sahel, rivolgendoci a Luca Raineri, ricercatore all'Università Sant'Anna di Pisa e analista dell'Ispi, per sviscerare che tipo di conflitti dal punto di vista tribale si scatenano soprattutto in quelle nazioni dove il controllo politico è debole (segnatamente il Mali ne è un esempio palese); questi conflitti si intersecano con la politica nazionale e internazionale, creando situazioni difficilmente solvibili anche per la eterogeneità dei sistemi di riferimento, per quanto duttili e adattabili essi siano: infatti il più delle volte la violenza si scatena per motivi esterni alle contrapposizioni claniche e solo in seguito vengono ascritte ai dissidi etnici, dandogli corpo. Poi ogni nazione ha meccanismi propri e quindi Luca Raineri ci ha accompagnato attraverso il Ciad (dove il regime si basa su un'etnia particolare), la Mauritania (dove la polarizzazione etnica non si capisce prescindendo dalla costruzione del regime, che ammette la schiavitù perché fondata su un modello coloniale), attraverso paesaggi saheliani dove gli stati appoggiano internamente su classi sociali aristocratiche, più che fondate su singole etnie, fino ad arrivare in Libia, in cui l'elemento tribale è stato soggetto a pressioni e modifiche lungo la storia del secolo scorso, destrutturato fino alla fine di Gheddafi, quando è emerso come protagonista, con le conseguenze illustrateci da Luca, arrivando a Haftar, che si fida solo dei suoi famigliari sirtini:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Raineri-Tribalismi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nConcludiamo il nostro viggio nell'Africa settentrionale in Algeria con la guida di Karim Metref, che avevamo interpellato varie volte sul suo paese per i più svariati eventi e sempre rimaneva un qualche sospeso dovuto a questa ingombrante presenza di \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark>. Rimosso questo peso, rimane il suo sistema e di nuovo – come in Sudan– una popolazione insorta in tutto il paese che richiede un cambiamento reale e non è soddisfatta delle semplici elezioni fissate per il 4 luglio da un potere che si presenta in continuità e costituito dai soliti militari che hanno seguito, appoggiato e diretto il presidente da loro deposto per mantenere il controllo.\r\n\r\nQui son gli apparati e gli oligarchi, i due partiti al potere: i blocchi di cui la popolazione vuole il dégagez (come si legge sul cartello qui a fianco), la cacciata. Un sostegno quello del sistema che ha bisogno di lobbies, sempre le stesse, di clan e di militari. Karim ci ha riassunto precisamente e sinteticamente il percorso compiuto da \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark> e dalla sua famiglia: figure secondarie ma sempre presenti.\r\n\r\nE poi ci ha raccontato con precisione la composizione dei milioni di manifestanti pacifici e eterogenei. L'obiettivo comune dei 6-7 milioni di manifestanti è costituire un'assemblea che possa gestire le questioni reali del paese... e tutto il paese è sceso in piazza uniformemente. Anche l'economia (compreso il ruolo cinese) e l'industria del petrolio sono entrati nel raconto ad ampio raggio di Karim, toccando il rischio che lo stato si indebiti nuovamente, anche a seguito delle prebende che si devono distribuire per mantenere il controllo del potere, come le infrastrutture imposte per foraggiare lobbies, i progetti inutili da bloccare e riconvertire. Il discorso di Karim è stato a tuttotondo e ne è sortito un affresco dell'Algeria preciso e lucido:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Algeria-Metref.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[90,92,94,96,99,101,103,105,107,109,111,113],{"matched_tokens":91,"snippet":76},[],{"matched_tokens":93,"snippet":15},[],{"matched_tokens":95,"snippet":77},[],{"matched_tokens":97,"snippet":98},[18],"\u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark>",{"matched_tokens":100,"snippet":78},[],{"matched_tokens":102,"snippet":79},[],{"matched_tokens":104,"snippet":25},[],{"matched_tokens":106,"snippet":80},[],{"matched_tokens":108,"snippet":21},[],{"matched_tokens":110,"snippet":81},[],{"matched_tokens":112,"snippet":82},[],{"matched_tokens":114,"snippet":83},[],[116,122],{"field":37,"indices":117,"matched_tokens":119,"snippets":121},[118],3,[120],[18],[98],{"field":123,"matched_tokens":124,"snippet":87,"value":88},"post_content",[18],578730123365712000,{"best_field_score":127,"best_field_weight":41,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":49,"score":128,"tokens_matched":29,"typo_prefix_score":49},"1108091339008","578730123365711978",{"document":130,"highlight":146,"highlights":158,"text_match":125,"text_match_info":166},{"cat_link":131,"category":132,"comment_count":49,"id":133,"is_sticky":49,"permalink":134,"post_author":135,"post_content":136,"post_date":137,"post_excerpt":55,"post_id":133,"post_modified":138,"post_thumbnail":139,"post_thumbnail_html":140,"post_title":141,"post_type":60,"sort_by_date":142,"tag_links":143,"tags":145},[46],[48],"53041","http://radioblackout.org/2019/03/algeria-unambigua-vittoria/","info2","Dopo tre settimane di imponenti manifestazioni lunedì 11 marzo il presidente Bouteflika ha fatto un doppio annuncio. Ha ritirato la propria candidatura alle presidenziali del prossimo 18 aprile ed ha rimandato a data da destinarsi le elezioni.\r\nLe piazze si sono riempite di manifestanti in festa per essere riusciti ad impedire che un uomo gravemente malato dal 2013 e ormai incapace arrivasse al proprio quinto mandato.\r\nCrisi economica, corruzione, mancanza di prospettive hanno fatto crollare la fiducia nell’uomo, che vent’anni fa si era assunto l’onere di traghettare il paese oltre la guerra civile, che aveva fatto oltre centomila morti.\r\nIl clan del presidente ha fatto un passo indietro ma non intende mollare il potere: nei giorni scorsi la discesa in campo di oltre mille giudici che si schieravano contro il quinto mandato all’anziano presidente, è stato il segno di un’aporia che era nell’aria da settimane. Il potere giudiziario è interamente controllato dal regime, che parimenti controlla la polizia. La relativa “morbidezza” della risposta alle piazze anti Bouteflika e la minaccia di inceppare la macchina elettorale dei magistrati dimostrano che i manifestanti avevano un sostegno anche tra i sostenitori del regime, preoccupati dalle conseguenze di una leadership ormai indebolita ed incapace di intercettare il consenso dei giovani algerini.\r\nSullo sfondo restano i militari, vero potere in Algeria, che parrebbero appoggiare una transizione morbida. Non si espongono troppo neppure gli islamisti, che pure sono molto radicati nei settori più poveri della popolazione, dove sono riusciti ad effettuare una penetrazione culturale profonda anche grazie ad una rete caritativa, finanziata dai paesi della penisola arabica.\r\n\r\nSiamo di fronte ad un cambiamento reale? Difficile dirlo ora, quando l’eco delle feste per il ritiro di Bouteflika non si è ancora spento. Molto dipenderà dalle piazze: la lotta continuerà o subirà una battuta d’arresto?\r\nUn fatto è certo: Bouteflika resterà presidente sin quando verranno convocate nuove elezioni. Questo, secondo quanto dichiarato dallo stesso presidente, avverrà solo dopo la convocazione di una conferenza nazionale, che potrebbe portare ed una revisione della stessa costituzione in tempi che potrebbero essere lunghi. Tanto lunghi che forse occorreva che tutto cambiasse perché tutto restasse come prima.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Karim Metref, insegnante e blogger di origini cabila, che da molti anni vive a Torino.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/2019-03-12-metref-algeria.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQui puoi ascoltare l’approfondimento fatto la scorsa settimana, sempre con Karim.","12 Marzo 2019","2019-03-12 15:59:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"207\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria1-300x207.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria1-300x207.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria1-768x529.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria1-1024x706.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria1.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Algeria. 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Una protesta popolare, trasversale e pacifica per l’annullamento della candidatura del Presidente Abdelaziz Bouteflika al quinto mandato alla testa della Repubblica algerina.\r\nLa protesta lanciata via internet e social media da fonti sconosciute è sostenuta e co-organizzata sia da anonimi cittadini, sia da movimenti della società civile, sia da partiti e organizzazioni politiche. Ma sembra (se non sostenuta) almeno guardata favorevolmente da una buona parte del complesso sistema politico-economico-militare al potere in Algeria.\r\nNe abbiamo parlato con Karim Metref, insegnante, blogger di origine cabila, che da molti anni vive a Torino\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/2019-03-05-metref-algeria.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito alcuni stralci di un articolo scritto da Karim\r\n\r\n“Perché adesso, dopo tutti questi anni di silenzio?\r\nIn realtà l’Algeria non è mai stata e mai sarà un paese “tranquillo”. Le proteste, le sommosse, le contestazioni anche violente del potere imposto e dei suoi rappresentanti regionali e locali fanno parte della vita quotidiana in Algeria. E questo sin dai primi anni dell’indipendenza, ottenuta, ricordiamo, nel 1962 dopo sette anni di una guerra terribile che ha portato via centinaia di migliaia di persone.\r\nLotte per i diritti economici, lotte per i diritti culturali delle popolazioni amazigh, lotte sindacali, per la casa, per un lavoro e reddito… La scena politica e sociale algerina è sempre stata una delle più calde del Sud del Mediterranneo.\r\n\r\nQuello che gli altri paesi dell’area sud del mediterraneo vivono nel 2011, l’Algeria lo vive già nel 1988. Il 5 ottobre 1988 il paese si solleva e mette fine al sistema del partito unico. “L’Ottobre 88” è seguito da una stagione straordinaria di libertà e pluralità culturale e politica. Ma il sogno finisce in un incubo che inizia con il colpo di stato che annulla le elezioni vinte al primo turno dal Fronte Islamico della Salvezza (FIS). Il paese versa in una terribile guerra civile che dura quasi 15 anni.\r\nNel 1998, arrivano i primi accordi per mettere fine al conflitto armato e con essi arriva Abdelaziz Bouteflika. E’ imposto sia agli islamisti che ai generali dell’esercito come garante degli accordi di pace che prevedono fine dei conflitti, nessuna inchiesta e nessun processo per i numerosi crimini contro l’umanità commessi dai due campi, in cambio del rientro delle multinazionali nello sfruttamento degli enormi giacimenti di petrolio e gas del paese.\r\n\r\nDopo questa intronizzazione un po’ forzata, l’uomo ha saputo manovrare molto bene. Non è stato una marionetta qualsiasi e ha giocato così bene che da outsider dei clan al potere, ha creato un suo clan fatto di familiari (fratello in primo piano), parenti, amici, complici di vita e di politica… Ed è riuscito a mettere in panchina tutti gli altri. Aiutato dall’aumento spettacolare dei prezzi del greggio negli anni del suo primo e secondo mandato è riuscito anche a eliminare ogni forma di opposizione giocando semplicemente con i petrodollari.\r\nCosì ha potuto mandare in pensione i potentissimi generali degli anni novanta e ha avuto la forza per cambiare la costituzione e fare invece di due, ben quattro mandati.\r\n\r\nIl problema è che nel 2013, poco prima di ripresentarsi per il quarto mandato, si è ammalato. Ha avuto un ictus che l’ha ridotto in uno stato di quasi totale incapacità, che negli anni nonostante le costosissime cure negli ospedali francesi e le cliniche svizzere, è andata peggiorando. Oggi non non è nemmeno più in grado di intendere né di volere.\r\n\r\nL’altro grande problema è la caduta libera del prezzo del petrolio. Con un ritmo di consumi calcolato su un petrolio a più di $ 110 al barile, e i prezzi crollati dopo le “Primavere arabe” a volte anche sotto i $ 30 e comunque non risalendo mai oltre $ 75 – 80 da anni, il paese non è al collasso perché non ha debiti importanti e aveva fino a poco importanti riserve di denaro. Ma l’economia algerina è ancora fortemente dipendente dalle esportazioni di idrocarburi e il potere di Bouteflika è anch’esso dipendente dalla redistribuzione della manna petroliera. Con il crollo delle entrate crollano anche gli equilibri politici costruiti negli anni dopo la guerra civile, con larghe concessioni salariali, sociali e un massivo programma di edilizia pubblica e importanti benefici garantiti ai signori della politica e della guerra.\r\n\r\nE’ chiaro che il paese ha bisogno di una svolta politica.\r\nMa nel clan presidenziale, detto « Clan di Nedroma », dal nome della piccola cittadina sul confine ovest del paese dal quale è originario il presidente e la maggioranza dei baroni del potere attuale (ministri, governatori di province, ex-capo della polizia, personaggi chiave del ministero dell’energia…) non c’è nessuno che ha lo stesso calibro politico. Nemmeno il fratello Said: nessuno. Tutti semplici parassiti politici che vivono fin che vive lui. Se cade cadono tutti e rischiano anche di farsi male. Perché hanno veramente saccheggiato il paese: più vedono avvicinarsi la loro fine e più diventano voraci. E più l’opinione pubblica e i clan rivali si caricano di rabbia e rancori nei loro confronti.\r\nMa nell’illusione di mantenersi ancora al potere all’ombra di una quercia ormai crollata, hanno osato candidare un Bouteflika moribondo a un 5° mandato. Andando a fare campagna elettorale con il suo ritratto ufficiale. Come fosse una icona bizantina. L’hanno fatto nonostante petizione, appelli e dichiarazioni sia da parte della società civile sia da parte di molti esponenti politici dentro e fuori dal sistema.\r\n\r\nE’ questo sentimento di rabbia di fronte a una situazione che mescola prepotenza e ridicolo che la gente ha cominciato a mobilitarsi via internet per poi uscire tutti insieme nelle piazze di quasi tutto il paese.\r\n\r\nChi è quella gente uscita per le strade?\r\nLa gente uscita per le strade di Algeri e delle province del paese il 22 febbraio e i giorni successivi è di tutte le età, tutte le estrazioni culturali, sociali ed economiche. Arabofoni, Amazigh, islamisti, laici, nazionalisti, modernisti… C’era di tutto. Gli appelli sono giunti da varie parti. Sui social media, sui siti dell’opposizione.\r\n\r\nAlcuni famosi attivisti, personaggi famosi dei media sociali, facebooker, youtuber, e alcune persone interessate a candidarsi alla carica suprema, hanno messo la loro faccia, pagine facebook, account twitter… Gruppi politici, associazioni, sindacati. Ognuno con le proprie idee, ma tutti raccolti intorno a uno slogan unico: No al 5° mandato. Bouteflika deve andare via!\r\nAlcuni lo accusano lui e il suo clan di tutti i mali di cui soffre il paese. Altri si accontentano di sottolineare il suo stato di salute e chiedono al suo entourage di liberarlo e di non tenere in ostaggio un uomo stanco e malato.\r\nMa l’attitudine «tranquilla» delle forze dell’ordine, ci sono stati arresti e qualche intervento in piazza ma niente in confronto con le manifestazioni degli ultimi 20 anni, e la copertura favorevole da parte di alcuni media privati, lasciano supporre una benevolenza di vari settori del sistema. Il potente capo dello Stato Maggiore, Il Generale-Maggiore Gaid Salah, si è espresso in sostegno di Bouteflika. Ma sembra solo una posizione per rassicurare sul fatto che ciò che succede non è la premessa per un colpo di stato.\r\n\r\nCosa vuole questa gente?\r\nCome successo nelle altre proteste della primavera araba, oltre il « dégage! » chiaro e netto rivolto al potente di turno, non ci sono proposte precise, nessun progetto di società comune. Nessun programma. Solo un comune e forte sentimento di misura colma. Barakat! Basta!\r\n\r\nCosa può succedere adesso?\r\nSe non si trova una via ragionevole, se l’entourage del presidente persevera nella sua follia, allora la strada è aperta per qualsiasi cosa: 5° mandato che verserà il paese in una profonda depressione, colpo di stato dei militari, inizio delle violenze in piazza con scenari che conosciamo e che abbiamo visto all’opera in altri paesi…”","5 Marzo 2019","2019-03-05 16:39:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria-bouteflika-vuole-il-quinto-mandato-g6eb-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"205\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria-bouteflika-vuole-il-quinto-mandato-g6eb-300x205.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria-bouteflika-vuole-il-quinto-mandato-g6eb-300x205.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria-bouteflika-vuole-il-quinto-mandato-g6eb-768x526.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria-bouteflika-vuole-il-quinto-mandato-g6eb-1024x701.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/algeria-bouteflika-vuole-il-quinto-mandato-g6eb.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Cosa succede in Algeria?",1551803803,[64,66,144],[15,18,27],{"post_content":183,"tags":187},{"matched_tokens":184,"snippet":185,"value":186},[18],"della candidatura del Presidente Abdelaziz \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark> al quinto mandato alla testa","In Algeria c’è una protesta su larghissima scala, per una volta non solo ad Algeri ma quasi in tutti i capoluoghi di provincia. 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E questo sin dai primi anni dell’indipendenza, ottenuta, ricordiamo, nel 1962 dopo sette anni di una guerra terribile che ha portato via centinaia di migliaia di persone.\r\nLotte per i diritti economici, lotte per i diritti culturali delle popolazioni amazigh, lotte sindacali, per la casa, per un lavoro e reddito… La scena politica e sociale algerina è sempre stata una delle più calde del Sud del Mediterranneo.\r\n\r\nQuello che gli altri paesi dell’area sud del mediterraneo vivono nel 2011, l’Algeria lo vive già nel 1988. Il 5 ottobre 1988 il paese si solleva e mette fine al sistema del partito unico. “L’Ottobre 88” è seguito da una stagione straordinaria di libertà e pluralità culturale e politica. Ma il sogno finisce in un incubo che inizia con il colpo di stato che annulla le elezioni vinte al primo turno dal Fronte Islamico della Salvezza (FIS). Il paese versa in una terribile guerra civile che dura quasi 15 anni.\r\nNel 1998, arrivano i primi accordi per mettere fine al conflitto armato e con essi arriva Abdelaziz \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark>. E’ imposto sia agli islamisti che ai generali dell’esercito come garante degli accordi di pace che prevedono fine dei conflitti, nessuna inchiesta e nessun processo per i numerosi crimini contro l’umanità commessi dai due campi, in cambio del rientro delle multinazionali nello sfruttamento degli enormi giacimenti di petrolio e gas del paese.\r\n\r\nDopo questa intronizzazione un po’ forzata, l’uomo ha saputo manovrare molto bene. Non è stato una marionetta qualsiasi e ha giocato così bene che da outsider dei clan al potere, ha creato un suo clan fatto di familiari (fratello in primo piano), parenti, amici, complici di vita e di politica… Ed è riuscito a mettere in panchina tutti gli altri. Aiutato dall’aumento spettacolare dei prezzi del greggio negli anni del suo primo e secondo mandato è riuscito anche a eliminare ogni forma di opposizione giocando semplicemente con i petrodollari.\r\nCosì ha potuto mandare in pensione i potentissimi generali degli anni novanta e ha avuto la forza per cambiare la costituzione e fare invece di due, ben quattro mandati.\r\n\r\nIl problema è che nel 2013, poco prima di ripresentarsi per il quarto mandato, si è ammalato. Ha avuto un ictus che l’ha ridotto in uno stato di quasi totale incapacità, che negli anni nonostante le costosissime cure negli ospedali francesi e le cliniche svizzere, è andata peggiorando. Oggi non non è nemmeno più in grado di intendere né di volere.\r\n\r\nL’altro grande problema è la caduta libera del prezzo del petrolio. Con un ritmo di consumi calcolato su un petrolio a più di $ 110 al barile, e i prezzi crollati dopo le “Primavere arabe” a volte anche sotto i $ 30 e comunque non risalendo mai oltre $ 75 – 80 da anni, il paese non è al collasso perché non ha debiti importanti e aveva fino a poco importanti riserve di denaro. Ma l’economia algerina è ancora fortemente dipendente dalle esportazioni di idrocarburi e il potere di \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark> è anch’esso dipendente dalla redistribuzione della manna petroliera. Con il crollo delle entrate crollano anche gli equilibri politici costruiti negli anni dopo la guerra civile, con larghe concessioni salariali, sociali e un massivo programma di edilizia pubblica e importanti benefici garantiti ai signori della politica e della guerra.\r\n\r\nE’ chiaro che il paese ha bisogno di una svolta politica.\r\nMa nel clan presidenziale, detto « Clan di Nedroma », dal nome della piccola cittadina sul confine ovest del paese dal quale è originario il presidente e la maggioranza dei baroni del potere attuale (ministri, governatori di province, ex-capo della polizia, personaggi chiave del ministero dell’energia…) non c’è nessuno che ha lo stesso calibro politico. Nemmeno il fratello Said: nessuno. Tutti semplici parassiti politici che vivono fin che vive lui. Se cade cadono tutti e rischiano anche di farsi male. Perché hanno veramente saccheggiato il paese: più vedono avvicinarsi la loro fine e più diventano voraci. E più l’opinione pubblica e i clan rivali si caricano di rabbia e rancori nei loro confronti.\r\nMa nell’illusione di mantenersi ancora al potere all’ombra di una quercia ormai crollata, hanno osato candidare un \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark> moribondo a un 5° mandato. Andando a fare campagna elettorale con il suo ritratto ufficiale. Come fosse una icona bizantina. L’hanno fatto nonostante petizione, appelli e dichiarazioni sia da parte della società civile sia da parte di molti esponenti politici dentro e fuori dal sistema.\r\n\r\nE’ questo sentimento di rabbia di fronte a una situazione che mescola prepotenza e ridicolo che la gente ha cominciato a mobilitarsi via internet per poi uscire tutti insieme nelle piazze di quasi tutto il paese.\r\n\r\nChi è quella gente uscita per le strade?\r\nLa gente uscita per le strade di Algeri e delle province del paese il 22 febbraio e i giorni successivi è di tutte le età, tutte le estrazioni culturali, sociali ed economiche. Arabofoni, Amazigh, islamisti, laici, nazionalisti, modernisti… C’era di tutto. Gli appelli sono giunti da varie parti. Sui social media, sui siti dell’opposizione.\r\n\r\nAlcuni famosi attivisti, personaggi famosi dei media sociali, facebooker, youtuber, e alcune persone interessate a candidarsi alla carica suprema, hanno messo la loro faccia, pagine facebook, account twitter… Gruppi politici, associazioni, sindacati. Ognuno con le proprie idee, ma tutti raccolti intorno a uno slogan unico: No al 5° mandato. \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark> deve andare via!\r\nAlcuni lo accusano lui e il suo clan di tutti i mali di cui soffre il paese. Altri si accontentano di sottolineare il suo stato di salute e chiedono al suo entourage di liberarlo e di non tenere in ostaggio un uomo stanco e malato.\r\nMa l’attitudine «tranquilla» delle forze dell’ordine, ci sono stati arresti e qualche intervento in piazza ma niente in confronto con le manifestazioni degli ultimi 20 anni, e la copertura favorevole da parte di alcuni media privati, lasciano supporre una benevolenza di vari settori del sistema. Il potente capo dello Stato Maggiore, Il Generale-Maggiore Gaid Salah, si è espresso in sostegno di \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark>. Ma sembra solo una posizione per rassicurare sul fatto che ciò che succede non è la premessa per un colpo di stato.\r\n\r\nCosa vuole questa gente?\r\nCome successo nelle altre proteste della primavera araba, oltre il « dégage! » chiaro e netto rivolto al potente di turno, non ci sono proposte precise, nessun progetto di società comune. Nessun programma. Solo un comune e forte sentimento di misura colma. Barakat! Basta!\r\n\r\nCosa può succedere adesso?\r\nSe non si trova una via ragionevole, se l’entourage del presidente persevera nella sua follia, allora la strada è aperta per qualsiasi cosa: 5° mandato che verserà il paese in una profonda depressione, colpo di stato dei militari, inizio delle violenze in piazza con scenari che conosciamo e che abbiamo visto all’opera in altri paesi…”",[188,190,192],{"matched_tokens":189,"snippet":15},[],{"matched_tokens":191,"snippet":98},[18],{"matched_tokens":193,"snippet":27},[],[195,200],{"field":37,"indices":196,"matched_tokens":197,"snippets":199},[29],[198],[18],[98],{"field":123,"matched_tokens":201,"snippet":185,"value":186},[18],{"best_field_score":127,"best_field_weight":41,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":49,"score":128,"tokens_matched":29,"typo_prefix_score":49},{"document":204,"highlight":222,"highlights":236,"text_match":125,"text_match_info":244},{"cat_link":205,"category":206,"comment_count":49,"id":207,"is_sticky":49,"permalink":208,"post_author":52,"post_content":209,"post_date":210,"post_excerpt":55,"post_id":207,"post_modified":211,"post_thumbnail":212,"post_thumbnail_html":213,"post_title":214,"post_type":60,"sort_by_date":215,"tag_links":216,"tags":219},[46],[48],"39408","http://radioblackout.org/2016/12/algeria-una-democrazia-imbalsamata/","Le agenzie stampa occidentali hanno diffuso la notizia della morte in carcere di un giornalista anglo-algerino, in sciopero della fame da diversi mesi. 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Corrotti e potenti non hanno tollerato critiche feroci rivolte anche ai propri familiari.\r\nIl fratello di Tamalt, l'ultimo a vederlo vivo qualche mese fa, segnalava ferite alla testa del blogger islamista.\r\nÈ quindi probabile che sia morto per i maltrattamenti subiti in carcere.\r\nTamalt faceva parte di una formazione, per fortuna ancora minoritaria, che mescola religione e nazionalismo, lontana quindi dalle internazionali islamiste come Al Queda o Isis o la Fratellanza musulmana, ma non meno pericolosa per la libertà di uomini e donne in Algeria. Un paese dove, vent’anni dopo la guerra civile, nessuno ha pagato per le atrocità commesse sia dall’esercito che dai tagliagole islamici. L’islam radicale è stato sconfitto militarmente, ma è riuscito a modellare il costume specie nelle campagne e nelle regioni più povere. 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La politica istituzionale algerina sembra mummificata come il presidente, debole ma inamovibile, perché il suo clan e il blocco di potere a lui collegato non riesce ad esprimere una personalità altrettanto carismatica.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Karim Metref, blogger, insegnante di origine kabila.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-12-13-karimmetref-giornalistaalgeria","13 Dicembre 2016","2016-12-16 12:22:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/ghardaia-770x375-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"146\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/ghardaia-770x375-300x146.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/ghardaia-770x375-300x146.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/ghardaia-770x375-768x374.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/ghardaia-770x375.jpg 770w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Algeria. 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Attorno candidati collusi, ognuno con la parte in commedia già scritta, compresa Louisa Hanoune, trockista in un paese in cui nessuno conosce il leader bolscevico ucciso in Mexico, che con i suoi intrallazzi con il potere ha assicurati i suoi seggi con cui tirare a campare... sempre sbandierando lo spauracchio dell'intergralismo.\r\n\r\nNel novero dei personaggi che congelano il paese maghrebino, ricco di gas e idrocarburi, si annoverano tutti i movimenti improvvisati, i generali, l'Occidente che non può permettersi di perdere un'altra fonte energetica del genere... ma in particolare il ridicolo competitore, appartenente allo stesso partito del regime, che urla all'inghippo a urne non ancora aperte (e chi meglio di lui può sapere se si stanno consumando brogli?! I brogli ci saranno, perché sono nell'ordine delle cose algerine.. peraltro, al di là dei numeri gonfiati con metodi tradizionali, ci sono manovre mediatiche per consentire un accordo tra le mafie e permettere il passaggio di potere al delfino), risulta figura ambigua: Ali Benflis è da sempre nell'orbita di Bouteflika, fingendo di essere rivale; altri candidati la società non ha prodotto, o non ha voluto credere alla truffa elettorale. Le regioni che si sono autonomizzate virtualmente non permettono nemmeno i comizi al partito al potere, che tollera per quieto vivere – e perché comunque non sono permeabili all'integralismo islamico. Rafforzati dalla vittoria contro gli islamisti, i militari non hanno voluto cedere il potere dal golpe antiFis del 1992, e sfruttando il gas e il petrolio hanno comprato le coscienze e la pace sociale, mantenendo uno status quo che oggi è incarnato dalla candidatura di Bouteflika.\r\n\r\nEppure in Algeria, il malcontento sociale è forte: la mancanza di alloggi e la disoccupazione, altissima soprattutto tra i giovani, sono temi caldi tra gli studenti e le associazioni di lavoratori che, con i sindacati (più difficili da controllare rispetto alla centrale sindacale unitaria di una volta), non smettono di scendere in piazza, al di là dei movimenti estemporanei come Barakat che si oppone essenzialmente a un quarto mandato a un uomo malato, ottenuto cambiando la Costituzione. Solo l'apparato poliziesco del generale Toufik ha potuto contenere la rabbia, evitando che si scatenasse anche qui una rivolta come le primavere arabe delle altre nazioni confinanti.\r\n\r\nA oltre mezzo secolo dalla sua indipendenza, l'Algeria può contare su una lunga striscia costiera, fertili terreni agricoli e grandi riserve di gas e petrolio, eppure i suoi giovani sono schiacciati dalla disoccupazione e sognano di fuggire lontano. Come fece Karim ormai molti anni fa, pur rimanendo legato al Paese dei suoi avi, dove torna spesso e su cui è sempre molto ben informato, come sentirete, ascoltando questo contributo.\r\n\r\n2014.04.17_karim","17 Aprile 2014","2014-06-12 08:40:49","Algeria senza scampo: elezioni inevitabilmente farsesche",1397750739,[64,257,258,66,259,260,261,262,263,264],"http://radioblackout.org/tag/barakat/","http://radioblackout.org/tag/benflis/","http://radioblackout.org/tag/brogli/","http://radioblackout.org/tag/elezioni-2014/","http://radioblackout.org/tag/fln/","http://radioblackout.org/tag/hannoune/","http://radioblackout.org/tag/kabilya/","http://radioblackout.org/tag/movimenti-sindacali/",[15,266,34,18,30,267,268,36,32,269],"Barakat","Elezioni 2014","Fln","movimenti sindacali",{"post_content":271,"tags":275},{"matched_tokens":272,"snippet":273,"value":274},[18],"è da sempre nell'orbita di \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark>, fingendo di essere rivale; altri","Un paese imbalsamato dal suo Presidente, da vent'anni al potere, malato, moribondo e impossibilitato persino alla campagna elettorale, nel tentativo di ottenere il suo quarto mandato: un fantoccio nelle mani di servizi segreti, dell'esercito e dei dinosauri del Fronte di Liberazione Nazionale, partito al potere dal 1962, ovvero la perpetuazione della gestione del potere per il potere, lasciando languire il Paese. 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Il tentativo di cavarsela con un mega rimpasto e un nuovo esecutivo è destinato al fallimento.\r\nPersino i militari pare abbiano abbandonato Bouteflika e i suoi, ma hanno servito all’opposizione una polpetta avvelenata, sostenendo la proposta di rimuovere Bouteflika per le sue condizioni di salute. In questo caso il potere passerebbe al capo della Camera bassa, che è un uomo del clan Bouteflika. Un passaggio dal peggio al peggio, un modo per cambiare tutto, lasciando tutto come prima. Una strategia che potrebbe dividere il movimento, tra chi si accontenta e chi rilancia.\r\nDi certo continuerà a ribollire la rabbia dei tanti giovani e meno giovani disoccupati e senza futuro.\r\n\r\nNe parliamo con Karim Metref, insegnante e blogger di origine cabila, che da molti anni vive a Torino.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/2019-04-02-algeria-metref.mp3\"][/audio]","2 Aprile 2019","2019-04-02 14:48:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/bouteflika-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"259\" height=\"194\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/bouteflika.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Algeria. Bouteflika getta la spugna",1554216500,[],[],{"post_content":321,"post_title":325},{"matched_tokens":322,"snippet":323,"value":324},[18],"sotto pressione della piazza, Aldelaziz \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark>, aveva ritirato la candidatura per","Poche settimane fa, sotto pressione della piazza, Aldelaziz \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark>, aveva ritirato la candidatura per un quinto mandato, ma aveva anche annullato le elezioni a data da destinarsi.\r\nLa risposta delle piazze è stata imponente.\r\nIl clan dell'anziano presidente, da anni incapace di comunicare in seguito a un ictus, non vuole mollare il potere, ma è sempre più isolato. Il tentativo di cavarsela con un mega rimpasto e un nuovo esecutivo è destinato al fallimento.\r\nPersino i militari pare abbiano abbandonato \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark> e i suoi, ma hanno servito all’opposizione una polpetta avvelenata, sostenendo la proposta di rimuovere \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark> per le sue condizioni di salute. 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Una strategia che potrebbe dividere il movimento, tra chi si accontenta e chi rilancia.\r\nDi certo continuerà a ribollire la rabbia dei tanti giovani e meno giovani disoccupati e senza futuro.\r\n\r\nNe parliamo con Karim Metref, insegnante e blogger di origine cabila, che da molti anni vive a Torino.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/2019-04-02-algeria-metref.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":326,"snippet":327,"value":327},[18],"Algeria. \u003Cmark>Bouteflika\u003C/mark> getta la 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militari Barkhane e Takouba e il riposizionamento delle truppe francesi verso il golfo di Guinea ,la natura dei colpi di stato che si sono susseguiti in Mali ,Bukina Faso e Guinea ,le modalità operative dei mercenari della Wagner e i loro collegamenti con alcuni oligarchi russi ,la crescita del sentimento antifrancesi nella società maliana ,la questione dei Tuareg e la loro identificazione con l'insurrezione jihadista nella narrazione del potere di Bamako .\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/bastioni-24022022-sahel-wagner.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nApprofondiamo con Karim le prospettive del movimento dell'hirak che compie il terzo anno di vita e che ha sconvolto lo scenario politico e sociale dell'Algeria ,ma che ora si trova in una condizione di stallo a causa della repressione ,le divisioni interne e gli effetti della pandemia I militari algerini hanno spostato indietro le lancette della storia sostituendo una nuova casta a 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