","Olimpiadi. Le terre alte bruciano","post",1738751219,[65,66,67,68,69,70],"http://radioblackout.org/tag/9-febbraio-2025/","http://radioblackout.org/tag/ape/","http://radioblackout.org/tag/cio/","http://radioblackout.org/tag/la-montagna-non-si-arrende/","http://radioblackout.org/tag/olimpiadi-milano-cortina/","http://radioblackout.org/tag/terre-alte/",[72,73,74,75,76,77],"9 febbraio 2025","ape","cio","la montagna non si arrende","olimpiadi milano cortina","terre alte",{"post_content":79,"tags":84},{"matched_tokens":80,"snippet":82,"value":83},[81],"CIO","Associazione Proletari Escursionisti e il \u003Cmark>CIO\u003C/mark> – Comitato Insostenibili Olimpiadi hanno lanciato","L'impatto dei giochi olimpici invernali 2026 non è perimetrabile alle piste di gara. Come ogni grande evento le sue ricadute sono già presenti nell'arco alpino (con opere e infrastrutture imposte e nocive), sia nella città metropolitana di Milano, a partire dall'aumento del costo della casa e dall'abbandono dei palazzetti autenticamente sportivi.\r\nL’APE – Associazione Proletari Escursionisti e il \u003Cmark>CIO\u003C/mark> – Comitato Insostenibili Olimpiadi hanno lanciato un appello ad azioni diffuse per il 9 febbraio.\r\nDi seguito il testo:\r\n“Le terre alte bruciano. Non è una metafora. Lo zero termico a 4200 metri in pieno autunno, i ghiacciai si sfaldano, il permafrost si scioglie, le alluvioni devastanti sono la realtà quotidiana delle nostre montagne. Una realtà che stride con l’ostinazione di chi, dalle Alpi agli Appennini, continua a proporre un modello di sviluppo anacronistico e predatorio, basato su pratiche estrattive e grandi-eventi come i giochi olimpici invernali.\r\nLa monocoltura turistica sottrae risorse economiche pubbliche a beneficio di pochi, a scapito di modelli plurali e alternativi di contrasto allo spopolamento delle terre interne e di convivenza armonica in territori montani fragili e unici.\r\nAd un anno dall’apertura dei Giochi di Milano-Cortina 2026, lanciamo un appello per una mobilitazione diffusa in montagna che attraversi l’intero arco alpino e la dorsale appenninica domenica 9 febbraio 2025.”\r\nNe abbiamo parlato con Alberto – Abo – Da Monte\r\n\r\nPer info appuntamenti e approfondimenti\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/2025-02-04-abo-olimpiadi.mp3\"][/audio]",[85,87,89,92,94,96],{"matched_tokens":86,"snippet":72},[],{"matched_tokens":88,"snippet":73},[],{"matched_tokens":90,"snippet":91},[74],"\u003Cmark>cio\u003C/mark>",{"matched_tokens":93,"snippet":75},[],{"matched_tokens":95,"snippet":76},[],{"matched_tokens":97,"snippet":77},[],[99,105],{"field":39,"indices":100,"matched_tokens":102,"snippets":104},[101],2,[103],[74],[91],{"field":106,"matched_tokens":107,"snippet":82,"value":83},"post_content",[81],578730123365712000,{"best_field_score":110,"best_field_weight":32,"fields_matched":101,"num_tokens_dropped":51,"score":111,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":51},"1108091339008","578730123365711978",1,{"document":114,"highlight":138,"highlights":147,"text_match":153,"text_match_info":154},{"cat_link":115,"category":116,"comment_count":51,"id":117,"is_sticky":51,"permalink":118,"post_author":54,"post_content":119,"post_date":120,"post_excerpt":57,"post_id":117,"post_modified":121,"post_thumbnail":57,"post_thumbnail_html":57,"post_title":122,"post_type":62,"sort_by_date":123,"tag_links":124,"tags":131},[48],[50],"24737","http://radioblackout.org/2014/08/ucraina-una-freelance-racconta-cio-che-ha-visto/","Risulta sempre difficile raccontare ciò che avviene lontano dalla propria cultura, eventi, abitudini, comunità distanti dalle consuetudini del narratore dei fatti... è impossibile farlo se le azioni di cui si intende parlare sono agite da persone che non vedi, non hai mai sentito parlare, non le hai mai viste negli occhi e avvengono a milgiaia di chilometri di distanza. Il giornalista mainstream che scrive da casa non racconterà ciò che è avvenuto, ma aspetterà l'agenzia per farsi un'idea. Magari così la sua interpretazione sarà più vicina a quello che il suo lettore si aspetta rispetto alla porzione di verità invece testimoniata dal freelance - che è sempre più vessato, sottopagato, ferito e ucciso - ma il racconto del reporter sarà comunque un pezzo dello specchio di quanto sta accadendo laggiù.\r\n\r\nFederica Tourn è una giornalista freelance ed è stata in Ucraina a luglio e ci ha descritto quelli che le sono parsi i sentimenti delle genti del Dombass e le manifestazioni di Kiev, le condizioni degli eserciti e l'incomprensibile reticenza sulla vicenda dell'aereo malese abbattuto mentre lei si trovava proprio in quella zona...\r\n\r\n2014.08.28-fede","28 Agosto 2014","2014-09-08 17:27:37","Ucraina: una freelance racconta ciò che ha visto",1409236332,[125,126,127,128,129,130],"http://radioblackout.org/tag/aereo-malese/","http://radioblackout.org/tag/dombass/","http://radioblackout.org/tag/freelance/","http://radioblackout.org/tag/maidan/","http://radioblackout.org/tag/sloviansk/","http://radioblackout.org/tag/ucraina/",[132,133,134,135,136,137],"aereo malese","Dombass","freelance","Maidan","Sloviansk","Ucraina",{"post_content":139,"post_title":144},{"matched_tokens":140,"snippet":142,"value":143},[141],"ciò","Risulta sempre difficile raccontare \u003Cmark>ciò\u003C/mark> che avviene lontano dalla propria","Risulta sempre difficile raccontare \u003Cmark>ciò\u003C/mark> che avviene lontano dalla propria cultura, eventi, abitudini, comunità distanti dalle consuetudini del narratore dei fatti... è impossibile farlo se le azioni di cui si intende parlare sono agite da persone che non vedi, non hai mai sentito parlare, non le hai mai viste negli occhi e avvengono a milgiaia di chilometri di distanza. 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E' un attore centrale nella regione, ha un ruolo importante nei BRICS e attaccare l'Iran significa, oltre a togliere l'unico sostegno alla Palestina, andare a colpire le relazioni con altri Paesi come la Cina e chi rappresenta un'autonomia nella regione. L'Iran ha realizzato l'aspirazione di tutti i paesi del sud: l'indipendenza economica e politica, rappresentando quindi l'ambizione del movimento dei non allineati. Inoltre, nonostante 44 anni di sanzioni l'Iran è uno dei paesi più sviluppati dal punto di vista scientifico e formativo nella regione, anche per quanto riguarda le donne, mantenendo l'indipendenza rispetto agli USA. La sfida per l'imperialismo è quindi conquistare questo territorio in quanto spazio d'azione da chiudere e da tenere sotto controllo: qui si inserisce la questione del nucleare civile in quanto senza di esso non potrebbe esserci sviluppo per il Paese.\r\n\r\nLa tregua oggi è fragile ma occorre sottolineare che l'Iran ne è uscito vincitore: è un Paese che ha tenuto testa all'imperialismo nella cosiddetta \"guerra dei 12 giorni\", sia a Israele che agli USA, perché anche a fronte delle perdite che ci sono state nel Paese, Israele non è mai stato attaccato così in profondità come questa volta. Trump ha posto una tregua, che può essere una farsa, ma questa tregua rappresenta il fallimento di Israele perchè per la prima volta un paese attacca Israele in profondità e sopravvive e questo gli USA non se lo aspettavano.\r\n\r\nLe ragioni dell'attacco in questo momento preciso si riassumono in un concetto: abbattere l'unico Stato che sostiene materialmente i palestinesi, i Paesi occidentali infatti sanno che l'Iran non ha la bomba nucleare, ma è diventata la scusa per tentare di privare i palestinesi del loro principale sostegno in termini concreti, infatti l'Iran finanzia certi gruppi palestinesi ed è un Paese che coadiuva nell'esercitazione di quadri militari. In questa fase, molti Stati della regione iniziano a preoccuparsi di costituire un argine a Israele, si apre dunque per l'Iran una grande finestra politica che può aprire contraddizioni interne alla regione nel porsi da argine all'imperialismo americano e a Israele. Oggi sappiamo che l'attacco venne pianificato a marzo scorso, quando i servizi segreti occidentali avevano saputo che l'Iran stava riorganizzando la sua difesa aerea, questa si è concretizzata come un'opportunità per attaccare in questa precisa congiuntura.\r\n\r\nL'obiettivo esplicito era il regime change, obiettivo perseguito sin da dopo la rivoluzione iraniana, ma i Paesi occidentali sanno che non possono davvero aspirare a questo obiettivo. In Iran esiste un'opposizione che è molto multiforme, ma paradossalmente non è organizzata, le sanzioni creano difficoltà economiche molto importanti (disoccupazione, aziende occidentali hanno ricevuto multe dagli USA perchè volevano intrattenere rapporti con l'Iran) quindi questo produce contestazione. Inoltre, il livello di scolarizzazione e di formazione è molto alto, soprattutto le donne, questo aumenta il divario tra livello formativo e condizioni sociali e questo agevola la contestazione e l'opposizione alle condizioni sociali critiche. L'imperialismo è molto probabile che procederà affondando le condizioni economiche tramite sanzioni. In Iran esiste un sentimento patriottico molto diffuso, è un dato che il Paese non sia mai stato colonizzato, questo rende più difficile all'imperialismo raggiungere il suo obiettivo. Per questi motivi c'è ragione di pensare che l'Iran non rinuncerà mai al suo programma nucleare e non accetterà l'accordo proposto da Trump, quindi è molto probabile che lo scontro continuerà nel tempo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/Youssef-Boussoumah-Iran-2025_06_26_2025.06.26-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","28 Giugno 2025","2025-06-28 16:39:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/34Fy967ledSid0gl-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/34Fy967ledSid0gl-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/34Fy967ledSid0gl-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/34Fy967ledSid0gl-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/34Fy967ledSid0gl-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/34Fy967ledSid0gl.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Iran: una lettura della \"guerra dei 12 giorni\"",1751128751,[172,173,174],"http://radioblackout.org/tag/decoloniale/","http://radioblackout.org/tag/imperialismo/","http://radioblackout.org/tag/iran/",[176,177,178],"#decoloniale","imperialismo","Iran",{"post_content":180},{"matched_tokens":181,"snippet":182,"value":183},[141],"attacco imperialista perchè, indipendentemente da \u003Cmark>ciò\u003C/mark> che si pensa del regime","Abbiamo riportato il punto di vista di Youssef Boussoumah, attivista anticoloniale, collabora con Parole d'Honneur e QG Decolonial \r\n\r\nL'attacco contro l'Iran è stato un attacco imperialista perchè, indipendentemente da \u003Cmark>ciò\u003C/mark> che si pensa del regime iraniano [e non serve ora aprire questo dibattito], è da sempre l'obiettivo principale dell'imperialismo americano, questo perché l'Iran ha una volontà di sviluppo autonomo ed è l'unica spina nel fianco dell'imperialismo nella regione, oltre ad essere il solo sostegno al popolo palestinese e l'unico Paese ad essere garanzia per l'Asse della Resistenza. 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Ci chiediamo infatti quale sicurezza garantiscano ai cittadini del mediterraneo i massacri di Israele a Gaza e in Cisgiordania e le bombe sganciate sul Medio Oriente. Una situazione che assume tratti ancor più grotteschi, se si pensa che sol pochi giorni fa il governo israeliano ha annunciato il piano di invasione e occupazione militare di Gaza. O quale sicurezza garantiscano agli esseri umani i padroni dei lager libici, ai quali il governo italiano e l'unione europea, attuale e precedenti, appaltano la gestione dell'immigrazione.\r\n\r\n\"Sicurezza\" oggi è il termine ombrello sotto il quale vanno le peggiori torsioni autoritarie del nostro presente: genocidio, guerra e militarizzazione verso l'esterno e repressione di qualsiasi voce dissonante verso l'interno con l'approvazione recente di un pacchetto sicurezza- l'ex disegno legge 1660 convertito in decreto ed entrato in vigore un mese fa - liberticida e da stato di polizia. una manovra che mette in discussione il diritto di sciopero e di protesta dei lavorator in un paese dove le disuguaglianze sociali aumentano, la marginalità e sempre più diffusa, l'impossibilità di avere un futuro dignitoso ci isola dagli altri, costringendoci a vite sempre più precarie, la ricchezza di pochi si alimenta sulla miseria di molti, chi ci governa ha già deciso qual è la soluzione per affrontare la crisi: spendere soldi pubblici in armi per far arricchire l'industria delle armi, corrispondere all'innalzamento della spesa bellica al 3,5 0 addirittura al 5% del pil come richiesto dagli usa e sperare in una riconversione militare dell'automotive. miliardi di euro verranno regalati alle aziende belliche che hanno sempre avuto l'interesse a speculare economicamente sui conflitti nel mondo.\r\n\r\nQuelle stesse aziende che finanziano Israele guadagnando sul genocidio del popolo palestinese e sulla pulizia etnica di quei territori, che direzionano la ricerca pubblica a fini bellici, che lucrano sulla guerra e sullo sfruttamento estrattivo dei territori colonizzati. in questo contesto noi siamo semplici ingranaggi di un meccanismo che non è in grado di offrirci un futuro dignitoso, di autodeterminazione, benessere, più tempo libero, pace ed equilibrio con i popoli e la natura. mentre i signori della guerra si riuniscono nello splendido isolamento delle dorate sale, ad attenderli all'esterno ci sarà una città blindata, chiusa alle proprie cittadine e cittadini. quale migliore immagine della nostra società: da un lato il consesso che prepara le future guerre e dall'altro i lavoratori e le lavoratrici sulle cui spalle ricadrà la futura miseria. alla luce di ciò risulta necessario opporsi con forza al riarmo dell'unione europea e combattere la narrazione bellicista promossa a reti unificate.\r\n\r\nRigettiamo qualsiasi tipo di argomento atto a giustificare le ipocrite \"spese per la sicurezza\" come una necessità inderogabile. come di consueto, il prezzo di questa follia guerrafondaia viene fatto pagare ai popoli, non solo tramite il loro sangue, ma anche con continue privazioni economiche non c'è nulla di inevitabile in questo presente di povertà e nel futuro di sofferenza che ci prospettano. non cadiamo nella vuota propaganda di un sistema che ci stritola. la guerra non è una fatalità. la guerra è la degna soluzione alle irrisolvibili contraddizioni 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O quale sicurezza garantiscano agli esseri umani i padroni dei lager libici, ai quali il governo italiano e l'unione europea, attuale e precedenti, appaltano la gestione dell'immigrazione.\r\n\r\n\"Sicurezza\" oggi è il termine ombrello sotto il quale vanno le peggiori torsioni autoritarie del nostro presente: genocidio, guerra e militarizzazione verso l'esterno e repressione di qualsiasi voce dissonante verso l'interno con l'approvazione recente di un pacchetto sicurezza- l'ex disegno legge 1660 convertito in decreto ed entrato in vigore un mese fa - liberticida e da stato di polizia. una manovra che mette in discussione il diritto di sciopero e di protesta dei lavorator in un paese dove le disuguaglianze sociali aumentano, la marginalità e sempre più diffusa, l'impossibilità di avere un futuro dignitoso ci isola dagli altri, costringendoci a vite sempre più precarie, la ricchezza di pochi si alimenta sulla miseria di molti, chi ci governa ha già deciso qual è la soluzione per affrontare la crisi: spendere soldi pubblici in armi per far arricchire l'industria delle armi, corrispondere all'innalzamento della spesa bellica al 3,5 0 addirittura al 5% del pil come richiesto dagli usa e sperare in una riconversione militare dell'automotive. miliardi di euro verranno regalati alle aziende belliche che hanno sempre avuto l'interesse a speculare economicamente sui conflitti nel mondo.\r\n\r\nQuelle stesse aziende che finanziano Israele guadagnando sul genocidio del popolo palestinese e sulla pulizia etnica di quei territori, che direzionano la ricerca pubblica a fini bellici, che lucrano sulla guerra e sullo sfruttamento estrattivo dei territori colonizzati. in questo contesto noi siamo semplici ingranaggi di un meccanismo che non è in grado di offrirci un futuro dignitoso, di autodeterminazione, benessere, più tempo libero, pace ed equilibrio con i popoli e la natura. mentre i signori della guerra si riuniscono nello splendido isolamento delle dorate sale, ad attenderli all'esterno ci sarà una città blindata, chiusa alle proprie cittadine e cittadini. quale migliore immagine della nostra società: da un lato il consesso che prepara le future guerre e dall'altro i lavoratori e le lavoratrici sulle cui spalle ricadrà la futura miseria. alla luce di \u003Cmark>ciò\u003C/mark> risulta necessario opporsi con forza al riarmo dell'unione europea e combattere la narrazione bellicista promossa a reti unificate.\r\n\r\nRigettiamo qualsiasi tipo di argomento atto a giustificare le ipocrite \"spese per la sicurezza\" come una necessità inderogabile. come di consueto, il prezzo di questa follia guerrafondaia viene fatto pagare ai popoli, non solo tramite il loro sangue, ma anche con continue privazioni economiche non c'è nulla di inevitabile in questo presente di povertà e nel futuro di sofferenza che ci prospettano. non cadiamo nella vuota propaganda di un sistema che ci stritola. la guerra non è una fatalità. la guerra è la degna soluzione alle irrisolvibili contraddizioni di un sistema economico inumano.",[220],{"field":106,"matched_tokens":221,"snippet":217,"value":218},[141],{"best_field_score":155,"best_field_weight":29,"fields_matched":112,"num_tokens_dropped":51,"score":188,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":51},{"document":224,"highlight":243,"highlights":248,"text_match":153,"text_match_info":251},{"cat_link":225,"category":226,"comment_count":51,"id":227,"is_sticky":51,"permalink":228,"post_author":54,"post_content":229,"post_date":196,"post_excerpt":57,"post_id":227,"post_modified":230,"post_thumbnail":231,"post_thumbnail_html":232,"post_title":233,"post_type":62,"sort_by_date":234,"tag_links":235,"tags":239},[48],[50],"97874","http://radioblackout.org/2025/05/non-ce-mai-tregua-alla-violenza-in-messico/","Negli ultimi giorni di Aprile 2025, il Messico è stato attraversato da un’ondata di violenza generalizzata e coordinata che ha colpito duramente vari stati del paese, tra cui Michoacán, Jalisco, Guanajuato, Guerrero e Chiapas. Questi eventi non rappresentano episodi isolati di criminalità o scontri tra \"narcos\", come spesso sostenuto dalle autorità, ma piuttosto un attacco sistematico a diversi settori della società, compresi comunità indigene, difensori dei diritti umani, attivisti ambientali e forme di autonomia territoriale.\r\nIl 23 aprile, il cartello Jalisco Nueva Generación ha incendiato decine di veicoli e bloccato arterie stradali tra Michoacán, Jalisco, Guanajuato. In Jalisco, è stata assassinata María del Carmen Morales — madre di un desaparecido e madre \"buscadora\" — e in Guerrero l’ambientalista Marco Antonio Suastegui Muñoz, noto per il suo ruolo nelle lotte per la difesa dell’acqua e della terra.\r\nIn Chiapas, due indigeni tzotzil, con legami con l’EZLN, sono stati arrestati e detenuti illegalmente per più di 55 ore, segno evidente di una repressione crescente verso chi porta avanti esperienze di autonomia e resistenza. Questi fatti indicano una strategia mirata al controllo territoriale e alla neutralizzazione delle lotte sociali, in un contesto in cui il narcotraffico, interessi economici e settori dello Stato sembrano intrecciarsi.\r\nIl giornalista freelance Andrea Cegna, ai nostri microfoni, sottolinea come tutto ciò avvenga in un clima di complicità o indifferenza istituzionale. Le autorità federali spesso non intervengono o minimizzano. L’assenza di narrazioni ufficiali e la criminalizzazione delle vittime rafforzano quella si può definire \"una strategia del silenzio\": un meccanismo attraverso cui lo Stato evita di riconoscere le vere motivazioni politiche ed economiche di queste violenze.\r\nNel silenzio delle istituzioni, ciò che emerge è un attacco diretto alle forme di vita comunitaria e di resistenza territoriale. Questo rende il contesto messicano particolarmente pericoloso per chi difende la terra, l’autonomia e la giustizia sociale. Una normalizzazione dell’orrore, che si cerca di rompere con le voci di chi cerca di resistere.\r\nAscolta questo podcast ed intervista, ai microfoni di Radio Blackout:\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Podcast_Violenza.mp3\"][/audio]","2025-05-15 04:51:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Presentación1-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Presentación1-300x169.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Presentación1-300x169.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Presentación1-1024x576.png 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Presentación1-768x432.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Presentación1.png 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Non c'è mai tregua alla violenza in Messico",1747284681,[236,237,238],"http://radioblackout.org/tag/desaparecidos/","http://radioblackout.org/tag/messico/","http://radioblackout.org/tag/violenza/",[240,241,242],"desaparecidos","messico","violenza",{"post_content":244},{"matched_tokens":245,"snippet":246,"value":247},[141],"nostri microfoni, sottolinea come tutto \u003Cmark>ciò\u003C/mark> avvenga in un clima di","Negli ultimi giorni di Aprile 2025, il Messico è stato attraversato da un’ondata di violenza generalizzata e coordinata che ha colpito duramente vari stati del paese, tra cui Michoacán, Jalisco, Guanajuato, Guerrero e Chiapas. 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O gli scandali di salute pubblica continueranno ad accendere scintille d'indignazione destinate a spegnersi nel breve tempo - magari quello utile a qualche politicante per esprimere l'ipocrisia di un cordoglio?\r\n\r\nNe parliamo con Claudio Dionesalvi, compagno di Cosenza.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/Claudio-Dionesalvi.mp3\"][/audio]","23 Aprile 2025","2025-04-23 18:31:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/WhatsApp-Image-2025-04-22-at-8.31.22-PM-e1745424725255-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"281\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/WhatsApp-Image-2025-04-22-at-8.31.22-PM-e1745424725255-300x281.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/WhatsApp-Image-2025-04-22-at-8.31.22-PM-e1745424725255-300x281.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/WhatsApp-Image-2025-04-22-at-8.31.22-PM-e1745424725255-768x720.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/WhatsApp-Image-2025-04-22-at-8.31.22-PM-e1745424725255.jpeg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Se si muore di sanità in Calabria",1745433024,[266,267,268],"http://radioblackout.org/tag/cosenza/","http://radioblackout.org/tag/manifestazione/","http://radioblackout.org/tag/sanita/",[270,271,272],"cosenza","manifestazione","Sanità",{"post_content":274},{"matched_tokens":275,"snippet":276,"value":277},[141,141],"senso porre una distinzione tra \u003Cmark>ciò\u003C/mark> che è criminale e \u003Cmark>ciò\u003C/mark>","La sanità in Calabria è in condizioni disastrose. 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Non è una metafora. Lo zero termico a 4200 in pieno autunno, i ghiacciai che si sfaldano , il permafrost che si scioglie, le alluvioni devastanti sono la realtà quotidiana delle nostre montagne. Una realtà che stride con l’ostinazione di chi, dalle Alpi agli Appennini, continua a proporre un modello di sviluppo anacronistico e predatorio, basato su pratiche estrattive e grandi-eventi come i giochi invernali. Gli scienziati ci dicono che l’ultimo turista sugli sci arriverà nel 2040 . Eppure si continuano a costruire nuovi impianti di risalita, a scavare bacini per l’innevamento artificiale, a devastare versanti per inutili collegamenti tra comprensori. Secondo questa visione predatoria potremmo arrivare a sciare sull’asfalto per rivitalizzare l’economia montana.\r\n\r\nRaccogliamo la chiamata di A.P.E. La montagna non si arrende perappello per una mobilitazione diffusa in montagna che attraversi l’intero arco alpino e la dorsale appenninica domenica 9 febbraio 2025 e approfittiamo per parlare di olimpiadi invernali, impianti di risalita e opere inutili e dannose in montagna con contributi di Ape, del CIO, di Sollevamenti della terra, Giuliano Bonanomi e del Movimento Pratomagno senza asfalto.\r\n\r\nqui l'audio della trasmissione:\r\n\r\nponteradio_Spore_montagnaDEF\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta i podcast delle puntate di ponte radio precedenti il 7 febbraio 2025 qui: https://radiowombat.net/broadcast/ponte-radio/","15 Febbraio 2025","2025-02-15 20:16:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-200x110.jpg","7/2/2025 -Sciare sull’asfalto- RADIO SPORE","podcast",1739649981,[359,360,361,362,363],"http://radioblackout.org/tag/a-p-e/","http://radioblackout.org/tag/c-i-o/","http://radioblackout.org/tag/montagne-in-lotta/","http://radioblackout.org/tag/olimpiadi-invernali/","http://radioblackout.org/tag/radio-spore/",[365,284,366,367,368],"A.P.E.","montagne in lotta","olimpiadi invernali","radio spore",{"post_content":370,"tags":374},{"matched_tokens":371,"snippet":372,"value":373},[81],"con contributi di Ape, del \u003Cmark>CIO\u003C/mark>, di Sollevamenti della terra, Giuliano","Le terre alte bruciano. 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(LINK FAME)\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\nMETA: TRA CENSURA DELL’ANTISIONISMO E PROMOZIONE DELL’ANTISEMITISMO\n\n\n\nGrazie a un articolo pubblicato su 404 media cerchiamo di osservare il posizionamento di Meta (Facebook, Instagram, Thread, Whatsapp) all’interno della infowar sionista.\n\n\n\nIl colosso statunitense dei social media, con ex-funzionari militari e governativi israeliani presenti nei suoi gangli aziendali deputati alla censura, consente il proliferare di contenuti e merchandise esplicitamente antisemita, mentre comprime le critiche rivolte all’entità sionista.\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\nMESSICO: SOLDIARIETÀ CON MIGUEL PERALTA E LE COMUNITÀ INDIGENE LIBERTARIE\n\n\n\nGrazie al contributo di un compagno andiamo a parlare degli attacchi alle comunità autorganizzate Mazatec nell’area di Eloxochitlán de Flores Magón, concentrandoci sulla situazione di Miguel Peralta:\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\nRiceviamo e diffondiamo il testo della chiamata alla mobilitazione:\n\n\n\nChiamata all'agitazione per la libertà assoluta di Miguel Peralta e delpopolo di Eloxochitlán de Flores Magón.Ai media liberiA compagnx anarchicx, liberx e autonomx,Alle collettive e collettivi di arti grafiche e di differenti espressioni artisticheDa oltre 10 anni, la situazione che si vive nella cittadina di Eloxochitlán de Flores Magón, nella sierra mazateca di Oaxaca, in Messico, ha attirato l'attenzione di coloro che considerano l'autonomia dei popoli e la difesa del loro territorio come legittime e necessarie.\n\n\n\nDa oltre un decennio, assistiamo all'instancabile lotta del popolo Mazateco contro i poteri locali, che si sono rafforzati come caciques e come parte integrante della struttura governativa, e che non hanno cessato di saccheggiare e aggredire la comunità. In questa lotta, il nostro fratello Miguel Peralta, mazateco, anarchico e difensore comunitario, è stato uno dei tanti duramente colpiti dalla repressione.\n\n\n\nHa trascorso quasi cinque anni nel carcere di Cuicatlán e attualmente è perseguitato e costretto lontano dalla sua famiglia, dalla sua terra e dalla sua comunità.\n\n\n\nSebbene questo non sia l'unico caso nella la comunità, la sua difesa legale ha seguito un percorso diverso rispetto a quello del resto dex compagnx perseguitatx. Oggi ci troviamo in un momento critico nella lotta per la libertà assoluta di Miguel Peralta. Dopo che il caso è arrivato alla Corte Suprema di Giustizia nel 2023, con una possibilità, annullata, di porre fine alla persecuzione politica e di concedergli lapiena libertà, la Corte Suprema di Giustizia ha semplicemente emesso una risoluzione nel novembre 2024, rinviando il caso alla Prima Corte Collegiale di Oaxaca. Si è limitata a formulare vaghe raccomandazioni alla corte, sostenendo che avrebbe dovuto \"esaminare il caso da una prospettiva interculturale e tenere conto delle specificità culturali della comunità indigena mazateca di Eloxochitlán\". Ha inoltreraccomandato di verificare se fossero stati rispettati in questo caso i diritti alla libera determinazione e all'autonomia .\n\n\n\nTutto ciò, rivolto alle autorità ovviamente coinvolte nella stessa rete che scarica la responsabilità su altre istituzioni, ci ha portato a una parte del processo in cui, sebbene sia vero che tutta questa prospettiva interculturale ora evidenziata sia stata ignorata, ciò non ci garantisce che questa volta il risultato sarà favorevole per il nostro fratello Miguel Peralta.\n\n\n\nOltre al caso di Miguel Peralta, esistono numerosi mandati di arresto contro oltre 50 integranti della comunità di Eloxochitlán de Flores Magón, tra cui Martha Betanzos e Martín Peralta (la madre e il fratello di Miguel), tutti emessi dalla stessa famiglia di caciques e sostenuti dal nefasto sistema giudiziario. Non è stato sufficiente per lororicoprire posizioni di potere e usarle per soggiogare la comunità; vogliono continuare a tenere intere famiglie sfollate e sotto l'angoscia di essere un giorno detenute.\n\n\n\nPer tutti questi motivi, vi invitiamo a manifestare la vostra solidarietà e a partecipare alla Giornata di Agitazione per la Libertà Assoluta di Miguel Peralta Betanzos. Suggeriamo che le attività si svolgano tra settembre e novembre di quest'anno, 2025.\n\n\n\nCiò significa agitazione e azione nelle sue varie forme e modalità, utilizzando tuttociò che la vostra immaginazione e i vostri strumenti consentono: disegni, poesie, musica, striscioni, grafica, danza, lettere, eventi e azioni, il tutto in solidarietà con Miguel Peralta e la comunità di Eloxochitlán de Flores Magón, chiedendo ancora una volta la sua LIBERTÀ ASSOLUTA.\n\n\n\nLibertà assoluta per Miguel Peralta!","9 Ottobre 2025","I legami di interdipendenza tecno-militare che consolidano il potere di Israele, Meta tra infowar sionista e concreto antisemitismo, solidarietà con il compagno Miguel Peralta","2025-10-09 11:02:40","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/10/bcupcb_elbit-meta.jpg","SIONISMO: RETI DI INTERDIPENDEZA BELLICA - META E ANTISEMITISMO - SOLIDALIRIETÀ CON MIGUEL PERALTA",1760007355,[411,412,413,414,415,416,417,418,419,420,421,422],"https://radioblackout.org/tag/anan-mansour-ali/","https://radioblackout.org/tag/bello-come-una-prigione-che-brucia/","https://radioblackout.org/tag/carcere/","https://radioblackout.org/tag/elbit/","https://radioblackout.org/tag/intelligenza-artificiale/","https://radioblackout.org/tag/israele/","https://radioblackout.org/tag/israelificazione/","https://radioblackout.org/tag/killer-robots/","https://radioblackout.org/tag/messico/","https://radioblackout.org/tag/meta/","https://radioblackout.org/tag/palestina/","https://radioblackout.org/tag/razzismo/",[424,425,33,426,427,27,428,429,241,430,21,431],"anan mansour Ali","bello come una prigione che brucia","elbit","intelligenza artificiale","israelificazione","killer robots","meta","razzismo",{"post_content":433},{"matched_tokens":434,"snippet":435,"value":436},[141],"libera determinazione e all'autonomia .\n\n\n\nTutto \u003Cmark>ciò\u003C/mark>, rivolto alle autorità ovviamente coinvolte","Estratti dalla puntata del 6 ottobre 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\nMOBILITAZIONI IN CARCERE\n\n\n\nApprendiamo dell’inizio dello sciopero della fame del prigioniero palestinese Anan Yaeesh nel carcere di Melfi e della giornata di astensione dal lavoro dei detenuti della FID nel carcere della Dozza in solidarietà con la Freedom Flotilla e contro il genocidio:\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\nDIPLOMAZIA TECNO-MILITARE ISRAELIANA: IL CASO ELBIT\n\n\n\nAbbiamo più volte cercato di analizzare i legami tra l’apparato militare-sorvegliante sionista e i colossi dell’economia digitale, ma il consolidamento della legittimazione internazionale di Israele si fonda anche sui capillari rapporti intessuti all’interno dell’industria bellica tradizionale.\n\n\n\nPrendiamo in esame il caso di Elbit Systems e della diplomazia costruita attorno al mercato e alla produzione del suo lanciamissili PULS: un sistema in grado di sparare tanto missili quanto loitering munitions (droni kamikaze basati su AI), ma soprattutto un filo che lega l’industria israeliana agli arsenali e agli apparati produttivi di mezzo mondo, dall’India al Peru. 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Trump e sostenuto da tutto il mondo occidentale e dagli Stati Arabi del Golfo. Questo piano si rivela problematico non solo nella sua velleità di distruggere completamente la Resistenza Palestinese, ma anche nel voler imporre l’ennesimo protettorato occidentale senza prendere in considerazione il diritto di autodeterminazione del popolo palestinese e seppellendo per sempre l’idea di uno stato palestinese che garantisca il diritto al ritorno delle popolazione espulsa nel 1948. Partendo dalle rivendicazioni del popolo palestinese proveremo a fare un'analisi dal punto di vista decoloniale di ciò che sta succedendo a Gaza e in Cisgiordania.\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\nLa seconda parte di questa puntata è dedicata alle propaggini del colonialismo francese nell’Indo-Pacifico e in particolare in Kanaky (Nuova Caledonia). Con Martino Miceli, dottorando alla EHESS di Parigi, approfondiamo l’accordo di indipendenza proposto dalla Francia alla Kanaky, che è stato fortemente rifiutato dall’ala socialista dei partiti indipendentisti. L’accordo prevede la creazione di uno stato della Nuova Caledonia interno allo stato francese, il che non garantirebbe una vera indipendenza dalla métropole coloniale. La Francia continua a mantenere interessi economici (esportazione del nichel necessario alla transizione ecologica) e militari sul territorio d'oltre mare a causa della posizione strategica dell’arcipelago. Non secondaria è la questione del “disgelo elettorale”, cioè l’integrazione nel corpo elettorale di chi è residente da almeno 15 anni sul territorio andando così a in debolire l’influenza politica dalla parte indigena della popolazione, provvedimento che l’hanno scorso aveva scatenato delle rivolte violentemente represse dallo stato francese.","2025-10-09 07:10:52","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/10/palestine-kanaky-il-doit-finir-le-temps-des-colonies-05-31-2024-e1759943757267.jpg","Lotte anticoloniali: dalla Palestina alla Kanaky",1759993851,[454,455,456,421],"https://radioblackout.org/tag/colonialismo-e-neocolonialismo/","https://radioblackout.org/tag/gaza/","https://radioblackout.org/tag/kanaky/",[458,459,460,21],"colonialismo e neocolonialismo","Gaza","Kanaky",{"post_content":462},{"matched_tokens":463,"snippet":464,"value":465},[141],"punto di vista decoloniale di \u003Cmark>ciò\u003C/mark> che sta succedendo a Gaza","In questa puntata affrontiamo il colonialismo, nella sua accezione di colonialismo di insediamento, mettendo a confronto due situazioni che hanno molto in comune: la Palestina e la Kanaky.\n\n\n\nNel primo collegamento esploriamo insieme a una compagna palestinese che si occupa di giornalismo le politiche coloniali insite nel nuovo piano di pace per Gaza proposto da D. 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E che si tratti di protestare contro l’oppressione, criticare il governo di occupazione o resistere all’occupazione, la musica rappresenta un potenziale unico per la lotta palestinese. In quanto tale, il canto è un modo molto popolare per preservare la cultura e il patrimonio, come mi ha spiegato di recente la cantante palestinese brasiliana Oula Alsaghir.\n\n\n\n“Cerco di mantenere viva la nostra eredità palestinese dall’altra parte del mondo attraverso le nostre canzoni”, ha detto. “In ogni parola che dico, in ogni vestito che indosso, in tutto ciò che faccio, penso alla Palestina e a come posso mantenere viva la cultura palestinese in Brasile. È mio dovere essere la voce e l’immagine di tutte le donne arabe palestinesi che non hanno la possibilità di esprimersi. Questo è un grande onore e un’enorme responsabilità sulle mie spalle”.\n\n\n\nAd Aguaplano nella seconda parte della trasmissione ascolterete Oula Al-Saghir con il suo gruppo Nahawand : i tre membri sono un palestinese, un tunisino e un brasiliano di origine libanese, oltre ad Alsaghir.\n\n\n\nBuon ascolto!\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\nFree Palestine","7 Ottobre 2025","2025-10-07 18:53:10","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/10/Oula-Al-Saghir_por-Jose-de-Holanda-3-1024x682-1.jpg","Oula Al-Saghir",1759862790,[484],"https://radioblackout.org/tag/free-palestine/",[486],"free palestine",{"post_content":488},{"matched_tokens":489,"snippet":490,"value":491},[141],"vestito che indosso, in tutto \u003Cmark>ciò\u003C/mark> che faccio, penso alla Palestina","Con l’occupazione della loro patria in corso, i palestinesi in Brasile sanno di avere il dovere di preservare e condividere la loro cultura. 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Ma contemporaneamente altre lotte vedono animare le piazze africane , che evidenziano il disagio della generazione Z che sventola la bandiera di One Piece, il manga che ha ispirato le lotte ultimamente in Nepal e Indonesia: Mauro Indelicato ci ha aiutato a sviscerare quanto di lotta generazionale e quanto di lotta di classe infarcisce quelle situazioni ancora in questi giorni represse brutalmente in Madagascar (dove i giovani sono riusciti a far cadere il governo, ma non il presidente Rajoelina) e in Marocco.Infine in diretta corrispondenza con ciò che filtrava dai microfoni aperti sulle piazze in lotta a difesa dei gazawi, Alessandro Volpi ha potuto spiegarci le strategie finanziarie che consentono allo stato ebraico di finanziare le sue guerre e i suoi massacri. \n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\nChi può capire le vittime di un genocidio meglio di un messicano?\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/il-mexico-in-piazza-squarcia-il-velo-mediatico-di-claudia-sheinbaum--68005023\n\n\n\n\n\n\n\n\nA partire dalle manifestazioni in corso in Mexico sul filo che unisce l’indignazione antisionista per il genocidio di Gaza con l’annuale ricorrenza il 2 ottobre 1968 del massacro di Tlatelolco, a sua volta collegata con la rabbia per la mancanza di una verità sancita dalle istituzioni sulla strage di Ayotzinapa, avvenuta il 26 settembre 2014.Questo ci ha dato lo spunto per sentire Francesco, redattore di Radio Blackout in Mexico ormai da alcuni mesi, che ha potuto così approfondire e allargare gli umori delle oceaniche piazze messicane in favore della lotta palestinese (il 6 settembre centinaia di migliaia di persone hanno animato lo Zocalo nel Distrito Federal al concerto di Residente che ha chiamato sul palco i superstiti di una famiglia gazawi, scatenando l’empatia solidale). Ne è scaturito un quadro degli attuali nodi che stringono la società messicana, nascosti sotto la narrazione che vede Claudia Sheinbaum come figura positiva e impegnata in riforme utili per il suo popolo, ma… le giornate dense della storia politica del Mexico che cadenzano settembre e ottobre si legano alla Palestina, anche perché sono 7 i messicani rapiti dai sionisti perché facenti parte degli equipaggi della Flottilla e la presidenta ha chiesto il rilascio immediato e ha denunciato una volta di più il genocidio dei gazawi, ma c’è contemporaneamente l’istituzione di un gruppo parlamentare di amicizia israelo-messicana e intanto ci sono stati presidi e cortei selvaggi a partire dal ministero degli Esteri.Altra spina nel fianco della postura da socialismo populista di Claudia Sheinbaum sono le politiche neoliberali imposte dal Fmi che proseguono anche con il governo morenista, e le ondate repressive nei confronti degli indigeni e le riforme agrarie che toccano anche il sistema degli ejidos comunitari di tradizione non solo zapatista; le grandi opere volte a unire le due coste; la volontà perseguita a ogni livello di sminuire le realtà più radicali del partito al potere, a cominciare dall’Ezln – che infatti denuncia aggressioni e minacce portate dal latifondo, ma come sempre usando istituzioni locali e federali… il tutto mentre necropolitica e narcotraffico impongono la convivenza con la violenza incontrollata a cui sono sottoposte innanzitutto le comunità più esposte per mancanza di mezzi\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\nL’originalità delle rivolte della Generazione Z \n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/gen-z-madagascar-e-marocco-tra-rivolta-generazionale-e-lotta-di-classe--68013009\n\n\n\n\n\n\n\n\nIniziarono i nigeriani di Lagos, poi l’altra megalopoli africana del colonialismo britannico: Nairobi; per non parlare ancora prima di Dakar. intanto la Milk Tea Revolution si aggirava per la Thailandia e il Myanmar dopo il golpe. Il virus delle bandiere prestate dal manga One Piece, dove – non a caso – un gruppo di giovani si ribella a una società distopica e oppressiva, si è diffuso in Sudest asiatico per approdare in Bangla Desh, Nepal e Indonesia, finendo per tornare nel continente africano. Nessun leader, nessuna faccia da esporre, piuttosto appunto la bandiera comune in tutto il mondo, che trova una comunanza anche nella comunicazione mediatica.Con Mauro Indelicato tentiamo di analizzare similitudini e differenze tra il contemporaneo insorgere di giovani in rivolta (à la Camus) sia in Marocco che in Madagascar. Si sottolinea il forte peso della generazione Z, che in Africa si distacca enormemente dai genitori, perché urbanizzati, iperscolarizzati e con grande dimestichezza con le tecnologie digitali e un forte distacco dalle tradizioni etniche e le sue divisioni; la differenza con i grandi rivoluzionari degli anni Sessanta è che il superamento delle divisioni tribali non è indotto ideologicamente ma fa parte della prassi quotidiana di condivisione dei medesimi disagi per esempio negli slum che ospitano indiscriminatamente tutti, con gli stessi problemi – in Madagascar per esempio la mancanza d’acqua e di energia elettrica han fatto da detonatore alla rivolta – e parlando la stessa lingua. Invece i repressori governativi hanno imparato dalle gendarmerie della madre patria e a quei metodi si attengono.Il muro che viene picconato ora è quello tra la Generazione Z vicino alla globalizzazione, rispetto alle abitudini culturali dei genitori, immaginando un’Africa finalmente indipendente davvero. Il divario tra speranza digitale e cruda realtà rende l’espressione del malcontento attraverso il sarcasmo e la satira digitali un mezzo naturale per sfogarsi e chiedere un cambiamento. I giovani hanno risposto a questa contraddizione con un sarcasmo tagliente online La molla delle rivolte è comunque legata ai bisogni e quindi si può definire come una lotta di classe che si va a sovrapporre a quella intergenerazionale di superamento di prassi tradizionali che vengono travolte dalle richieste che animano la protesta di cancellare le disparità e l’ingiustizia: una crisi che si estende oltre l’istruzione e la sanità, fino all’intera struttura della giustizia sociale.La Generazione Z ha deciso di testare per la prima volta la capacità della mobilitazione digitale di trasformarsi in protesta collettiva, segnando un nuovo percorso nel rapporto tra giovani e stato, un potere in mano a un’élite di vecchi corrotta, che vive nell’opulenza, in un contesto di corruzione e repressione generalizzata … ma ancora per poco.\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\nFinanziare lo sterminio di Gaza per guadagnare sui fondi di guerra e sui future della ricostruzione e del saccheggio\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/bagatelle-per-un-ladrocinio-genocida-tacita-complicita-per-lucrare-sulla-spartizione--68021953\n\n\n\n\nIn che modo Israele finanzia l’acquisto di armi, il sostegno al comparto bellico, mantiene un buon livello di welfare, pur essendo un paese con un territorio piccolo e pochi abitanti che producono quel benessere? La sua economia si fonda su trasferimenti dagli Usa, sulla vendita di sistemi tecnologici a scopo bellico, prodotti agricoli dei coloni fa pensare che la sparata autarchica sia una boutade retorica, ma rimane la questione su come riescano a reggersi le enormi spese del comparto securitario. Alessandro Volpi ci aiuta a riflettere sulle modalità per drenare denaro da parte dello stato sionista, dotato di un Pil simile a quello della Lombardia, senza risorge energetiche, né di prodotti specifici. Una retorica quella di potersi isolare che dunque si potrebbe facilmente contrastare con una ferrea campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzionamento.\n\n\n\nCi sarà un riscontro economico globale perché nessuno si è opposto al genocidio?Proprio questa mancanza è la responsabilità degli europei che hanno uno scambio commerciale con Israele di 16 miliardi di dollari all’anno e quella sarebbe una leva formidabile per fare pressione sui comportamenti aggressivi dell’entità sionista. E invece gli investimenti su Israele e gli incrementi della finanza di Tel Aviv denunciano che continua a richiamare denaro dall’Occidente e dai paesi arabi, traendo profitto dagli interessi immobiliari e da quelli più direttamente connessi con l’industria bellica, sostenuta soprattutto dai grandi fondi, i soliti collusi con le guerre, Blackrock, Vangarde, JPMorgan… Affinity – quello di Kushner, il genero ebreo di Trump nell’ombra in tutto ciò che capita in Medio Oriente).Ma soprattutto l’economia di guerra sta in piedi grazie ai “War Bond” emessi a inizio 2025, dove le banche – tra cui anche italiane – hanno sottoscritto il debito da un lato e dall’altro fornito garanzie per coprirne il rischio; già ora stanno rastrellando investimenti destinati alla costruzione di quel progetto immobiliare vagheggiato da Trump-Blair.Lo stato ebraico possiede una delle fabbriche di armi e droni più sofisticati, i sistemi più efficaci di spionaggio e le armi più letali, e con la prospettiva della ricostruzione con zero costi di demolizione sostiene le garanzie internazionali su cui si fondano i suoi investimenti sulla pulizia etnica: così salgono i titoli della Borsa di Tel Aviv, che può promettere anche di attingere ai ricavi di un grosso hub energetico nel mare di Gaza, che già le industrie israeliane sfruttano con Cipro e quindi contare sui proventi derivanti dai Future emessi su questo roseo futuro dopo il massacro. L’amministrazione tecnocratica paventata in uno dei famigerati punti di Trump si collega proprio con queste prospettive da gestire in modo oculato per americani, israeliani e complici vari.","4 Ottobre 2025","2025-10-05 22:54:19","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 02/10/2025 – MENTRE SEGUIAMO LE LOTTE ANTISIONISTE IN DIFESA DEI GAZAWI ANCHE IN MEXICO, DIAMO SPAZIO ALLE LOTTE DELLA GENERAZIONE Z IN MADAGASCAR E MAROCCO E ANALIZZIAMO L’USO DEI “WAR BOND” PER FINANZIARE IL GENOCIDIO",1759604929,[509,510,511,512,513,514,515,516,517,518,519,520,521,522,523,524,525,526,527,528,529,530,531,532,533,534,535,536,537,538,539,540,541],"https://radioblackout.org/tag/akhannouch/","https://radioblackout.org/tag/amlo/","https://radioblackout.org/tag/antananarivo/","https://radioblackout.org/tag/ayotzinapa/","https://radioblackout.org/tag/blackrock/","https://radioblackout.org/tag/casablanca/","https://radioblackout.org/tag/chiapas/","https://radioblackout.org/tag/cuarta-transformation/","https://radioblackout.org/tag/discord/","https://radioblackout.org/tag/ejidos/","https://radioblackout.org/tag/ezln/","https://radioblackout.org/tag/genz/","https://radioblackout.org/tag/genz212/","https://radioblackout.org/tag/gsis/","https://radioblackout.org/tag/kushner/","https://radioblackout.org/tag/madagascar/","https://radioblackout.org/tag/marocco/","https://radioblackout.org/tag/mbs/","https://radioblackout.org/tag/mexico/","https://radioblackout.org/tag/morena/","https://radioblackout.org/tag/necropolitica-2/","https://radioblackout.org/tag/netanyahu/","https://radioblackout.org/tag/orgullomexicano/","https://radioblackout.org/tag/presidenta/","https://radioblackout.org/tag/rabat-2/","https://radioblackout.org/tag/rajoelina/","https://radioblackout.org/tag/ravelonarivo/","https://radioblackout.org/tag/saudi/","https://radioblackout.org/tag/sheinbaum/","https://radioblackout.org/tag/tel-aviv-stock-exchange/","https://radioblackout.org/tag/tlatelolco/","https://radioblackout.org/tag/war-bond/","https://radioblackout.org/tag/zocalo/",[543,544,545,546,547,548,549,550,551,552,553,554,555,556,557,558,559,560,561,562,563,564,565,566,567,568,569,570,571,572,573,574,575],"akhannouch","amlo","antananarivo","ayotzinapa","Blackrock","casablanca","Chiapas","cuarta.transformation","discord","ejidos","ezln","genZ","GenZ212","GSIS","Kushner","Madagascar","marocco","MBS","mexico","Morena","necropolitica","netanyahu","orgullomexicano","presidenta","Rabat","Rajoelina","Ravelonarivo","Saudi","SHEINBAUM","Tel Aviv Stock Exchange","Tlatelolco","war bond","Zocalo",{"post_content":577},{"matched_tokens":578,"snippet":579,"value":580},[141],"Marocco.Infine in diretta corrispondenza con \u003Cmark>ciò\u003C/mark> che filtrava dai microfoni aperti","La puntata è stata dedicata doverosamente alle dirette delle manifestazioni a sostegno della Global Sudum Flottilla, inserendo alcuni interventi coerenti con la policy della trasmissione e così abbiamo dato spazio ai cortei e concerti solidali con Gaza che si sono tenuti in Mexico con Francesco, un redattore di Radio Blackout da qualche mese inserito nella realtà messicana che ha potuto così parlarci anche dei problemi delle popolazioni indigene e della lotta zapatista, oltre alla necropolitica dei narcos . 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Ne è scaturito un quadro degli attuali nodi che stringono la società messicana, nascosti sotto la narrazione che vede Claudia Sheinbaum come figura positiva e impegnata in riforme utili per il suo popolo, ma… le giornate dense della storia politica del Mexico che cadenzano settembre e ottobre si legano alla Palestina, anche perché sono 7 i messicani rapiti dai sionisti perché facenti parte degli equipaggi della Flottilla e la presidenta ha chiesto il rilascio immediato e ha denunciato una volta di più il genocidio dei gazawi, ma c’è contemporaneamente l’istituzione di un gruppo parlamentare di amicizia israelo-messicana e intanto ci sono stati presidi e cortei selvaggi a partire dal ministero degli Esteri.Altra spina nel fianco della postura da socialismo populista di Claudia Sheinbaum sono le politiche neoliberali imposte dal Fmi che proseguono anche con il governo morenista, e le ondate repressive nei confronti degli indigeni e le riforme agrarie che toccano anche il sistema degli ejidos comunitari di tradizione non solo zapatista; le grandi opere volte a unire le due coste; la volontà perseguita a ogni livello di sminuire le realtà più radicali del partito al potere, a cominciare dall’Ezln – che infatti denuncia aggressioni e minacce portate dal latifondo, ma come sempre usando istituzioni locali e federali… il tutto mentre necropolitica e narcotraffico impongono la convivenza con la violenza incontrollata a cui sono sottoposte innanzitutto le comunità più esposte per mancanza di mezzi\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\nL’originalità delle rivolte della Generazione Z \n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/gen-z-madagascar-e-marocco-tra-rivolta-generazionale-e-lotta-di-classe--68013009\n\n\n\n\n\n\n\n\nIniziarono i nigeriani di Lagos, poi l’altra megalopoli africana del colonialismo britannico: Nairobi; per non parlare ancora prima di Dakar. intanto la Milk Tea Revolution si aggirava per la Thailandia e il Myanmar dopo il golpe. Il virus delle bandiere prestate dal manga One Piece, dove – non a caso – un gruppo di giovani si ribella a una società distopica e oppressiva, si è diffuso in Sudest asiatico per approdare in Bangla Desh, Nepal e Indonesia, finendo per tornare nel continente africano. Nessun leader, nessuna faccia da esporre, piuttosto appunto la bandiera comune in tutto il mondo, che trova una comunanza anche nella comunicazione mediatica.Con Mauro Indelicato tentiamo di analizzare similitudini e differenze tra il contemporaneo insorgere di giovani in rivolta (à la Camus) sia in Marocco che in Madagascar. Si sottolinea il forte peso della generazione Z, che in Africa si distacca enormemente dai genitori, perché urbanizzati, iperscolarizzati e con grande dimestichezza con le tecnologie digitali e un forte distacco dalle tradizioni etniche e le sue divisioni; la differenza con i grandi rivoluzionari degli anni Sessanta è che il superamento delle divisioni tribali non è indotto ideologicamente ma fa parte della prassi quotidiana di condivisione dei medesimi disagi per esempio negli slum che ospitano indiscriminatamente tutti, con gli stessi problemi – in Madagascar per esempio la mancanza d’acqua e di energia elettrica han fatto da detonatore alla rivolta – e parlando la stessa lingua. Invece i repressori governativi hanno imparato dalle gendarmerie della madre patria e a quei metodi si attengono.Il muro che viene picconato ora è quello tra la Generazione Z vicino alla globalizzazione, rispetto alle abitudini culturali dei genitori, immaginando un’Africa finalmente indipendente davvero. Il divario tra speranza digitale e cruda realtà rende l’espressione del malcontento attraverso il sarcasmo e la satira digitali un mezzo naturale per sfogarsi e chiedere un cambiamento. I giovani hanno risposto a questa contraddizione con un sarcasmo tagliente online La molla delle rivolte è comunque legata ai bisogni e quindi si può definire come una lotta di classe che si va a sovrapporre a quella intergenerazionale di superamento di prassi tradizionali che vengono travolte dalle richieste che animano la protesta di cancellare le disparità e l’ingiustizia: una crisi che si estende oltre l’istruzione e la sanità, fino all’intera struttura della giustizia sociale.La Generazione Z ha deciso di testare per la prima volta la capacità della mobilitazione digitale di trasformarsi in protesta collettiva, segnando un nuovo percorso nel rapporto tra giovani e stato, un potere in mano a un’élite di vecchi corrotta, che vive nell’opulenza, in un contesto di corruzione e repressione generalizzata … ma ancora per poco.\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\nFinanziare lo sterminio di Gaza per guadagnare sui fondi di guerra e sui future della ricostruzione e del saccheggio\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/bagatelle-per-un-ladrocinio-genocida-tacita-complicita-per-lucrare-sulla-spartizione--68021953\n\n\n\n\nIn che modo Israele finanzia l’acquisto di armi, il sostegno al comparto bellico, mantiene un buon livello di welfare, pur essendo un paese con un territorio piccolo e pochi abitanti che producono quel benessere? 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E invece gli investimenti su Israele e gli incrementi della finanza di Tel Aviv denunciano che continua a richiamare denaro dall’Occidente e dai paesi arabi, traendo profitto dagli interessi immobiliari e da quelli più direttamente connessi con l’industria bellica, sostenuta soprattutto dai grandi fondi, i soliti collusi con le guerre, Blackrock, Vangarde, JPMorgan… Affinity – quello di Kushner, il genero ebreo di Trump nell’ombra in tutto \u003Cmark>ciò\u003C/mark> che capita in Medio Oriente).Ma soprattutto l’economia di guerra sta in piedi grazie ai “War Bond” emessi a inizio 2025, dove le banche – tra cui anche italiane – hanno sottoscritto il debito da un lato e dall’altro fornito garanzie per coprirne il rischio; già ora stanno rastrellando investimenti destinati alla costruzione di quel progetto immobiliare vagheggiato da Trump-Blair.Lo stato ebraico possiede una delle fabbriche di armi e droni più sofisticati, i sistemi più efficaci di spionaggio e le armi più letali, e con la prospettiva della ricostruzione con zero costi di demolizione sostiene le garanzie internazionali su cui si fondano i suoi investimenti sulla pulizia etnica: così salgono i titoli della Borsa di Tel Aviv, che può promettere anche di attingere ai ricavi di un grosso hub energetico nel mare di Gaza, che già le industrie israeliane sfruttano con Cipro e quindi contare sui proventi derivanti dai Future emessi su questo roseo futuro dopo il massacro. 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da questo primo spunto si è sviluppata una disamina che ha coinvolto il Pakistan, con il quale l'Arabia Saudita ha stipulato un accordo di reciproco supporto in caso di aggressione, la centralità della spianata nei livelli di provocazione dell'entità ebraica, il dilettantismo trumpiano, finendo con rievocare la distruzione di vestigia e tradizioni culturali perpetrate dall'esercito americano nel recente passato, con lo stesso spregio coloniale e supponente dell'Idf, partendo dal presupposto di detenere il monopolio della cultura di riferimento.\r\nPer contiguità con la regione mediorientale abbiamo proseguito nella carrellata di conflitti che costellano il pianeta, attraversando Bab-al Mandab, ed è toccato a Matteo Palamidesse accompagnarci tra le divisioni armate dell'Africa orientale, dove l'attivazione della diga etiope Gerd sul Nilo Azzurro funge da pretesto per alimentare le divisioni etniche, le rivendicazioni di indipendenza e i campi contrapposti appoggiati da potenze straniere, coinvolgendo il territorio del Corno d'Africa ed estendendosi fino all'assedio di stampo medievale attuato dalle Rsf di Dagalo su Al Fashir nell'Est del Sudan, dove si consumano stragi quotidiane, l'ultima delle quali è avvenuta con un drone su una moschea che ha causato 75 morti poche ore dopo il racconto di Matteo ai nostri microfoni.\r\nL'elenco di conflitti, proteste e insurrezioni è poi proseguito in Sudest asiatico con Emanuele Giordana, che ci ha illustrato gli intrighi, collegati agli interessi delle scam city e del mondo dell'azzardo per quel che riguarda le scaramucce tra Thailandia e Cambogia e che hanno portato a un rivolgimento politico rischioso per la tradizionale suscettibilità dei militari thai, sempre pronti a sciogliere la conduzione democratica del paese, ora in mano a una nuova coalizione anodina condotta da Anutin Charnvirakul con l'appoggio esterno del Partito popolare (ex Move Forward), dopo la destituzione della famiglia Shinawatra; sempre con il reporter esperto delle questioni estremo orientali abbiamo poi raggiunto il Nepal dove si è assistito a un nuovo episodio delle rivolte della macroarea nell'ultimo anno (dopo Bangla Desh e Sri Lanka) che hanno portato alla destituzione del governo corrotto filocinese; senza tralasciare il pugno di ferro di Prabowo che riprende la tradizione repressiva dell'Indonesia.\r\nLa lunga puntata si è conclusa in Latinamerica con Andrea Cegna inseguendo altri venti di guerra, anche questi scatenati dall'Impero americano in declino: le War on Drugs di nixoniana memoria, ripristinate dall'amministrazione Trump come pretesto per colpire i nemici del cortile di casa; così si è parlato di quale sia il significato ancora del regime bolivariano in Venezuela, ma anche del contrasto in Caribe e quale ruolo svolga il Mexico di Scheinbaum, riservandoci di affrontare tra un mese le alterne fortune del neoliberismo nel mondo latinoamericano, in particolare quello incarnato da Milei che ha subito sì una sonora sconfitta a Buenos Aires, ma in ottobre per le elezioni del Parlamento può ambire a un numero maggiore di rappresentanti eletti tra le sue file.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nOil non olet\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/3iOadt0OjeBCBS2wCkHYV6?si=2mNA3bJ4QpaubkOL24hdvg\r\n\r\nSi sono sprecati tutti gli aggettivi più vieti possibili per esprimere indignazione per l’efferatezza delle operazioni militari di Idf agli ordini politici del governo fascista di Netanyahu, sempre rispettando il diritto di Israele a perpetuare un genocidio in quanto popolo eletto, ma di fronte alla sorpresa per il bombardamento della delegazione riunita a valutare proposte di “pace” nel territorio sovrano del Qatar, una nazione filoamericana che ospita la più grossa base statunitense nel Sudovest asiatico e ha regalato l’aereo presidenziale come omaggio al nuovo imperatore, sono venute meno le inani riprovazioni e i vicini sauditi si sono rivolti al Pakistan in cerca di ombrello nucleare e protezione. La credibilità dell’amministrazione Trump è scomparsa del tutto e il volto mascherato di sangue dello Stato ebraico è apparso improvvisamente con i suoi veri connotati al mondo arabo, che ha sempre abbandonato le genti di Palestina al loro destino sacrificale, in cambio di affari.\r\nIl raid israeliano a Doha ha superato il perimetro del conflitto con Hamas: ha squassato regole non scritte, infranto la logica del territorio mediatore, e messo in discussione l’intero schema di alleanze della diplomazia araba, quella stessa che ha permesso al Mossad le peggiori turpitudini e fornito appoggio per operazioni nell'area contro gli avversari di Israele, che con il suo istinto da scorpione ha punto persino il proprio cavallo di Troia nella regione. Il Qatar, lungi dall’essere un bersaglio secondario, entra nella storia come simbolo della frattura tra potenza militare israeliana e coesione regionale arabo-americana, dando spazio a una alleanza di nuovo stampo con una potenza nucleare che fa parte della Belt Road cinese e si approvvigiona da Pechino per i suoi ordigni, come la filosionista India si è accorta nell'ultimo conflitto di pochi mesi fa.\r\nForse ora tutti si accorgeranno che la volontà di cancellazione di ogni traccia di vita e cultura araba dal territorio della Israele biblica coinvolge anche le vestigia e le tradizioni mondiali, ma questo risultato è stato possibile perché tutto ciò che stanno perpetrando i sionisti è già stato sperimentato dai governi di Washington, per esempio in Iraq, dove sono state ridotte in briciole dallo spregio dell’esercito americano testimonianze artistiche e culturali millenarie. Questo è reso possibile dalla presunzione che l’unica vera cultura sia quella ebraico-cristiana e tutti gli altri sono semplici colonizzati senza cultura propria.\r\nQuesti sono i prodromi perché quando gli invasati come Smotrich e Ben Gvir picconeranno la moschea di Gerusalemme, come già hanno cominciato a fare, Al-Aqsa sarà la soglia oltre alla quale la hybris ebraica renderà conto dei suoi abusi, perché la rivolta a quel punto non coinvolgerà solo i milioni di palestinesi, ma i miliardi di musulmani. E gli accordi finanziari, gli interessi per i resort progettati su una Striscia di concentramento e sterminio nulla potranno di fronte alla rivendicazione culturale delle masse oltraggiate dall’impunità israeliana.\r\nGià la trasferta di Rubio a Doha si è risolta in un fallimento: nonostante il giorno prima la riunione dei paesi coinvolti avesse balbettato, come una qualunque Unione europea, L’emiro Tamim ha chiesto i risarcimenti per i danni causati nel bombardamento israeliano su Doha, le scuse ufficiali e l’impegno di Netanyahu a non ripetere più la sua prepotenza e soprattutto di bloccare le uccisioni di innocenti a Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Oil-non-olet-in-Qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAltri temi inerenti all'aggressione colonialista israeliana degli ultimi 80 anni si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\nIrresolubili contrasti che trovano nell'acqua del Nilo pretesti per perpetuarsi\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dalla-diga-sul-nilo-all-assedio-di-al-fashir-conflitti-in-africa-orientale--67835929\r\n\r\nFinalmente a inizio settembre si è inaugurata Gerd, la grande diga sul Nilo Azzurro voluta da Ahmed e che non solo approvvigionerebbe Etiopia, Sudan, Kenya e Gibuti di energia elettrica, ma coprirebbe il 20% dei consumi dell’Africa orientale. In questo anno in cui il bacino idrico si è andato riempiendo i dati dimostrano che questo non è avvenuto a detrimento dei paesi a valle, eppure i motivi di attrito con l’Egitto non scemano e anzi si dispiegano truppe del Cairo in Somalia, evidenziando alleanze e divisioni legate ad altri dossier, quali lo sbocco al mare in Somaliland (proprio la regione che per essere riconosciuta da Usa e Israele è disposta a ospitare i gazawi deportati) per Addis Abeba, o gli scontri interetnici sia a Nord in Puntland, che nel Jubbaland a Sud. Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città del Darfur ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo del dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . Le cause delle crisi che stanno attraversando alcuni paesi asiatici hanno le loro radici in un sistema di potere autoritario che nega le legittime aspirazioni delle nuove generazioni a una partecipazione concreta alle scelte che condizionano il loro futuro. La crisi economica, le distorsioni nello sviluppo eredità del colonialismo, l'iniqua distribuzione delle risorse, la corruzione imperante, le smodate ricchezze esibite da élite predatorie, l'ingombrante presenza dei militari nella vita politica ed economica, la disoccupazione giovanile e la mancanza di prospettive sono tratti comuni in paesi come la Thailandia, l'Indonesia e con caratteristiche più peculiari il Nepal. Sono paesi dove i giovani sono la maggioranza ma le loro richieste di cambiamento sono state compresse e represse per molto tempo e dove hanno trovato uno sbocco elettorale come in Thailandia i poteri conservatori e legati alla monarchia hanno invalidato l'esito elettorale. La chiamano la generazione \"z\" ma a prescindere dalle definizioni queste rivolte sono il sintomo di una forte richiesta di cambiamento del modello di accumulazione che ha contraddistinto la tumultuosa crescita dei paesi asiatici. 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L'impero declinante ha perso importanti posizioni in America Latina nel confronto con il competitor cinese e quindi ora Washington si atteggia a \" terminator\" nella strategia della lotta antidroga ,alibi per eccellenza fin dai tempi di Nixon per mascherare le ingerenze nordamericane. Il target è il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante Maduro, comunque eccezione pur con le sue contraddizioni a causa di un modello economico redistributivo verso il basso che non trova più seguaci nella regione . Rimasto prigioniero delle logiche di capitalismo estrattivo il Venezuela di Maduro resiste anche per l'inefficacia di un'opposizione poco credibile ed asservita agli interessi statunitensi, preda ambita per le sue riserve petrolifere.\r\nIl narcotraffico costituisce la copertura per l'interventismo nordamericano che ricorda la versione 2.0 della dottrina Monroe, ma il destino manifesto è duro da affermare in un continente sempre più autonomo dai legami con l'ingombrante vicino e legato ad interessi economici ed investimenti cinesi.\r\n\r\nNe parliamo con Andrea Cegna, giornalista e conoscitore dell'America Latina\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-ringhia-contro-il-venezuela-agitando-lo-spettro-della-guerra-alla-droga--67855661\r\n\r\nPer ripercorrere i sentieri fin qui percorsi con i popoli latinos, si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-18092025-CEGNA.mp3\"][/audio]","20 Settembre 2025","2025-09-22 23:43:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 18/09/2025 - LA SVOLTA DELL'ATTACCO SIONISTA A DOHA; 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Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città del Darfur ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo del dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . 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