","La CEDU e i rom: casa per tutti?","post",1427904266,[62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/cedu/","http://radioblackout.org/tag/elide-tisi/","http://radioblackout.org/tag/gianluca-vitale/","http://radioblackout.org/tag/lungo-stura-lazio/","http://radioblackout.org/tag/rom/",[15,25,68,69,70],"gianluca vitale","lungo stura lazio","rom",{"post_content":72,"post_title":76,"tags":79},{"matched_tokens":73,"snippet":74,"value":75},[15],"Lo scorso 19 marzo la \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> aveva imposto al Comune di","Questa mattina il quotidiano La Stampa in merito alla decisione della Corte Europea dei Diritti dell'uomo sullo sgombero del campo rom di Lungo Stura Lazio titolava “Via libera allo sgombero. 'Ma ai rom va data una casa'”.\r\nLo scorso 19 marzo la \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> aveva imposto al Comune di Torino la sospensione momentanea dello sgombero del campo. Il ricorso di cinque famiglie era stato accolto, perché il Comune non offriva alternative abitative, nonostante la presenza di minori e persone malate.\r\nIl Comune ha replicato offrendo in fretta e furia una casa a due delle cinque famiglie, e dichiarando una delle altre inadatta, perché il “capofamiglia” sarebbe pregiudicato. I figli, secondo il comune di Torino, in strada, perché il padre li ha resi indegni di avere una casa.\r\nNella sua sentenza la \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> chiede di segnalare altri casi e presto partiranno altri ricorsi. Il vicesindaco Tisi da invece un'interpretazione restrittiva della sentenza, ritenendo che la \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> si riferisca solo alle “famiglie in cui ci siano soggetti vulnerabili”.\r\nDi fatto Tisi tenta di sottrarsi alle proprie responsabilità: in lungo Stura Lazio, tra topi ed immondizia, vivono centinaia di bambini, che rischiano di perdere persino la miserabile baracca in cui vivono ed essere gettati in strada.\r\nLa battaglia legale andrà avanti nelle prossime settimane tra ricorsi e controricorsi. Difficile dire se Tisi, che si era impegnata a spianare il campo entro il 31 marzo, rimanderà o deciderà di procedere comunque.\r\nQuesta vicenda, le contestazioni degli antirazzisti al convegno dei rom senza i rom del 19 marzo, la lettera di denuncia degli abitanti di Lungo Stura Lazio, hanno cominciato ad incrinare la bella vetrina della “città possibile”, il progetto voluto dall'amministrazione targata PD, per mettere a frutto i cinque milioni di euro stanziati da Maroni – allora ministro dell'Interno – contro l'emergenza rom.\r\nL’amministrazione comunale ha messo in piedi un’operazione in cui buoni affari e immagine andavano a braccetto. \r\nL’operazione “la città possibile” era un ingranaggio ben oliato che funzionava a puntino. Duecento rom meritevoli di “emergere” dal campo di Lungo Stura Lazio, il più grande insediamento spontaneo d’Europa, piazzati temporaneamente in strutture di social housing, erano il fiore all’occhiello con il quale Torino si vendeva come prima città italiana ad aver cancellato la vergogna dei campi. Peccato che l’operazione, costata 5.193.167,26 euro, abbia riempito le casse di una bella cordata di cooperative ed associazioni amiche - AIZO - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco - Croce Rossa - , mentre ai rom “meritevoli” ha offerto due anni sotto ad un tetto, purché rispettino regole di comportamento a metà tra la caserma e l’asilo.\r\nIl nocciolo dell’operazione è stata l'arbitraria separazione degli abitanti del campo in “meritevoli” ed “immeritevoli”, “civilizzati” e “barbari”, “adatti” ed “inadatti” ad una condizione abitativa autonoma e dignitosa. Ai primi – appena 250 persone a fine gennaio 2015 - l'offerta di una casa temporanea o la collocazione in sistemazioni di housing sociale, o ancora il rimpatrio “volontario” in Romania. Va da se che quando i soldi finiranno le cooperative cercheranno altri business, mentre i rom “meritevoli” finiranno nuovamente in strada, perché non avranno i soldi per pagare un affitto vero. \r\nCome se non bastasse la struttura di corso Vigevano dove sono state ospitate alcune famiglie che hanno firmato il “patto di emersione” dal campo, gestita dal’associazione AIZO di Carla Osella, è di proprietà di una società controllata da Giorgio Molino, il ras delle soffitte, affittate a prezzi esorbitanti ad immigrati con problemi di documenti. Inutile dire che i locali di corso Vigevano non hanno l’abitabilità e quindi, chi ci vive non potrà mai ottenere la residenza.\r\nAgli altri seicento abitanti rimasti in lungo Stura il Comune di Torino ha offerto la strada o la deportazione.\r\nDuecento tra adulti e bambini sono stati sgomberati il 26 febbraio. 150 persone sono state rastrellate mercoledì 18 marzo, portate in questura, denudate e perquisite. Alla gran parte sono stati consegnati fogli di via che impongono di lasciare il paese entro un mese, due sono stati portati al CIE, da dove sono stati deportati.\r\nL'operazione si sarebbe dovuta concludere il 31 marzo. I ricorsi presentati dall'avvocato Gianluca Vitale hanno rallentato l'operazione, ma è provabile che, appena la bufera sarà passata il comune probabilmente darà il via allo sgombero definitivo del campo.\r\nNel frattempo si moltiplicano le assemblee, in cui i rom hanno cominciato ad autorganizzarsi, perché al prossimo sgombero nessuno venga più lasciato solo di fronte alle ruspe, alla polizia, ai vigili urbani. \r\n\r\nAscolta la diretta con Gianluca Vitale:\r\n\r\n\r\nrom_ricorso\r\n\r\n ",{"matched_tokens":77,"snippet":78,"value":78},[15],"La \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> e i rom: casa per tutti?",[80,83,85,87,89],{"matched_tokens":81,"snippet":82},[15],"\u003Cmark>CEDU\u003C/mark>",{"matched_tokens":84,"snippet":25},[],{"matched_tokens":86,"snippet":68},[],{"matched_tokens":88,"snippet":69},[],{"matched_tokens":90,"snippet":70},[],[92,97,100],{"field":36,"indices":93,"matched_tokens":94,"snippets":96},[48],[95],[15],[82],{"field":98,"matched_tokens":99,"snippet":78,"value":78},"post_title",[15],{"field":101,"matched_tokens":102,"snippet":74,"value":75},"post_content",[15],578730123365712000,{"best_field_score":105,"best_field_weight":106,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":48,"score":107,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":48},"1108091339008",13,"578730123365711979",{"document":109,"highlight":129,"highlights":143,"text_match":103,"text_match_info":151},{"cat_link":110,"category":111,"comment_count":48,"id":112,"is_sticky":48,"permalink":113,"post_author":51,"post_content":114,"post_date":115,"post_excerpt":54,"post_id":112,"post_modified":116,"post_thumbnail":117,"post_thumbnail_html":118,"post_title":119,"post_type":59,"sort_by_date":120,"tag_links":121,"tags":125},[45],[47],"55733","http://radioblackout.org/2019/10/fine-pena-mai/","Lo scorso 7 ottobre la CEDU – Corte Europea per i diritti dell’uomo - si è pronunciata contro il “fine pena mai\", l’ergastolo ostativo, l’istituto che, in Italia, nega a chi non si \"pente\" fruire di permessi premio, lavoro esterno al carcere e misure alternative al carcere.\r\nL’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario concede al detenuto i benefici di legge solo se accetta di fare la spia.\r\nChi non cede il ricatto, anche dopo due o tre decenni di carcere è destinato a morire dietro le sbarre.\r\nLa sentenza della CEDU, anche se non vincolante per l'Italia, apre la strada ai ricorsi di altri ergastolani.\r\nSecondo la Corte l’ergastolo ostativo si pone in contrasto con l’art. 3 della Convenzione che vieta la tortura, le punizioni degradanti e disumane.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Eugenio Losco, avvocato che segue con attenzione le questioni carcerarie.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/2019-10-15-losco-ergastolo-ostativo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","15 Ottobre 2019","2019-10-15 14:59:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/fine-pena-mai-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"225\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/fine-pena-mai.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/fine-pena-mai.jpeg 225w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/fine-pena-mai-150x150.jpeg 150w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/fine-pena-mai-170x170.jpeg 170w\" sizes=\"auto, (max-width: 225px) 100vw, 225px\" />","Fine pena mai?",1571151557,[62,122,123,124],"http://radioblackout.org/tag/corte-europea-diritti-umani/","http://radioblackout.org/tag/ergastolo-ostativo/","http://radioblackout.org/tag/fine-pena-mai/",[15,126,127,128],"corte europea diritti umani","Ergastolo ostativo","fine pena mai",{"post_content":130,"tags":134},{"matched_tokens":131,"snippet":132,"value":133},[15],"Lo scorso 7 ottobre la \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> – Corte Europea per i diritti","Lo scorso 7 ottobre la \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> – Corte Europea per i diritti dell’uomo - si è pronunciata contro il “fine pena mai\", l’ergastolo ostativo, l’istituto che, in Italia, nega a chi non si \"pente\" fruire di permessi premio, lavoro esterno al carcere e misure alternative al carcere.\r\nL’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario concede al detenuto i benefici di legge solo se accetta di fare la spia.\r\nChi non cede il ricatto, anche dopo due o tre decenni di carcere è destinato a morire dietro le sbarre.\r\nLa sentenza della \u003Cmark>CEDU\u003C/mark>, anche se non vincolante per l'Italia, apre la strada ai ricorsi di altri ergastolani.\r\nSecondo la Corte l’ergastolo ostativo si pone in contrasto con l’art. 3 della Convenzione che vieta la tortura, le punizioni degradanti e disumane.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Eugenio Losco, avvocato che segue con attenzione le questioni carcerarie.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/2019-10-15-losco-ergastolo-ostativo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[135,137,139,141],{"matched_tokens":136,"snippet":82},[15],{"matched_tokens":138,"snippet":126},[],{"matched_tokens":140,"snippet":127},[],{"matched_tokens":142,"snippet":128},[],[144,149],{"field":36,"indices":145,"matched_tokens":146,"snippets":148},[48],[147],[15],[82],{"field":101,"matched_tokens":150,"snippet":132,"value":133},[15],{"best_field_score":105,"best_field_weight":106,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":152,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":48},"578730123365711978",{"document":154,"highlight":175,"highlights":191,"text_match":103,"text_match_info":199},{"cat_link":155,"category":156,"comment_count":48,"id":157,"is_sticky":48,"permalink":158,"post_author":51,"post_content":159,"post_date":160,"post_excerpt":54,"post_id":157,"post_modified":161,"post_thumbnail":162,"post_thumbnail_html":163,"post_title":164,"post_type":59,"sort_by_date":165,"tag_links":166,"tags":171},[45],[47],"29018","http://radioblackout.org/2015/04/torture-al-g8-di-genova-la-condanna-della-corte-europea/","Secondo i giudici della Corte Europea dei diritti dell'uomo, nella notte della Diaz, il 21 luglio 2010, è stato violato l’articolo 3 della convenzione europea dei diritti umani sul “divieto di tortura e di trattamenti disumani o degradanti”.\r\n\r\nIl 21 luglio 2001 si era chiuso il G8 di Genova: tre giorni di manifestazioni e scontri tra polizia e manifestanti, un manifestante ucciso dai carabinieri, circa mille feriti. Molti manifestanti erano tornati a casa. Altri, soprattutto gli stranieri, si erano fermati a Genova.\r\n\r\nLa memoria di quella notte rimarrà per sempre impressa nei corpi e nelle menti dei 93 uomini e donne che quella notte dormivano alla Diaz. L'irruzione della polizia e il pestaggio feroce che ne seguì, lasciò sgomenti anche i giornalisti mainstream che il mattino successivo entrarono nell'edificio. Sangue raggrumato, capelli contro gli stipiti, libri, zaini, abiti alla rinfusa: le tracce di una vera “macelleria messicana”.\r\n\r\nI poliziotti che massacrarono quelli della Diaz non sono mai stati “scoperti”, i funzionari coinvolti in quell'operazione – come quelli della caserma delle torture a Bolzaneto – se la sono cavata con la prescrizione. Tutti, o quasi, hanno fatto folgoranti carriere. Il capo della polizia De Gennaro è oggi a capo di Finmeccanica, il colosso dell'industria bellica italiana.\r\n\r\nLa sentenza di ieri è stata pronunciata in seguito al ricorso presentato dal più anziano dei manifestanti della Diaz, all'epoca dei fatti aveva 62 anni, che si ritrovò con una gamba rotta, un braccio fracassato e lesioni ovunque.\r\n\r\nSebbene la sentenza della corte faccia propria la ricostruzione dei vari processi che segnava una secca divisione tra manifestanti dei blocchi giallo, blu e rosa e il blocco nero, indicato come unico responsabile degli eccessi della polizia, la sentenza della CEDU non manca di rilevare le caratteristiche strutturali delle violenze poliziesche in un paese dove l'impunità per le divise è del tutto normale.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Eugenio Losco, avvocato di Milano, in prima fila nel difendere gli attivisti dei movimenti sociali che restano impigliati nelle maglie della legge.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\neugenio_genova_tortura","8 Aprile 2015","2015-04-10 12:00:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/diaz1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/diaz1-300x199.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/diaz1-300x199.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/diaz1.jpg 494w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Torture al G8 di Genova: la condanna della corte europea",1428531384,[167,62,168,169,170],"http://radioblackout.org/tag/black-bloc/","http://radioblackout.org/tag/diaz/","http://radioblackout.org/tag/g8-genova/","http://radioblackout.org/tag/torture/",[27,15,172,173,174],"Diaz","g8 genova","torture",{"post_content":176,"tags":180},{"matched_tokens":177,"snippet":178,"value":179},[15],"della polizia, la sentenza della \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> non manca di rilevare le","Secondo i giudici della Corte Europea dei diritti dell'uomo, nella notte della Diaz, il 21 luglio 2010, è stato violato l’articolo 3 della convenzione europea dei diritti umani sul “divieto di tortura e di trattamenti disumani o degradanti”.\r\n\r\nIl 21 luglio 2001 si era chiuso il G8 di Genova: tre giorni di manifestazioni e scontri tra polizia e manifestanti, un manifestante ucciso dai carabinieri, circa mille feriti. Molti manifestanti erano tornati a casa. Altri, soprattutto gli stranieri, si erano fermati a Genova.\r\n\r\nLa memoria di quella notte rimarrà per sempre impressa nei corpi e nelle menti dei 93 uomini e donne che quella notte dormivano alla Diaz. L'irruzione della polizia e il pestaggio feroce che ne seguì, lasciò sgomenti anche i giornalisti mainstream che il mattino successivo entrarono nell'edificio. Sangue raggrumato, capelli contro gli stipiti, libri, zaini, abiti alla rinfusa: le tracce di una vera “macelleria messicana”.\r\n\r\nI poliziotti che massacrarono quelli della Diaz non sono mai stati “scoperti”, i funzionari coinvolti in quell'operazione – come quelli della caserma delle torture a Bolzaneto – se la sono cavata con la prescrizione. Tutti, o quasi, hanno fatto folgoranti carriere. Il capo della polizia De Gennaro è oggi a capo di Finmeccanica, il colosso dell'industria bellica italiana.\r\n\r\nLa sentenza di ieri è stata pronunciata in seguito al ricorso presentato dal più anziano dei manifestanti della Diaz, all'epoca dei fatti aveva 62 anni, che si ritrovò con una gamba rotta, un braccio fracassato e lesioni ovunque.\r\n\r\nSebbene la sentenza della corte faccia propria la ricostruzione dei vari processi che segnava una secca divisione tra manifestanti dei blocchi giallo, blu e rosa e il blocco nero, indicato come unico responsabile degli eccessi della polizia, la sentenza della \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> non manca di rilevare le caratteristiche strutturali delle violenze poliziesche in un paese dove l'impunità per le divise è del tutto normale.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Eugenio Losco, avvocato di Milano, in prima fila nel difendere gli attivisti dei movimenti sociali che restano impigliati nelle maglie della legge.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\neugenio_genova_tortura",[181,183,185,187,189],{"matched_tokens":182,"snippet":27},[],{"matched_tokens":184,"snippet":82},[15],{"matched_tokens":186,"snippet":172},[],{"matched_tokens":188,"snippet":173},[],{"matched_tokens":190,"snippet":174},[],[192,197],{"field":36,"indices":193,"matched_tokens":194,"snippets":196},[20],[195],[15],[82],{"field":101,"matched_tokens":198,"snippet":178,"value":179},[15],{"best_field_score":105,"best_field_weight":106,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":152,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":48},{"document":201,"highlight":220,"highlights":225,"text_match":228,"text_match_info":229},{"cat_link":202,"category":203,"comment_count":48,"id":204,"is_sticky":48,"permalink":205,"post_author":51,"post_content":206,"post_date":207,"post_excerpt":54,"post_id":204,"post_modified":208,"post_thumbnail":209,"post_thumbnail_html":210,"post_title":211,"post_type":59,"sort_by_date":212,"tag_links":213,"tags":217},[45],[47],"81309","http://radioblackout.org/2023/04/la-francia-rifiuta-di-estradare-i-militanti-italiani-un-commento-con-paolo-persichetti/","Il 28 marzo 2023 la Cassazione francese ha confermato il rifiuto alla richiesta di estradizione di 10 militanti di formazioni armate della sinistra extraparlamentare degli anni '70 da parte dell'Italia. La decisione, presa sulla base dell' art.8 della CEDU, non è stata ben accolta in Italia dai sostenitori della pena infinita che avrebbero voluto portare a termine la vendetta su chi ha preso parte a un ciclo di lotte terminato da decenni. Abbiamo parlato di come si è passati dalla \"dottrina Mitterand\" ad un'applicazione uniforme della CEDU In Europa, toccando anche come questa tendenza all'uniformità porta a collaborazioni comunitarie tra forze dell'ordine come il mandato di arresto europeo (MAE). Abbiamo anche ricordato di quando l'Italia diede asilo agli attentatori di De Gaulle negli anni '60. Ne abbiamo parlato con Paolo Persichetti.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/persichetti.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer approfondire sul blog di Paolo:\r\n\r\nhttps://insorgenze.net/2022/04/24/quando-litalia-dava-asilo-agli-attentatori-de-gaulle/\r\n\r\nhttps://insorgenze.net/2023/03/29/i-mal-di-pancia-dellex-procuratore-giancarlo-caselli/","5 Aprile 2023","2023-04-05 15:25:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/striscione-contro-extraditions-e1680700008827-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"131\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/striscione-contro-extraditions-e1680700008827-300x131.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/striscione-contro-extraditions-e1680700008827-300x131.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/striscione-contro-extraditions-e1680700008827-1024x448.png 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/striscione-contro-extraditions-e1680700008827-768x336.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/striscione-contro-extraditions-e1680700008827-1170x512.png 1170w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/striscione-contro-extraditions-e1680700008827-690x302.png 690w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/striscione-contro-extraditions-e1680700008827-100x44.png 100w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/striscione-contro-extraditions-e1680700008827.png 1189w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La Francia rifiuta di estradare i militanti italiani. Un commento con Paolo Persichetti",1680708341,[214,215,216],"http://radioblackout.org/tag/estradizione/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/lotta-armata/",[218,18,219],"estradizione","lotta armata",{"post_content":221},{"matched_tokens":222,"snippet":223,"value":224},[15],"sulla base dell' art.8 della \u003Cmark>CEDU\u003C/mark>, non è stata ben accolta","Il 28 marzo 2023 la Cassazione francese ha confermato il rifiuto alla richiesta di estradizione di 10 militanti di formazioni armate della sinistra extraparlamentare degli anni '70 da parte dell'Italia. La decisione, presa sulla base dell' art.8 della \u003Cmark>CEDU\u003C/mark>, non è stata ben accolta in Italia dai sostenitori della pena infinita che avrebbero voluto portare a termine la vendetta su chi ha preso parte a un ciclo di lotte terminato da decenni. Abbiamo parlato di come si è passati dalla \"dottrina Mitterand\" ad un'applicazione uniforme della \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> In Europa, toccando anche come questa tendenza all'uniformità porta a collaborazioni comunitarie tra forze dell'ordine come il mandato di arresto europeo (MAE). Abbiamo anche ricordato di quando l'Italia diede asilo agli attentatori di De Gaulle negli anni '60. Ne abbiamo parlato con Paolo Persichetti.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/persichetti.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer approfondire sul blog di Paolo:\r\n\r\nhttps://insorgenze.net/2022/04/24/quando-litalia-dava-asilo-agli-attentatori-de-gaulle/\r\n\r\nhttps://insorgenze.net/2023/03/29/i-mal-di-pancia-dellex-procuratore-giancarlo-caselli/",[226],{"field":101,"matched_tokens":227,"snippet":223,"value":224},[15],578730123365187700,{"best_field_score":230,"best_field_weight":231,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":48,"score":232,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":48},"1108091338752",14,"578730123365187697",{"document":234,"highlight":257,"highlights":263,"text_match":266,"text_match_info":267},{"cat_link":235,"category":236,"comment_count":48,"id":237,"is_sticky":48,"permalink":238,"post_author":51,"post_content":239,"post_date":240,"post_excerpt":241,"post_id":237,"post_modified":242,"post_thumbnail":243,"post_thumbnail_html":244,"post_title":245,"post_type":59,"sort_by_date":246,"tag_links":247,"tags":252},[45],[47],"89870","http://radioblackout.org/2024/05/tunisia-deportazioni-arresti-e-motovedette/","Nell’ultima settimana la società civile tunisina ha denunciato la deportazione di 400 persone migranti e richiedenti asilo, confermata anche dal presidente Saied durante un consiglio nazionale. I rastrellamenti sono partiti dai campi allestiti nella capitale, due dei quali si trovano davanti alle sedi delle agenzie delle Nazioni Unite per i rifugiati e per le migrazioni; le persone sono state successivamente trasportate e abbandonate in zone desertiche al confine con l’Algeria e la Libia, prive di cibo e acqua. Saied ha fatto nuovamente riferimento ad un supposto piano di sostituzione etnica per giustificare la deportazione dei migranti , una dichiarazione in linea con la campagna razzista e xenofoba lanciata nel febbraio 2023 che ha dato il via a un'ondata di arresti e violenze contro le persone di origine sub-sahariana .\r\n\r\nContinuano le intimidazioni e minacce a danno di attivisti e organizzazioni della società civile: tra il 3 e il 6 maggio scorso sono stati registrati numerosi fermi e arresti arbitrari e l'avvocata e opinionista Sonia Dahmani è stata arrestata da uomini a volto coperto entrati all'interno della camera penale di Tunisi mentre erano in corso delle riprese del canale televisivo France24. Saied gode del pieno sostegno dell'Unione europea come dimostra il Memorandum della scorsa estate tra l’UE e la Tunisia, che prevede il finanziamento di 105 milioni di euro prevalentemente per il controllo della migrazione, le numerose visite della Presidente Meloni hanno consolidato il rapporto tra Tunisia e Italia finalizzato all'esternalizzazione delle frontiere e al controllo dei flussi di migranti.\r\n\r\nA questo scopo sono state cedute altre 6 motovedette da parte del ministero dell'interno italiano alla Guardia nazionale tunisina che si è distinta ,al pari della Guardia costiera libica, in comportamenti vessatori e brutali contro i migranti in mare.\r\n\r\n \r\n\r\nNe parliamo con Lorenzo Figoni di Actionaid\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/INFO-200524-TUNISIA.mp3\"][/audio]","20 Maggio 2024","in Tunisia repressione dell'opposizione e deportazione di migranti .","2024-05-20 16:25:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/TUNISIA-INFO-200524-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"150\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/TUNISIA-INFO-200524-300x150.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/TUNISIA-INFO-200524-300x150.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/TUNISIA-INFO-200524.jpg 474w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","TUNISIA, DEPORTAZIONI ARRESTI E MOTOVEDETTE.",1716214845,[248,249,250,251],"http://radioblackout.org/tag/aggressioni-a-migranti/","http://radioblackout.org/tag/guardia-nazionale-tunisina/","http://radioblackout.org/tag/saied/","http://radioblackout.org/tag/tunisia/",[253,254,255,256],"aggressioni a migranti","Guardia nazionale tunisina","Saied","tunisia",{"post_content":258},{"matched_tokens":259,"snippet":261,"value":262},[260],"cedu","A questo scopo sono state \u003Cmark>cedu\u003C/mark>te altre 6 motovedette da parte","Nell’ultima settimana la società civile tunisina ha denunciato la deportazione di 400 persone migranti e richiedenti asilo, confermata anche dal presidente Saied durante un consiglio nazionale. I rastrellamenti sono partiti dai campi allestiti nella capitale, due dei quali si trovano davanti alle sedi delle agenzie delle Nazioni Unite per i rifugiati e per le migrazioni; le persone sono state successivamente trasportate e abbandonate in zone desertiche al confine con l’Algeria e la Libia, prive di cibo e acqua. Saied ha fatto nuovamente riferimento ad un supposto piano di sostituzione etnica per giustificare la deportazione dei migranti , una dichiarazione in linea con la campagna razzista e xenofoba lanciata nel febbraio 2023 che ha dato il via a un'ondata di arresti e violenze contro le persone di origine sub-sahariana .\r\n\r\nContinuano le intimidazioni e minacce a danno di attivisti e organizzazioni della società civile: tra il 3 e il 6 maggio scorso sono stati registrati numerosi fermi e arresti arbitrari e l'avvocata e opinionista Sonia Dahmani è stata arrestata da uomini a volto coperto entrati all'interno della camera penale di Tunisi mentre erano in corso delle riprese del canale televisivo France24. Saied gode del pieno sostegno dell'Unione europea come dimostra il Memorandum della scorsa estate tra l’UE e la Tunisia, che prevede il finanziamento di 105 milioni di euro prevalentemente per il controllo della migrazione, le numerose visite della Presidente Meloni hanno consolidato il rapporto tra Tunisia e Italia finalizzato all'esternalizzazione delle frontiere e al controllo dei flussi di migranti.\r\n\r\nA questo scopo sono state \u003Cmark>cedu\u003C/mark>te altre 6 motovedette da parte del ministero dell'interno italiano alla Guardia nazionale tunisina che si è distinta ,al pari della Guardia costiera libica, in comportamenti vessatori e brutali contro i migranti in mare.\r\n\r\n \r\n\r\nNe parliamo con Lorenzo Figoni di Actionaid\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/INFO-200524-TUNISIA.mp3\"][/audio]",[264],{"field":101,"matched_tokens":265,"snippet":261,"value":262},[260],578730089005449300,{"best_field_score":268,"best_field_weight":231,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":48,"score":269,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":20},"1108074561536","578730089005449329",{"document":271,"highlight":293,"highlights":298,"text_match":266,"text_match_info":301},{"cat_link":272,"category":273,"comment_count":48,"id":274,"is_sticky":48,"permalink":275,"post_author":51,"post_content":276,"post_date":277,"post_excerpt":54,"post_id":274,"post_modified":278,"post_thumbnail":279,"post_thumbnail_html":280,"post_title":281,"post_type":59,"sort_by_date":282,"tag_links":283,"tags":288},[45],[47],"88508","http://radioblackout.org/2024/04/no-ponte-partono-gli-espropri/","In questi giorni sui giornali locali e nazionali sono state pubblicate le liste delle procedure per l'esproprio delle aree interessate alle opere anticipate per la realizzazione del ponte sullo Stretto. Oltre al quartiere di Torre Faro a Messina, dove dovrebbe sorgere il pilone, le opere di bonifica e di cantiere riguardano tutta la città da nord a sud, infatti moltissime persone in questi giorni hanno scoperto di essere coinvolte negli avvisi degli espropri. Sono oltre 300 case in Sicilia e 150 in Calabria nel mirino della procedura, inoltre occorre considerare tutte le opere accessorie al ponte, come i 20 chilometri di raccordi stradali e i 20 di raccordi ferroviari. Per tamponare una situazione che ha dell'assurdo, la Società Stretto di Messina sta propagandando compensazioni ridicole per le case e i terreni espropriati o asserviti (ossia ceduti per il tempo necessario alla realizzazione dei lavori), oltre a uno sportello di assistenza.\r\n\r\nLa rete No Ponte, a seguito di una due giorni a marzo molto partecipata in merito a come organizzarsi per opporsi a quest'opera scellerata, ha iniziato ad attivarsi per contrastare i primi atti della realizzazione dell'opera. Il sentimento diffuso nella popolazione rimane quello di immaginare che verranno messe in campo alcuni primi cantieri, ma che questo non significherà che l'opera verrà effettivamente conclusa, così come molto spesso succede in Italia rispetto a questo tipo di infrastrutture e grandi o piccole opere che incontrano l'opposizione territoriale e che dal tav a Messina riguardano sempre più territori nel nostro Paese.\r\n\r\nAbbiamo approfondito questi temi insieme a Elena, attivista della rete No Ponte Messina\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/No-Ponte2024_04_04_2024.04.04-09.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","5 Aprile 2024","2024-04-05 09:03:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/proxy-image-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/proxy-image-300x200.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/proxy-image-300x200.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/proxy-image-768x511.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/proxy-image.jpeg 820w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","No Ponte: partono gli espropri.",1712307795,[284,285,286,287],"http://radioblackout.org/tag/no-grandi-opere/","http://radioblackout.org/tag/no-ponte/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/stretto-messina/",[289,290,291,292],"no grandi opere","no ponte","no tav","stretto messina",{"post_content":294},{"matched_tokens":295,"snippet":296,"value":297},[260],"terreni espropriati o asserviti (ossia \u003Cmark>cedu\u003C/mark>ti per il tempo necessario alla","In questi giorni sui giornali locali e nazionali sono state pubblicate le liste delle procedure per l'esproprio delle aree interessate alle opere anticipate per la realizzazione del ponte sullo Stretto. Oltre al quartiere di Torre Faro a Messina, dove dovrebbe sorgere il pilone, le opere di bonifica e di cantiere riguardano tutta la città da nord a sud, infatti moltissime persone in questi giorni hanno scoperto di essere coinvolte negli avvisi degli espropri. Sono oltre 300 case in Sicilia e 150 in Calabria nel mirino della procedura, inoltre occorre considerare tutte le opere accessorie al ponte, come i 20 chilometri di raccordi stradali e i 20 di raccordi ferroviari. Per tamponare una situazione che ha dell'assurdo, la Società Stretto di Messina sta propagandando compensazioni ridicole per le case e i terreni espropriati o asserviti (ossia \u003Cmark>cedu\u003C/mark>ti per il tempo necessario alla realizzazione dei lavori), oltre a uno sportello di assistenza.\r\n\r\nLa rete No Ponte, a seguito di una due giorni a marzo molto partecipata in merito a come organizzarsi per opporsi a quest'opera scellerata, ha iniziato ad attivarsi per contrastare i primi atti della realizzazione dell'opera. Il sentimento diffuso nella popolazione rimane quello di immaginare che verranno messe in campo alcuni primi cantieri, ma che questo non significherà che l'opera verrà effettivamente conclusa, così come molto spesso succede in Italia rispetto a questo tipo di infrastrutture e grandi o piccole opere che incontrano l'opposizione territoriale e che dal tav a Messina riguardano sempre più territori nel nostro Paese.\r\n\r\nAbbiamo approfondito questi temi insieme a Elena, attivista della rete No Ponte Messina\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/No-Ponte2024_04_04_2024.04.04-09.00.00-escopost.mp3\"][/audio]",[299],{"field":101,"matched_tokens":300,"snippet":296,"value":297},[260],{"best_field_score":268,"best_field_weight":231,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":48,"score":269,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":20},6646,{"collection_name":59,"first_q":15,"per_page":304,"q":15},6,8,{"facet_counts":307,"found":348,"hits":349,"out_of":539,"page":20,"request_params":540,"search_cutoff":37,"search_time_ms":541},[308,325],{"counts":309,"field_name":322,"sampled":37,"stats":323},[310,313,316,318,320],{"count":311,"highlighted":312,"value":312},7,"anarres",{"count":314,"highlighted":315,"value":315},4,"Bello come una prigione che brucia",{"count":20,"highlighted":317,"value":317},"Spot",{"count":20,"highlighted":319,"value":319},"frittura mista",{"count":20,"highlighted":321,"value":321},"liberation front","podcastfilter",{"total_values":324},5,{"counts":326,"field_name":36,"sampled":37,"stats":346},[327,329,330,332,334,336,338,340,342,344],{"count":14,"highlighted":328,"value":328},"torino",{"count":17,"highlighted":18,"value":18},{"count":20,"highlighted":331,"value":331},"retata",{"count":20,"highlighted":333,"value":333},"contenzione",{"count":20,"highlighted":335,"value":335},"sgombero campo",{"count":20,"highlighted":337,"value":337},"primo maggio 2014",{"count":20,"highlighted":339,"value":339},"manicomi criminali",{"count":20,"highlighted":341,"value":341},"spezzone rosso nero",{"count":20,"highlighted":343,"value":343},"rete antipsichiatrica",{"count":20,"highlighted":345,"value":345},"multinazionali farmaceutiche",{"total_values":347},59,15,[350,393,444,466,489,513],{"document":351,"highlight":372,"highlights":384,"text_match":103,"text_match_info":391},{"comment_count":48,"id":352,"is_sticky":48,"permalink":353,"podcastfilter":354,"post_author":312,"post_content":355,"post_date":356,"post_excerpt":54,"post_id":352,"post_modified":357,"post_thumbnail":358,"post_title":359,"post_type":360,"sort_by_date":361,"tag_links":362,"tags":367},"16471","http://radioblackout.org/podcast/carcere-tortura-democratica/",[312],"Lo scorso 8 gennaio l'Italia è stata condannata dalla Corte Europea per i Diritti Umani per i trattamenti inumani e degradanti inflitti ad alcuni detenuti rinchiusi nelle carceri di Busto Arsizio e Piacenza. Questi prigionieri erano stati obbligati a condividere con altri carcerati una cella di 9 metri quadrati, senza acqua calda e priva di una decente illuminazione.\r\nLa cifra di 14.000 euro è il prezzo stabilito dalla corte per le torture subite dei detenuti.\r\nMa non solo. I giudici hanno stabilito l'obbligo per l'Italia di porre rimedio al sofraffollamento carcerario entro un anno. Il governo italiano, già numerose volte nel mirino della corte, ha immediatamente fatto ricorso. Il ricorso è stato respinto lo scorso 27 maggio.\r\nQuesta decisione apre la possibiolità che tanti altri detenuti facciano ricorso, oltre obbligare l'Italia a porre fine alle terribili condizioni di vita nelle carceri del Bel Paese.\r\nNei giorni immediatamente successivi alla respingimento del ricorso parlamentari di quasi tutti gli schieramenti, nonché lo stesso ministro della giustizia Cancellieri hanno fatto dichiarazioni altisonanti. Dichiarazioni che stridono palesemente con il silenzio e l'immobilità di tutte le forze politiche istituzionali di fronte ad una situazione che dura ormai da anni.\r\nUna situazione che solo un'immediata amnistia potrebbe sanare, una situazione che solo una radicale riforma del sistema penale potrebbe modificare, cancellando leggi come la Fini-Giovanardi sulle droghe, la Bossi-Fini sull'immigrazione, la Cirielli sulla recidiva, oltre a quelle che riguardano reati contro il patrimonio, puniti spesso in modo più grave di quelli contro la persona.\r\nAnarres ne ha parlato con Eugenio Losco, avvocato milanese, da sempre in prima fila nella difesa di compagni, poveri, immigrati.\r\n\r\nEugenio, reduce dall'udienza odierna al processo ai No Tav accusati di resistenza allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena e per la giornata di lotta del 3 luglio 2011, ci ha aggiornato sul processo, dove i giudici hanno respinto la richiesta di costituzione di parte civile della presidenza del consiglio dei ministri, accettando invece quella di numerosi altri ministeri (interni, difesa, commercio...) oltre a vari sindacati di polizia.\r\n\r\nIl suo intervento, basato sulla convinzione che il carcere dovrebbe essere semplicemente abolito, era molto pessimista sulla reale possibilità che l'attuale governo metta mano ad un provvedimento di amnistia, nè, tantomeno, che crei le condizioni per una riduzione strutturale della popolazione chiusa nelle gabbie della democrazia.\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n2013 05 31 losco condanna carceri","31 Maggio 2013","2018-10-17 22:59:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/05/51819-1-200x110.jpg","Carcere. Tortura democratica","podcast",1370031894,[363,62,364,365,366],"http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/condanna-italia/","http://radioblackout.org/tag/diritti-umani/","http://radioblackout.org/tag/tortura/",[368,15,369,370,371],"carcere","condanna italia","diritti umani","tortura",{"tags":373},[374,376,378,380,382],{"matched_tokens":375,"snippet":368,"value":368},[],{"matched_tokens":377,"snippet":82,"value":82},[15],{"matched_tokens":379,"snippet":369,"value":369},[],{"matched_tokens":381,"snippet":370,"value":370},[],{"matched_tokens":383,"snippet":371,"value":371},[],[385],{"field":36,"indices":386,"matched_tokens":387,"snippets":389,"values":390},[20],[388],[15],[82],[82],{"best_field_score":105,"best_field_weight":106,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":48,"score":392,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":48},"578730123365711977",{"document":394,"highlight":435,"highlights":440,"text_match":228,"text_match_info":443},{"comment_count":48,"id":395,"is_sticky":48,"permalink":396,"podcastfilter":397,"post_author":398,"post_content":399,"post_date":400,"post_excerpt":54,"post_id":395,"post_modified":401,"post_thumbnail":402,"post_title":403,"post_type":360,"sort_by_date":404,"tag_links":405,"tags":420},"98008","http://radioblackout.org/podcast/frontiere-morali-e-diritti-umani-contro-il-mondo-guerra-a-torino-tecnologia-e-war-on-empathy/",[315],"bellocome","Estratti dalla puntata del 19 maggio 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nLA GUERRA AI DIRITTI UMANI IN EUROPA\r\n\r\nNella lunga traiettoria di brutalizzazione della War on Migrants la Commissione Europea ha proposto un piano di esternalizzazione degli spazi concentrazionari per il contenimento, l’espulsione, il processamento delle richieste di asilo.\r\n\r\nSu questo fronte, grazie a due articoli di Euractiv e Statewatch, cerchiamo di approfondire le manovre – più o meno sommerse – che a livello europeo stanno promuovendo l’attacco alla Corte Europea dei Diritti Umani e l’inscrutabilità giuridica dei centri che l’Europa intende strutturare oltre i propri confini.\r\n\r\nNel primo articolo si descrive una mozione promossa da Danimarca e Italia per esautorare la CEDU e “aggiornare” il criterio dei “diritti umani” applicati ai fenomeni migratori; nel secondo si analizza il ruolo del “modello Italia-Albania” e le pressioni del Consiglio Europeo per impedire il controllo giuridico sui campi di deportazione, in un’ottica di “esternalizzazione delle frontiere morali e giuridiche”.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BCUPCB_CEDU-war-on-migrants.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nEuractiv: https://www.euractiv.com/section/politics/news/exclusive-denmark-and-italy-seek-support-to-rein-in-european-human-rights-court/\r\n\r\nStatewatch: https://www.statewatch.org/news/2025/may/deportation-camps-eu-member-states-want-to-prevent-judicial-scrutiny/\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nTORINO: CONTRO I FLUSSI DELLA GUERRA\r\n\r\nIn compagnia di un redattore della trasmissione “Happy Hour - Pillole sintetiche dal mondo-guerra” rilanciamo l’iniziativa che si terrà a Torino Venerdì 23 Maggio 2025, a sostegno delle persone denunciate per il blocco del porto di Genova.\r\n\r\nPartendo dalla presentazione della pubblicazione “Disfare – Per la Lotta Contro il Mondo-Guerra” cerchiamo di osservare la rilevanza del paradigma bellico nel plasmare la contemporaneità e alcune specificità delle sue declinazioni sul territorio torinese.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BCUPCB_TAZ-Disfare_guerra.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTECNOLOGIE DI DOMINIO E NEOREAZIONARISMO\r\n\r\nPartendo da alcune notizie di “cronaca tecnologica” cerchiamo di descrivere che modello di civiltà ci restituiscano e come possano relazionarsi con la presa di potere dell’apparato culturale tecnoreazionario.\r\n\r\nMaiali bio-ingegnerizzati, la “carenza di una filiera etica dei corpi umani per la scienza”, robotica in ambito manifatturiero, neuro-impianti connessi a intelligenze artificiali: una modalità di relazione tecnica con il vivente che approda alla War on Empathy sdoganata da Elon Musk.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BCUPCB_war-on-empathy.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","21 Maggio 2025","2025-05-21 11:17:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/bcupcb_disfare-tech-varie-200x110.jpg","FRONTIERE MORALI E DIRITTI UMANI – CONTRO IL MONDO-GUERRA A TORINO – TECNOLOGIA E WAR ON EMPATHY",1747826261,[406,407,408,409,410,411,412,413,414,415,416,417,418,419],"http://radioblackout.org/tag/biotecnologie/","http://radioblackout.org/tag/cpr/","http://radioblackout.org/tag/cpr-albania/","http://radioblackout.org/tag/diritti/","http://radioblackout.org/tag/elon-musk/","http://radioblackout.org/tag/esternalizzazione/","http://radioblackout.org/tag/europa/","http://radioblackout.org/tag/fortezza-europa/","http://radioblackout.org/tag/frontiere/","http://radioblackout.org/tag/intelligenza-artificiale/","http://radioblackout.org/tag/neurotech/","http://radioblackout.org/tag/robot/","http://radioblackout.org/tag/war-on-empathy/","http://radioblackout.org/tag/war-on-migrants/",[421,422,423,424,425,426,427,428,429,430,431,432,433,434],"biotecnologie","cpr","cpr albania","diritti","Elon Musk","esternalizzazione","europa","fortezza europa","frontiere","intelligenza artificiale","neurotech","robot","war on empathy","war on migrants",{"post_content":436},{"matched_tokens":437,"snippet":438,"value":439},[15],"e Italia per esautorare la \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> e “aggiornare” il criterio dei","Estratti dalla puntata del 19 maggio 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nLA GUERRA AI DIRITTI UMANI IN EUROPA\r\n\r\nNella lunga traiettoria di brutalizzazione della War on Migrants la Commissione Europea ha proposto un piano di esternalizzazione degli spazi concentrazionari per il contenimento, l’espulsione, il processamento delle richieste di asilo.\r\n\r\nSu questo fronte, grazie a due articoli di Euractiv e Statewatch, cerchiamo di approfondire le manovre – più o meno sommerse – che a livello europeo stanno promuovendo l’attacco alla Corte Europea dei Diritti Umani e l’inscrutabilità giuridica dei centri che l’Europa intende strutturare oltre i propri confini.\r\n\r\nNel primo articolo si descrive una mozione promossa da Danimarca e Italia per esautorare la \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> e “aggiornare” il criterio dei “diritti umani” applicati ai fenomeni migratori; nel secondo si analizza il ruolo del “modello Italia-Albania” e le pressioni del Consiglio Europeo per impedire il controllo giuridico sui campi di deportazione, in un’ottica di “esternalizzazione delle frontiere morali e giuridiche”.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BCUPCB_CEDU-war-on-migrants.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nEuractiv: https://www.euractiv.com/section/politics/news/exclusive-denmark-and-italy-seek-support-to-rein-in-european-human-rights-court/\r\n\r\nStatewatch: https://www.statewatch.org/news/2025/may/deportation-camps-eu-member-states-want-to-prevent-judicial-scrutiny/\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nTORINO: CONTRO I FLUSSI DELLA GUERRA\r\n\r\nIn compagnia di un redattore della trasmissione “Happy Hour - Pillole sintetiche dal mondo-guerra” rilanciamo l’iniziativa che si terrà a Torino Venerdì 23 Maggio 2025, a sostegno delle persone denunciate per il blocco del porto di Genova.\r\n\r\nPartendo dalla presentazione della pubblicazione “Disfare – Per la Lotta Contro il Mondo-Guerra” cerchiamo di osservare la rilevanza del paradigma bellico nel plasmare la contemporaneità e alcune specificità delle sue declinazioni sul territorio torinese.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BCUPCB_TAZ-Disfare_guerra.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTECNOLOGIE DI DOMINIO E NEOREAZIONARISMO\r\n\r\nPartendo da alcune notizie di “cronaca tecnologica” cerchiamo di descrivere che modello di civiltà ci restituiscano e come possano relazionarsi con la presa di potere dell’apparato culturale tecnoreazionario.\r\n\r\nMaiali bio-ingegnerizzati, la “carenza di una filiera etica dei corpi umani per la scienza”, robotica in ambito manifatturiero, neuro-impianti connessi a intelligenze artificiali: una modalità di relazione tecnica con il vivente che approda alla War on Empathy sdoganata da Elon Musk.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BCUPCB_war-on-empathy.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[441],{"field":101,"matched_tokens":442,"snippet":438,"value":439},[15],{"best_field_score":230,"best_field_weight":231,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":48,"score":232,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":48},{"document":445,"highlight":457,"highlights":462,"text_match":228,"text_match_info":465},{"comment_count":48,"id":446,"is_sticky":48,"permalink":447,"podcastfilter":448,"post_author":398,"post_content":449,"post_date":450,"post_excerpt":54,"post_id":446,"post_modified":451,"post_thumbnail":452,"post_title":453,"post_type":360,"sort_by_date":454,"tag_links":455,"tags":456},"66648","http://radioblackout.org/podcast/riots-in-chile-vaccini-in-carcere-violenze-a-foggia-slovenia-e-altro/",[315],"NOTIZIE BREVI DALL’APPARATO DETENTIVO\r\n\r\nIn apertura una veloce sintesi di quanto avvenuto nell’ultima settimana\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-brevi-8-2-20.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCHILE\r\n\r\nUn sergente dei carabineros ha ucciso Francisco Martinez, giocoliere e militante a fianco della lotta Mapuche molto conosciuto nell’area di Panguipulli, scatenando una rivolta che ha portato all’incendio di una decina di palazzi governativi. Andiamo ad approfondire e contestualizzare questo evento insieme ad Antonella.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-Panguipulli.mp3\"][/audio]\r\n\r\nProponiamo quindi un’intervista realizzata per via epistolare lo scorso dicembre con Publicacion Refractario sulla relazione tra movimenti anarchici anticarcerari e la rivolta generalizzata che ha attraversato il paese sudamericano nell’ultimo anno.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-refractario.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nBIDEN E CARCERI PRIVATE\r\n\r\nIl neo-insediato presidente americano ha emanato un ordine che termina i contratti tra il Dipartimento della Giustizia (DOJ) e le aziende della carcerazione privata; tuttavia mantiene il ricorso ai centri di detenzione per migranti di ICE e DHS gestiti dalle multinazionali della detenzione a scopo di lucro. Diamo uno sguardo ai recenti eventi e alle reazioni di alcune delle realtà che stanno promuovendo la progressiva decarcerizzazione della società statunitense.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-biden-private.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCARCERE E VACCINI\r\n\r\nLa popolazione detenuta è stata inserita all’interno di quei segmenti di popolazione la cui vaccinazione contro il Covid-19 viene ritenuta prioritaria dalle istituzioni. All’interno della sezione femminile del carcere di Trieste, alcune detenute stanno protestando contro la possibile obbligatorietà di questo vaccino e rispetto al fatto che questa soluzione tecno-medicale vada a imporsi rispetto ad altre forme di intervento quali l’indulto e la deflazione della popolazione detenuta. Insieme a un compagno dell’Assemblea Contro il Carcere e la Repressione andiamo ad approfondire le cause di questa mobilitazione.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-vaccini-stecco.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nREMS, COVID E NEUROPSICOFARMACOLOGIA\r\n\r\nPartiamo da una condanna da parte della CEDU nei confronti dell’Italia riguardante la detenzione in carcere di persone che, a causa di una diagnosi psichiatrica, avrebbero diritto ad accedere ad altre strutture (REMS e comunità terapeutiche).\r\n\r\nRestando alla sofferenza psichica e al soluzionismo tecno-medicale, un documento dal XXII Congresso Nazionale della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia ci racconta come la migliore risposta alla depressione e all’ansia prodotte dalla pandemia sia la somministrazione di massa di psicofarmaci. A patto che siano prescritti dal medico, si raccomandano.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-neurofarma.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLA RAPPRESAGLIA DOPO LA RIVOLTA NEL CARCERE DI FOGGIA\r\n\r\nInsieme a Sandra Berardi dell’associazione Yairaiha andiamo ad approfondire le testimonianze da loro raccolte sulla brutale rappresaglia messa in atto dalla polizia penitenziaria dopo la rivolta del 12 marzo 2020.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-Foggia-Yairaiha.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nRIAMMISSIONI A CATENA\r\n\r\nInsieme a Duccio Facchini, direttore de L’AltraEconomia, andiamo a commentare la sentenza che ha condannato il Ministero degli Interni italiano per le cosiddette “riammissioni a catena”: il respingimento informale di migranti dal territorio italiano verso la Slovenia, fino all’inferno dei campi bosniaci.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-Facchini-Slovenia.mp3\"][/audio]","10 Febbraio 2021","2021-02-10 11:47:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-chile-200x110.jpg","Riots in Chile, vaccini in carcere, violenze a Foggia, Slovenia e altro",1612957670,[],[],{"post_content":458},{"matched_tokens":459,"snippet":460,"value":461},[15],"una condanna da parte della \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> nei confronti dell’Italia riguardante la","NOTIZIE BREVI DALL’APPARATO DETENTIVO\r\n\r\nIn apertura una veloce sintesi di quanto avvenuto nell’ultima settimana\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-brevi-8-2-20.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCHILE\r\n\r\nUn sergente dei carabineros ha ucciso Francisco Martinez, giocoliere e militante a fianco della lotta Mapuche molto conosciuto nell’area di Panguipulli, scatenando una rivolta che ha portato all’incendio di una decina di palazzi governativi. Andiamo ad approfondire e contestualizzare questo evento insieme ad Antonella.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-Panguipulli.mp3\"][/audio]\r\n\r\nProponiamo quindi un’intervista realizzata per via epistolare lo scorso dicembre con Publicacion Refractario sulla relazione tra movimenti anarchici anticarcerari e la rivolta generalizzata che ha attraversato il paese sudamericano nell’ultimo anno.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-refractario.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nBIDEN E CARCERI PRIVATE\r\n\r\nIl neo-insediato presidente americano ha emanato un ordine che termina i contratti tra il Dipartimento della Giustizia (DOJ) e le aziende della carcerazione privata; tuttavia mantiene il ricorso ai centri di detenzione per migranti di ICE e DHS gestiti dalle multinazionali della detenzione a scopo di lucro. Diamo uno sguardo ai recenti eventi e alle reazioni di alcune delle realtà che stanno promuovendo la progressiva decarcerizzazione della società statunitense.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-biden-private.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCARCERE E VACCINI\r\n\r\nLa popolazione detenuta è stata inserita all’interno di quei segmenti di popolazione la cui vaccinazione contro il Covid-19 viene ritenuta prioritaria dalle istituzioni. All’interno della sezione femminile del carcere di Trieste, alcune detenute stanno protestando contro la possibile obbligatorietà di questo vaccino e rispetto al fatto che questa soluzione tecno-medicale vada a imporsi rispetto ad altre forme di intervento quali l’indulto e la deflazione della popolazione detenuta. Insieme a un compagno dell’Assemblea Contro il Carcere e la Repressione andiamo ad approfondire le cause di questa mobilitazione.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-vaccini-stecco.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nREMS, COVID E NEUROPSICOFARMACOLOGIA\r\n\r\nPartiamo da una condanna da parte della \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> nei confronti dell’Italia riguardante la detenzione in carcere di persone che, a causa di una diagnosi psichiatrica, avrebbero diritto ad accedere ad altre strutture (REMS e comunità terapeutiche).\r\n\r\nRestando alla sofferenza psichica e al soluzionismo tecno-medicale, un documento dal XXII Congresso Nazionale della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia ci racconta come la migliore risposta alla depressione e all’ansia prodotte dalla pandemia sia la somministrazione di massa di psicofarmaci. A patto che siano prescritti dal medico, si raccomandano.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-neurofarma.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLA RAPPRESAGLIA DOPO LA RIVOLTA NEL CARCERE DI FOGGIA\r\n\r\nInsieme a Sandra Berardi dell’associazione Yairaiha andiamo ad approfondire le testimonianze da loro raccolte sulla brutale rappresaglia messa in atto dalla polizia penitenziaria dopo la rivolta del 12 marzo 2020.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-Foggia-Yairaiha.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nRIAMMISSIONI A CATENA\r\n\r\nInsieme a Duccio Facchini, direttore de L’AltraEconomia, andiamo a commentare la sentenza che ha condannato il Ministero degli Interni italiano per le cosiddette “riammissioni a catena”: il respingimento informale di migranti dal territorio italiano verso la Slovenia, fino all’inferno dei campi bosniaci.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-Facchini-Slovenia.mp3\"][/audio]",[463],{"field":101,"matched_tokens":464,"snippet":460,"value":461},[15],{"best_field_score":230,"best_field_weight":231,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":48,"score":232,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":48},{"document":467,"highlight":479,"highlights":485,"text_match":228,"text_match_info":488},{"comment_count":48,"id":468,"is_sticky":48,"permalink":469,"podcastfilter":470,"post_author":51,"post_content":471,"post_date":472,"post_excerpt":54,"post_id":468,"post_modified":473,"post_thumbnail":474,"post_title":475,"post_type":360,"sort_by_date":476,"tag_links":477,"tags":478},"47221","http://radioblackout.org/podcast/bello-come-una-prigione-che-brucia-il-podcast-del-24-aprile-2018/",[315],"Alcune notizie dal mondo del carcere e della sorveglianza: iniziamo con la lettura di stralci della lettera collettiva della sezione Alta sicurezza del carcere di Livorno che alleghiamo in calce, ed altre notizie brevi; proseguiamo poi sul tema della sorveglianza, utilizzando il nuovo rapporto di Privacy International nel Regno Unito sulle perquisizioni digitali e l'estrazione di dati dagli smartphone. Infine ci spostiamo negli USA per raccontarvi della gestione del lavoro dei detenuti nelle carceri private.\r\n\r\nbello come 23 aprile\r\n\r\nLETTERA DEI DETENUTI DI LIVORNO\r\n\r\nI detenuti ristretti presso la C/C. di Livorno,rep. Alta-Sicurezza, firmatari del presente documento,con il quale invocano l’intervento urgente, con gli organi sopra citati, al fine della tutela della propria dignità umana, portano alla vostra attenzione le seguenti problematiche.\r\n\r\nPreliminarmente va ricordato che in questo istituto, dai primi del mese di Novembre 2017, fino al 15 dello stesso mese, cè stata una protesta pacifica e democratica che ha interessato tutte e tre le sezioni di Alta-Sicurezza, sempre per condizioni di invisibilità.\r\n\r\nAll’epoca dei fatti sono intervenuti il magistrato di sorveglianza (LI) e il provveditore della Toscana per riuscire a far rientrare la protesta anche perché si avvicinava il mese di Dicembre con la prospettiva delle vacanze natalizie.\r\n\r\nNaturalmente tramite promesse da marinaio, la protesta e rientrata con la pace di tutti, direzione tutta in particolare. Le promesse di marinaio consistevano in miglioramenti della vita detentiva in generale, dal vitto che è ancora uguale a prima e, comunque, non intendiamo entrare in questo argomento,perché ci è stato promesso che entro il mese di giugno 2018 avrebbero sistemato la cucina e migliorato la qualità del vitto, aspettiamo Giugno! Riguardo le altre cose ci hanno dato qualche telefonata per mezza giornata e per due domeniche nei mesi Gennaio e Febbraio. A parte questo ‘’contentino’’ delle due telefonate domenicali al mese, tutto il resto è peggiorato naturalmente a scapito dei detenuti in particolare il sovraffollamento, sembra questo fenomeno che è una cosa fuorilegge in quanto le sezioni di Alta Sicurezza sono state costruite per due persone per cella e a norma europea, così ci era stato assicurato quando siamo arrivati in questo istituto. Oggi invece ci viene quasi imposto di mettere altre persone in cella, senza preoccuparsi se uno fuma, se uno ha problemi di salute o atri problemi, seri e gravi di salute. Ebbene, questo modo di agire presenta l’abuso di potere e viola palesemente l’Art.3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo.\r\n\r\nRiguardo a questo drammatico problema del sovraffollamento ci preme ricordare un passaggio, tramite un colloquio verificatosi il 26 Settembre 2017, quando un gruppo di detenuti si sono incontrati con il garante dei diritti dei detenuti della Toscana, Dottor. Franco Corleone, in quella circostanza quel gruppo di detenuti, ha rappresentato al Dottor Corleone i problemi più grossi che erano costretti a subire. Il lavoro, le sale dei colloqui dove diventa un calvario stare seduti per più di un’ora in quei sgabelli piantati per terra, dove diventa difficile fare un colloquio con le proprie famiglie. L’ufficio educatori che è carente sia di personale e sia come quantità e qualità lavorativa, non si comprende come una educatrice si arroga il diritto del tutto arbitrario e gratuito, di rivestire il ruolo di magistrato di sorveglianza,di direttrice e di tanto altro ancora, fino al punto da decidere lei se una istanza di qualsiasi natura, possa essere inviata oppure no al magistrato di sorveglianza. Noi riteniamo che questo modo sia contrario alle norme vigenti e quindi illegale.\r\n\r\nQuesto modo di portare avanti l’area trattamentale è un modo come un altro per far stare quanto più possibile la gente in carcere, e ci riferiamo a tutti quelli che, essendo nei termini di poter usufruire dei benefici penitenziari, potrebbero accedere ai detti benefici e quindi alleggerire il famoso fenomeno di sovraffollamento dal quale molti traggono dei benefici in termini di speculazione, e questi non sono di certo i detenuti ristretti.\r\n\r\nOltre a questi sopra esposti di problemi, in quella occasione al Dottor. Corleone abbiamo rappresentato anche e soprattutto questo fenomeno delle tre persone a cella, malgrado questo reparto alla sicurezza è predisposto per due a cella. A quel punto il Dottor. Corleone ci riferiva quanto segue: ’’ Il direttore del D.R.P. davanti a me ha firmato una notifica nella quale si affermava che il carcere di Livorno non poteva ospitare oltre due persone per cella, io personalmente sono stato un testimone oculare di questa firma, perché si è svolto davanti ai miei occhi, quindi, appena esco da qui sarà la prima cosa che farò e ciò è di telefonare personalmente al direttore del D.R.P. per farmi spiegare come è possibile una cosa del genere e tra qualche giorno vi farò sapere ‘’ .\r\n\r\nUn altro argomento è stato quello dei computer personali, due detenuti hanno violato le regole, sono stati puniti e trasferiti, a noi tutti ci sono stati ritirati e sequestrati. Due detenuti hanno proposto reclamo fino al tribunale di sorveglianza di Firenze e malgrado i loro computer erano in regola hanno avuto rigettato il reclamo, nel rigetto c’era scritto che la direzione aveva promesso che si impegnava a trovare un locale per adibirlo all’uso dei personal computer per quei detenuti che studiano e frequentano i corsi scolastici e universitari. Ad oggi, fine Febbraio 2018, ancora attendiamo che venga trovato questo locale.\r\n\r\nUn altro argomento è il lavoro, ci erano state fatte delle promesse, nel mese di Dicembre 2017, tese ad aumentare sia le merce di e sia qualche posto di lavoro in più. Risultato? Sono diminuiti i posti di lavoro e sono diminuite le mercedi, cioè gli stipendi che prima si potevano chiamare più o meno soddisfacenti, nel senso che per ogni giornata lavorativa si veniva retribuiti con due e tre ore, nonostante se ne faceva qualcuna in più.\r\n\r\nOggi alla luce delle false promesse e caduta la maschera dell’ipocrisia, la realtà è che un detenuto è costretto a lavorare per 3-h-5 ore e viene retribuito con solo un’ora(1) al giorno. Questo vuol dire guadagnare 50 ,60 euro al mese.\r\n\r\nIn base alle norme europee, questo si chiama; ‘’ riduzione in schiavitù ‘’, e pur portata avanti con molta filosofia è sempre una violazione dell’Art.3 della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, C.E.D.U.\r\n\r\nPer ultimo ricordiamo che malgrado tutti questi disagi nei quali siamo costretti a vivere, hanno pensato bene ad aumentare i prezzi dei prodotti che acquistiamo al sopravvitto interno, alimentari, carni surgelati, frutta e verdura e altri prodotti. Complimenti da veri irresponsabili!\r\n\r\nRibadiamo che ‘’ la pena consiste nella privazione della libertà personale, non nella revoca di altri diritti ‘’.\r\n\r\nIl 20 Febbraio si è assistiti a qualcosa di assurdo: in una cella della terza sezione, hanno provato con minacce a mettere un fumatore con due che non fumano, mezz’ora prima avevano messo un cinese, poi tolto e cercato di mettere il fumatore. I due detenuti hanno fatto i bagagli e chiesto di essere portati alle celle di isolamento. Le ritorsioni e le ripicche sono all’ordine del giorno, qui vige una falsa democrazia, celata da razzismo e abusi di potere.\r\n\r\nQuesta lamentela che vogliamo far conoscere a tutta l’Italia, è priva di firme, perché la maggior parte dei detenuti ha paura delle ritorsioni e ripicche.\r\n\r\nPer favore bisogna far presto prima che degeneri del tutto la situazione all’interno di questo istituto. I garanti, che si immagina fossero sopra le parti, vengono circuiti, incredibile!\r\n\r\nLe connivenze che esistono tra, direzione, magistrato di sorveglianza e tribunale di sorveglianza, sono quasi invisibili per non creare precedenti, però sappiate che esistono e il tutto a scapito dei detenuti. Ci sono tutte le circostanze per fare apparire un inchiesta e per favore avvisate di tutti questi abusi l’onorevole Eleonora Forenza.\r\n\r\nRiguardo i due detenuti che si sono rifiutati di farsi calpestare la propria dignità, facendosi mettere in cella un fumatore, e per questo volevano essere portati in isolamento, e cambiate la condizione, cioè, gli è stato fatto un rapporto disciplinare che consiste nella chiusura del lavoro, per uno dei due che faceva lo spazzino, e il divieto di socialità, possono solo andare a scuola e per 4 ore al giorno i passeggi.\r\n\r\nL’ultimo punto che facciamo notare è questo: a settembre 2017, a causa di una bomba d’acqua verificatasi nella città di Livorno, si sono allagati gli scantinati anche per la cattiva manutenzione, dov’erano stati posizionati tutte le strumentazioni elettroniche che facevano funzionare computer, ascensori, aperture delle celle automatiche ecc., ecc., ad oggi dei tre ascensori non ne funzione nemmeno uno, e nessuno se ne preoccupa.\r\n\r\nSapete cosa significa se uno, qui siamo al terzo piano, si sente male di notte e avesse bisogno dell’ascensore per essere salvato?\r\n\r\nLa spesa che facciamo bisogna salirla a piedi, 60-80 casse d’acqua, e tutto il resto di generi alimentari, carni, surgelati, frutta e verdura, tutto a mano e solo uno può farlo, e questo viene retribuito solo con 1 ora di retribuzione.\r\n\r\nNon abbiamo parole, se uno rinuncia gli viene commiata la sanzione disciplinare e automaticamente la perdita di un semestre di liberazione anticipata per giorni 45.\r\n\r\nQui vige una dittatura velata da una falsa democrazia. Ogni commento e soprattutto l’aiuto per poter sopravvivere dignitosamente. Grazie!\r\n\r\nRiguardo lo spazio per ogni detenuto in cella, qui stanno agendo con cattiveria, con forza e ripicca vogliono metterci a tre e questo magistrato di sorv. Di Livorno, per non creare dei precedenti rigetta tutti i reclami che gli arrivano, ci ha detto in faccia molto chiaramente che lei non tiene conto delle sentenze della corte europea, ma si attiene solo alla cassazione e qui, per il carcere di Livorno, non c’è una sentenza alla cassazione di invio per il numero di un ordinanza del tribunale di sorveglianza di Bologna che è molto chiara in materia e cioè, ordinanza n. 2018/234 (oppure 2018/734) perché non si capisce bene, del 04/01/2018 depositata in cancelleria il 17/01/2018, ma questo non vale niente?\r\n\r\nA nostro avviso il clima qui dentro si sta facendo molto molto pesante. A proposito a chi si è rifiutato di mettersi a tre gli hanno fatto il rapporto e privato del campo sportivo, palestra e socialità. Adesso è successo che un detenuto trascorsa l’ora con la quale viene retribuito, si è fermato e ha detto che non intendeva proseguire il lavoro perché non sarebbe stato pagato, risultato? Gli hanno fatto il rapporto, è assurdo!!!\r\n\r\nLa pena consiste nella privazione della libertà personale, non nella revoca di tutti i diritti.\r\n\r\nUn caro saluto a tutti dalla minoranza di detenuti di questo lager di Livorno.\r\n\r\nBuon lavoro e speriamo bene che passi questa riforma.\r\n\r\nGrazie per tutto.\r\n\r\nI detenuti di Alta Sicurezza del carcere di Livorno","24 Aprile 2018","2018-10-24 17:42:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/fucogalere-200x110.jpeg","Bello come una prigione che brucia: il podcast del 24 aprile 2018",1524598996,[],[],{"post_content":480},{"matched_tokens":481,"snippet":483,"value":484},[482],"C.E.D.U","la salvaguardia dei diritti dell’uomo, \u003Cmark>C.E.D.U\u003C/mark>.\r\n\r\nPer ultimo ricordiamo che malgrado","Alcune notizie dal mondo del carcere e della sorveglianza: iniziamo con la lettura di stralci della lettera collettiva della sezione Alta sicurezza del carcere di Livorno che alleghiamo in calce, ed altre notizie brevi; proseguiamo poi sul tema della sorveglianza, utilizzando il nuovo rapporto di Privacy International nel Regno Unito sulle perquisizioni digitali e l'estrazione di dati dagli smartphone. Infine ci spostiamo negli USA per raccontarvi della gestione del lavoro dei detenuti nelle carceri private.\r\n\r\nbello come 23 aprile\r\n\r\nLETTERA DEI DETENUTI DI LIVORNO\r\n\r\nI detenuti ristretti presso la C/C. di Livorno,rep. Alta-Sicurezza, firmatari del presente documento,con il quale invocano l’intervento urgente, con gli organi sopra citati, al fine della tutela della propria dignità umana, portano alla vostra attenzione le seguenti problematiche.\r\n\r\nPreliminarmente va ricordato che in questo istituto, dai primi del mese di Novembre 2017, fino al 15 dello stesso mese, cè stata una protesta pacifica e democratica che ha interessato tutte e tre le sezioni di Alta-Sicurezza, sempre per condizioni di invisibilità.\r\n\r\nAll’epoca dei fatti sono intervenuti il magistrato di sorveglianza (LI) e il provveditore della Toscana per riuscire a far rientrare la protesta anche perché si avvicinava il mese di Dicembre con la prospettiva delle vacanze natalizie.\r\n\r\nNaturalmente tramite promesse da marinaio, la protesta e rientrata con la pace di tutti, direzione tutta in particolare. Le promesse di marinaio consistevano in miglioramenti della vita detentiva in generale, dal vitto che è ancora uguale a prima e, comunque, non intendiamo entrare in questo argomento,perché ci è stato promesso che entro il mese di giugno 2018 avrebbero sistemato la cucina e migliorato la qualità del vitto, aspettiamo Giugno! Riguardo le altre cose ci hanno dato qualche telefonata per mezza giornata e per due domeniche nei mesi Gennaio e Febbraio. A parte questo ‘’contentino’’ delle due telefonate domenicali al mese, tutto il resto è peggiorato naturalmente a scapito dei detenuti in particolare il sovraffollamento, sembra questo fenomeno che è una cosa fuorilegge in quanto le sezioni di Alta Sicurezza sono state costruite per due persone per cella e a norma europea, così ci era stato assicurato quando siamo arrivati in questo istituto. Oggi invece ci viene quasi imposto di mettere altre persone in cella, senza preoccuparsi se uno fuma, se uno ha problemi di salute o atri problemi, seri e gravi di salute. Ebbene, questo modo di agire presenta l’abuso di potere e viola palesemente l’Art.3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo.\r\n\r\nRiguardo a questo drammatico problema del sovraffollamento ci preme ricordare un passaggio, tramite un colloquio verificatosi il 26 Settembre 2017, quando un gruppo di detenuti si sono incontrati con il garante dei diritti dei detenuti della Toscana, Dottor. Franco Corleone, in quella circostanza quel gruppo di detenuti, ha rappresentato al Dottor Corleone i problemi più grossi che erano costretti a subire. Il lavoro, le sale dei colloqui dove diventa un calvario stare seduti per più di un’ora in quei sgabelli piantati per terra, dove diventa difficile fare un colloquio con le proprie famiglie. L’ufficio educatori che è carente sia di personale e sia come quantità e qualità lavorativa, non si comprende come una educatrice si arroga il diritto del tutto arbitrario e gratuito, di rivestire il ruolo di magistrato di sorveglianza,di direttrice e di tanto altro ancora, fino al punto da decidere lei se una istanza di qualsiasi natura, possa essere inviata oppure no al magistrato di sorveglianza. Noi riteniamo che questo modo sia contrario alle norme vigenti e quindi illegale.\r\n\r\nQuesto modo di portare avanti l’area trattamentale è un modo come un altro per far stare quanto più possibile la gente in carcere, e ci riferiamo a tutti quelli che, essendo nei termini di poter usufruire dei benefici penitenziari, potrebbero accedere ai detti benefici e quindi alleggerire il famoso fenomeno di sovraffollamento dal quale molti traggono dei benefici in termini di speculazione, e questi non sono di certo i detenuti ristretti.\r\n\r\nOltre a questi sopra esposti di problemi, in quella occasione al Dottor. Corleone abbiamo rappresentato anche e soprattutto questo fenomeno delle tre persone a cella, malgrado questo reparto alla sicurezza è predisposto per due a cella. A quel punto il Dottor. Corleone ci riferiva quanto segue: ’’ Il direttore del D.R.P. davanti a me ha firmato una notifica nella quale si affermava che il carcere di Livorno non poteva ospitare oltre due persone per cella, io personalmente sono stato un testimone oculare di questa firma, perché si è svolto davanti ai miei occhi, quindi, appena esco da qui sarà la prima cosa che farò e ciò è di telefonare personalmente al direttore del D.R.P. per farmi spiegare come è possibile una cosa del genere e tra qualche giorno vi farò sapere ‘’ .\r\n\r\nUn altro argomento è stato quello dei computer personali, due detenuti hanno violato le regole, sono stati puniti e trasferiti, a noi tutti ci sono stati ritirati e sequestrati. Due detenuti hanno proposto reclamo fino al tribunale di sorveglianza di Firenze e malgrado i loro computer erano in regola hanno avuto rigettato il reclamo, nel rigetto c’era scritto che la direzione aveva promesso che si impegnava a trovare un locale per adibirlo all’uso dei personal computer per quei detenuti che studiano e frequentano i corsi scolastici e universitari. Ad oggi, fine Febbraio 2018, ancora attendiamo che venga trovato questo locale.\r\n\r\nUn altro argomento è il lavoro, ci erano state fatte delle promesse, nel mese di Dicembre 2017, tese ad aumentare sia le merce di e sia qualche posto di lavoro in più. Risultato? Sono diminuiti i posti di lavoro e sono diminuite le mercedi, cioè gli stipendi che prima si potevano chiamare più o meno soddisfacenti, nel senso che per ogni giornata lavorativa si veniva retribuiti con due e tre ore, nonostante se ne faceva qualcuna in più.\r\n\r\nOggi alla luce delle false promesse e caduta la maschera dell’ipocrisia, la realtà è che un detenuto è costretto a lavorare per 3-h-5 ore e viene retribuito con solo un’ora(1) al giorno. Questo vuol dire guadagnare 50 ,60 euro al mese.\r\n\r\nIn base alle norme europee, questo si chiama; ‘’ riduzione in schiavitù ‘’, e pur portata avanti con molta filosofia è sempre una violazione dell’Art.3 della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, \u003Cmark>C.E.D.U\u003C/mark>.\r\n\r\nPer ultimo ricordiamo che malgrado tutti questi disagi nei quali siamo costretti a vivere, hanno pensato bene ad aumentare i prezzi dei prodotti che acquistiamo al sopravvitto interno, alimentari, carni surgelati, frutta e verdura e altri prodotti. Complimenti da veri irresponsabili!\r\n\r\nRibadiamo che ‘’ la pena consiste nella privazione della libertà personale, non nella revoca di altri diritti ‘’.\r\n\r\nIl 20 Febbraio si è assistiti a qualcosa di assurdo: in una cella della terza sezione, hanno provato con minacce a mettere un fumatore con due che non fumano, mezz’ora prima avevano messo un cinese, poi tolto e cercato di mettere il fumatore. I due detenuti hanno fatto i bagagli e chiesto di essere portati alle celle di isolamento. Le ritorsioni e le ripicche sono all’ordine del giorno, qui vige una falsa democrazia, celata da razzismo e abusi di potere.\r\n\r\nQuesta lamentela che vogliamo far conoscere a tutta l’Italia, è priva di firme, perché la maggior parte dei detenuti ha paura delle ritorsioni e ripicche.\r\n\r\nPer favore bisogna far presto prima che degeneri del tutto la situazione all’interno di questo istituto. I garanti, che si immagina fossero sopra le parti, vengono circuiti, incredibile!\r\n\r\nLe connivenze che esistono tra, direzione, magistrato di sorveglianza e tribunale di sorveglianza, sono quasi invisibili per non creare precedenti, però sappiate che esistono e il tutto a scapito dei detenuti. Ci sono tutte le circostanze per fare apparire un inchiesta e per favore avvisate di tutti questi abusi l’onorevole Eleonora Forenza.\r\n\r\nRiguardo i due detenuti che si sono rifiutati di farsi calpestare la propria dignità, facendosi mettere in cella un fumatore, e per questo volevano essere portati in isolamento, e cambiate la condizione, cioè, gli è stato fatto un rapporto disciplinare che consiste nella chiusura del lavoro, per uno dei due che faceva lo spazzino, e il divieto di socialità, possono solo andare a scuola e per 4 ore al giorno i passeggi.\r\n\r\nL’ultimo punto che facciamo notare è questo: a settembre 2017, a causa di una bomba d’acqua verificatasi nella città di Livorno, si sono allagati gli scantinati anche per la cattiva manutenzione, dov’erano stati posizionati tutte le strumentazioni elettroniche che facevano funzionare computer, ascensori, aperture delle celle automatiche ecc., ecc., ad oggi dei tre ascensori non ne funzione nemmeno uno, e nessuno se ne preoccupa.\r\n\r\nSapete cosa significa se uno, qui siamo al terzo piano, si sente male di notte e avesse bisogno dell’ascensore per essere salvato?\r\n\r\nLa spesa che facciamo bisogna salirla a piedi, 60-80 casse d’acqua, e tutto il resto di generi alimentari, carni, surgelati, frutta e verdura, tutto a mano e solo uno può farlo, e questo viene retribuito solo con 1 ora di retribuzione.\r\n\r\nNon abbiamo parole, se uno rinuncia gli viene commiata la sanzione disciplinare e automaticamente la perdita di un semestre di liberazione anticipata per giorni 45.\r\n\r\nQui vige una dittatura velata da una falsa democrazia. Ogni commento e soprattutto l’aiuto per poter sopravvivere dignitosamente. Grazie!\r\n\r\nRiguardo lo spazio per ogni detenuto in cella, qui stanno agendo con cattiveria, con forza e ripicca vogliono metterci a tre e questo magistrato di sorv. Di Livorno, per non creare dei precedenti rigetta tutti i reclami che gli arrivano, ci ha detto in faccia molto chiaramente che lei non tiene conto delle sentenze della corte europea, ma si attiene solo alla cassazione e qui, per il carcere di Livorno, non c’è una sentenza alla cassazione di invio per il numero di un ordinanza del tribunale di sorveglianza di Bologna che è molto chiara in materia e cioè, ordinanza n. 2018/234 (oppure 2018/734) perché non si capisce bene, del 04/01/2018 depositata in cancelleria il 17/01/2018, ma questo non vale niente?\r\n\r\nA nostro avviso il clima qui dentro si sta facendo molto molto pesante. A proposito a chi si è rifiutato di mettersi a tre gli hanno fatto il rapporto e privato del campo sportivo, palestra e socialità. Adesso è successo che un detenuto trascorsa l’ora con la quale viene retribuito, si è fermato e ha detto che non intendeva proseguire il lavoro perché non sarebbe stato pagato, risultato? Gli hanno fatto il rapporto, è assurdo!!!\r\n\r\nLa pena consiste nella privazione della libertà personale, non nella revoca di tutti i diritti.\r\n\r\nUn caro saluto a tutti dalla minoranza di detenuti di questo lager di Livorno.\r\n\r\nBuon lavoro e speriamo bene che passi questa riforma.\r\n\r\nGrazie per tutto.\r\n\r\nI detenuti di Alta Sicurezza del carcere di Livorno",[486],{"field":101,"matched_tokens":487,"snippet":483,"value":484},[482],{"best_field_score":230,"best_field_weight":231,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":48,"score":232,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":48},{"document":490,"highlight":504,"highlights":509,"text_match":228,"text_match_info":512},{"comment_count":48,"id":491,"is_sticky":48,"permalink":492,"podcastfilter":493,"post_author":312,"post_content":494,"post_date":495,"post_excerpt":54,"post_id":491,"post_modified":496,"post_thumbnail":497,"post_title":498,"post_type":360,"sort_by_date":499,"tag_links":500,"tags":503},"28731","http://radioblackout.org/podcast/convegno-sui-rom-senza-i-rom-antirazzistie-rovinano-la-vetrina-della-citta-di-torino/",[312],"Il 19 marzo è stata una gran brutta giornata per gli apprendisti stregoni del Comune di Torino.\r\nEra tutto perfetto. L’operazione “la città possibile” era un ingranaggio ben oliato che funzionava senza intoppi. Duecento rom meritevoli di “emergere” dal campo di Lungo Stura Lazio, il più grande insediamento spontaneo d’Europa, piazzati temporaneamente in strutture di social housing, erano il fiore all’occhiello con il quale Torino si vendeva come prima città italiana ad aver cancellato la vergogna dei campi. Peccato che l’operazione, costata cinque milioni di euro del ministero dell’Interno, abbia riempito le casse di una bella cordata di cooperative ed associazioni amiche, mentre ai rom “meritevoli” ha offerto due anni sotto ad un tetto, purché si rispettino regole di comportamento che lederebbero la dignità di un bambino di tre anni.\r\n\r\nAgli altri seicento il Comune di Torino ha offerto la strada o la deportazione.\r\n\r\nDuecento tra adulti e bambini sono stati sgomberati il 26 febbraio. 150 persone sono state rastrellate mercoledì 18 marzo, portate in questura, denudate e perquisite. Alla gran parte sono stati consegnati fogli di via che impongono di lasciare il paese entro un mese, due sono stati portati al CIE, uno probabilmente è già stato deportato.\r\n\r\nIl tam tam aveva battuto la notizia che giovedì sarebbe stata sgomberata “la fossa”, la zona del campo abitata dai calderasc.\r\nPoi, a sorpresa, il tribunale dei diritti dell’uomo ha imposto al governo lo stop dello sgombero, perché, non si possono buttare in strada uomini, donne e bambini senza offrire un’alternativa.\r\nUn granello di sabbia ha cominciato a sporcare la vetrina luccicante del Comune.\r\nNel pomeriggio di giovedì 19 al Campus “Luigi Einaudi” c’era l’inaugurazione di un convegno sui rom, senza i rom. Non invitati c’erano anche gli antirazzisti di Gattorosso Gattonero che hanno aperto uno striscione, si sono presi il microfono per leggere un documento degli abitanti di Lungo Stura Lazio, gli unici a non essere mai stati interpellati su quanto veniva deciso ed attuato sui loro corpi, sulle loro vite, sul futuro dei loro figli.\r\nIl vicesindaco Elide Tisi ha dato forfait all’ultimo momento, limitandosi a inviare una lettera. L’eco delle voci dei senza voce è comunque risuonata nell’aula nuova e linda del Campus.\r\nPochi chilometri di strada da Lungo Stura Lazio, anni luce di repressione e disprezzo dalle baracche dove i rom vivono da anni tra topi e fango. La prima volta che le vedi quelle baracche fanno orrore. Poi ti accorgi che sono state dipinte, che ci sono le tendine alle finestre, dietro cui brillano candele e luci scarne. E ti accorgi che l’orrore vero è quello di tanti giorni all’alba, tra lampeggianti, antisommossa e vigili urbani con il manganello e i guanti.\r\n\r\nNei giorni successivi i quotidiani hanno dato ampio risalto alla notizia dello stop momentaneo imposto dalla corte dei diritti dell’uomo, concedendo ampia facoltà di replica sia a Tisi, sia a Borgna, il pubblico ministero che lo scorso maggio aveva posto sotto sequestro l’area.\r\nNeanche una riga è stata concessa al documento dell’assemblea degli abitanti del campo. Anarres ne ha parlato con Cecilia di Gattorosso Gattonero.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\nUnknown\r\n\r\nDi seguito il comunicato di Gatto Rosso Gatto Nero:\r\n«È sempre possibile dire il vero nello spazio di una esteriorità selvaggia; ma non si è nel vero se non ottemperando alle regole di una ‘polizia’ discorsiva che si deve riattivare in ciascuno dei suoi discorsi. » (M. F.)\r\nTorino, 19 marzo 2015\r\nQuesta mattina all'alba doveva scattare un'ulteriore operazione di sgombero nel campo rom di Lungo Stura. L'ennesima dall'estate 2014, a poche settimane di distanza da quella del 26 febbraio, in cui oltre 100 persone sono finite in mezzo alla strada senza preavviso né alternativa abitativa, mentre le loro baracche venivano distrutte dalle ruspe della Città di Torino. A rovinare i piani istituzionali è intervenuto il ricorso presentato da cinque famiglie residenti nel campo, rappresentate dall'avvocato Gianluca Vitale, il cui successo coincide con la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di imporre al governo italiano la sospensione immediata dello sgombero fino al 26 marzo, con la richiesta che vengano fornite informazioni in merito alla ricollocazione abitativa dei nuclei. E' la prima volta che la Corte sospende lo sgombero di un campo rom in Italia. Ad esser maliziosi vien da pensare che la Città di Torino la stia facendo davvero grossa.\r\nLe operazioni di sgombero fanno tutte parte del mega-progetto “La città possibile”, con il quale la Città di Torino fa vanto di “superare” i campi nomadi e la cui gestione è monopolio della cordata Valdocco - AIZO - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco - Croce Rossa, cui è stato affidato un appalto dal valore di 5.193.167,26 euro stanziati dal Ministero dell'Interno, nell'assenza di alcun monitoraggio indipendente. L'implementazione di questa “buona pratica” nel campo rom “informale” più grande d'Europa, quello di Lungo Stura, dove da 15 anni vivevano oltre 1.000 persone provenienti dalla Romania, bacino di manodopera sottocosto per le economie formali ed informali della città, ha previsto l'arbitraria separazione degli abitanti del campo in “meritevoli” ed “immeritevoli”, “civilizzati” e “barbari”, “adatti” ed “inadatti” ad una condizione abitativa autonoma e dignitosa. Ai primi – appena 250 persone a fine gennaio 2015 - l'offerta di una casa temporanea o la collocazione in sistemazioni di housing sociale a metà tra la caserma e l'asilo, o ancora il rimpatrio “volontario” in Romania; ai secondi – ben oltre 600 persone - lo sgombero forzato senza alternativa abitativa da portare a termine entro il 31 marzo, appena sospeso dalla CEDU dopo che oltre 100 persone ne sono già state oggetto.\r\n\r\nNel frattempo, dopo la retata della polizia di mercoledì mattina, una ventina di persone del campo si ritrovano oggi con in mano un foglio di via che intima loro di lasciare l'Italia entro 30 giorni, come è successo a decine di altri nel corso dell'ultimo anno. Due persone sono invece rinchiuse nel CIE di Torino in attesa di convalida o annullamento dell'espulsione coatta.\r\n\r\nNella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del progetto ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, la Città di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia.\r\nAttraverso lo sgombero forzato di chi non può accedere al “libero” mercato degli affitti né alle case popolari - e si trova così costretto, dopo secoli di stanzialità, ad un nomadismo forzato attraverso cui si costruisce lo stigma “culturale” utile ad etnicizzare lo spazio politico e sociale - si sta portando avanti una violenta politica repressiva e speculativa che garantisce i profitti economici e simbolici di pochi noti, devastando la vita di molti. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove le politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici. Non importa che nel campo vivano donne in stato di gravidanza, persone anziane e malate e minori frequentanti la scuola. Non importa neppure che la loro presenza invisibile dati di oltre un decennio e sia situata su un terreno decisamente poco appetibile per grandi investimenti. Dietro all'ideologia “democratica” sui cui si fonda la retorica di questo progetto di speculazione e sgombero, di cui il nome stesso - “La città possibile” - è emblema, si cela, come sempre, la materialità delle risorse e degli interessi economici che determinano forze e rapporti di forza in campo.\r\n\r\nQual è la genealogia di questo progetto milionario?\r\nChi ha partecipato alla definizione dei termini del suo “discorso”?\r\nIn quali spazi ed attraverso quali processi?\r\nQuali effetti sono stati prodotti rispetto alla creazione di “soggetti” ed “oggetti”?\r\nCon quali conseguenze nello spazio politico locale e sovra-locale?\r\nIn base a quali criteri sono state scelte le famiglie?\r\nDi che natura è lo strumento governativo definito “patto di emersione”?\r\nQuali rappresentazioni e vincoli impone all'azione ed alla vita quotidiana delle persone? Qual è la sostenibilità economica delle sistemazioni abitative per le famiglie?\r\nPerché vengono costrette alla dipendenza da associazioni e cooperative?\r\nCosa succederà alle famiglie quando finiranno i contributi agli affitti non calmierati?\r\nLo sgombero senza alternativa abitativa \"supera\" un campo per crearne altri?\r\nQuale percentuale dei 5.193.167,26 euro è stata spesa per “costi di gestione”?\r\nChi sono i proprietari degli immobili nei quali alcune famiglie sono state collocate? Quanto è costato lo sgombero manu militari del campo di Lungo Stura?\r\n\r\nQueste sono solo alcune delle domande a cui una delle principali responsabili politiche del progetto, la vicesindaco Tisi - invitata ad inaugurare un'imbarazzante conferenza sull'inclusione abitativa dei Rom, patrocinata niente meno che dalla Città di Torino proprio mentre la stessa porta avanti un'operazione di speculazione e sgombero sulla pelle dei Rom - non ha evidentemente molta voglia di rispondere. Informata della presenza di un gruppo di antirazzisti/e all'evento, ha preferito scappare, lasciando alla platea una missiva greve di retorica e compassione per i “poveri senza tetto” che ben si addice ad un'esponente di punta del PD torinese, da anni al governo della capitale italiana degli sfratti. Una conferenza tenutasi a pochi chilometri dal campo rom di Lungo Stura - dove centinaia di persone vivono nell'incertezza radicale rispetto al loro presente e sotto la costante minaccia della violenza poliziesca - in cui non si è percepita in alcun modo la materialità dei processi di speculazione, repressione e ricatto in atto, né la sofferenza dei soggetti che subiscono quotidianamente gli effetti di queste politiche “virtuose” con cui la Città di Torino pensa di farsi pubblicità; una conferenza in cui gli unici assenti erano proprio questi soggetti, ai quali i “ricercatori critici” hanno pensato bene di concedere statuto di esistenza unicamente in qualità di “oggetti” dei discorsi e dello sguardo altrui; una conferenza dove non è stato minimamente problematizzato il nesso tra potere e sapere, ma è stata anzi offerta legittimazione alle istituzioni ed al loro operato, accogliendole come interlocutori credibili – uno sguardo al programma, ai termini del discorso ed agli sponsor in esso contenuti è sufficiente a capire quali siano le differenti “agende” che nell'iniziativa hanno trovato felice saldatura. Non vanno sprecate ulteriori parole.\r\n\r\nLa presenza degli antirazzisti/e ha portato uno squarcio di realtà e materialità in una Aula Magna dove ad un'analisi del potere politico e dei rapporti di classe nello spazio metropolitano, di cui la questione abitativa è parte, si è ancora una volta preferito il comodo sguardo culturalista sui Rom come luoghi dell'eccezione. All'ipocrita retorica della “cittadinanza” e del “diritto di parola” (comunque negato), abbiamo risposto con la presa diretta della parola. Nè “partecipanti” ad un confronto che non è mai esistito, né “portavoce” di un popolo o di qualsivoglia bandiera. Lontani dalla melmosa palude della “rappresentanza” - di cui altri sembrano invece tanto ossessionati - abbiamo usato i nostri corpi come amplificatori delle voci dell'assemblea degli abitanti del campo rom di Lungo Stura, dove si sta combattendo una guerra sociale.\r\n\r\nAssemblea Gatto Nero Gatto Rosso\r\ngattonerogattorosso@inventati.org\r\n\r\nDi seguito il testo letto in università.\r\nBasta sgomberi e speculazioni nel campo rom di lungo Stura!\r\nGiovedì 26 febbraio la polizia ha sgomberato dal campo rom di Lungo Stura 200 persone. Le loro baracche e roulottes sono state distrutte dalle ruspe del Comune di Torino senza dare alle persone neanche il tempo di mettere in salvo le proprie cose, né ai malati di recuperare i medicinali. Chi è stato sgomberato non aveva altro posto dove andare: qualcuno è fuggito in altre parti della città, altri hanno chiesto ospitalità a chi ancora vive nel campo.\r\nQuesto sgombero non è giusto.\r\nNel campo di Lungo Stura fino all'anno scorso vivevano oltre 1.000 persone. Siamo arrivati in Italia 15 anni fa e abbiamo sempre vissuto in baracche, non per scelta, ma perché non possiamo permetterci di pagare un affitto. In Romania abbiamo sempre vissuto in case, che lo Stato garantiva a tutti durante il regime di Ceaușescu, nonostante il razzismo contro i Rom esistesse anche allora. Siamo venuti in Italia perché dopo il 1989 la situazione economica è diventata molto difficile: hanno chiuso miniere, fabbriche e collettivizzazioni dove molti di noi lavoravano, mentre le attività che alcuni gruppi rom svolgevano da secoli non hanno trovato spazio nell'economia capitalista. Siamo diventati disoccupati e senza reddito.\r\nSiamo venuti in Italia per cercare lavoro e qui abbiamo visto che i Rom vivevano in campi, mentre l'accesso alle case popolari era praticamente impossibile. Il mercato degli affitti di Torino, poi, è inaccessibile per chi come noi svolge lavori sottopagati che non ci permettono nemmeno di sfamarci. Così ci siamo adattati alla situazione, che è sempre stata molto dura, perché non eravamo abituati a vivere in baracche, senza luce né acqua. Il campo di Lungo Stura si è velocemente ingrandito perché molte persone scappavano qui dopo che polizia e vigili le sgomberavano da altre zone. Prima che la Romania entrasse nell'Unione Europea i poliziotti venivano spesso nei campi, all'alba, per fare retate e spaccare tutto: ci prendevano, ci portavano in questura e spesso ci chiudevano nei CIE o ci mettevano direttamente sugli aerei per espellerci. Anche dopo che siamo diventati cittadini europei la violenza della polizia è continuata, così come il razzismo e lo sfruttamento.\r\nAbbiamo letto sui giornali che più di un anno fa il Comune di Torino ha avviato un progetto abitativo per i Rom, chiamato “La città possibile” e costato oltre 5 milioni di euro, finanziati dallo Stato italiano. Abbiamo letto che con questo progetto le istituzioni hanno detto di voler “superare” i campi nomadi. Il Comune, però, non ha organizzato nemmeno un'assemblea per parlare con noi, né alcuna rappresentanza delle famiglie è mai stata invitata alle riunioni dove sono state prese le decisioni.\r\n\r\nNessuno ci ha mai informati di come sono stati spesi i soldi, né delle caratteristiche di questo progetto.\r\n\r\nLe cooperative e le associazioni hanno chiamato alcune famiglie del campo, a cui hanno fatto firmare dei fogli con cui accettavano di distruggere le proprie baracche in cambio di una sistemazione abitativa. In questo modo, il Comune ha inserito 250 persone nel progetto: alcune in alloggio, altre in housing sociale, altre ancora sono state rimpatriate in Romania. Là però non si riesce a sopravvivere, quindi queste persone sono già tornate in Italia. Nessuno ci ha spiegato i criteri con cui queste famiglie sono state scelte. Alcune persone arrivate da poco in Italia hanno avuto la casa, altri che sono qui da 10 anni non hanno avuto niente, quindi pensiamo che ci siano stati casi di corruzione. L'unica cosa che abbiamo davvero capito è che le case sono state offerte solo per pochi mesi, al massimo due anni. Poi le famiglie dovranno pagare affitti insostenibili e se non riusciranno a farlo si ritroveranno in mezzo alla strada, a meno che le cooperative non ricevano altri soldi per continuare il progetto. Ma cosa è successo a tutte le persone rimaste fuori da “La città possibile”?\r\n\r\nLa maggior parte degli abitanti del campo di lungo Stura è stata arbitrariamente tagliata fuori dal progetto.\r\n\r\nStiamo parlando di oltre 600 persone: abbiamo ricevuto continue promesse, ma nessuna risposta concreta. Abbiamo chiesto spiegazioni sui criteri, ma nessuno ci ha voluto parlare. L'unico rapporto con Questura, Comune, associazioni e cooperative era che venivano a censirci e a farci domande in continuazione. Poi arrivava la polizia a darci il foglio di via. Ogni due settimane mandavano i poliziotti nel campo con cani, scudi e manganelli, per fare le retate, prendere le persone e mandarle via dall'Italia, con qualunque pretesto. Ad una signora hanno dato il foglio di via perchè aveva acceso la stufa per scaldare la baracca. La Croce Rossa invece veniva a prendere nota delle baracche vuote, per farle spaccare, quando la gente non era in casa, dopo le 9 del mattino.\r\nIl 26 febbraio la polizia ha sgomberato 200 di noi, senza offrire nessuna alternativa abitativa. Ora nel campo siamo ancora oltre 400 persone ed ogni giorno viviamo con la paura di essere buttati in mezzo alla strada. A nessuno interessa che nel campo vivano donne incinte, persone anziane e molte persone malate. A nessuno interessa che, a causa dello sgombero, i nostri bambini e bambine non abbiano più la possibilità di andare a scuola e così perdano l'anno scolastico. L'unica cosa che interessa è spaccare le nostre baracche.\r\n\r\nViviamo come topi, se non abbiamo diritto nemmeno ad una baracca, allora tanto vale che veniate a spararci.\r\n\r\nI campi rom non li abbiamo creati noi, li hanno creati le istituzioni italiane decine di anni fa. Quanti soldi hanno guadagnato in tutti questi anni, sulla pelle dei Rom, associazioni e cooperative cui il Comune di Torino ha dato appalti di ogni genere per “gestire” i campi e chi è costretto a viverci? Quanti soldi hanno guadagnato nell'ultimo anno Valdocco, Terra del Fuoco, AIZO, Stranaidea, Liberitutti e Croce Rossa, con il progetto “La città possibile” che è costato più di 5 milioni di euro? Questi soldi non vengono spesi a favore dei Rom ed infatti la nostra situazione non è affatto migliorata in tutti questi anni. Dobbiamo chiederci chi realmente ci guadagna da tutti questi progetti “eccezionali”, che oltretutto rinforzano l'idea che noi Rom non facciamo parte di una comune umanità e fomentano il razzismo.\r\n\r\nNel campo oggi vivono oltre 400 persone, di cui metà sono minori.\r\nNegli ultimi giorni a qualcuno è stato promesso di entrare nel progetto: questa logica di divisione e ricatto deve finire!\r\nTutti/e devono poter di vivere in case o luoghi dignitosi e sicuri.\r\nNessuno deve essere buttato in mezzo alla strada.\r\nI minori devono poter frequentare la scuola e terminare l'anno.\r\nBasta sgomberi e speculazioni sulla nostra pelle!\r\nTorino, 15 marzo 2015\r\nAssemblea abitanti del campo di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n ","21 Marzo 2015","2018-10-17 22:59:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/cle1-200x110.jpg","Convegno sui Rom senza i Rom: antirazzisti/e rovinano la vetrina della Città di Torino",1426934211,[122,63,65,501,66,502],"http://radioblackout.org/tag/retata/","http://radioblackout.org/tag/sgombero-campo/",[126,25,69,331,70,335],{"post_content":505},{"matched_tokens":506,"snippet":507,"value":508},[15],"31 marzo, appena sospeso dalla \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> dopo che oltre 100 persone","Il 19 marzo è stata una gran brutta giornata per gli apprendisti stregoni del Comune di Torino.\r\nEra tutto perfetto. L’operazione “la città possibile” era un ingranaggio ben oliato che funzionava senza intoppi. Duecento rom meritevoli di “emergere” dal campo di Lungo Stura Lazio, il più grande insediamento spontaneo d’Europa, piazzati temporaneamente in strutture di social housing, erano il fiore all’occhiello con il quale Torino si vendeva come prima città italiana ad aver cancellato la vergogna dei campi. Peccato che l’operazione, costata cinque milioni di euro del ministero dell’Interno, abbia riempito le casse di una bella cordata di cooperative ed associazioni amiche, mentre ai rom “meritevoli” ha offerto due anni sotto ad un tetto, purché si rispettino regole di comportamento che lederebbero la dignità di un bambino di tre anni.\r\n\r\nAgli altri seicento il Comune di Torino ha offerto la strada o la deportazione.\r\n\r\nDuecento tra adulti e bambini sono stati sgomberati il 26 febbraio. 150 persone sono state rastrellate mercoledì 18 marzo, portate in questura, denudate e perquisite. Alla gran parte sono stati consegnati fogli di via che impongono di lasciare il paese entro un mese, due sono stati portati al CIE, uno probabilmente è già stato deportato.\r\n\r\nIl tam tam aveva battuto la notizia che giovedì sarebbe stata sgomberata “la fossa”, la zona del campo abitata dai calderasc.\r\nPoi, a sorpresa, il tribunale dei diritti dell’uomo ha imposto al governo lo stop dello sgombero, perché, non si possono buttare in strada uomini, donne e bambini senza offrire un’alternativa.\r\nUn granello di sabbia ha cominciato a sporcare la vetrina luccicante del Comune.\r\nNel pomeriggio di giovedì 19 al Campus “Luigi Einaudi” c’era l’inaugurazione di un convegno sui rom, senza i rom. Non invitati c’erano anche gli antirazzisti di Gattorosso Gattonero che hanno aperto uno striscione, si sono presi il microfono per leggere un documento degli abitanti di Lungo Stura Lazio, gli unici a non essere mai stati interpellati su quanto veniva deciso ed attuato sui loro corpi, sulle loro vite, sul futuro dei loro figli.\r\nIl vicesindaco Elide Tisi ha dato forfait all’ultimo momento, limitandosi a inviare una lettera. L’eco delle voci dei senza voce è comunque risuonata nell’aula nuova e linda del Campus.\r\nPochi chilometri di strada da Lungo Stura Lazio, anni luce di repressione e disprezzo dalle baracche dove i rom vivono da anni tra topi e fango. La prima volta che le vedi quelle baracche fanno orrore. Poi ti accorgi che sono state dipinte, che ci sono le tendine alle finestre, dietro cui brillano candele e luci scarne. E ti accorgi che l’orrore vero è quello di tanti giorni all’alba, tra lampeggianti, antisommossa e vigili urbani con il manganello e i guanti.\r\n\r\nNei giorni successivi i quotidiani hanno dato ampio risalto alla notizia dello stop momentaneo imposto dalla corte dei diritti dell’uomo, concedendo ampia facoltà di replica sia a Tisi, sia a Borgna, il pubblico ministero che lo scorso maggio aveva posto sotto sequestro l’area.\r\nNeanche una riga è stata concessa al documento dell’assemblea degli abitanti del campo. Anarres ne ha parlato con Cecilia di Gattorosso Gattonero.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\nUnknown\r\n\r\nDi seguito il comunicato di Gatto Rosso Gatto Nero:\r\n«È sempre possibile dire il vero nello spazio di una esteriorità selvaggia; ma non si è nel vero se non ottemperando alle regole di una ‘polizia’ discorsiva che si deve riattivare in ciascuno dei suoi discorsi. » (M. F.)\r\nTorino, 19 marzo 2015\r\nQuesta mattina all'alba doveva scattare un'ulteriore operazione di sgombero nel campo rom di Lungo Stura. L'ennesima dall'estate 2014, a poche settimane di distanza da quella del 26 febbraio, in cui oltre 100 persone sono finite in mezzo alla strada senza preavviso né alternativa abitativa, mentre le loro baracche venivano distrutte dalle ruspe della Città di Torino. A rovinare i piani istituzionali è intervenuto il ricorso presentato da cinque famiglie residenti nel campo, rappresentate dall'avvocato Gianluca Vitale, il cui successo coincide con la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di imporre al governo italiano la sospensione immediata dello sgombero fino al 26 marzo, con la richiesta che vengano fornite informazioni in merito alla ricollocazione abitativa dei nuclei. E' la prima volta che la Corte sospende lo sgombero di un campo rom in Italia. Ad esser maliziosi vien da pensare che la Città di Torino la stia facendo davvero grossa.\r\nLe operazioni di sgombero fanno tutte parte del mega-progetto “La città possibile”, con il quale la Città di Torino fa vanto di “superare” i campi nomadi e la cui gestione è monopolio della cordata Valdocco - AIZO - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco - Croce Rossa, cui è stato affidato un appalto dal valore di 5.193.167,26 euro stanziati dal Ministero dell'Interno, nell'assenza di alcun monitoraggio indipendente. L'implementazione di questa “buona pratica” nel campo rom “informale” più grande d'Europa, quello di Lungo Stura, dove da 15 anni vivevano oltre 1.000 persone provenienti dalla Romania, bacino di manodopera sottocosto per le economie formali ed informali della città, ha previsto l'arbitraria separazione degli abitanti del campo in “meritevoli” ed “immeritevoli”, “civilizzati” e “barbari”, “adatti” ed “inadatti” ad una condizione abitativa autonoma e dignitosa. Ai primi – appena 250 persone a fine gennaio 2015 - l'offerta di una casa temporanea o la collocazione in sistemazioni di housing sociale a metà tra la caserma e l'asilo, o ancora il rimpatrio “volontario” in Romania; ai secondi – ben oltre 600 persone - lo sgombero forzato senza alternativa abitativa da portare a termine entro il 31 marzo, appena sospeso dalla \u003Cmark>CEDU\u003C/mark> dopo che oltre 100 persone ne sono già state oggetto.\r\n\r\nNel frattempo, dopo la retata della polizia di mercoledì mattina, una ventina di persone del campo si ritrovano oggi con in mano un foglio di via che intima loro di lasciare l'Italia entro 30 giorni, come è successo a decine di altri nel corso dell'ultimo anno. Due persone sono invece rinchiuse nel CIE di Torino in attesa di convalida o annullamento dell'espulsione coatta.\r\n\r\nNella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del progetto ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, la Città di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia.\r\nAttraverso lo sgombero forzato di chi non può accedere al “libero” mercato degli affitti né alle case popolari - e si trova così costretto, dopo secoli di stanzialità, ad un nomadismo forzato attraverso cui si costruisce lo stigma “culturale” utile ad etnicizzare lo spazio politico e sociale - si sta portando avanti una violenta politica repressiva e speculativa che garantisce i profitti economici e simbolici di pochi noti, devastando la vita di molti. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove le politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici. Non importa che nel campo vivano donne in stato di gravidanza, persone anziane e malate e minori frequentanti la scuola. Non importa neppure che la loro presenza invisibile dati di oltre un decennio e sia situata su un terreno decisamente poco appetibile per grandi investimenti. Dietro all'ideologia “democratica” sui cui si fonda la retorica di questo progetto di speculazione e sgombero, di cui il nome stesso - “La città possibile” - è emblema, si cela, come sempre, la materialità delle risorse e degli interessi economici che determinano forze e rapporti di forza in campo.\r\n\r\nQual è la genealogia di questo progetto milionario?\r\nChi ha partecipato alla definizione dei termini del suo “discorso”?\r\nIn quali spazi ed attraverso quali processi?\r\nQuali effetti sono stati prodotti rispetto alla creazione di “soggetti” ed “oggetti”?\r\nCon quali conseguenze nello spazio politico locale e sovra-locale?\r\nIn base a quali criteri sono state scelte le famiglie?\r\nDi che natura è lo strumento governativo definito “patto di emersione”?\r\nQuali rappresentazioni e vincoli impone all'azione ed alla vita quotidiana delle persone? Qual è la sostenibilità economica delle sistemazioni abitative per le famiglie?\r\nPerché vengono costrette alla dipendenza da associazioni e cooperative?\r\nCosa succederà alle famiglie quando finiranno i contributi agli affitti non calmierati?\r\nLo sgombero senza alternativa abitativa \"supera\" un campo per crearne altri?\r\nQuale percentuale dei 5.193.167,26 euro è stata spesa per “costi di gestione”?\r\nChi sono i proprietari degli immobili nei quali alcune famiglie sono state collocate? Quanto è costato lo sgombero manu militari del campo di Lungo Stura?\r\n\r\nQueste sono solo alcune delle domande a cui una delle principali responsabili politiche del progetto, la vicesindaco Tisi - invitata ad inaugurare un'imbarazzante conferenza sull'inclusione abitativa dei Rom, patrocinata niente meno che dalla Città di Torino proprio mentre la stessa porta avanti un'operazione di speculazione e sgombero sulla pelle dei Rom - non ha evidentemente molta voglia di rispondere. Informata della presenza di un gruppo di antirazzisti/e all'evento, ha preferito scappare, lasciando alla platea una missiva greve di retorica e compassione per i “poveri senza tetto” che ben si addice ad un'esponente di punta del PD torinese, da anni al governo della capitale italiana degli sfratti. Una conferenza tenutasi a pochi chilometri dal campo rom di Lungo Stura - dove centinaia di persone vivono nell'incertezza radicale rispetto al loro presente e sotto la costante minaccia della violenza poliziesca - in cui non si è percepita in alcun modo la materialità dei processi di speculazione, repressione e ricatto in atto, né la sofferenza dei soggetti che subiscono quotidianamente gli effetti di queste politiche “virtuose” con cui la Città di Torino pensa di farsi pubblicità; una conferenza in cui gli unici assenti erano proprio questi soggetti, ai quali i “ricercatori critici” hanno pensato bene di concedere statuto di esistenza unicamente in qualità di “oggetti” dei discorsi e dello sguardo altrui; una conferenza dove non è stato minimamente problematizzato il nesso tra potere e sapere, ma è stata anzi offerta legittimazione alle istituzioni ed al loro operato, accogliendole come interlocutori credibili – uno sguardo al programma, ai termini del discorso ed agli sponsor in esso contenuti è sufficiente a capire quali siano le differenti “agende” che nell'iniziativa hanno trovato felice saldatura. Non vanno sprecate ulteriori parole.\r\n\r\nLa presenza degli antirazzisti/e ha portato uno squarcio di realtà e materialità in una Aula Magna dove ad un'analisi del potere politico e dei rapporti di classe nello spazio metropolitano, di cui la questione abitativa è parte, si è ancora una volta preferito il comodo sguardo culturalista sui Rom come luoghi dell'eccezione. All'ipocrita retorica della “cittadinanza” e del “diritto di parola” (comunque negato), abbiamo risposto con la presa diretta della parola. Nè “partecipanti” ad un confronto che non è mai esistito, né “portavoce” di un popolo o di qualsivoglia bandiera. Lontani dalla melmosa palude della “rappresentanza” - di cui altri sembrano invece tanto ossessionati - abbiamo usato i nostri corpi come amplificatori delle voci dell'assemblea degli abitanti del campo rom di Lungo Stura, dove si sta combattendo una guerra sociale.\r\n\r\nAssemblea Gatto Nero Gatto Rosso\r\ngattonerogattorosso@inventati.org\r\n\r\nDi seguito il testo letto in università.\r\nBasta sgomberi e speculazioni nel campo rom di lungo Stura!\r\nGiovedì 26 febbraio la polizia ha sgomberato dal campo rom di Lungo Stura 200 persone. Le loro baracche e roulottes sono state distrutte dalle ruspe del Comune di Torino senza dare alle persone neanche il tempo di mettere in salvo le proprie cose, né ai malati di recuperare i medicinali. Chi è stato sgomberato non aveva altro posto dove andare: qualcuno è fuggito in altre parti della città, altri hanno chiesto ospitalità a chi ancora vive nel campo.\r\nQuesto sgombero non è giusto.\r\nNel campo di Lungo Stura fino all'anno scorso vivevano oltre 1.000 persone. Siamo arrivati in Italia 15 anni fa e abbiamo sempre vissuto in baracche, non per scelta, ma perché non possiamo permetterci di pagare un affitto. In Romania abbiamo sempre vissuto in case, che lo Stato garantiva a tutti durante il regime di Ceaușescu, nonostante il razzismo contro i Rom esistesse anche allora. Siamo venuti in Italia perché dopo il 1989 la situazione economica è diventata molto difficile: hanno chiuso miniere, fabbriche e collettivizzazioni dove molti di noi lavoravano, mentre le attività che alcuni gruppi rom svolgevano da secoli non hanno trovato spazio nell'economia capitalista. Siamo diventati disoccupati e senza reddito.\r\nSiamo venuti in Italia per cercare lavoro e qui abbiamo visto che i Rom vivevano in campi, mentre l'accesso alle case popolari era praticamente impossibile. Il mercato degli affitti di Torino, poi, è inaccessibile per chi come noi svolge lavori sottopagati che non ci permettono nemmeno di sfamarci. Così ci siamo adattati alla situazione, che è sempre stata molto dura, perché non eravamo abituati a vivere in baracche, senza luce né acqua. Il campo di Lungo Stura si è velocemente ingrandito perché molte persone scappavano qui dopo che polizia e vigili le sgomberavano da altre zone. Prima che la Romania entrasse nell'Unione Europea i poliziotti venivano spesso nei campi, all'alba, per fare retate e spaccare tutto: ci prendevano, ci portavano in questura e spesso ci chiudevano nei CIE o ci mettevano direttamente sugli aerei per espellerci. Anche dopo che siamo diventati cittadini europei la violenza della polizia è continuata, così come il razzismo e lo sfruttamento.\r\nAbbiamo letto sui giornali che più di un anno fa il Comune di Torino ha avviato un progetto abitativo per i Rom, chiamato “La città possibile” e costato oltre 5 milioni di euro, finanziati dallo Stato italiano. Abbiamo letto che con questo progetto le istituzioni hanno detto di voler “superare” i campi nomadi. Il Comune, però, non ha organizzato nemmeno un'assemblea per parlare con noi, né alcuna rappresentanza delle famiglie è mai stata invitata alle riunioni dove sono state prese le decisioni.\r\n\r\nNessuno ci ha mai informati di come sono stati spesi i soldi, né delle caratteristiche di questo progetto.\r\n\r\nLe cooperative e le associazioni hanno chiamato alcune famiglie del campo, a cui hanno fatto firmare dei fogli con cui accettavano di distruggere le proprie baracche in cambio di una sistemazione abitativa. In questo modo, il Comune ha inserito 250 persone nel progetto: alcune in alloggio, altre in housing sociale, altre ancora sono state rimpatriate in Romania. Là però non si riesce a sopravvivere, quindi queste persone sono già tornate in Italia. Nessuno ci ha spiegato i criteri con cui queste famiglie sono state scelte. Alcune persone arrivate da poco in Italia hanno avuto la casa, altri che sono qui da 10 anni non hanno avuto niente, quindi pensiamo che ci siano stati casi di corruzione. L'unica cosa che abbiamo davvero capito è che le case sono state offerte solo per pochi mesi, al massimo due anni. Poi le famiglie dovranno pagare affitti insostenibili e se non riusciranno a farlo si ritroveranno in mezzo alla strada, a meno che le cooperative non ricevano altri soldi per continuare il progetto. Ma cosa è successo a tutte le persone rimaste fuori da “La città possibile”?\r\n\r\nLa maggior parte degli abitanti del campo di lungo Stura è stata arbitrariamente tagliata fuori dal progetto.\r\n\r\nStiamo parlando di oltre 600 persone: abbiamo ricevuto continue promesse, ma nessuna risposta concreta. Abbiamo chiesto spiegazioni sui criteri, ma nessuno ci ha voluto parlare. L'unico rapporto con Questura, Comune, associazioni e cooperative era che venivano a censirci e a farci domande in continuazione. Poi arrivava la polizia a darci il foglio di via. Ogni due settimane mandavano i poliziotti nel campo con cani, scudi e manganelli, per fare le retate, prendere le persone e mandarle via dall'Italia, con qualunque pretesto. Ad una signora hanno dato il foglio di via perchè aveva acceso la stufa per scaldare la baracca. La Croce Rossa invece veniva a prendere nota delle baracche vuote, per farle spaccare, quando la gente non era in casa, dopo le 9 del mattino.\r\nIl 26 febbraio la polizia ha sgomberato 200 di noi, senza offrire nessuna alternativa abitativa. Ora nel campo siamo ancora oltre 400 persone ed ogni giorno viviamo con la paura di essere buttati in mezzo alla strada. A nessuno interessa che nel campo vivano donne incinte, persone anziane e molte persone malate. A nessuno interessa che, a causa dello sgombero, i nostri bambini e bambine non abbiano più la possibilità di andare a scuola e così perdano l'anno scolastico. L'unica cosa che interessa è spaccare le nostre baracche.\r\n\r\nViviamo come topi, se non abbiamo diritto nemmeno ad una baracca, allora tanto vale che veniate a spararci.\r\n\r\nI campi rom non li abbiamo creati noi, li hanno creati le istituzioni italiane decine di anni fa. Quanti soldi hanno guadagnato in tutti questi anni, sulla pelle dei Rom, associazioni e cooperative cui il Comune di Torino ha dato appalti di ogni genere per “gestire” i campi e chi è costretto a viverci? Quanti soldi hanno guadagnato nell'ultimo anno Valdocco, Terra del Fuoco, AIZO, Stranaidea, Liberitutti e Croce Rossa, con il progetto “La città possibile” che è costato più di 5 milioni di euro? Questi soldi non vengono spesi a favore dei Rom ed infatti la nostra situazione non è affatto migliorata in tutti questi anni. Dobbiamo chiederci chi realmente ci guadagna da tutti questi progetti “eccezionali”, che oltretutto rinforzano l'idea che noi Rom non facciamo parte di una comune umanità e fomentano il razzismo.\r\n\r\nNel campo oggi vivono oltre 400 persone, di cui metà sono minori.\r\nNegli ultimi giorni a qualcuno è stato promesso di entrare nel progetto: questa logica di divisione e ricatto deve finire!\r\nTutti/e devono poter di vivere in case o luoghi dignitosi e sicuri.\r\nNessuno deve essere buttato in mezzo alla strada.\r\nI minori devono poter frequentare la scuola e terminare l'anno.\r\nBasta sgomberi e speculazioni sulla nostra pelle!\r\nTorino, 15 marzo 2015\r\nAssemblea abitanti del campo di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n ",[510],{"field":101,"matched_tokens":511,"snippet":507,"value":508},[15],{"best_field_score":230,"best_field_weight":231,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":48,"score":232,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":48},{"document":514,"highlight":530,"highlights":535,"text_match":266,"text_match_info":538},{"comment_count":48,"id":515,"is_sticky":48,"permalink":516,"podcastfilter":517,"post_author":51,"post_content":518,"post_date":519,"post_excerpt":54,"post_id":515,"post_modified":520,"post_thumbnail":521,"post_title":522,"post_type":360,"sort_by_date":523,"tag_links":524,"tags":527},"93990","http://radioblackout.org/podcast/spot-27-11-2024-ai-microfoni-adriano-leite-e-ribeiro-av-maschile/",[317],"Prima puntata, all’interno del programma radiofonico SPOT, prodotta dal tridente da tribuna dell’Aurora Vanchiglia maschile. Puntata ricca, soprattutto di confusione, stronzate e tentativi malriusciti di serietà. Provando a restituire un po' di ordine in questo caos la scaletta è presto fatta. Dopo i saluti iniziali e la carrellata dei risultati delle squadre della rete Sport Popolare Torino, abbiamo ospitato ai microfoni di Radio Blackout i Materazzi Future Club: trio musicale post-punk produttore di canzoni i cui protagonisti sono diversi calciatori estrosi e biricchini degli anni Duemila. Da qui si è passati subito al momento strappa lacrime, strappa capelli e strappa mutande della puntata con la lettura e il commento della meravigliosa lettera dedicata dal calciatore Adriano, l’imperatore, alla favela di Villa De Cruzeiro, luogo dove è nato e tutt’ora vive. Oltre a questo si è parlato di calcio popolare ma soprattutto di nulla. Ringraziamo comunque i numerosi ospiti della puntata per la collaborazione e la pazienza, dai Materazzi Future Club fino a Zdeněk Zeman e soprattutto Giorginho (in arte Giorgio Nieloud, giovane cantautore torinese specializzato in canzoni sull’Aurora Vanchiglia) che ha ceduto alle nostre innumerevoli pressioni per la messa in onda INEDITA di due suoi capolavori, in attesa dell’album completo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/Puntata-1.mp3.La-lettera-di-Adriano.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","4 Dicembre 2024","2024-12-04 11:37:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/immagine.puntata1-200x110.jpg","SPOT- 27/11/2024 ai microfoni Adriano, Leite e Ribeiro - AV maschile",1733312169,[525,526],"http://radioblackout.org/tag/sport-popolare/","http://radioblackout.org/tag/trasmissione-informativa/",[528,529],"sport popolare","trasmissione informativa",{"post_content":531},{"matched_tokens":532,"snippet":533,"value":534},[260],"canzoni sull’Aurora Vanchiglia) che ha \u003Cmark>cedu\u003C/mark>to alle nostre innumerevoli pressioni per","Prima puntata, all’interno del programma radiofonico SPOT, prodotta dal tridente da tribuna dell’Aurora Vanchiglia maschile. Puntata ricca, soprattutto di confusione, stronzate e tentativi malriusciti di serietà. Provando a restituire un po' di ordine in questo caos la scaletta è presto fatta. Dopo i saluti iniziali e la carrellata dei risultati delle squadre della rete Sport Popolare Torino, abbiamo ospitato ai microfoni di Radio Blackout i Materazzi Future Club: trio musicale post-punk produttore di canzoni i cui protagonisti sono diversi calciatori estrosi e biricchini degli anni Duemila. Da qui si è passati subito al momento strappa lacrime, strappa capelli e strappa mutande della puntata con la lettura e il commento della meravigliosa lettera dedicata dal calciatore Adriano, l’imperatore, alla favela di Villa De Cruzeiro, luogo dove è nato e tutt’ora vive. Oltre a questo si è parlato di calcio popolare ma soprattutto di nulla. Ringraziamo comunque i numerosi ospiti della puntata per la collaborazione e la pazienza, dai Materazzi Future Club fino a Zdeněk Zeman e soprattutto Giorginho (in arte Giorgio Nieloud, giovane cantautore torinese specializzato in canzoni sull’Aurora Vanchiglia) che ha \u003Cmark>cedu\u003C/mark>to alle nostre innumerevoli pressioni per la messa in onda INEDITA di due suoi capolavori, in attesa dell’album completo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/Puntata-1.mp3.La-lettera-di-Adriano.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[536],{"field":101,"matched_tokens":537,"snippet":533,"value":534},[260],{"best_field_score":268,"best_field_weight":231,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":48,"score":269,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":20},6637,{"collection_name":360,"first_q":15,"per_page":304,"q":15},9,["Reactive",543],{},["Set"],["ShallowReactive",546],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fuLVWAnbw7MAPh8fBxVg7zcDoME_eotUGkeTPx8BIoQU":-1},true,"/search?query=CEDU"]