","Dal cantone occupato di Afrin. Tra strategie di Erdogan, violenza sui civili e resistenza popolare.",1522845567,[],[],{"post_content":122,"post_title":127},{"matched_tokens":123,"snippet":125,"value":126},[124],"cantone","prezioso lavoro di informazione nel \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Afrin occupato dalle truppe","Pubblichiamo l'ultimo reportage mandato il 31/03 da Jacopo, un compagno di Torino che sta portando avanti un prezioso lavoro di informazione nel \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Afrin occupato dalle truppe di Erdogan e dalle milizie islamiste sue alleate. Dopo le operazioni militari durate quasi sessanta giorni, una parte della popolazione ha abbandonato il \u003Cmark>cantone\u003C/mark> per rifugiarsi nelle regioni limitrofe ma in città infuria la violenza degli occupanti su chi è rimasto. Le operazioni di pulizia etnica e di sostituzione demografica volute da Ankara, che mira a costruire nel \u003Cmark>cantone\u003C/mark> una area abitata da islamisti jihadisti in cui convergono anche ex combattenti della conflitto siriano proseguono, ma nonostante ciò anche la resistenza, attraverso azioni di guerriglia, prosegue con alcune azioni eclatanti.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/jaco_31-03.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":128,"snippet":129,"value":129},[124],"Dal \u003Cmark>cantone\u003C/mark> occupato di Afrin. Tra strategie di Erdogan, violenza sui civili e resistenza popolare.",[131,134],{"field":132,"matched_tokens":133,"snippet":129,"value":129},"post_title",[124],{"field":135,"matched_tokens":136,"snippet":125,"value":126},"post_content",[124],578730123365187700,{"best_field_score":139,"best_field_weight":17,"fields_matched":140,"num_tokens_dropped":53,"score":141,"tokens_matched":104,"typo_prefix_score":53},"1108091338752",2,"578730123365187706",{"document":143,"highlight":163,"highlights":171,"text_match":137,"text_match_info":176},{"cat_link":144,"category":145,"comment_count":53,"id":146,"is_sticky":53,"permalink":147,"post_author":56,"post_content":148,"post_date":149,"post_excerpt":59,"post_id":146,"post_modified":150,"post_thumbnail":151,"post_thumbnail_html":152,"post_title":153,"post_type":62,"sort_by_date":154,"tag_links":155,"tags":161},[50],[52],"45892","http://radioblackout.org/2018/02/aggiornamenti-dal-cantone-di-afrin-sotto-attacco-da-parte-di-erdogan/","La resistenza della popolazione del cantone di Afrin alla violentissima offensiva lanciata dalla Turchia di Erdogan è arrivata al 26esimo giorno. Nonostante l'enorme sproporzione di forze in campo (la Turchia possiede il secondo più numeroso esercito della NATO), finora le truppe del sultano Erdogan schierate al fronte sono riuscite ad avanzare solo di pochi chilometri.\r\n\r\n\r\nIeri la Turchia ha quindi deciso di intensificare l'attacco verso l'interno del cantone e le strutture civili, nel tentativo di fiaccare e intimorire la resistenza della popolazione, che però è decisa a rimanere e a difendere il territorio: l'artigliera turca ha bombardato infatti per la prima volta il centro di Afrin, colpendo un ospedale, parchi giochi e fonti idriche.\r\n\r\n\r\nNelle stesse ore migliaia di donne, che hanno un ruolo centrale nell'esperimento rivoluzionario della Siria del Nord, manifestavano in strada nel centro di Afrin contro l'offensiva turca.\r\n\r\nQuesto sabato, 17 febbraio, ci sarà una manifestazione nazionale a Roma per sostenere la resistenza di Afrin e per la liberazione di Ocalan e di tutti/e i/le prigionieri/e politici (partenza alle 14 da piazza dell'Esquilino).\r\n\r\nGli ultimi aggiornamenti con Jacopo, compagno di Torino che ormai da diverse settimane si trova nel cantone di Afrin, dove è impegnato a sostenere l'esperimento rivoluzionario della Siria del Nord e a documentare e raccontare la resistenza all'aggressione turca:\r\n\r\njaco_afrin_14feb","14 Febbraio 2018","2018-02-17 16:08:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/afrin1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"191\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/afrin1-300x191.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/afrin1-300x191.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/afrin1.jpg 752w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Aggiornamenti dal cantone di Afrin, sotto attacco da parte di Erdogan",1518617196,[156,157,158,159,160],"http://radioblackout.org/tag/afrin/","http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/kurdistan/","http://radioblackout.org/tag/siria-del-nord/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[32,24,37,162,18],"siria del nord",{"post_content":164,"post_title":168},{"matched_tokens":165,"snippet":166,"value":167},[124],"La resistenza della popolazione del \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Afrin alla violentissima offensiva","La resistenza della popolazione del \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Afrin alla violentissima offensiva lanciata dalla Turchia di Erdogan è arrivata al 26esimo giorno. Nonostante l'enorme sproporzione di forze in campo (la Turchia possiede il secondo più numeroso esercito della NATO), finora le truppe del sultano Erdogan schierate al fronte sono riuscite ad avanzare solo di pochi chilometri.\r\n\r\n\r\nIeri la Turchia ha quindi deciso di intensificare l'attacco verso l'interno del \u003Cmark>cantone\u003C/mark> e le strutture civili, nel tentativo di fiaccare e intimorire la resistenza della popolazione, che però è decisa a rimanere e a difendere il territorio: l'artigliera turca ha bombardato infatti per la prima volta il centro di Afrin, colpendo un ospedale, parchi giochi e fonti idriche.\r\n\r\n\r\nNelle stesse ore migliaia di donne, che hanno un ruolo centrale nell'esperimento rivoluzionario della Siria del Nord, manifestavano in strada nel centro di Afrin contro l'offensiva turca.\r\n\r\nQuesto sabato, 17 febbraio, ci sarà una manifestazione nazionale a Roma per sostenere la resistenza di Afrin e per la liberazione di Ocalan e di tutti/e i/le prigionieri/e politici (partenza alle 14 da piazza dell'Esquilino).\r\n\r\nGli ultimi aggiornamenti con Jacopo, compagno di Torino che ormai da diverse settimane si trova nel \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Afrin, dove è impegnato a sostenere l'esperimento rivoluzionario della Siria del Nord e a documentare e raccontare la resistenza all'aggressione turca:\r\n\r\njaco_afrin_14feb",{"matched_tokens":169,"snippet":170,"value":170},[124],"Aggiornamenti dal \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Afrin, sotto attacco da parte di Erdogan",[172,174],{"field":132,"matched_tokens":173,"snippet":170,"value":170},[124],{"field":135,"matched_tokens":175,"snippet":166,"value":167},[124],{"best_field_score":139,"best_field_weight":17,"fields_matched":140,"num_tokens_dropped":53,"score":141,"tokens_matched":104,"typo_prefix_score":53},{"document":178,"highlight":195,"highlights":203,"text_match":137,"text_match_info":208},{"cat_link":179,"category":180,"comment_count":53,"id":181,"is_sticky":53,"permalink":182,"post_author":56,"post_content":183,"post_date":184,"post_excerpt":59,"post_id":181,"post_modified":185,"post_thumbnail":186,"post_thumbnail_html":187,"post_title":188,"post_type":62,"sort_by_date":189,"tag_links":190,"tags":193},[50],[52],"45330","http://radioblackout.org/2018/01/erdogan-attacca-il-cantone-di-afrin-per-colpire-la-rivoluzione-della-siria-del-nord/","Il cantone di Afrin è una parte di territorio liberato della Siria del Nord che da tempo si trova circondato e minacciato dalle forze turche e islamiste. Rappresenta una zona strategica dal punto di vista militare, politico ed economico: il presidente turco Erdogan vuole colpirlo per colpire tutta la rivoluzione che sta investendo la Siria del Nord. La sua unificazione al resto dei territori della Federazione renderebbe infatti l'intera area un territorio libero e democratico.\r\n\r\nNegli ultimi giorni le minacce che da mesi Erdogan rivolge al cantone di Afrin hanno iniziato a concretizzarsi in un'escalation militare ai confini del cantone. Il presidente turco ha dichiarato che l'operazione di invasione è iniziata e sono stati portati attacchi da diversi fronti. Ad Afrin ci si prepara quindi a resistere per difendere strenuamente il progetto rivoluzionario della Siria del Nord, in una battaglia che ormai viene definita come una nuova Kobane.\r\n\r\nLa corrispondenza di Jacopo, compagno torinese che sta partecipando alla rivoluzione nella confederazione della Siria del nord e che ha deciso di spostarsi ad Afrin alla luce di questo momento di forte minaccia esterna:\r\n\r\nJacopo","17 Gennaio 2018","2018-01-19 14:14:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/Siria-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"179\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/Siria-300x179.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/Siria-300x179.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/Siria-768x458.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/Siria-1024x611.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/Siria.jpg 1143w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Erdogan attacca il cantone di Afrin per colpire la rivoluzione della Siria del Nord",1516194589,[191,157,158,192,160],"http://radioblackout.org/tag/confederalismo-democratico/","http://radioblackout.org/tag/rojava/",[194,24,37,15,18],"confederalismo democratico",{"post_content":196,"post_title":200},{"matched_tokens":197,"snippet":198,"value":199},[124],"Il \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Afrin è una parte","Il \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Afrin è una parte di territorio liberato della Siria del Nord che da tempo si trova circondato e minacciato dalle forze turche e islamiste. Rappresenta una zona strategica dal punto di vista militare, politico ed economico: il presidente turco Erdogan vuole colpirlo per colpire tutta la rivoluzione che sta investendo la Siria del Nord. La sua unificazione al resto dei territori della Federazione renderebbe infatti l'intera area un territorio libero e democratico.\r\n\r\nNegli ultimi giorni le minacce che da mesi Erdogan rivolge al \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Afrin hanno iniziato a concretizzarsi in un'escalation militare ai confini del \u003Cmark>cantone\u003C/mark>. Il presidente turco ha dichiarato che l'operazione di invasione è iniziata e sono stati portati attacchi da diversi fronti. Ad Afrin ci si prepara quindi a resistere per difendere strenuamente il progetto rivoluzionario della Siria del Nord, in una battaglia che ormai viene definita come una nuova Kobane.\r\n\r\nLa corrispondenza di Jacopo, compagno torinese che sta partecipando alla rivoluzione nella confederazione della Siria del nord e che ha deciso di spostarsi ad Afrin alla luce di questo momento di forte minaccia esterna:\r\n\r\nJacopo",{"matched_tokens":201,"snippet":202,"value":202},[124],"Erdogan attacca il \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Afrin per colpire la rivoluzione della Siria del Nord",[204,206],{"field":132,"matched_tokens":205,"snippet":202,"value":202},[124],{"field":135,"matched_tokens":207,"snippet":198,"value":199},[124],{"best_field_score":139,"best_field_weight":17,"fields_matched":140,"num_tokens_dropped":53,"score":141,"tokens_matched":104,"typo_prefix_score":53},{"document":210,"highlight":232,"highlights":240,"text_match":137,"text_match_info":245},{"cat_link":211,"category":212,"comment_count":53,"id":213,"is_sticky":53,"permalink":214,"post_author":56,"post_content":215,"post_date":216,"post_excerpt":59,"post_id":213,"post_modified":217,"post_thumbnail":218,"post_thumbnail_html":219,"post_title":220,"post_type":62,"sort_by_date":221,"tag_links":222,"tags":227},[50],[52],"38223","http://radioblackout.org/2016/10/il-sistema-tav-e-nudo-cantone-lo-riveste/"," \r\n\r\nAncora una volta siamo qui a parlare del sistema TAV e più in generale del sistema grandi opere, di quanto sia sputtanato, di quanto sia, è noto a tutti, un sistema marcio di corrutela e un sistema di scambio clientelare al limite di ogni decenza, visto che i favori-appalti vengono distribuiti assicurando magnanimità sui controlli grazie a un sistema dove chi assegna i lavori finisce anche con l'eseguirli, direttamente (attraverso soci più o meno occulti) o indirettamente attraverso ditte addentellate e complici. Non è un'inchiesta da \"pistole fumanti\". Scandalizzano certo i riferimenti ai materiali scadenti (mentre la terra in centro Italia trema ancora) o alle solite escort usate per addolcire i rudi ingegneri protagonisti della vicenda. E i protagonisti meritano qualche cenno visto che si tratta di nomi di prim'ordine: Michele Longo (presidente del Cociv, il consorzio incaricato di costruire l'opera) il vicepresidente Ettore Pagani (uomo di punta di Impregilo). Per non parlare dei protagonisti del troncone romano dell'inchiesta (quello che riguarda A3 e People Mover)tra cui figurano il figlio di Monorchio (un dì a capo della ragioneria di Stato) e il figlio dell' ex ministro alle infrastrutture Lunardi. Difficile parlare di mele marce senza tirare in ballo il contadino, difficile non mettere sotto accusa l'intero sistema. E allora che si fa? Ci si rivolge al potere salvifico del controllore di tutti i controllori: Raffaele Cantone. Che arriva sempre tardi. Che non si accorge mai di nulla. Come al solito sono stati gli attivisti No Tav a denunciare da subito la truffa e lo scempio di quei cantieri, come sempre sono stati bastonati e indagati. Show must go on. Resta solo da capire come. Se andiamo incontro a un commissariamento o semplicemente a un cambio dei vertici. I movimenti rilanciano intanto. Con ancora più forza e legittimità, se è possibilie. L'appuntamento è per sabato 29 ottobre ad Allessandria. Dalla prima mattinata. Roviniamogli la festa.\r\n\r\nAbbiamo sentito per l'occasione Claudio del movimento No Tav-Terzo Valico di Alessandria.\r\n\r\nclaudio\r\n\r\n ","27 Ottobre 2016","2016-10-29 08:47:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/tav-terzo-valico-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"122\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/tav-terzo-valico-300x122.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/tav-terzo-valico-300x122.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/tav-terzo-valico.jpg 352w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Il sistema TAV è nudo. Cantone lo riveste?",1477592533,[223,224,225,226],"http://radioblackout.org/tag/general-contractor/","http://radioblackout.org/tag/grandi-opere/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/terzo-valico/",[228,229,230,231],"general contractor","grandi opere","no tav","terzo valico",{"post_content":233,"post_title":237},{"matched_tokens":234,"snippet":235,"value":236},[75],"di tutti i controllori: Raffaele \u003Cmark>Cantone\u003C/mark>. Che arriva sempre tardi. Che"," \r\n\r\nAncora una volta siamo qui a parlare del sistema TAV e più in generale del sistema grandi opere, di quanto sia sputtanato, di quanto sia, è noto a tutti, un sistema marcio di corrutela e un sistema di scambio clientelare al limite di ogni decenza, visto che i favori-appalti vengono distribuiti assicurando magnanimità sui controlli grazie a un sistema dove chi assegna i lavori finisce anche con l'eseguirli, direttamente (attraverso soci più o meno occulti) o indirettamente attraverso ditte addentellate e complici. Non è un'inchiesta da \"pistole fumanti\". Scandalizzano certo i riferimenti ai materiali scadenti (mentre la terra in centro Italia trema ancora) o alle solite escort usate per addolcire i rudi ingegneri protagonisti della vicenda. E i protagonisti meritano qualche cenno visto che si tratta di nomi di prim'ordine: Michele Longo (presidente del Cociv, il consorzio incaricato di costruire l'opera) il vicepresidente Ettore Pagani (uomo di punta di Impregilo). Per non parlare dei protagonisti del troncone romano dell'inchiesta (quello che riguarda A3 e People Mover)tra cui figurano il figlio di Monorchio (un dì a capo della ragioneria di Stato) e il figlio dell' ex ministro alle infrastrutture Lunardi. Difficile parlare di mele marce senza tirare in ballo il contadino, difficile non mettere sotto accusa l'intero sistema. E allora che si fa? Ci si rivolge al potere salvifico del controllore di tutti i controllori: Raffaele \u003Cmark>Cantone\u003C/mark>. Che arriva sempre tardi. Che non si accorge mai di nulla. Come al solito sono stati gli attivisti No Tav a denunciare da subito la truffa e lo scempio di quei cantieri, come sempre sono stati bastonati e indagati. Show must go on. Resta solo da capire come. Se andiamo incontro a un commissariamento o semplicemente a un cambio dei vertici. I movimenti rilanciano intanto. Con ancora più forza e legittimità, se è possibilie. L'appuntamento è per sabato 29 ottobre ad Allessandria. Dalla prima mattinata. Roviniamogli la festa.\r\n\r\nAbbiamo sentito per l'occasione Claudio del movimento No Tav-Terzo Valico di Alessandria.\r\n\r\nclaudio\r\n\r\n ",{"matched_tokens":238,"snippet":239,"value":239},[75],"Il sistema TAV è nudo. \u003Cmark>Cantone\u003C/mark> lo riveste?",[241,243],{"field":132,"matched_tokens":242,"snippet":239,"value":239},[75],{"field":135,"matched_tokens":244,"snippet":235,"value":236},[75],{"best_field_score":139,"best_field_weight":17,"fields_matched":140,"num_tokens_dropped":53,"score":141,"tokens_matched":104,"typo_prefix_score":53},{"document":247,"highlight":261,"highlights":266,"text_match":137,"text_match_info":269},{"cat_link":248,"category":249,"comment_count":53,"id":250,"is_sticky":53,"permalink":251,"post_author":56,"post_content":252,"post_date":253,"post_excerpt":59,"post_id":250,"post_modified":254,"post_thumbnail":255,"post_thumbnail_html":256,"post_title":257,"post_type":62,"sort_by_date":258,"tag_links":259,"tags":260},[50],[52],"96286","http://radioblackout.org/2025/03/siria-del-nord-est-corrispondenza-dalla-diga-di-tishreen-in-rojava/","Una corrispondenza con un compagno internazionalista che in questo momento si trova sulla diga di Tishreen, nella Siria del Nord-Est, un'importante infrastruttura della regione difesa in prima persona dagli abitanti e dalle abitanti del Rojava contro gli attacchi dell'aeronautica turca e delle truppe di terra dell'Esercito Nazionale Siriano, una coalizione di milizie islamiste finanziate e coordinate dalla Turchia. Da diversi mesi la società civile del Rojava si organizza per andare in presidio ed abitare nella diga, che viene mantenuta in funzione sotto il fuoco turco - nella speranza di proteggerla dalla distruzione e per sostenere le YPG e le YPJ che combattono a pochi chilometri contro le truppe dell'ENS. Non si fermano infatti i tentativi guidati dalla Turchia di scardinare la resistenza nel cantone di Kobane dove si trova la diga, per cercare di circondare ed occupare la città curda e arrivare così a congiungere in un unico corridoio le zone già precedentemente occupate, Afrin a ovest e Tel Abyad e Ras-al-Ayn ad Est ed esercitare una sempre maggior pressione sull'esperienza democratica e confederale del Rojava.\r\n\r\nAi microfoni di Radio Blackout analizziamo il ruolo della Turchia in questa situazione ed i possibili cambiamenti che si potrebbero vivere in Rojava dopo le dichiarazioni di Öcalan, il cessate-il-fuoco del PKK e l'inizio di un eventuale processo di pace tra la guerriglia e lo Stato turco - oltre a fare una panoramica sullo stato attuale della Siria, dove sono in corso violenti scontri tra il governo sunnita di Hayat Tahrir al-Sham e la minoranza alawita sulla costa di Latakia, in una regione lacerata dove il Rojava esprime un fondamentale tentativo di convivenza e compartecipazione politica improntate sul confederalismo democratico. Allo stesso tempo, il compagno ci racconta dell'importanza della difesa della diga di Tishreen non solo da un punto di vista strategico ma anche come parte di una fondamentale battaglia ecologica condotta dalla popolazione della Siria del Nord Est per esercitare un controllo democratico e confederale sulle risorse idriche, alimentari ed energetiche locali, oltreché sulle infrastrutture di produzione e di raccolta dell'acqua, del grano e del petrolio.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/tishreen.mp3\"][/audio]","8 Marzo 2025","2025-03-08 15:39:26","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/20250301-20250301-image-870x-67c2e726160f0-jpg4c7041-image-jpga5afd2-image-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/20250301-20250301-image-870x-67c2e726160f0-jpg4c7041-image-jpga5afd2-image-300x168.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/20250301-20250301-image-870x-67c2e726160f0-jpg4c7041-image-jpga5afd2-image-300x168.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/20250301-20250301-image-870x-67c2e726160f0-jpg4c7041-image-jpga5afd2-image-768x431.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/20250301-20250301-image-870x-67c2e726160f0-jpg4c7041-image-jpga5afd2-image.jpg 990w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Siria del Nord-Est: corrispondenza dalla diga di Tishreen in Rojava",1741448366,[191,192,160],[194,15,18],{"post_content":262},{"matched_tokens":263,"snippet":264,"value":265},[124],"di scardinare la resistenza nel \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Kobane dove si trova","Una corrispondenza con un compagno internazionalista che in questo momento si trova sulla diga di Tishreen, nella Siria del Nord-Est, un'importante infrastruttura della regione difesa in prima persona dagli abitanti e dalle abitanti del Rojava contro gli attacchi dell'aeronautica turca e delle truppe di terra dell'Esercito Nazionale Siriano, una coalizione di milizie islamiste finanziate e coordinate dalla Turchia. Da diversi mesi la società civile del Rojava si organizza per andare in presidio ed abitare nella diga, che viene mantenuta in funzione sotto il fuoco turco - nella speranza di proteggerla dalla distruzione e per sostenere le YPG e le YPJ che combattono a pochi chilometri contro le truppe dell'ENS. Non si fermano infatti i tentativi guidati dalla Turchia di scardinare la resistenza nel \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Kobane dove si trova la diga, per cercare di circondare ed occupare la città curda e arrivare così a congiungere in un unico corridoio le zone già precedentemente occupate, Afrin a ovest e Tel Abyad e Ras-al-Ayn ad Est ed esercitare una sempre maggior pressione sull'esperienza democratica e confederale del Rojava.\r\n\r\nAi microfoni di Radio Blackout analizziamo il ruolo della Turchia in questa situazione ed i possibili cambiamenti che si potrebbero vivere in Rojava dopo le dichiarazioni di Öcalan, il cessate-il-fuoco del PKK e l'inizio di un eventuale processo di pace tra la guerriglia e lo Stato turco - oltre a fare una panoramica sullo stato attuale della Siria, dove sono in corso violenti scontri tra il governo sunnita di Hayat Tahrir al-Sham e la minoranza alawita sulla costa di Latakia, in una regione lacerata dove il Rojava esprime un fondamentale tentativo di convivenza e compartecipazione politica improntate sul confederalismo democratico. Allo stesso tempo, il compagno ci racconta dell'importanza della difesa della diga di Tishreen non solo da un punto di vista strategico ma anche come parte di una fondamentale battaglia ecologica condotta dalla popolazione della Siria del Nord Est per esercitare un controllo democratico e confederale sulle risorse idriche, alimentari ed energetiche locali, oltreché sulle infrastrutture di produzione e di raccolta dell'acqua, del grano e del petrolio.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/tishreen.mp3\"][/audio]",[267],{"field":135,"matched_tokens":268,"snippet":264,"value":265},[124],{"best_field_score":139,"best_field_weight":270,"fields_matched":104,"num_tokens_dropped":53,"score":271,"tokens_matched":104,"typo_prefix_score":53},14,"578730123365187697",6646,{"collection_name":62,"first_q":75,"per_page":31,"q":75},{"facet_counts":275,"found":34,"hits":304,"out_of":438,"page":104,"request_params":439,"search_cutoff":42,"search_time_ms":31},[276,284],{"counts":277,"field_name":282,"sampled":42,"stats":283},[278,280],{"count":39,"highlighted":279,"value":279},"anarres",{"count":104,"highlighted":281,"value":281},"Bello come una prigione che brucia","podcastfilter",{"total_values":140},{"counts":285,"field_name":41,"sampled":42,"stats":302},[286,287,289,290,292,293,294,296,298,300],{"count":96,"highlighted":18,"value":18},{"count":104,"highlighted":288,"value":288},"IS",{"count":104,"highlighted":35,"value":35},{"count":104,"highlighted":291,"value":291},"oxfam",{"count":104,"highlighted":40,"value":40},{"count":104,"highlighted":29,"value":29},{"count":104,"highlighted":295,"value":295},"fascismi",{"count":104,"highlighted":297,"value":297},"cobane. cabilia",{"count":104,"highlighted":299,"value":299},"socialdemocrazia",{"count":104,"highlighted":301,"value":301},"presidio a Torino",{"total_values":303},19,[305,337,361,383,409],{"document":306,"highlight":328,"highlights":333,"text_match":137,"text_match_info":336},{"comment_count":53,"id":307,"is_sticky":53,"permalink":308,"podcastfilter":309,"post_author":279,"post_content":310,"post_date":311,"post_excerpt":59,"post_id":307,"post_modified":312,"post_thumbnail":313,"post_title":314,"post_type":315,"sort_by_date":316,"tag_links":317,"tags":325},"45523","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-26-gennaio-destra-radicale-piramide-sociale-caos-sistemico-sottrazione-dallistituito-lotta-alle-frontiere-ciao-ursula/",[279],"Nuovo viaggio su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. \r\nNel ricordo di Ursula Le Guin, scomparsa pochi giorni fa. I suoi romanzi, i suoi racconti, sono stati per molti di noi una sorta di Bildung Roman, snodi in un percorso dove l’utopia si fa ogni giorno più concreta. Mai facile, sempre all’orizzonte.\r\nQuesta settimana le abbiamo dedicato un breve saluto, nelle prossime puntate vi proporremo un giro più ampio tra “Quelli di Anarres”, i compagni di Ursula, anarchica, femminista, antropologa dell’immaginario…\r\nSui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Dalle 10,45 alle 12,45. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2018 01 26 anarres1\r\n2018 01 26 anarres2\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nI fascisti del \"secondo millennio\". Genealogia della destra radicale\r\nNe parliamo con Pietro Stara. Pietro questa sera introdurrà la serata alla FAT su questi temi.\r\nNella puntata della scorsa settimana potete ascoltare un primo approfondimento.\r\n\r\nAbbiamo fatto una lunga chiacchierata con Salvo Vaccaro, docente di filosofia politica all’università di Palermo. Siamo partiti dal rapporto dell’Oxfam, nulla di nuovo rispetto all’inizio di questo secolo. Abbiamo ragionato della sostanziale inutilità delle risposte in chiave riformista, neowelfarista che i nostalgici delle socialdemocrazie propongono in un mondo radicalmente diverso da quello in cui si affermò il compromesso tra capitale e lavoro. Abbiamo discusso di guerra e caos sistemico con un occhio alla partita in Siria del nord, dopo l’attacco della Turchia al cantone di Efrin. Infine si è parlato di democrature, sottrazione dall’istituito e tanto altro...\r\n\r\nIl muro invisibile. Il confine è una linea sottile sulle mappe. Tra boschi e valichi, tra le acque del Mare di Mezzo, non ci sono frontiere: solo uomini in armi che le rendono vere. Aggiornamenti dalla lotta contro le frontiere.\r\n\r\nLa scomparsa di Ursula Le Guin, quella di Anarres\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nVenerdì 26 gennaio\r\nore 21\r\nalla Fat in corso Palermo 46\r\nI fascisti del \"secondo millennio\". Genealogia della destra radicale\r\nCon Pietro Stara, autore de \"L’identità escludente, La Nuova Destra tra piccole patrie e Europa nazione\"\r\n\r\nLunedì 29 gennaio\r\nore 17\r\nUna solidarietà senza confini\r\nal negozio Benetton di via Po 8 \r\npresidio\r\nLe maglie Benetton sono macchiate di sangue\r\n\r\nSabato 10 febbraio\r\nore 10\r\nal Balon\r\nDistruggiamo le frontiere!\r\npunto info e raccolta abiti, scarponi, sciarpe, coperte, sacchi a pelo, abiti pesanti, per rendere più facile il viaggio a uomini, donne e bambini che provano a bucare i muri della fortezza Europa.\r\nVin brulé, cibo e altre leccornie benefit lotte contro le frontiere\r\nLa raccolta si fa anche nella sede della FAT, il giovedì dopo le 21 e in occasione delle iniziative.\r\n\r\nPer chi fosse interessato ai percorsi della Federazione Anarchica Torinese \r\nriunioni - aperte agli interessati - ogni giovedì alle 21\r\ncorso Palermo 46 – a destra nel cortile -\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","29 Gennaio 2018","2018-10-17 22:58:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/04-corteo2giugno-200x110.jpg","Anarres del 26 gennaio. Destra radicale. Piramide sociale, caos sistemico, sottrazione dall’istituito. Lotta alle frontiere. Ciao Ursula!","podcast",1517242768,[318,319,320,321,322,323,160,324],"http://radioblackout.org/tag/anarres/","http://radioblackout.org/tag/derstra-radicale/","http://radioblackout.org/tag/efrin/","http://radioblackout.org/tag/fascismi/","http://radioblackout.org/tag/oxfam/","http://radioblackout.org/tag/socialdemocrazia/","http://radioblackout.org/tag/ursula-le-guin/",[279,326,40,295,291,299,18,327],"derstra radicale","ursula le guin",{"post_content":329},{"matched_tokens":330,"snippet":331,"value":332},[124],"dopo l’attacco della Turchia al \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Efrin. Infine si è","Nuovo viaggio su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. \r\nNel ricordo di Ursula Le Guin, scomparsa pochi giorni fa. I suoi romanzi, i suoi racconti, sono stati per molti di noi una sorta di Bildung Roman, snodi in un percorso dove l’utopia si fa ogni giorno più concreta. Mai facile, sempre all’orizzonte.\r\nQuesta settimana le abbiamo dedicato un breve saluto, nelle prossime puntate vi proporremo un giro più ampio tra “Quelli di Anarres”, i compagni di Ursula, anarchica, femminista, antropologa dell’immaginario…\r\nSui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Dalle 10,45 alle 12,45. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2018 01 26 anarres1\r\n2018 01 26 anarres2\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nI fascisti del \"secondo millennio\". Genealogia della destra radicale\r\nNe parliamo con Pietro Stara. Pietro questa sera introdurrà la serata alla FAT su questi temi.\r\nNella puntata della scorsa settimana potete ascoltare un primo approfondimento.\r\n\r\nAbbiamo fatto una lunga chiacchierata con Salvo Vaccaro, docente di filosofia politica all’università di Palermo. Siamo partiti dal rapporto dell’Oxfam, nulla di nuovo rispetto all’inizio di questo secolo. Abbiamo ragionato della sostanziale inutilità delle risposte in chiave riformista, neowelfarista che i nostalgici delle socialdemocrazie propongono in un mondo radicalmente diverso da quello in cui si affermò il compromesso tra capitale e lavoro. Abbiamo discusso di guerra e caos sistemico con un occhio alla partita in Siria del nord, dopo l’attacco della Turchia al \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Efrin. Infine si è parlato di democrature, sottrazione dall’istituito e tanto altro...\r\n\r\nIl muro invisibile. Il confine è una linea sottile sulle mappe. Tra boschi e valichi, tra le acque del Mare di Mezzo, non ci sono frontiere: solo uomini in armi che le rendono vere. Aggiornamenti dalla lotta contro le frontiere.\r\n\r\nLa scomparsa di Ursula Le Guin, quella di Anarres\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nVenerdì 26 gennaio\r\nore 21\r\nalla Fat in corso Palermo 46\r\nI fascisti del \"secondo millennio\". Genealogia della destra radicale\r\nCon Pietro Stara, autore de \"L’identità escludente, La Nuova Destra tra piccole patrie e Europa nazione\"\r\n\r\nLunedì 29 gennaio\r\nore 17\r\nUna solidarietà senza confini\r\nal negozio Benetton di via Po 8 \r\npresidio\r\nLe maglie Benetton sono macchiate di sangue\r\n\r\nSabato 10 febbraio\r\nore 10\r\nal Balon\r\nDistruggiamo le frontiere!\r\npunto info e raccolta abiti, scarponi, sciarpe, coperte, sacchi a pelo, abiti pesanti, per rendere più facile il viaggio a uomini, donne e bambini che provano a bucare i muri della fortezza Europa.\r\nVin brulé, cibo e altre leccornie benefit lotte contro le frontiere\r\nLa raccolta si fa anche nella sede della FAT, il giovedì dopo le 21 e in occasione delle iniziative.\r\n\r\nPer chi fosse interessato ai percorsi della Federazione Anarchica Torinese \r\nriunioni - aperte agli interessati - ogni giovedì alle 21\r\ncorso Palermo 46 – a destra nel cortile -\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",[334],{"field":135,"matched_tokens":335,"snippet":331,"value":332},[124],{"best_field_score":139,"best_field_weight":270,"fields_matched":104,"num_tokens_dropped":53,"score":271,"tokens_matched":104,"typo_prefix_score":53},{"document":338,"highlight":352,"highlights":357,"text_match":137,"text_match_info":360},{"comment_count":53,"id":339,"is_sticky":53,"permalink":340,"podcastfilter":341,"post_author":279,"post_content":342,"post_date":343,"post_excerpt":59,"post_id":339,"post_modified":344,"post_thumbnail":345,"post_title":346,"post_type":315,"sort_by_date":347,"tag_links":348,"tags":350},"37456","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-23-settembre-megalopoli-gentrification-resistenza-popolare-e-architettura-rojava-retate-al-campo-rom-casa-pound-non-sbarca-in-barriera-bayer-assorbe-monsanto/",[279],"Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; casa Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto\r\n\r\nAscolta il podcast della puntata:\r\n\r\n2016-09-23-anarres1\r\n\r\n2016-09-23-anarres2\r\n\r\nNel nostro viaggio su Anarres – il pianeta delle utopie concrete questa settimana siamo approdati a...\r\n\r\nAbbiamo preso spunto dall'ultima, anomala, Biennale di architettura di Venezia per parlare di gentrification, megaprogetti, resistenza popolare e architettura.\r\nCi ha guidato in questo viaggio tra Europa, Sud America e Africa, Franco Buncuga, anarchico, architetto, collaboratore della rivista ApArte per la quale ha realizzato un articolo sulla Biennale.\r\n\r\nRojava – il corteo del 24 settembre a Roma: il comunicato della cdc della fai, l’appello di un combattente italiano.\r\n\r\nAppendino come Fassino: retate, arresti e fogli di via al campo rom di via Germagnano\r\n\r\nCasa Pound non sbarca in Barriera. Venerdì 23 un lungo assedio alle poche decine di fascisti radunatisi in via Baltea, la solidarietà degli abitanti, l'assenza di sostegno nel quartiere, che invece hanno riempito il giardinetto di corso Palermo angolo via Sesia, hanno decretato il flop dell'iniziativa fascista. \r\nBayer compra Monsanto: nasce il nuovo megamostro della chimica.\r\nNe abbiamo discusso con Marco Tafel\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 30 settembre\r\nore 21 – corso Palermo 46\r\npresentazione del libro di Alessio Lega “BAKUNIN, IL DEMONE DELLA RIVOLTA\r\nTra insurrezioni, complotti e galere i tumulti, le contraddizioni e l'incontenibile passione rivoluzionaria dell'anarchico russo” \r\nMichail Bakunin (1814-1876), nato nobile e morto in miseria, attraversa impetuosamente il suo secolo in nome di un'idea esagerata di libertà che sconvolge l'immaginario politico europeo. Pensatore rivoluzionario che tempra le sue idee nel fuoco dell'azione, accorre in difesa delle barricate di mezza Europa, collezionando condanne a morte in vari imperi e sopravvivendo a carcerazioni durissime. Deportato in Siberia, scappa – su slitte, cavalli, treni e velieri – per tornare lì dove la rivoluzione lo chiama: in un'Europa in ebollizione in cui lo aspettano altre barricate e altre insurrezioni. Vinto ma non domato, muore usurato da una vita segnata da mille sfide mentre – irresistibilmente – sta progettando nuove rivoluzioni e nuovi mondi.\r\nSabato 1 ottobre \r\nal Balon – via Andreis angolo via Borgodora (se piove in piazza della Repubblica sotto la tettoia dei casalinghi)\r\nore 10,30 – 13,30\r\nPresidio contro tutte le frontiere \r\nGiovedì 6 ottobre \r\nore 17,30\r\nai giardinetti di corso Palermo angolo via Sesia – punto info su guerra sociale e lotte nelle periferie, apericena benefit lotte sociali\r\nDocumenti\r\nComunicato-appello da parte di uno degli italiani unitosi allo YPG, scritto in occasione del corteo nazionale del 24 settembre a Roma. \r\nCiao a tutti e tutte, sono uno degli italiani che si sono uniti allo YPG, unità di difesa del popolo del Rojava. Non sono il primo e non sarò l'ultimo, in Rojava la solidarietà internazionale é molto forte e sono centinaia le persone che arrivano da ogni parte del mondo per far parte di questa rivoluzione. Siamo a conoscenza del corteo nazionale del 24 Settembre che si terrà a Roma e ciò non può che farci felici e darci sostegno e forza nel continuare a lottare.\r\nNelle ultime settimane sui giornali siamo stati chiamati terroristi, è stato detto che comunisti e anarchici vanno ad addestrarsi in Siria, vorrei dire ai giornalisti ed ai politici che si riempiono la bocca di belle parole, che questa rivoluzione non è fatta solo da comunisti o anarchici, ma anzi da curdi, arabi, assiri, ezidi, armeni, turcommanni e da tutte quelle persone che si identificano nel confederalismo democratico. La realtà è completamente diversa da quella che viene raccontata dai giornali e dal governo, i veri terroristi sono seduti nei palazzi del potere e spostano sulla scacchiera le loro pedine, un giorno amiche, un giorno nemiche, ma quando i nodi vengono al pettine e la verità viene a galla i nemici si scoprono. l'Italia è complice di questa guerra, l'Alenia fornisce elicotteri da combattimento alla Turchia per bombardare il Bakur, l'Italia è inoltre il maggior produttore di mine al mondo ed è anche grazie all'Italia se centinaia di persone sono morte o sono rimaste gravemente ferite per colpa delle migliaia di mine disseminate dall'Isis. Grazie all'accordo di 6 miliardi di euro tra unione europea e Turchia, migliaia di persone vivono in campi profughi che sono delle vere e proprie prigioni a cielo aperto. Grazie a questi soldi ricevuti dall'unione europea la Turchia sta completando la costruzione di un muro di separazione con il Rojava, con il quale si proteggono i militari che sparano senza scrupoli su chi cerca di scappare da questa guerra; sono già decine le persone uccise lungo questo confine.\r\n\r\nL'operazione di invasione del Rojava da parte della Turchia è partita già a metà agosto con la finta invasione di Jarablus, in pratica operazione di sostegno all'Isis, che per la prima volta è retrocesso senza combattere. Successivamente la Turchia ha utilizzato questa nuova postazione per far partire l'invasione di alcuni villaggi del cantone di Efrin; e in queste settimane sono state molte le provocazioni.\r\n\r\nIl rischio di una guerra aperta tra Turchia e Rojava è sempre più alto; ora più che mai è importante sostenere il confederalismo democratico a livello internazionale facendo pressioni sui governi e sugli Stati, complici e autori di questa guerra, perchè interrompano le relazioni politiche, economiche e militari con Ankara; ora più che mai è importante chiedere l'apertura delle frontiere per far entrare aiuti alimentari e medicine, beni di prima necessità che qui mancano.\r\n\r\nE' questa la vera realtà della guerra; la lotta al terrorismo è una menzogna ed è soltanto una facciata per nascondere gli interessi di governi e industrie belliche.\r\n\r\nIl mio pensiero qui in Rojava non può che andare alle migliaia di compagni e compagne caduti o rimasti gravemente feriti per far si che questa rivoluzione sia ancora in vita e prosegua il percorso verso la libertà.\r\n\r\nSperando sempre che dai semi rivoluzionari gettati qui in Rojava un giorno possano nascere fiori in tutto il mondo.\r\nBiji Rojava biji Kurdistan. \r\nSerkeftin\r\n000000\r\nLa Commissione di Corrispondenza dellaFederazione Anarchica Italiana fa propriol’appello del Gruppo Anarchico “Carlo Cafiero” – FAI di Roma, ed invita tutte le realtà federate ad attivarsi per la più ampia partecipazione allo spezzone rosso e nero alla manifestazione del 24 settembre a Roma.\r\nIl colpo di stato in Turchia ha permesso al governo turco di imporre lo stato di emergenza, e di accrescere la repressione nei confronti dei gruppi attivi nelle lotte e dei movimenti sociali. Anche i/le nostre compagni/e anarchici/che della DAF (Devrimci Anarsist Faaliyet / Azione Rivoluzionaria Anarchica) oltra a socialisti, gruppi curdi democratici sono stati colpiti dalla stretta liberticida del governo. Il giornale Meydan è stato chiuso e tre nuove indagini sono state avviate, con la scusa di essere un’organizzazione terroristica. \r\n Nelle regioni a maggioranza curda la repressione ha assunto la forma di una guerra aperta contro la popolazione, mentre gli attivisti in carcere, fra cui Abdullah Öcalan, sono costretti in condizioni inumane.\r\n La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana, sicura di interpretare i sentimenti delle anarchiche e degli anarchici di lingua italiana, esprime la solidarietà internazionalista al popolo curdo e a tutti i popoli che vivono nelle regioni del Kurdistan, vittime dell’aggressione della Turchia, della Siria e dello Stato Islamico; esprime altresì il sostegno alla resistenza, all’autogestione dal basso ed al comunalismo, alla rivoluzione in Rojava, per il suo ulteriore sviluppo in una prospettiva libertaria; invita a mobilitarsi contro il governo italiano e le altre potenze imperialiste, grandi e piccole, dell’est e dell’ovest, che appoggiano la guerra e il progetto di annientamento del popolo curdo.\r\n000000\r\nUna Biennale d’eccezione \r\n\r\nLanciando pietre\r\n\r\nThrowing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperityi di Douglas Rushkoff se non fosse un interessante libro sugli esiti della economia digitale potrebbe essere un ottimo libro di architettura. Le pietre di cui fa cenno il titolo sono quelle che hanno gettato i residenti di alcuni quartieri di San Francisco contro i Google bus che vengono a raccogliere i dipendenti dell’omonima ditta. Attorno alle fermate dei bus dei privilegiati dell’azienda informatica gli affitti sono cresciuti in maniera talmente elevata che molti abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Una nuova forma raffinata di gentrificazioneii.\r\n\r\nRushkoff, scrittore e saggista cyberpunk e collaboratore di Timothy Leary ci descrive un mondo in cui le differenze aumentano e nel quale le promesse di maggiori opportunità e di democrazia dell’economia digitale si sono rivelate un abbaglio fatale. “Il problema è che siamo ostaggi della trappola della crescita e le tecnologie digitali, che all’inizio sembravano promettere modelli più distribuiti e partecipati per l’economia, si sono trasformate in meri acceleratori di una crescita sempre più frenetica e sorda ai bisogni della società”iii. Nel suo libro Rushkoff cerca di spiegare dove abbiamo sbagliato e per quale motivo e come sia possibile riprogrammare l’economia digitale e le nostre attività ripartendo dal basso per promuovere un’economia sostenibile per raggiungere un benessere il più diffuso possibile.\r\n\r\nNella costruzione del nostro ambiente urbano ci siamo lasciati affascinare dallo stesso meccanismo: la crescita impetuosa delle città e delle conurbazioni a causa di un mix di demografia e spinte speculative ha prodotto i modelli illusori di ‘smart city’, di città cablate super tecnologiche e la rincorsa al gigantismo ed alle emergenze dei grandi edifici simbolo, incarnazione della ‘hubris’ degli archi-star. Ora ci rendiamo conto che questa corsa alla cementificazione del pianeta produce solo macerie nel tessuto abitativo e nei legami comunitari, indispensabili per una vita in armonia con l’ambiente e il territorio.\r\n\r\nL’edizione 2016 della Biennale di Architettura di Venezia, curata dal cileno Alejandro Aravena ha come titolo Reporting from the front ed ha l’ambizione di fotografare lo stato dei lavori in quelle aree del mondo di frontiera in cui si sta preparando il futuro del nostro spazio abitativo.\r\n\r\nQuesta Biennale nelle intenzioni di Aravena si “propone dunque di condividere con un pubblico più ampio, il lavoro delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi ambiti di azione, affrontando temi quali la segregazione, le diseguaglianze, le perifereie, l’accesso a strutture igienico-sanitarie, i disastri naturali, la carenza di alloggi, la migrazione, l’informalità, la criminalità, il traffico, lo spreco, l’inquinamento e la partecipazione delle comunità.”\r\n\r\nE Paolo Baratta, Presidente della Biennale aggiunge: “Ci interessa l’architettura come strumento di self-government, come strumento di una civiltà umanistica, non in grazia di uno stile formale, ma come evidenza della capacità dell’uomo di essere padrone dei propri destini”.\r\n\r\nUna edizione con un programma sideralmente opposto a quello della precedente, affidata all’archistar Rem Koolhas, che mette sul tappeto molti temi che come libertari ci sono cari: l’autocostruzione, la partecipazione, la progettazione comunitaria e i processi ecologici di recupero dell’esistente insieme allo sviluppo di tecnologie appropriate condivisibili.\r\n\r\nBaratta ci ricorda che l’immaginario architettonico del secolo scorso preconizzava la costruzione di grandi centri urbani inseriti in un territorio che offriva ancora grandi spazi vergini. È stato il periodo della ‘ville radieuse’ di Le Corbusier, della realizzazione in nuovi insediamenti di grandi capitali, come Chandigar o Brasilia. Oggi gli spazi su cui gli architetti sono chiamati ad operare sono spesso enormi aree urbane abbandonate e degradate ed in ogni caso, a causa della crescita urbana e delle nuove forme di produzione post-industriale, gli spazi naturali tendono a divenire sempre più spazi interni ad una pianificazione planetaria.\r\n\r\nSpazi che le autorità non riescono più a controllare o dirigere, per mancanza di risorse economiche ma anche di nuovi strumenti operativi efficaci. Ottima situazione per chi è impegnato in prima linea, sul‘fronte’ e sperimenta nuovi modelli abitativi solidali.\r\n\r\n“una volta i villaggi ci proteggevano dalla natura oggi la natura è il nostro rifugio dalle tensioni urbane” ci ricorda nella sua installazione di video il cileno Elton Leniz invitato da Aravena.\r\n\r\nLa situazione attuale dello sviluppo del fenomeno urbano è ben fotografata nel padiglione della Sala d’armi all’Arsenale dove è esposto il Progetto Speciale ‘Conflitti dell’era urbana’ curato da Riky Burdett. Burdett descrive le due grandi spinte che tendono a definire il nostro ambiente costruito: quelle che lui definisce le Soluzioni dall’alto -quelle istituzionali e dei grandi agenti della pianificazione- su una parete del padiglione e le Soluzioni dal basso –autocostruzione, partecipazione e processi spontanei- sulla parete opposta. Tra i due estremi sono rappresentate le mappe di alcune conurbazioni rappresentative che tendono a diventare in ogni luogo del pianeta ‘il territorio’ non solo una parte dell’ambiente antropizzato: il ‘tutto costruito’ con spazi di ‘natura’ addomesticata tra i suoi interstizi, l’opposto del rapporto urbano agricolo naturale artificiale che esiste da quando esiste l’uomo civile, il prodotto della ‘civitas’, la comunità stanziale di un gruppo di uomini in un territorio definito dalla sua architettura.\r\n\r\nSi aprono spazi vuoti all’interno di queste inquietanti conurbazioni neo-plastiche e come dice Baratta, è in questi spazi, che sono il fronte in cui si combatte per definire l’assetto del nostro ambiente futuro, che dobbiamo cercare esperienze e buone pratiche da analizzare. Reporting from the Front. Con l’intento di ingenerare progetti e processi che diano risposte complesse e condivisibili e che possano divenire nuovi standard e modelli. Architetture anche di piccole dimensioni ma che presentino un’alta qualità professionale e un forte legame con le comunità che le generano.\r\n\r\nRushkoff nel suo saggio parla anche di gig economy, l’economia dei piccoli lavori on-demand, modello Uber, in poche parole il modello che vuole trasportarci dal‘diritto al lavoro’ al nessun diritto dei ‘lavoretti’. In vista di un’uberizzazione della società dobbiamo adattarci anche a una gig-architecture? A un’architettura dei progettini? Che se poi piacciono e funzionano possano essere rilanciati da qualche bella multinazionale e ri-proposti come ready made architettonici. Servono a questo i tanti collettivi, più o meno marginali o antagonisti che vediamo rappresentati in questa bella biennale? Mettere in moto qualche interessante Processo che possa poi da altri essere rivenduto come Progetto?\r\n\r\nProgetti e Processi\r\n\r\nUn discrimine da avere ben presente tra le proposte interessanti viste in questa Biennale è proprio quello di saper distinguere da chi propone progetti confezionati da rivendere alla comunità e tra chi sceglie di ingenerare processi di crescita dal basso proponendo soluzioni che diano risposte a bisogni locali che diventino poi patrimonio collettivo. È ad esempio la scelta del gruppo Ctrl+z: costruire processi in forma partecipativa che non siano isolabili dal contesto che li ha prodotti, che valgano qui e ora, con questo materiale. Un bel esempio le “atrapaniebla” le torri dell’acqua che trasformano la condensa della nebbia in acqua potabile che Ctrl+z ha presentato ai magazzini del Sale nella mostra Spazi d’Eccezione, ‘torri low-tech basate sui materiali che si possono trovare a livello locale. Grazie alla leggerezza e alla modularità. La nostra proposta si può montare in due giorni senza la necessità di gru, ponteggi o altri ausili.’ Un modello della torre è stato montato all’interno dell’Esposizione nel giardino dell’Arsenale.\r\n\r\nA poca distanza la Norman Foster Foundation, insieme alla Future Africa EPFL e ad altre fondazioni, propone una rete di drone-port, aereoporti per droni per collegare in Africa villaggi isolati in ampi territori senza altre possibilità di comunicazione efficienti. I drone-port di Foster sono l’estto opposto della proposta di Ctrl+z, si riducono ad una scatola ed un progetto realizzabile in loco grazie ad un know how centralizzato, drone-porti per ricevere attraverso velivoli teleguidati ad alta tecnologie merci da un distributore lontano, un ragno nella rete da qualche parte. La realizzazione tecnologica dell’antico ‘culto del Cargo’ caro agli antropologi.\r\n\r\nSpazi d’Eccezione\r\n\r\nI fronti da esplorare oggi non sono quello spazio piano senza limiti che sembra indicare il logo di questa edizione: una foto scattata da Bruce Chatwin che ritrae un’archeologa tedesca, Maria Reiche, sopra una scala di alluminio che osserva i tracciati di pietre del deserto peruviano di Nazca, sono fronti interni allo sviluppo planetario del capitale, luoghi di rovine, di cicatrici, di macerie, quasi sempre ‘spazi d’eccezione’ in cui le normali regole del vivere sono sospese da un potere non normato. E in quei fronti, da tempo, c’è chi lotta e costruisce alternative. Di questi lotte dà testimonianza con uno sguardo libertario l’esposizione ‘Spazi d’Eccezione’ ai Magazzini del Sale, ‘un libro, un meeting e una mostra’ organizzati dai collettivi di Escuela Moderna e S.a.L.E. Docks.\r\n\r\nCtrl+z, Recets Urbanas che abbiamo già citato e altri espositori al Sale partecipano in varie forme anche all’esposizione ufficiale e Spazi d’Eccezione ha organizzato anche un meeting interno alla Biennale nell’ambito delle Biennale Sessions, per portare argomenti misteriosamente scomparsi dal dibattito sul territorio quali il No Mose, il No Tav il No Muos e tanti alti piccoli tentativi di autogestione del territorio e delle lotte urbane. Un tentativo di intrusione riuscito all’interno della Biennale ufficiale è stato quello del colletivo ‘Detroit Resist’ presente nella mostra al Sale che si occupa in modo militante di riqualificazione urbana a Detroit, un gruppo composto da attivisti, artisti, architetti e membri della comunità. Detroit Resist ha organizzato una occupazione digitale del padiglione degli Usa che quest’anno ha come tema “The Architectural immagination” e come oggetto proprio la riqualificazione della città di Detroit con giganteschi progetti con fini speculativi.\r\n\r\nTante sono le presenze libertarie di cui varrebbe la pena dare conto, dall’allestimento del padiglione Italia affidato alla TAM associati dal titolo ‘Taking Care, progettare per il bene comune’ alle presenze individuali, ai collettivi ad alcuni interessanti padiglioni nazionali. Iniziamo presentando il progetto ‘Spazi d’eccezione’ con un articolo di Paolo Martore e Massimo Mazzone. Altri seguiranno.\r\n\r\n“‘Spazi d’eccezione’ NON è un Padiglione Nazionale né un pezzo della Mostra Internazionale né un evento collaterale. ‘Spazi d’eccezione’ è quel lato in ombra a cui tutti fanno riferimento, quel Germinal, quell’humus dal quale tutti ambiguamente attingono, ma di cui nessuno parla mai con chiarezza.”iv Così Massimo Mazzone portavoce di Escuela Moderna nella sua introduzione al catalogo dell’esposizione.\r\n\r\nIn uno dei tanti padiglioni che trattavano di autocostruzione tra le varie indicazioni operative figurava anche la dicitura: ‘quando e in quali luoghi è opportuno accettare situazioni diffuse di illegalità marginale per favorire la costituzione di comunità…’\r\n\r\nNell’installazione di Recetas Urbanas nel padiglione all’Arsenale, all’interno della Biennale, si rivendicava il ‘diritto’ all’illegalità in situazioni di necessità: ecco la differenza che conta con la mostra istituzionale e che appare filo conduttore dell’esposizione al Sale.\r\n\r\nTolleranza dall’alto rivendicazione dal basso. Le varie gradazioni di questo rapporto segnano il sottile confine tra una social democrazia eterodiretta ed una comunità viva con fermenti libertari. Di ciò soprattutto dà testimonianza Spazi d’eccezione.\r\n\r\nViene a proposito il post di Marco Baravalle, animatore di ‘S.a.L.E. Docks’ e curatore di ‘Spazi d’eccezione’ insieme a Massimo Mazzone, a commento della cancellazione della performance Rebootati al padiglione Uruguaiano da parte della direzione della Biennale: “L'arte e l'architettura amano l'informalità quando si lascia rappresentare. Questo è l'essenza del pauperismo: fare dei poveri un soggetto immobile, procedere al saccheggio culturale oltre che a quello materiale. Ad essi è consentito solo di partecipare (solitamente a ciò che è già stato scelto), ad essi è consentito di attivarsi in quanto comunità (che parola è?) su sollecitazione dell'artista o dall'architetto di turno. Che l'illegalità sia individuale, di massa, dettata dalla fame o orientata politicamente, essa è una necessità legata alla sopravvivenza, al miglioramento delle proprie condizioni sociali o ad un nuovo modo di vivere in comune. Secondo qualcuno queste sono anche le priorità dell'architettura.”\r\n\r\n“Spazi d’eccezione credo sia un’ottima risposta e contemporaneamente una vetrina –anche se parziale- di tante praticabili ipotesi di lavoro. Spazi di Eccezione serve a mostrare alcune delle tante iniziative di libertà che combattono sul fronte del costruito che con difficoltà e determinazione stanno cercando di mettersi in rete e acquistare forma visibile.\r\n\r\nÈ in questa ottica che le esperienze contenute in questo lavoro comune hanno un senso, sono alfabeti, sillabe di linguaggi base per ricreare mondi con parole, azioni, fantasie di pratiche condivise. L’espressione di volontà che già esistono e balbettano futuri di libertà e testimonianza necessaria di un filone regressivo nelle pratiche progettuali e nella pianificazione urbana e territoriale che ritorna dominante nel panorama contemporaneo. Pratiche attive da sempre ma che ritornano visibili.\r\n\r\nRebuilding from the front, non Reporting. Un’azione attiva, non una passiva. Non un centro che va a vedere una periferia ma una periferia –anche interna- che ritrova/reinventa la propria forma. Non riportare dal fronte ma ricostruire dal fronte, partendo da ciò che già esiste nel presente, secondo l’insegnamento di Peter Kropotkin, senza ideologie, attraverso sperimentazioni continue.\r\n\r\nCominciamo dunque a ricostruire il mondo partendo dal fronte, da dove si combatte ogni giorno per dare forma a spazi di libertà, spazi che esistono in luoghi marginali, su fratture tettoniche, in Rojava e nelle nostre metropoli, che si parlano in rete e si reinventano quotidianamente, TAZ, zone temporaneamente autonome che anche clonate o colonizzate restano vive altrove, affreschi che occupano spazi e pareti e spariscono coperti da una mano di Blu, seppellendo con una risata gli affanni del mercato.”v\r\n\r\n\r\ni Throwing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperity (Tirare pietre al bus di Google: come la crescita è diventata la nemica della prosperità) Douglas Rushkoff, Portfolio, 2016.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nii Per gentrificazione si intende la trasformazione di un quartiere popolare o degradato in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niii ‘Il Digitale era un’utopia. Ora è un incubo Monopolista’, di Giuliano Aluffi in il Venerdì della Repubblica, 26 maggio 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niv Spazi d’eccezione, a cura di Escuela Moderna – S.a.L.E. Docks; Milieu,pag.9 edizioni, Milano 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nv idem pag.38","23 Settembre 2016","2018-10-17 23:05:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/barriera-antifa-07-200x110.jpg","Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; casa Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto",1474643948,[349],"http://radioblackout.org/tag/macerie-su-macerie/",[351],"macerie-su-macerie",{"post_content":353},{"matched_tokens":354,"snippet":355,"value":356},[124],"l'invasione di alcuni villaggi del \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Efrin; e in queste","Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; casa Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto\r\n\r\nAscolta il podcast della puntata:\r\n\r\n2016-09-23-anarres1\r\n\r\n2016-09-23-anarres2\r\n\r\nNel nostro viaggio su Anarres – il pianeta delle utopie concrete questa settimana siamo approdati a...\r\n\r\nAbbiamo preso spunto dall'ultima, anomala, Biennale di architettura di Venezia per parlare di gentrification, megaprogetti, resistenza popolare e architettura.\r\nCi ha guidato in questo viaggio tra Europa, Sud America e Africa, Franco Buncuga, anarchico, architetto, collaboratore della rivista ApArte per la quale ha realizzato un articolo sulla Biennale.\r\n\r\nRojava – il corteo del 24 settembre a Roma: il comunicato della cdc della fai, l’appello di un combattente italiano.\r\n\r\nAppendino come Fassino: retate, arresti e fogli di via al campo rom di via Germagnano\r\n\r\nCasa Pound non sbarca in Barriera. Venerdì 23 un lungo assedio alle poche decine di fascisti radunatisi in via Baltea, la solidarietà degli abitanti, l'assenza di sostegno nel quartiere, che invece hanno riempito il giardinetto di corso Palermo angolo via Sesia, hanno decretato il flop dell'iniziativa fascista. \r\nBayer compra Monsanto: nasce il nuovo megamostro della chimica.\r\nNe abbiamo discusso con Marco Tafel\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 30 settembre\r\nore 21 – corso Palermo 46\r\npresentazione del libro di Alessio Lega “BAKUNIN, IL DEMONE DELLA RIVOLTA\r\nTra insurrezioni, complotti e galere i tumulti, le contraddizioni e l'incontenibile passione rivoluzionaria dell'anarchico russo” \r\nMichail Bakunin (1814-1876), nato nobile e morto in miseria, attraversa impetuosamente il suo secolo in nome di un'idea esagerata di libertà che sconvolge l'immaginario politico europeo. Pensatore rivoluzionario che tempra le sue idee nel fuoco dell'azione, accorre in difesa delle barricate di mezza Europa, collezionando condanne a morte in vari imperi e sopravvivendo a carcerazioni durissime. Deportato in Siberia, scappa – su slitte, cavalli, treni e velieri – per tornare lì dove la rivoluzione lo chiama: in un'Europa in ebollizione in cui lo aspettano altre barricate e altre insurrezioni. Vinto ma non domato, muore usurato da una vita segnata da mille sfide mentre – irresistibilmente – sta progettando nuove rivoluzioni e nuovi mondi.\r\nSabato 1 ottobre \r\nal Balon – via Andreis angolo via Borgodora (se piove in piazza della Repubblica sotto la tettoia dei casalinghi)\r\nore 10,30 – 13,30\r\nPresidio contro tutte le frontiere \r\nGiovedì 6 ottobre \r\nore 17,30\r\nai giardinetti di corso Palermo angolo via Sesia – punto info su guerra sociale e lotte nelle periferie, apericena benefit lotte sociali\r\nDocumenti\r\nComunicato-appello da parte di uno degli italiani unitosi allo YPG, scritto in occasione del corteo nazionale del 24 settembre a Roma. \r\nCiao a tutti e tutte, sono uno degli italiani che si sono uniti allo YPG, unità di difesa del popolo del Rojava. Non sono il primo e non sarò l'ultimo, in Rojava la solidarietà internazionale é molto forte e sono centinaia le persone che arrivano da ogni parte del mondo per far parte di questa rivoluzione. Siamo a conoscenza del corteo nazionale del 24 Settembre che si terrà a Roma e ciò non può che farci felici e darci sostegno e forza nel continuare a lottare.\r\nNelle ultime settimane sui giornali siamo stati chiamati terroristi, è stato detto che comunisti e anarchici vanno ad addestrarsi in Siria, vorrei dire ai giornalisti ed ai politici che si riempiono la bocca di belle parole, che questa rivoluzione non è fatta solo da comunisti o anarchici, ma anzi da curdi, arabi, assiri, ezidi, armeni, turcommanni e da tutte quelle persone che si identificano nel confederalismo democratico. La realtà è completamente diversa da quella che viene raccontata dai giornali e dal governo, i veri terroristi sono seduti nei palazzi del potere e spostano sulla scacchiera le loro pedine, un giorno amiche, un giorno nemiche, ma quando i nodi vengono al pettine e la verità viene a galla i nemici si scoprono. l'Italia è complice di questa guerra, l'Alenia fornisce elicotteri da combattimento alla Turchia per bombardare il Bakur, l'Italia è inoltre il maggior produttore di mine al mondo ed è anche grazie all'Italia se centinaia di persone sono morte o sono rimaste gravemente ferite per colpa delle migliaia di mine disseminate dall'Isis. Grazie all'accordo di 6 miliardi di euro tra unione europea e Turchia, migliaia di persone vivono in campi profughi che sono delle vere e proprie prigioni a cielo aperto. Grazie a questi soldi ricevuti dall'unione europea la Turchia sta completando la costruzione di un muro di separazione con il Rojava, con il quale si proteggono i militari che sparano senza scrupoli su chi cerca di scappare da questa guerra; sono già decine le persone uccise lungo questo confine.\r\n\r\nL'operazione di invasione del Rojava da parte della Turchia è partita già a metà agosto con la finta invasione di Jarablus, in pratica operazione di sostegno all'Isis, che per la prima volta è retrocesso senza combattere. Successivamente la Turchia ha utilizzato questa nuova postazione per far partire l'invasione di alcuni villaggi del \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Efrin; e in queste settimane sono state molte le provocazioni.\r\n\r\nIl rischio di una guerra aperta tra Turchia e Rojava è sempre più alto; ora più che mai è importante sostenere il confederalismo democratico a livello internazionale facendo pressioni sui governi e sugli Stati, complici e autori di questa guerra, perchè interrompano le relazioni politiche, economiche e militari con Ankara; ora più che mai è importante chiedere l'apertura delle frontiere per far entrare aiuti alimentari e medicine, beni di prima necessità che qui mancano.\r\n\r\nE' questa la vera realtà della guerra; la lotta al terrorismo è una menzogna ed è soltanto una facciata per nascondere gli interessi di governi e industrie belliche.\r\n\r\nIl mio pensiero qui in Rojava non può che andare alle migliaia di compagni e compagne caduti o rimasti gravemente feriti per far si che questa rivoluzione sia ancora in vita e prosegua il percorso verso la libertà.\r\n\r\nSperando sempre che dai semi rivoluzionari gettati qui in Rojava un giorno possano nascere fiori in tutto il mondo.\r\nBiji Rojava biji Kurdistan. \r\nSerkeftin\r\n000000\r\nLa Commissione di Corrispondenza dellaFederazione Anarchica Italiana fa propriol’appello del Gruppo Anarchico “Carlo Cafiero” – FAI di Roma, ed invita tutte le realtà federate ad attivarsi per la più ampia partecipazione allo spezzone rosso e nero alla manifestazione del 24 settembre a Roma.\r\nIl colpo di stato in Turchia ha permesso al governo turco di imporre lo stato di emergenza, e di accrescere la repressione nei confronti dei gruppi attivi nelle lotte e dei movimenti sociali. Anche i/le nostre compagni/e anarchici/che della DAF (Devrimci Anarsist Faaliyet / Azione Rivoluzionaria Anarchica) oltra a socialisti, gruppi curdi democratici sono stati colpiti dalla stretta liberticida del governo. Il giornale Meydan è stato chiuso e tre nuove indagini sono state avviate, con la scusa di essere un’organizzazione terroristica. \r\n Nelle regioni a maggioranza curda la repressione ha assunto la forma di una guerra aperta contro la popolazione, mentre gli attivisti in carcere, fra cui Abdullah Öcalan, sono costretti in condizioni inumane.\r\n La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana, sicura di interpretare i sentimenti delle anarchiche e degli anarchici di lingua italiana, esprime la solidarietà internazionalista al popolo curdo e a tutti i popoli che vivono nelle regioni del Kurdistan, vittime dell’aggressione della Turchia, della Siria e dello Stato Islamico; esprime altresì il sostegno alla resistenza, all’autogestione dal basso ed al comunalismo, alla rivoluzione in Rojava, per il suo ulteriore sviluppo in una prospettiva libertaria; invita a mobilitarsi contro il governo italiano e le altre potenze imperialiste, grandi e piccole, dell’est e dell’ovest, che appoggiano la guerra e il progetto di annientamento del popolo curdo.\r\n000000\r\nUna Biennale d’eccezione \r\n\r\nLanciando pietre\r\n\r\nThrowing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperityi di Douglas Rushkoff se non fosse un interessante libro sugli esiti della economia digitale potrebbe essere un ottimo libro di architettura. Le pietre di cui fa cenno il titolo sono quelle che hanno gettato i residenti di alcuni quartieri di San Francisco contro i Google bus che vengono a raccogliere i dipendenti dell’omonima ditta. Attorno alle fermate dei bus dei privilegiati dell’azienda informatica gli affitti sono cresciuti in maniera talmente elevata che molti abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Una nuova forma raffinata di gentrificazioneii.\r\n\r\nRushkoff, scrittore e saggista cyberpunk e collaboratore di Timothy Leary ci descrive un mondo in cui le differenze aumentano e nel quale le promesse di maggiori opportunità e di democrazia dell’economia digitale si sono rivelate un abbaglio fatale. “Il problema è che siamo ostaggi della trappola della crescita e le tecnologie digitali, che all’inizio sembravano promettere modelli più distribuiti e partecipati per l’economia, si sono trasformate in meri acceleratori di una crescita sempre più frenetica e sorda ai bisogni della società”iii. Nel suo libro Rushkoff cerca di spiegare dove abbiamo sbagliato e per quale motivo e come sia possibile riprogrammare l’economia digitale e le nostre attività ripartendo dal basso per promuovere un’economia sostenibile per raggiungere un benessere il più diffuso possibile.\r\n\r\nNella costruzione del nostro ambiente urbano ci siamo lasciati affascinare dallo stesso meccanismo: la crescita impetuosa delle città e delle conurbazioni a causa di un mix di demografia e spinte speculative ha prodotto i modelli illusori di ‘smart city’, di città cablate super tecnologiche e la rincorsa al gigantismo ed alle emergenze dei grandi edifici simbolo, incarnazione della ‘hubris’ degli archi-star. Ora ci rendiamo conto che questa corsa alla cementificazione del pianeta produce solo macerie nel tessuto abitativo e nei legami comunitari, indispensabili per una vita in armonia con l’ambiente e il territorio.\r\n\r\nL’edizione 2016 della Biennale di Architettura di Venezia, curata dal cileno Alejandro Aravena ha come titolo Reporting from the front ed ha l’ambizione di fotografare lo stato dei lavori in quelle aree del mondo di frontiera in cui si sta preparando il futuro del nostro spazio abitativo.\r\n\r\nQuesta Biennale nelle intenzioni di Aravena si “propone dunque di condividere con un pubblico più ampio, il lavoro delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi ambiti di azione, affrontando temi quali la segregazione, le diseguaglianze, le perifereie, l’accesso a strutture igienico-sanitarie, i disastri naturali, la carenza di alloggi, la migrazione, l’informalità, la criminalità, il traffico, lo spreco, l’inquinamento e la partecipazione delle comunità.”\r\n\r\nE Paolo Baratta, Presidente della Biennale aggiunge: “Ci interessa l’architettura come strumento di self-government, come strumento di una civiltà umanistica, non in grazia di uno stile formale, ma come evidenza della capacità dell’uomo di essere padrone dei propri destini”.\r\n\r\nUna edizione con un programma sideralmente opposto a quello della precedente, affidata all’archistar Rem Koolhas, che mette sul tappeto molti temi che come libertari ci sono cari: l’autocostruzione, la partecipazione, la progettazione comunitaria e i processi ecologici di recupero dell’esistente insieme allo sviluppo di tecnologie appropriate condivisibili.\r\n\r\nBaratta ci ricorda che l’immaginario architettonico del secolo scorso preconizzava la costruzione di grandi centri urbani inseriti in un territorio che offriva ancora grandi spazi vergini. È stato il periodo della ‘ville radieuse’ di Le Corbusier, della realizzazione in nuovi insediamenti di grandi capitali, come Chandigar o Brasilia. Oggi gli spazi su cui gli architetti sono chiamati ad operare sono spesso enormi aree urbane abbandonate e degradate ed in ogni caso, a causa della crescita urbana e delle nuove forme di produzione post-industriale, gli spazi naturali tendono a divenire sempre più spazi interni ad una pianificazione planetaria.\r\n\r\nSpazi che le autorità non riescono più a controllare o dirigere, per mancanza di risorse economiche ma anche di nuovi strumenti operativi efficaci. Ottima situazione per chi è impegnato in prima linea, sul‘fronte’ e sperimenta nuovi modelli abitativi solidali.\r\n\r\n“una volta i villaggi ci proteggevano dalla natura oggi la natura è il nostro rifugio dalle tensioni urbane” ci ricorda nella sua installazione di video il cileno Elton Leniz invitato da Aravena.\r\n\r\nLa situazione attuale dello sviluppo del fenomeno urbano è ben fotografata nel padiglione della Sala d’armi all’Arsenale dove è esposto il Progetto Speciale ‘Conflitti dell’era urbana’ curato da Riky Burdett. Burdett descrive le due grandi spinte che tendono a definire il nostro ambiente costruito: quelle che lui definisce le Soluzioni dall’alto -quelle istituzionali e dei grandi agenti della pianificazione- su una parete del padiglione e le Soluzioni dal basso –autocostruzione, partecipazione e processi spontanei- sulla parete opposta. Tra i due estremi sono rappresentate le mappe di alcune conurbazioni rappresentative che tendono a diventare in ogni luogo del pianeta ‘il territorio’ non solo una parte dell’ambiente antropizzato: il ‘tutto costruito’ con spazi di ‘natura’ addomesticata tra i suoi interstizi, l’opposto del rapporto urbano agricolo naturale artificiale che esiste da quando esiste l’uomo civile, il prodotto della ‘civitas’, la comunità stanziale di un gruppo di uomini in un territorio definito dalla sua architettura.\r\n\r\nSi aprono spazi vuoti all’interno di queste inquietanti conurbazioni neo-plastiche e come dice Baratta, è in questi spazi, che sono il fronte in cui si combatte per definire l’assetto del nostro ambiente futuro, che dobbiamo cercare esperienze e buone pratiche da analizzare. Reporting from the Front. Con l’intento di ingenerare progetti e processi che diano risposte complesse e condivisibili e che possano divenire nuovi standard e modelli. Architetture anche di piccole dimensioni ma che presentino un’alta qualità professionale e un forte legame con le comunità che le generano.\r\n\r\nRushkoff nel suo saggio parla anche di gig economy, l’economia dei piccoli lavori on-demand, modello Uber, in poche parole il modello che vuole trasportarci dal‘diritto al lavoro’ al nessun diritto dei ‘lavoretti’. In vista di un’uberizzazione della società dobbiamo adattarci anche a una gig-architecture? A un’architettura dei progettini? Che se poi piacciono e funzionano possano essere rilanciati da qualche bella multinazionale e ri-proposti come ready made architettonici. Servono a questo i tanti collettivi, più o meno marginali o antagonisti che vediamo rappresentati in questa bella biennale? Mettere in moto qualche interessante Processo che possa poi da altri essere rivenduto come Progetto?\r\n\r\nProgetti e Processi\r\n\r\nUn discrimine da avere ben presente tra le proposte interessanti viste in questa Biennale è proprio quello di saper distinguere da chi propone progetti confezionati da rivendere alla comunità e tra chi sceglie di ingenerare processi di crescita dal basso proponendo soluzioni che diano risposte a bisogni locali che diventino poi patrimonio collettivo. È ad esempio la scelta del gruppo Ctrl+z: costruire processi in forma partecipativa che non siano isolabili dal contesto che li ha prodotti, che valgano qui e ora, con questo materiale. Un bel esempio le “atrapaniebla” le torri dell’acqua che trasformano la condensa della nebbia in acqua potabile che Ctrl+z ha presentato ai magazzini del Sale nella mostra Spazi d’Eccezione, ‘torri low-tech basate sui materiali che si possono trovare a livello locale. Grazie alla leggerezza e alla modularità. La nostra proposta si può montare in due giorni senza la necessità di gru, ponteggi o altri ausili.’ Un modello della torre è stato montato all’interno dell’Esposizione nel giardino dell’Arsenale.\r\n\r\nA poca distanza la Norman Foster Foundation, insieme alla Future Africa EPFL e ad altre fondazioni, propone una rete di drone-port, aereoporti per droni per collegare in Africa villaggi isolati in ampi territori senza altre possibilità di comunicazione efficienti. I drone-port di Foster sono l’estto opposto della proposta di Ctrl+z, si riducono ad una scatola ed un progetto realizzabile in loco grazie ad un know how centralizzato, drone-porti per ricevere attraverso velivoli teleguidati ad alta tecnologie merci da un distributore lontano, un ragno nella rete da qualche parte. La realizzazione tecnologica dell’antico ‘culto del Cargo’ caro agli antropologi.\r\n\r\nSpazi d’Eccezione\r\n\r\nI fronti da esplorare oggi non sono quello spazio piano senza limiti che sembra indicare il logo di questa edizione: una foto scattata da Bruce Chatwin che ritrae un’archeologa tedesca, Maria Reiche, sopra una scala di alluminio che osserva i tracciati di pietre del deserto peruviano di Nazca, sono fronti interni allo sviluppo planetario del capitale, luoghi di rovine, di cicatrici, di macerie, quasi sempre ‘spazi d’eccezione’ in cui le normali regole del vivere sono sospese da un potere non normato. E in quei fronti, da tempo, c’è chi lotta e costruisce alternative. Di questi lotte dà testimonianza con uno sguardo libertario l’esposizione ‘Spazi d’Eccezione’ ai Magazzini del Sale, ‘un libro, un meeting e una mostra’ organizzati dai collettivi di Escuela Moderna e S.a.L.E. Docks.\r\n\r\nCtrl+z, Recets Urbanas che abbiamo già citato e altri espositori al Sale partecipano in varie forme anche all’esposizione ufficiale e Spazi d’Eccezione ha organizzato anche un meeting interno alla Biennale nell’ambito delle Biennale Sessions, per portare argomenti misteriosamente scomparsi dal dibattito sul territorio quali il No Mose, il No Tav il No Muos e tanti alti piccoli tentativi di autogestione del territorio e delle lotte urbane. Un tentativo di intrusione riuscito all’interno della Biennale ufficiale è stato quello del colletivo ‘Detroit Resist’ presente nella mostra al Sale che si occupa in modo militante di riqualificazione urbana a Detroit, un gruppo composto da attivisti, artisti, architetti e membri della comunità. Detroit Resist ha organizzato una occupazione digitale del padiglione degli Usa che quest’anno ha come tema “The Architectural immagination” e come oggetto proprio la riqualificazione della città di Detroit con giganteschi progetti con fini speculativi.\r\n\r\nTante sono le presenze libertarie di cui varrebbe la pena dare conto, dall’allestimento del padiglione Italia affidato alla TAM associati dal titolo ‘Taking Care, progettare per il bene comune’ alle presenze individuali, ai collettivi ad alcuni interessanti padiglioni nazionali. Iniziamo presentando il progetto ‘Spazi d’eccezione’ con un articolo di Paolo Martore e Massimo Mazzone. Altri seguiranno.\r\n\r\n“‘Spazi d’eccezione’ NON è un Padiglione Nazionale né un pezzo della Mostra Internazionale né un evento collaterale. ‘Spazi d’eccezione’ è quel lato in ombra a cui tutti fanno riferimento, quel Germinal, quell’humus dal quale tutti ambiguamente attingono, ma di cui nessuno parla mai con chiarezza.”iv Così Massimo Mazzone portavoce di Escuela Moderna nella sua introduzione al catalogo dell’esposizione.\r\n\r\nIn uno dei tanti padiglioni che trattavano di autocostruzione tra le varie indicazioni operative figurava anche la dicitura: ‘quando e in quali luoghi è opportuno accettare situazioni diffuse di illegalità marginale per favorire la costituzione di comunità…’\r\n\r\nNell’installazione di Recetas Urbanas nel padiglione all’Arsenale, all’interno della Biennale, si rivendicava il ‘diritto’ all’illegalità in situazioni di necessità: ecco la differenza che conta con la mostra istituzionale e che appare filo conduttore dell’esposizione al Sale.\r\n\r\nTolleranza dall’alto rivendicazione dal basso. Le varie gradazioni di questo rapporto segnano il sottile confine tra una social democrazia eterodiretta ed una comunità viva con fermenti libertari. Di ciò soprattutto dà testimonianza Spazi d’eccezione.\r\n\r\nViene a proposito il post di Marco Baravalle, animatore di ‘S.a.L.E. Docks’ e curatore di ‘Spazi d’eccezione’ insieme a Massimo Mazzone, a commento della cancellazione della performance Rebootati al padiglione Uruguaiano da parte della direzione della Biennale: “L'arte e l'architettura amano l'informalità quando si lascia rappresentare. Questo è l'essenza del pauperismo: fare dei poveri un soggetto immobile, procedere al saccheggio culturale oltre che a quello materiale. Ad essi è consentito solo di partecipare (solitamente a ciò che è già stato scelto), ad essi è consentito di attivarsi in quanto comunità (che parola è?) su sollecitazione dell'artista o dall'architetto di turno. Che l'illegalità sia individuale, di massa, dettata dalla fame o orientata politicamente, essa è una necessità legata alla sopravvivenza, al miglioramento delle proprie condizioni sociali o ad un nuovo modo di vivere in comune. Secondo qualcuno queste sono anche le priorità dell'architettura.”\r\n\r\n“Spazi d’eccezione credo sia un’ottima risposta e contemporaneamente una vetrina –anche se parziale- di tante praticabili ipotesi di lavoro. Spazi di Eccezione serve a mostrare alcune delle tante iniziative di libertà che combattono sul fronte del costruito che con difficoltà e determinazione stanno cercando di mettersi in rete e acquistare forma visibile.\r\n\r\nÈ in questa ottica che le esperienze contenute in questo lavoro comune hanno un senso, sono alfabeti, sillabe di linguaggi base per ricreare mondi con parole, azioni, fantasie di pratiche condivise. L’espressione di volontà che già esistono e balbettano futuri di libertà e testimonianza necessaria di un filone regressivo nelle pratiche progettuali e nella pianificazione urbana e territoriale che ritorna dominante nel panorama contemporaneo. Pratiche attive da sempre ma che ritornano visibili.\r\n\r\nRebuilding from the front, non Reporting. Un’azione attiva, non una passiva. Non un centro che va a vedere una periferia ma una periferia –anche interna- che ritrova/reinventa la propria forma. Non riportare dal fronte ma ricostruire dal fronte, partendo da ciò che già esiste nel presente, secondo l’insegnamento di Peter Kropotkin, senza ideologie, attraverso sperimentazioni continue.\r\n\r\nCominciamo dunque a ricostruire il mondo partendo dal fronte, da dove si combatte ogni giorno per dare forma a spazi di libertà, spazi che esistono in luoghi marginali, su fratture tettoniche, in Rojava e nelle nostre metropoli, che si parlano in rete e si reinventano quotidianamente, TAZ, zone temporaneamente autonome che anche clonate o colonizzate restano vive altrove, affreschi che occupano spazi e pareti e spariscono coperti da una mano di Blu, seppellendo con una risata gli affanni del mercato.”v\r\n\r\n\r\ni Throwing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperity (Tirare pietre al bus di Google: come la crescita è diventata la nemica della prosperità) Douglas Rushkoff, Portfolio, 2016.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nii Per gentrificazione si intende la trasformazione di un quartiere popolare o degradato in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niii ‘Il Digitale era un’utopia. Ora è un incubo Monopolista’, di Giuliano Aluffi in il Venerdì della Repubblica, 26 maggio 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niv Spazi d’eccezione, a cura di Escuela Moderna – S.a.L.E. Docks; Milieu,pag.9 edizioni, Milano 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nv idem pag.38",[358],{"field":135,"matched_tokens":359,"snippet":355,"value":356},[124],{"best_field_score":139,"best_field_weight":270,"fields_matched":104,"num_tokens_dropped":53,"score":271,"tokens_matched":104,"typo_prefix_score":53},{"document":362,"highlight":374,"highlights":379,"text_match":137,"text_match_info":382},{"comment_count":53,"id":363,"is_sticky":53,"permalink":364,"podcastfilter":365,"post_author":56,"post_content":366,"post_date":367,"post_excerpt":59,"post_id":363,"post_modified":368,"post_thumbnail":369,"post_title":370,"post_type":315,"sort_by_date":371,"tag_links":372,"tags":373},"30207","http://radioblackout.org/podcast/approfondimento-sulle-trasformazioni-sociali-in-rojava/",[281],"Nelle puntate di lunedi 25 maggio e lunedi 8 giugno la trasmissione anticarceraria \"Bello come un carcere che brucia\" ha ospitato in studio Daniele, compagno reduce da un lungo soggiorno nel Kurdistan siriano (Rojava) e in particolare nel cantone di Cezire.\r\n\r\nNell'arco dei suoi interventi egli ha descritto il processo rivoluzionario di trasformazione sociale in corso in quei territori, che prende spunto da un'elaborazione teorica più che decennale e negli utlimi anni, con la crisi del regime di Assad, sta muovendo consistenti passi sul piano pratico.\r\n\r\nNella prima parte vengono spiegati i cambiamenti dal punto di vista dell'autodifesa militare e di alcuni aspetti culturali e educativi (lingua, religione):\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nLa seconda parte è dedicata in particolare alla tematica anticarceraria e alla sperimentazione teorico-pratica di modelli alternativi di \"amministrazione\" della giustizia:\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nNella terza parte si parla di gestione dell'economia e della società:\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nNella quarta parte, altre considerazioni sulle forme organizzative (assemblee di zona, di quartiere, di città) e altri aspetti di questo percorso innovativo che coinvolge un'intera popolazione e che, nella pratica e dal basso, pone le basi culturali e politiche per un cambiamento che non può che essere lento e laborioso, al di là di quelli che sono i tempi della vita individuale. E forse un individuo è proprio la partecipazione, a qualche livello, a questo percorso che significa \"fare la Rivoluzione\".\r\n\r\nUnknown","9 Giugno 2015","2018-10-24 17:46:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/DRLQICI3-200x110.jpg","Approfondimento sulle trasformazioni sociali in Rojava (aggiornato)",1433862368,[],[],{"post_content":375},{"matched_tokens":376,"snippet":377,"value":378},[124],"Rojava) e in particolare nel \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Cezire.\r\n\r\nNell'arco dei suoi","Nelle puntate di lunedi 25 maggio e lunedi 8 giugno la trasmissione anticarceraria \"Bello come un carcere che brucia\" ha ospitato in studio Daniele, compagno reduce da un lungo soggiorno nel Kurdistan siriano (Rojava) e in particolare nel \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Cezire.\r\n\r\nNell'arco dei suoi interventi egli ha descritto il processo rivoluzionario di trasformazione sociale in corso in quei territori, che prende spunto da un'elaborazione teorica più che decennale e negli utlimi anni, con la crisi del regime di Assad, sta muovendo consistenti passi sul piano pratico.\r\n\r\nNella prima parte vengono spiegati i cambiamenti dal punto di vista dell'autodifesa militare e di alcuni aspetti culturali e educativi (lingua, religione):\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nLa seconda parte è dedicata in particolare alla tematica anticarceraria e alla sperimentazione teorico-pratica di modelli alternativi di \"amministrazione\" della giustizia:\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nNella terza parte si parla di gestione dell'economia e della società:\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nNella quarta parte, altre considerazioni sulle forme organizzative (assemblee di zona, di quartiere, di città) e altri aspetti di questo percorso innovativo che coinvolge un'intera popolazione e che, nella pratica e dal basso, pone le basi culturali e politiche per un cambiamento che non può che essere lento e laborioso, al di là di quelli che sono i tempi della vita individuale. E forse un individuo è proprio la partecipazione, a qualche livello, a questo percorso che significa \"fare la Rivoluzione\".\r\n\r\nUnknown",[380],{"field":135,"matched_tokens":381,"snippet":377,"value":378},[124],{"best_field_score":139,"best_field_weight":270,"fields_matched":104,"num_tokens_dropped":53,"score":271,"tokens_matched":104,"typo_prefix_score":53},{"document":384,"highlight":400,"highlights":405,"text_match":137,"text_match_info":408},{"comment_count":53,"id":385,"is_sticky":53,"permalink":386,"podcastfilter":387,"post_author":279,"post_content":388,"post_date":389,"post_excerpt":59,"post_id":385,"post_modified":390,"post_thumbnail":391,"post_title":392,"post_type":315,"sort_by_date":393,"tag_links":394,"tags":398},"25454","http://radioblackout.org/podcast/ovunque-e-kobane-ovunque-e-resistenza/",[279],"Presidio solidale con la resistenza del Rojava - martedì 14 ottobre \r\nore 18 - in piazza Castello a Torino\r\nDa più di due anni il popolo del Rojava – regione a maggioranza curda nel nord della Siria – ha liberato il proprio territorio sperimentando una vera e propria rivoluzione sociale, fondata sulla partecipazione dal basso, l'uguaglianza tra uomini e donne e il rispetto dell'ambiente.\r\nProprio in queste ore, la \"confederazione democratica\" del Rojava è sotto attacco.\r\nLe sue milizie di difesa del popolo (YPG) e delle donne (YPJ), con l'aiuto dei guerriglieri del PKK, stanno combattendo – in particolare nel cantone di Kobane – un'eroica e disperata resistenza contro i tagliagole dello “Stato islamico”.\r\nL'autogoverno del Rojava sta dimostrando sul campo la possibilità di un' alternativa alla balcanizzazione del Medio oriente, alla guerra fratricida, alla rapina delle risorse...\r\nProprio per questo si trova isolato, censurato, strangolato, dalla politica ipocrita di tutte le forze statali e capitaliste (Turchia in testa), che sostengono di fatto l'avanzata dell'I.S., mentre pubblicamente fingono di opporvisi.\r\nProprio per questo, in ogni dove c’è chi sta riconoscendo come propria la resistenza degli uomini e delle donne di Rojava!\r\nSpezziamo l'isolamento!\r\nSosteniamo la resistenza del Rojava!\r\n\r\nQuesto l'appello per un primo momento di azione solidale con gli uomini e le donne del Rojava.\r\n\r\nAnarres si è collegata con Murat Cinar in Turchia.\r\n\r\nCon Murat abbiamo fatto il punto sulla rivolta sociale in Turchia, dove cresce l'opposizione alla politica di Erdogan, che ha murato la frontiera con la Siria, impedendo il passaggio sia di aiuti per la popolazione, sia di armi e volontari pronti a unirsi alle miliziani e alle miliziane delle YPG/YPJ, che resistono con armi leggere all'artiglieria e alle armi pesanti dell'ISIS.\r\nAi tagliagole dello \"Stato islamico\" è stato delegato il compito di far piazza pulita di un’anomalia libertaria, che potrebbe contaminare altri territori, mostrando la possibilità concreta di una pratica politica federalista, oltre il filo spinato degli Stati nazione. L’Isis è stata (ed è ancora) sostenuta da chi oggi l’addita come male da combattere, ma non fa nulla per evitare il massacro.\r\nLa jahad del califfo oggi impensierisce chi l’ha finanziata, armata, sostenuta, ma in Rojava è il cane da guardia del (dis)ordine imperiale.\r\nPer due anni il governo turco ha permesso alla mafia locale di far passare armi e combattenti in Siria.\r\nErdogan da giorni dichiara che Kobane è perduta, che non ci sono più bambini o anziani in città. Mente.\r\nMeno ipocrite sono le dichiarazioni che pongono sullo stesso piano l'ISIS, e le YPG/YPJ, considerate entrambe organizzazioni terroriste.\r\n\r\nNegli ultimi giorni le rivolta sta divampando in Turchia, dove negli scontri ci sono stati 28 morti, uccisi sia dalla polizia sia dalla destra ultranazionalista turca, come dagli islamisti curdi delle formazioni finanziate e sostenute dai servizi segreti turchi.\r\nIl governo Erdogan, che pure era riuscito a farsi eleggere per il terzo mandato, nonostante la rivolta di Ghezi Park e le accuse di corruzione che avevano investito il suo partito, oggi rischia grosso.\r\n\r\nMolto forte è l'opposizione popolare ad una guerra in Siria, mentre cresce la solidarietà - non solo tra i curdi - con la resistenza in Rojava.\r\n\r\nMartedì 14 ottobre Murat si collegherà con piazza Castello a Torino, per un aggiornamento sulla situazione.\r\n\r\nAscolta la diretta di oggi:\r\n\r\n2014 10 10 murat turchia","10 Ottobre 2014","2018-10-17 22:59:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/kobane-turchia-kurdistan-siria-20-200x110.jpg","Ovunque è Kobane, ovunque è resistenza. Diretta dalla Turchia",1412950781,[395,396,397,192,160],"http://radioblackout.org/tag/kobane/","http://radioblackout.org/tag/murat-cinar/","http://radioblackout.org/tag/presidio-a-torino/",[29,399,301,15,18],"murat cinar",{"post_content":401},{"matched_tokens":402,"snippet":403,"value":404},[124],"stanno combattendo – in particolare nel \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Kobane – un'eroica e disperata","Presidio solidale con la resistenza del Rojava - martedì 14 ottobre \r\nore 18 - in piazza Castello a Torino\r\nDa più di due anni il popolo del Rojava – regione a maggioranza curda nel nord della Siria – ha liberato il proprio territorio sperimentando una vera e propria rivoluzione sociale, fondata sulla partecipazione dal basso, l'uguaglianza tra uomini e donne e il rispetto dell'ambiente.\r\nProprio in queste ore, la \"confederazione democratica\" del Rojava è sotto attacco.\r\nLe sue milizie di difesa del popolo (YPG) e delle donne (YPJ), con l'aiuto dei guerriglieri del PKK, stanno combattendo – in particolare nel \u003Cmark>cantone\u003C/mark> di Kobane – un'eroica e disperata resistenza contro i tagliagole dello “Stato islamico”.\r\nL'autogoverno del Rojava sta dimostrando sul campo la possibilità di un' alternativa alla balcanizzazione del Medio oriente, alla guerra fratricida, alla rapina delle risorse...\r\nProprio per questo si trova isolato, censurato, strangolato, dalla politica ipocrita di tutte le forze statali e capitaliste (Turchia in testa), che sostengono di fatto l'avanzata dell'I.S., mentre pubblicamente fingono di opporvisi.\r\nProprio per questo, in ogni dove c’è chi sta riconoscendo come propria la resistenza degli uomini e delle donne di Rojava!\r\nSpezziamo l'isolamento!\r\nSosteniamo la resistenza del Rojava!\r\n\r\nQuesto l'appello per un primo momento di azione solidale con gli uomini e le donne del Rojava.\r\n\r\nAnarres si è collegata con Murat Cinar in Turchia.\r\n\r\nCon Murat abbiamo fatto il punto sulla rivolta sociale in Turchia, dove cresce l'opposizione alla politica di Erdogan, che ha murato la frontiera con la Siria, impedendo il passaggio sia di aiuti per la popolazione, sia di armi e volontari pronti a unirsi alle miliziani e alle miliziane delle YPG/YPJ, che resistono con armi leggere all'artiglieria e alle armi pesanti dell'ISIS.\r\nAi tagliagole dello \"Stato islamico\" è stato delegato il compito di far piazza pulita di un’anomalia libertaria, che potrebbe contaminare altri territori, mostrando la possibilità concreta di una pratica politica federalista, oltre il filo spinato degli Stati nazione. L’Isis è stata (ed è ancora) sostenuta da chi oggi l’addita come male da combattere, ma non fa nulla per evitare il massacro.\r\nLa jahad del califfo oggi impensierisce chi l’ha finanziata, armata, sostenuta, ma in Rojava è il cane da guardia del (dis)ordine imperiale.\r\nPer due anni il governo turco ha permesso alla mafia locale di far passare armi e combattenti in Siria.\r\nErdogan da giorni dichiara che Kobane è perduta, che non ci sono più bambini o anziani in città. Mente.\r\nMeno ipocrite sono le dichiarazioni che pongono sullo stesso piano l'ISIS, e le YPG/YPJ, considerate entrambe organizzazioni terroriste.\r\n\r\nNegli ultimi giorni le rivolta sta divampando in Turchia, dove negli scontri ci sono stati 28 morti, uccisi sia dalla polizia sia dalla destra ultranazionalista turca, come dagli islamisti curdi delle formazioni finanziate e sostenute dai servizi segreti turchi.\r\nIl governo Erdogan, che pure era riuscito a farsi eleggere per il terzo mandato, nonostante la rivolta di Ghezi Park e le accuse di corruzione che avevano investito il suo partito, oggi rischia grosso.\r\n\r\nMolto forte è l'opposizione popolare ad una guerra in Siria, mentre cresce la solidarietà - non solo tra i curdi - con la resistenza in Rojava.\r\n\r\nMartedì 14 ottobre Murat si collegherà con piazza Castello a Torino, per un aggiornamento sulla situazione.\r\n\r\nAscolta la diretta di oggi:\r\n\r\n2014 10 10 murat turchia",[406],{"field":135,"matched_tokens":407,"snippet":403,"value":404},[124],{"best_field_score":139,"best_field_weight":270,"fields_matched":104,"num_tokens_dropped":53,"score":271,"tokens_matched":104,"typo_prefix_score":53},{"document":410,"highlight":429,"highlights":434,"text_match":137,"text_match_info":437},{"comment_count":53,"id":411,"is_sticky":53,"permalink":412,"podcastfilter":413,"post_author":279,"post_content":414,"post_date":415,"post_excerpt":59,"post_id":411,"post_modified":390,"post_thumbnail":416,"post_title":417,"post_type":315,"sort_by_date":418,"tag_links":419,"tags":426},"25328","http://radioblackout.org/podcast/lagonia-di-kobane-lis-cavallo-di-troia-dal-maghreb-al-rojava/",[279],"Le milizie di autodifesa delle comunità del Rojava lo dicono da settimane. Il cerchio intorno a Kobane si sta stringendo, l'offensiva dell'IS, bene armato e deciso a farla finita con l'unica esperienza di autogoverno territoriale laica, femminista, egualitaria in medio oriente, stringe d'assedio la città.\r\nGli esponenti della comunità curda nel nostro paese ieri - con una mossa disperata - hanno protestato dentro Montecitorio, denunciando il sostegno attivo della Turchia all'IS. Si sono guadagnati una pacca sulla spalla dal parlamentare incaricato di rassicurarli sul nulla.\r\nOggi con 298 voti a favore e 98 contrari il Parlamento di Ankara autorizza le truppe turche a condurre operazioni di terra, in Iraq e Siria, contro lo Stato Islamico (Isis) e il regime di Bashar Assad aprendo un nuovo capitolo del conflitto in corso in Medio Oriente.\r\nIl provvedimento lascia intravede in filigrana i reali obiettivi di Erdogan, che riconferma la propria attitudine espansionista in chiave neottomana.\r\nIl governo ottiene «per il periodo di un anno» l’autorizzazione a compiere interventi «contro gruppi terroristi in Siria ed Iraq» al fine di «creare zone sicure per i profughi dentro la Siria» e «proteggerle con delle no fly zone», oltre a poter «addestrare e provvedere logistica e armamenti all’Esercito di liberazione siriano» ovvero i ribelli filo-occidentali.\r\nInutile ricordare che il PKK e le YPG sono per la Turchia e gli Stati Uniti organizzazioni \"terroriste\", le uniche che si sono battute sia contro il regime di Assad sia contro l'Is e le brigate quaediste Al Nusra.\r\nDifficile dubitare che il governo turco interverrà quando l'IS avrà massacrato la popolazione di Kobane e distrutto l'autogoverno in questo cantone. Le frontiere con la Turchia sono serrate. Si aprono varchi qua e là nelle zone dove i guerriglieri del PKK e i solidali libertari arrivati dalle zone turcofone riescono a imporlo. Non per caso il ministro della Difesa turco, Ismet Yilmez, ha dichiarato «non siamo tenuti a prendere iniziative immediate».\r\n\r\nL'agenzia Reuters ha raggiunto telefonicamente il \"capo\" delle forze di autodifesa curde, Esmat al-Sheikh. La sua testimonianza è terribile: \"La distanza tra noi e i jihadisti è meno di un chilometro. Ci troviamo in un'area piccola e assediata. Nessun rinforzo ci ha raggiunto e il confine con la Turchia è chiuso\". \"Cosa mi aspetto? - si chiede il comandante - Uccisioni generalizzate, massacri e distruzione. Siamo bombardati da carri armati, artiglieria, razzi e mortai\".\r\nNei loro comunicati le milizie curde negano in parte questo scenario. Secondo i media ufficiali del PKK e delle YPG e osservatori kobane sarebbe ancora sotto il controllo delle YPG. Questa notte e questa mattina ci sono stati bombardamenti con mortai pesanti da parte dell'ISIS, ieri i tentativi di ieri di entrare a Kobane sono stati frustrati dalla resistenza da parte delle YPG e\r\nalmeno due tank del'IS sono andati distrutti.\r\nLa partita militare vede una netta superiorità militare dell'IS, che è dotata di artiglieria, mentre le YPG hanno solo armi leggere e armamento anticarro di squadra (nei video si vedono RPG 5 e 7, diverse fonti dicono che hanno anche dei MILAN, che sono molto più moderni degli RPG 5). Finché gli islamisti stanno al di fuori Kobane possono attaccare con artiglieria di medio calibro, mortai da 80 e forse obici da 105 M 777 howitzer (americani, catturati in iraq). In città la situazione sarebbe (o già è) diversa: qui si troverebbbero a fronteggiare una guerra urbana dove chi attacca è in pesante svantaggio tattico, con i carri MBT bloccati nelle vie strette ed esposti al tiro, impossibilitati ad usare artiglieria media per evitare perdite da fuoco amico. Inoltre li miliziani delle YPG hanno dichiarato che piuttosto di cadere prigionieri preferiscono prendere una granata e farsi saltare sotto i carri nemici.\r\nNei giorni scorsi un corrispondente de La Stampa a da una cittadina oltre la frontiera turca, riportava la testimonianza di un guerrigliero curdo di Kobane che negava che i bombardieri statunitensi e britannici avessero agito nella zona.\r\nL'IS, lautamente finanziata prima dai sauditi, poi dal Quatar, appoggiata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati nella NATO è diventata ingombrante ma è ancora utile.\r\nI cavalieri di Montezuma sui loro tornado arriveranno - se arriveranno - quando i coltelli dei Jhaidisti saranno affondati nella carne viva degli uomini, delle donne, dei bambini di Kobane.\r\nNel nostro paese ben pochi colgono la posta in gioco. Certa sinistra stalinista non trova di meglio che appoggiare chiunque si opponga a Bashar al Assad trasformato in campione di un'improbabile medioriente \"socialista\", ma non esitano a sostenere chiunque sia nemico degli Stati Uniti. Chi sa? Oggi che il fronte delle alleanza sta subendo una brusca virata potrebbero trovare simpatici i salafiti con il coltello. D'altra parte sono gli stessi che sostengono il governo ferocemente confessionale di Hamas.\r\n\r\nRaccontare quello che succede, cercando di ricostruire gli eventi tramite fonti dirette, non è facile ma è più che mai necessario, perché il sudario del silenzio non avvolga la resistenza in Rojava.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Karim Metref, torinese di origine kabila, scrittore, blogger, insegnante, che nei giorni del rapimento del turista francese poi sgozzato dall'IS nel Maghreb si trovava in visita ai parenti nel proprio paese natale a pochi chilometri dal luogo del rapimento.\r\nLa sua testimonianza ci restituisce un'immagine molto diversa da quella proiettata dai media main stream.\r\nL'Is nel Maghreb è erede diretta di Al Quaeda nel Maghreb, a sua volta figlia delle formazioni salafite che hanno insanguinato l?Algeria per dieci lunghi anni.\r\nFormazioni che il governo di Bouftelika ufficialmente avversa ma nei fatti copre. In Kabilia molti sono convinti dell'ambiguità di formazioni i cui capi provenivano tutti dai paracadutisti, unità d'elite dell'esercito algerino, ancora oggi asse portante del potere nel paese, nonostante il ridimensionamento imposto da Bouftelika. Catturati tutti e tre dai gruppi di autodifesa popolare sorti nei villaggi più esposti ai loro attacchi, sono liberi e non sono mai stati processati dallo Stato algerino. Più che legittimo il sospetto che le formazioni della guerriglia salafita sulle montagne della Kabilia siano un ottimo pretesto per mantenere forte la pressione in questa regione dove la ribellione cova ancora sotto la cenere.\r\nLe analogie con il Rojava, sia pure meno drammatiche, sono molto forti.\r\n\r\nAscolta la diretta di Anarres con Karim:\r\n\r\n2014 10 03 karim metref is algeria kobane\r\n\r\nRingraziamo \"lorcon\" per le i dati sullo scenario militare a Kobane","3 Ottobre 2014","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/rojava-200x110.jpg","L'agonia di Kobane. L'IS cavallo di Troia dal Maghreb al Rojava",1412359059,[420,421,422,423,424,160,425],"http://radioblackout.org/tag/cobane-cabilia/","http://radioblackout.org/tag/iraq/","http://radioblackout.org/tag/is/","http://radioblackout.org/tag/pkk/","http://radioblackout.org/tag/siria/","http://radioblackout.org/tag/ypg/",[297,427,288,428,21,18,35],"iraq","pkk",{"post_content":430},{"matched_tokens":431,"snippet":432,"value":433},[124],"e distrutto l'autogoverno in questo \u003Cmark>cantone\u003C/mark>. Le frontiere con la Turchia","Le milizie di autodifesa delle comunità del Rojava lo dicono da settimane. Il cerchio intorno a Kobane si sta stringendo, l'offensiva dell'IS, bene armato e deciso a farla finita con l'unica esperienza di autogoverno territoriale laica, femminista, egualitaria in medio oriente, stringe d'assedio la città.\r\nGli esponenti della comunità curda nel nostro paese ieri - con una mossa disperata - hanno protestato dentro Montecitorio, denunciando il sostegno attivo della Turchia all'IS. Si sono guadagnati una pacca sulla spalla dal parlamentare incaricato di rassicurarli sul nulla.\r\nOggi con 298 voti a favore e 98 contrari il Parlamento di Ankara autorizza le truppe turche a condurre operazioni di terra, in Iraq e Siria, contro lo Stato Islamico (Isis) e il regime di Bashar Assad aprendo un nuovo capitolo del conflitto in corso in Medio Oriente.\r\nIl provvedimento lascia intravede in filigrana i reali obiettivi di Erdogan, che riconferma la propria attitudine espansionista in chiave neottomana.\r\nIl governo ottiene «per il periodo di un anno» l’autorizzazione a compiere interventi «contro gruppi terroristi in Siria ed Iraq» al fine di «creare zone sicure per i profughi dentro la Siria» e «proteggerle con delle no fly zone», oltre a poter «addestrare e provvedere logistica e armamenti all’Esercito di liberazione siriano» ovvero i ribelli filo-occidentali.\r\nInutile ricordare che il PKK e le YPG sono per la Turchia e gli Stati Uniti organizzazioni \"terroriste\", le uniche che si sono battute sia contro il regime di Assad sia contro l'Is e le brigate quaediste Al Nusra.\r\nDifficile dubitare che il governo turco interverrà quando l'IS avrà massacrato la popolazione di Kobane e distrutto l'autogoverno in questo \u003Cmark>cantone\u003C/mark>. Le frontiere con la Turchia sono serrate. Si aprono varchi qua e là nelle zone dove i guerriglieri del PKK e i solidali libertari arrivati dalle zone turcofone riescono a imporlo. Non per caso il ministro della Difesa turco, Ismet Yilmez, ha dichiarato «non siamo tenuti a prendere iniziative immediate».\r\n\r\nL'agenzia Reuters ha raggiunto telefonicamente il \"capo\" delle forze di autodifesa curde, Esmat al-Sheikh. La sua testimonianza è terribile: \"La distanza tra noi e i jihadisti è meno di un chilometro. Ci troviamo in un'area piccola e assediata. Nessun rinforzo ci ha raggiunto e il confine con la Turchia è chiuso\". \"Cosa mi aspetto? - si chiede il comandante - Uccisioni generalizzate, massacri e distruzione. Siamo bombardati da carri armati, artiglieria, razzi e mortai\".\r\nNei loro comunicati le milizie curde negano in parte questo scenario. Secondo i media ufficiali del PKK e delle YPG e osservatori kobane sarebbe ancora sotto il controllo delle YPG. Questa notte e questa mattina ci sono stati bombardamenti con mortai pesanti da parte dell'ISIS, ieri i tentativi di ieri di entrare a Kobane sono stati frustrati dalla resistenza da parte delle YPG e\r\nalmeno due tank del'IS sono andati distrutti.\r\nLa partita militare vede una netta superiorità militare dell'IS, che è dotata di artiglieria, mentre le YPG hanno solo armi leggere e armamento anticarro di squadra (nei video si vedono RPG 5 e 7, diverse fonti dicono che hanno anche dei MILAN, che sono molto più moderni degli RPG 5). Finché gli islamisti stanno al di fuori Kobane possono attaccare con artiglieria di medio calibro, mortai da 80 e forse obici da 105 M 777 howitzer (americani, catturati in iraq). In città la situazione sarebbe (o già è) diversa: qui si troverebbbero a fronteggiare una guerra urbana dove chi attacca è in pesante svantaggio tattico, con i carri MBT bloccati nelle vie strette ed esposti al tiro, impossibilitati ad usare artiglieria media per evitare perdite da fuoco amico. Inoltre li miliziani delle YPG hanno dichiarato che piuttosto di cadere prigionieri preferiscono prendere una granata e farsi saltare sotto i carri nemici.\r\nNei giorni scorsi un corrispondente de La Stampa a da una cittadina oltre la frontiera turca, riportava la testimonianza di un guerrigliero curdo di Kobane che negava che i bombardieri statunitensi e britannici avessero agito nella zona.\r\nL'IS, lautamente finanziata prima dai sauditi, poi dal Quatar, appoggiata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati nella NATO è diventata ingombrante ma è ancora utile.\r\nI cavalieri di Montezuma sui loro tornado arriveranno - se arriveranno - quando i coltelli dei Jhaidisti saranno affondati nella carne viva degli uomini, delle donne, dei bambini di Kobane.\r\nNel nostro paese ben pochi colgono la posta in gioco. Certa sinistra stalinista non trova di meglio che appoggiare chiunque si opponga a Bashar al Assad trasformato in campione di un'improbabile medioriente \"socialista\", ma non esitano a sostenere chiunque sia nemico degli Stati Uniti. Chi sa? Oggi che il fronte delle alleanza sta subendo una brusca virata potrebbero trovare simpatici i salafiti con il coltello. D'altra parte sono gli stessi che sostengono il governo ferocemente confessionale di Hamas.\r\n\r\nRaccontare quello che succede, cercando di ricostruire gli eventi tramite fonti dirette, non è facile ma è più che mai necessario, perché il sudario del silenzio non avvolga la resistenza in Rojava.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Karim Metref, torinese di origine kabila, scrittore, blogger, insegnante, che nei giorni del rapimento del turista francese poi sgozzato dall'IS nel Maghreb si trovava in visita ai parenti nel proprio paese natale a pochi chilometri dal luogo del rapimento.\r\nLa sua testimonianza ci restituisce un'immagine molto diversa da quella proiettata dai media main stream.\r\nL'Is nel Maghreb è erede diretta di Al Quaeda nel Maghreb, a sua volta figlia delle formazioni salafite che hanno insanguinato l?Algeria per dieci lunghi anni.\r\nFormazioni che il governo di Bouftelika ufficialmente avversa ma nei fatti copre. In Kabilia molti sono convinti dell'ambiguità di formazioni i cui capi provenivano tutti dai paracadutisti, unità d'elite dell'esercito algerino, ancora oggi asse portante del potere nel paese, nonostante il ridimensionamento imposto da Bouftelika. Catturati tutti e tre dai gruppi di autodifesa popolare sorti nei villaggi più esposti ai loro attacchi, sono liberi e non sono mai stati processati dallo Stato algerino. Più che legittimo il sospetto che le formazioni della guerriglia salafita sulle montagne della Kabilia siano un ottimo pretesto per mantenere forte la pressione in questa regione dove la ribellione cova ancora sotto la cenere.\r\nLe analogie con il Rojava, sia pure meno drammatiche, sono molto forti.\r\n\r\nAscolta la diretta di Anarres con Karim:\r\n\r\n2014 10 03 karim metref is algeria kobane\r\n\r\nRingraziamo \"lorcon\" per le i dati sullo scenario militare a Kobane",[435],{"field":135,"matched_tokens":436,"snippet":432,"value":433},[124],{"best_field_score":139,"best_field_weight":270,"fields_matched":104,"num_tokens_dropped":53,"score":271,"tokens_matched":104,"typo_prefix_score":53},6637,{"collection_name":315,"first_q":75,"per_page":31,"q":75},["Reactive",441],{},["Set"],["ShallowReactive",444],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$f-Fp-7SlJfQCKNm0VLiQngULuvto8G75Q4H4hSG7HdLM":-1},true,"/search?query=Cantone"]