","La schizofrenia di Re Giorgio (e dei suoi sudditi)","post",1366722986,[61,62,63],"http://radioblackout.org/tag/casta/","http://radioblackout.org/tag/governanace/","http://radioblackout.org/tag/napolitano/",[20,28,65],"Napolitano",{"tags":67},[68,71,73],{"matched_tokens":69,"snippet":70},[20],"\u003Cmark>Casta\u003C/mark>",{"matched_tokens":72,"snippet":28},[],{"matched_tokens":74,"snippet":65},[],[76],{"field":35,"indices":77,"matched_tokens":78,"snippets":80},[47],[79],[20],[70],578730123365712000,{"best_field_score":83,"best_field_weight":84,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":85,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},"1108091339008",13,"578730123365711977",{"document":87,"highlight":107,"highlights":113,"text_match":117,"text_match_info":118},{"cat_link":88,"category":89,"comment_count":47,"id":90,"is_sticky":47,"permalink":91,"post_author":50,"post_content":92,"post_date":93,"post_excerpt":53,"post_id":90,"post_modified":94,"post_thumbnail":95,"post_thumbnail_html":96,"post_title":97,"post_type":58,"sort_by_date":98,"tag_links":99,"tags":103},[44],[46],"58396","http://radioblackout.org/2020/03/assemblea-pubblica-radiofonica-21-marzo-2020/","L'assemblea pubblica radiofonica va a cominciare... dalle ore 17,30 sulle libere frequenze dei 105,250 di Radio Blackout, in streaming a questo indirizzo Streaming Link; vi si partecipa intervenendo al numero fisso che mette direttamente in contatto con la regia (011 2495669), oppure mandando sms e vocali via WhatsApp, Signal, Telegram al 346 6673263.\r\n\r\nL'impatto dell'emergenza sanitaria derivante dalla pandemia da covid19 sta creando la coltura adatta per repressione, militarizzazione e controllo, cancellazione dei diritti, impossibilità di mantenere la casa, avere di che campare, mantenere il lavoro in sicurezza... In questi giorni la redazione di Radio Blackout ha raccolto testimonianze a bizzeffe di persone in ascolto che hanno dimostrato di aver bisogno di confrontarsi, raccontare a cosa hanno assistito da che si è scatenato il flagello, testimoniare la trasformazione della propria e altrui esistenza.\r\n\r\n----------------------------------\r\n\r\nSi comincia affrontando d'impeto il problema della casa. Una domanda arriva subito: «Ma come mai non è stata sospeso il pagamento dell'affitto come invece è stato fatto per il mutuo?»; consigli per gli affitti... su questo argomento\r\n\r\nUn compagno racconta che abita in una casa di un palazzinaro dove gli inquilini hanno deciso tutti di autoridursi l'affitto:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/Affitti.mp3\"][/audio]\r\n\r\nParla Federica, da Carrara, a partire dalla situazione sanitaria, smantellata dalle speculazioni perpetrate senza molte proteste, l'interlocutrice invoca il bisogno di alzare la voce ora e quando sarà finita la strage:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/Carrara.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGiunge un messaggio molto critico nei confronti di alcuni compagni che avvallano le politiche repressive, senza considerare le responsabilità della casta, che magari hanno avversato fino a ieri.\r\n\r\nUn operatore sanitario racconta che le aziende sanitarie invitano a rimanere a casa, il problema secondo lui non è solo la mancanza o lo smantellamento, quanto la formazione del personale, perché si è sempre più disincentivata l'istruzione delal professione medica, puntando di più sui dati e la loro lettura. 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Il 25 marzo Usb ha indetto uno sciopero\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/dodo.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDa una ditta \"indispensabile\" arrivano messaggi che parlano di mascherine da lavare e nessuna sicurezza\r\n\r\nDa una considerazione personale relativa al lavoro nel settore della ristorazione e quindi che rientra nel sostegno dato dal governo al comparto turistico ma che è di difficile fruizione, l'ascoltatore allarga l'analisi alla difficoltà a tirare avanti e quindi bisognerà elaborare proposte per rivendicare lotte per ottenere sostegni ed esistenza dignitosa; completa l'intervento proponendo uno studio dei motivi per cui è stato smantellato il sistema di welfare e in particolare proprio del settore sanitario, per cogliere l'unicità del momento:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020_03_21_gabrio.mp3\"][/audio]\r\n\r\nUn messaggio da Fred, precario della scuola che non ha potuto firmare per l'incarico che avrebbe dovuto iniziare, parla di eventualità di contrapporsi come in Francia con manifestazioni dai balconi e subito dopo si inserisce un altro ascoltatore preoccupato per quello che rimarrà ancora dopo che tutto sarà finito e oltre alla miseria ci lascerà in eredità la legislazione di emergenza:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020_03_21_lavori-saltuari-e-strascichi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi nuovo si affronta la questione della sicurezza, di ciò che capiterà dopo, quando continueranno a mantenere le leggi speciali imposte, contrasti alle manifestazioni che dovranno esserci per il disastro economico in cui verseremo, dopo l'intervento dell'ascoltatore preoccupato che non si riesca a resistere a questa repressione che proseguirà, riprende subito la questione una compagna ultrasessantenne che ricorda anche lei gli anni di piombo e gli strascichi di stretta repressiva da questi lasciati... e da qui si passa alle produzioni di armi utili per il controllo militarizzato del territorio \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020_03_21_piombo.mp3\"][/audio]\r\n\r\nuna considerazione allarga l'analisi ai condizionamenti tra economico e politico: l'economico nella logica capitalista continua a esistere e molti lavoratori vengono sacrificati e continua il condizionamento del politico, che però in questo periodo si sta riprendendo uno spazio di governo. Dall'altro lato c'è un enorme potere scientifico di intervento sulla politica, decidendo sulla vita di tutti in base a teorie spesso contapposte, contribuendo al controllo invasivo:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/mauri.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa paranoia mi sta alle calcagna, un messaggio da Palermo, che stigmatizza i messaggi per strada che creano panico e invitano a rinchiudersi ancora più dentro le case, «Il vero problema è quando la gente non ha più soldi per la spesa»... e il grido militare \"state a casa\" giunge come un eco fino in Aurora a Torino dove stanno passando camionette similgolpiste, che ottengono risposte immediate nelle reazioni isteriche.\r\n\r\nE allora agganciandosi alle pratiche alternative di cura e ripensando alle difficoltà lavorative che erano già presenti prima e che saranno più marcate dopo, si sente in questo intervento il problema di non provare fiducia in nessuno, neanche di chi è nella tua stessa situazione: solidarietà di classe, anzi si innescano meccanismi infami di delazione:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020_03_21_solidarietà-di-classe.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIl delirio delle trasformazioni umane va al di là persino delle forme di delazione classiche; Francesco usa come paradigma emblematico di quello che capita nelle menti ormai deprivate dal martellamento mediatico un episodio a cui ha assistito nelel vie deserte di Torino. Esemplificazione di come il modello di liberismo autoritario si trasferisce in una dog sitter che cerca consenso alla sua stigmatizzazione ai danni di due genitori che stavano passeggiando nel deserto con il loro figlio...\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/dogsitter-delatrice.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nEravamo partiti da qui:\r\n\r\nDi qui l'urgenza di indire questa assemblea...\r\n\r\nCosa ne pensi della situazione che stai vivendo?\r\n\r\nStai continuando a lavorare? In situazione protetta?\r\n\r\nNon stai più lavorando? Come campi se non hai più un lavoro?\r\n\r\nLa casa è sempre un luogo sicuro? E chi una casa non ce l’ha?\r\n\r\nCome ti sei organizzato se hai bambini a casa?\r\n\r\nCosa sta accadendo nelle carceri, nei Cpr, nelle comunità terapeutiche?\r\n\r\nCome mai non vengono precettate le cliniche private a prestare servizio pubblico?\r\n\r\nSe una app potesse proteggerti dalla pandemia la useresti?\r\n\r\nDa questo stato di emergenza si tornerà indietro?\r\n\r\nTi sembra che sia in corso una guerra?\r\n\r\nParliamone insieme","21 Marzo 2020","2020-03-26 18:45:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/radiobalconi-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"252\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/radiobalconi-300x252.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/radiobalconi-300x252.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/radiobalconi-1024x859.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/radiobalconi-768x644.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/radiobalconi-1536x1288.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/radiobalconi-2048x1717.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Assemblea pubblica radiofonica 21 marzo 2020",1584811291,[100,101,102],"http://radioblackout.org/tag/assemblea-radiofonica/","http://radioblackout.org/tag/covid19/","http://radioblackout.org/tag/smantellamento-della-sanita/",[104,105,106],"assemblea radiofonica","covid19","smantellamento della sanità",{"post_content":108},{"matched_tokens":109,"snippet":111,"value":112},[110],"casta","senza considerare le responsabilità della \u003Cmark>casta\u003C/mark>, che magari hanno avversato fino","L'assemblea pubblica radiofonica va a cominciare... dalle ore 17,30 sulle libere frequenze dei 105,250 di Radio Blackout, in streaming a questo indirizzo Streaming Link; vi si partecipa intervenendo al numero fisso che mette direttamente in contatto con la regia (011 2495669), oppure mandando sms e vocali via WhatsApp, Signal, Telegram al 346 6673263.\r\n\r\nL'impatto dell'emergenza sanitaria derivante dalla pandemia da covid19 sta creando la coltura adatta per repressione, militarizzazione e controllo, cancellazione dei diritti, impossibilità di mantenere la casa, avere di che campare, mantenere il lavoro in sicurezza... 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Il Mose doveva essere la \"salerno-reggio calabria\" del nord. Macchina non per fermare l'acqua (solo l'idea fa sorridere) ma produrre soldi, tangenti per la casta politica del veneto. E infatti la cricca di affaristi ora sta cominciando a preparare il terreno dicendo che va terminata (intascando gli ultimi soldi dell'appalto e della corruzione comprovata) e che però poi – altri progetti e nuova storia di appalti e ruberie – va adattata e aggiornata... I consorzi appaltatori finora hanno minimizzato l'innalzamento del livello del mare stimato fino a qualche anno fa a 50 centimetri (e ora a 70 di sicuro e a 1 metro secondo le ultime stime).... senza considerare i 100-120 milioni di euro di manutenzione annuale di questa progettazione che risale agli anni Sessanta ed è stata conclusa nella approvazione nel 1992 – nessuno sa chi si accollerà questo investimento.\r\n\r\n5 miliardi buttati, il Comitato NO MOSE, ha sempre spiegato sotto il profilo tecnico, l'inutilità dell'opera; sia per l'aspetto velleitario di fermare l'acqua e poi per la conduzione dell'opera che costerebbe in manutenzioni (le paratie non sono nell'acqua dolce) il costo per farla. Adesso c'è la vulgata che va finita perchè sarebbe alla fine. Tutte balle, prove andate buche e collaudi inesistenti. Problemi strutturali e paratie ammalorate che devono già essere sostituite: queste paratie sono oscillanti, potrebbero vedere le oscillazioni essere amplificate di gran lunga da particolari stati di moto ondoso che si possono manifestare e che si sono anche già manifestati, perché quando la frequenza delle onde che incidono su queste barriere è confrontabile con l’oscillazione propria di queste strutture, si va verso una situazione in cui le oscillazioni stesse tendono ad aumentare. Quindi abbiamo un fenomeno estremamente pericoloso. Il rischio, perciò, è che queste barriere, che sono indipendenti una dall’altra, potrebbero disarticolarsi.\r\n\r\nQuando fu presentato questo progetto la finalità sbandierata era quella di difendere i centri storici dalle acque alte, favorire l’ambiente lagunare, salvaguardare la portualità. Situazioni che diventeranno problematiche, in prospettiva, e in previsione di un innalzamento del livello medio del mare, perché non potranno essere perseguite insieme. Sono obiettivi che richiedono interventi che sono in contrapposizione tra loro e perciò si dovrà tra non molto, se quelle barriere diventeranno operative, scegliere se difenderti dal mare che entra producendo l’acqua alta, tutelare l’ambiente lagunare oppure favorire la navigazione, dunque la portualità.\r\nLa questione clima ha il suo valore perché ha fatto emergere tutta la stupidità del sistema delle GOII e l'effettiva inutilità dell'opera che doveva essere pronta dal 2016, derogata... e oggi, che doveva servire e quanto meno messa alla prova, siamo alla saga dei pagliacci arrivati per ultimi, che continuano a ripetere la solita litania delle grandi opere da finire.\r\nMa ai veneziani tutto questo delirio piace... forse non a tutti, come si sente dalle parole di Enrico, uomo veneziano della strada:\r\nda sempre si sa che il Mose è inutile, ma da secoli la laguna è snaturata\r\n\r\no forse a quasi nessuno;\r\n\r\nciò che sta accadendo in questi giorni a Venezia è la dimostrazione lampante di come la lotta ai cambiamenti climatici e quella contro le grandi opere siano strettamente connesse. Innalzamento del medio mare e condizioni di vento estreme sono il \"nostro\" climate change. Per ovviare al problema la politica chiama in causa il MOSE, grande opera bidone nata a suon di sperpero di denaro pubblico e corruttele. Per salvare Venezia, invece, c'è una sola ricetta, uscire dal fossile e dirottare i fondi dal MOSE a opere in grado di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.\r\n\r\nQui una nota del laboratorio Morion su quanto sta a ccadendo:\r\nhttps://globalproject.info/it/in_movimento/venezia-acqua-alta-mose-e-cambiamenti-climatici/22371\r\n\r\nQui un articolo di Armando Danella, membro del Comitato No Grandi Navi\r\nhttps://comune-info.net/sul-mose-torna-una-marea-di-menzogne/\r\n\r\n\r\ne qui le parole di Marco, uomo veneziano impegnato nel comitato No Grandi Navi:\r\nla questione non può finire qui","16 Novembre 2019","2019-11-16 01:01:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/mose_2019-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/mose_2019-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/mose_2019-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/mose_2019-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/mose_2019.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","L‘antropocene veneziano: Mose come estrema manomissione di una laguna artificiale",1573866074,[136,137,138,139,140,141,142,143,144],"http://radioblackout.org/tag/b/","http://radioblackout.org/tag/canale-dei-petroli/","http://radioblackout.org/tag/corruzione/","http://radioblackout.org/tag/goii/","http://radioblackout.org/tag/laguna/","http://radioblackout.org/tag/mose/","http://radioblackout.org/tag/no-grandi-navi/","http://radioblackout.org/tag/rbamp/","http://radioblackout.org/tag/venezia/",[146,147,148,149,150,151,152,153,154],"b","canale dei petroli","corruzione","Goii","laguna","Mose","no grandi navi","rb&","Venezia",{"post_content":156},{"matched_tokens":157,"snippet":158,"value":159},[110],"produrre soldi, tangenti per la \u003Cmark>casta\u003C/mark> politica del veneto. E infatti","25 anni fa quando iniziò la farsa del mose i motivi ecoambientali erano molto lontano degli interessi degli ideatori di questa opera inutile e dannosa. Il Mose doveva essere la \"salerno-reggio calabria\" del nord. Macchina non per fermare l'acqua (solo l'idea fa sorridere) ma produrre soldi, tangenti per la \u003Cmark>casta\u003C/mark> politica del veneto. E infatti la cricca di affaristi ora sta cominciando a preparare il terreno dicendo che va terminata (intascando gli ultimi soldi dell'appalto e della corruzione comprovata) e che però poi – altri progetti e nuova storia di appalti e ruberie – va adattata e aggiornata... I consorzi appaltatori finora hanno minimizzato l'innalzamento del livello del mare stimato fino a qualche anno fa a 50 centimetri (e ora a 70 di sicuro e a 1 metro secondo le ultime stime).... senza considerare i 100-120 milioni di euro di manutenzione annuale di questa progettazione che risale agli anni Sessanta ed è stata conclusa nella approvazione nel 1992 – nessuno sa chi si accollerà questo investimento.\r\n\r\n5 miliardi buttati, il Comitato NO MOSE, ha sempre spiegato sotto il profilo tecnico, l'inutilità dell'opera; sia per l'aspetto velleitario di fermare l'acqua e poi per la conduzione dell'opera che costerebbe in manutenzioni (le paratie non sono nell'acqua dolce) il costo per farla. Adesso c'è la vulgata che va finita perchè sarebbe alla fine. Tutte balle, prove andate buche e collaudi inesistenti. 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Per ora non è ancora possibile giungere al forte gesto politico di portare il Campus tra i checkpoint inventati dal questore uscito dai poliziotteschi anni Settanta che ha lasciato mano libera agli irridenti celerini ammiratori di Tomas Milian, ma forse dalla discussione assembleare che si terrà lunedì 25 febbraio in aula E5 del Campus Einaudi alle 17 potrà scaturire un'istanza di questo tipo: schierare nelle strade la consapevolezza storica accademica, la forza analitica del pensiero atta a creare argini condivisi da ogni ambito di questa città bizzarramente divisa a compartimenti stagni a contrasto della rozza ignoranza dell'inclita guarnigione.\r\n\r\n\r\n\r\nSiamo dunque usciti da Aurora per accogliere l'invito a entrare all'Università per analizzare la situazione a partire da questa aggressione a un quartiere per forzarne la speculazione edilizia, accentuare il controllo sulla popolazione migrante, perseguitare il dissenso localmente, ma anche estendendolo a un'analisi globale, a e lo abbiamo fatto con uno dei promotori dell'iniziativa: Gianfranco Ragona, insegnante al Dipartimento di Culture, politica e società, interlocutore da noi privilegiato per la sua contiguità e competenza riguardo al pensiero anarchico.\r\n\r\nmilitarizzazione e prove tecniche di fascismo","23 Febbraio 2019","2019-02-26 00:18:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-22_startup-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"111\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-22_startup-300x111.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-22_startup-300x111.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-22_startup-768x284.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-22_startup-1024x379.png 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-22_startup.png 1650w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Maramaldeggiare per Aurora: abusi muscolari e lessicali allarmano l'Accademia",1550929063,[178,179,180,181,182],"http://radioblackout.org/tag/asilo-occupato/","http://radioblackout.org/tag/cosa-succede-in-citta/","http://radioblackout.org/tag/fascistizzazione-della-lingua/","http://radioblackout.org/tag/militarizzazione-del-territorio/","http://radioblackout.org/tag/universita-aperta/",[184,185,186,187,188],"Asilo Occupato","Cosa succede in città?","fascistizzazione della lingua","militarizzazione del territorio","università aperta",{"post_content":190},{"matched_tokens":191,"snippet":192,"value":193},[110],"il trasferimento di potere alla \u003Cmark>casta\u003C/mark> – verso l'alto, estremo atto di","Cosa succede in città? \r\n\r\nÈ la domanda posta a titolo di un intervento di un gruppo di docenti del Campus Einaudi, eterogenei per formazione ma ben consapevoli che di fronte alla militarizzazione di un intero quartiere torinese a seguito dello sciagurato sgombero dell'Asilo – sommando a ciò i segnali di autoritarismo non solo evocato a parole, cioè proprio gli strumenti di cui si servono gli intellettuali che infatti percepiscono immediatamente il pericolo – è indispensabile «lanciare un grido di allarme rispetto a questo modo di intendere il diritto alla città» e lo hanno fatto cercando di adottare il linguaggio meno accademico possibile per scendere dalla cattedra e agevolare le potenzialità di confronto, contatto e unione tra tutti quelli che rifiutano una piega reazionaria come quella che impunita si abbatte su questo quartiere e si allarga alla città, al paese... una deriva autoritaria aberrante che va trasformando le comunità dovunque in modo parallelo alla concentrazione della ricchezza – e dunque anche il trasferimento di potere alla \u003Cmark>casta\u003C/mark> – verso l'alto, estremo atto di un lungo Termidoro reazionario che data dagli anni Ottanta e ora sta culminando nei sovranismi.\r\n\r\nLa specializzazione del nostro interlocutore ci ha indotti ad approfondire in particolare l'ambito di studio legato a trasformazioni urbane e movimenti sociali a partire dalla militarizzazione del lessico, a cui il nostro interlocutore contrappone lo spazio libero e aperto alla discussione rappresentato dall'Idea di Università come libero luogo dove confrontarsi, alla base della ricerca di quello che sta succedendo al di fuori del Campus. 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Tra le varie richieste dei comitati vi era anche la possibilità di mettere la residenza nelle occupazioni, cosa ora consentita ai sindaci dal famigerato Decreto Minniti del 2017, che su questo contraddice il Piano Casa di Lupi.\r\n\r\nDa parte dei Cinque Stelle questa audizione è stata soltanto opportunismo elettorale (e così si potrebbe dire della comparsa della zarina Appendino all'assemblea in Cavallerizza lo scorso 5 febbraio) oppure il Comune finalmente almeno su qualcosa cederà alla pressione dei movimenti per la casa? La risposta dopo il 4 marzo.\r\n\r\nDi certo la precondizione per qualunque cambiamento rimane sempre la lotta autorganizzata, per bloccare concretamente gli sfratti e rispondere agli sgomberi con nuove occupazioni.\r\n\r\nAscolta la diretta con Margherita dello Sportello Casa Zona San Paolo:\r\n\r\nUnknown","19 Febbraio 2018","2018-02-21 12:05:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/X2Z1FNRJ1592-kNJE-U11012417020685YE-1024x576@LaStampa.it_-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/X2Z1FNRJ1592-kNJE-U11012417020685YE-1024x576@LaStampa.it_-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/X2Z1FNRJ1592-kNJE-U11012417020685YE-1024x576@LaStampa.it_-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/X2Z1FNRJ1592-kNJE-U11012417020685YE-1024x576@LaStampa.it_-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/X2Z1FNRJ1592-kNJE-U11012417020685YE-1024x576@LaStampa.it_.jpg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Il movimento per la casa vuole fatti, non parole",1519038998,[],[],{"post_content":214},{"matched_tokens":215,"snippet":216,"value":217},[110],"suscitando le reazioni scandalizzate della \u003Cmark>casta\u003C/mark> PD, ora in minoranza. 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concrete, dalle 10,45 alle 12,45 sui 105.250 delle libere frequenze di Blackout\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2016-11-11-anarres1\r\n\r\n2016-11-11-anarres2\r\n\r\n2016-11-11-anarres3\r\nIn questa puntata:\r\nAppendino e Padalino dichiarano guerra ai rom di via Germagnano. Sgomberi, retate, fogli di via e deportazioni\r\nThe president is a Trump. Sessista, razzista, volgare. Un miliardario outsider approda alla Casa Bianca, dopo una campagna elettorale con toni da bar Sport. Ne abbiamo parlato con Lorcon, redattore di Umanità Nova\r\n\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\n\r\nPer approfondimenti:\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\nUna bandiera tricolore è stata data alle fiamme di fronte alla polizia in assetto antisommossa e alla polizia politica in gran forze per difendere le forze armate, che, anche quest'anno, erano in piazza Castello per la cerimonia dell'ammainabandiera, che conclude la festa delle forze armate il 4 novembre. \r\nGli antimilitaristi puntuali all'appuntamento, si sono mossi in corteo con striscioni, bici da trasporto con carro armato e Samba Band dalla piazza del Comune fino al blocco di polizia in via Garibaldi, cento metri prima dei soldati in alta uniforme. \r\nUn applauso ha accolto l'azione antipatriottica. \r\nNumerosi gli interventi dal megafono per un'iniziativa di comunicazione e lotta, che, dopo un lungo fronteggiamento e l'intervento dell'automobilina kamicazza, si sono mossi per via Garibaldi, sino a guadagnare piazza Castello, dove i militari avevano chiuso alla svelta il loro rituale bellico. \r\nLa giornata di lotta del 4 novembre era l'ultima di una settimana di iniziative. Sabato 29 ottobre al Balon, un presidio itinerante, con performance contro eserciti e fabbriche d'armi, interventi e musica, aveva aperto le iniziative promosse dall'assemblea antimilitarista. \r\n\r\nIl mercoledì successivo si era svolta un'iniziativa di approfondimento “Bombe, muri e frontiere. Giochi di potenza dal Mediterraneo all’Eufrate. Dal nuovo secolo americano al tutti contro tutti”. La serata, introdotta da Stefano Capello, è stata occasione per capirne di più sugli equilibri geopolitici, in un pianeta sempre più multipolare, ad alleanze variabili, dove prevale la logica terrificante del caos sistemico. \r\n\r\nQui il testo dell’appello per la settimana antimilitarista\r\n\r\n*********\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\n\r\nQui il testo del volantino distribuito in piazza:\r\n\r\nSentieri di libertà\r\nLibertà, uguaglianza, solidarietà. I tre principi che costituiscono la modernità, rompendo con la gerarchia che modellava l’ordine formale del mondo hanno il loro lato oscuro, un’ombra lunga fatta di esclusione, discriminazione, violenza.\r\nTanta parte dell’umanità resta(va) fuori dal loro ombrello protettivo: poveri, donne, omosessuali, bambini. L’universalità di questi principi, formalmente neutra, era modellata sul maschio adulto, benestante, eterosessuale. Il resto era margine. Chi non era pienamente umano non poteva certo aspirare alle libertà degli uomini.\r\nUna libertà soggetta a norma, regolata, imbrigliata, incasellata. La cultura dominante ne determina le possibilità, le leggi dello Stato ne fissano limiti e condizioni.\r\nLe nonne delle ragazze di oggi passavano dalla potestà paterna a quella maritale: le regole del matrimonio le mantenevano minorenni a vita.\r\nLe donne stuprate, sino al 5 settembre del 1981, potevano sottrarsi alla vergogna ed essere riammesse nel consesso sociale, se accettavano di sposare il proprio stupratore. Una violenza più feroce di quella già subita. Se una donna era uccisa per motivi di “onore”, questa era una potente attenuante. Uccidere per punire le donne infedeli era considerato giusto.\r\n\r\nSono passati 34 anni da quando quelle norme vennero cancellate dal codice penale. Poco prima era stato legalizzato il divorzio e depenalizzato l’aborto.\r\nSulla strada della libertà femminile e – con essa – quella di tutt* sono stati fatti tanti passi. Purtroppo non tutti in avanti.\r\n\r\nLe lotte delle donne hanno cancellato tante servitù. Ma ne paghiamo, ogni giorno, il prezzo.\r\n\r\nLa violenza maschile sulle donne è un fatto quotidiano, che i media ci raccontano come rottura momentanea della normalità. Raptus di follia, eccessi di sentimento nascondono sotto l’ombrello della patologia una violenza che esprime a pieno la tensione diffusa a riaffermare l’ordine patriarcale. La casa, il “privato”, è il luogo dove si consumano la maggior parte delle violenze e delle uccisioni. Le donne libere vengono picchiate, stuprate e ammazzate per affermare il potere maschile, per riprendere con la forza il controllo sui loro corpi e sulle loro menti.\r\n\r\nLa narrazione prevalente sui media è falsa, perché nasconde la realtà cruda della violenza maschile sulle donne. Non solo. Trasforma le donne in vittime da tutelare, ottenendo l’effetto paradossale ma non tanto, di rinforzare l’opinione che le donne siano intrinsecamente deboli.\r\nLa violenza esplicita è solo la punta dell’iceberg. Il patriarcato, sconfitto ma non in rotta, riemerge in maniere più subdole.\r\n\r\nIl prezzo dell’emancipazione femminile è stato anche l’adeguamento all’universale, che resta saldamente maschile ed eterosessuale. Lo scarto, la differenza femminile, in tutta l’ambiguità di un percorso identitario segnato da una schiavitù anche volontaria, finisce frantumata, dispersa, illeggibile, se non nel ri-adeguamento ad un ruolo di cura, sostitutivo dei servizi negati e cancellati negli anni.\r\nLo spazio della sperimentazione, della messa in gioco dei percorsi identitari, tanto radicati nella cultura, da parere quasi «naturali», spesso si estingue, polverizzato dalle tante cazzutissime donne in divisa, dalle manager in carriera, dalle femministe che inventano le gerarchie femminili per favorire operazioni di lobbing.\r\nLo scarto femminile non è iscritto nella natura ma nemmeno nella cultura, è solo una possibilità, la possibilità che ha sempre chi si libera: cogliere le radici soggettive ed oggettive della dominazione per reciderle inventando nuovi percorsi.\r\nContro la normalizzazione delle nostre identità erranti il femminismo libertario si svincola dalla mera rivendicazione paritaria, per mettere in gioco una scommessa dalla posta molto alta.\r\nMiliardi di percorsi individuali, che attraversano i generi, costituiscono l’unico universale che ci contenga tutt*, quello delle differenze.\r\nVogliamo vivere, solcare le nostre strade, con la forza di chi sta intrecciando una rete robusta, capace di combattere la violenza di chi vuole affermare la dominazione patriarcale.\r\nNon abbiamo bisogno di tutele né di tutori, con o senza divisa. La nostra forza è nella solidarietà e nel mutuo appoggio.\r\nIl percorso di autonomia individuale lo costruiamo nella sottrazione conflittuale dalle regole sociali imposte dallo Stato e dal capitalismo.\r\nSiamo qui per spezzare l’ordine. Morale, sociale, economico.\r\nSiamo qui per frantumare la gerarchia, per esserci, ciascun* a proprio modo.\r\n\r\nAnarchiche contro la violenza di genere\r\n\r\nCi trovate ogni giovedì alle 19 presso la FAT in corso Palermo 46\r\n******\r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nNemmeno il terremoto può fermare la macchina referendaria: il tormentone che ci affligge da mesi continua imperterrito. Anzi il terremoto può fornire un’ottima occasione per dimostrare il valore di questo governo e del suo leader maximo e ridurre la componente politica sulle scelte dei votanti a vantaggio di quella emozionale.\r\nE’ infatti indubbio che la cassa di risonanza mediatica sul protagonismo di Renzi e soci nell’affrontare la tragicità degli effetti del terremoto sulla vita delle popolazioni colpite avrà un impatto sulla valutazione complessiva del governo; fatto questo non indifferente se consideriamo che dai sondaggi (con tutti i distinguo del caso) risulterebbe che se un terzo dell’elettorato è a conoscenza del significato dei quesiti referendari – e quindi voterebbe a ragion veduta – ben due terzi ne è all’oscuro, o per disinteresse, o per rifiuto cosciente, o per la complessità della materia, e quindi voterebbe – sic et simpliciter – su Renzi ed il suo governo. D’altronde è lo stesso Renzi che ha operato in questa direzione mettendo il suo corpo, il suo futuro direttamente in gioco promettendo la sua uscita dalla scena politica in caso di sconfitta.\r\nCon il dilemma ‘o con me o contro di me’ Renzi porta all’apice il ragionamento su cosa sia il meno peggio proponendosi come l’unico possibile salvatore della patria, l’innovatore in grado di fare ripartire il paese. Un film già visto, con Craxi, Berlusconi, e tanti altri attori consumati e ormai consunti.\r\nLa partita, per Renzi, è impegnativa e va giocata su più fronti. Avere la maggioranza del partito con se e registrare che la maggioranza dei deputati del PD è legata al suo oppositore interno Bersani, non rende il gioco facile; così come vedere tutta l’opposizione istituzionale (e non solo) coalizzata contro di se impone a Renzi di doversi inventare quanto più di fantasmagorico ci sia – mance elettorali comprese - per vincere la singolar tenzone.\r\nEppure i giochi sembravano fatti. Con la ristrutturazione del Senato si vuole portare a maturazione il dibattito che ha attraversato il ceto politico di questo paese per decenni - vedi le proposte di presidenzialismo e di monocameralismo avanzate a più riprese – e che puntava, con accelerazioni più o meno variabili, al rafforzamento dell’esecutivo e alla riduzione dei soggetti politici in gioco.\r\nGli sbarramenti elettorali, i premi di maggioranza, le alchimie sui collegi elettorali, eccetera sono stati gli espedienti messi in campo per ottenere questo risultato: costringere all’accorpamento i partiti più piccoli, favorire il sorgere di due schieramenti più o meno contrapposti, assicurare la governabilità sempre e comunque. La decretazione d’urgenza, l’ingerenza del Presidente della Repubblica, il trasformismo eclatante hanno fatto il resto riducendo il Parlamento a semplice comprimario di scelte operate altrove, nei corridoi animati dai lobbisti di ogni specie, oppure a palcoscenico degli spettacolini di un’opposizione in cerca di visibilità.\r\nE’ un progetto questo che ha molti progenitori, addirittura c’è chi ricorda il ‘Piano per la rinascita nazionale’ del venerabile maestro Licio Gelli, animatore di quella Loggia P2, menzionata recentemente per l’impegno profuso nel combatterla da Tina Anselmi, utilizzata opportunisticamente dal ‘premier’ per il suo spessore democratico sociale.\r\nLa trasformazione del Senato secondo le linee della riforma Boschi, in accoppiata con la legge elettorale recentemente approvata, l’Italicum, concluderebbe il percorso tracciato, snellendo i tempi e le procedure legislative – anche se oggi la quantità delle leggi approvate ha pochi eguali nei paesi a democrazia parlamentare – e conferendo al governo in carica un gigantesco potere d’indirizzo, dopo aver demolito l’autonomia regionale a favore di una ri-centralizzazione statale.\r\nIn un contesto nel quale la partita politica si giocava in due, come era la situazione fino all’irrompere sulla scena di un terzo incomodo, il Movimento 5 stelle, questo rafforzamento era comunque funzionale ad entrambi, in un contesto nel quale le politiche sostanziali poco differiscono le une dalle altre, condizionate come sono dagli scenari internazionali, dalle burocrazie europee, dal controllo della NATO, dalle dinamiche del capitale.\r\nLa presenza del terzo incomodo ha mescolato le carte in tavola; la possibilità che possa vincere le prossime elezioni e prendere nelle proprie mani le leve del governo inquieta fortemente gli assetti tradizionali del potere, preoccupati dalla natura trasversale del movimento, ancora poco noto ai più, se non per la sua massa critica, il suo portato populista e legalista, il suo antieuropeismo. L’irrompere della variabile pentastellata sulla scena, costringe la casta a riformulare i propri assetti, a riconquistare il palcoscenico dello spettacolo politicista riproponendosi come garante degli interessi settoriali del paese. Lo scontro si fa via via più acceso, tra modernizzatori fedeli esecutori degli interessi delle multinazionali e dei grandi gruppi aziendali che chiedono meno burocrazia, tempi certi della giustizia, snellimento generale delle pratiche e dei controlli, e difensori dello status quo, delle rendite di posizione, delle logiche clientelari e familistiche. In un contesto dove populisti euroscettici cercano di coniugare il consenso territoriale costruito sul tema della ‘piccola patria’ con la difesa della ‘razza’ italica a fronte del processo migratorio in corso. Dove si parla e straparla di un ‘patto per la crescita’ tra governo, imprese e sindacato, condizionato da un SI che aprirebbe le porte agli ambiti investimenti internazionali (e conseguentemente alla svendita del patrimonio italico), e contrastato da un NO che vorrebbe la riapertura del mercato ministeriale delle poltrone conseguente alla prevedibile caduta del governo.\r\nLa natura dello scontro tra le varie frazioni della borghesia e della classe dirigente del paese appare sempre più chiaro, solo a volerlo vedere.\r\nNon c’era alcun disaccordo sostanziale quando si è trattato di modificare lacostituzione introducendo, tra i suoi articoli, l’obbligo della parità di bilancio: tanto, male che vada, i suoi costi vengono scaricati sui lavoratori e sulla povera gente.\r\nIl disaccordo sorge quando un settore vuole imporre un’accelerazione nel cambiamento in corso, spostando decisamente l’asse del potere a favore dello schieramento della modernizzazione ipercapitalista e globalizzatrice. Basta vedere chi sono i sostenitori della riforma: Confindustria, la grande finanza, le Banche, la classe dirigente internazionale da Obama alla Merkel, eccetera che con minacce e lusinghe operano sfacciatamente a favore di Renzi, un presidente del consiglio mai eletto, imposto da un presidente della repubblica che ha travalicato ogni suo limite, sanzionato solamente dal successo del suo partito in una elezione ininfluente come quella per il parlamento europeo.\r\nChe bisogno c’è di cambiare la costituzione, quando la costituzione materiale, quella fatta di cose concrete per la vita delle persone – non quella formale, idealizzata, ‘nata’ dalla Resistenza - ha consentito negli anni lo sviluppo di politiche di impoverimento della popolazione, di aggressione militare ad altri paesi, di attacco al mondo del lavoro, di arricchimento indecente per la classi privilegiate, di progressiva liquidazione del sistema di protezione sociale, dalla sanità all’assistenza?\r\nEvidentemente tutto questo non basta. La crescente competizione per l’accaparramento delle risorse, la continua e accelerata necessità di valorizzazione del capitale spingono verso l’amplificazione dei conflitti, sia aperti in forma di guerra sia sotterranei in forma di condizionamenti e ricatti.\r\nQuesto impone alle classi dirigenti, dominanti nello stesso schieramento borghese, di trovare assetti di potere più confacenti alle loro esigenze. Da qui i cambiamenti strutturali in corso, in Italia come altrove, per adeguare la macchina statale alle nuove incombenze.\r\nLa chiamata alle armi per l’affermazione del SI nel prossimo referendumistituzionale non è solo un passo necessario legato alle procedure di modifica costituzionale, ma è anche il tentativo di legare il più possibile al governo il favore popolare, oggi come oggi, particolarmente necessario in vista delle sfide che ci aspettano.\r\nE’ necessario quindi che anche in questa scadenza ci si mobiliti per mostrare la vera portata della partita in gioco, gli scenari e le ricadute che ci si prospetteranno se non si svilupperà una vera opposizione.\r\nVera opposizione, dunque, che significa ripresa del conflitto sociale su larga scala, azione diretta di massa, mobilitazione del mondo del lavoro, riappropriazione e controllo territoriale, rilancio della solidarietà internazionalista, superamento dei confini, pratiche di accoglienza reale dei profughi, antimilitarismo.\r\nAl di fuori di questo quale potrebbe essere un’opposizione in grado di mettere i bastoni tra le ruote dei manovratori? Non certo quella che si muove su un piano formale come quello della difesa della Costituzione nata dalla Resistenza. Al di la della retorica - che in realtà offende il partigianato, soprattutto nella sua componente sovversiva e rivoluzionaria – occorre ricordare che la Costituzione è nata dalla mediazione tra Democratici Cristiani, Comunisti, Socialisti e Liberali i quali ben si guardarono di fissare norme chiare e nette che potessero essere utilizzate dagli uni contro gli altri. Risultato: le più alte aspirazioni contenute nella Carta – che la rendono per alcuni la più bella del mondo – sono sempre risultate disattese, foglie di fico di un potere sempre arrogante e accaparratore. Solo ampi movimenti popolari, espressione di bisogni e volontà collettive, sono riusciti a modificare, nel tempo, gli assetti di potere, le strutture giuridiche e politiche del paese, non certo una mobilitazione di carta giocata sulla Carta.\r\nRicordando le frustrazioni seguite ai referendum vinti sull’onda di mobilitazioni significative e importanti, come quello contro la privatizzazione dell’acqua, o di battaglie di opinione come quello sul finanziamento pubblico ai partiti, ma vanificati dalle furberie della casta, i sinceri oppositori della riforma dovrebbero attenersi ad una visione realistica delle cose.\r\nLa vittoria del NO rappresenterebbe semplicemente un rallentamento dei processi in corso e probabilmente una rimessa in discussione degli equilibri governativi, ma a vantaggio di chi? Qualcuno sosteneva un tempo ‘grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente’. Ma oggi è così? Esiste un movimento reale in grado di essere protagonista nella crisi governativa e di imporre la propria agenda di trasformazione sulle cose che contano: salario, lavoro, casa, salute, scuola, guerra, immigrazione, ambiente, libertà individuali e collettive?\r\nOppure prevarrà la politica politicante, fatta sempre di deleghe, di capetti ambiziosi, di prevaricazioni e di corruttele?\r\nLa partecipazione alla campagna per il NO in realtà continua a rimanere nel solco della politica delegata, della fiducia nei meccanismi della democrazia parlamentare, sperando di rosicchiare margini di manovra all’interno della più generale crisi di sistema.\r\nIl ‘NO Sociale’ non sfugge a questa condizione, anche se le sue parole d’ordine puntano sulla possibilità di sviluppare una stagione di lotta a partire proprio dalla vittoria del NO. Non è la prima volta che si è opera per costruire un fronte di tutte le opposizioni sociali che metta insieme le espressioni più varie della conflittualità sociale, da quelle dell’autorganizzazione a quelle che hanno nelle pratiche delegate la loro sostanza, per farle convergere sul piano di una lotta che di fatto è tutta interna ai meccanismi istituzionali, avendo tra l’altro come ‘cobelligeranti’ le espressioni più becere della destra che ne annacquano la portata. I risultati nel passato si sono visti e credo che si ripeteranno, contribuendo ad un’ulteriore frustrazione complessiva dei soggetti coinvolti, i quali credendo di conseguire un obiettivo significativo in realtà fanno un favore alla nuova casta montante, quella che si ritrova nel Movimento 5 stelle.\r\nQuesto non vuol dire indifferentismo politico; non vuol dire che tutte le forme del potere sono eguali; sappiamo ben distinguere tra democrazia rappresentativa e dittatura; ma una vera battaglia contro le riforme in atto non può oggi assolutamente prescindere dall’assoluta necessità della ripresa del conflitto sociale che non può farsi condizionare da un dibattito che è centrale solo per un ceto politico preoccupato per la propria esistenza. Il contrapporsi tra ‘riforma’ e ‘conservazione’ vuole occultare la realtà delle forme di sfruttamento attuali, per favorire un loro ‘rinnovamento’ in funzione delle esigenze di ristrutturazione e di riorganizzazione dell’apparato statale alle prese con le emergenze dell’attuale sistema geopolitico mondiale.\r\nBisogna scegliere: o porsi a difesa di quel che resta della democrazia parlamentare, individuando in essa una residua barriera all’incalzare dell’autoritarismo montante, o imboccare decisamente la strada della lotta, interna ai corpi sociali con tutte le loro potenzialità e contraddizioni, in funzione di un progetto di società altra, da costruire giorno per giorno, fuori da ogni opportunismo politicista.\r\nA fronte di una politica che fa del parlamento e della governabilità il suo centro di interesse occorre contrapporre un pensiero ed un’azione che abbiano il loro punto di riferimento nella capacità di autoorganizzazione popolare; occorre contrapporre la proposta e la pratica del comunalismo, libertario e federativo, articolato sul territorio, dal semplice al complesso.\r\nSfuggire dai meccanismi della democrazia rappresentativa significa entrare nel concreto della critica del concetto stesso di maggioranza e minoranza, significa rifiutare la riproduzione, pura e semplice, dei rituali parlamentari negli stessi organismi rappresentativi dei lavoratori per dare invece prevalenza all’autoorganizzazione, alla lotta, al libero confronto delle idee.\r\nI rapporti di forza si sono sempre modificati con la lotta diretta e la via politica ha sempre rappresentato il disarmo della conflittualità sociale. Con questa consapevolezza ci tiriamo fuori dai ricatti agitati da quanti, a sinistra, sono alle prese con le pulsioni egemoniche di ceti politici trasformisti ed opportunisti, incapaci di produrre politiche realmente alternative, sul terreno economico, dell’occupazione, della riduzione d’orario, del degrado urbano e ambientale, della sanità, della scuola, ecc.\r\nAstenersi, non cadere nella trappola delle false alternative e del recupero elettorale, rafforzare le armi della critica intransigente, dell’organizzazione, del protagonismo sociale, dell’azione tra le classi sfruttate ed oppresse, vuol dire porre le basi per un’incisiva azione rivoluzionaria che colpisce, nel parlamentarismo, un sistema di governo che impone leggi e tasse, decise da una cerchia ristretta di privilegiati, indipendentemente dalla volontà degli elettori.\r\nAstenersi, per gli anarchici, vuol dire manifestare la volontà di non essere governati, vuol dire non rendersi corresponsabili dello sfruttamento e dell’oppressione, vuol dire volontà di una società di libere associazioni federate.\r\nMassimo Varengo in Umanità Nova\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","13 Novembre 2016","2018-10-17 22:58:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/fuoco-al-tricolore-200x110.jpg","Anarres dell’11 novembre. 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I tre principi che costituiscono la modernità, rompendo con la gerarchia che modellava l’ordine formale del mondo hanno il loro lato oscuro, un’ombra lunga fatta di esclusione, discriminazione, violenza.\r\nTanta parte dell’umanità resta(va) fuori dal loro ombrello protettivo: poveri, donne, omosessuali, bambini. L’universalità di questi principi, formalmente neutra, era modellata sul maschio adulto, benestante, eterosessuale. Il resto era margine. Chi non era pienamente umano non poteva certo aspirare alle libertà degli uomini.\r\nUna libertà soggetta a norma, regolata, imbrigliata, incasellata. La cultura dominante ne determina le possibilità, le leggi dello Stato ne fissano limiti e condizioni.\r\nLe nonne delle ragazze di oggi passavano dalla potestà paterna a quella maritale: le regole del matrimonio le mantenevano minorenni a vita.\r\nLe donne stuprate, sino al 5 settembre del 1981, potevano sottrarsi alla vergogna ed essere riammesse nel consesso sociale, se accettavano di sposare il proprio stupratore. Una violenza più feroce di quella già subita. Se una donna era uccisa per motivi di “onore”, questa era una potente attenuante. Uccidere per punire le donne infedeli era considerato giusto.\r\n\r\nSono passati 34 anni da quando quelle norme vennero cancellate dal codice penale. Poco prima era stato legalizzato il divorzio e depenalizzato l’aborto.\r\nSulla strada della libertà femminile e – con essa – quella di tutt* sono stati fatti tanti passi. Purtroppo non tutti in avanti.\r\n\r\nLe lotte delle donne hanno cancellato tante servitù. Ma ne paghiamo, ogni giorno, il prezzo.\r\n\r\nLa violenza maschile sulle donne è un fatto quotidiano, che i media ci raccontano come rottura momentanea della normalità. Raptus di follia, eccessi di sentimento nascondono sotto l’ombrello della patologia una violenza che esprime a pieno la tensione diffusa a riaffermare l’ordine patriarcale. La casa, il “privato”, è il luogo dove si consumano la maggior parte delle violenze e delle uccisioni. Le donne libere vengono picchiate, stuprate e ammazzate per affermare il potere maschile, per riprendere con la forza il controllo sui loro corpi e sulle loro menti.\r\n\r\nLa narrazione prevalente sui media è falsa, perché nasconde la realtà cruda della violenza maschile sulle donne. Non solo. Trasforma le donne in vittime da tutelare, ottenendo l’effetto paradossale ma non tanto, di rinforzare l’opinione che le donne siano intrinsecamente deboli.\r\nLa violenza esplicita è solo la punta dell’iceberg. Il patriarcato, sconfitto ma non in rotta, riemerge in maniere più subdole.\r\n\r\nIl prezzo dell’emancipazione femminile è stato anche l’adeguamento all’universale, che resta saldamente maschile ed eterosessuale. Lo scarto, la differenza femminile, in tutta l’ambiguità di un percorso identitario segnato da una schiavitù anche volontaria, finisce frantumata, dispersa, illeggibile, se non nel ri-adeguamento ad un ruolo di cura, sostitutivo dei servizi negati e cancellati negli anni.\r\nLo spazio della sperimentazione, della messa in gioco dei percorsi identitari, tanto radicati nella cultura, da parere quasi «naturali», spesso si estingue, polverizzato dalle tante cazzutissime donne in divisa, dalle manager in carriera, dalle femministe che inventano le gerarchie femminili per favorire operazioni di lobbing.\r\nLo scarto femminile non è iscritto nella natura ma nemmeno nella cultura, è solo una possibilità, la possibilità che ha sempre chi si libera: cogliere le radici soggettive ed oggettive della dominazione per reciderle inventando nuovi percorsi.\r\nContro la normalizzazione delle nostre identità erranti il femminismo libertario si svincola dalla mera rivendicazione paritaria, per mettere in gioco una scommessa dalla posta molto alta.\r\nMiliardi di percorsi individuali, che attraversano i generi, costituiscono l’unico universale che ci contenga tutt*, quello delle differenze.\r\nVogliamo vivere, solcare le nostre strade, con la forza di chi sta intrecciando una rete robusta, capace di combattere la violenza di chi vuole affermare la dominazione patriarcale.\r\nNon abbiamo bisogno di tutele né di tutori, con o senza divisa. La nostra forza è nella solidarietà e nel mutuo appoggio.\r\nIl percorso di autonomia individuale lo costruiamo nella sottrazione conflittuale dalle regole sociali imposte dallo Stato e dal capitalismo.\r\nSiamo qui per spezzare l’ordine. Morale, sociale, economico.\r\nSiamo qui per frantumare la gerarchia, per esserci, ciascun* a proprio modo.\r\n\r\nAnarchiche contro la violenza di genere\r\n\r\nCi trovate ogni giovedì alle 19 presso la FAT in corso Palermo 46\r\n******\r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nNemmeno il terremoto può fermare la macchina referendaria: il tormentone che ci affligge da mesi continua imperterrito. Anzi il terremoto può fornire un’ottima occasione per dimostrare il valore di questo governo e del suo leader maximo e ridurre la componente politica sulle scelte dei votanti a vantaggio di quella emozionale.\r\nE’ infatti indubbio che la cassa di risonanza mediatica sul protagonismo di Renzi e soci nell’affrontare la tragicità degli effetti del terremoto sulla vita delle popolazioni colpite avrà un impatto sulla valutazione complessiva del governo; fatto questo non indifferente se consideriamo che dai sondaggi (con tutti i distinguo del caso) risulterebbe che se un terzo dell’elettorato è a conoscenza del significato dei quesiti referendari – e quindi voterebbe a ragion veduta – ben due terzi ne è all’oscuro, o per disinteresse, o per rifiuto cosciente, o per la complessità della materia, e quindi voterebbe – sic et simpliciter – su Renzi ed il suo governo. D’altronde è lo stesso Renzi che ha operato in questa direzione mettendo il suo corpo, il suo futuro direttamente in gioco promettendo la sua uscita dalla scena politica in caso di sconfitta.\r\nCon il dilemma ‘o con me o contro di me’ Renzi porta all’apice il ragionamento su cosa sia il meno peggio proponendosi come l’unico possibile salvatore della patria, l’innovatore in grado di fare ripartire il paese. Un film già visto, con Craxi, Berlusconi, e tanti altri attori consumati e ormai consunti.\r\nLa partita, per Renzi, è impegnativa e va giocata su più fronti. Avere la maggioranza del partito con se e registrare che la maggioranza dei deputati del PD è legata al suo oppositore interno Bersani, non rende il gioco facile; così come vedere tutta l’opposizione istituzionale (e non solo) coalizzata contro di se impone a Renzi di doversi inventare quanto più di fantasmagorico ci sia – mance elettorali comprese - per vincere la singolar tenzone.\r\nEppure i giochi sembravano fatti. Con la ristrutturazione del Senato si vuole portare a maturazione il dibattito che ha attraversato il ceto politico di questo paese per decenni - vedi le proposte di presidenzialismo e di monocameralismo avanzate a più riprese – e che puntava, con accelerazioni più o meno variabili, al rafforzamento dell’esecutivo e alla riduzione dei soggetti politici in gioco.\r\nGli sbarramenti elettorali, i premi di maggioranza, le alchimie sui collegi elettorali, eccetera sono stati gli espedienti messi in campo per ottenere questo risultato: costringere all’accorpamento i partiti più piccoli, favorire il sorgere di due schieramenti più o meno contrapposti, assicurare la governabilità sempre e comunque. La decretazione d’urgenza, l’ingerenza del Presidente della Repubblica, il trasformismo eclatante hanno fatto il resto riducendo il Parlamento a semplice comprimario di scelte operate altrove, nei corridoi animati dai lobbisti di ogni specie, oppure a palcoscenico degli spettacolini di un’opposizione in cerca di visibilità.\r\nE’ un progetto questo che ha molti progenitori, addirittura c’è chi ricorda il ‘Piano per la rinascita nazionale’ del venerabile maestro Licio Gelli, animatore di quella Loggia P2, menzionata recentemente per l’impegno profuso nel combatterla da Tina Anselmi, utilizzata opportunisticamente dal ‘premier’ per il suo spessore democratico sociale.\r\nLa trasformazione del Senato secondo le linee della riforma Boschi, in accoppiata con la legge elettorale recentemente approvata, l’Italicum, concluderebbe il percorso tracciato, snellendo i tempi e le procedure legislative – anche se oggi la quantità delle leggi approvate ha pochi eguali nei paesi a democrazia parlamentare – e conferendo al governo in carica un gigantesco potere d’indirizzo, dopo aver demolito l’autonomia regionale a favore di una ri-centralizzazione statale.\r\nIn un contesto nel quale la partita politica si giocava in due, come era la situazione fino all’irrompere sulla scena di un terzo incomodo, il Movimento 5 stelle, questo rafforzamento era comunque funzionale ad entrambi, in un contesto nel quale le politiche sostanziali poco differiscono le une dalle altre, condizionate come sono dagli scenari internazionali, dalle burocrazie europee, dal controllo della NATO, dalle dinamiche del capitale.\r\nLa presenza del terzo incomodo ha mescolato le carte in tavola; la possibilità che possa vincere le prossime elezioni e prendere nelle proprie mani le leve del governo inquieta fortemente gli assetti tradizionali del potere, preoccupati dalla natura trasversale del movimento, ancora poco noto ai più, se non per la sua massa critica, il suo portato populista e legalista, il suo antieuropeismo. L’irrompere della variabile pentastellata sulla scena, costringe la \u003Cmark>casta\u003C/mark> a riformulare i propri assetti, a riconquistare il palcoscenico dello spettacolo politicista riproponendosi come garante degli interessi settoriali del paese. Lo scontro si fa via via più acceso, tra modernizzatori fedeli esecutori degli interessi delle multinazionali e dei grandi gruppi aziendali che chiedono meno burocrazia, tempi certi della giustizia, snellimento generale delle pratiche e dei controlli, e difensori dello status quo, delle rendite di posizione, delle logiche clientelari e familistiche. In un contesto dove populisti euroscettici cercano di coniugare il consenso territoriale costruito sul tema della ‘piccola patria’ con la difesa della ‘razza’ italica a fronte del processo migratorio in corso. Dove si parla e straparla di un ‘patto per la crescita’ tra governo, imprese e sindacato, condizionato da un SI che aprirebbe le porte agli ambiti investimenti internazionali (e conseguentemente alla svendita del patrimonio italico), e contrastato da un NO che vorrebbe la riapertura del mercato ministeriale delle poltrone conseguente alla prevedibile caduta del governo.\r\nLa natura dello scontro tra le varie frazioni della borghesia e della classe dirigente del paese appare sempre più chiaro, solo a volerlo vedere.\r\nNon c’era alcun disaccordo sostanziale quando si è trattato di modificare lacostituzione introducendo, tra i suoi articoli, l’obbligo della parità di bilancio: tanto, male che vada, i suoi costi vengono scaricati sui lavoratori e sulla povera gente.\r\nIl disaccordo sorge quando un settore vuole imporre un’accelerazione nel cambiamento in corso, spostando decisamente l’asse del potere a favore dello schieramento della modernizzazione ipercapitalista e globalizzatrice. Basta vedere chi sono i sostenitori della riforma: Confindustria, la grande finanza, le Banche, la classe dirigente internazionale da Obama alla Merkel, eccetera che con minacce e lusinghe operano sfacciatamente a favore di Renzi, un presidente del consiglio mai eletto, imposto da un presidente della repubblica che ha travalicato ogni suo limite, sanzionato solamente dal successo del suo partito in una elezione ininfluente come quella per il parlamento europeo.\r\nChe bisogno c’è di cambiare la costituzione, quando la costituzione materiale, quella fatta di cose concrete per la vita delle persone – non quella formale, idealizzata, ‘nata’ dalla Resistenza - ha consentito negli anni lo sviluppo di politiche di impoverimento della popolazione, di aggressione militare ad altri paesi, di attacco al mondo del lavoro, di arricchimento indecente per la classi privilegiate, di progressiva liquidazione del sistema di protezione sociale, dalla sanità all’assistenza?\r\nEvidentemente tutto questo non basta. La crescente competizione per l’accaparramento delle risorse, la continua e accelerata necessità di valorizzazione del capitale spingono verso l’amplificazione dei conflitti, sia aperti in forma di guerra sia sotterranei in forma di condizionamenti e ricatti.\r\nQuesto impone alle classi dirigenti, dominanti nello stesso schieramento borghese, di trovare assetti di potere più confacenti alle loro esigenze. Da qui i cambiamenti strutturali in corso, in Italia come altrove, per adeguare la macchina statale alle nuove incombenze.\r\nLa chiamata alle armi per l’affermazione del SI nel prossimo referendumistituzionale non è solo un passo necessario legato alle procedure di modifica costituzionale, ma è anche il tentativo di legare il più possibile al governo il favore popolare, oggi come oggi, particolarmente necessario in vista delle sfide che ci aspettano.\r\nE’ necessario quindi che anche in questa scadenza ci si mobiliti per mostrare la vera portata della partita in gioco, gli scenari e le ricadute che ci si prospetteranno se non si svilupperà una vera opposizione.\r\nVera opposizione, dunque, che significa ripresa del conflitto sociale su larga scala, azione diretta di massa, mobilitazione del mondo del lavoro, riappropriazione e controllo territoriale, rilancio della solidarietà internazionalista, superamento dei confini, pratiche di accoglienza reale dei profughi, antimilitarismo.\r\nAl di fuori di questo quale potrebbe essere un’opposizione in grado di mettere i bastoni tra le ruote dei manovratori? Non certo quella che si muove su un piano formale come quello della difesa della Costituzione nata dalla Resistenza. Al di la della retorica - che in realtà offende il partigianato, soprattutto nella sua componente sovversiva e rivoluzionaria – occorre ricordare che la Costituzione è nata dalla mediazione tra Democratici Cristiani, Comunisti, Socialisti e Liberali i quali ben si guardarono di fissare norme chiare e nette che potessero essere utilizzate dagli uni contro gli altri. Risultato: le più alte aspirazioni contenute nella Carta – che la rendono per alcuni la più bella del mondo – sono sempre risultate disattese, foglie di fico di un potere sempre arrogante e accaparratore. Solo ampi movimenti popolari, espressione di bisogni e volontà collettive, sono riusciti a modificare, nel tempo, gli assetti di potere, le strutture giuridiche e politiche del paese, non certo una mobilitazione di carta giocata sulla Carta.\r\nRicordando le frustrazioni seguite ai referendum vinti sull’onda di mobilitazioni significative e importanti, come quello contro la privatizzazione dell’acqua, o di battaglie di opinione come quello sul finanziamento pubblico ai partiti, ma vanificati dalle furberie della \u003Cmark>casta\u003C/mark>, i sinceri oppositori della riforma dovrebbero attenersi ad una visione realistica delle cose.\r\nLa vittoria del NO rappresenterebbe semplicemente un rallentamento dei processi in corso e probabilmente una rimessa in discussione degli equilibri governativi, ma a vantaggio di chi? Qualcuno sosteneva un tempo ‘grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente’. Ma oggi è così? Esiste un movimento reale in grado di essere protagonista nella crisi governativa e di imporre la propria agenda di trasformazione sulle cose che contano: salario, lavoro, casa, salute, scuola, guerra, immigrazione, ambiente, libertà individuali e collettive?\r\nOppure prevarrà la politica politicante, fatta sempre di deleghe, di capetti ambiziosi, di prevaricazioni e di corruttele?\r\nLa partecipazione alla campagna per il NO in realtà continua a rimanere nel solco della politica delegata, della fiducia nei meccanismi della democrazia parlamentare, sperando di rosicchiare margini di manovra all’interno della più generale crisi di sistema.\r\nIl ‘NO Sociale’ non sfugge a questa condizione, anche se le sue parole d’ordine puntano sulla possibilità di sviluppare una stagione di lotta a partire proprio dalla vittoria del NO. Non è la prima volta che si è opera per costruire un fronte di tutte le opposizioni sociali che metta insieme le espressioni più varie della conflittualità sociale, da quelle dell’autorganizzazione a quelle che hanno nelle pratiche delegate la loro sostanza, per farle convergere sul piano di una lotta che di fatto è tutta interna ai meccanismi istituzionali, avendo tra l’altro come ‘cobelligeranti’ le espressioni più becere della destra che ne annacquano la portata. I risultati nel passato si sono visti e credo che si ripeteranno, contribuendo ad un’ulteriore frustrazione complessiva dei soggetti coinvolti, i quali credendo di conseguire un obiettivo significativo in realtà fanno un favore alla nuova \u003Cmark>casta\u003C/mark> montante, quella che si ritrova nel Movimento 5 stelle.\r\nQuesto non vuol dire indifferentismo politico; non vuol dire che tutte le forme del potere sono eguali; sappiamo ben distinguere tra democrazia rappresentativa e dittatura; ma una vera battaglia contro le riforme in atto non può oggi assolutamente prescindere dall’assoluta necessità della ripresa del conflitto sociale che non può farsi condizionare da un dibattito che è centrale solo per un ceto politico preoccupato per la propria esistenza. Il contrapporsi tra ‘riforma’ e ‘conservazione’ vuole occultare la realtà delle forme di sfruttamento attuali, per favorire un loro ‘rinnovamento’ in funzione delle esigenze di ristrutturazione e di riorganizzazione dell’apparato statale alle prese con le emergenze dell’attuale sistema geopolitico mondiale.\r\nBisogna scegliere: o porsi a difesa di quel che resta della democrazia parlamentare, individuando in essa una residua barriera all’incalzare dell’autoritarismo montante, o imboccare decisamente la strada della lotta, interna ai corpi sociali con tutte le loro potenzialità e contraddizioni, in funzione di un progetto di società altra, da costruire giorno per giorno, fuori da ogni opportunismo politicista.\r\nA fronte di una politica che fa del parlamento e della governabilità il suo centro di interesse occorre contrapporre un pensiero ed un’azione che abbiano il loro punto di riferimento nella capacità di autoorganizzazione popolare; occorre contrapporre la proposta e la pratica del comunalismo, libertario e federativo, articolato sul territorio, dal semplice al complesso.\r\nSfuggire dai meccanismi della democrazia rappresentativa significa entrare nel concreto della critica del concetto stesso di maggioranza e minoranza, significa rifiutare la riproduzione, pura e semplice, dei rituali parlamentari negli stessi organismi rappresentativi dei lavoratori per dare invece prevalenza all’autoorganizzazione, alla lotta, al libero confronto delle idee.\r\nI rapporti di forza si sono sempre modificati con la lotta diretta e la via politica ha sempre rappresentato il disarmo della conflittualità sociale. Con questa consapevolezza ci tiriamo fuori dai ricatti agitati da quanti, a sinistra, sono alle prese con le pulsioni egemoniche di ceti politici trasformisti ed opportunisti, incapaci di produrre politiche realmente alternative, sul terreno economico, dell’occupazione, della riduzione d’orario, del degrado urbano e ambientale, della sanità, della scuola, ecc.\r\nAstenersi, non cadere nella trappola delle false alternative e del recupero elettorale, rafforzare le armi della critica intransigente, dell’organizzazione, del protagonismo sociale, dell’azione tra le classi sfruttate ed oppresse, vuol dire porre le basi per un’incisiva azione rivoluzionaria che colpisce, nel parlamentarismo, un sistema di governo che impone leggi e tasse, decise da una cerchia ristretta di privilegiati, indipendentemente dalla volontà degli elettori.\r\nAstenersi, per gli anarchici, vuol dire manifestare la volontà di non essere governati, vuol dire non rendersi corresponsabili dello sfruttamento e dell’oppressione, vuol dire volontà di una società di libere associazioni federate.\r\nMassimo Varengo in Umanità Nova\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",[501],{"field":115,"matched_tokens":502,"snippet":498,"value":499},[110],{"best_field_score":119,"best_field_weight":120,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":121,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},{"document":505,"highlight":518,"highlights":523,"text_match":117,"text_match_info":526},{"comment_count":47,"id":506,"is_sticky":47,"permalink":507,"podcastfilter":508,"post_author":509,"post_content":510,"post_date":511,"post_excerpt":53,"post_id":506,"post_modified":512,"post_thumbnail":513,"post_title":514,"post_type":308,"sort_by_date":515,"tag_links":516,"tags":517},"26129","http://radioblackout.org/podcast/ma-quale-musica-colta/",[],"outsidermusic","Con le serate dedicate al jazz, raccogliamo una duplice sfida: anzitutto verso l'”esterno”. Cerchiamo di riempire la sala, soddisfacendo i musicisti e gli spettatori, spendendo poco (o niente). Questa come sfida potrebbe già bastare da sola. Ma vorremmo che questa \"sfida\" fosse anche da \"dentro\". Tra di noi c'è sempre un certo umorismo quando si parla di jazz. E' una deformazione culturale che quei bastardi di critici e avvoltoi vari delle labels sono riusciti ad imporci. Si parla del jazz come di Socrate, o delle Piramidi, della lineare B, di cose autorevolissime e persino un po' inquietanti ma estremamente vecchie e noiose, riservate ad un pubblico di bavosi in grisaglia. E' come se il significato di questa musica, la sua comprensibilità, fossero rimaste intrappolate in un mondo a parte, appannggio di una casta di \"sacerdoti\" chiamati a spiegarla in termini più specifici del nostro semplice godimentio estetico.\r\nCon la musica jazz abbiamo un conto aperto, poiché troppo spesso, come ascoltatori, abbiamo messo la ragione davanti al cuore, i modelli culturali e qualsiasi altro metro di paragone possibile per decifrarla, cercando incessantemente di spostare l'ignoto sulla tavola dei comandi decifrabili. Errore! E' ora di rialzare le orecchie. Il Jazz NON E' musica colta riservata ad una casta di ottimati, ma sensazione, che tracima dall'anima e si trascrive, persino istantaneamente (senza spartiti, idee, preconcetti), in forme diversissime, comprensibili ed accessibili a tutti. Non è un caso che i primi a capirla siano i bambini, dotati di istinto più che cultura. Il jazz è amicizia, rispetto, talvolta simbiosi, che possono durare una vita. Il jazz è comunicazione, in tutte le forme possibili, interazione, linguaggio non scritto. Il jazz è un codice sonico infine semplice che nasce dalle musiche che abbiamo dentro. Esiste a prescindere da che cosa sia. Spiegarlo con gli strumenti razionali sarebbe noioso, stupido, inutile. Come fai a spiegare un fiore con il linguaggio della scienza, quando basta guardarlo e annusarlo per carpire almeno una parte del mistero naturale.\r\nHo visto recentemente Han Bennink spiegare la musica ad un gruppo di (attentissimi) bambini. Bennink, quasi 80 anni, elegantissimo mette un piede con scarpa sul rullante ed inizia a produrre un ritmo isterico e tribale alternando come superficie battente il suo piede appunto, e il rullante. “Da quando ho 6 anni suono le bacchette sulle scarpe, sul tavolo, sul formaggio”, dice Bennink. “La musica è dappertutto e nasce ogni volta che la chiamo, semrpe diversa”. Sorprendentemente nessun bambino ha fatto commenti del cazzo tipo \"ma non si suona così la batteria!\". Tutti hanno compreso il senso ultimo. Sono sicuro che molti, tra qualche anno, potranno ritrovare quel signore così alla mano. E' uno dei più grandi musicisti di questo secolo. Ma non ditelo a nessuno, potreste rovinare un segreto.\r\n5 dischi per prenderla diversamente, 5 percorsi intrecciati su strade solitarie, 5 idee di come tutto si sintetizzi in un'alchemia oscura che nessuno potrà mai spiegare con la ragione. Buon ascolto!!\r\nFrancois Tusques Intercommunal Free Dance Music Orchestra - Après La Marée Noire. Vers une Musique Bretonne Nouvelle\r\nLa marèe noire. Potrebe andare bene per descriverlo. Tusques e soci hanno costruito un'orchestrona free con scampoli del folklore bretone. Aggiungendo un pizzico di blues alle melodie antiche dell'oceano. Ricontestualizzando la bombarda come strumento da banda per quel suo suono vagamente \"a conchiglia\" hanno spostato l'asticella verso un passato semplice che deve assolutamente essere riscoperto prima che il mondo (dicevano, a ragione) venga spazzato via.\r\nPer una associazione gustativa a questa frase e a questo disco può valere come spiegazione questa immagine: Un gruppo di amici si riunisce a sera davanti a roquefort, burro salato, ostriche e birre rosse per parlare di come non sia poi così tanto lontano il passato.\r\nPeter Brotzmann Trio - Live at Hannover, Funkhaus des NDR 1974\r\nNon so se suonare un pianoforte da concerto con le chiavi di casa rientri nel concetto di musica contemporanea improvvisata. D'altronde non so nemmeno se quello fosse l'abbigliamento giusto per l'occasione e poi non si sa chi dia queste premi, chi stabilisca questi confini. Ad ogni modo una delle immagini più belle di quella stagione infinita è tutta nei 50 minuti di questo concerto. Ciò che Brotzmann intendeva con, Reaching the borders of music.\r\nIl concerto inizia con la storia delle chiavi, appunto. Fred Van hove a petto nudo che tortura un piano mentre bennink, suona un strumento autocostruito che ricorda qualcosa di primitivo, come un bastone pastorizio etrusco. Con respiro circolare, giusto anticipato da rapide fiammate, entra precisissimo anche Peter, così Han schiaffeggia le pelli e la locomotiva può partire.\r\nQuesto è un manifesto, più che alla musica, agli obiettivi ed agli istinti dell'uomo. E' una celebrazione, per quanto intima di un successo del secolo scorso, d'un'idea di libertà che da vicino ricorda le idee felici dell'anarchismo.\r\n\r\nJimmy Giuffre/Seteve Swallow/Paul Bley - Graz 1961\r\nQuanti piccoli segni di disturbo sulla pagina seriosa, come macchiette di vino su una camicia immacolata... perchè, non è vero che la storia del Jazz potrebbe essere scritta raccontando solo le pisciate fuori dal vaso?\r\nLa seconda fase della vita artistica di uno dei massimi geni del jazz contemporaneo è costellata da un meraviglioso abbandono melodico. Forse nel 1961 nessuno avrebbe potuto anticipare che queste meccaniche avrebbero scavalcato l'east river, finendo sulle labbra di Ayler e di lì in tutto il mondo con il nome di piuma di free jazz. E' una musica gentile, sempre aggrappata al clarinetto di Giuffrè, perfetto esecutore di melodie intricate che suggeriscono una leggera inquietudine. Un effetto simile alla leggera euforia dell'alcol, una brezza, una foglia caduta. Hic et Nunc destinato a durare per sempre. Vedesi i 3 di Ken Vandermark per capire quanto grande è stato questo silenzioso signore.\r\n\r\nMasayuki Takayanagi New Direction Unit - Live At Moers Festival [1980 2001 Blind Mice]\r\nJojo è stat un creativo ma prima ancora un coraggioso sperimentatore. Ci vuole poco perchè ti dicano \"masturbatore\", \"rumorista\", \"idiosincratico\". Questo a lui non lo potremmo mai dire, tanta è stata l'alternanza tra cool in acustico e sprazzi di rumore puro.\r\nAl prestigioso festival olandese questo quartetto di \"allievi delle tenebre\" porta l'esperienza della free music vista da Est, più l'inquietante e imitatissimo suono fatto di spasmi e contrazioni timbriche su fondo bruno. Se gli europei guardavano a gli afroamericani per superarli a destra, i giapponesi sfogliano antiche carte di riso, dove sono raccontate le incomprensibili regole dell'arte chiamata Onkyo. Un metodo di composizione istantanea tanto semplice quanto innovativo, chiedete ad Haino, per esempio, quanto questa musica sappia aprire varchi nelle tenebre, spostando grandi masse di note con una sensazione dinamica spaziale, ma su spazi chiusi e intasati che possono far pensare ad una minuscola pagoda. Takayanagi dal verso suo fa il samurai. Dice e non dice. Fino ad esplodere in una delle più belle polluzioni solistiche che mi ricordi, l'inquietante e licantropesca chiosa del concerto, affidata alla lunare \"subconscious lee\". Almeno una volta nella vita lo consiglio.\r\n\r\nMario Schiano con Ganelin Trio - A Concert in Moscow and Vilnius [1968]\r\nFile under appuntamenti al di là del muro.\r\nQuando il ministero per la propaganda rispose seccamente a Vladislav Ganelin che non era il caso che la Russia comunista fosse meglio degli americani anche nel jazz e nella musica d'avanguardia, ci azzeccò e di brutto.\r\nLa storia fu che Ganelin si trasferì a produrre dischi in Estonia, sperimentando una alchimia tutta sovietica che fondeva avanguardia e post-bop in una cornice radicalmente altra.\r\nSu questi nastri registrati tra Mosca e Vilnius ci sono diversi indizi storici. Ma per carpirli bisogna penetrare questo mistero e farsi trasportare, semplicemente, dai mood di Schiano e Ganelin. Artisti che facevano applaudire il pubblico prima del dovuto, musicisti immensi capaci di produrre melodie invincibili e rumori sfrenati, uomini capaci di giocare ad inventare mondi che non ci sono per sfuggire all'esistente. La censura, compreso il pericoloso movente sovversivo, farà il suo lavoro, finchè molti preziosi lavori non saranno recuperati da una ex spia russa di nome Leo Feigin e ristampati in cd.","13 Novembre 2014","2018-10-17 22:09:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/jacberrocal-200x110.jpg","Ma quale musica colta...",1415881806,[],[],{"post_content":519},{"matched_tokens":520,"snippet":521,"value":522},[110],"a parte, appannggio di una \u003Cmark>casta\u003C/mark> di \"sacerdoti\" chiamati a spiegarla","Con le serate dedicate al jazz, raccogliamo una duplice sfida: anzitutto verso l'”esterno”. Cerchiamo di riempire la sala, soddisfacendo i musicisti e gli spettatori, spendendo poco (o niente). Questa come sfida potrebbe già bastare da sola. Ma vorremmo che questa \"sfida\" fosse anche da \"dentro\". Tra di noi c'è sempre un certo umorismo quando si parla di jazz. E' una deformazione culturale che quei bastardi di critici e avvoltoi vari delle labels sono riusciti ad imporci. Si parla del jazz come di Socrate, o delle Piramidi, della lineare B, di cose autorevolissime e persino un po' inquietanti ma estremamente vecchie e noiose, riservate ad un pubblico di bavosi in grisaglia. E' come se il significato di questa musica, la sua comprensibilità, fossero rimaste intrappolate in un mondo a parte, appannggio di una \u003Cmark>casta\u003C/mark> di \"sacerdoti\" chiamati a spiegarla in termini più specifici del nostro semplice godimentio estetico.\r\nCon la musica jazz abbiamo un conto aperto, poiché troppo spesso, come ascoltatori, abbiamo messo la ragione davanti al cuore, i modelli culturali e qualsiasi altro metro di paragone possibile per decifrarla, cercando incessantemente di spostare l'ignoto sulla tavola dei comandi decifrabili. Errore! E' ora di rialzare le orecchie. Il Jazz NON E' musica colta riservata ad una \u003Cmark>casta\u003C/mark> di ottimati, ma sensazione, che tracima dall'anima e si trascrive, persino istantaneamente (senza spartiti, idee, preconcetti), in forme diversissime, comprensibili ed accessibili a tutti. Non è un caso che i primi a capirla siano i bambini, dotati di istinto più che cultura. Il jazz è amicizia, rispetto, talvolta simbiosi, che possono durare una vita. Il jazz è comunicazione, in tutte le forme possibili, interazione, linguaggio non scritto. Il jazz è un codice sonico infine semplice che nasce dalle musiche che abbiamo dentro. Esiste a prescindere da che cosa sia. Spiegarlo con gli strumenti razionali sarebbe noioso, stupido, inutile. Come fai a spiegare un fiore con il linguaggio della scienza, quando basta guardarlo e annusarlo per carpire almeno una parte del mistero naturale.\r\nHo visto recentemente Han Bennink spiegare la musica ad un gruppo di (attentissimi) bambini. Bennink, quasi 80 anni, elegantissimo mette un piede con scarpa sul rullante ed inizia a produrre un ritmo isterico e tribale alternando come superficie battente il suo piede appunto, e il rullante. “Da quando ho 6 anni suono le bacchette sulle scarpe, sul tavolo, sul formaggio”, dice Bennink. “La musica è dappertutto e nasce ogni volta che la chiamo, semrpe diversa”. Sorprendentemente nessun bambino ha fatto commenti del cazzo tipo \"ma non si suona così la batteria!\". Tutti hanno compreso il senso ultimo. Sono sicuro che molti, tra qualche anno, potranno ritrovare quel signore così alla mano. E' uno dei più grandi musicisti di questo secolo. Ma non ditelo a nessuno, potreste rovinare un segreto.\r\n5 dischi per prenderla diversamente, 5 percorsi intrecciati su strade solitarie, 5 idee di come tutto si sintetizzi in un'alchemia oscura che nessuno potrà mai spiegare con la ragione. Buon ascolto!!\r\nFrancois Tusques Intercommunal Free Dance Music Orchestra - Après La Marée Noire. Vers une Musique Bretonne Nouvelle\r\nLa marèe noire. Potrebe andare bene per descriverlo. Tusques e soci hanno costruito un'orchestrona free con scampoli del folklore bretone. Aggiungendo un pizzico di blues alle melodie antiche dell'oceano. Ricontestualizzando la bombarda come strumento da banda per quel suo suono vagamente \"a conchiglia\" hanno spostato l'asticella verso un passato semplice che deve assolutamente essere riscoperto prima che il mondo (dicevano, a ragione) venga spazzato via.\r\nPer una associazione gustativa a questa frase e a questo disco può valere come spiegazione questa immagine: Un gruppo di amici si riunisce a sera davanti a roquefort, burro salato, ostriche e birre rosse per parlare di come non sia poi così tanto lontano il passato.\r\nPeter Brotzmann Trio - Live at Hannover, Funkhaus des NDR 1974\r\nNon so se suonare un pianoforte da concerto con le chiavi di casa rientri nel concetto di musica contemporanea improvvisata. D'altronde non so nemmeno se quello fosse l'abbigliamento giusto per l'occasione e poi non si sa chi dia queste premi, chi stabilisca questi confini. Ad ogni modo una delle immagini più belle di quella stagione infinita è tutta nei 50 minuti di questo concerto. Ciò che Brotzmann intendeva con, Reaching the borders of music.\r\nIl concerto inizia con la storia delle chiavi, appunto. Fred Van hove a petto nudo che tortura un piano mentre bennink, suona un strumento autocostruito che ricorda qualcosa di primitivo, come un bastone pastorizio etrusco. Con respiro circolare, giusto anticipato da rapide fiammate, entra precisissimo anche Peter, così Han schiaffeggia le pelli e la locomotiva può partire.\r\nQuesto è un manifesto, più che alla musica, agli obiettivi ed agli istinti dell'uomo. E' una celebrazione, per quanto intima di un successo del secolo scorso, d'un'idea di libertà che da vicino ricorda le idee felici dell'anarchismo.\r\n\r\nJimmy Giuffre/Seteve Swallow/Paul Bley - Graz 1961\r\nQuanti piccoli segni di disturbo sulla pagina seriosa, come macchiette di vino su una camicia immacolata... perchè, non è vero che la storia del Jazz potrebbe essere scritta raccontando solo le pisciate fuori dal vaso?\r\nLa seconda fase della vita artistica di uno dei massimi geni del jazz contemporaneo è costellata da un meraviglioso abbandono melodico. Forse nel 1961 nessuno avrebbe potuto anticipare che queste meccaniche avrebbero scavalcato l'east river, finendo sulle labbra di Ayler e di lì in tutto il mondo con il nome di piuma di free jazz. E' una musica gentile, sempre aggrappata al clarinetto di Giuffrè, perfetto esecutore di melodie intricate che suggeriscono una leggera inquietudine. Un effetto simile alla leggera euforia dell'alcol, una brezza, una foglia caduta. Hic et Nunc destinato a durare per sempre. Vedesi i 3 di Ken Vandermark per capire quanto grande è stato questo silenzioso signore.\r\n\r\nMasayuki Takayanagi New Direction Unit - Live At Moers Festival [1980 2001 Blind Mice]\r\nJojo è stat un creativo ma prima ancora un coraggioso sperimentatore. Ci vuole poco perchè ti dicano \"masturbatore\", \"rumorista\", \"idiosincratico\". Questo a lui non lo potremmo mai dire, tanta è stata l'alternanza tra cool in acustico e sprazzi di rumore puro.\r\nAl prestigioso festival olandese questo quartetto di \"allievi delle tenebre\" porta l'esperienza della free music vista da Est, più l'inquietante e imitatissimo suono fatto di spasmi e contrazioni timbriche su fondo bruno. Se gli europei guardavano a gli afroamericani per superarli a destra, i giapponesi sfogliano antiche carte di riso, dove sono raccontate le incomprensibili regole dell'arte chiamata Onkyo. Un metodo di composizione istantanea tanto semplice quanto innovativo, chiedete ad Haino, per esempio, quanto questa musica sappia aprire varchi nelle tenebre, spostando grandi masse di note con una sensazione dinamica spaziale, ma su spazi chiusi e intasati che possono far pensare ad una minuscola pagoda. Takayanagi dal verso suo fa il samurai. Dice e non dice. Fino ad esplodere in una delle più belle polluzioni solistiche che mi ricordi, l'inquietante e licantropesca chiosa del concerto, affidata alla lunare \"subconscious lee\". Almeno una volta nella vita lo consiglio.\r\n\r\nMario Schiano con Ganelin Trio - A Concert in Moscow and Vilnius [1968]\r\nFile under appuntamenti al di là del muro.\r\nQuando il ministero per la propaganda rispose seccamente a Vladislav Ganelin che non era il caso che la Russia comunista fosse meglio degli americani anche nel jazz e nella musica d'avanguardia, ci azzeccò e di brutto.\r\nLa storia fu che Ganelin si trasferì a produrre dischi in Estonia, sperimentando una alchimia tutta sovietica che fondeva avanguardia e post-bop in una cornice radicalmente altra.\r\nSu questi nastri registrati tra Mosca e Vilnius ci sono diversi indizi storici. Ma per carpirli bisogna penetrare questo mistero e farsi trasportare, semplicemente, dai mood di Schiano e Ganelin. Artisti che facevano applaudire il pubblico prima del dovuto, musicisti immensi capaci di produrre melodie invincibili e rumori sfrenati, uomini capaci di giocare ad inventare mondi che non ci sono per sfuggire all'esistente. 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