","SUDAN CONTINUA LA STRAGE ANCHE NEL DARFUR .","post",1687799756,[63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/darfur/","http://radioblackout.org/tag/janjaweed/","http://radioblackout.org/tag/sudan/",[67,68,15],"Darfur","janjaweed",{"post_content":70,"post_title":74,"tags":78},{"matched_tokens":71,"snippet":72,"value":73},[67],"alla capitale El Geneina del \u003Cmark>Darfur\u003C/mark> occidentale tra il 24 aprile","Il Sultanato di Dar Masalit ha riferito che più di 5.000 persone sono state uccise e circa 8.000 sono rimaste ferite in 17 attacchi alla capitale El Geneina del \u003Cmark>Darfur\u003C/mark> occidentale tra il 24 aprile e il 12 giugno, escluse le violenze della scorsa settimana.I Masalit sono il gruppo etnico maggioritario nel \u003Cmark>Darfur\u003C/mark> occidentale. La loro dimora storica comprende un'area più ampia che comprende parti del Ciad orientale, con un sultano come capo tradizionale della comunità africana non araba.In una dichiarazione di ieri, il Sultanato ha descritto i continui attacchi a El Geneina e nelle aree circostanti come “pulizia etnica” e “genocidio”.Circolano filmati online di pile di corpi a El Geneina e alcuni sostengono che i cadaveri fossero usati come barricate. Tra le vittime ci sarebbero donne, bambini e anziani.Le testimonianze dei rifugiati confermano i resoconti della pulizia etnica e almeno tre organizzazioni hanno paragonato la violenza a El Geneina al genocidio ruandese.\r\n\r\nNell'indifferenza generale i massacri continuano anche nel \u003Cmark>Darfur\u003C/mark> e la tregua non è durata che pochi giorni mentre continua il flusso ininterrotto dei profughi sudanesi e i combattimenti si estendono anche nella regione del Kordofan ne parliamo con Matteo Palamidesse che scrive per Focus on Africa.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/INFO-260623-PALAMIDESSE-SUDAN.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":75,"snippet":77,"value":77},[76],"DARFUR","SUDAN CONTINUA LA STRAGE ANCHE NEL \u003Cmark>DARFUR\u003C/mark> .",[79,82,84],{"matched_tokens":80,"snippet":81},[67],"\u003Cmark>Darfur\u003C/mark>",{"matched_tokens":83,"snippet":68},[],{"matched_tokens":85,"snippet":15},[],[87,92,95],{"field":37,"indices":88,"matched_tokens":89,"snippets":91},[49],[90],[67],[81],{"field":93,"matched_tokens":94,"snippet":77,"value":77},"post_title",[76],{"field":96,"matched_tokens":97,"snippet":72,"value":73},"post_content",[67],578730123365712000,{"best_field_score":100,"best_field_weight":101,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":49,"score":102,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},"1108091339008",13,"578730123365711979",{"document":104,"highlight":130,"highlights":135,"text_match":138,"text_match_info":139},{"cat_link":105,"category":106,"comment_count":49,"id":107,"is_sticky":49,"permalink":108,"post_author":52,"post_content":109,"post_date":110,"post_excerpt":111,"post_id":107,"post_modified":112,"post_thumbnail":113,"post_thumbnail_html":114,"post_title":115,"post_type":60,"sort_by_date":116,"tag_links":117,"tags":124},[46],[48],"88913","http://radioblackout.org/2024/04/un-anno-di-guerra-in-sudan-morte-fame-e-macerie/","Sinora tutti tentativi di mediazione per fermare le ostilità tra i due generali, Mohamed Hamdan Dagalo “Hemetti”, leader delle Rapid Support Forces (RSF), gli ex janjaweed, e il de facto presidente e capo dell’esercito, Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, sono falliti.\r\nIn dodici mesi di lotta per il potere sono morte quasi 16 mila persone – cifra certamente sottostimata per la difficoltà di raccogliere dati accurati e in tempo reale – mentre gli sfollati sono oltre 9 milioni. I profughi, coloro che hanno cercato protezione nei Paesi confinanti, sono circa 1.500.000. Secondo le Nazioni Unite, il Sudan è oggi il Paese con il numero di sfollati più elevato al mondo e ben oltre la metà dei 45 milioni di abitanti del Paese soffre di grave insicurezza alimentare.\r\nDopo l’inizio dei combattimenti scoppiati il 15 aprile 2023 nella capitale del Sudan, la guerra si è estesa nel Darfur e in diverse altre zone, tra queste il Kordofan, il Nilo Blu e Merowe, città settentrionale vicina all’Egitto e al Nilo, dove si trovano importanti miniere d’oro e un aeroporto militare.\r\nLa guerra ha spinto il Darfur, già in ginocchio da conflitti mai risolti, in una posizione ancora più vulnerabile. Lì, le tribù arabe e non arabe, come i Masalit, hanno combattuto per le scarse risorse di terre e acqua per oltre 20 anni. Ora gli scontri hanno assunto una dimensione etnica.\r\nUn sempre crescente numero di testimonianze e documenti ha paragonato gli attacchi attuali a una pulizia etnica, aggressioni perpetrate da milizie arabe insieme a membri delle RSF. Khartoum è ormai solo un cumulo di macerie.\r\nIl sistema sanitario del Sudan è al collasso; difficile controllare persino l’espandersi di malattie come il morbillo e il colera. Le agenzie umanitarie hanno affermato che l’esercito limita l’accesso agli aiuti umanitari e che quel poco che riesce a passare è a rischio di saccheggio nelle aree controllate dagli uomini di Hemetti.\r\n\r\nE proprio in questi giorni Martin Griffiths, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, ha invitato la comunità internazionale ad “assumersi le proprie responsabilità” dopo un anno di conflitto devastante. “Come ho già detto, appena tre mesi dopo l’inizio del conflitto, il mondo non può ignorare l’eco dolorosa della storia. Ma in qualche modo abbiamo dimenticato l’indimenticabile. E le conseguenze di questo oblio sono imperdonabili”, ha sottolineato Griffith’s in un suo lungo comunicato.\r\nSulla scena sudanese operano anche i russi dell’Afrca Corps (ex Wagner), schierati a fianco di Hemetti, che è supportato anche dagli Emirati Arabi uniti e da Haftar, il signore della Cirenaica. Con Al Burhan ci sono mercenari ucraini.\r\nL’Italia, prima dell’inizio del conflitto aveva stretto accordi con Hemetti per il controllo dei flussi migratori, offrendo assistenza ed addestramento agli uomini del RSF.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Alberizzi di Africa Ex-press\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/2024-04-17-alberizzi-sudan.mp3\"][/audio]","17 Aprile 2024","","2024-04-17 16:19:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/sudan-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/sudan-300x200.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/sudan-300x200.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/sudan-1024x683.png 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/sudan-768x512.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/sudan.png 1300w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Un anno di guerra in Sudan: morte, fame e macerie",1713368876,[118,119,120,121,122,123,65],"http://radioblackout.org/tag/al-burhan/","http://radioblackout.org/tag/disastro-umanitario/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/guerra-civile-in-sudan/","http://radioblackout.org/tag/hemetti/","http://radioblackout.org/tag/rsf/",[18,125,126,127,128,129,15],"disastro umanitario","guerra","guerra civile in sudan","hemetti","rsf",{"post_content":131},{"matched_tokens":132,"snippet":133,"value":134},[67],"guerra si è estesa nel \u003Cmark>Darfur\u003C/mark> e in diverse altre zone,","Sinora tutti tentativi di mediazione per fermare le ostilità tra i due generali, Mohamed Hamdan Dagalo “Hemetti”, leader delle Rapid Support Forces (RSF), gli ex janjaweed, e il de facto presidente e capo dell’esercito, Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, sono falliti.\r\nIn dodici mesi di lotta per il potere sono morte quasi 16 mila persone – cifra certamente sottostimata per la difficoltà di raccogliere dati accurati e in tempo reale – mentre gli sfollati sono oltre 9 milioni. 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E’ un braccio di ferro per la conquista del potere.\r\nLe tensioni tra Abdel Fattah al-Burhan, presidente del Consiglio sovrano e il suo vice, Mohamed Hamdan Dagalo – Hemetti -, nonché leader di RSF, erano palpabili da tempo per divergenze sul calendario dell’integrazione nell’esercito regolare dei miliziani delle RSF, che probabilmente non vogliono per nulla essere integrati.\r\nI combattimenti scoppiati sabato tra le unità dell’esercito fedeli al presidente e l’RSF di Hemetti, sono i primi di questo tipo da quando i due si erano alleati per spodestare Omar Hassan al-Bashir nel 2019.\r\nVale la pena ricordare che entrambi avevano fatto parte dell’entourage di al Bashir, che hanno deposto per evitare di essere travolti dalla protesta popolare assieme a lui.\r\nDagalo, un tagliagole di provincia, distintosi per la ferocia delle sue truppe contro le popolazioni africane del Darfur, che uccidevano gli uomini, stupravano le donne e rapivano i bambini nei villaggi in cui entravano, ha acquisito enormi poteri e ricchezze.\r\nSecondo i media di casa nostra si tratterebbe di un golpe filorusso, vista la presenza nel paese di truppe mercenarie della Wagner legate al vicepresidente.\r\nIn realtà il quadro è molto più complesso, in un sistema di alleanze variabili su scala planetaria, dove ciascuno gioca in proprio e cambia spesso di fronte.\r\nIl governo del generale Al Burhan è sostenuto da gruppi e potenze che normalmente hanno altri schieramenti: dagli islamisti locali, dall’Egitto (che a casa propria combatte e perseguita gli islamisti), dagli Stati Uniti (che hanno combattuto gli islamisti in Afganistan ma si schierano con Burhan in Sudan), dalla Cina (che perseguita gli islamisti uiguri a casa propria) e dagli iraniani. Dagalo è sostenuto da alcune grosse grosse compagnie minerarie anche straniere, dai russi della Wagner, dall’Arabia saudita e dagli Emirati arabi uniti. Burhan e Dagalo sono entrambi alleati dell’Arabia saudita nella guerra in Yemen.\r\nIl quadro non è affatto lineare, perché in ballo ci sono interessi economici e di potenza non sempre facili da decifrare.\r\n\r\nI sette milioni di abitanti di Khartoum sono allo stremo, barricati in casa per il timore di essere bersaglio di pallottole vaganti. Molti sono sfollati o profughi, scappati da guerre o contrasti interni. Avevano sperato di aver finalmente trovato pace e sicurezza, di non dover rivivere tali momenti di angoscia.\r\nLa metropoli è sull’orlo di una catastrofe umanitaria: il suo già fragile sistema sanitario è vicino al collasso, mancano acqua e corrente ed è sempre più difficile reperire cibo e beni di prima necessità.\r\nAnche in altre parti del paese si combatte. A Niyala, nel Sud-Darfur, sono morti almeno 22 civili dall’inizio del conflitto. Tra domenica e lunedì sono stati saccheggiati gli uffici dei ministeri delle Finanze, degli Affari locali, dell’Istruzione e delle Dogane. Razziati anche gli uffici di UNICEF e di altre organizzazioni internazionali.\r\nEntrambe le fazioni hanno affermato oggi di aver guadagnato terreno, entrambi sostengono di avere il controllo del palazzo presidenziale, di radio e TV.\r\nTruppe in appoggio a Dagalo sono arrivate dal Ciad e dalla Libia\r\n\r\nIn Sudan ci sono, anche se la loro presenza è sempre stata minimizzata, anche truppe straniere. Avieri egiziani al confine con l’Egitto ma non solo.\r\nVa ricordato che ai miliziani janjaweed di Dagalo è stato affidato anche il compito del controllo delle frontiere, dell’immigrazione “illegale” e del traffico di esseri umani. L’Unione Europea si è impegnata a sostenere finanziariamente questo incarico e l’Italia invece ha varato un programma nascosto di addestramento dei tagliagole, inviando nel 2022 una missione segreta a Khartoum.\r\nIl 12 gennaio di quell’anno uno dei dirigenti del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), agenzia che dipende dalla presidenza del consiglio, il colonnello Antonio Colella, con quattro uomini fidatissimi e una donna apparentemente rappresentante di una NGO, ha incontrato il capo dei filibustieri, il generale Mohamed Hamdan Dagalo.\r\nIl loro compito è quello di impedire il passaggio dei migranti, usando i metodi già sperimentati in Darfur, con più soldi, materiale logistico e sostegno politico. La vicenda è divenuta di pubblico dominio quando è stata raccontata da Africa ExPress, che l’ha appresa grazie ai propri contatti nell’area di El Obeid, 400 chilometri a sud della capitale. All’interrogazione parlamentare del pentastellato Airola il governo non ha mai dato alcuna risposta.\r\nI militari di Dagalo venivano addestrati ad El Obeid e a Khartum, ma anche in Italia. É possibile che alcuni di loro siano ancora nel nostro paese.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Alberizzi di Africa ExPress\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/2023-04-18-alberizzi-sudan.mp3\"][/audio]","18 Aprile 2023","2023-04-18 15:30:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/230416-khartoum-al-0918-121b3c-e1681767617227-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/230416-khartoum-al-0918-121b3c-e1681767617227-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/230416-khartoum-al-0918-121b3c-e1681767617227-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/230416-khartoum-al-0918-121b3c-e1681767617227.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Golpe in Sudan. 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Anche l’emittente Al Arabiya, mostrando i video, parla di feriti. Questa mattina alcune fonti scrivevano di 7 morti.\r\nNei fatti le comunicazioni sono interrotte da ieri sera ed è quindi molto difficile avere notizie fresche e precise.\r\nIn Sudan, sin dagli anni Cinquanta c’era un ampio fronte laico, segnato dalla presenza di un grosso partito comunista. Gli islamisti erano, e rimangono una minoranza nel paese, ma hanno sempre tenuto salde le leve del potere economico, condizionando pesantemente gli esecutivi succedutisi nel paese. Il primo dittatore Nimeiri era un laico ma ha poi avuto una virata in senso islamista.\r\nBashir, l’uomo forte del Sudam dal 1989 al 2019, pur esssendo laico, ha preso il potere grazie all’appoggio del fondatore dei Fratelli musulmani sudanesi, Hassan al Surabi. Responsabile della guerra feroce nella regione del Darfur, Bashir è al contempo il fautore dell’indipendenza del Sud Sudan, dopo decenni di guerriglia. Cacciato grazie alle imponenti manifestazioni popolari del 2019, è stato sostituito da un governo di transizione costituito da civili e militari, sotto il pesante controllo dei militari.\r\nIl 17 novembre i militari avrebbero dovuto abbandonare la scena politica. Il colpo di stato del 25 ottobre è il segnale inequivocabile dell’indisponibilità a lasciare il controllo del paese in mano ai civili.\r\nDifficile prevedere cosa accadrà nei prossimi giorni e mesi. Molto dipenderà dalle piazza, che due anni fa, riuscirono ad imporre la fine della dittatura.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Alberizzi di Africa Express\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/2021-10-26-sudan-alberizzi.mp3\"][/audio]","26 Ottobre 2021","2021-10-26 14:59:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/sudan-e1635253130501-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"112\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/sudan-e1635253130501-300x112.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/sudan-e1635253130501-300x112.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/sudan-e1635253130501-1024x381.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/sudan-e1635253130501-768x286.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/sudan-e1635253130501.jpeg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Sudan. 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L’ultima che può raccontare la guerra ai migranti.\r\nBatteva bandiera di Gibilterra. Quando il ministro dell’interno italiano le intimò di portarvi i migranti raccolti in mare, Gibilterra le tolse la bandiera.\r\nTornata in mare con le insegne di Panama, la Aquarius è di nuovo senza bandiera. Chi non ha l’imprimatur di uno Stato non può navigare e tanto meno salvare dal mare chi sta affogando.\r\nMentre scriviamo la Aquarius sta facendo rotta su Marsiglia, dove spera di poter sbarcare i 58 profughi che ha a bordo.\r\nL’ultimo capitolo della guerra dei governi italiani a chi non accetta di lasciar morire le persone.\r\n\r\nMargherita Colarullo di “Medici senza Frontiere” è stata volontaria in tanti paesi sconvolti dalla guerra e dalle epidemie. In Iraq, Repubblica Centrafricana, Congo, Sud Sudan e a Lampedusa.\r\nLo scorso anno era sull’Aquarius.\r\nLe abbiamo chiesto di raccontarci le persone che ha incontrato, quelle cui il viaggio ha macinato la vita, quelle che nonostante tutto, ce la faranno.\r\nPiccole storie, simili e insieme diverse, che ci restituiscono uomini, donne, ragazzi e ragazze in carne ed ossa, ciascuno con i propri percorsi, aspirazioni, paure, desideri, sguardi sul mondo.\r\nI ragazzi con segni di vecchie ferite da arma da fuoco al piede, una punizione diffusa, nei campi libici, la ragazzina rimasta per due anni prigioniera in Libia, senza più voce per i continui stupri subiti, i somali e gli eritrei ridotti a scheletri senza forze, il chirurgo siriano e il ragazzo del Darfur, unico sopravvissuto ad un massacro.\r\n\r\nAscolta la diretta con Margherita Colarullo:\r\n\r\n2018 09 25 Margherita Aquarius","25 Settembre 2018","2018-09-30 10:43:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/09/margherita-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/09/margherita-1-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/09/margherita-1-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/09/margherita-1-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/09/margherita-1-1024x768.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Aquarius. 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I migranti si sono organizzati, rifiutano di consumare i pasti distribuiti all'interno del centro- con cibo peraltro molto scadente, secondo le leggi del profitto che sole imperano nell'hot spot, e tengono la piazza per cercare di prendere la parola contro il sistema che li reclude, detiene e blocca, peraltro in condizioni disumane.\r\n\r\nDi seguito il comunicato scritto dai migranti e diffuso l'altro ieri con l'aiuto di alcuni solidali sull'isola:\r\n\r\nNoi siamo profughi/rifugiati siamo venuti qui perché scappiamo dai nostri paesi in guerra, i paesi da cui proveniamo sono Somalia, Eritrea, Darfur (Sudan), Yemen, Etiopia. Il trattamento che riceviamo nel campo di Lampedusa è inumano (ci sono stati anche casi di maltrattamento per il forzato rilascio delle impronte digitali da parte delle forze dell’ordine). Se non lasciamo le impronte gli operatori della gestione del centro sono aggressivi verbalmente e fisicamente nei nostri confronti, ci sono discriminazioni per la distribuzione dei pasti e ci vietano di giocare a pallone nel cortile. I materassi sono bagnati dall’acqua che esce dai bagni e questo può causarci anche malattie.\r\nCi sono minori, donne incinte e persone con problemi di salute che non ricevono le cure adeguate.\r\n\r\nSiamo a Lampedusa, chi, da 2 mesi, chi, da 4 mesi.\r\nFinché non ci daranno la possibilità di andare via da questa prigione in un luogo in cui ci sono condizioni di vita più dignitose ci rifiuteremo di dare le impronte.\r\nSiamo venuti per il bisogno di libertà, umanità e pace che pensavamo ci fosse in Europa.\r\nNon vogliamo essere rinchiusi in una prigione senza aver commesso reato, vogliamo una vita più dignitosa e provare ad avere protezione dato che scappiamo da situazioni che ci mettono in condizioni di rischiare la vita.\r\nLasciare le impronte in queste condizioni non ci lascia la libertà delle nostre scelte future come ad esempio potersi ricongiungere ai propri familiari o comunità già presenti negli altri paesi.\r\n\r\nVOGLIAMO ANDARE VIA DA LAMPEDUSA PER AVERE LA PROTEZIONE CHE CERCHIAMO SCAPPANDO DAI NOSTRI PAESI. MOLTI DI NOI SONO IN SCIOPERO DELLA FAME E DELLA SETE E NON SMETTERANNO FINCHÈ NON SARANNO SODDISFATTE LE NOSTRE RICHIESTE.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta con Giacomo, del collettivo Askavusa, da Lampedusa:\r\n\r\nUnknown","9 Maggio 2016","2016-05-12 12:23:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/lampedusa-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"275\" height=\"183\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/lampedusa.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Lampedusa: la protesta dei migranti contro l'hot spot",1462796082,[],[],{"post_content":247},{"matched_tokens":248,"snippet":249,"value":250},[67],"cui proveniamo sono Somalia, Eritrea, \u003Cmark>Darfur\u003C/mark> (Sudan), Yemen, Etiopia. 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da questo primo spunto si è sviluppata una disamina che ha coinvolto il Pakistan, con il quale l'Arabia Saudita ha stipulato un accordo di reciproco supporto in caso di aggressione, la centralità della spianata nei livelli di provocazione dell'entità ebraica, il dilettantismo trumpiano, finendo con rievocare la distruzione di vestigia e tradizioni culturali perpetrate dall'esercito americano nel recente passato, con lo stesso spregio coloniale e supponente dell'Idf, partendo dal presupposto di detenere il monopolio della cultura di riferimento.\r\nPer contiguità con la regione mediorientale abbiamo proseguito nella carrellata di conflitti che costellano il pianeta, attraversando Bab-al Mandab, ed è toccato a Matteo Palamidesse accompagnarci tra le divisioni armate dell'Africa orientale, dove l'attivazione della diga etiope Gerd sul Nilo Azzurro funge da pretesto per alimentare le divisioni etniche, le rivendicazioni di indipendenza e i campi contrapposti appoggiati da potenze straniere, coinvolgendo il territorio del Corno d'Africa ed estendendosi fino all'assedio di stampo medievale attuato dalle Rsf di Dagalo su Al Fashir nell'Est del Sudan, dove si consumano stragi quotidiane, l'ultima delle quali è avvenuta con un drone su una moschea che ha causato 75 morti poche ore dopo il racconto di Matteo ai nostri microfoni.\r\nL'elenco di conflitti, proteste e insurrezioni è poi proseguito in Sudest asiatico con Emanuele Giordana, che ci ha illustrato gli intrighi, collegati agli interessi delle scam city e del mondo dell'azzardo per quel che riguarda le scaramucce tra Thailandia e Cambogia e che hanno portato a un rivolgimento politico rischioso per la tradizionale suscettibilità dei militari thai, sempre pronti a sciogliere la conduzione democratica del paese, ora in mano a una nuova coalizione anodina condotta da Anutin Charnvirakul con l'appoggio esterno del Partito popolare (ex Move Forward), dopo la destituzione della famiglia Shinawatra; sempre con il reporter esperto delle questioni estremo orientali abbiamo poi raggiunto il Nepal dove si è assistito a un nuovo episodio delle rivolte della macroarea nell'ultimo anno (dopo Bangla Desh e Sri Lanka) che hanno portato alla destituzione del governo corrotto filocinese; senza tralasciare il pugno di ferro di Prabowo che riprende la tradizione repressiva dell'Indonesia.\r\nLa lunga puntata si è conclusa in Latinamerica con Andrea Cegna inseguendo altri venti di guerra, anche questi scatenati dall'Impero americano in declino: le War on Drugs di nixoniana memoria, ripristinate dall'amministrazione Trump come pretesto per colpire i nemici del cortile di casa; così si è parlato di quale sia il significato ancora del regime bolivariano in Venezuela, ma anche del contrasto in Caribe e quale ruolo svolga il Mexico di Scheinbaum, riservandoci di affrontare tra un mese le alterne fortune del neoliberismo nel mondo latinoamericano, in particolare quello incarnato da Milei che ha subito sì una sonora sconfitta a Buenos Aires, ma in ottobre per le elezioni del Parlamento può ambire a un numero maggiore di rappresentanti eletti tra le sue file.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nOil non olet\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/3iOadt0OjeBCBS2wCkHYV6?si=2mNA3bJ4QpaubkOL24hdvg\r\n\r\nSi sono sprecati tutti gli aggettivi più vieti possibili per esprimere indignazione per l’efferatezza delle operazioni militari di Idf agli ordini politici del governo fascista di Netanyahu, sempre rispettando il diritto di Israele a perpetuare un genocidio in quanto popolo eletto, ma di fronte alla sorpresa per il bombardamento della delegazione riunita a valutare proposte di “pace” nel territorio sovrano del Qatar, una nazione filoamericana che ospita la più grossa base statunitense nel Sudovest asiatico e ha regalato l’aereo presidenziale come omaggio al nuovo imperatore, sono venute meno le inani riprovazioni e i vicini sauditi si sono rivolti al Pakistan in cerca di ombrello nucleare e protezione. La credibilità dell’amministrazione Trump è scomparsa del tutto e il volto mascherato di sangue dello Stato ebraico è apparso improvvisamente con i suoi veri connotati al mondo arabo, che ha sempre abbandonato le genti di Palestina al loro destino sacrificale, in cambio di affari.\r\nIl raid israeliano a Doha ha superato il perimetro del conflitto con Hamas: ha squassato regole non scritte, infranto la logica del territorio mediatore, e messo in discussione l’intero schema di alleanze della diplomazia araba, quella stessa che ha permesso al Mossad le peggiori turpitudini e fornito appoggio per operazioni nell'area contro gli avversari di Israele, che con il suo istinto da scorpione ha punto persino il proprio cavallo di Troia nella regione. Il Qatar, lungi dall’essere un bersaglio secondario, entra nella storia come simbolo della frattura tra potenza militare israeliana e coesione regionale arabo-americana, dando spazio a una alleanza di nuovo stampo con una potenza nucleare che fa parte della Belt Road cinese e si approvvigiona da Pechino per i suoi ordigni, come la filosionista India si è accorta nell'ultimo conflitto di pochi mesi fa.\r\nForse ora tutti si accorgeranno che la volontà di cancellazione di ogni traccia di vita e cultura araba dal territorio della Israele biblica coinvolge anche le vestigia e le tradizioni mondiali, ma questo risultato è stato possibile perché tutto ciò che stanno perpetrando i sionisti è già stato sperimentato dai governi di Washington, per esempio in Iraq, dove sono state ridotte in briciole dallo spregio dell’esercito americano testimonianze artistiche e culturali millenarie. Questo è reso possibile dalla presunzione che l’unica vera cultura sia quella ebraico-cristiana e tutti gli altri sono semplici colonizzati senza cultura propria.\r\nQuesti sono i prodromi perché quando gli invasati come Smotrich e Ben Gvir picconeranno la moschea di Gerusalemme, come già hanno cominciato a fare, Al-Aqsa sarà la soglia oltre alla quale la hybris ebraica renderà conto dei suoi abusi, perché la rivolta a quel punto non coinvolgerà solo i milioni di palestinesi, ma i miliardi di musulmani. E gli accordi finanziari, gli interessi per i resort progettati su una Striscia di concentramento e sterminio nulla potranno di fronte alla rivendicazione culturale delle masse oltraggiate dall’impunità israeliana.\r\nGià la trasferta di Rubio a Doha si è risolta in un fallimento: nonostante il giorno prima la riunione dei paesi coinvolti avesse balbettato, come una qualunque Unione europea, L’emiro Tamim ha chiesto i risarcimenti per i danni causati nel bombardamento israeliano su Doha, le scuse ufficiali e l’impegno di Netanyahu a non ripetere più la sua prepotenza e soprattutto di bloccare le uccisioni di innocenti a Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Oil-non-olet-in-Qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAltri temi inerenti all'aggressione colonialista israeliana degli ultimi 80 anni si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\nIrresolubili contrasti che trovano nell'acqua del Nilo pretesti per perpetuarsi\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dalla-diga-sul-nilo-all-assedio-di-al-fashir-conflitti-in-africa-orientale--67835929\r\n\r\nFinalmente a inizio settembre si è inaugurata Gerd, la grande diga sul Nilo Azzurro voluta da Ahmed e che non solo approvvigionerebbe Etiopia, Sudan, Kenya e Gibuti di energia elettrica, ma coprirebbe il 20% dei consumi dell’Africa orientale. In questo anno in cui il bacino idrico si è andato riempiendo i dati dimostrano che questo non è avvenuto a detrimento dei paesi a valle, eppure i motivi di attrito con l’Egitto non scemano e anzi si dispiegano truppe del Cairo in Somalia, evidenziando alleanze e divisioni legate ad altri dossier, quali lo sbocco al mare in Somaliland (proprio la regione che per essere riconosciuta da Usa e Israele è disposta a ospitare i gazawi deportati) per Addis Abeba, o gli scontri interetnici sia a Nord in Puntland, che nel Jubbaland a Sud. Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città del Darfur ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo del dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . Le cause delle crisi che stanno attraversando alcuni paesi asiatici hanno le loro radici in un sistema di potere autoritario che nega le legittime aspirazioni delle nuove generazioni a una partecipazione concreta alle scelte che condizionano il loro futuro. La crisi economica, le distorsioni nello sviluppo eredità del colonialismo, l'iniqua distribuzione delle risorse, la corruzione imperante, le smodate ricchezze esibite da élite predatorie, l'ingombrante presenza dei militari nella vita politica ed economica, la disoccupazione giovanile e la mancanza di prospettive sono tratti comuni in paesi come la Thailandia, l'Indonesia e con caratteristiche più peculiari il Nepal. Sono paesi dove i giovani sono la maggioranza ma le loro richieste di cambiamento sono state compresse e represse per molto tempo e dove hanno trovato uno sbocco elettorale come in Thailandia i poteri conservatori e legati alla monarchia hanno invalidato l'esito elettorale. La chiamano la generazione \"z\" ma a prescindere dalle definizioni queste rivolte sono il sintomo di una forte richiesta di cambiamento del modello di accumulazione che ha contraddistinto la tumultuosa crescita dei paesi asiatici. Questa spinta generazionale ancora non riesce a trasformarsi in un articolato progetto politico ma sta mettendo in discussione fortemente un modello di società che ormai non garantisce né crescita né uguaglianza, le rivolte si stanno espandendo e chissà che dall'Asia arrivi anche in Europa questo virus benefico.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/i-giovani-scuotono-l-asia-dalla-crisi-politica-thai-alle-rivolte-in-nepal-ed-indonesia--67824026\r\n\r\nAltri temi inerenti alla geopolitica estremorientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-GIORDANA-18092025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTrump ringhia contro il Venezuela agitando lo spettro della guerra alla droga.\r\n\r\nTrump si rivolge verso il \" patio trasero\" yankee con molta più frequenza ed aggressività delle precedenti amministrazioni anche repubblicane. L'impero declinante ha perso importanti posizioni in America Latina nel confronto con il competitor cinese e quindi ora Washington si atteggia a \" terminator\" nella strategia della lotta antidroga ,alibi per eccellenza fin dai tempi di Nixon per mascherare le ingerenze nordamericane. Il target è il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante Maduro, comunque eccezione pur con le sue contraddizioni a causa di un modello economico redistributivo verso il basso che non trova più seguaci nella regione . Rimasto prigioniero delle logiche di capitalismo estrattivo il Venezuela di Maduro resiste anche per l'inefficacia di un'opposizione poco credibile ed asservita agli interessi statunitensi, preda ambita per le sue riserve petrolifere.\r\nIl narcotraffico costituisce la copertura per l'interventismo nordamericano che ricorda la versione 2.0 della dottrina Monroe, ma il destino manifesto è duro da affermare in un continente sempre più autonomo dai legami con l'ingombrante vicino e legato ad interessi economici ed investimenti cinesi.\r\n\r\nNe parliamo con Andrea Cegna, giornalista e conoscitore dell'America Latina\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-ringhia-contro-il-venezuela-agitando-lo-spettro-della-guerra-alla-droga--67855661\r\n\r\nPer ripercorrere i sentieri fin qui percorsi con i popoli latinos, si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-18092025-CEGNA.mp3\"][/audio]","20 Settembre 2025","2025-09-22 23:43:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 18/09/2025 - LA SVOLTA DELL'ATTACCO SIONISTA A DOHA; 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Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città del \u003Cmark>Darfur\u003C/mark> ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo del dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . 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L'impero declinante ha perso importanti posizioni in America Latina nel confronto con il competitor cinese e quindi ora Washington si atteggia a \" terminator\" nella strategia della lotta antidroga ,alibi per eccellenza fin dai tempi di Nixon per mascherare le ingerenze nordamericane. Il target è il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante Maduro, comunque eccezione pur con le sue contraddizioni a causa di un modello economico redistributivo verso il basso che non trova più seguaci nella regione . Rimasto prigioniero delle logiche di capitalismo estrattivo il Venezuela di Maduro resiste anche per l'inefficacia di un'opposizione poco credibile ed asservita agli interessi statunitensi, preda ambita per le sue riserve petrolifere.\r\nIl narcotraffico costituisce la copertura per l'interventismo nordamericano che ricorda la versione 2.0 della dottrina Monroe, ma il destino manifesto è duro da affermare in un continente sempre più autonomo dai legami con l'ingombrante vicino e legato ad interessi economici ed investimenti cinesi.\r\n\r\nNe parliamo con Andrea Cegna, giornalista e conoscitore dell'America Latina\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-ringhia-contro-il-venezuela-agitando-lo-spettro-della-guerra-alla-droga--67855661\r\n\r\nPer ripercorrere i sentieri fin qui percorsi con i popoli latinos, si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-18092025-CEGNA.mp3\"][/audio]",[309],{"field":96,"matched_tokens":310,"snippet":306,"value":307},[67],{"best_field_score":140,"best_field_weight":141,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":49,"score":142,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},{"document":313,"highlight":326,"highlights":331,"text_match":138,"text_match_info":334},{"comment_count":49,"id":314,"is_sticky":49,"permalink":315,"podcastfilter":316,"post_author":317,"post_content":318,"post_date":319,"post_excerpt":111,"post_id":314,"post_modified":320,"post_thumbnail":321,"post_title":322,"post_type":297,"sort_by_date":323,"tag_links":324,"tags":325},"96797","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-27-03-2025-le-forze-armate-cinesi-si-rinnovano-la-groenlandia-vista-dal-di-dentro-sudan-lesercito-si-riprende-khartoum/",[264],"radiokalakuta","Bastioni di Orione si confronta con Simone Dossi direttore di Orizzonte Cina che si occupa di sicurezza e forze armate in Cina, a proposito del rinnovamento delle forze armate cinesi che hanno mostrato i nuovi caccia invisibili di sesta generazione e la strategia militare di Pechino verso la sua periferia. Le forze armate cinesi hanno attraversato una profonda trasformazione negli ultimi decenni dagli anni '80 sia per quello che concerne la dottrina militare sia l'organizzazione. E' mutato il ruolo dell'Esercito di liberazione che nasce nel 1927 come esercito del partito a protezione dalla sovversione per poi estendere le sue attività contro le minacce esterne. Dopo Tienanmen L'Esercito di liberazione lascia il compito della sicurezza interna ad altri apparati per concentrarsi nel controllo delle zone dove la Cina ha interessi particolari .Gli interessi essenziali da difendere vengono collocati nella periferia intesa come tutto ciò che sta intorno alla Cina ,ma a differenza degli U.S.A. con una proiezione selettiva e non globale. La leva militare è solo uno strumento e non il piu' importante per contribuire al mantenimento dell'ordine internazionale e modificarlo in base ai propri interessi attraverso lo sforzo della diplomazia . La sfida tecnologica è considerata dai vertici militari un elemento cruciale e la dottrina cinese è concentrata sul concetto di guerra informatizzata con un coinvolgimento anche del settore civile in questo processo di modernizzazione delle forze armate. Pechino si presenta come il pilastro della stabilità dell'ordine internazionale nella sua dimensione economica cercando di recuperare un rapporto commerciale con l'Europa sconcertata dalle politiche aggressive di Trump ,forte del volano delle industrie statali ancora prevalenti nell'ecosistema economico cinese.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/4rtkQThKyjnHzrkZ9zSBNK?si=ucxQAd1oQBqYnUwYnOlvKw\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-27032025-DOSSI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nCon Fabrizio Barzanti ,musicista del gruppo reggae \"Sauwestari\" che vive in Groenlandia da decenni, proviamo a dare uno sguardo dall'interno a questa isola enorme oggetto delle attenzioni non molto gradite della nuova amministrazione statunitense . Fabrizio ci racconta di un sentimento antiamericano sempre piu' diffuso fra la popolazione inuit ,già sottoposta ad un violento processo di colonizzazione da parte danese fin dal 1721. La dinamica coloniale si ripresenta con le pretese di sfruttamento delle risorse minerarie e la minaccia di annessione espresse in maniera virulenta da Trump , inoltre gli Stati Uniti già hanno una base militare nell'isola . La colonizzazione danese ha portato all'emarginazione del popolo nativo inuit ,al suo inurbamento forzato, alla sterilizzazione di massa delle donne inuit, l'uso dell'alcol per anestetizzare i nativi, la rottura degli stili di vita tradizionali legati ai cicli naturali ,la soppressione delle figure che rivestivano un ruolo preminente come gli sciamani . Già qualche anno fa ci fu un movimento di protesta contro lo sfruttamento delle miniere di uranio , il riscaldamento globale sta portando ad un significativo cambiamento del clima che sta incidendo profondamente sull'equilibrio ambientale favorendo le politiche estrattiviste sostenute dagli interessi americani.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6EwBZOAurQIoTYK01AcWRu?si=lElKQ5iCSd2dvUeHoyO6hA\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-27032025-GROENLANDIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Palamidesse che scrive su Focus on Africa, parliamo della situazione in Sudan dove l'esercito ha ripreso Khartoum cristalizzando una spartizione di fatto del paese con il Darfur in mano alle RSF di Emmeti e il nord in mano all'esercito .Si susseguono i massacri di civili come avvenuto a Tora nel Darfur settentrionale dove l'esercito ha bombardato un mercato pieno di gente e si contano almeno 300 morti e un numero imprecisato di feriti. I successi di questi giorni sono dovuti anche allo spostamento di truppe e mezzi nella capitale, da zone in cui non si aveva la capacità militare di sfondare le linee delle milizie. Ma la guerra non è affatto finita. Le RSF difficilmente arretreranno dal Darfur, nella regione godono di un buon supporto militare, anche da parte di altri attori regionali, hanno l’appoggio di alcuni clan, controllano gran parte del territorio. Le infrastrutture del Paese sono andate completamente distrutte, le comunicazioni sono ormai totalmente interrotte, migliaia di sfollati ogni giorno cercano di trovare un rifugio ,la situazione umanitaria è sempre piu' drammatica.\r\n\r\nAnche nel Sud Sudan la situazione è sempre più tesa ,il 27 marzo l’opposizione sudsudanese ha annunciato l’abrogazione dell’accordo di pace del 2018 in Sud Sudan dopo l’arresto del vicepresidente Riek Machar, che era ai ferri corti con il presidente Salva Kiir, mentre le Nazioni Unite temono una ripresa della guerra civile. Il Sud Sudan, che ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan nel 2011, è ancora in preda a una cronica instabilità dopo una guerra civile che ha visto contrapporsi le forze di Kiir e Machar tra il 2013 e il 2018. Al termine del conflitto, che ha causato circa 400mila morti e quattro milioni di sfollati, le parti avevano firmato un fragile accordo di condivisione del potere.\r\n\r\nIntanto nel Tigray l'occupazione degli uffici governativi ha portato il presidente dell’amministrazione ad interim Getachew Reda a parlare pubblicamente di un tentativo di rovesciamento dell’amministrazione da parte di un gruppo di leader politici e funzionari militari, in combutta con il governo eritreo.I timori di un nuovo conflitto sono emersi nelle ultime settimane dopo che l’Eritrea avrebbe ordinato una mobilitazione militare a livello nazionale e l’Etiopia ha schierato truppe verso il loro confine. Il presidente ad interim è fuggito ad Addis Abeba e Ahmed ,il presidente etiope,ha rimosso Getachew Reda provocando la reazione del governo tigrino. Le politiche accentratrici di Ahmed stano destabilizzando lo stato multinazionale etiope ,provocando una situazione di conflitto che ha già coinvolto pesantemente il Tigray e la regione Afar con il coinvolgimento eritreo.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/3nLRfgHgMoKy1QI59KGYs1?si=e5aoDFKGTaWVWV8htM2kjg\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-27032025-PALAMIDESSE.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\"La sempre più ampia estensione del Grande conflitto in Corno d’Africa\".\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","30 Marzo 2025","2025-04-04 16:34:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-3-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 27/03/2025- LE FORZE ARMATE CINESI SI RINNOVANO -LA GROENLANDIA VISTA DAL DI DENTRO-SUDAN L'ESERCITO SI RIPRENDE KHARTOUM",1743378585,[300],[272],{"post_content":327},{"matched_tokens":328,"snippet":329,"value":330},[67],"fatto del paese con il \u003Cmark>Darfur\u003C/mark> in mano alle RSF di","Bastioni di Orione si confronta con Simone Dossi direttore di Orizzonte Cina che si occupa di sicurezza e forze armate in Cina, a proposito del rinnovamento delle forze armate cinesi che hanno mostrato i nuovi caccia invisibili di sesta generazione e la strategia militare di Pechino verso la sua periferia. Le forze armate cinesi hanno attraversato una profonda trasformazione negli ultimi decenni dagli anni '80 sia per quello che concerne la dottrina militare sia l'organizzazione. E' mutato il ruolo dell'Esercito di liberazione che nasce nel 1927 come esercito del partito a protezione dalla sovversione per poi estendere le sue attività contro le minacce esterne. Dopo Tienanmen L'Esercito di liberazione lascia il compito della sicurezza interna ad altri apparati per concentrarsi nel controllo delle zone dove la Cina ha interessi particolari .Gli interessi essenziali da difendere vengono collocati nella periferia intesa come tutto ciò che sta intorno alla Cina ,ma a differenza degli U.S.A. con una proiezione selettiva e non globale. La leva militare è solo uno strumento e non il piu' importante per contribuire al mantenimento dell'ordine internazionale e modificarlo in base ai propri interessi attraverso lo sforzo della diplomazia . La sfida tecnologica è considerata dai vertici militari un elemento cruciale e la dottrina cinese è concentrata sul concetto di guerra informatizzata con un coinvolgimento anche del settore civile in questo processo di modernizzazione delle forze armate. Pechino si presenta come il pilastro della stabilità dell'ordine internazionale nella sua dimensione economica cercando di recuperare un rapporto commerciale con l'Europa sconcertata dalle politiche aggressive di Trump ,forte del volano delle industrie statali ancora prevalenti nell'ecosistema economico cinese.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/4rtkQThKyjnHzrkZ9zSBNK?si=ucxQAd1oQBqYnUwYnOlvKw\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-27032025-DOSSI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nCon Fabrizio Barzanti ,musicista del gruppo reggae \"Sauwestari\" che vive in Groenlandia da decenni, proviamo a dare uno sguardo dall'interno a questa isola enorme oggetto delle attenzioni non molto gradite della nuova amministrazione statunitense . Fabrizio ci racconta di un sentimento antiamericano sempre piu' diffuso fra la popolazione inuit ,già sottoposta ad un violento processo di colonizzazione da parte danese fin dal 1721. La dinamica coloniale si ripresenta con le pretese di sfruttamento delle risorse minerarie e la minaccia di annessione espresse in maniera virulenta da Trump , inoltre gli Stati Uniti già hanno una base militare nell'isola . La colonizzazione danese ha portato all'emarginazione del popolo nativo inuit ,al suo inurbamento forzato, alla sterilizzazione di massa delle donne inuit, l'uso dell'alcol per anestetizzare i nativi, la rottura degli stili di vita tradizionali legati ai cicli naturali ,la soppressione delle figure che rivestivano un ruolo preminente come gli sciamani . Già qualche anno fa ci fu un movimento di protesta contro lo sfruttamento delle miniere di uranio , il riscaldamento globale sta portando ad un significativo cambiamento del clima che sta incidendo profondamente sull'equilibrio ambientale favorendo le politiche estrattiviste sostenute dagli interessi americani.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6EwBZOAurQIoTYK01AcWRu?si=lElKQ5iCSd2dvUeHoyO6hA\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-27032025-GROENLANDIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Palamidesse che scrive su Focus on Africa, parliamo della situazione in Sudan dove l'esercito ha ripreso Khartoum cristalizzando una spartizione di fatto del paese con il \u003Cmark>Darfur\u003C/mark> in mano alle RSF di Emmeti e il nord in mano all'esercito .Si susseguono i massacri di civili come avvenuto a Tora nel \u003Cmark>Darfur\u003C/mark> settentrionale dove l'esercito ha bombardato un mercato pieno di gente e si contano almeno 300 morti e un numero imprecisato di feriti. 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Al termine del conflitto, che ha causato circa 400mila morti e quattro milioni di sfollati, le parti avevano firmato un fragile accordo di condivisione del potere.\r\n\r\nIntanto nel Tigray l'occupazione degli uffici governativi ha portato il presidente dell’amministrazione ad interim Getachew Reda a parlare pubblicamente di un tentativo di rovesciamento dell’amministrazione da parte di un gruppo di leader politici e funzionari militari, in combutta con il governo eritreo.I timori di un nuovo conflitto sono emersi nelle ultime settimane dopo che l’Eritrea avrebbe ordinato una mobilitazione militare a livello nazionale e l’Etiopia ha schierato truppe verso il loro confine. Il presidente ad interim è fuggito ad Addis Abeba e Ahmed ,il presidente etiope,ha rimosso Getachew Reda provocando la reazione del governo tigrino. 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Una regione ricca di materie prime ma occupata dalla coltivazione della coca e da laboratori per la produzione ,dove lo stato colombiano è totalmente assente e il territorio è attraversato da guerriglie in complicità con i trafficanti ,cartelli della droga messicani e paramilitari. Qui si stanno scontrando da diversi giorni le forze dell'ELN (gruppo guerrigliero attivo dal 1964) e i dissidenti del 33° fronte delle FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) per il controllo del territorio .Questi scontri hanno fatto ripiombare la regione nell'incubo della guerra provocando circa 40000 profughi costretti ad abbandonare le proprie abitazioni e fuggire anche verso il confine venezuelano . Il presidente Petro ha inviato l'esercito e dichiarato lo stato d'emergenza , il processo di pace che era stato implementato con le guerriglie si è arenato forse definitivamente ,anche perchè ormai i capi dell'ELN sono ricercati e l'organizzazione considerata alla stregua di un gruppo criminale di narcotrafficanti . La risposta militare e lo stato di guerra impedisce una mobilitazione sociale dal basso ,le condizioni strutturali di arretratezza della regione che costringono i contadini a dedicarsi alla coltivazione della coca ,non trovano risoluzione anche per l'incapacità dello stato colombiano di reperire le risorse per un cambiamento di rotta dell'economia del Catatumbo dipendente dalla produzione e dal traffico della coca. A Bogotà il governo Petro è in difficoltà ,non ha una maggioranza in parlamento , la crisi economica e la disillusione rispetto alle aspettative della sua presidenza stanno allontanando alcuni settori sociali che lo avevavo sostenuto. Tuttavia la crisi dei migranti rimpatriati \"manu militari\" dall'amministrazione Trump e la minaccia dei dazi ,è stata raccontata dai media colombiani come un braccio di ferro vincente con l'ingombrante vicino yanqui ,giocato dalla presidenza Petro sul principio del rispetto della dignità umana dei rimpatriati che ha raccolto un vasto consenso nel paese.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-DI-ORIONE-30012025-CRISTINA-VARGAS.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Ali, cittadino italo sudanese residente aTorino , parliamo della guerra in Sudan ,con uno sguardo dall'interno che ci restituisce una prospettiva di drammatica divisione della società sudanese. Emerge il dato della presenza nell'esercito e anche nelle Forze di Supporto Rapido di elementi legati al vecchio regime di Al Bashir ,alcuni di questi personaggi come Ahmad Harun ,ex ministro degli interni del governo islamista, ricercati dalla giustizia internazionale. Alcuni di questi islamisti radicali provengono anche da altri paesi mentre altri costituiscono pezzi dello stato profondo del regime di Al Bashir. Alcune milizie combattenti sono state formate dai servizi segreti del precedente governo e si sono rese protagoniste delle brutalità commesse contro la popolazione civile ,mentre sul terreno nonostante l'avanzata dell'esercito di Al Bhuran con la conquista del capoluogo della fertile regione di El Gezira ,le RSF di Hemmeti controllano importanti porzioni di territorio tra cui il Kordofan e il Darfur. Constatiamo la mancanza di volontà di dialogo tra le parti ,la violenza crescente contro la popolazione civile ,le dimensioni della catastrofe umanitaria ,la divisione della società sudanese ,la debolezza delle forze politiche eredi della rivoluzione civile che defenestro' Al Bashir ,la pervasività della fallace percezione del ruolo stabilizzatore dell'esercito anche all'interno della diaspora sudanese .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-30012025-ALI-SUDAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Adriano Favole ,antropologo e conoscitore della Nuova Caledonia, parliamo della nascita del \" Front international de decolonisation\" che unisce i movimenti indipendentisti di Guadalupa, Martinica, Guyana francese, Polinesia e Corsica nella cui dichiarazione finale si afferma che \" l' obiettivo fondamentale è unire le nostre forze per liberare definitivamente i nostri paesi e il pianeta da ogni presenza coloniale. Affermiamo che nel contesto del crollo di un ordine mondiale caratterizzato dallo sfruttamento dei più fragili e dal dominio di una parte significativa del mondo da parte di poche potenze predatorie, è giunto il momento di unirci per guidare le nostre nazioni alla loro piena sovranità e partecipare così alla costruzione di un mondo migliore, rispettoso della dignità delle donne e degli uomini \". Si esprime una forte richiesta anche del riconoscimento della cultura dei popoli nativi che viene totalmente ignorata nel sistema scolastico dove nello specifico della Nuova Caledonia,nei programmi scolastici non vengono menzionati i legami con le altre isole del Pacifico. Il colonialismo francese si estrinseca nell'asse privilegiato con la metropoli a discapito dei paesi limitrofi ,costringendo ad importare merci costose dalla \"madrepatria\" ,impedendo le relazioni commerciali con altre isole con cui le popolazioni della Nuova Caledonia hanno sempre avuto relazioni di scambio ,costituendo un sistema insostenibile e costoso per la popolazione locale . La Francia che sta perdendo ormai pezzi del suo ex impero in Africa ,persiste a sostenere la sua presenza nel Pacifico per ragioni geo strategiche ,per lo sfruttamento delle risorse marine e anche se in misura minore per lo sfruttamento del nichel. \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-DI-ORIONE-FAVOLE-NUOVA-Caledonia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","1 Febbraio 2025","2025-02-01 19:53:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 30/01/2025-COLOMBIA, NEL CATATUMBO SI ARENA IL PROCESSO DI PACE E LA PRESIDENZA PETRO-SUDAN GUERRA SENZA FINE-I TERRITORI D'OLTREMARE FRANCESI SPINGONO PER LA DECOLONIZZAZIONE.",1738439628,[300],[272],{"post_content":349},{"matched_tokens":350,"snippet":351,"value":352},[67],"cui il Kordofan e il \u003Cmark>Darfur\u003C/mark>. 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Tuttavia la crisi dei migranti rimpatriati \"manu militari\" dall'amministrazione Trump e la minaccia dei dazi ,è stata raccontata dai media colombiani come un braccio di ferro vincente con l'ingombrante vicino yanqui ,giocato dalla presidenza Petro sul principio del rispetto della dignità umana dei rimpatriati che ha raccolto un vasto consenso nel paese.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-DI-ORIONE-30012025-CRISTINA-VARGAS.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Ali, cittadino italo sudanese residente aTorino , parliamo della guerra in Sudan ,con uno sguardo dall'interno che ci restituisce una prospettiva di drammatica divisione della società sudanese. Emerge il dato della presenza nell'esercito e anche nelle Forze di Supporto Rapido di elementi legati al vecchio regime di Al Bashir ,alcuni di questi personaggi come Ahmad Harun ,ex ministro degli interni del governo islamista, ricercati dalla giustizia internazionale. Alcuni di questi islamisti radicali provengono anche da altri paesi mentre altri costituiscono pezzi dello stato profondo del regime di Al Bashir. Alcune milizie combattenti sono state formate dai servizi segreti del precedente governo e si sono rese protagoniste delle brutalità commesse contro la popolazione civile ,mentre sul terreno nonostante l'avanzata dell'esercito di Al Bhuran con la conquista del capoluogo della fertile regione di El Gezira ,le RSF di Hemmeti controllano importanti porzioni di territorio tra cui il Kordofan e il \u003Cmark>Darfur\u003C/mark>. Constatiamo la mancanza di volontà di dialogo tra le parti ,la violenza crescente contro la popolazione civile ,le dimensioni della catastrofe umanitaria ,la divisione della società sudanese ,la debolezza delle forze politiche eredi della rivoluzione civile che defenestro' Al Bashir ,la pervasività della fallace percezione del ruolo stabilizzatore dell'esercito anche all'interno della diaspora sudanese .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-30012025-ALI-SUDAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Adriano Favole ,antropologo e conoscitore della Nuova Caledonia, parliamo della nascita del \" Front international de decolonisation\" che unisce i movimenti indipendentisti di Guadalupa, Martinica, Guyana francese, Polinesia e Corsica nella cui dichiarazione finale si afferma che \" l' obiettivo fondamentale è unire le nostre forze per liberare definitivamente i nostri paesi e il pianeta da ogni presenza coloniale. Affermiamo che nel contesto del crollo di un ordine mondiale caratterizzato dallo sfruttamento dei più fragili e dal dominio di una parte significativa del mondo da parte di poche potenze predatorie, è giunto il momento di unirci per guidare le nostre nazioni alla loro piena sovranità e partecipare così alla costruzione di un mondo migliore, rispettoso della dignità delle donne e degli uomini \". Si esprime una forte richiesta anche del riconoscimento della cultura dei popoli nativi che viene totalmente ignorata nel sistema scolastico dove nello specifico della Nuova Caledonia,nei programmi scolastici non vengono menzionati i legami con le altre isole del Pacifico. Il colonialismo francese si estrinseca nell'asse privilegiato con la metropoli a discapito dei paesi limitrofi ,costringendo ad importare merci costose dalla \"madrepatria\" ,impedendo le relazioni commerciali con altre isole con cui le popolazioni della Nuova Caledonia hanno sempre avuto relazioni di scambio ,costituendo un sistema insostenibile e costoso per la popolazione locale . La Francia che sta perdendo ormai pezzi del suo ex impero in Africa ,persiste a sostenere la sua presenza nel Pacifico per ragioni geo strategiche ,per lo sfruttamento delle risorse marine e anche se in misura minore per lo sfruttamento del nichel. \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-DI-ORIONE-FAVOLE-NUOVA-Caledonia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[354],{"field":96,"matched_tokens":355,"snippet":351,"value":352},[67],{"best_field_score":140,"best_field_weight":141,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":49,"score":142,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},{"document":358,"highlight":370,"highlights":375,"text_match":138,"text_match_info":378},{"comment_count":49,"id":359,"is_sticky":49,"permalink":360,"podcastfilter":361,"post_author":266,"post_content":362,"post_date":363,"post_excerpt":111,"post_id":359,"post_modified":364,"post_thumbnail":365,"post_title":366,"post_type":297,"sort_by_date":367,"tag_links":368,"tags":369},"85542","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-primo-dicembre-bloccati-i-mercanti-darmi-sudan-il-silenzio-sulla-strage-il-bavaglio-ad-haaretz-affari-di-morte-tra-italia-ed-egitto-analisi-e-prospettive-del-conflitto-in-me/",[266],"ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/2023-12-01-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nTorino. Bloccati i mercanti d’armi!\r\nIl 28 novembre era la giornata di apertura dell’Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell’industria bellica aerospaziale.\r\nUn evento a porte chiuse, riservato ai maggiori produttori a livello mondiale, ai rappresentanti di governi, forze armate e compagnie di contractor.\r\nL’appuntamento per gli antimilitaristi era di fronte all’ingresso dell’Oval, dove, protetti da un ingente schieramento di polizia, dovevano entrare i partecipanti a questa convention, fiore all’occhiello della lobby armiera subalpina.\r\nGli antimilitaristi armati di striscioni e cartelli sin dalle 12 hanno occupato la strada davanti al cancello del centro congressi.\r\nDopo pochi minuti le auto dirette all’Oval hanno fatto retro marcia. I partecipanti sono stati obbligati ad entrare all’Oval a piedi, alla spicciolata, da un passaggio interno al Lingotto.\r\nPer la prima volta dopo 18 anni gli antimilitarist* hanno bloccato l’ingresso ai mercanti d’armi.\r\nIl blocco è stato tenuto per oltre due ore, in modo che nessuno passasse dalla porta principale.\r\n\r\nSudan. Il silenzio sulla strage\r\nLa guerra civile in Sudan è scomparsa dai media, nonostante continuino i massacri specie nel Darfur.\r\nSe a Khartoum e nelle zone limitrofe la situazione è molto grave, nel Darfur è catastrofica. Forte è il rischio di un genocidio simile a quello compiuto nella prima decade del Duemila dagli ex janjaweed (termine che più o meno significa “diavoli a cavallo”), che sono stati ribattezzati Rapid Support Forces. Hemetti ne era il leader: assaltavano i villaggi africani, bruciavano le capanne, ammazzavano senza pietà gli uomini, stupravano le donne e rapivano i bambini costringendoli a arruolarsi.\r\nPersone in fuga verso il Ciad hanno riferito di una nuova ondata di omicidi a sfondo etnico nel Darfur occidentale, dopo che le RSF hanno preso il controllo della principale base dell’esercito a El Geneina, capoluogo della regione. Anche in questo caso testimoni oculari hanno riferito ai reporter di Reuters di aver visto le milizie arabe in azione mentre perseguitavano i masalit a Ardamata, vicino a El Geneina, dove si trova anche un campo per sfollati.\r\nIn quell’area l’obbiettivo sono proprio le persone di etnia masalit, popolazione musulmana, ma non araba, che vive a cavallo tra Sudan e Ciad.\r\nDa Africa ExPress\r\n\r\nAffari di morte tra Italia ed Egitto\r\nIl 22 novembre il gruppo a capitale statale Fincantieri Spa ha firmato con la Armament Authority del Ministero della Difesa della Repubblica araba d’Egitto un contratto della durata decennale per la fornitura di servizi di manutenzione e studi logistici a favore delle due fregate multi-missione Fremm “ENS Al-Galala” ed “ENS Bernees” della Marina Militare egiziana.\r\n\r\nIl contratto del valore di 260 milioni di euro comprende la quota che sarà destinata a Orizzonte Sistemi Navali (la joint venture partecipata da Fincantieri e dalla holding del complesso militare-industriale italiano Leonardo Spa con quote, rispettivamente, del 51% e del 49%) in qualità di sub-fornitore.\r\n\r\nIl governo israeliano vuole chiudere Haaretz\r\nHaaretz in ebraico significa “terra”. Fondato nel 1918 è diventato un punto di riferimento, uno strumento per i giornalisti esteri, dà voce a tutti (dai palestinesi ai movimenti pacifisti), ha fatto da megafono alle recenti proteste contro la riforma della Corte suprema e lo sconvolgimento dei meccanismi di potere. Pubblica che cosa succede nella West Bank e nella Striscia di Gaza (non solo ora che c’è la guerra), fa inchieste, intervista coloni e palestinesi e nomadi del Negev. Dà voce a minoranze e maggioranze.\r\nCon la guerra di Gaza ha lasciato un discreto spazio alle critiche al governo e all’esercito per la mancata difesa dei Kibbutz attaccati violentemente da Hamas per ore nel drammatico 7 ottobre scorso, ha intervistato quotidianamente i parenti dei duecento e passa rapiti da Hamas che hanno esercitato una pressione politica per ottenere il rilascio degli ostaggi.\r\nLa scorsa settimana ha pubblicato un approfondimento sull’elicottero da combattimento che avrebbe sparato sui partecipanti al rave party israeliani facendo un certo numero di vittime. È molto critico su Netanyahu e la sua fuga dalle inchieste che lo accusano di corruzione.\r\nTutto questo certo ha dato fastidio (e dà fastidio) a quello che in Israele ora chiamano il triumvirato/gabinetto di guerra, formato dal premier Bibi Netanyahu, il ministro della difesa Yov Gallant e il ministro senza portafoglio Benny Ganz.\r\nFonte Senza Bavaglio\r\n\r\nAnalisi e prospettive del conflitto in medio oriente\r\nIl governo di Netanyahu è in profonda difficoltà da un anno. Per ottenere una coalizione governativa stabile in un paese che storicamente è caratterizzato da una certa instabilità parlamentare, il Likud si è dovuto alleare con gli elementi più oltranzisti del panorama politico, nello specifico con il variegato mondo del sionismo religioso e con raggruppamenti politici ultra-ortodossi. Nella storia politica israeliana tali gruppi non hanno mai goduto di peso politico come ora. Il sionismo, sia nella sua componente socialista che in quella revisionista, ovvero liberale, nasce come progetto politico laico nelle sue parti maggioritarie, e, sopratutto, trainanti, e tale rimane per decenni anche dopo la nascita dello stato di Israele. Le componenti religiose di estrema destra cominciano a guadagnare trazione a partire dalla seconda metà degli anni ’70. Elettoralmente avevano un peso relativo ma riescono a influenzare pesantemente lo scacchiere politico fornendo una base di voti per il Likud. Da quegli ambienti arriverà l’assassino di Rabin nel 1995. Facciamo un salto avanti di una decina di anni. A metà anni 2000 il governo – per ironia della sorte del Likud – nell’ambito del processo di pace decide il ritiro dalla striscia di Gaza e la demolizione degli insediamenti dei coloni sul territorio che viene restituito alle autorità palestinesi. Bisogna qua chiarire alcuni passaggi: quegli insediamenti erano roccaforti dell’estrema destra religiosa e nulla avevano a che fare con i Kibbuzim e Moshav dei pionieri e quel momento segna una frattura tra quei settori, dalla sinistra fino al centro-destra, della società israeliana che volevano un processo di pace con l’ANP e il movimento dei coloni che teorizza la necessità di stabilire l’autorità di uno stato con un’identità religiosa e politica – e non solo culturale – ebraica sull’intera area del così detto Grande Israele. Il processo di pace di quegli anni naufragò ma la frattura, logicamente, non venne mai sanata.\r\nNe abbiamo parlato con Gino\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nVenerdì 8 dicembre\r\nmarcia No Tav da Susa a Venaus\r\nore 12 dal piazzale dell’ex Assa\r\n\r\nVenerdì 15 dicembre\r\nCena antinatalizia \r\nbenefit lotte sociali\r\nore 20 alla FAT, in corso Palermo 46\r\nMenù eretico \r\nEsposizione spettacolare del Prese(m)pio autogestito: porta la tua statuetta per arricchirlo!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 17,30 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","5 Dicembre 2023","2023-12-05 23:47:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/blu-200x110.jpg","Anarres del primo dicembre. 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Bisogna qua chiarire alcuni passaggi: quegli insediamenti erano roccaforti dell’estrema destra religiosa e nulla avevano a che fare con i Kibbuzim e Moshav dei pionieri e quel momento segna una frattura tra quei settori, dalla sinistra fino al centro-destra, della società israeliana che volevano un processo di pace con l’ANP e il movimento dei coloni che teorizza la necessità di stabilire l’autorità di uno stato con un’identità religiosa e politica – e non solo culturale – ebraica sull’intera area del così detto Grande Israele. 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Milei sta stipulando la sua assicurazione contro le eventuali proteste di piazza che la sua selvaggia politica neoliberale provocherà,accordandosi con i settori del peronismo più accomodanti legati al sindacalismo corrotto.Le sue promesse elettorali roboanti si sgonfieranno facendo posto ad una ristrutturazione neo liberista incentrata sulla svendita degli asset del paese e una macelleria sociale che colpirà ancora di piu' le classi popolari già martoriate da un inflazione galoppante .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/BASTIONI-301123-SOMOZA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nTorniamo a parlare del Sudan e anche del corno d'Africa con Matteo Palamidesse che scrive su \"Focus on Africa \" ,il quale ci racconta di uno scenario libico come conseguenza dello stallo della guerra . Da una parte le forze di supporto rapido (RSF) guidate da Hemmeti hanno il controllo del Darfur e di buona parte della capitale mente l'esercito regolare di Al Bhuran controlla la parte orientale e si è installato a Port Sudan. In considerazione delle enormi distanze e delle dimensioni del paese ,le forze in campo non hanno una logistica che gli consenta di coprire un fronte così esteso quindi è presumibile il consolidarsi di una divisione del paese con un governo ufficiale che controlla solo una parte del Sudan. Uno scenario libico che s'intreccia con la disastrosa situazione umanitaria e le violenze brutali contro la popolazione civile che provocano milioni di profughi. Affrontiamo anche le tensioni crescenti tra Etiopia ed Eritrea dopo la rivendicazione di uno sbocco al mare da parte di Addis Abeba .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Palamidesse_Sudan-Etiopia-Bastioni.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Giuliano Battiston di Lettera 22 esperto di Asia ,parliamo della situazione in Bangladesh dove si susseguono le manifestazioni di piazza dell'opposizione al governo della prima ministra Sheikh Hasina, che punta a ottenere un quarto mandato consecutivo,e che ha avviato una vasta e violenta repressione delle opposizioni . Nelle violenze che hanno caratterizzato le proteste delle settimane scorse hanno perso la vita 16 persone, inclusi 2 agenti di polizia, e 5.500 persone sono rimaste ferite. Il Partito nazionalista, la principale forza di opposizione nel Paese, ha contestato il calendario elettorale e si è mobilitato con manifestazioni e scioperi. Il Bnp chiede da mesi le dimissioni del governo in carica e l’insediamento di un esecutivo ad interim fino alle elezioni.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/BASTIONI-301123-BANGLADESH.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","1 Dicembre 2023","2023-12-01 22:39:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 30/11/2023-ARGENTINA MILEI SI ALLEA CON LA CUPOLA FINANZIARIA - SUDAN SCENARIO LIBICO -BANGLADESH PROTESTE CONTRO IL GOVERNO.",1701470362,[301],[274],{"post_content":393},{"matched_tokens":394,"snippet":395,"value":396},[67],"Hemmeti hanno il controllo del \u003Cmark>Darfur\u003C/mark> e di buona parte della","Bastioni di Orione ritorna sull'esito delle elezioni argentine con Alfredo Somoza scrittore e giornalista che ci parla dei rapporti del nuovo presidente Milei con gli ambienti finanziari e affaristici alla luce della scelta del ministro dell'economia Luis Caputo ,ex presidente della banca centrale che nella sua campagna elettorale l'economista loco ha promesso di smantellare. Milei sta stipulando la sua assicurazione contro le eventuali proteste di piazza che la sua selvaggia politica neoliberale provocherà,accordandosi con i settori del peronismo più accomodanti legati al sindacalismo corrotto.Le sue promesse elettorali roboanti si sgonfieranno facendo posto ad una ristrutturazione neo liberista incentrata sulla svendita degli asset del paese e una macelleria sociale che colpirà ancora di piu' le classi popolari già martoriate da un inflazione galoppante .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/BASTIONI-301123-SOMOZA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nTorniamo a parlare del Sudan e anche del corno d'Africa con Matteo Palamidesse che scrive su \"Focus on Africa \" ,il quale ci racconta di uno scenario libico come conseguenza dello stallo della guerra . Da una parte le forze di supporto rapido (RSF) guidate da Hemmeti hanno il controllo del \u003Cmark>Darfur\u003C/mark> e di buona parte della capitale mente l'esercito regolare di Al Bhuran controlla la parte orientale e si è installato a Port Sudan. In considerazione delle enormi distanze e delle dimensioni del paese ,le forze in campo non hanno una logistica che gli consenta di coprire un fronte così esteso quindi è presumibile il consolidarsi di una divisione del paese con un governo ufficiale che controlla solo una parte del Sudan. Uno scenario libico che s'intreccia con la disastrosa situazione umanitaria e le violenze brutali contro la popolazione civile che provocano milioni di profughi. Affrontiamo anche le tensioni crescenti tra Etiopia ed Eritrea dopo la rivendicazione di uno sbocco al mare da parte di Addis Abeba .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Palamidesse_Sudan-Etiopia-Bastioni.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Giuliano Battiston di Lettera 22 esperto di Asia ,parliamo della situazione in Bangladesh dove si susseguono le manifestazioni di piazza dell'opposizione al governo della prima ministra Sheikh Hasina, che punta a ottenere un quarto mandato consecutivo,e che ha avviato una vasta e violenta repressione delle opposizioni . Nelle violenze che hanno caratterizzato le proteste delle settimane scorse hanno perso la vita 16 persone, inclusi 2 agenti di polizia, e 5.500 persone sono rimaste ferite. Il Partito nazionalista, la principale forza di opposizione nel Paese, ha contestato il calendario elettorale e si è mobilitato con manifestazioni e scioperi. Il Bnp chiede da mesi le dimissioni del governo in carica e l’insediamento di un esecutivo ad interim fino alle elezioni.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/BASTIONI-301123-BANGLADESH.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[398],{"field":96,"matched_tokens":399,"snippet":395,"value":396},[67],{"best_field_score":140,"best_field_weight":141,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":49,"score":142,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},{"document":402,"highlight":413,"highlights":418,"text_match":138,"text_match_info":421},{"comment_count":49,"id":403,"is_sticky":49,"permalink":404,"podcastfilter":405,"post_author":317,"post_content":406,"post_date":407,"post_excerpt":111,"post_id":403,"post_modified":408,"post_thumbnail":387,"post_title":409,"post_type":297,"sort_by_date":410,"tag_links":411,"tags":412},"84121","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-05-10-2023-sudan-la-guerra-dimenticata-haiti-lisola-alla-deriva/",[264],"Bastioni di Orione torna sul racconto della guerra in Sudan con un giovane della comunità sudanese di Torino che ci parla della situazione drammatica dei profughi e delle centinaia di vittime di una guerra che sembra non dover finire e s'incrudelisce sempre di piu' coinvolgendo la popolazione civile.\r\n\r\nOrmai gli scontri si estendono in quasi tutte le regioni ,rinfocolando le tensioni nel Kordofan e nel Darfur dove i protagonisti sembrano essere gli stessi ,prima Janjawid ora le forze di supporto rapido di Hemmetti .\r\n\r\nIl nostro interlocutore ci segnala anche degli scontri fra diversi gruppi etnici e la scelta di alcuni giovani legati all'opposizione a Bashir di combattere le RSF a fianco dell'esercito nonchè la discesa in campo degli islamisti nostalgici del vecchio regime ,la guerra coinvolge altri soggetti estendendo la frattura all'interno della società sudanese.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/BASTIONI-DI-ORIONE-51023-SUDAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCi occupiamo di Haiti con Roberto Codazzi conoscitore dell'isola che ci racconta della condizione dell’isola caraibica devastata da un rincorrersi di crisi che pare inarrestabile, e la condizione della popolazione, ostaggio a un tempo delle bande armate e di uno Stato fallito.\r\n\r\nParliamo della decisione delle Nazioni Unite di autorizzare l'invio di un contingente di circa 1000 soldati kenioti per una missione definita statica al fine di contrastare lo strapotere delle gang che ormai controllano i quartieri della capitale e anche gli approviggionamenti di benzina e gasolio.\r\n\r\nLa popolazione fugge dalle violenze mentre l'amministrazione dello stato è al collasso ,le prospettive di successo della missione keniota sono incerte considerando il pregresso fallimento della missione MINUSTAH che contribui' alla diffusione del colera e fu accusata di vessazioni nei confronti della popolazione civile .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/BASTIONI-DI-ORIONE-051023-HAITI.mp3\"][/audio]","8 Ottobre 2023","2023-10-08 18:47:40","BASTIONI DI ORIONE 05/10/2023- SUDAN LA GUERRA DIMENTICATA -HAITI L'ISOLA ALLA DERIVA 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