","F35: il ministro ha mentito, ma paghiamo noi",1375411758,[64,179,180],"http://radioblackout.org/tag/interessi-militari/","http://radioblackout.org/tag/lockeed/",[18,182,183],"interessi militari","lockeed",{"post_content":185,"post_title":189,"tags":192},{"matched_tokens":186,"snippet":187,"value":188},[18],"questo rifiuto antimilitarista contro gli \u003Cmark>F35\u003C/mark>) ci ha raccontato Domenico in","Precisione e dati, conoscenza della tecnologia e dei progetti sciorinati nei \"ragionamenti\" dei sostenitori del folle progetto, contrapposizione allibita di fronte alla sfrontatezza della pervicace volontà di proseguire, nonostante l'evidenza. Tutto ciò è l'impegno di Domenico del Comitato novarese contro l'imposizione a Cameri della lavorazione di aerei da guerra malfunzionanti, carissimi, e talmente costosi da far preferire l'assunzione di maestranze per tenerle a casa a fare nulla: sarebbe molto più economico, che non andare a regime.\r\nE nonostante non fosse ancora stata resa nota la risposta del Tar che non ha contrapposto nessuno stop all'inutile esborso per l'acquisto di aerei di cui non può esserci bisogno in una comunità che ripudia la guerra, Domenico non credeva già al mattino possibile che potesse avvenire nulla di positivo da questa iniziativa del Codacons, che ha solo sollevato la questione senza poter ottenere nulla. Solo e semplicemente il parlamento può intervenire sulle situazioni tecniche e sugli stanziamenti: la legge di bilancio è l'unica sede in cui si può cancellare l'esborso.\r\nI contratti non ci sono ancora: non può il ministro parlare di nulla di definitivo ed era ovvio che dovesse ammettere che non potevano esserci le penali per contratti inesistenti… permane soltanto la sensazione di essere stati \"intercettati\" da una pattuglia di menzogne che parlavano di penali inesistenti, nugoli di miliardi (3,5) già spesi che non si capisce dove siano stati buttati di preciso… ci sono alcuni milioni che sono andati a costruire gli stabilimenti di Cameri, i 2,7 per l'avvio di investimenti e dei progetti con la complicità di Lockeed-Martin, ma anche interessi familiari degli eredi Macchi, Aer-Macchi... A questo punto è vero che si perdono comunque dei miliardi: da 2,7 a 3,5 sono quelli che vanno sicuramente persi, a cui si aggiungono quelli per lo stabilimento di Cameri, ma molti di più sarebbero quelli che si perdono per manutenzione, oltre all'acquisto, e per le spese di rifornimento di velivoli totalmente inutili: si può ridurre il danno a 2,7 miliardi, l'alternativa è spenderne almeno 10 volte tanto\r\n\r\nQuesto e molto altro (come il legame con la lotta No Muos di questo rifiuto antimilitarista contro gli \u003Cmark>F35\u003C/mark>) ci ha raccontato Domenico in questo podcast che alleghiamo\r\n\r\n2013-08-01_f35",{"matched_tokens":190,"snippet":191,"value":191},[18],"\u003Cmark>F35\u003C/mark>: il ministro ha mentito, ma paghiamo noi",[193,195,197],{"matched_tokens":194,"snippet":90},[18],{"matched_tokens":196,"snippet":182},[],{"matched_tokens":198,"snippet":183},[],[200,205,207],{"field":38,"indices":201,"matched_tokens":202,"snippets":204},[50],[203],[18],[90],{"field":107,"matched_tokens":206,"snippet":191,"value":191},[18],{"field":110,"matched_tokens":208,"snippet":187,"value":188},[18],{"best_field_score":114,"best_field_weight":14,"fields_matched":115,"num_tokens_dropped":50,"score":116,"tokens_matched":117,"typo_prefix_score":50},{"document":211,"highlight":227,"highlights":244,"text_match":112,"text_match_info":254},{"cat_link":212,"category":213,"comment_count":50,"id":214,"is_sticky":50,"permalink":215,"post_author":53,"post_content":216,"post_date":217,"post_excerpt":56,"post_id":214,"post_modified":218,"post_thumbnail":56,"post_thumbnail_html":56,"post_title":219,"post_type":59,"sort_by_date":220,"tag_links":221,"tags":224},[47],[49],"17373","http://radioblackout.org/2013/07/f35-bombe-soldi-potere/","Gli F35, i cacciabombardieri di nuova generazione prodotti dalla Loockeed Martin, in joint venture con l’italiana Alenia che fornisce i cassoni alari, sono un affare controverso al punto che il parlamento che recentemente deciso di prendersi una pausa di riflessione. Sulle decisioni di Camera e Senato è intervenuto con forza il presidente della Repubblica Napolitano, che, ha sostenuto che tali scelte non possono essere affidate ai legislatori ma vanno demandate al ministero della Difesa ed ai militari.\r\nSul tema sul Manifesto di oggi sono usciti un paio di articoli che puntano l’obiettivo sul gran numero di bombe atomiche presenti in Italia, che potrebbero essere adattate per l’utilizzo sugli F35.\r\nSullo sfondo resta l’interrogativo sui tanti perché di una pressione tanto forte sull’Italia per l’acquisto di questi bombardieri, piuttosto che mantenere l’impegno sugli eurofighter.\r\nNe abbiamo parlato con Walter del Movimento No F35, che rilevava l’interesse forte dell’amministrazione statunitense sia per l’armamentario atomico presente nel nostro paese – 50 bombe tra Ghedi ed Aviano – sia per il controllo degli alleati europei.\r\nGli Stati Uniti hanno secretato sia la formula della vernice che dovrebbe rendere invisibili ai radar gli F35, sia il software utilizzato per i comandi. Chi acquista questi velivoli dipende degli Stati Uniti perché non possiede le conoscenze necessarie al controllo di questi costosissimi strumenti di morte.\r\n\r\nIl Movimento contro gli F35, nella notte tra il 13 e il 14 luglio, sta organizzando una manifestazione notturna davanti all’aeroporto di Cameri, dove il 18 luglio dovrebbe partire la produzione del primo aereo assemblato nel nuovo stabilimento costruito nella cittadina alle porte di Novara. L’appuntamento è alle 9 a Bellinzago, dove partirà la marcia per Cameri.\r\n\r\nAscolta la diretta con Walter\r\n2013 07 10 walter F35","10 Luglio 2013","2013-07-16 11:12:33","F35. 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Il Pentagono si appresta infatti a spendere 11 miliardi di dollari per ammodernare 200 ordigni nucleari tattici B61 allocati in Europa per trasformarli in \"bombe atomiche intelligenti (teleguidate)\" sganciabili dal caccia di ultima generazione F-35, di cui si doterà anche l'Italia. E' quanto rivela il britannico Guardian.\r\n\r\nNiente di nuovo all'orizzonte: era noto che gli F35 erano destinati ad essere dotati sia di armamento convenzionale sia di ordigni atomici. La novità è la decisione del governo statunitense di stanziare i fondi necessari all'operazione.\r\nUn'operazione sporca, perché in questo modo l'amministrazione statunitense riesce a dotarsi di armi moderne, aggirando l'accordo sulla non proliferazione nucleare.\r\nIn Italia ci sono 70 bombe nelle due basi di Ghedi e Aviano.\r\n\r\n\r\nSi tratta di atomiche piuttosto antiquate, ma sempre armi di distruzione di massa, realizzate alla fine degli anni Sessanta: pesano fino 320 kg, sono lunghe 3,56 metri ed hanno un diametro di 33 cm. La loro potenza massima è di 340 chilotoni (oltre 30 volte la bomba di Hiroshima) ma quelle depositate in Europa, il modello B61 Mk12, si fermano a 50 chilotoni (un chilotone corrisponde alla potenza esplosiva di 1.000 tonnellate di tritolo).\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Walter del Comitato contro gli F35. 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(agri-punk)\r\n Fasti (indy-sperimentale)\r\n\r\na seguire dj set\r\n\r\nSe piove si va a Parco Dora – corso Mortara – ex ferriere.\r\n\r\nL’Italia è in guerra da molti anni. Ne parlano solo quando un ben pagato professionista ci lascia la pelle: un po’ di retorica su interventi umanitari e democrazia, Napolitano che saluta la salma, una bella pensione a coniugi e figli.\r\n È una guerra su più fronti, che si coniuga nella neolingua del peacekeeping, dell’intervento umanitario, ma parla il lessico feroce dell’emergenza, dell’ordine pubblico, della repressione.\r\n Gli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq, Afganistan, gli stessi delle torture e degli stupri in Somalia, sono nei CIE, nelle strade delle nostre città, sono in Val Susa.\r\n Guerra esterna e guerra interna sono due facce delle stessa medaglia. Lo rivela l’armamentario propagandistico che le sostiene. 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Anche nelle strade delle nostre città, dove controllo militare e repressione delle insorgenze sociali sono la ricetta universale c’é chi non accetta di vivere da schiavo.\r\n Le radici di tutte le guerre sono nelle industrie che sorgono a pochi passi dalle nostre case.\r\n Chi si oppone alla guerra, senza opporsi alle produzioni di morte, fa testimonianza ma non impedisce i massacri.\r\n L’Alenia è uno dei gioielli di Finmeccanica, il colosso armiero italiano.\r\n La “missione” dell’Alenia è fare aerei. I velivoli militari sono il fiore all’occhiello di questo colosso. Nello stabilimento di Caselle Torinese hanno costruito gli Eurofighter Thypoon, i cacciabombardieri made in Europe, e gli AMX. Le ali degli F35, della statunitense Loockeed Martin, sono costruite ed assemblati dall’Alenia.\r\n Un business milionario. Un business di morte.\r\n\r\nPer fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.\r\n\r\nContinua la campagna antimilitarista cominciata il 2 giugno con il corteo a Caselle. Per mettere sabbia nel motore del militarismo\r\n\r\nAnarres nella puntata del 19 settembre ha proposto alcuni approfondimenti sulla spesa di guerra, gli F35, le ambiguità di certo pacifismo, l'urgenza di un'azione antimilitarista per inceppare la macchina da guerra.\r\n\r\nAscolta l'intervista a Stefano Raspa del comitato contro Aviano 2000:\r\n\r\n2014 09 17 raspa antimili\r\n\r\n...e quella a Domenico Argirò del movimento No F35:\r\n\r\n2014 09 19 dom f35 antimili","19 Settembre 2014","2018-10-17 22:59:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/09/2014-09-11-manif-fat-antimili-20-b-copy-200x110.jpg","Senzapatria. Antimilitaristi ai giardini (ir)reali il 20 settembre","podcast",1411143979,[391,62,392,64,393,394,66,395],"http://radioblackout.org/tag/20-settembre/","http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/finmeccanica/","http://radioblackout.org/tag/giardini-reali/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[397,23,15,18,398,399,72,31],"20 settembre","finmeccanica","giardini reali",{"post_content":401,"tags":405},{"matched_tokens":402,"snippet":403,"value":404},[18],"17 assemblea antimilitarista\r\n Interventi su \u003Cmark>F35\u003C/mark>, business delle armi, occupazione militare","Sabato 20 settembre\r\n ore 15/24\r\n presidio con banchetti, bar, cibo, concerti, performance, interventi, ai giardini reali (corso san maurizio angolo via rossini).\r\n\r\nore 15 banchetti, musica e interventi\r\n\r\nore 17 assemblea antimilitarista\r\n Interventi su \u003Cmark>F35\u003C/mark>, business delle armi, occupazione militare del territorio dall’Afganistan alla Val Susa, passando per i CIE e i quartieri popolari di Torino, il paradigma bellico del nuovo millennio, scenari di guerra globale.\r\n\r\nBar e cena benefit lotte antimilitariste\r\n\r\nore 21 concerto con\r\n N.N. (agri-punk)\r\n Fasti (indy-sperimentale)\r\n\r\na seguire dj set\r\n\r\nSe piove si va a Parco Dora – corso Mortara – ex ferriere.\r\n\r\nL’Italia è in guerra da molti anni. Ne parlano solo quando un ben pagato professionista ci lascia la pelle: un po’ di retorica su interventi umanitari e democrazia, Napolitano che saluta la salma, una bella pensione a coniugi e figli.\r\n È una guerra su più fronti, che si coniuga nella neolingua del peacekeeping, dell’intervento umanitario, ma parla il lessico feroce dell’emergenza, dell’ordine pubblico, della repressione.\r\n Gli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq, Afganistan, gli stessi delle torture e degli stupri in Somalia, sono nei CIE, nelle strade delle nostre città, sono in Val Susa.\r\n Guerra esterna e guerra interna sono due facce delle stessa medaglia. Lo rivela l’armamentario propagandistico che le sostiene. Le questioni sociali, coniugate sapientemente in termini di ordine pubblico, sono il perno dell’intera operazione.\r\n Hanno applicato nel nostro paese teorie e tattiche sperimentate dalla Somalia all’Afganistan.\r\n Se la guerra è filantropia planetaria, se condizione per il soccorso sono le bombe, l’occupazione militare, i rastrellamenti, se il militare si fa poliziotto ed insieme sono anche operatori umanitari il gioco è fatto.\r\n\r\nL’opposizione alla guerra, che in altri anni fa ha riempito le piazze di folle oceaniche, si è lentamente esaurita, come le bandiere arcobaleno, che il sole e la pioggia hanno stinto e lacerato sui balconi delle case.\r\n\r\nLa mera testimonianza, la rivolta morale non basta a fermare la guerra, se non sa farsi resistenza concreta.\r\n Negli ultimi anni l’opposizione alla guerra qualche volta è riuscita a saldarsi con l’opposizione al militarismo: il movimento No \u003Cmark>F35\u003C/mark> a Novara, i No Tav che contrastano l’occupazione militare in Val Susa, i no Muos che si battono contro le antenne assassine a Niscemi. Anche nelle strade delle nostre città, dove controllo militare e repressione delle insorgenze sociali sono la ricetta universale c’é chi non accetta di vivere da schiavo.\r\n Le radici di tutte le guerre sono nelle industrie che sorgono a pochi passi dalle nostre case.\r\n Chi si oppone alla guerra, senza opporsi alle produzioni di morte, fa testimonianza ma non impedisce i massacri.\r\n L’Alenia è uno dei gioielli di Finmeccanica, il colosso armiero italiano.\r\n La “missione” dell’Alenia è fare aerei. I velivoli militari sono il fiore all’occhiello di questo colosso. Nello stabilimento di Caselle Torinese hanno costruito gli Eurofighter Thypoon, i cacciabombardieri made in Europe, e gli AMX. Le ali degli \u003Cmark>F35\u003C/mark>, della statunitense Loockeed Martin, sono costruite ed assemblati dall’Alenia.\r\n Un business milionario. Un business di morte.\r\n\r\nPer fermare la guerra non basta un no. 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Corteo nazionale a Niscemi, presidio No Muos a Novara.\r\nDel presidio a Novara abbiamo parlato con Domenico Argirò del Movimento No F35\r\nDella situazione a Niscemi ci ha raccontato Pippo Gurrieri del coordinamento comitati No Muos.\r\n\r\nSantiago Maldonado. Un anno dopo l’omicidio durante l’attacco alla comunità resistente mapuche di Pu Lof a Cushamen. In tutta l’Argentina, e non solo, iniziative di informazione e lotta.\r\n\r\nMorti e respingimenti collettivi in mare, caccia allo straniero per le strade. L’estate di sangue di Salvini e Toninelli\r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sono ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","5 Settembre 2018","2018-10-17 22:58:37","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/09/livorno-200x110.jpg","Anarres del 3 agosto. Emergenza razzismo. No muos. Maldonado un anno dopo. 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Di questa situazione ingarbugliata abbiamo parlato prima con Antonella De Biasi a partire dalla condizione del popolo curdo e armeno; e successivamente ci è sembrato utile approfondire con Murat Cinar la situazione interna, di crisi economica e repressione di ogni opposizione, e il peso della strategia geopolitica di Ankara. Da ultimo uno sguardo alla Cina con Sabrina Moles dopo l’evento estivo dello Sco e la successiva esibizione muscolare a Pechino, ma anche il multilateralismo teorizzato da Xi e le dichiarazioni ambientaliste contrapposte a quelle del rivale americano nella stessa sede newyorkese del Palazzo di Vetro. \n\n\n\nNecropolitica e narcostato ecuadoriano\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-en-paro-contra-noboa-y-fmi--67915787\n\n\n\n\nAbbiamo parlato della situazione in Ecuador con Eduardo Meneses ricercatore politico, attivista, reporter alternativo .\n\n\n\nNegli ultimi giorni l’Ecuador è scosso da un’ondata di proteste esplose dopo la decisione del presidente Daniel Noboa di abolire il sussidio sul diesel, in vigore dal 1974. La misura, che ha fatto impennare il prezzo del carburante da 1,80 a 2,80 dollari al gallone, ha innescato il conflitto sociale con manifestazioni che attraversano il Paese, dalle grandi città alle province rurali. Contadini, trasportatori, pescatori, studenti e comunità indigene denunciano un provvedimento che incide pesantemente sul costo della vita e lo considerano l’ennesima espressione di un modello neoliberista responsabile di profonde disuguaglianze. A guidare la risposta è la CONAIE, la storica Confederazione delle Nazionalità Indigene, che ha proclamato uno sciopero nazionale a oltranza.Il tema dei sussidi per il diesel è una problema storico ogni volta che si è tentato di cancellare i sussidi sul diesel c’è stata una risposta popolare .Non è una protesta isolata ma storica ci sono state proteste popolari ne 2019 e nel 2022 ,l’economia del paese è dollarizzata e non sostenibile ,al governo è costato trovare le risorse per pagare gli stipendi pubblici ,per questo sta ricorrendo al FMI che impone tagli ai sussidi e allo stato sociale. Di fronte a questa situazione economica la soluzione di Noboa è un regime autoritario per controllare il malcontento , una narco economia in cui il neoliberalismo si trasforma in una gestione della morte e questo nuovo modello si sta sviluppando ,e la gente si sta organizzando per dire no a questo processo che costituirebbe un arretramento dal punto vista sociale ed economico .\n\n\n\n\n\n\n\nTrump spariglia e la sfiducia serpeggia anche in Medio Oriente\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/la-sfiducia-negli-imperi-technomedievali-provocata-da-personaggi-distopici--67932142\n\n\n\n\nI curdi possono sperare di essere tra i pochi che traggono qualche vantaggio dalla feroce rimappatura violenta del Sudovest asiatico che sta andando in scena sul palcoscenico del Palazzo di Vetro newyorkese? \n\n\n\n Vigilanza curda: diversa per ciascun paese della loro frammentazioneA partire da questa domanda Antonella De Biasi, giornalista ed esperta della regione mediorientale, ha restituito un disegno del Sudovest asiatico a partire dal Federalismo democratico del Rojava come unica realtà di rispetto dei diritti e di un’amministrazione aperta a tutte le comunità che abitano il territorio; all’interno di Israele ci sono stati molteplici sostegni alla lotta curda (anche in funzione antiturca). Ma attualmente al-Jolani – come si faceva chiamare il tagliagole ora chiamato al-Shara, quando Antonella nel 2022 ne aveva tracciato la figura nel suo libro Astana e i 7 mari – è il padrone di quella che era buona parte della nazione governata fino a un anno fa dalla famiglia Assad, e probabilmente in questi giorni la volubilità di Trump sembra attribuire a Erdoğan il protettorato su una Siria governata da una sua creatura, in virtù delle promesse di stabilità profuse dal presidente turco, un’investitura conferita nonostante le milizie di modello ottomano: predoni che imperversano lungo le coste del Mediterraneo orientale. \n\n\n\nSpaesamento e impotenza armena: revisionismo entitàPoi si è affrontata la diversa strategia dei curdi siriani rispetto all’apertura di Ocalan, che ha invitato il Pkk a deporre le armi, come altra situazione è ancora quella dei curdi iraniani. Ma la problematicità insita nell’egemonia turca su quell’area travolge anche e maggiormente la comunità armena alla mercé dei fratelli azeri dei turchi; e furono le prime vittime di un genocidio del Secolo breve. Ora gli armeni hanno ancor meno alleati e sostenitori del solito, visto che il gas di Baku fa gola a tutti; e gli viene sottratta pezzo per pezzo identità, terra, riferimenti culturali. Oltre alla diaspora. La speranza di accoglienza europea è a metà con l’alleanza con i russi, disattesa da Putin, ma ancora valida. E Pashinyan non ha alcuna idea o autorevolezza per rappresentare gli armeni. \n\n\n\nRelazioni tra Israele e TurchiaUn’ipotesi di Al-Jazeera vede la Turchia nel mirino israeliano per assicurare l’impunità di Netanyahu che si fonda sul costante stato di guerra, ma anche perché è l’ultima potenza regionale non ancora ridimensionata dall’aggressività sionista. Peraltro la rivalità risale a decenni fa e in questo periodo di Global Sudum Flottilla si ricorda la Mavi Marmara assaltata dai pirati del Mossad uccidendo 10 persone a bordo, mentre cercava di forzare il blocco navale di Gaza. Fino a che punto può essere credibile una guerra scatenata da Israele contro la Turchia? Secondo Antonella De Biasi è difficile che possa avvenire, non solo perché Erdoğan è più abile di Netanyahu (al rientro da Tianjin ha chiesto a Trump gli F-35, dimenticando i sistemi antiaerei comprati da Mosca), ma perché gli affari anche di ordigni militari non si sono mai interrotti, inoltre a livello regionale l’alleanza con Al-Thani dovrebbe mettere al riparo la Turchia da attacchi sconsiderati e senza pretesti validi… certo, con il terrore di Netanyahu non si può mai sapere. \n\n\n\nCosa rimane del sistema di Astana?Facile interpretare la presenza a Tianjin dei leader che erano soliti incontrarsi sotto l’ombrello di Astana come confluenza di interessi, meno semplice capire fino a che punto ciascuno di loro e gli altri protagonisti del Shangai cooperation organization siano posizionati in più o meno consolidate alleanze. Sentiamo Antonella De Biasi e sugli stessi argomenti poi anche Murat Cinar in questo spreaker che abbiamo registrato subito dopo aver sentito Antonella: Trump incontra Erdoğan.\n\n\n\n\n\n\n\nL’Internazionale nera passa anche da Ankara\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-incontra-erdogan-lui-ha-bisogno-di-cose-io-di-altre-ci-mettiamo-d-accordo--67923007\n\n\n\n\nPiù la situazione risulta nebulosa, intricata e sul bordo del precipizio bellico e maggiore è il potere in mano a Erdoğan\n\n\n\nLo scollamento giovanile (da Gezi Park), la censura (Murat Cinar ci ha proposto l’ultima in ordine di tempo delle proibizioni musicali in Turchia), l’asservimento e la concentrazione dei poteri (gli interventi della magistratura a ingabbiare l’opposizione con pretesti), le centrali mediatiche ridotte a megafono del potere… tutti aspetti che caratterizzano il ventennio del Sultano al potere, ma se si guarda bene all’involuzione del paesaggio globale, si nota che la cancellazione dello Stato di diritto non è una prerogativa turca, ma riduce Ankara a una delle tappe dell’Internazionale nera che parte da Washington, passa per Roma, Tel Aviv, Budapest…L’economia in crisi, tranne la produzione bellica in mano alla famiglia che per il resto saccheggia la finanza statale da 20 anni a questa parte e ora la condiscendenza alle richieste di Trump dissangueranno ulteriormente il bilancio, già falcidiato dal 90% di inflazione, con svalutazione della Lira dal 2008 in poi e con una disoccupazione altissima. Ma anche a livello internazionale la diplomazia turca è agevolata dalla sua collocazione ambigua, dai suoi affari agevolati dagli errori europei, dal suo mantenersi all’interno della Nato ma sempre partecipe di ogni centro di potere: uditore della centralità multilaterale di Tianjin con il Sud del mondo e contemporaneamente presente alla riunione con paesi arabi sul piano di pace per Gaza alla corte di Trump, che vede in Erdoğan un potenziale risolutore a cui delegare la questione ucraina, perché «unico leader apprezzato da Zelensky e da Putin»; mentre il fantasma degli Accordi di Astana potrebbe sembrare confluire nello Sco, dove c’erano tutt’e tre i protagonisti, in realtà Murat ritiene chiuso il percorso degli Astana Files, perché la Turchia non fa effettivamente parte di Shangai Files. Piuttosto va approfondito il discorso di Astana sulla Siria e lo stallo attuale di tutte le potenze che ne controllavano il territorio prima della dirompente dissoluzione dello stato di Assad: alcune del tutto esautorate, come Iran e Russia, e altre che si contrappongono: Turchia, Qatar e Israele… e probabilmente per gli americani è più accettabile che sia controllato da Erdoğan. Ma questo non significa che la repubblica turca sia contraria a Tel Aviv: infatti Murat ci spiega come ci siano manifestazioni propal che vengono pesantemente caricate dalla polizia indette da forze conservatrici della destra islamista, perché gli interessi dell’industria bellica sono tutti a favore di Israele e gli affari vedono la famiglia del presidente tra i beneficiari degli scambi e dell’uso di armi a Gaza; anche il Chp organizza proteste","29 Settembre 2025","Abbiamo sentito Eduardo Meneses, dopo i primi giorni di paro nacional in Ecuador che ci ha indicato priorità, lotte, situazioni diverse nel paese in lotta contro le ricette neoliberiste di Daniel Noboa e prima che gli scontri producessero i primi morti; il popolo è sceso in piazza nella Cuenca per i diritti dei contadini, ma […]","2025-09-29 14:27:35","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 25/09/2025 – ECUADOR IN PIAZZA CONTRO NOBOA E IL TRUMPISMO IN SALSA LATINA; SUDOVEST ASIATICO IN SUBBUGLIO, RIPERCUSSIONI DELLE GUERRE SIONISTE; CINA DOPO SHANGAI COOPERATION ORGANIZATION E XI ALL’ONU CON LA CASACCA AMBIENTALISTA",1759108934,[519,520,521,522,523,524,525,526,527,528,529,530,531,532,533,534,535,536,537,538],"https://radioblackout.org/tag/armenia/","https://radioblackout.org/tag/azerbaijan/","https://radioblackout.org/tag/chp/","https://radioblackout.org/tag/conaie/","https://radioblackout.org/tag/cuenca/","https://radioblackout.org/tag/curdi/","https://radioblackout.org/tag/erdogan/","https://radioblackout.org/tag/israele/","https://radioblackout.org/tag/nato/","https://radioblackout.org/tag/netanyahu/","https://radioblackout.org/tag/noboa/","https://radioblackout.org/tag/ocalan/","https://radioblackout.org/tag/pkk/","https://radioblackout.org/tag/proteste/","https://radioblackout.org/tag/qatar/","https://radioblackout.org/tag/quito/","https://radioblackout.org/tag/sco/","https://radioblackout.org/tag/siria/","https://radioblackout.org/tag/trump/","https://radioblackout.org/tag/turchia/",[540,541,542,371,369,367,543,544,545,373,365,546,547,548,549,363,361,550,551,552],"armenia","azerbaijan","chp","Erdogan","Israele","nato","Ocalan","pkk","proteste","qatar","Siria","Trump","Turchia",{"post_content":554},{"matched_tokens":555,"snippet":556,"value":557},[275],"ha chiesto a Trump gli \u003Cmark>F-35\u003C/mark>, dimenticando i sistemi antiaerei comprati","Abbiamo sentito Eduardo Meneses, dopo i primi giorni di paro nacional in Ecuador che ci ha indicato priorità, lotte, situazioni diverse nel paese in lotta contro le ricette neoliberiste di Daniel Noboa e prima che gli scontri producessero i primi morti; il popolo è sceso in piazza nella Cuenca per i diritti dei contadini, ma allo stesso modo a Quito gli studenti si sono mobilitati, come gli autotrasportatori per la sospensione dell’articolo 126: cioè la cancellazione del sussidio sul diesel in vigore da decenni, ma sotto le ceneri ribolliva il fuoco della ribellione… Ci siamo poi mossi verso il Sudovest asiatico, rimescolato dall’aggressione sionista intenta a sfruttare l’occasione di creare Eretz Israel, ridimensionando con la forza impunita le potenze regionali; ma Erdoğan pare sia apprezzato e investito da Trump come Vicerè del Middle East. Di questa situazione ingarbugliata abbiamo parlato prima con Antonella De Biasi a partire dalla condizione del popolo curdo e armeno; e successivamente ci è sembrato utile approfondire con Murat Cinar la situazione interna, di crisi economica e repressione di ogni opposizione, e il peso della strategia geopolitica di Ankara. Da ultimo uno sguardo alla Cina con Sabrina Moles dopo l’evento estivo dello Sco e la successiva esibizione muscolare a Pechino, ma anche il multilateralismo teorizzato da Xi e le dichiarazioni ambientaliste contrapposte a quelle del rivale americano nella stessa sede newyorkese del Palazzo di Vetro. \n\n\n\nNecropolitica e narcostato ecuadoriano\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-en-paro-contra-noboa-y-fmi--67915787\n\n\n\n\nAbbiamo parlato della situazione in Ecuador con Eduardo Meneses ricercatore politico, attivista, reporter alternativo .\n\n\n\nNegli ultimi giorni l’Ecuador è scosso da un’ondata di proteste esplose dopo la decisione del presidente Daniel Noboa di abolire il sussidio sul diesel, in vigore dal 1974. La misura, che ha fatto impennare il prezzo del carburante da 1,80 a 2,80 dollari al gallone, ha innescato il conflitto sociale con manifestazioni che attraversano il Paese, dalle grandi città alle province rurali. Contadini, trasportatori, pescatori, studenti e comunità indigene denunciano un provvedimento che incide pesantemente sul costo della vita e lo considerano l’ennesima espressione di un modello neoliberista responsabile di profonde disuguaglianze. A guidare la risposta è la CONAIE, la storica Confederazione delle Nazionalità Indigene, che ha proclamato uno sciopero nazionale a oltranza.Il tema dei sussidi per il diesel è una problema storico ogni volta che si è tentato di cancellare i sussidi sul diesel c’è stata una risposta popolare .Non è una protesta isolata ma storica ci sono state proteste popolari ne 2019 e nel 2022 ,l’economia del paese è dollarizzata e non sostenibile ,al governo è costato trovare le risorse per pagare gli stipendi pubblici ,per questo sta ricorrendo al FMI che impone tagli ai sussidi e allo stato sociale. Di fronte a questa situazione economica la soluzione di Noboa è un regime autoritario per controllare il malcontento , una narco economia in cui il neoliberalismo si trasforma in una gestione della morte e questo nuovo modello si sta sviluppando ,e la gente si sta organizzando per dire no a questo processo che costituirebbe un arretramento dal punto vista sociale ed economico .\n\n\n\n\n\n\n\nTrump spariglia e la sfiducia serpeggia anche in Medio Oriente\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/la-sfiducia-negli-imperi-technomedievali-provocata-da-personaggi-distopici--67932142\n\n\n\n\nI curdi possono sperare di essere tra i pochi che traggono qualche vantaggio dalla feroce rimappatura violenta del Sudovest asiatico che sta andando in scena sul palcoscenico del Palazzo di Vetro newyorkese? \n\n\n\n Vigilanza curda: diversa per ciascun paese della loro frammentazioneA partire da questa domanda Antonella De Biasi, giornalista ed esperta della regione mediorientale, ha restituito un disegno del Sudovest asiatico a partire dal Federalismo democratico del Rojava come unica realtà di rispetto dei diritti e di un’amministrazione aperta a tutte le comunità che abitano il territorio; all’interno di Israele ci sono stati molteplici sostegni alla lotta curda (anche in funzione antiturca). Ma attualmente al-Jolani – come si faceva chiamare il tagliagole ora chiamato al-Shara, quando Antonella nel 2022 ne aveva tracciato la figura nel suo libro Astana e i 7 mari – è il padrone di quella che era buona parte della nazione governata fino a un anno fa dalla famiglia Assad, e probabilmente in questi giorni la volubilità di Trump sembra attribuire a Erdoğan il protettorato su una Siria governata da una sua creatura, in virtù delle promesse di stabilità profuse dal presidente turco, un’investitura conferita nonostante le milizie di modello ottomano: predoni che imperversano lungo le coste del Mediterraneo orientale. \n\n\n\nSpaesamento e impotenza armena: revisionismo entitàPoi si è affrontata la diversa strategia dei curdi siriani rispetto all’apertura di Ocalan, che ha invitato il Pkk a deporre le armi, come altra situazione è ancora quella dei curdi iraniani. Ma la problematicità insita nell’egemonia turca su quell’area travolge anche e maggiormente la comunità armena alla mercé dei fratelli azeri dei turchi; e furono le prime vittime di un genocidio del Secolo breve. Ora gli armeni hanno ancor meno alleati e sostenitori del solito, visto che il gas di Baku fa gola a tutti; e gli viene sottratta pezzo per pezzo identità, terra, riferimenti culturali. Oltre alla diaspora. La speranza di accoglienza europea è a metà con l’alleanza con i russi, disattesa da Putin, ma ancora valida. E Pashinyan non ha alcuna idea o autorevolezza per rappresentare gli armeni. \n\n\n\nRelazioni tra Israele e TurchiaUn’ipotesi di Al-Jazeera vede la Turchia nel mirino israeliano per assicurare l’impunità di Netanyahu che si fonda sul costante stato di guerra, ma anche perché è l’ultima potenza regionale non ancora ridimensionata dall’aggressività sionista. Peraltro la rivalità risale a decenni fa e in questo periodo di Global Sudum Flottilla si ricorda la Mavi Marmara assaltata dai pirati del Mossad uccidendo 10 persone a bordo, mentre cercava di forzare il blocco navale di Gaza. Fino a che punto può essere credibile una guerra scatenata da Israele contro la Turchia? Secondo Antonella De Biasi è difficile che possa avvenire, non solo perché Erdoğan è più abile di Netanyahu (al rientro da Tianjin ha chiesto a Trump gli \u003Cmark>F-35\u003C/mark>, dimenticando i sistemi antiaerei comprati da Mosca), ma perché gli affari anche di ordigni militari non si sono mai interrotti, inoltre a livello regionale l’alleanza con Al-Thani dovrebbe mettere al riparo la Turchia da attacchi sconsiderati e senza pretesti validi… certo, con il terrore di Netanyahu non si può mai sapere. \n\n\n\nCosa rimane del sistema di Astana?Facile interpretare la presenza a Tianjin dei leader che erano soliti incontrarsi sotto l’ombrello di Astana come confluenza di interessi, meno semplice capire fino a che punto ciascuno di loro e gli altri protagonisti del Shangai cooperation organization siano posizionati in più o meno consolidate alleanze. Sentiamo Antonella De Biasi e sugli stessi argomenti poi anche Murat Cinar in questo spreaker che abbiamo registrato subito dopo aver sentito Antonella: Trump incontra Erdoğan.\n\n\n\n\n\n\n\nL’Internazionale nera passa anche da Ankara\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-incontra-erdogan-lui-ha-bisogno-di-cose-io-di-altre-ci-mettiamo-d-accordo--67923007\n\n\n\n\nPiù la situazione risulta nebulosa, intricata e sul bordo del precipizio bellico e maggiore è il potere in mano a Erdoğan\n\n\n\nLo scollamento giovanile (da Gezi Park), la censura (Murat Cinar ci ha proposto l’ultima in ordine di tempo delle proibizioni musicali in Turchia), l’asservimento e la concentrazione dei poteri (gli interventi della magistratura a ingabbiare l’opposizione con pretesti), le centrali mediatiche ridotte a megafono del potere… tutti aspetti che caratterizzano il ventennio del Sultano al potere, ma se si guarda bene all’involuzione del paesaggio globale, si nota che la cancellazione dello Stato di diritto non è una prerogativa turca, ma riduce Ankara a una delle tappe dell’Internazionale nera che parte da Washington, passa per Roma, Tel Aviv, Budapest…L’economia in crisi, tranne la produzione bellica in mano alla famiglia che per il resto saccheggia la finanza statale da 20 anni a questa parte e ora la condiscendenza alle richieste di Trump dissangueranno ulteriormente il bilancio, già falcidiato dal 90% di inflazione, con svalutazione della Lira dal 2008 in poi e con una disoccupazione altissima. Ma anche a livello internazionale la diplomazia turca è agevolata dalla sua collocazione ambigua, dai suoi affari agevolati dagli errori europei, dal suo mantenersi all’interno della Nato ma sempre partecipe di ogni centro di potere: uditore della centralità multilaterale di Tianjin con il Sud del mondo e contemporaneamente presente alla riunione con paesi arabi sul piano di pace per Gaza alla corte di Trump, che vede in Erdoğan un potenziale risolutore a cui delegare la questione ucraina, perché «unico leader apprezzato da Zelensky e da Putin»; mentre il fantasma degli Accordi di Astana potrebbe sembrare confluire nello Sco, dove c’erano tutt’e tre i protagonisti, in realtà Murat ritiene chiuso il percorso degli Astana Files, perché la Turchia non fa effettivamente parte di Shangai Files. Piuttosto va approfondito il discorso di Astana sulla Siria e lo stallo attuale di tutte le potenze che ne controllavano il territorio prima della dirompente dissoluzione dello stato di Assad: alcune del tutto esautorate, come Iran e Russia, e altre che si contrappongono: Turchia, Qatar e Israele… e probabilmente per gli americani è più accettabile che sia controllato da Erdoğan. Ma questo non significa che la repubblica turca sia contraria a Tel Aviv: infatti Murat ci spiega come ci siano manifestazioni propal che vengono pesantemente caricate dalla polizia indette da forze conservatrici della destra islamista, perché gli interessi dell’industria bellica sono tutti a favore di Israele e gli affari vedono la famiglia del presidente tra i beneficiari degli scambi e dell’uso di armi a Gaza; anche il Chp organizza proteste",[559],{"field":110,"matched_tokens":560,"snippet":556,"value":557},[275],{"best_field_score":502,"best_field_weight":503,"fields_matched":117,"num_tokens_dropped":50,"score":562,"tokens_matched":117,"typo_prefix_score":50},"578730123365187697",{"document":564,"highlight":576,"highlights":581,"text_match":500,"text_match_info":584},{"comment_count":50,"id":565,"is_sticky":50,"permalink":566,"podcastfilter":567,"post_author":349,"post_content":568,"post_date":569,"post_excerpt":56,"post_id":565,"post_modified":570,"post_thumbnail":571,"post_title":572,"post_type":388,"sort_by_date":573,"tag_links":574,"tags":575},"90499","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-7-giugno-votare-ma-no-sommossa-al-cpr-di-gradisca-il-tempo-sospeso-e-la-violenza-istituzionale-per-i-senza-carte-smilitarizzare-la-citta-i-nuovi-bombardieri-di-leonardoc/",[349],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/2024-06-07-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nVotare? Ma no!\r\nIl voto è uno dei rituali cardine della democrazia rappresentativa, uno strumento di ricambio delle élite, con il quale non si misura tanto il consenso a questo o quel partito, quanto alla delega in bianco su cui si regge l’intero sistema.\r\nAl di là di programmi, slogan e dichiarazioni di intenti, chi viene eletto non ha alcun mandato imperativo, ma un semplice impegno verbale, che può essere costantemente disatteso, senza portare alla decadenza del delegato.\r\nLa democrazia serve ad alimentare l’illusione che esista una sovranità popolare, cui ciascuno partecipa recandosi alle urne.\r\nNei fatti le regole che la sottendono, difese da un nutrito corpo di armati, impediscono e non consentono la partecipazione alle decisioni sulla vita di noi tutti. É un gioco a carte truccate.\r\nNe abbiamo parlato con Tiziano Antonelli\r\n\r\nGradisca. Sommossa al CPR\r\nA fine maggio nel Centro di detenzione amministrativa di Gradisca di Isonzo, è scoppiata una sommossa, sedata con la forza da polizia, carabinieri e militari. Un’intera area del CPR è stata distrutta.\r\nDa quando il governo ha deciso il prolungamento a 18 mesi del periodo massimo di reclusione per i migranti senza documenti, i Centri italiani sono in crescente ebollizione. Chi finisce in un centro viene condannato ad una pena detentiva di un anno e mezzo di reclusione. Alcuni vengono deportati prima, ma per quelli che provengono da paesi con i quali non ci sono accordi di rimpatrio è prigione.\r\nCe ne ha parlato Raffaele di Trieste\r\n\r\nAttesa presso l’Ufficio Immigrazione. Racconto di una mattina a Torino\r\nOgni città ha un Ufficio Immigrazione della questura. Qui le persone giungono per richiedere documenti, rinnovarli. Spesso riconosciamo questi luoghi per le code di uomini e donne fuori dall’ingresso; a volte la normalità è interrotta da proteste. A Torino l’Ufficio Immigrazione è situato in corso Verona, a pochi passi dalla Dora. Vicino si trovano il blocco oscuro del centro direzionale Lavazza e il cantiere che trasformerà il vecchio mercato all’ingrosso dei fiori in un’area sportiva con palestra e piscina. L’edificio della questura è ampio e spazioso, ma le persone devono attendere ore in coda, ogni mattina, sull’asfalto del piazzale antistante. La polizia amministra l’ordine pubblico, dispone barriere e redarguisce; accanto un furgoncino vende brioche, bibite e caffè, fototessere e servizi di fotocopia. Un’amica, che desidera rispondere al nome di Selma Arnaldo, trascorre mattine qui perché è in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno. Selma ha scritto il racconto di una giornata d’attesa. (da Monitor Italia)\r\n\r\nTorino. In strada per smilitarizzare la città\r\nCome sempre il 2 giugno la Repubblica ha celebrato sé stessa con esibizioni militari, parate e commemorazioni. Una “festa” nazionalista e militarista.\r\nUna “festa” che anche quest’anno è stata contestata attivamente in due giornate di informazione e lotta.\r\n\r\nLeonardo. Squadriglie di bombardieri tra IA e massacri del futuro\r\nIL 14 dicembre dello scorso anno i governi italiano, giapponese e britannico hanno sottoscritto l’accordo sul Global Combat Air Programme, che prevede la progettazione e realizzazione, da parte di Leonardo, Mitsubishi e BAE Systems, di un nuovo cacciabombardiere, destinato a sostituire Eurofighter ed F35.\r\nIn questo modo viene garantito un futuro anche allo stabilimento Alenia di Caselle Torinese, che terminate le commesse per gli Eurofighter, si rinnoverà per i nuovi, ancor più mortali velivoli da guerra. \r\nGrazie ad un’intervista uscita sull’edizione torinese del Corsera oggi ne sappiamo di più.\r\nl PC2lab di Leonardo a Torino è un vero e proprio centro di sviluppo e prototipazione di modelli e scenari virtuali al servizio della concezione dei velivoli del futuro, droni e caccia di quinta generazione.\r\nÉ in questo Laboratorio che è in gestazione il Global Combat Air Programme. Non si tratta (solo) di un nuovo cacciabombardiere, ma di un intero sistema di attacco aereo. Il pilota è previsto solo per l’areo a capo della squadriglia: gli altri arei saranno senza pilota governati di un’IA che si coordina con l’umano sull’aereo di testa.\r\nI combattimenti aerei con protagonisti piloti umani sono ormai archeologia. Le guerre nei cieli verranno combattute con asettica precisione da un sistema addestrato ad ogni possibile scenario, privo di emozioni e paure.\r\nA morire, oggi come in passato saranno sempre uomini, donne e bambini.\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","13 Giugno 2024","2024-06-13 16:12:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/05-200x110.jpeg","Anarres del 7 giugno. 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Sommossa al CPR\r\nA fine maggio nel Centro di detenzione amministrativa di Gradisca di Isonzo, è scoppiata una sommossa, sedata con la forza da polizia, carabinieri e militari. Un’intera area del CPR è stata distrutta.\r\nDa quando il governo ha deciso il prolungamento a 18 mesi del periodo massimo di reclusione per i migranti senza documenti, i Centri italiani sono in crescente ebollizione. Chi finisce in un centro viene condannato ad una pena detentiva di un anno e mezzo di reclusione. Alcuni vengono deportati prima, ma per quelli che provengono da paesi con i quali non ci sono accordi di rimpatrio è prigione.\r\nCe ne ha parlato Raffaele di Trieste\r\n\r\nAttesa presso l’Ufficio Immigrazione. Racconto di una mattina a Torino\r\nOgni città ha un Ufficio Immigrazione della questura. Qui le persone giungono per richiedere documenti, rinnovarli. Spesso riconosciamo questi luoghi per le code di uomini e donne fuori dall’ingresso; a volte la normalità è interrotta da proteste. A Torino l’Ufficio Immigrazione è situato in corso Verona, a pochi passi dalla Dora. Vicino si trovano il blocco oscuro del centro direzionale Lavazza e il cantiere che trasformerà il vecchio mercato all’ingrosso dei fiori in un’area sportiva con palestra e piscina. L’edificio della questura è ampio e spazioso, ma le persone devono attendere ore in coda, ogni mattina, sull’asfalto del piazzale antistante. La polizia amministra l’ordine pubblico, dispone barriere e redarguisce; accanto un furgoncino vende brioche, bibite e caffè, fototessere e servizi di fotocopia. Un’amica, che desidera rispondere al nome di Selma Arnaldo, trascorre mattine qui perché è in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno. Selma ha scritto il racconto di una giornata d’attesa. (da Monitor Italia)\r\n\r\nTorino. In strada per smilitarizzare la città\r\nCome sempre il 2 giugno la Repubblica ha celebrato sé stessa con esibizioni militari, parate e commemorazioni. 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Non si tratta (solo) di un nuovo cacciabombardiere, ma di un intero sistema di attacco aereo. Il pilota è previsto solo per l’areo a capo della squadriglia: gli altri arei saranno senza pilota governati di un’IA che si coordina con l’umano sull’aereo di testa.\r\nI combattimenti aerei con protagonisti piloti umani sono ormai archeologia. 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Dalle 10,45 alle 12,45. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2018 06 22 anarres\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nIdentità erranti contro stato, polizia e frontiere. Nessun Norma. L’altro Pride di Torino \r\n\r\nOdio paura creano mostri. Riflessioni a margine del nuovo governo. Ne parliamo con Francesco Codello\r\n\r\nCento antimilitaristi si sono incontrati a Milano la scorsa settimana. Una lunga giornata di approfondimento su spese militari, nucleare, missioni all’estero, basi, poligoni, militari a scuola e nelle università, guerra interna, nuovo paradigma bellico, storia dell’antimilitarismo in Italia, cultura militarista nei media… e ovviamente notizie dalle lotte dal No Muos agli F35, dalle frontiere al Mediterraneo\r\nNe parliamo con Daniele Ratti dell’Ateneo Libertario di Milano\r\n\r\nGuerra e controllo sociale. La trasformazione del paradigma bellico dalla prima guerra del golfo alla jihad globale, passando per le nostre periferie. \r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nSabato 7 luglio ore 10,30 / 13 presidio contro le frontiere al Balon\r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sui terranno ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","5 Luglio 2018","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/07/DSCN5639-1-200x110.jpg","Anarres del 22 giugno. Identità erranti. Odio e paura creano mostri. Un incontro antimilitarista a Milano. 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Sui 105,250 di radio Blackout. Anche in streaming \r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2018 03 30 anarres\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nI morti sul lavoro dall’inizio del 2018 sono stati 144. Una strage.\r\nSe a questi si sommano quelli selezionati in mare dalla guardia costiera la somma cresce ancora.\r\n\r\nElettroshok di polizia. È partita il 21 marzo la sperimentazione del taser, la pistola elettrica, da parte delle forze dell’ordine italiane. Si comincia in sei provincie per poi estendersi a tutto il paese. Uno strumento di tortura, che non dovrebbe uccidere, ma negli States ha fatto mille morti in vent’anni.\r\n\r\nDelta del Niger. I dati raccolti da Amnesty inchiodano Shell ed Eni: il gravissimo inquinamento della regione è causato da fuoriuscite di petrolio da impianti che non vengono controllati né riparati.\r\n\r\nLa neolingua del governo.\r\nL’accusa di associazione a delinquere contro i responsabili di Proactiva Open Arms potrebbe non reggere. Resta quella di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I fatti sono noti: dopo un “normale” salvataggio in mare la Proactiva si è rifiutata di consegnare alla guardia costiera libica i migranti recuperati in mare. Dall’inchiesta emerge tuttavia una novità importante: la regia dell’intera operazione era a Roma. Un salto di qualità che va al di là della vicenda che ha investito la nave dell’ONG spagnola. Con il suo ultimo colpo di coda il ministro Minniti uquaglia sul filo di lana Maroni. Si torna alla pratica dei respingimenti in mare. Formalmente sono proibiti: l’Italia è stata condannata per violazione dei diritti umani. Ma nessuno è più bravo dei governi a violare o aggirare le norme che sottoscrive. In fondo basta cambiare il nome. Se la parola respingimento in Libia viene sostituita con salvataggio da parte della guardia costiera libica, il gioco è fatto. I migranti tornano all’inferno, ma le regole sono state rispettate.\r\n\r\nStorie di frontiera da Torino a Claviere.\r\n\r\nLa spesa militare in Italia. Armi, basi, missioni all’estero. Oltre il 70% dei fondi destinati allo sviluppo delle imprese da parte del ministero della programmazione economica cade a pioggia sulle industrie armiere.\r\nNe parliamo con Domenico Argirò di Zabriskie Point di Novara in prima fila nel movimento No F35.\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nSabato 7 aprile\r\ncena antipasquale veg veg\r\nore 20 alla FAT in corso Palermo 46\r\nIl nostro menù veg/vegan:\r\nAntipasti delle streghe / Chicchi ammazzapreti / Caponet satanico / Hummus dell'infedele / Fagiolata da ultima cena / Vino rossonero / E per finire...Dolcino e Margherita\r\nBenefit lotte contro lo stato\r\nQuanto costa? 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Dagli arditi del popolo alla resistenza e oltre.\r\nInterverrà Franco Schirone, storico, curatore de “La Resistenza sconosciuta” uscito nelle edizioni Zero in Condotta.\r\n\r\nMercoledì 25 aprile\r\nore 15\r\nricordo, fiori, info antifascista alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni\r\n in corso Giulio Cesare angolo corso Novara\r\n\r\nVenerdì 27 aprile\r\n ore 21 alla FAT\r\n in corso Palermo 46\r\n I nuovi manicomi\r\nA quarant’anni dalla chiusura dalla loro chiusura, le gabbie dei matti ci sono ancora. 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