","Israele risponde all'Alluvione con l'allagamento di Gaza","post",1706749388,[59,60,61,62],"http://radioblackout.org/tag/alluvione-al-aqsa/","http://radioblackout.org/tag/idf/","http://radioblackout.org/tag/israele/","http://radioblackout.org/tag/palestina/",[32,20,15,17],{"tags":65},[66,68,71,73],{"matched_tokens":67,"snippet":32},[],{"matched_tokens":69,"snippet":70},[20],"\u003Cmark>Idf\u003C/mark>",{"matched_tokens":72,"snippet":15},[],{"matched_tokens":74,"snippet":17},[],[76],{"field":33,"indices":77,"matched_tokens":78,"snippets":80},[19],[79],[20],[70],578730123365712000,{"best_field_score":83,"best_field_weight":84,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":45,"score":85,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":45},"1108091339008",13,"578730123365711977",{"document":87,"highlight":105,"highlights":110,"text_match":114,"text_match_info":115},{"cat_link":88,"category":89,"comment_count":45,"id":90,"is_sticky":45,"permalink":91,"post_author":48,"post_content":92,"post_date":93,"post_excerpt":94,"post_id":90,"post_modified":95,"post_thumbnail":96,"post_thumbnail_html":97,"post_title":98,"post_type":56,"sort_by_date":99,"tag_links":100,"tags":104},[42],[44],"90960","http://radioblackout.org/2024/07/libano-continua-la-guerra-strisciante-tra-hezbollah-e-idf/","Il fronte nord del confine tra Israele e Libano diventa sempre più incandescente ,tanto da far supporre che il prolema non sia se si allargherà il conflitto ma quando . Anche se l'interesse di entrambi i contendenti è di evitare un escalation aumentano di numero ed intensità gli scontri con un crescendo di minacce reciproche, l'allargamento del conflitto sul fronte nord costituisce per lo screditato Netanyahu una sorta di assicurazione per la sua sopravvivenza politica .Il Libano attraversa una crisi che si potrebbe definire esistenziale che sta mettendo in discussione le basi di quella che un tempo veniva definita la Svizzera del Medio Oriente ,la bancarotta economica ,la corruzione endemica, l'inflazione galoppante ,la proletarizzazione dei ceti medi ,la fuga dei giovani sono solo alcuni degli aspetti della crisi sistemica che affligge lo stato libanese. In questo contesto lo spettro di una guerra distruttiva alimenta il distacco delle nuove generazioni dalla politica e dal sostegno alla milizia Hezbollah che condizionando la vita politica del paese dei cedri viene percepita come corresponsabile del fallimento libanese.\r\n\r\nNe parliamo con Lorenzo Forlani giornalista freelance che vive a Beirut.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/INFO-08072024-FORLANI-LIBANO.mp3\"][/audio]","8 Luglio 2024","Continuano gli scontri fra Hezbollah e IDF al confine tra Israele e Libano ","2024-07-08 17:07:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/LIBANO-ISRAELE-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/LIBANO-ISRAELE-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/LIBANO-ISRAELE-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/LIBANO-ISRAELE.jpg 594w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","LIBANO CONTINUA LA GUERRA STRISCIANTE TRA HEZBOLLAH E IDF .",1720458473,[101,102,103],"http://radioblackout.org/tag/attacco-israele/","http://radioblackout.org/tag/hezbollah/","http://radioblackout.org/tag/libano/",[30,28,24],{"post_title":106},{"matched_tokens":107,"snippet":109,"value":109},[108],"IDF","LIBANO CONTINUA LA GUERRA STRISCIANTE TRA HEZBOLLAH E \u003Cmark>IDF\u003C/mark> .",[111],{"field":112,"matched_tokens":113,"snippet":109,"value":109},"post_title",[108],578730123365187700,{"best_field_score":116,"best_field_weight":117,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":45,"score":118,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":45},"1108091338752",15,"578730123365187705",{"document":120,"highlight":135,"highlights":140,"text_match":114,"text_match_info":144},{"cat_link":121,"category":122,"comment_count":45,"id":123,"is_sticky":45,"permalink":124,"post_author":48,"post_content":125,"post_date":126,"post_excerpt":51,"post_id":123,"post_modified":127,"post_thumbnail":128,"post_thumbnail_html":129,"post_title":130,"post_type":56,"sort_by_date":131,"tag_links":132,"tags":134},[42],[44],"93392","http://radioblackout.org/2024/11/maccabi-tel-aviv-in-trasferta-ad-amsterdam/","Tifosi di calcio israeliani si sono scontrati con manifestanti filo-palestinesi e abitanti di Amsterdam prima e dopo una partita di calcio di Europa League tra la loro squadra, il Maccabi Tel Aviv, e l'Ajax. Gli scontri hanno avuto luogo giovedì sera fuori dalla Johan Cruyff Arena, l'arena principale della città e stadio di casa dell'Ajax Amsterdam, ma anche in altre zone della città.\r\n\r\nLa tensione era già salita mercoledì sera quando una bandiera palestinese era stata tirata giù dalla facciata di un edificio nel centro di Amsterdam. Il capo della polizia Peter Holla ha detto in una conferenza stampa venerdì che i tifosi del Maccabi avevano aggredito un tassista di origine araba e dato fuoco a una bandiera palestinese. Sui social circolano numerosi video in cui i supporter israeliani intonano cori contro la Palestina, lx Palestinesi, le persone arabe in generale (\"non ci sono più scuole a Gaza, perchè non ci sono più bambini a Gaza\", \"lasciate che le IDF finiscano il lavoro\", \"Morte agli arabi\" e altri dello stesso tenore).\r\n\r\nLa polizia ha scortato circa 1.000 tifosi del Maccabi da Piazza Dam alla Johan Cruyff Arena, dove era stata organizzata una marcia pro-palestinese nelle vicinanze, ad Anton de Komplein. Durante la partita i tifosi del Maccabi hanno fischiato durante il minuto di silenzio per le vittime dell'alluvione a Valencia, probabilmente per alcune posizioni del governo spagnolo contro il massacro a Gaza.\r\n\r\nA guidare la spedizione gialloblu ad Amsterdam è stato il suo gruppo principale: i Fanatics, legati agli ambienti dell’estrema destra israeliana, in particolare al ministro suprematista Ben Gvir, e connotati da matrice razzista. Nel 2014 costrinsero, per le sue origini arabe, il giocatore israeliano Maharan Radi a lasciare il Maccabi Tel Aviv. L’anno seguente si opposero all’iniziativa della UEFA a favore dei rifugiati siriani, srotolando in curva un eloquente striscione con scritto: “Refugees Not Welcome”. Il loro odio si estende oltre a palestinesi e rifugiati anche verso la comunità lgbtqia+. Negli anni hanno esportato la loro violenza in giro per l’Europa; soltanto pochi mesi fa ad Atene, in occasione di Olympiakos-Maccabi Tel Aviv, gli ospiti hanno aggredito in gruppo un uomo che portava con sé una bandiera palestinese.\r\n\r\nLa stampa italiana e europea, sulla falsariga delle dichiarazioni di Netanyahu sull'accaduto, ha parlato di \"pogrom organizzati\", di \"caccia all'ebreo\" e di \"Notte dei Cristalli\".\r\n\r\nAbbiamo chiesto a Gabriele, di Calcio e Rivoluzione, di parlarci della squadra di Tel Aviv, di quanto accaduto ad Amsterdam e del supporto alla causa palestinese espresso nelle curve europee. Ascolta o scarica la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/amsterdam.mp3\"][/audio]","12 Novembre 2024","2024-11-12 11:19:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/free-pal-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"238\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/free-pal-300x238.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/free-pal-300x238.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/free-pal.png 447w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Maccabi Tel Aviv in trasferta ad Amsterdam",1731376887,[133,61,62],"http://radioblackout.org/tag/calcio/",[26,15,17],{"post_content":136},{"matched_tokens":137,"snippet":138,"value":139},[108],"a Gaza\", \"lasciate che le \u003Cmark>IDF\u003C/mark> finiscano il lavoro\", \"Morte agli","Tifosi di calcio israeliani si sono scontrati con manifestanti filo-palestinesi e abitanti di Amsterdam prima e dopo una partita di calcio di Europa League tra la loro squadra, il Maccabi Tel Aviv, e l'Ajax. 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Sono 130 giorni che l'esercito israeliano (IDF) assedia la Striscia, in quello che ormai è un vero e proprio genocidio, come denunciato a più voci. Proprio ieri in Italia il governo ha accolto la mozione dell'opposizione per un impegno, al momento senza concretezza, a promuovere un cessate il fuoco su Gaza.\r\n\r\nLa popolazione gazawi nel corso del conflitto si è spostata in massa verso Rafah, al confine con l'Egitto, nel tentativo di sopravvivere alle incursioni israeliane. Confine sbarrato da un muro, i cui accessi sono tenuti chiusi dall'Egitto che, non volendo inimicarsi il governo israeliano, non sta accogliendo i rifugiati palestinesi che tentano di scappare dalle bombe. In questi giorni al Cairo si stanno tenendo i colloqui per una possibile tregua, coinvolgendo i servi segreti di Stati Uniti, Israele e Egitto, con la mediazione del Qatar. Le trattative, che non coinvolgono la Palestina, sembrano destinate a cadere nel nulla, così come si è visto nelle ultime settimane.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nDi seguito l'intervista con Michele Giorgio:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Giorgio.14022024.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n ","14 Febbraio 2024","2024-02-14 12:37:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/IMG_3427-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/IMG_3427-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/IMG_3427-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/IMG_3427-1024x578.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/IMG_3427-768x433.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/IMG_3427-1536x867.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/IMG_3427-2048x1156.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Palestina: Rafah dopo 130 giorni di assedio israeliano",1707914233,[61,62,161],"http://radioblackout.org/tag/rafah/",[15,17,22],{"post_content":164},{"matched_tokens":165,"snippet":166,"value":167},[108],"130 giorni che l'esercito israeliano (\u003Cmark>IDF\u003C/mark>) assedia la Striscia, in quello","Ai nostri microfoni Michele Giorgio, corrispondente per il Manifesto, per un aggiornamento sulla situazione nella Striscia di Gaza. 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Ma non tutto il male vien per nuovere, i nostri eroi riscoprono il dono della sintesi nel riassumere alcuni dei temi trattati: l'importanza della ricerca e sviluppo tecnologico in Israele e i suoi legami con l'apparato militare; come la posizione di primo esportatore di tecnologie di sorveglianza, spionaggio e controllo fornisca al Paese un forte potere politico e diplomatico; come siano portate avanti le operazioni di \"cyber security\" all'interno dei vari corpi militari e di polizia; la storia di NSO, azienda leader nel settore degli spyware e travolta nel tempo da diversi scandali. Riportiamo inoltre due notizie di attualità: di come Israele abbia sfruttato le proprie risorse militari e di intelligence per spiare e minacciare funzionari della corte penale internazionale, in particolare Fatou Bensouda, giurista gambiana ed ex-capo procuratore della corte penale internazionale; di come l'IDF abbia controllato un canale Telgram che pubblicava immagini e video raccapriccianti.\r\n\r\nParliamo anche della lotta che la Lega Calcio ha intrapreso nei confronti del gigante del cloud CloudFlare ma, soprattutto, smarmelliamo sul potente malware firmato \"Cambiare Rotta\". Qui i dettagli promessi.\r\n\r\nCi abbiamo provato a fare i seri, ma Prodi ci ha nuovamente sabotato con una delle sue sedute spiritiche. \r\n\r\n[ scarica la puntata ]","29 Maggio 2024","2024-05-29 16:49:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/israel-cyber-defense-unit-200x110.jpg","StakkaStakka 29 maggio 2024 dal Politecnico occupato - Israele potenza della sorveglianza e Cambiare Rotta con un ransomware",1717000440,[304,305,60,61,306,307,308],"http://radioblackout.org/tag/cambiare-rotta/","http://radioblackout.org/tag/cloudflare/","http://radioblackout.org/tag/lega-calcio/","http://radioblackout.org/tag/nso/","http://radioblackout.org/tag/sorveglianza/",[310,211,20,15,213,209,203],"cambiare rotta",{"tags":312},[313,315,317,319,321,323,325],{"matched_tokens":314,"snippet":310,"value":310},[],{"matched_tokens":316,"snippet":211,"value":211},[],{"matched_tokens":318,"snippet":70,"value":70},[20],{"matched_tokens":320,"snippet":15,"value":15},[],{"matched_tokens":322,"snippet":213,"value":213},[],{"matched_tokens":324,"snippet":209,"value":209},[],{"matched_tokens":326,"snippet":203,"value":203},[],[328],{"field":33,"indices":329,"matched_tokens":330,"snippets":332,"values":333},[201],[331],[20],[70],[70],{"best_field_score":83,"best_field_weight":84,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":45,"score":85,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":45},{"document":336,"highlight":351,"highlights":356,"text_match":114,"text_match_info":359},{"comment_count":45,"id":337,"is_sticky":45,"permalink":338,"podcastfilter":339,"post_author":340,"post_content":341,"post_date":342,"post_excerpt":51,"post_id":337,"post_modified":343,"post_thumbnail":344,"post_title":345,"post_type":228,"sort_by_date":346,"tag_links":347,"tags":350},"99949","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-18-09-2025-la-svolta-dellattacco-sionista-a-doha-rivolte-e-intrighi-nella-contorta-estate-in-sudest-asiatico-il-gerd-etiope-alleanze-in-corno-dafrica-e-lassedio-medievale/",[180],"info2","Nel 43esimo anniversario di Sabra e Chatila iniziamo la trasmissione con Laura Silvia Battaglia per analizzare quali strade si aprono al mondo arabo e in particolare ai paesi del Golfo dopo il proditorio attacco del fascistissimo governo israeliano contro la delegazione di Hamas chiamata a Doha a valutare le proposte di tregua; da questo primo spunto si è sviluppata una disamina che ha coinvolto il Pakistan, con il quale l'Arabia Saudita ha stipulato un accordo di reciproco supporto in caso di aggressione, la centralità della spianata nei livelli di provocazione dell'entità ebraica, il dilettantismo trumpiano, finendo con rievocare la distruzione di vestigia e tradizioni culturali perpetrate dall'esercito americano nel recente passato, con lo stesso spregio coloniale e supponente dell'Idf, partendo dal presupposto di detenere il monopolio della cultura di riferimento.\r\nPer contiguità con la regione mediorientale abbiamo proseguito nella carrellata di conflitti che costellano il pianeta, attraversando Bab-al Mandab, ed è toccato a Matteo Palamidesse accompagnarci tra le divisioni armate dell'Africa orientale, dove l'attivazione della diga etiope Gerd sul Nilo Azzurro funge da pretesto per alimentare le divisioni etniche, le rivendicazioni di indipendenza e i campi contrapposti appoggiati da potenze straniere, coinvolgendo il territorio del Corno d'Africa ed estendendosi fino all'assedio di stampo medievale attuato dalle Rsf di Dagalo su Al Fashir nell'Est del Sudan, dove si consumano stragi quotidiane, l'ultima delle quali è avvenuta con un drone su una moschea che ha causato 75 morti poche ore dopo il racconto di Matteo ai nostri microfoni.\r\nL'elenco di conflitti, proteste e insurrezioni è poi proseguito in Sudest asiatico con Emanuele Giordana, che ci ha illustrato gli intrighi, collegati agli interessi delle scam city e del mondo dell'azzardo per quel che riguarda le scaramucce tra Thailandia e Cambogia e che hanno portato a un rivolgimento politico rischioso per la tradizionale suscettibilità dei militari thai, sempre pronti a sciogliere la conduzione democratica del paese, ora in mano a una nuova coalizione anodina condotta da Anutin Charnvirakul con l'appoggio esterno del Partito popolare (ex Move Forward), dopo la destituzione della famiglia Shinawatra; sempre con il reporter esperto delle questioni estremo orientali abbiamo poi raggiunto il Nepal dove si è assistito a un nuovo episodio delle rivolte della macroarea nell'ultimo anno (dopo Bangla Desh e Sri Lanka) che hanno portato alla destituzione del governo corrotto filocinese; senza tralasciare il pugno di ferro di Prabowo che riprende la tradizione repressiva dell'Indonesia.\r\nLa lunga puntata si è conclusa in Latinamerica con Andrea Cegna inseguendo altri venti di guerra, anche questi scatenati dall'Impero americano in declino: le War on Drugs di nixoniana memoria, ripristinate dall'amministrazione Trump come pretesto per colpire i nemici del cortile di casa; così si è parlato di quale sia il significato ancora del regime bolivariano in Venezuela, ma anche del contrasto in Caribe e quale ruolo svolga il Mexico di Scheinbaum, riservandoci di affrontare tra un mese le alterne fortune del neoliberismo nel mondo latinoamericano, in particolare quello incarnato da Milei che ha subito sì una sonora sconfitta a Buenos Aires, ma in ottobre per le elezioni del Parlamento può ambire a un numero maggiore di rappresentanti eletti tra le sue file.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nOil non olet\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/3iOadt0OjeBCBS2wCkHYV6?si=2mNA3bJ4QpaubkOL24hdvg\r\n\r\nSi sono sprecati tutti gli aggettivi più vieti possibili per esprimere indignazione per l’efferatezza delle operazioni militari di Idf agli ordini politici del governo fascista di Netanyahu, sempre rispettando il diritto di Israele a perpetuare un genocidio in quanto popolo eletto, ma di fronte alla sorpresa per il bombardamento della delegazione riunita a valutare proposte di “pace” nel territorio sovrano del Qatar, una nazione filoamericana che ospita la più grossa base statunitense nel Sudovest asiatico e ha regalato l’aereo presidenziale come omaggio al nuovo imperatore, sono venute meno le inani riprovazioni e i vicini sauditi si sono rivolti al Pakistan in cerca di ombrello nucleare e protezione. La credibilità dell’amministrazione Trump è scomparsa del tutto e il volto mascherato di sangue dello Stato ebraico è apparso improvvisamente con i suoi veri connotati al mondo arabo, che ha sempre abbandonato le genti di Palestina al loro destino sacrificale, in cambio di affari.\r\nIl raid israeliano a Doha ha superato il perimetro del conflitto con Hamas: ha squassato regole non scritte, infranto la logica del territorio mediatore, e messo in discussione l’intero schema di alleanze della diplomazia araba, quella stessa che ha permesso al Mossad le peggiori turpitudini e fornito appoggio per operazioni nell'area contro gli avversari di Israele, che con il suo istinto da scorpione ha punto persino il proprio cavallo di Troia nella regione. Il Qatar, lungi dall’essere un bersaglio secondario, entra nella storia come simbolo della frattura tra potenza militare israeliana e coesione regionale arabo-americana, dando spazio a una alleanza di nuovo stampo con una potenza nucleare che fa parte della Belt Road cinese e si approvvigiona da Pechino per i suoi ordigni, come la filosionista India si è accorta nell'ultimo conflitto di pochi mesi fa.\r\nForse ora tutti si accorgeranno che la volontà di cancellazione di ogni traccia di vita e cultura araba dal territorio della Israele biblica coinvolge anche le vestigia e le tradizioni mondiali, ma questo risultato è stato possibile perché tutto ciò che stanno perpetrando i sionisti è già stato sperimentato dai governi di Washington, per esempio in Iraq, dove sono state ridotte in briciole dallo spregio dell’esercito americano testimonianze artistiche e culturali millenarie. Questo è reso possibile dalla presunzione che l’unica vera cultura sia quella ebraico-cristiana e tutti gli altri sono semplici colonizzati senza cultura propria.\r\nQuesti sono i prodromi perché quando gli invasati come Smotrich e Ben Gvir picconeranno la moschea di Gerusalemme, come già hanno cominciato a fare, Al-Aqsa sarà la soglia oltre alla quale la hybris ebraica renderà conto dei suoi abusi, perché la rivolta a quel punto non coinvolgerà solo i milioni di palestinesi, ma i miliardi di musulmani. E gli accordi finanziari, gli interessi per i resort progettati su una Striscia di concentramento e sterminio nulla potranno di fronte alla rivendicazione culturale delle masse oltraggiate dall’impunità israeliana.\r\nGià la trasferta di Rubio a Doha si è risolta in un fallimento: nonostante il giorno prima la riunione dei paesi coinvolti avesse balbettato, come una qualunque Unione europea, L’emiro Tamim ha chiesto i risarcimenti per i danni causati nel bombardamento israeliano su Doha, le scuse ufficiali e l’impegno di Netanyahu a non ripetere più la sua prepotenza e soprattutto di bloccare le uccisioni di innocenti a Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Oil-non-olet-in-Qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAltri temi inerenti all'aggressione colonialista israeliana degli ultimi 80 anni si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\nIrresolubili contrasti che trovano nell'acqua del Nilo pretesti per perpetuarsi\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dalla-diga-sul-nilo-all-assedio-di-al-fashir-conflitti-in-africa-orientale--67835929\r\n\r\nFinalmente a inizio settembre si è inaugurata Gerd, la grande diga sul Nilo Azzurro voluta da Ahmed e che non solo approvvigionerebbe Etiopia, Sudan, Kenya e Gibuti di energia elettrica, ma coprirebbe il 20% dei consumi dell’Africa orientale. In questo anno in cui il bacino idrico si è andato riempiendo i dati dimostrano che questo non è avvenuto a detrimento dei paesi a valle, eppure i motivi di attrito con l’Egitto non scemano e anzi si dispiegano truppe del Cairo in Somalia, evidenziando alleanze e divisioni legate ad altri dossier, quali lo sbocco al mare in Somaliland (proprio la regione che per essere riconosciuta da Usa e Israele è disposta a ospitare i gazawi deportati) per Addis Abeba, o gli scontri interetnici sia a Nord in Puntland, che nel Jubbaland a Sud. Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città del Darfur ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo del dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . Le cause delle crisi che stanno attraversando alcuni paesi asiatici hanno le loro radici in un sistema di potere autoritario che nega le legittime aspirazioni delle nuove generazioni a una partecipazione concreta alle scelte che condizionano il loro futuro. La crisi economica, le distorsioni nello sviluppo eredità del colonialismo, l'iniqua distribuzione delle risorse, la corruzione imperante, le smodate ricchezze esibite da élite predatorie, l'ingombrante presenza dei militari nella vita politica ed economica, la disoccupazione giovanile e la mancanza di prospettive sono tratti comuni in paesi come la Thailandia, l'Indonesia e con caratteristiche più peculiari il Nepal. Sono paesi dove i giovani sono la maggioranza ma le loro richieste di cambiamento sono state compresse e represse per molto tempo e dove hanno trovato uno sbocco elettorale come in Thailandia i poteri conservatori e legati alla monarchia hanno invalidato l'esito elettorale. La chiamano la generazione \"z\" ma a prescindere dalle definizioni queste rivolte sono il sintomo di una forte richiesta di cambiamento del modello di accumulazione che ha contraddistinto la tumultuosa crescita dei paesi asiatici. Questa spinta generazionale ancora non riesce a trasformarsi in un articolato progetto politico ma sta mettendo in discussione fortemente un modello di società che ormai non garantisce né crescita né uguaglianza, le rivolte si stanno espandendo e chissà che dall'Asia arrivi anche in Europa questo virus benefico.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/i-giovani-scuotono-l-asia-dalla-crisi-politica-thai-alle-rivolte-in-nepal-ed-indonesia--67824026\r\n\r\nAltri temi inerenti alla geopolitica estremorientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-GIORDANA-18092025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTrump ringhia contro il Venezuela agitando lo spettro della guerra alla droga.\r\n\r\nTrump si rivolge verso il \" patio trasero\" yankee con molta più frequenza ed aggressività delle precedenti amministrazioni anche repubblicane. L'impero declinante ha perso importanti posizioni in America Latina nel confronto con il competitor cinese e quindi ora Washington si atteggia a \" terminator\" nella strategia della lotta antidroga ,alibi per eccellenza fin dai tempi di Nixon per mascherare le ingerenze nordamericane. Il target è il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante Maduro, comunque eccezione pur con le sue contraddizioni a causa di un modello economico redistributivo verso il basso che non trova più seguaci nella regione . Rimasto prigioniero delle logiche di capitalismo estrattivo il Venezuela di Maduro resiste anche per l'inefficacia di un'opposizione poco credibile ed asservita agli interessi statunitensi, preda ambita per le sue riserve petrolifere.\r\nIl narcotraffico costituisce la copertura per l'interventismo nordamericano che ricorda la versione 2.0 della dottrina Monroe, ma il destino manifesto è duro da affermare in un continente sempre più autonomo dai legami con l'ingombrante vicino e legato ad interessi economici ed investimenti cinesi.\r\n\r\nNe parliamo con Andrea Cegna, giornalista e conoscitore dell'America Latina\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-ringhia-contro-il-venezuela-agitando-lo-spettro-della-guerra-alla-droga--67855661\r\n\r\nPer ripercorrere i sentieri fin qui percorsi con i popoli latinos, si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-18092025-CEGNA.mp3\"][/audio]","20 Settembre 2025","2025-09-22 23:43:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 18/09/2025 - LA SVOLTA DELL'ATTACCO SIONISTA A DOHA; RIVOLTE E INTRIGHI NELLA CONTORTA ESTATE IN SUDEST ASIATICO; IL GERD ETIOPE, ALLEANZE IN CORNO D'AFRICA E L'ASSEDIO MEDIEVALE SUDANESE; WAR ON DRUGS CONTRO CARACAS, CARIBE E MEXICO",1758374559,[348,349],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/","http://radioblackout.org/tag/bastioniorione/",[198,207],{"post_content":352},{"matched_tokens":353,"snippet":354,"value":355},[20],"l’efferatezza delle operazioni militari di \u003Cmark>Idf\u003C/mark> agli ordini politici del governo","Nel 43esimo anniversario di Sabra e Chatila iniziamo la trasmissione con Laura Silvia Battaglia per analizzare quali strade si aprono al mondo arabo e in particolare ai paesi del Golfo dopo il proditorio attacco del fascistissimo governo israeliano contro la delegazione di Hamas chiamata a Doha a valutare le proposte di tregua; da questo primo spunto si è sviluppata una disamina che ha coinvolto il Pakistan, con il quale l'Arabia Saudita ha stipulato un accordo di reciproco supporto in caso di aggressione, la centralità della spianata nei livelli di provocazione dell'entità ebraica, il dilettantismo trumpiano, finendo con rievocare la distruzione di vestigia e tradizioni culturali perpetrate dall'esercito americano nel recente passato, con lo stesso spregio coloniale e supponente dell'Idf, partendo dal presupposto di detenere il monopolio della cultura di riferimento.\r\nPer contiguità con la regione mediorientale abbiamo proseguito nella carrellata di conflitti che costellano il pianeta, attraversando Bab-al Mandab, ed è toccato a Matteo Palamidesse accompagnarci tra le divisioni armate dell'Africa orientale, dove l'attivazione della diga etiope Gerd sul Nilo Azzurro funge da pretesto per alimentare le divisioni etniche, le rivendicazioni di indipendenza e i campi contrapposti appoggiati da potenze straniere, coinvolgendo il territorio del Corno d'Africa ed estendendosi fino all'assedio di stampo medievale attuato dalle Rsf di Dagalo su Al Fashir nell'Est del Sudan, dove si consumano stragi quotidiane, l'ultima delle quali è avvenuta con un drone su una moschea che ha causato 75 morti poche ore dopo il racconto di Matteo ai nostri microfoni.\r\nL'elenco di conflitti, proteste e insurrezioni è poi proseguito in Sudest asiatico con Emanuele Giordana, che ci ha illustrato gli intrighi, collegati agli interessi delle scam city e del mondo dell'azzardo per quel che riguarda le scaramucce tra Thailandia e Cambogia e che hanno portato a un rivolgimento politico rischioso per la tradizionale suscettibilità dei militari thai, sempre pronti a sciogliere la conduzione democratica del paese, ora in mano a una nuova coalizione anodina condotta da Anutin Charnvirakul con l'appoggio esterno del Partito popolare (ex Move Forward), dopo la destituzione della famiglia Shinawatra; sempre con il reporter esperto delle questioni estremo orientali abbiamo poi raggiunto il Nepal dove si è assistito a un nuovo episodio delle rivolte della macroarea nell'ultimo anno (dopo Bangla Desh e Sri Lanka) che hanno portato alla destituzione del governo corrotto filocinese; senza tralasciare il pugno di ferro di Prabowo che riprende la tradizione repressiva dell'Indonesia.\r\nLa lunga puntata si è conclusa in Latinamerica con Andrea Cegna inseguendo altri venti di guerra, anche questi scatenati dall'Impero americano in declino: le War on Drugs di nixoniana memoria, ripristinate dall'amministrazione Trump come pretesto per colpire i nemici del cortile di casa; così si è parlato di quale sia il significato ancora del regime bolivariano in Venezuela, ma anche del contrasto in Caribe e quale ruolo svolga il Mexico di Scheinbaum, riservandoci di affrontare tra un mese le alterne fortune del neoliberismo nel mondo latinoamericano, in particolare quello incarnato da Milei che ha subito sì una sonora sconfitta a Buenos Aires, ma in ottobre per le elezioni del Parlamento può ambire a un numero maggiore di rappresentanti eletti tra le sue file.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nOil non olet\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/3iOadt0OjeBCBS2wCkHYV6?si=2mNA3bJ4QpaubkOL24hdvg\r\n\r\nSi sono sprecati tutti gli aggettivi più vieti possibili per esprimere indignazione per l’efferatezza delle operazioni militari di \u003Cmark>Idf\u003C/mark> agli ordini politici del governo fascista di Netanyahu, sempre rispettando il diritto di Israele a perpetuare un genocidio in quanto popolo eletto, ma di fronte alla sorpresa per il bombardamento della delegazione riunita a valutare proposte di “pace” nel territorio sovrano del Qatar, una nazione filoamericana che ospita la più grossa base statunitense nel Sudovest asiatico e ha regalato l’aereo presidenziale come omaggio al nuovo imperatore, sono venute meno le inani riprovazioni e i vicini sauditi si sono rivolti al Pakistan in cerca di ombrello nucleare e protezione. La credibilità dell’amministrazione Trump è scomparsa del tutto e il volto mascherato di sangue dello Stato ebraico è apparso improvvisamente con i suoi veri connotati al mondo arabo, che ha sempre abbandonato le genti di Palestina al loro destino sacrificale, in cambio di affari.\r\nIl raid israeliano a Doha ha superato il perimetro del conflitto con Hamas: ha squassato regole non scritte, infranto la logica del territorio mediatore, e messo in discussione l’intero schema di alleanze della diplomazia araba, quella stessa che ha permesso al Mossad le peggiori turpitudini e fornito appoggio per operazioni nell'area contro gli avversari di Israele, che con il suo istinto da scorpione ha punto persino il proprio cavallo di Troia nella regione. Il Qatar, lungi dall’essere un bersaglio secondario, entra nella storia come simbolo della frattura tra potenza militare israeliana e coesione regionale arabo-americana, dando spazio a una alleanza di nuovo stampo con una potenza nucleare che fa parte della Belt Road cinese e si approvvigiona da Pechino per i suoi ordigni, come la filosionista India si è accorta nell'ultimo conflitto di pochi mesi fa.\r\nForse ora tutti si accorgeranno che la volontà di cancellazione di ogni traccia di vita e cultura araba dal territorio della Israele biblica coinvolge anche le vestigia e le tradizioni mondiali, ma questo risultato è stato possibile perché tutto ciò che stanno perpetrando i sionisti è già stato sperimentato dai governi di Washington, per esempio in Iraq, dove sono state ridotte in briciole dallo spregio dell’esercito americano testimonianze artistiche e culturali millenarie. Questo è reso possibile dalla presunzione che l’unica vera cultura sia quella ebraico-cristiana e tutti gli altri sono semplici colonizzati senza cultura propria.\r\nQuesti sono i prodromi perché quando gli invasati come Smotrich e Ben Gvir picconeranno la moschea di Gerusalemme, come già hanno cominciato a fare, Al-Aqsa sarà la soglia oltre alla quale la hybris ebraica renderà conto dei suoi abusi, perché la rivolta a quel punto non coinvolgerà solo i milioni di palestinesi, ma i miliardi di musulmani. E gli accordi finanziari, gli interessi per i resort progettati su una Striscia di concentramento e sterminio nulla potranno di fronte alla rivendicazione culturale delle masse oltraggiate dall’impunità israeliana.\r\nGià la trasferta di Rubio a Doha si è risolta in un fallimento: nonostante il giorno prima la riunione dei paesi coinvolti avesse balbettato, come una qualunque Unione europea, L’emiro Tamim ha chiesto i risarcimenti per i danni causati nel bombardamento israeliano su Doha, le scuse ufficiali e l’impegno di Netanyahu a non ripetere più la sua prepotenza e soprattutto di bloccare le uccisioni di innocenti a Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Oil-non-olet-in-Qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAltri temi inerenti all'aggressione colonialista israeliana degli ultimi 80 anni si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\nIrresolubili contrasti che trovano nell'acqua del Nilo pretesti per perpetuarsi\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dalla-diga-sul-nilo-all-assedio-di-al-fashir-conflitti-in-africa-orientale--67835929\r\n\r\nFinalmente a inizio settembre si è inaugurata Gerd, la grande diga sul Nilo Azzurro voluta da Ahmed e che non solo approvvigionerebbe Etiopia, Sudan, Kenya e Gibuti di energia elettrica, ma coprirebbe il 20% dei consumi dell’Africa orientale. In questo anno in cui il bacino idrico si è andato riempiendo i dati dimostrano che questo non è avvenuto a detrimento dei paesi a valle, eppure i motivi di attrito con l’Egitto non scemano e anzi si dispiegano truppe del Cairo in Somalia, evidenziando alleanze e divisioni legate ad altri dossier, quali lo sbocco al mare in Somaliland (proprio la regione che per essere riconosciuta da Usa e Israele è disposta a ospitare i gazawi deportati) per Addis Abeba, o gli scontri interetnici sia a Nord in Puntland, che nel Jubbaland a Sud. Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città del Darfur ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo del dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . Le cause delle crisi che stanno attraversando alcuni paesi asiatici hanno le loro radici in un sistema di potere autoritario che nega le legittime aspirazioni delle nuove generazioni a una partecipazione concreta alle scelte che condizionano il loro futuro. La crisi economica, le distorsioni nello sviluppo eredità del colonialismo, l'iniqua distribuzione delle risorse, la corruzione imperante, le smodate ricchezze esibite da élite predatorie, l'ingombrante presenza dei militari nella vita politica ed economica, la disoccupazione giovanile e la mancanza di prospettive sono tratti comuni in paesi come la Thailandia, l'Indonesia e con caratteristiche più peculiari il Nepal. Sono paesi dove i giovani sono la maggioranza ma le loro richieste di cambiamento sono state compresse e represse per molto tempo e dove hanno trovato uno sbocco elettorale come in Thailandia i poteri conservatori e legati alla monarchia hanno invalidato l'esito elettorale. La chiamano la generazione \"z\" ma a prescindere dalle definizioni queste rivolte sono il sintomo di una forte richiesta di cambiamento del modello di accumulazione che ha contraddistinto la tumultuosa crescita dei paesi asiatici. Questa spinta generazionale ancora non riesce a trasformarsi in un articolato progetto politico ma sta mettendo in discussione fortemente un modello di società che ormai non garantisce né crescita né uguaglianza, le rivolte si stanno espandendo e chissà che dall'Asia arrivi anche in Europa questo virus benefico.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/i-giovani-scuotono-l-asia-dalla-crisi-politica-thai-alle-rivolte-in-nepal-ed-indonesia--67824026\r\n\r\nAltri temi inerenti alla geopolitica estremorientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-GIORDANA-18092025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTrump ringhia contro il Venezuela agitando lo spettro della guerra alla droga.\r\n\r\nTrump si rivolge verso il \" patio trasero\" yankee con molta più frequenza ed aggressività delle precedenti amministrazioni anche repubblicane. L'impero declinante ha perso importanti posizioni in America Latina nel confronto con il competitor cinese e quindi ora Washington si atteggia a \" terminator\" nella strategia della lotta antidroga ,alibi per eccellenza fin dai tempi di Nixon per mascherare le ingerenze nordamericane. Il target è il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante Maduro, comunque eccezione pur con le sue contraddizioni a causa di un modello economico redistributivo verso il basso che non trova più seguaci nella regione . Rimasto prigioniero delle logiche di capitalismo estrattivo il Venezuela di Maduro resiste anche per l'inefficacia di un'opposizione poco credibile ed asservita agli interessi statunitensi, preda ambita per le sue riserve petrolifere.\r\nIl narcotraffico costituisce la copertura per l'interventismo nordamericano che ricorda la versione 2.0 della dottrina Monroe, ma il destino manifesto è duro da affermare in un continente sempre più autonomo dai legami con l'ingombrante vicino e legato ad interessi economici ed investimenti cinesi.\r\n\r\nNe parliamo con Andrea Cegna, giornalista e conoscitore dell'America Latina\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-ringhia-contro-il-venezuela-agitando-lo-spettro-della-guerra-alla-droga--67855661\r\n\r\nPer ripercorrere i sentieri fin qui percorsi con i popoli latinos, si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-18092025-CEGNA.mp3\"][/audio]",[357],{"field":142,"matched_tokens":358,"snippet":354,"value":355},[20],{"best_field_score":116,"best_field_weight":145,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":45,"score":146,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":45},{"document":361,"highlight":373,"highlights":378,"text_match":114,"text_match_info":381},{"comment_count":45,"id":362,"is_sticky":45,"permalink":363,"podcastfilter":364,"post_author":48,"post_content":365,"post_date":366,"post_excerpt":51,"post_id":362,"post_modified":367,"post_thumbnail":368,"post_title":369,"post_type":228,"sort_by_date":370,"tag_links":371,"tags":372},"98317","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-15-05-2025-fine-della-lotta-armata-del-pkk-in-turchia-e-subbuglio-mediorientale-la-cina-delleconomia-tra-dazi-e-guerre-altrui-2/",[180],"<em>Questa settimana la fine della lotta armata iniziata dal Pkk nel 1978 è la notizia che ci è sembrata epocale, per quanto sia passata senza troppi approfondimenti dai commentatori mainstream (e forse proprio per questo e per la loro incapacità di identificarla come centrale nel momento di rivolgimenti di un Sudovest asiatico in subbuglio). La Turchia si propone come protagonista nel costante scontro tra potenze locali mediorientali e dunque la trasformazione della lotta armata in richiesta di confederalismo democratico laico e socialista ci ha spinto a chiedere a <strong>Murat Cinar</strong> un'analisi molto problematica e ne è scaturita una sorta di autocoscienza sulle potenzialità di questa scelta, che per Murat era inevitabile e giunge nel momento migliore. Una idea che <strong>Alberto Negri</strong> nega nella sua visione del quadro della regione che compone arrivando alla centralità del dinamismo di Erdoğan a partire dal nuovo abisso di contrasti che attraversano la Tripolitania.\r\nLa puntata trova compimento con uno sguardo gettato insieme a <strong>Sabrina Moles</strong> sulle sfide che aspettano l'economia cinese di fronte ai dazi del nemico americano e alle guerre dell'amico russo.</em>\r\n\r\n<hr />\r\n\r\n<em>La lotta armata del Pkk ha \"esaurito\" i suoi compiti e consegna le armi</em>, da non sconfitto, proponendosi come forza politica con l’intento di aggiornare il concetto di confederalismo democratico in salsa turca. <strong>Murat Cinar</strong> ci guida nella fluida situazione geopolitica del Sudovest asiatico che vede grandi differenze tra i quattro stati che amministrano il territorio abitato da popolazioni di lingua curda; così, semmai sia esistito, il nazionalismo curdo viene superato e nelle indicazioni di Ocalan dall’isolamento di Imrali leggono il momento come propizio per riproporre unilateralmente a un regime autoritario di cessare il fuoco che in 45 anni ha registrato decine di migliaia di morti, ulteriore motivo per resistenze da parte dei parenti delle vittime, potenziale bacino di consensi per i partiti di ultradestra non alleati dell’Akp.\r\nQuindi la critica alla obsolescenza del modello della lotta armata otto-novecentesca, che punta sullo stato-nazione, è una scommessa ma, ci dice Murat, forse non ci sono alternative alla svolta disarmata per avanzare nuove richieste a una repubblica ora retta da una cricca di oligarchi autocratici senza contrappesi democratici riconducibili a una nuova lotta per una Turchia laica, indipendente e socialista: ora il Pkk si rivolge all’intera società turca in un momento di forti tensioni interne, puntando alla trasformazione culturale della Turchia.\r\nMurat adduce motivi di vario genere per dimostrare che recedere dalla lotta armata in questo momento può produrre risultati maggiori di quanto si sia conseguito finora, sia cercando modelli di guerriglie andate al negoziato negli ultimi decenni ai quattro angoli del pianeta, sia sviluppando l’analisi sincronica su un presente attraversato da alleanze variabili e guerre di ogni tipo. Erdogan è indebolito in patria ma ha un attivismo in politica internazionale che sta ripagando nella considerazione dei risultati geopolitici in un momento di riposizionamento e di grande caos.\r\nOvviamente questo panorama vede un percorso diverso per i curdi siriani: in Rojava le dinamiche sono diverse e ci sono protagonisti internazionali diretti (americani, Idf nel Golan, l’influenza dei curdi di Barzani…) che dipingono un quadro diverso per cui le organizzazioni sorelle tra curdi operano strategie diverse. E lo stesso avviene in Iran dove l’organizzazione curda ha rinunciato da tempo alla creazione di uno stato indipendente.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/51Su0lG6XrzCMs80p3Oaof?si=hpkV_FFCRIKFWmosuaTX1g\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/pkk-rondò-à-la-turk.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast precedenti relativi al neottomanesimo si trovano <a href=\"https://www.spreaker.com/podcast/le-guerre-ottomane-del-nuovo-millennio--4610767\" target=\"_blank\" rel=\"noopener noreferrer\">qui</a>\r\n\r\n<hr />\r\n\r\n \r\n\r\n«Regolamenti di conti mortali e scontri tra le fazioni in Tripolitania, avanzata delle truppe del generale Khalifa Haftar da Bengasi alla Sirte: la Libia sfugge a ogni controllo e soprattutto a quello del governo di Giorgia Meloni», così scriveva il 15 maggio <strong>Alberto Negri</strong> per “il manifesto” e da qui comincia il lungo excursus che illustra la situazione della regione Mena, a partire dalla Libia, dove le milizie tornano a scontrarsi in Tripolitania, vedendo soccombere i tagliagole sostenuti dalla Fortress Europe, a cominciare dal governo Meloni che ha coccolato al-Masri, il massacratore ricercato internazionalmente. Ora Haftar, il rais su cui punta dall’inizio la Russia in Cirenaica, è alleato anche della Turchia, dunque si assiste a un nuovo tentativo di rivolgimento del potere tripolino ormai al lumicino.\r\nMa questa situazione regolata dalla Turchia nell’Occidente libico nell’analisi di Alberto Negri si può anche vedere come uno dei 50 fronti dell’attivismo internazionale turco, fluido e adattabile alla condizione geopolitica, che vede Dbeibah – l’interlocutore dell’Europa per contenere e torturare le persone in movimento – sostenuto solo dalle milizie di Misurata nella girandola di alleanze e rivalità tripoline. La Turchia rimane al centro delle strategie che passano dal Mediterraneo in equilibrio anche con i sauditi e avendo imposto il vincitore di Assad in Siria, quell’Al-Jolani a cui Trump ha stretto la mano nonostante i 10 milioni di taglia; intanto all’interno si assiste alla svolta di Ocalan che – inopinatamente secondo Alberto Negri in un momento in cui l’area sta esplodendo e sono in corso mutamenti epocali – cede le armi e propone un percorso pacifico alla trasformazione della repubblica. In attesa di assistere e posizionarsi nella trattativa iraniana, con Teheran indebolita dalla escalation israeliana.\r\nE qui si giunge al centro del discorso mediorientale, perché da qualunque punto lo si rigiri <em>l’intento di Netanyahu di annettersi la Cisgiordania a cominciare dal genocidio gazawi sarà il punto di ricompattamento con l’amministrazione Trump</em>, in questi giorni invece impegnata a contenere il famelico criminale di Cesarea.\r\nSullo sfondo di tutto ciò Alberto si inalbera per il ruolo inesistente dell’Europa, se non per l’istinto neocoloniale di Macron, che non riesce comunque a conferire uno spessore da soggetti politici agli europei, in particolare per quanto riguarda il bacino del Mediterraneo, mai preso in considerazione dalla nomenklatura germano-balcanica che regola la politica comunitaria, totalmente disinteressata alle coste meridionali, se non per il contenimento dei migranti.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ogni-rais-persegue-una-sua-visione-del-medioriente-tranne-gli-europei--66134433\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Il-garbuglio-mediorientale-incomprensibile-per-gli-europei.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi alla questione mediorientale <a href=\"https://www.spreaker.com/podcast/israele-compra-a-saldo-paesi-arabi--4645793\" target=\"_blank\" rel=\"noopener noreferrer\">qui</a> potete trovare quelli che riconducono all'espansionismo sionista i conflitti in corso\r\n\r\n \r\n\r\n<hr />\r\n\r\nDopo una prima maratona negoziale durata due giorni ,Stati Uniti e Cina hanno raggiunto un accordo sulla sospensione per 90 giorni dei dazi reciproci che in pochi giorni avevano difatto bloccato gli scambi fra i due paesi. Nel dettaglio, gli Stati Uniti hanno annullato il 91% delle tariffe aggiuntive imposte alla Cina, sospeso il 24% dei “dazi reciproci” e mantenuto il restante 10%. Rimangono ancora in atto le misure su veicoli elettrici, acciaio e alluminio ,è un primo passo verso la creazione di un meccanismo di consultazione che regoli le relazioni commerciali e di fatto uno stop al processo di \"decoupling\" ,disaccopiamento ,fra le due economie che la nuova amministrazione americana non sembra gradire. Secondo varie fonti, negli ultimi giorni sono riprese le forniture di Boeing, che Pechino aveva interrotto in risposta ai dazi. Ma le restrizioni sui materiali critici ufficialmente sono ancora lì. Anche se sono state emesse le prime licenze per l’export di alcune terre rare, di cui potrebbero beneficiare anche le 28 aziende americane rimosse dalla lista delle entità interdette dalla Cina alle importazioni e altre attività economiche.\r\nNe parliamo con <b>Sabrina Moles</b> di China files.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/accordo-stati-uniti-cina-sui-dazi--66192697\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/sabrinomia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","3 Giugno 2025","2025-06-03 00:36:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 15/05/2025 - FINE DELLA LOTTA ARMATA DEL PKK IN TURCHIA E SUBBUGLIO MEDIORIENTALE; LA CINA DELL'ECONOMIA TRA DAZI E GUERRE ALTRUI",1748910974,[348],[198],{"post_content":374},{"matched_tokens":375,"snippet":376,"value":377},[20],"sono protagonisti internazionali diretti (americani, \u003Cmark>Idf\u003C/mark> nel Golan, l’influenza dei curdi","<em>Questa settimana la fine della lotta armata iniziata dal Pkk nel 1978 è la notizia che ci è sembrata epocale, per quanto sia passata senza troppi approfondimenti dai commentatori mainstream (e forse proprio per questo e per la loro incapacità di identificarla come centrale nel momento di rivolgimenti di un Sudovest asiatico in subbuglio). La Turchia si propone come protagonista nel costante scontro tra potenze locali mediorientali e dunque la trasformazione della lotta armata in richiesta di confederalismo democratico laico e socialista ci ha spinto a chiedere a <strong>Murat Cinar</strong> un'analisi molto problematica e ne è scaturita una sorta di autocoscienza sulle potenzialità di questa scelta, che per Murat era inevitabile e giunge nel momento migliore. Una idea che <strong>Alberto Negri</strong> nega nella sua visione del quadro della regione che compone arrivando alla centralità del dinamismo di Erdoğan a partire dal nuovo abisso di contrasti che attraversano la Tripolitania.\r\nLa puntata trova compimento con uno sguardo gettato insieme a <strong>Sabrina Moles</strong> sulle sfide che aspettano l'economia cinese di fronte ai dazi del nemico americano e alle guerre dell'amico russo.</em>\r\n\r\n<hr />\r\n\r\n<em>La lotta armata del Pkk ha \"esaurito\" i suoi compiti e consegna le armi</em>, da non sconfitto, proponendosi come forza politica con l’intento di aggiornare il concetto di confederalismo democratico in salsa turca. <strong>Murat Cinar</strong> ci guida nella fluida situazione geopolitica del Sudovest asiatico che vede grandi differenze tra i quattro stati che amministrano il territorio abitato da popolazioni di lingua curda; così, semmai sia esistito, il nazionalismo curdo viene superato e nelle indicazioni di Ocalan dall’isolamento di Imrali leggono il momento come propizio per riproporre unilateralmente a un regime autoritario di cessare il fuoco che in 45 anni ha registrato decine di migliaia di morti, ulteriore motivo per resistenze da parte dei parenti delle vittime, potenziale bacino di consensi per i partiti di ultradestra non alleati dell’Akp.\r\nQuindi la critica alla obsolescenza del modello della lotta armata otto-novecentesca, che punta sullo stato-nazione, è una scommessa ma, ci dice Murat, forse non ci sono alternative alla svolta disarmata per avanzare nuove richieste a una repubblica ora retta da una cricca di oligarchi autocratici senza contrappesi democratici riconducibili a una nuova lotta per una Turchia laica, indipendente e socialista: ora il Pkk si rivolge all’intera società turca in un momento di forti tensioni interne, puntando alla trasformazione culturale della Turchia.\r\nMurat adduce motivi di vario genere per dimostrare che recedere dalla lotta armata in questo momento può produrre risultati maggiori di quanto si sia conseguito finora, sia cercando modelli di guerriglie andate al negoziato negli ultimi decenni ai quattro angoli del pianeta, sia sviluppando l’analisi sincronica su un presente attraversato da alleanze variabili e guerre di ogni tipo. Erdogan è indebolito in patria ma ha un attivismo in politica internazionale che sta ripagando nella considerazione dei risultati geopolitici in un momento di riposizionamento e di grande caos.\r\nOvviamente questo panorama vede un percorso diverso per i curdi siriani: in Rojava le dinamiche sono diverse e ci sono protagonisti internazionali diretti (americani, \u003Cmark>Idf\u003C/mark> nel Golan, l’influenza dei curdi di Barzani…) che dipingono un quadro diverso per cui le organizzazioni sorelle tra curdi operano strategie diverse. E lo stesso avviene in Iran dove l’organizzazione curda ha rinunciato da tempo alla creazione di uno stato indipendente.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/51Su0lG6XrzCMs80p3Oaof?si=hpkV_FFCRIKFWmosuaTX1g\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/pkk-rondò-à-la-turk.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast precedenti relativi al neottomanesimo si trovano <a href=\"https://www.spreaker.com/podcast/le-guerre-ottomane-del-nuovo-millennio--4610767\" target=\"_blank\" rel=\"noopener noreferrer\">qui</a>\r\n\r\n<hr />\r\n\r\n \r\n\r\n«Regolamenti di conti mortali e scontri tra le fazioni in Tripolitania, avanzata delle truppe del generale Khalifa Haftar da Bengasi alla Sirte: la Libia sfugge a ogni controllo e soprattutto a quello del governo di Giorgia Meloni», così scriveva il 15 maggio <strong>Alberto Negri</strong> per “il manifesto” e da qui comincia il lungo excursus che illustra la situazione della regione Mena, a partire dalla Libia, dove le milizie tornano a scontrarsi in Tripolitania, vedendo soccombere i tagliagole sostenuti dalla Fortress Europe, a cominciare dal governo Meloni che ha coccolato al-Masri, il massacratore ricercato internazionalmente. Ora Haftar, il rais su cui punta dall’inizio la Russia in Cirenaica, è alleato anche della Turchia, dunque si assiste a un nuovo tentativo di rivolgimento del potere tripolino ormai al lumicino.\r\nMa questa situazione regolata dalla Turchia nell’Occidente libico nell’analisi di Alberto Negri si può anche vedere come uno dei 50 fronti dell’attivismo internazionale turco, fluido e adattabile alla condizione geopolitica, che vede Dbeibah – l’interlocutore dell’Europa per contenere e torturare le persone in movimento – sostenuto solo dalle milizie di Misurata nella girandola di alleanze e rivalità tripoline. La Turchia rimane al centro delle strategie che passano dal Mediterraneo in equilibrio anche con i sauditi e avendo imposto il vincitore di Assad in Siria, quell’Al-Jolani a cui Trump ha stretto la mano nonostante i 10 milioni di taglia; intanto all’interno si assiste alla svolta di Ocalan che – inopinatamente secondo Alberto Negri in un momento in cui l’area sta esplodendo e sono in corso mutamenti epocali – cede le armi e propone un percorso pacifico alla trasformazione della repubblica. In attesa di assistere e posizionarsi nella trattativa iraniana, con Teheran indebolita dalla escalation israeliana.\r\nE qui si giunge al centro del discorso mediorientale, perché da qualunque punto lo si rigiri <em>l’intento di Netanyahu di annettersi la Cisgiordania a cominciare dal genocidio gazawi sarà il punto di ricompattamento con l’amministrazione Trump</em>, in questi giorni invece impegnata a contenere il famelico criminale di Cesarea.\r\nSullo sfondo di tutto ciò Alberto si inalbera per il ruolo inesistente dell’Europa, se non per l’istinto neocoloniale di Macron, che non riesce comunque a conferire uno spessore da soggetti politici agli europei, in particolare per quanto riguarda il bacino del Mediterraneo, mai preso in considerazione dalla nomenklatura germano-balcanica che regola la politica comunitaria, totalmente disinteressata alle coste meridionali, se non per il contenimento dei migranti.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ogni-rais-persegue-una-sua-visione-del-medioriente-tranne-gli-europei--66134433\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Il-garbuglio-mediorientale-incomprensibile-per-gli-europei.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi alla questione mediorientale <a href=\"https://www.spreaker.com/podcast/israele-compra-a-saldo-paesi-arabi--4645793\" target=\"_blank\" rel=\"noopener noreferrer\">qui</a> potete trovare quelli che riconducono all'espansionismo sionista i conflitti in corso\r\n\r\n \r\n\r\n<hr />\r\n\r\nDopo una prima maratona negoziale durata due giorni ,Stati Uniti e Cina hanno raggiunto un accordo sulla sospensione per 90 giorni dei dazi reciproci che in pochi giorni avevano difatto bloccato gli scambi fra i due paesi. Nel dettaglio, gli Stati Uniti hanno annullato il 91% delle tariffe aggiuntive imposte alla Cina, sospeso il 24% dei “dazi reciproci” e mantenuto il restante 10%. Rimangono ancora in atto le misure su veicoli elettrici, acciaio e alluminio ,è un primo passo verso la creazione di un meccanismo di consultazione che regoli le relazioni commerciali e di fatto uno stop al processo di \"decoupling\" ,disaccopiamento ,fra le due economie che la nuova amministrazione americana non sembra gradire. Secondo varie fonti, negli ultimi giorni sono riprese le forniture di Boeing, che Pechino aveva interrotto in risposta ai dazi. Ma le restrizioni sui materiali critici ufficialmente sono ancora lì. Anche se sono state emesse le prime licenze per l’export di alcune terre rare, di cui potrebbero beneficiare anche le 28 aziende americane rimosse dalla lista delle entità interdette dalla Cina alle importazioni e altre attività economiche.\r\nNe parliamo con <b>Sabrina Moles</b> di China files.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/accordo-stati-uniti-cina-sui-dazi--66192697\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/sabrinomia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[379],{"field":142,"matched_tokens":380,"snippet":376,"value":377},[20],{"best_field_score":116,"best_field_weight":145,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":45,"score":146,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":45},{"document":383,"highlight":394,"highlights":399,"text_match":114,"text_match_info":402},{"comment_count":45,"id":384,"is_sticky":45,"permalink":385,"podcastfilter":386,"post_author":48,"post_content":387,"post_date":388,"post_excerpt":51,"post_id":384,"post_modified":389,"post_thumbnail":368,"post_title":390,"post_type":228,"sort_by_date":391,"tag_links":392,"tags":393},"97387","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-24-04-2025-guerra-la-merce-piu-ambita-il-sistema-industriale-italiano-e-predisposto-ad-adeguarsi-alla-richiesta/",[180],"Con l'occasione offertaci dalla partecipazione al Ponte Radio del 18 aprile abbiamo pensato di approfondire la filiera dei distretti industriali italiani dedicati alla produzione bellica, al dual use o che si stanno riconvertendo al business armiero e ne è scaturito un verminaio che ci è stato illustrato da Linda Maggiori, che sta curando per l'“Atlante delle guerre” un dossier suddiviso per aree in cui molti sono i nomi di ditte e di reti tirate dai più grossi player come Leonardo o dalle presenze inquietanti, come Idf. Quella israeliana è una costante che troviamo anche nell'intervento che abbiamo registrato con Carlo Tombola, indispensabile il suo lavoro di raccolta e analisi di dati e strategie, ma anche di richiamo alla storia, alle destinazioni d'uso classiche, alla descrizione dei saperi. Oggi trasmettiamo questi due contributi al dibattito e alla denuncia; l'accumulo di indignazione e motivazione perché erompa la mobilitazione contro la produzione e preparazione della guerra proseguirà nella trasmissione del Primo Maggio con Antonio Mazzeo e Alesssandro Volpi.\r\n\r\nRiconversione al contrario: uso della filiera consolidata dai distretti industriali sul territorio\r\n\r\nLa condizione che ha visto il mondo precipitare nella Terza guerra mondiale a pezzi ha prodotto un'attenzione particolare verso indagini che perlustrano il sistema guerrafondaio. Linda Maggiori sta procedendo per “L'Atante delle Guerre” nell'excursus interno ai distretti industriali italiani, che presentano processi locali in parte differenziati tra loro dalla destinazione d'uso – talvolta già tradizionalmente inseriti nella filiera bellica – o da produzioni dual, o in taluni casi riconvertiti con celere facilità da impianti civili a militari. Quello che emerge dal suo dossier è il fatto che il sistema di produzione appare predisposto ad adeguarsi repentinamente in ogni comparto alla richiesta del mercato.\r\nSi registra poi la presenza di grosse multinazionali, anche con interessi statali come Leonardo, che tessono reti di aziende fornitrici reclutate per apportare know how industriale, impianti e logistica ai colossi armieri. Il caso della Microtecnica per Collins, ma anche il caso della Civitanova Navi, dove il riarmo patriottico camuffa il conglobamento in colossi militari esteri, fino al caso della Piaggio acquistata da Baykar, il produttore di droni di fascia media del genero di Erdoğan.\r\nNon ultimo è l'aspetto finanziario: un settore che si fonda sempre più su investimenti proiettati verso la guerra, nel quale si assiste a spin off di ambiti di produzione di grosse multinazionali che alienano a favore di aziende dedite alla fornitura di armi interi comparti (il caso di Exxor che vede al centro i Lince di Iveco nella transazione proprio verso Leonardo), o l'inaugurazione dell'avventura nucleare con i sottomarini livornesi per il Qatar, che dimostrano come la fidelizzazione del cliente civile di yacht di lusso possa diventare anche il consumatore di prodotti militari dagli stessi fornitori.\r\nSi mescolano tradizione regionale e nuove lavorazioni nel nuovo business collegato alla demilitarizzazione e l'apertura di nuovi stabilimenti come quello per la nitroglicerina nella zona da sempre dedicata alla produzione militare tra Colleferro e Anagni.\r\nIl settore più ambito che non viene tralasciato da nessun ente regionale italiano è quello dell'aerospace, che si trova diffuso lungo tutta la penisola, anche se è più sviluppato nelle aree ex automotive, perché sono la meccanica e meccatronica a essere ambiti di più facile riconversione. Anche in questo caso le maggiori ricadute sono su Leonardo (e quindi di nuovo si tratta di un favore alla potenza bellica statunitense). L'aerospaziale se la batte con la cybersecuity per importanza nell'innovazione della filiera bellica e questa volta la parte del leone è svolta da Israele, che funge anche da modello per l'intero sistema produttivo e governativo..\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/distretti-industriali-militarizzati-e-modello-israeliano--65649400\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/Filiere-italiane-di-guerra-Linda_Maggiori.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIl valore della merce è quello che conta nel passaggio da un porto, lo stesso vale per i distretti e il just in time romitiano applicato al settore bellico\r\n\r\nL’informazione precisa e approfondita e la ricostruzione di storia e percorsi di Carlo Tombola permettono la formulazione di un lineare discorso che esplicita il metodo di raccolta di dati e la loro analisi conducendoci dalla tradizione lecchese dei forgiatori della Valsassina all'Umbra Cuscinetti, monopolista mondiale; dalla filiera dei cannoni all'aerospace tradizionale e da riconversione dell'automotive; fino al cortocircuito delle forniture per Idf, gli scali israeliani nei porti dell'Adriatico, la serie di aziende che collegano la cybersecurity con i servizi di Tel Aviv.\r\nNe risulta un Sistema Italia predisposto a qualsiasi lavorazione: è la merce il centro della produzione e della distribuzione e su quella si adatta il flessibile tessuto industriale dei distretti, che sono individuabili per tipologia ed è interessante capire quale indotto si trascina dietro la grande industria in precisi territori: è rivelatorio delle vocazioni di una zona scorrere l’elenco delle aziende che partecipano ai progetti – di uno Carlo Tombola ha raccolto i nominativi di circa 200 aziende coinvolte nel progetto di un elicottero. La rete si sostiene sul know how e si sostiene con i capitali messi a disposizione dai politici, che ora sono debitori dei fondi come Blackrock, che ne condizionano i consigli per gli acquisti, non solo quelli da effettuarsi con i fondi stanziati per RearmEurope.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dai-cannoni-all-aerospace-il-just-in-time-nel-sistema-italia--65661249\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/Forgiatura-di-cannoni-Distretti-Monopoli-Filiere-di-armi-Carlo_Tombola.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti dell'Escalation bellica in corso si trovano qui:\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/podcast/escalation--4851833#:~:text=Episodi%20%26%20Post-,Dai%20cannoni%20all%27aerospace%3A%20il%20just%20in%20time%20nel%20sistema%20Italia,-22%20APR%202025\r\n\r\n ","23 Aprile 2025","2025-04-23 16:04:43","BASTIONI DI ORIONE 24/04/2025 - GUERRA, LA MERCE PIÙ AMBITA: IL SISTEMA INDUSTRIALE ITALIANO È PREDISPOSTO AD ADEGUARSI ALLA RICHIESTA",1745424101,[348,349],[198,207],{"post_content":395},{"matched_tokens":396,"snippet":397,"value":398},[20],"o dalle presenze inquietanti, come \u003Cmark>Idf\u003C/mark>. 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Pillole sintetiche dal mondo-guerra.\r\n1.1 (16.12.24)\r\n\r\nE' nelle colonie che la guerra comincia a perdere a uno a uno tutti i tratti di discrezione in cui le dottrine politiche moderne pretendevano confinarla. Cercare di fissare la forma della guerra è oggi evidentemente impossibile, non perchè la guerra sia sparita, benchè nei termini del Diritto ne si nasconda il nome pur affermandone l'incontestabile giustizia. Al contrario, all'interno di un regime di emergenzialità permanente, è proprio una \"guerra-informe\" a svelarsi sempre più sfacciatamente ai nostri occhi come ubiqua, fondamento e orizzonte dei complessi scientifici-militari-industriali capitalisti in cui viviamo, tanto nei termini di guerra militare, quanto in quelli di guerra civile.\r\n\r\nDefiniamo i termini del discorso del nemico attraverso un breve excursus storico che dalla \"guerra-in-forma\" porta alla \"guerra-informe\".\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/preambolo_happyhour.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQuali sono i cambiamenti sopraggiunti tra gli anni Novanta, in cui si affermò una nuova grammatica dello ius bellum, e l'attuale situazione in cui la guerra militare è pur sempre giusta e innominata nei termini della Legge, ma di certo non occultata materialmente, mentre la guerra civile si manifesta anche dentro alle mura erette dalla culla della civiltà e del progresso? Qual è il significato profondo della \"dottrina della deterrenza nucleare\"? E che cosa può significare oggi, epoca in cui la religione della ineluttabilità sembra sancire l'essenza stessa del potere, disertare?\r\n\r\nProviamo ad affrontare queste complesse questioni con un compagno che, negli anni Novanta, ha messo in pratica in Italia un rifiuto radicale, l'Obiezione totale.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/ilrifiutoradicale_happyhour.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLa barbarie non è solo qualcosa di lontano o esterno, come la polveriera medio-orientale o quella ucraina dimostrano in maniera emblematica. Ciò che accade a queste latitudini nello spazio delle metropoli dimostra che le condizioni conflittuali dello scontro civile sono in pieno svolgimento anche qui. Cosa succede nelle periferie di un paese in guerra? E qual è la potenza di chi, per scelta o necessità, si pone in rottura con l'etica ordinatrice dello Stato?\r\n\r\nNe parliamo con una compagna del Laurentino38 sotto sgombero, in vista della manifestazione di venerdì 20 dicembre, a Roma, \"contro i padroni della città, contro i signori della guerra\", tra la sede di Leonardo Spa, il centro commerciale Maximo e la Città Militare della Cecchignola in via di riqualificazione green.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/l38squat_happyhour.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLo Stato di Israele è esempio estremo di una società civile che si prolunga nel suo esercito. Nel momento in cui anche qui in Europa - dove la mobilitazione femminile ha una lunga storia - gli Stati socialdemocratici costruiscono una propaganda di arruolamento volontario femminile nell'esercito facendo riferimento ai termini delle \"uguali opportunità\", crediamo sia necessario costruire un discorso radicale contro la \"liberazione delle donne\" e il rafforzamento dei ruoli di genere, che si collocano in un rapporto di internità e non di rottura rispetto ai complessi scientifici-militari-industriali capitalisti.\r\n\r\nAbbozziamo alcuni spunti di riflessione con una persona che ha studiato la mobilitazione delle donne all'interno delle IDF (Israel Defence Forces).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/mobilitazionefemminileisraele.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nGiudizio Universale, Hieronymus Bosch.","17 Dicembre 2024","2025-06-01 18:34:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/1280px-Last_Judgement-200x110.jpg","La guerra-informe e il rifiuto radicale",1734400291,[235],[196],{"post_content":418},{"matched_tokens":419,"snippet":420,"value":421},[108],"mobilitazione delle donne all'interno delle \u003Cmark>IDF\u003C/mark> (Israel Defence Forces).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/mobilitazionefemminileisraele.mp3\"][/audio]\r","Happy Hour. Pillole sintetiche dal mondo-guerra.\r\n1.1 (16.12.24)\r\n\r\nE' nelle colonie che la guerra comincia a perdere a uno a uno tutti i tratti di discrezione in cui le dottrine politiche moderne pretendevano confinarla. Cercare di fissare la forma della guerra è oggi evidentemente impossibile, non perchè la guerra sia sparita, benchè nei termini del Diritto ne si nasconda il nome pur affermandone l'incontestabile giustizia. Al contrario, all'interno di un regime di emergenzialità permanente, è proprio una \"guerra-informe\" a svelarsi sempre più sfacciatamente ai nostri occhi come ubiqua, fondamento e orizzonte dei complessi scientifici-militari-industriali capitalisti in cui viviamo, tanto nei termini di guerra militare, quanto in quelli di guerra civile.\r\n\r\nDefiniamo i termini del discorso del nemico attraverso un breve excursus storico che dalla \"guerra-in-forma\" porta alla \"guerra-informe\".\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/preambolo_happyhour.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQuali sono i cambiamenti sopraggiunti tra gli anni Novanta, in cui si affermò una nuova grammatica dello ius bellum, e l'attuale situazione in cui la guerra militare è pur sempre giusta e innominata nei termini della Legge, ma di certo non occultata materialmente, mentre la guerra civile si manifesta anche dentro alle mura erette dalla culla della civiltà e del progresso? Qual è il significato profondo della \"dottrina della deterrenza nucleare\"? E che cosa può significare oggi, epoca in cui la religione della ineluttabilità sembra sancire l'essenza stessa del potere, disertare?\r\n\r\nProviamo ad affrontare queste complesse questioni con un compagno che, negli anni Novanta, ha messo in pratica in Italia un rifiuto radicale, l'Obiezione totale.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/ilrifiutoradicale_happyhour.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLa barbarie non è solo qualcosa di lontano o esterno, come la polveriera medio-orientale o quella ucraina dimostrano in maniera emblematica. Ciò che accade a queste latitudini nello spazio delle metropoli dimostra che le condizioni conflittuali dello scontro civile sono in pieno svolgimento anche qui. Cosa succede nelle periferie di un paese in guerra? E qual è la potenza di chi, per scelta o necessità, si pone in rottura con l'etica ordinatrice dello Stato?\r\n\r\nNe parliamo con una compagna del Laurentino38 sotto sgombero, in vista della manifestazione di venerdì 20 dicembre, a Roma, \"contro i padroni della città, contro i signori della guerra\", tra la sede di Leonardo Spa, il centro commerciale Maximo e la Città Militare della Cecchignola in via di riqualificazione green.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/l38squat_happyhour.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLo Stato di Israele è esempio estremo di una società civile che si prolunga nel suo esercito. Nel momento in cui anche qui in Europa - dove la mobilitazione femminile ha una lunga storia - gli Stati socialdemocratici costruiscono una propaganda di arruolamento volontario femminile nell'esercito facendo riferimento ai termini delle \"uguali opportunità\", crediamo sia necessario costruire un discorso radicale contro la \"liberazione delle donne\" e il rafforzamento dei ruoli di genere, che si collocano in un rapporto di internità e non di rottura rispetto ai complessi scientifici-militari-industriali capitalisti.\r\n\r\nAbbozziamo alcuni spunti di riflessione con una persona che ha studiato la mobilitazione delle donne all'interno delle \u003Cmark>IDF\u003C/mark> (Israel Defence Forces).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/mobilitazionefemminileisraele.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nGiudizio Universale, Hieronymus Bosch.",[423],{"field":142,"matched_tokens":424,"snippet":420,"value":421},[108],{"best_field_score":116,"best_field_weight":145,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":45,"score":146,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":45},6637,{"collection_name":228,"first_q":20,"per_page":174,"q":20},7,["Reactive",430],{},["Set"],["ShallowReactive",433],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$f7WK_SASwTQmhfh0iYkSXQ86q6_bZybPmSIQWeYUAFd4":-1},true,"/search?query=Idf"]