","Piazza Fontana. Il tramonto dell’illusione democratica","post",1702466363,[57,58,59,60,61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/12-dicembre-1969/","http://radioblackout.org/tag/banca-dellagricoltura/","http://radioblackout.org/tag/calabresi/","http://radioblackout.org/tag/fascisti/","http://radioblackout.org/tag/ordine-nuovo/","http://radioblackout.org/tag/pinelli/","http://radioblackout.org/tag/servizi-segreti/","http://radioblackout.org/tag/strage-di-stato/","http://radioblackout.org/tag/valpreda/",[67,68,69,70,71,72,73,74,75],"12 dicembre 1969","banca dell'agricoltura","Calabresi","fascisti","ordine nuovo","pinelli","servizi segreti","strage di stato","Valpreda",{"post_content":77,"post_title":83},{"matched_tokens":78,"snippet":81,"value":82},[79,80],"però","il","oriente. Un paese che ha \u003Cmark>però\u003C/mark> l'enorme difetto di avere \u003Cmark>il\u003C/mark> Partito Comunista più grande dell'Occidente,","\u003Cmark>Il\u003C/mark> 12 dicembre 1969 una bomba scoppiò nella Banca dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano, uccidendo 16 persone.\r\nLa polizia puntò subito gli anarchici, che vennero rastrellati e portati in questura. Uno di loro, Giuseppe Pinelli, non ne uscirà vivo, perché scaraventato dalla finestra dall’ufficio del commissario Luigi Calabresi.\r\nLe versioni ufficiali parlarono di suicidio: anni dopo un magistrato di sinistra, D’Ambrosio, emesse una sentenza salomonica: “malore attivo”. Né omicidio, né suicidio.\r\nPietro Valpreda venne accusato di essere l’autore della strage. Trascorrerà, con altri compagn* tre anni in carcere in attesa di giudizio, finché non venne modificata la legge che fissava i limiti della carcerazione preventiva. Quella legge, emanata su pressione dei movimenti sociali, venne a lungo chiamata “legge Valpreda”.\r\nDopo 54anni dalla strage, sebbene ormai si sappia tutto, sia sui fascisti che la eseguirono, gli ordinovisti veneti, sia sui mandanti politici, tutti interni al sistema di potere democristiano di stretta osservanza statunitense, non ci sono state verità giudiziarie.\r\nNel 1969 a capo della Questura milanese era Guida, già direttore del confino di Ventotene, un funzionario fascista, passato indenne all’Italia repubblicana. Dietro le quinte, ma presenti negli uffici di via Fatebenefratelli c’erano i capi dei servizi segreti Russomando e D’Amato.\r\n\u003Cmark>Il\u003C/mark> Sessantanove fu l’anno dell’autunno caldo e della contestazione studentesca, movimenti radicali e radicati si battevano contro \u003Cmark>il\u003C/mark> sistema economico e sociale.\r\nLa strage, che immediatamente, gli anarchici definirono “strage di Stato” rappresentò \u003Cmark>il\u003C/mark> tentativo di criminalizzare le lotte, e scatenare la repressione.\r\nIn breve i movimenti sociali reagirono alle fandonie della polizia, smontando dal basso la montatura poliziesca che era stata costruita sugli anarchici.\r\nCosa resta nella memoria dei movimenti di quella strage, che per molti compagni e compagne dell’epoca rappresentò una rottura definitiva di ogni illusione democratica?\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo, testimone e protagonista di quella stagione cruciale\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/2023-12-12-varengo-piazza-fontana.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito un articolo di Varengo uscito su Umanità Nova:\r\n\r\n“Non si capiscono le bombe del 12 dicembre del 1969, se non si analizza \u003Cmark>il\u003C/mark> contesto. Al di là delle parole contano i fatti; e vediamoli questi fatti, sia pure succintamente.\r\nGli anni dell'immediato dopoguerra sono caratterizzati da grandi processi di ricostruzione, in primis nei paesi devastati dalla durezza e dalla crudeltà del conflitto, sostenuti dagli effetti dello sviluppo della scienza e della tecnologia, accelerate a loro volta dai risultati della ricerca nel periodo bellico per armi sempre più letali. Tali processi hanno comportato, insieme ad un impetuoso sviluppo delle risorse umane, un aumento della ricchezza complessiva, ovviamente ripartita in modo assolutamente diseguale, con la conseguenza che \u003Cmark>il\u003C/mark> divario tra i vari paesi e, in essi, tra le classi sociali è cresciuto a dismisura.\r\nA fronte delle grandi possibilità di trasformazione sociale che \u003Cmark>il\u003C/mark> nuovo clima pare prefigurare, sempre più è evidente che la gran parte della popolazione lavoratrice, \u003Cmark>il\u003C/mark> proletariato, rimane oggetto e non soggetto della propria storia, alimentando la contraddizione tra sviluppo delle forze produttive e sociali da una parte e l'insieme dei rapporti di proprietà, di controllo e di dominio dall'altra.\r\nIn questo quadro si può capire come sia stato possibile che praticamente in ogni parte del mondo – dagli Stati Uniti al Sud America, dalla Francia all'Italia, dalla Cina al Giappone, dall'Europa del patto di Varsavia alla Germania, dal Messico all'Inghilterra – in un mondo tra l'altro le cui comunicazioni passavano per stampa e televisione, controllate dai governi, sia esplosa quasi contemporaneamente quella che fu definita “contestazione globale”.\r\nUna contestazione alimentata dalla convergenza di differenti culture, dal pacifismo dei figli dei fiori al terzomondismo solidale con le lotte di liberazione nazionale, dal marxismo all'anarchismo, dal cattolicesimo all'ateismo, capace di esprimere caratteristiche comuni, nonostante le profonde differenze esistenti: geografiche, economiche, culturali, sociali, politiche.\r\nUna contestazione che ha abbracciato le varie forme di espressione umana: artistica, musicale, scientifica, tecnica, letteraria, e che ha visto come protagonista principale la generazione del cosiddetto baby boom, dei nati dopo la guerra e che di quella guerra avevano comunque vissuto i cascami.\r\n\u003Cmark>Il\u003C/mark> rifiuto della guerra fu un elemento scatenante di tale contestazione; a partire dai campus universitari statunitensi che con manifestazioni, occupazioni e scontri denunciavano \u003Cmark>il\u003C/mark> sempre più crescente impegno USA nello sporco conflitto del Vietnam, le proteste si espansero in tutto \u003Cmark>il\u003C/mark> mondo. Ma \u003Cmark>il\u003C/mark> rifiuto della guerra era anche rifiuto di un mondo diviso in blocchi, ove una cortina di ferro condizionava la vita e i movimenti di una generazione affamata di conoscenza. Era rifiuto della sofferenza inflitta dai dominatori ai popoli colonizzati, rifiuto del razzismo, rifiuto del vecchio mondo fatto di discriminazioni e autoritarismi. Era soprattutto rifiuto di uno sfruttamento e di un'oppressione di classe che, sull'altare del profitto, condannava milioni di esseri umani alla catena, a condizioni di vita infami, ad una nocività crescente. E per la metà del genere umano era rifiuto di un mondo costruito sul patriarcato, che relegava la donna nel solo ruolo di riproduttrice, custode di un focolare domestico sempre più precario e conflittuale.\r\nPer questo non si può dire che sia esistito un solo '68. Sono esistiti una pluralità di '68 intrecciati tra loro, con durata ed intensità diversa, radicalità e prospettive diverse, ma uniti da una critica puntuale dell'autorità.\r\nLe risposte dei governi non si fecero attendere, con caratteristiche diverse secondo i contesti, ma rispettando sempre le rispettive aree di influenza dei blocchi contrapposti. Così in Bolivia nel '67 viene assassinato Che Guevara, \u003Cmark>il\u003C/mark> cui tentativo insurrezionale viene vanificato dall'ostilità di Mosca e dei suoi epigoni in zona.\r\nNegli USA la dura repressione dei movimenti studenteschi si accompagna a quella del movimento afro-americano in lotta contro una società razzista e segregazionista. Malcom X e Martin Luther King vengono assassinati, come viene assassinato Robert Kennedy fautore di moderate riforme sociali invise agli oligopoli. A Città del Messico nell'ottobre del '68 l'esercito con blindati circonda la Piazza delle Tre culture sparando ad alzo zero per distruggere \u003Cmark>il\u003C/mark> movimento studentesco che da tempo sta manifestando contro \u003Cmark>il\u003C/mark> governo e le spese faraoniche per organizzare i Giochi olimpici: sono più di 300 i morti portati via con i camion della spazzatura.\r\nIn Cina la “rivoluzione culturale” raggiunge \u003Cmark>il\u003C/mark> suo apice, per trasformarsi in poco tempo in uno strumento al servizio della ristrutturazione del potere funzionale al disegno politico di Mao Zedong.\r\nIn Francia alle occupazioni studentesche e ai giganteschi scioperi generali succedutisi per tutto \u003Cmark>il\u003C/mark> maggio '68, risponde \u003Cmark>il\u003C/mark> generale De Gaulle che recatosi a Baden-baden, base francese in territorio tedesco, minaccia l'intervento militare.\r\nA Praga, nell'agosto, ci vogliono i carri armati sovietici e delle truppe del patto di Varsavia per arrestare \u003Cmark>il\u003C/mark> processo riformatore in corso: la burocrazia al Cremlino teme \u003Cmark>il\u003C/mark> contagio negli altri paesi di sua competenza, come la Polonia, attraversata da forti mobilitazioni studentesche. In Germania dell'ovest, l'esponente più significativo Rudi Dutschke, viene gravemente ferito da colpi di pistola l'11 aprile.\r\nMa questi sono solo alcuni esempi; come disse la filosofa Hannah Arendt “Nei piccoli paesi, la repressione è dosata e selettiva”. È \u003Cmark>il\u003C/mark> caso della Yugoslavia con le proteste studentesche fatte sbollire, per poi colpirne gli esponenti. L'importante è che non vengano messi in discussione i trattati che alla fine della guerra avevano definito le aree di influenza e di potere.\r\nE in Italia? Collocata a ridosso della cortina di ferro, l'Italia è considerata un paese di frontiera per gli USA, un avamposto nella lotta al “comunismo”, aeroporto naturale nel Mediterraneo, proiettato verso le risorse petrolifere del Medio oriente. Un paese che ha \u003Cmark>però\u003C/mark> l'enorme difetto di avere \u003Cmark>il\u003C/mark> Partito Comunista più grande dell'Occidente, al quale è precluso dal dopoguerra l'ingresso nell'area di governo. Per cautelarsi \u003Cmark>il\u003C/mark> governo USA mette in opera i suoi servizi segreti, costruisce reti clandestine armate pronte ad intervenire in caso di bisogno, condiziona le politiche, controlla i sistemi di difesa, stringe alleanze con gruppi nazifascisti. Già in Grecia – altro paese di frontiera - l'anno prima hanno foraggiato \u003Cmark>il\u003C/mark> colpo di Stato dei colonnelli a fronte di una possibile vittoria elettorale della sinistra, mentre continuano a sostenere la dittatura di Franco in Spagna e quella di Salazar in Portogallo.\r\nL'Italia ha vissuto nei decenni precedenti una profonda trasformazione sociale ed economica e una grande emigrazione interna dalle campagne venete e del meridione, richiamata al nord-ovest da una industrializzazione crescente. L'accresciuto livello di reddito ha consentito una scolarizzazione significativa e l'ingresso nelle università di ceti finora esclusi (nel '68 sono 500mila gli iscritti, \u003Cmark>il\u003C/mark> doppio rispetto a 15 anni prima). Ma le strutture dello Stato sono sempre le stesse: su 369 prefetti e viceprefetti, agli inizi degli anni '60, solo 2 non hanno fatto parte della burocrazia fascista; su 274 questori e vicequestori solo 5 vicequestori hanno avuto rapporti con la resistenza; su 1642 commissari e vicecommissari solo 34 provengono dalle file dell'antifascismo. Inoltre la polizia politica rimane nelle mani di ex-agenti dell'OVRA, la famigerata istituzione al servizio di Mussolini. Per non parlare della magistratura e della burocrazia ministeriale.\r\nLe strutture rimangono autoritarie, nella scuola e nell'università sono incapaci di accogliere la massa di studenti e studentesse che vi si affacciano provocando frustrazione e malcontento.\r\nNelle grandi città del nord la politica abitativa è assolutamente deficitaria, spingendo la popolazione immigrata a soluzioni provvisorie e degradanti. In fabbrica l'organizzazione del lavoro si basa sui reparti confino per i “sovversivi” e l'arbitrio dei capi reparto. Nelle campagne, permane la logica del padronato latifondista. I partiti di sinistra, tutti concentrati sul confronto elettorale, e i sindacati, abituati a logiche rivendicative di basso profilo, sono incapaci di comprendere quanto sta succedendo: lo sviluppo di un movimento che porta a maturazione la conflittualità latente. Sul fronte delle università e delle scuole superiori partono occupazioni e proteste, nelle campagne si intensificano le lotte del bracciantato agricolo, nelle fabbriche, in un contesto di rinnovo di moltissimi contratti di lavoro giunti a scadenza, iniziano i primi scioperi autonomi che impongono al padronato la trattativa diretta accantonando le burocrazie sindacali e le vecchie commissioni interne, in un quadro di conflittualità tra i vari segmenti padronali che si riverbera su uno scenario politico sempre più instabile, caratterizzato da frequenti cambi di governo.\r\nSe nell'università viene attaccata e messa in crisi la cultura autoritaria e di classe, nelle fabbriche si sviluppa un protagonismo operaio che nella riscoperta dei Consigli di Fabbrica, nelle assemblee all'interno delle aziende, nella costituzione dei Comitati unitari di base, mette in discussione l'organizzazione del lavoro, sanzionando i capi reparto e le dirigenze, e aprendo la discussione sul salario come variabile “indipendente” dalla produttività. Le conquiste sono notevoli: riduzione d'orario, forti aumenti salariali, abolizione delle zone salariali nord-sud, parificazione normativa tra operai e impiegati, scala mobile per i pensionati e altre ancora. E la lotta non si ferma, si profila \u003Cmark>il\u003C/mark> vecchio obiettivo anarcosindacalista imperniato sul controllo della produzione in vista dell'esproprio proletario.\r\nIntanto la gioventù esce dalle università, dopo aver ottenuto importanti modifiche sui piani di studio, la libertà di assemblea anche per le scuole medie superiori, l'abolizione dello sbarramento che impedisce ai diplomati degli istituti di accedere alla formazione universitaria. Esce per unirsi al mondo del lavoro salariato in un movimento di contestazione dell'autorità e del capitalismo, mettendo a nudo quella che è la sostanza del potere e delle sue istituzioni e rendendo evidente come lo sfruttamento e l'oppressione siano le sole espressioni dei governi di qualunque colore. \u003Cmark>Il\u003C/mark> conflitto si indurisce tra scontri di piazza, scioperi, picchetti, manifestazioni. Cresce \u003Cmark>il\u003C/mark> pericolo che \u003Cmark>il\u003C/mark> paese vada a sinistra, che \u003Cmark>il\u003C/mark> PCI – anche se lontano da propositi rivoluzionari - tramite una vittoria elettorale possa andare al governo.\r\nLe risposte non si fanno attendere. L'apparato politico di sinistra con lo Statuto dei lavoratori cerca di ridare forza al ruolo di intermediazione sindacale, salvando le burocrazie, recuperando e affossando l'azione diretta operaia. \u003Cmark>Il\u003C/mark> fronte padronale si ricompatta, ridando fiato alla destra più estrema. \u003Cmark>Il\u003C/mark> governo sceglie la strada della repressione aperta: ben 13.903 sono le denunce per fatti connessi con l'autunno caldo del '69. In testa alla graduatoria, lavoratori agricoli, metalmeccanici, ospedalieri. Ma non basta. Ci vuole qualcosa di più forte che consenta la ripresa dello sfruttamento intensivo e quindi del profitto. I servizi segreti, italiani e americani, in combutta con i nazifascisti si mettono all'opera.\r\nScoppiano le prime bombe, prima dimostrative, praticamente inoffensive, poi, via via, più “cattive” che provocano feriti alla Fiera di Milano \u003Cmark>il\u003C/mark> 25 aprile e in agosto sui treni. Alla fine dell'anno si conteranno in tutto 145 esplosioni, prevalentemente di marca fascista, ma non mancano quelle di sinistra, comprese alcune anarchiche nei confronti di sedi di rappresentanza della dittatura franchista per solidarietà con le vittime del regime o della Dow Chemical, produttrice del napalm con \u003Cmark>il\u003C/mark> quale venivano letteralmente arrostiti i vietnamiti.\r\nEd è proprio sugli anarchici che si appunta l'attenzione degli organismi repressivi, primo su tutti l'Ufficio affari riservati, diretta emanazione del Ministro degli Interni.\r\nConvinti che \u003Cmark>il\u003C/mark> ricordo della strage del Teatro Diana nel 1921 e la continua martellante propaganda durante \u003Cmark>il\u003C/mark> ventennio fascista sul pericolo del “terrorismo” anarchico abbia definitivamente marchiato a fuoco l'immagine del movimento anarchico pensano di potersi permettere qualsiasi operazione, qualsiasi violenza. Per le bombe del 25 aprile e dell'agosto sui treni incolpano un gruppo variegato di compagni, mettendo insieme anarchici e due iscritti del PCI, L'obiettivo è ambizioso: arrivare tramite loro all'editore Giangiacomo Feltrinelli, aperto sostenitore della pratica castrista del “fuoco guerrigliero”. Non riuscendoci concentreranno le loro attenzioni sugli anarchici, costruendo teoremi falsi, inventandosi testimoni inattendibili, usando le procedure a loro piacimento. Intanto l'idea che siano esclusivamente gli anarchici a mettere le bombe si fa strada nei media e quindi nella pubblica opinione. Una spinta agli avvenimenti la da la morte di un agente di polizia di 22 anni, Annarumma \u003Cmark>originario\u003C/mark> dell'Irpinia, una delle zone più povere del paese, avvenuta nel corso di scontri a Milano \u003Cmark>il\u003C/mark> 19 novembre, vittima di un trauma cranico provocato da un tubo di ferro.\r\nIn quel frangente, la polizia caricò come faceva allora con camionette e gipponi un corteo studentesco che si stava dirigendo verso la Statale e che aveva intercettato i lavoratori in sciopero generale che stavano uscendo dal teatro Lirico, luogo di una manifestazione. Studenti e lavoratori si difesero dalle cariche delle camionette che salivano sui marciapiedi, con ogni mezzo a disposizione, ma a distanza di anni non si sa ancora se, a provocarne la morte, sia stato un manifestante o lo scontro di due mezzi della polizia (come parrebbe confermare un video). Fatto sta che questo fatto ebbe una risonanza enorme; nella serata ci fu la rivolta dei poliziotti in due caserme di Milano, per protestare contro le condizioni nelle quali erano tenuti, i turni massacranti, i bassi salari e \u003Cmark>il\u003C/mark> fatto di essere carne a macello per “lor signori”. La rivolta fu sedata dai carabinieri; successivamente intervenne la repressione con punizioni, spostamenti, congedi forzati. \u003Cmark>Il\u003C/mark> presidente della Repubblica, \u003Cmark>il\u003C/mark> socialdemocratico filoamericano Saragat, pronuncia parole di fuoco contro i manifestanti gettando benzina sul clima già arroventato. A Saragat risponderà un operaio che alla manifestazione nazionale dei metalmeccanici del 29 novembre innalzerà un cartello con su scritto “Saragat: Operai 171, Poliziotti 1” per ricordare tutte le vittime proletarie della violenza poliziesca.\r\nDue giorni dopo ai funerali dell'agente si presentano in massa i fascisti, che danno vita alla caccia ai rossi, a chiunque avesse un aspetto di sinistra. Tra gli altri chi ne fece le spese fu anche Mario Capanna, leader del Movimento Studentesco della Statale che venne aggredito, rischiando \u003Cmark>il\u003C/mark> linciaggio al quale fu sottratto da agenti della squadra politica. In questo clima \u003Cmark>il\u003C/mark> ministro del lavoro Donat-Cattin. della sinistra democristiana, convoca immediatamente i segretari dei sindacati metalmeccanici FIM,FIOM, UILM dicendo loro, per sollecitarli alla chiusura del contratto: “Siamo alla vigilia dell'ora X. \u003Cmark>Il\u003C/mark> golpe è alle porte. Bisogna mettere un coperchio sulla pentola che bolle”.\r\nSiamo alla vigilia di Piazza Fontana. \u003Cmark>Il\u003C/mark> copione è già scritto. La lista dei colpevoli è già pronta.\r\nCon tutta l'arroganza del potere pensano di manovrare a piacimento gli avvenimenti. Aspettano la risposta della piazza per scatenare disordini, tali da sollecitare misure straordinarie del governo e l'intervento dell'esercito.\r\nMussolini, nell'affiancare Hitler nell'aggressione alla Francia pensava che bastasse un pugno di morti per sedere da vincitore al tavolo delle trattative post-belliche; gli uomini del governo, i loro servizi segreti, gli alleati nazifascisti, pensano che un pugno di morti in una banca basti a far rientrare \u003Cmark>il\u003C/mark> movimento di lotta e instaurare un regime autoritario. Non ci riusciranno, anche se \u003Cmark>il\u003C/mark> prezzo da pagare sarà alto: l'assassinio di Pinelli, Valpreda, Gargamelli, Borghese, Bagnoli e Mander in carcere per anni, Di Cola in esilio, e i tanti caduti nelle piazze per affermare la libertà di manifestazione e di espressione da Saverio Saltarelli a Carlo Giuliani. E bombe, tante bombe, ancora sui treni, a Brescia, a Bologna, e altri tentativi di colpo di Stato.\r\nCi vorranno anni di lotte, controinformazione, impegno militante per smascherare l'infame provocazione, inchiodare nazifascisti, servizi segreti e politici alle loro responsabilità stragiste, liberare i compagni, ma non sufficienti per ribaltare ciò che ha consentito tutto questo: un sistema democratico rappresentativo solo degli interessi padronali, dei ceti dominanti, delle multinazionali, un sistema di potere basato sull'abuso di potere. Un sistema che non esita a ricorrere al fascismo per ristabilire l'ordine gerarchico.\r\nAnni di piombo? Si, ma del loro.”",{"matched_tokens":84,"snippet":86,"value":86},[85],"Il","Piazza Fontana. \u003Cmark>Il\u003C/mark> tramonto dell’illusione democratica",[88,91],{"field":89,"matched_tokens":90,"snippet":81,"value":82},"post_content",[79,80],{"field":92,"matched_tokens":93,"snippet":86,"value":86},"post_title",[85],1733920950581198800,{"best_field_score":96,"best_field_weight":97,"fields_matched":98,"num_tokens_dropped":43,"score":99,"tokens_matched":100,"typo_prefix_score":98},"2216159019008",14,2,"1733920950581198962",3,{"document":102,"highlight":131,"highlights":137,"text_match":94,"text_match_info":140},{"cat_link":103,"category":104,"comment_count":43,"id":105,"is_sticky":43,"permalink":106,"post_author":107,"post_content":108,"post_date":109,"post_excerpt":49,"post_id":105,"post_modified":110,"post_thumbnail":111,"post_thumbnail_html":112,"post_title":113,"post_type":54,"sort_by_date":114,"tag_links":115,"tags":127},[40],[42],"52662","http://radioblackout.org/2019/02/arance-insanguinate-e-ruspe-dalla-diciotti-a-rosarno/","info2","Nell'ennesimo rogo nella Baraccopoli di Rosarno è morto un lavoratore immigrato. Si chiamava Moussa Ba ed era originario del Senegal. Non è il primo e probabilmente non sarà l'ultimo, perché la precarietà dei rifugi di plastica e legno, dove vivono buona parte dei braccianti della piana di Gioia Tauro, è tale che basta una scintilla ad innescare roghi devastanti, che inghiottono case e vite. Il ministro dell'Interno ha riproposto la sua ricetta, ruspe e sgomberi, ma per il momento le sue sono solo parole, perché la ricchezza del comparto agroalimentare della zona si fonda sulle povertà dei lavoratori schiavi.\r\nAi braccianti africani nessuno affitta una casa. Chi lo fa propone contratti di qualche mese, il tempo della stagione della raccolta e poi via, lontano, non importa dove.\r\nPochi però possono aspirare ad un tetto in affitto, troppo basse le paghe, troppe le persone rimaste a casa cui spedire qualche soldo.\r\nI lavoratori sono pagati a cottimo (“0,50 centesimi per ogni cassetta di arance, 1 euro per i mandarini”) o a giornata: “Poco più del 90% percepisce tra i 25 ed i 30 euro al giorno, il 7,17% ha un guadagno compreso tra 30 e 40 euro e il 2% riceve addirittura meno di 25 euro.\r\nLe tende di plastica, le baracche fatte di lamiere recuperate, legno e quel che capita sono l’unico riparo.\r\nDifficilmente Salvini manderà qui le sue ruspe. Rosarno non è il CARA di Mineo né quello di Castelnuovo di Porto, postacci dai quali sono stati cacciati nelle scorse settimane i migranti diventati clandestini per decreto legge.\r\nRosarno è una miniera d’oro.\r\nA Salvini non conviene usare la mano pesante perché rischia di perdere voti nella Regione che lo ha eletto senatore.\r\nNelle aziende agricole della Piana lavorano quattromila braccianti stagionali che nel corso dell’anno transitano nell’area. E vive tra San Ferdinando e Rosarno almeno il 60% dei 3.500 lavoratori stranieri censiti dalla clinica mobile di Medici per i Diritti Umani.\r\nLa Lega a Rosarno, 6.5 km da San Ferdinando e capitale del distretto degli agrumi, ha preso il 13%. Salvini non ha alcun interesse a inceppare il dispositivo che consente ai produttori locali di arance, mandarini e kiwi di disporre di manodopera ricattabile e a basso costo. Schiavi usa e getta.\r\nAnche Minniti, il suo predecessore, anche lui eletto a Reggio Calabria, si è ben guardato dal toccare gli interessi dei produttori della Piana.\r\n\r\nBlackout ne ha parlato con un lavoratore che vive nella baraccopoli. Resterà anonimo perché minacce e violenze sono il pane quotidiano per chi alza la testa e protesta, per chi osa raccontare quello che accade a Rosarno.\r\nIn questi giorni tantissimi giornalisti si sono affollati intorno alla lunga fila di teli di plastica che segna il paesaggio sempre uguale di tutte le zone dove si ammassano gli ultimi. A Rosarno, come a Huelva, come a Vittoria.\r\nIl nostro interlocutore ci racconta che i giornalisti fanno letteratura sui braccianti, ma non parlano con loro. Gli unici che ottengono audience sono quelli delle associazioni, che si candidano al ruolo di mediatori in un conflitto che potrebbe ancora riesplodere, come nel 2010, quando i caporali usarono le armi e scoppiò la rivolta.\r\nTutti aspirano ad una casa, ma solo pochi affittano, e solo per la stagione di raccolta, agli africani. I più non potrebbero comunque pagarsela: i soldi della raccolta, pochi e sudati, lavorando dalle 7 del mattino alle 4 del pomeriggio, vanno anche alle famiglie rimaste in Africa. Troppo poco per immaginare una casa vera.\r\n\r\nLa scorsa settimana, quando è divampato il rogo tanti hanno provato a salvare le loro cose, pezzi della loro vita. La polizia ha intimato di stare lontani e, per essere più convincente, ha distribuito qualche manganellata.\r\nQuando, un'ora dopo, sono arrivati i vigili del fuoco un'intera area del campo era andata in fumo. In una delle baracche è stato trovato il corpo di Moussa Ba.\r\nL'ultimo di tanti. La rabbia e il senso di impotenza traspare chiaramente dalle lucide parole del ragazzo che ha ben compreso la posta in gioco e non vorrebbe essere ancora pedina sulla scacchiera disegnata per lui.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-19-baraccopoli.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNel giorno in cui le 5Stelle hanno garantito l'immunità a Salvini per il sequestro di decine di naufraghi, recuperati dalla nave della Marina Militare \"Diciotti\" e rimasti per settimane senza possibilità di sbarcare di fronte al porto di Catania abbiamo parlato con Alessandro Dal Lago, docente all'università di Genova, autore di numerosi studi sull'immigrazione.\r\nUna buona occasione per ragionare sulle politiche governative, i respingimenti in Libia, le morti in mare, nella lunga guerra contro la gente in viaggio.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-19-dal-lago-immigrazione.mp3\"][/audio]","20 Febbraio 2019","2019-02-20 15:24:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/campodistruttomigranti-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/campodistruttomigranti-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/campodistruttomigranti-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/campodistruttomigranti-768x511.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/campodistruttomigranti-1024x681.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/campodistruttomigranti.jpg 1240w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Arance insanguinate e ruspe: dalla Diciotti a Rosarno",1550676216,[116,117,118,119,120,121,122,123,124,125,126],"http://radioblackout.org/tag/braccianti-immigrati/","http://radioblackout.org/tag/immigrazione/","http://radioblackout.org/tag/immunita-parlamentare/","http://radioblackout.org/tag/linformazione-di-blackout/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/moussa-ba/","http://radioblackout.org/tag/nave-diciotti/","http://radioblackout.org/tag/rogo-baraccopoli/","http://radioblackout.org/tag/rosarno/","http://radioblackout.org/tag/salvini/","http://radioblackout.org/tag/san-fedinando/",[26,128,28,30,129,14,20,22,12,130,18],"immigrazione","migranti","salvini",{"post_content":132},{"matched_tokens":133,"snippet":135,"value":136},[134,80],"originario","chiamava Moussa Ba ed era \u003Cmark>originario\u003C/mark> del Senegal. Non è \u003Cmark>il\u003C/mark> primo e probabilmente non sarà","Nell'ennesimo rogo nella Baraccopoli di Rosarno è morto un lavoratore immigrato. Si chiamava Moussa Ba ed era \u003Cmark>originario\u003C/mark> del Senegal. Non è \u003Cmark>il\u003C/mark> primo e probabilmente non sarà l'ultimo, perché la precarietà dei rifugi di plastica e legno, dove vivono buona parte dei braccianti della piana di Gioia Tauro, è tale che basta una scintilla ad innescare roghi devastanti, che inghiottono case e vite. \u003Cmark>Il\u003C/mark> ministro dell'Interno ha riproposto la sua ricetta, ruspe e sgomberi, ma per \u003Cmark>il\u003C/mark> momento le sue sono solo parole, perché la ricchezza del comparto agroalimentare della zona si fonda sulle povertà dei lavoratori schiavi.\r\nAi braccianti africani nessuno affitta una casa. Chi lo fa propone contratti di qualche mese, \u003Cmark>il\u003C/mark> tempo della stagione della raccolta e poi via, lontano, non importa dove.\r\nPochi \u003Cmark>però\u003C/mark> possono aspirare ad un tetto in affitto, troppo basse le paghe, troppe le persone rimaste a casa cui spedire qualche soldo.\r\nI lavoratori sono pagati a cottimo (“0,50 centesimi per ogni cassetta di arance, 1 euro per i mandarini”) o a giornata: “Poco più del 90% percepisce tra i 25 ed i 30 euro al giorno, \u003Cmark>il\u003C/mark> 7,17% ha un guadagno compreso tra 30 e 40 euro e \u003Cmark>il\u003C/mark> 2% riceve addirittura meno di 25 euro.\r\nLe tende di plastica, le baracche fatte di lamiere recuperate, legno e quel che capita sono l’unico riparo.\r\nDifficilmente Salvini manderà qui le sue ruspe. Rosarno non è \u003Cmark>il\u003C/mark> CARA di Mineo né quello di Castelnuovo di Porto, postacci dai quali sono stati cacciati nelle scorse settimane i migranti diventati clandestini per decreto legge.\r\nRosarno è una miniera d’oro.\r\nA Salvini non conviene usare la mano pesante perché rischia di perdere voti nella Regione che lo ha eletto senatore.\r\nNelle aziende agricole della Piana lavorano quattromila braccianti stagionali che nel corso dell’anno transitano nell’area. E vive tra San Ferdinando e Rosarno almeno \u003Cmark>il\u003C/mark> 60% dei 3.500 lavoratori stranieri censiti dalla clinica mobile di Medici per i Diritti Umani.\r\nLa Lega a Rosarno, 6.5 km da San Ferdinando e capitale del distretto degli agrumi, ha preso \u003Cmark>il\u003C/mark> 13%. Salvini non ha alcun interesse a inceppare \u003Cmark>il\u003C/mark> dispositivo che consente ai produttori locali di arance, mandarini e kiwi di disporre di manodopera ricattabile e a basso costo. Schiavi usa e getta.\r\nAnche Minniti, \u003Cmark>il\u003C/mark> suo predecessore, anche lui eletto a Reggio Calabria, si è ben guardato dal toccare gli interessi dei produttori della Piana.\r\n\r\nBlackout ne ha parlato con un lavoratore che vive nella baraccopoli. Resterà anonimo perché minacce e violenze sono \u003Cmark>il\u003C/mark> pane quotidiano per chi alza la testa e protesta, per chi osa raccontare quello che accade a Rosarno.\r\nIn questi giorni tantissimi giornalisti si sono affollati intorno alla lunga fila di teli di plastica che segna \u003Cmark>il\u003C/mark> paesaggio sempre uguale di tutte le zone dove si ammassano gli ultimi. A Rosarno, come a Huelva, come a Vittoria.\r\n\u003Cmark>Il\u003C/mark> nostro interlocutore ci racconta che i giornalisti fanno letteratura sui braccianti, ma non parlano con loro. 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Da un punto di vista militare, non è la prima volta: il 13 di aprile, infatti, l'Iran aveva reagito con missili e droni su Israele a un attentato che aveva preso di mira l'ambasciata iraniana a Damasco. Venerdì scorso Israele ha assassinato, insieme a altre persone, il leader di Hezbollah, Nasrallah. Non pochi missili hanno avuto un impatto sul terreno israeliano, alcuni danni su abitazioni, una scuola vuota, nessun morto israeliano, solo un morto palestinese originario di Gaza, schiacciato da un razzo intercettore giordano mentre si trovava a lavorare a Gerico. Israele fa sapere, dopo la riunione di questa notte fra le forze di sicurezza militari e il governo, che intende colpire le installazioni petrolifere iraniane, provocando dei danni all'economia.\r\n\r\nNonostante non si possa parlare concretamente di inizio di una guerra, che a tutti gli effetti dura da 76 anni e che nell'ultimo anno ha portato all'uccisione da parte di Israele di 42000 palestinesi e moltissimi dispersi, quello di cui si può parlare è piuttosto di una nuova fase di questa lunga guerra, potrebbe esserci uno scontro sempre più diretto e frontale fra l'Iran e Israele.\r\n\r\nNon sappiamo se Israele non avrebbe la forza da sola di portare avanti una guerra con l'Iran, perché sappiamo che sta portando avanti un attacco in Yemen e ha la superiorità tecnica e militare. Però, dal 2009, cioè da quando Netanyahu è ridiventato primo ministro, ha più volte parlato di una guerra all'Iran portata avanti per tutti- dove per tutti intende i suoi alleati occidentali, descrivendo la minaccia iraniana come una minaccia nucleare pericolosa per tutto il mondo che va assolutamente eliminata. Gli USA, però, portano avanti una politica ambigua, continuando a rifornire Israele con le bombe che hanno quasi raso al suolo Gaza e a ripetere che interverranno al fianco di Israele, nel caso di un escalation fra Israele e Iran. Dall'altro lato gli USA hanno l'interesse che quest'escalation non avvenga, perché si trovano sotto la pressione dei loro alleati arabi, le monarchie arabe del Golfo, l'Arabia Saudita, il Qatar, che non sono a favore di un'escalation fra Israele e Iran. Questi paesi infatti, potrebbero essere bersaglio dell'Iran e si troverebbero a pagarne delle conseguenze in termini militari, ma anche in termini di instabilità interna, laddove le popolazioni arabe sono nettamente al fianco di quella palestinese e libanese.\r\n\r\n \r\n\r\nSu questa complessa situazione, abbiamo intervistato ai microfoni di radio blackout Michele Giorgio, corrispondente del Manifesto da Gerusalemme:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Michele-Giorgio_merc.mp3\"][/audio]","2 Ottobre 2024","2024-10-02 15:39:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/3799018801_4ba69803e2_o-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/3799018801_4ba69803e2_o-300x199.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/3799018801_4ba69803e2_o-300x199.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/3799018801_4ba69803e2_o-1024x680.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/3799018801_4ba69803e2_o-768x510.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/3799018801_4ba69803e2_o-1536x1020.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/3799018801_4ba69803e2_o-2048x1360.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Israele e Iran, una nuova fase della guerra?",1727883595,[],[],{"post_content":158},{"matched_tokens":159,"snippet":160,"value":161},[80,79],"minaccia nucleare pericolosa per tutto \u003Cmark>il\u003C/mark> mondo che va assolutamente eliminata. 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Lo stesso razzismo gonfiato dalle retoriche securitarie dei governi che coltivano l'odio verso gli stranieri individuandone l'utile nemico, e che aprono lager di Stato detti Cpr , prigioni in cui si rivela la vera natura di istituzioni sedicenti democratiche.\r\n-l'ipocrisia della Chiesa che rivendica di essere l'unico ente attivo nell'accoglienza, che però riduce i posti letto Caritas rispetto all'anno scorso, quando vi furono le prime proteste sull'emergenza migrazioni e bracciantato. Aveva chiuso i battenti durante il mese di agosto lasciando i lavoratori per strada sotto il sole cocente, nonostante i vari possedimenti immobiliari sfitti\r\n- le amministrazioni comunali, che hanno mostrato totale cecità verso un fenomeno che ha conosciuto una crescita esponenziale, tanto da non poter essere più nascosto in alcun modo, e che è ora sfociato nel peggiore degli scenari.\r\n- i padroni sfruttatori che hanno creato l'illusione del paradiso lavorativo attorno al comparto agro/enogastronomico e alimentare, rivelatosi una trappola mortale di caporalato, sfruttamento ed omertà a beneficio di profitto e tornaconti economici”.\r\n\r\nAbbiamo chiesto ad Alice del Collettivo Mononoke di parlarci delle responsabilità di queste morti, della rabbia che hanno portato nella comunità di chi, migrante, lavora e vive il territorio albese e del corteo contro il razzismo che ha avuto luogo domenica. 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Aveva chiuso i battenti durante \u003Cmark>il\u003C/mark> mese di agosto lasciando i lavoratori per strada sotto \u003Cmark>il\u003C/mark> sole cocente, nonostante i vari possedimenti immobiliari sfitti\r\n- le amministrazioni comunali, che hanno mostrato totale cecità verso un fenomeno che ha conosciuto una crescita esponenziale, tanto da non poter essere più nascosto in alcun modo, e che è ora sfociato nel peggiore degli scenari.\r\n- i padroni sfruttatori che hanno creato l'illusione del paradiso lavorativo attorno al comparto agro/enogastronomico e alimentare, rivelatosi una trappola mortale di caporalato, sfruttamento ed omertà a beneficio di profitto e tornaconti economici”.\r\n\r\nAbbiamo chiesto ad Alice del Collettivo Mononoke di parlarci delle responsabilità di queste morti, della rabbia che hanno portato nella comunità di chi, migrante, lavora e vive \u003Cmark>il\u003C/mark> territorio albese e del corteo contro \u003Cmark>il\u003C/mark> razzismo che ha avuto luogo domenica. Ascolta e scarica la diretta:\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/alba.mp3\"][/audio]",[204],{"field":89,"matched_tokens":205,"snippet":201,"value":202},[134],1731669151438602200,{"best_field_score":208,"best_field_weight":97,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":209,"tokens_matched":100,"typo_prefix_score":98},"1116647718912","1731669151438602353",6682,{"collection_name":54,"first_q":212,"per_page":213,"q":212},"Il Perno Originario",6,{"facet_counts":215,"found":270,"hits":271,"out_of":498,"page":11,"request_params":499,"search_cutoff":32,"search_time_ms":35},[216,242],{"counts":217,"field_name":239,"sampled":32,"stats":240},[218,221,224,227,228,230,232,233,235,237],{"count":219,"highlighted":220,"value":220},19,"La fine della Fine della storia",{"count":222,"highlighted":223,"value":223},8,"black holes",{"count":225,"highlighted":226,"value":226},5,"arsider",{"count":98,"highlighted":212,"value":212},{"count":11,"highlighted":229,"value":229},"uk",{"count":11,"highlighted":231,"value":231},"strage",{"count":11,"highlighted":194,"value":194},{"count":11,"highlighted":234,"value":234},"monografia",{"count":11,"highlighted":236,"value":236},"nothing hill",{"count":11,"highlighted":238,"value":238},"Mezze ore prima","podcastfilter",{"total_values":241},25,{"counts":243,"field_name":31,"sampled":32,"stats":268},[244,247,250,252,253,256,258,261,263,266],{"count":245,"highlighted":246,"value":246},15,"Perno originario",{"count":248,"highlighted":249,"value":249},12,"letteratura",{"count":248,"highlighted":251,"value":251},"Radio Blackout",{"count":248,"highlighted":220,"value":220},{"count":254,"highlighted":255,"value":255},11,"lettura",{"count":254,"highlighted":257,"value":257},"serie podcast",{"count":259,"highlighted":260,"value":260},10,"storia",{"count":259,"highlighted":262,"value":262},"musica",{"count":264,"highlighted":265,"value":265},9,"Kurdistan",{"count":222,"highlighted":267,"value":267},"Turchia",{"total_values":269},646,35,[272,321,356,391,427,462],{"document":273,"highlight":288,"highlights":305,"text_match":316,"text_match_info":317},{"comment_count":43,"id":274,"is_sticky":43,"permalink":275,"podcastfilter":276,"post_author":277,"post_content":278,"post_date":279,"post_excerpt":49,"post_id":274,"post_modified":280,"post_thumbnail":281,"post_title":282,"post_type":283,"sort_by_date":284,"tag_links":285,"tags":287},"82835","http://radioblackout.org/podcast/il-perno-originario-8-epilogo-le-rovine-di-europa/",[220],"cattivipensieri"," \r\n\r\n\r\n\r\n\"Nella riflessione geopolitica contemporanea, la nozione di perno è stata introdotta da un geografo britannico, tale Halford Mackinder, in un seminale articolo del 1904 intitolato The Geographic Pivot of History, ovvero «il perno geografico della Storia». Per riassumere all'estremo il contenuto dell'articolo di Mackinder e riprenderne le formule: «chi domina lo Heartland, domina l'isola-mondo, e chi domina l'isola-mondo domina il mondo». [...] Al di là delle differenze, tutte queste formule tentano di rendere conto dell'articolazione spaziale dello sviluppo economico e demografico nell'Europa moderna, ma tutte lasciano fuori almeno un settore, cosicché solo la nozione di perno nel senso di Mackinder, ci sembra atta ad inglobare la molteplicità degli epicentri storici del capitalismo europeo. Questi epicentri si sono costituiti attorno e alle spese dello spazio tedesco nella misura in cui sono riusciti a balcanizzarlo o a tenerlo sotto scacco, facendone sempre e comunque un'arena privilegiata di scontro politico e militare, come durante la Guerra dei Trent'anni. Per la stessa ragione, l'unificazione della Germania ha dovuto farsi a partire dalla sua periferia estrema, la Prussia orientale, a lungo priva della benché minima continuità territoriale con il nostro ideale perno mitteleuropeo. Proviamo allora il motto di Mackinder per adattarlo all'alba della modernità: «chi domina lo Heartland, domina la penisola-mondo, e chi domina la penisola-mondo domina il mondo»...\r\n\r\n\"Chiediamoci inoltre se la dinamica attuale di ripolarizzazione del mondo in virtù dello scontro fra Stati Uniti e Cina non abbia nuovamente spostato il perno geografico della storia nel centro di Europa – con questa differenza fondamentale rispetto al periodo della Guerra dei Trent'anni: che gli epicentri che si contendono il controllo dello Heartland europeo sono oggi lontani dalla penisola-mondo, cosa che può rendere la loro collisione su questo quadrante ancor più distruttiva. In ogni caso, nella guerra che già oggi si combatte sul teatro europeo, si gioca ancora una volta, come quattro secoli fa, l'emergere di una Realpolitik come principio regolatore delle dispute internazionali o, viceversa, il perpetuarsi del principio feudale della guerra giusta, anche a prezzo di una devastazione senza fine\"\r\n\r\nAscolta l'episodio finale:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/perno-ultimo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta i precedenti episodi de Il Perno Originario","21 Giugno 2023","2023-06-21 11:29:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/Lassedio-di-Magdeburgo-200x110.jpg","IL PERNO ORIGINARIO #8 - EPILOGO: LE ROVINE DI EUROPA","podcast",1687346960,[286],"http://radioblackout.org/tag/il-perno-originario/",[212],{"post_content":289,"post_title":295,"tags":301},{"matched_tokens":290,"snippet":293,"value":294},[85,291,292],"Perno","Originario","Ascolta i precedenti episodi de \u003Cmark>Il\u003C/mark> \u003Cmark>Perno\u003C/mark> \u003Cmark>Originario\u003C/mark>"," \r\n\r\n\r\n\r\n\"Nella riflessione geopolitica contemporanea, la nozione di \u003Cmark>perno\u003C/mark> è stata introdotta da un geografo britannico, tale Halford Mackinder, in un seminale articolo del 1904 intitolato The Geographic Pivot of History, ovvero «\u003Cmark>il\u003C/mark> \u003Cmark>perno\u003C/mark> geografico della Storia». 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Come ha potuto la regione più periferica e di acquisizione più tardiva dello spazio tedesco divenire l'artefice della sua laboriosa e imperfetta unificazione? Come ha potuto questa regione, la più orientale dello spazio tedesco, divenire così intimamente legata, e decisiva, per epicentri occidentali dello spazio tedesco ? Come ha potuto questa regione, caratterizzata delle realtà etno-linguistiche e culturali più prossime al mondo slavo, divenire la culla del Sonderweg, della via originale tedesca, e di ciò che verrà considerato il lato oscuro?\"\r\n\r\n[...] \"Forgiato con il ferro e con il fuoco, il regno di Prussia si rivelò essere il solo epicentro dello spazio tedesco a mostrarsi in grado non solo di risollevarsi rapidamente dalla guerra dei Trentanni, ma soprattutto di fare tesoro delle lezioni che essa aveva impartito. Le caratteristiche socio-economiche sviluppate in quel frangente storico ne faranno anche l'unico epicentro in grado di avviare l'unificazione dello spazio tedesco, imprimendogli la propria marca tipicamente anti-liberale, social-conservatrice, protezionista e militaresca. Ci vorranno due Guerre mondiali nel Novecento, la resa incondizionata della Germania nazista nel 1945, l'eliminazione integrale del suo Stato maggiore, e il condominio americano-sovietico in Europa, per cancellare quella marca\"\r\n\r\nAscolta il settimo episodio\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/perno-7-prussia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta i precedenti episodi de Il Perno Originario","7 Giugno 2023","2023-06-07 13:58:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/Kurfürst-Friedrich-Wilhelm-200x110.jpg","IL PERNO ORIGINARIO #7 - IL PARADOSSO PRUSSIANO",1686146331,[286],[212],{"post_content":335,"post_title":338,"tags":341},{"matched_tokens":336,"snippet":293,"value":337},[85,291,292],"\"Confrontarsi con la storia della Prussia significa confrontarsi con una serie di interrogativi paradossali che si inscrivono interamente nella questione tedesca per come l'abbiamo definita all'inizio del nostro viaggio dentro le viscere dell'Europa moderna. 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Ma non fu sempre così. Nell'alto Medioevo, la Scandinavia non partecipa allo spazio europeo se non per il tramite delle spedizioni vichinghe – spedizioni di distruzione e di saccheggio che concorrono al lungo processo di disgregazione del Sacro Romano Impero e alla frammentazione dello spazio tedesco in generale. I protagonisti di queste incursioni sono per lo più di stanza nella penisola danese e sulle coste norvegesi, mentre gli abitanti dell'odierna Svezia si attengono ad una condotta meno bellicosa fatta di rotte commerciali in direzione della Russia e del Mar Nero.\"\r\n\r\n[...] \"La prospettiva della Svezia sotto Gustavo Adolfo era nientemeno che quella di divenire la prima potenza regionale del Baltico. Da ciò discendevano le mire espansionistiche sulle zone costiere del Sacro Romano Impero e in particolare su Stettino, città portuale situata allo sfociare dell'Oder nella baia della Pomerania. La comune adesione al protestantesimo poteva costituire una leva potente per sottrarre la Pomerania all'influenza degli Asburgo regnanti sull'Impero del centro. Ma non bastava per assicurarne il controllo agli svedesi. È così che l'esercito svedese finì per mettere fisicamente piede in Pomerania nel 1630, negoziando con le autorità locali il trattato di Stettino che significava un'annessione di fatto. 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La Svezia diventava in questo modo belligerante.\"\r\n\r\nAscolta \u003Cmark>il\u003C/mark> sesto episodio\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/perno-6.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta i precedenti episodi de \u003Cmark>Il\u003C/mark> \u003Cmark>Perno\u003C/mark> \u003Cmark>Originario\u003C/mark>",{"matched_tokens":374,"snippet":375,"value":375},[297,298,299],"\u003Cmark>IL\u003C/mark> \u003Cmark>PERNO\u003C/mark> \u003Cmark>ORIGINARIO\u003C/mark> #6 - SVEZIA: ASCESA E DECLINO DELLA \"ATENE DEL NORD\"",[377],{"matched_tokens":378,"snippet":304,"value":304},[85,291,292],[380,386,388],{"field":31,"indices":381,"matched_tokens":382,"snippets":384,"values":385},[43],[383],[85,291,292],[304],[304],{"field":92,"matched_tokens":387,"snippet":375,"value":375},[297,298,299],{"field":89,"matched_tokens":389,"snippet":293,"value":372},[85,291,292],{"best_field_score":318,"best_field_weight":319,"fields_matched":100,"num_tokens_dropped":43,"score":320,"tokens_matched":100,"typo_prefix_score":43},{"document":392,"highlight":404,"highlights":415,"text_match":316,"text_match_info":426},{"comment_count":43,"id":393,"is_sticky":43,"permalink":394,"podcastfilter":395,"post_author":277,"post_content":396,"post_date":397,"post_excerpt":49,"post_id":393,"post_modified":398,"post_thumbnail":399,"post_title":400,"post_type":283,"sort_by_date":401,"tag_links":402,"tags":403},"81827","http://radioblackout.org/podcast/il-perno-originario-5-lo-stato-francese-in-bilico-tra-terra-e-mare/",[220],"\"«La storia del mondo è storia di lotta di potenze marinare contro potenze di terra e di potenze di terra contro potenze marinare». Così scriveva Carl Schmitt – controverso giurista tedesco prima riverito, poi messo ai margini dal regime nazionalsocialista – in un libercolo del 1942 : Land und Meer, ovvero: Terra e mare. [...] Ma l'opposizione fondamentale fra potenze terrestri e potenze marittime cominciò ad essere teorizzata già alla fine del XIX secolo, da un certo Alfred Mahan, un americano, professore di storia all'Accademia militare di West Point. Secondo Mahan, il primo scontro moderno a rientrare in quest'opposizione si svolse fra la Inghilterra da un lato, potenza marittima per eccellenza, e la Francia dall'altro, in una serie di guerre che scandiscono il periodo che va dal 1660 al gli anni '80 del secolo successivo.\"\r\n\r\n[...]\"Con la guerra navale del 1778-1783, la Francia sembrava aver infine ottenuto la sua tanto agognata vittoria sull'Inghilterra, e aver abbandonato lo statuto di potenza terrestre in favore di quello di potenza marittima, suggellato dal consolidamento dei suoi possedimenti coloniali. Ma lo sforzo militare francese per ottenere quella vittoria, e ad una distanza così grande dall'Esagono, era costato carissimo. Ne seguì una crisi politica e delle finanze pubbliche che sboccò, nel giro di qualche anno, nella Grande Rivoluzione del 1789. Non senza ironia, la svolta della rivoluzione borghese rinvia con forza la Francia al suo statuto di potenza terrestre. La coalizione delle monarchie europee contro la neonata Repubblica francese spingerà al centro della scena un giovane capitano dell'esercito nato in Corsica, tale Napoleone Bonaparte, che non si limiterà a fare della Francia un impero, ma sconvolgerà l'arte militare, rivoluzionando la guerra di manovra e inaugurando quella che Clausewitz chiamerà la «forma assoluta di guerra», la cosiddetta guerra totale.\"\r\n\r\nAscolta il quinto episodio\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/perno-5.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta i precedenti episodi de Il Perno Originario\r\n\r\n \r\n\r\n ","3 Maggio 2023","2023-05-03 11:29:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Turner-The-Field-of-Waterloo-200x110.jpg","IL PERNO ORIGINARIO #5 - LO STATO FRANCESE, IN BILICO TRA TERRA E MARE",1683113367,[286],[212],{"post_content":405,"post_title":409,"tags":412},{"matched_tokens":406,"snippet":407,"value":408},[85,291,292],"Ascolta i precedenti episodi de \u003Cmark>Il\u003C/mark> \u003Cmark>Perno\u003C/mark> \u003Cmark>Originario\u003C/mark>\r\n\r\n \r\n\r\n ","\"«La storia del mondo è storia di lotta di potenze marinare contro potenze di terra e di potenze di terra contro potenze marinare». 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Così si legge in un frammento di Eraclito, filosofo presocratico vissuto a cavallo fra il VI e il V secolo a. C. Antica è la consapevolezza del ruolo centrale che lo scontro aperto fra raggruppamenti ostili e concorrenti gioca negli umani destini, non solo e non tanto nei suoi esiti bellici più effimeri e momentanei, ma nello sprigionare forze e passioni che in circostanze determinate facilitano il parto di una società nuova che si sviluppa nei pori di quella vecchia.\r\n\r\n[...] Nei due precedenti episodi abbiamo visto come, attraverso la Guerra dei Trent'anni, si è forgiato il moderno Stato europeo. Questo Stato in realtà non esiste e non è mai esistito al singolare, ma solo e soltanto al plurale, cioè come un sistema di Stati. La pace di Vestfalia, che mette fine a quella guerra, rappresenta il suo formale atto di nascita. Con esso, sorgono egualmente i concetti fondamentali del pensiero politico moderno, e il primo luogo quello di sovranità, che con alterne fortune persisterà nei secoli fino ai giorni nostri.\r\n\r\n[...] In questo quadro, le guerre del XVI e XVII secolo fungono da vettore e acceleratore. Lo Stato fiscale è in effetti indissociabile dallo Stato militare, e lo Stato militare è esso stesso indissociabile dalla rivoluzione militare che si dispiega in quel frangente storico. Sullo sfondo o il filigrana si può cogliere poi la rivoluzione industriosa o proto-industriale, che precede e prepara la rivoluzione industriale avviatasi alla fine del XVIII secolo.\r\n\r\nAscolta il quarto episodio:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/perno4.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta i precedenti episodi de Il Perno Originario\r\n\r\n \r\n\r\n ","12 Aprile 2023","2023-04-12 21:54:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/Guerra-dItalia-1494-200x110.jpg","IL PERNO ORIGINARIO #4 - INTERMEZZO: RIVOLUZIONE \"INDUSTRIOSA\", RIVOLUZIONE FISCALE, RIVOLUZIONE MILITARE",1681296989,[286],[212],{"post_content":441,"post_title":444,"tags":447},{"matched_tokens":442,"snippet":407,"value":443},[85,291,292],"«È polèmos (la guerra) padre di tutte le cose e di tutte \u003Cmark>il\u003C/mark> re; e gli uni rende dèi, gli altri uomini, gli uni fa schiavi, gli altri liberi». 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Più la storia avanza, più le rovine e le scorie sono numerose e si sedimentano le une sulle altre. E l'epoca capitalista, quella che conosce la più grande accelerazione nelle trasformazione dei modi di produrre e di vivere, quella a parole più irriverente e meno ossequiosa nei confronti del passato, è dunque, nei fatti, anche quella che produce più rovine – elementi che, per così dire, fanno sempre più parte della “materia prima”, oggettiva e soggettiva, materiale e ideologica, con cui si menano le azioni umane\"\r\n\r\n\"Lo abbiamo sentito ripetere e ripetuto a nostra volta infinite volte: il capitalismo porta con sé la guerra come le nubi portano la pioggia. Con la guerra dei Trent'anni possiamo verificare questo principio, ma anche invertirlo, ovvero interessarci a come la guerra, nella stessa misura in cui distrugge uomini e cose, funge da pungolo allo sviluppo di rapporti sociali capitalistici in gestazione\"\r\n\r\nAscolta l'episodio 3\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/perno-3.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta gli altri episodi de Il Perno Originario","22 Marzo 2023","2023-03-24 10:43:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/1679493273100-200x110.jpg","IL PERNO ORIGINARIO #3 - L'INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLA GUERRA DEI TRENT'ANNI E I SUOI ESITI",1679506941,[286],[212],{"post_content":476,"post_title":480,"tags":483},{"matched_tokens":477,"snippet":478,"value":479},[85,291,292],"Ascolta gli altri episodi de \u003Cmark>Il\u003C/mark> \u003Cmark>Perno\u003C/mark> \u003Cmark>Originario\u003C/mark>","\"La storia non avanza come una linea retta in uno spazio vuoto a due dimensioni, ma come una spirale in uno spazio tridimensionale, frastagliato e ricolmo di ciò che resta del passato. 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