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Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e... Italia sono pronte all'intervento in Libia. E' un'operazione programmata da oltre un anno ed è all'ordine del giorno in ambito Nato e nella Conferenza dei paesi arabi. Lo shema era consolidato da tempo: prima le riconognizioni, poi i bombardamenti, infine un intervento via terra. Un secondo conflitto in Libia sembra sempre più probabile. In questo quadro geostrategico la Sicilia e la base di Sigonella, che ormai è una capitale mondiale degli aerei senza pilota, assumerà un ruolo determinante. Però non è una notizia nuova: già nella 2011, nella prima grande guerra scatenata contro la Libia di Gheddafi, da Sigonella partirono non soltanto i droni di intelligence Global Hawke che operano in questa base da una decina di anni, ma soprattutto i droni killer Predator e Reaper.\r\nNel 2013 fu presentato un rapporto al Parlamento da alcuni studi di ricerca che evidenziarono come un accordo bilaterale tra Italia e Stati Uniti per dislocare aerei killer stabilmente nella base di Sigonella era stato firmato nella primavera del 2013, quindi già da 3 anni questi sistemi operano dalla Sicilia e sappiamo di interventi sia in Nord Africa sia in Niger, in Mali o in Somalia.\r\nI droni killer hanno una funzione strategica di first strike: servono ad annientare gli obiettivi militari (ma spesso colpiscono anche quelli civili) impedendo qualsiasi tipo di risposta. Nelle logiche di guerra, a partire dalla prima guerra del Golfo (ma anche nei Balcani, in Afganistan, in Iraq o in Libia) prima di un intervento di terra e di un’eventuale occupazione da parte delle forze armate, c’è bisogno di un intervento massiccio di bombardamenti che distruggano le infrastrutture.\r\n\r\nSecondo il Corriere della Sera l'Italia è pronta a dislocare nell'area altre unità navali, oltre a quelle già presenti e a mettere in campo una forza di invasione di tremila soldati.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-03-01-libia-mazzeo","1 Marzo 2016","2016-03-04 11:30:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/marina-militare-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"210\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/marina-militare-300x210.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/marina-militare-300x210.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/marina-militare-768x538.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/marina-militare-1024x718.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/marina-militare.jpg 1596w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Libia. 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Istituita nel maggio del 2022 sarà celebrata ogni anno “in ricordo dell’eroismo dimostrato dal corpo d’armata nella battaglia di Nikolajewka del 26 gennaio 1943”, durante la Seconda guerra mondiale. In pratica l’intenzione sin troppo esplicita è celebrare l’avventura dell’ARMIR, il corpo di spedizione italiano inviato in Russia da Mussolini per sostenere l’aggressione della Germania nazista contro l’Unione sovietica.\r\nIn altre parole il 26 gennaio, un giorno prima della giornata della memoria, in cui si ricorda lo sterminio di ebrei e rom europei nei campi nazisti e le leggi razziali in Italia durante la dittatura, si celebra la guerra voluta dal governo fascista e i valori patriottici che la giustificarono.\r\nUn vero revisionismo di Stato.\r\nQuesta celebrazione, che rimette al centro l’interesse nazionale e la retorica patriottica, come elemento fondante del militarismo dei giorni nostri, produce un eccesso di memoria ai danni della storia.\r\nIl 26 gennaio del 1943, le truppe italiane e tedesche avevano ormai perso la guerra sul fronte russo. Gli alpini inviati nella ghiacciata pianura erano completamente circondati dalle truppe sovietiche. La battaglia di Nikolajewka servì a garantire una via di fuga ai soldati. Una fuga disastrosa, nel cuore dell’inverno russo, nella quale morirono tantissimi poveracci inviati al fronte per il duce e per il re.\r\nL’umana pietà per quei proletari inviati al macello, sentimento condiviso da tanti nel nostro paese, non può e non deve tradursi in esaltazione patriottica di una guerra di invasione a fianco dei nazisti.\r\nNe abbiamo parlato con Marco Meotto, insegnante, sindacalista e attivista del gruppo “Scuola per la pace”\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/2023-01-24-meotto-alpini.mp3\"][/audio]","25 Gennaio 2023","2023-01-25 01:40:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/nikolajevka-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"170\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/nikolajevka-300x170.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/nikolajevka-300x170.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/nikolajevka-1024x580.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/nikolajevka-768x435.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/nikolajevka-1536x870.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/nikolajevka.jpg 1800w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Alpini. 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Anche a Shengal è minacciata di invasione dalle truppe turche ammassate al confine.\r\n\r\nUn compagno, che da diversi mesi si trova in Rojava, ha diffuso un report sulla guerra in corso.\r\n\r\nQuesta mattina lo abbiamo sentito in diretta. Ci ha raccontato degli ultimi bombardamenti e della morte di due volontari, un comunista tedesco e un anarchico statunitense.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-12-06-pa-rojava\r\nDi seguito il report dal Rojava:\r\n\r\n“Il 24 agosto l'esercito turco ha dato il via all’operazione denominata scudo dell'Eufrate, invadendo ufficialmente il territorio siriano. Da quel giorno si sono susseguiti molti attacchi contro il Rojava.\r\nIl primo obiettivo raggiunto dall'esercito turco è stato conquistare Jarablus, città nel territorio del Rojava vicino al confine con la Turchia, all’epoca ancora dominata dall’ISIS. Carri armati e truppe di terra hanno preso possesso della città, senza trovare la minima resistenza da parte dei miliziani dell'ISIS che per la prima volta si sono ritirati senza combattere ed anzi molti di questi hanno cambiato bandiera e festeggiato l'arrivo dei Turchi.\r\nL’operazione, che è stata presentata dai media di tutto il mondo come una “ operazione di antiterrorismo”, si è rivelata più mediatica che altro, con un’attenzione alla documentazione video, degna di Hollywood.\r\nIl vero obiettivo del governo turco , ormai pubblico a chiunque, è di dividere e spezzare la rivoluzione del Rojava e non certo combattere l’ISIS che anzi da anni sostiene ed arma.\r\nDa agosto di quest’anno, il cantone di Efrin, il più ad ovest del Rojava, é sotto l’attacco di carri armati e raid aerei. Molti villaggi sono stati rasi al suolo, molti civili sono stati uccisi o feriti dalle cannonate turche e più di 200 guerriglieri SDF e YPG-YPJ hanno perso la vita, il tutto nel silenzio più totale dei media.\r\nL'obiettivo dichiarato fin da subito da Erdogan è conquistare Al-Bab città a ovest dell'Eufrate occupata dall'ISIS. Oggi l’esercito turco si trova a soli 2 chilometri dalla città mentre le forze delle SDF e dello YPG-YPJ si trovano a 6 chilometri, il sultano non dorme quindi sonni tranquilli. La conquista di Al-Bab da parte delle SDF significherebbe infatti la fine dell'isolamento per le migliaia di persone che vivono nel cantone di Efrin e, dopo anni di guerra, l’unione dei tre cantoni del Rojava: Jezire, Kobane e, appunto, Efrin.\r\nDa qualche settimana SDF e YPG-YPJ hanno dato il via all’operazione per liberare Raqqa, impegnando 30.000 uomini, l'obiettivo dichiarato è quello di circondare la città ed in seguito attaccarla per liberarla dai Daesh. 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Molti civili sono rimasti uccisi o feriti e più di 20 SDF hanno perso la vita in durissimi scontri. L'obbiettivo dell’esercito turco adesso sembra essere proprio Mambiji, ma il prezzo pagato in vite umane per la sua liberazione è stato troppo alto ed anche per questo motivo le forze di liberazione SDF YPG-YPG hanno dichiarato che difenderanno la città contro ogni attacco.\r\nFino a pochi mesi fa l’ipotesi di una guerra aperta tra la Turchia e il Rojava sembrava lontana ma ogni giorno che passa questo scenario diventa sempre più realtà.\r\nI sogni di espansione turchi non si fermano al solo Rojava, da settimane a Silopi, al confine tra Turchia e Kurdistan Iracheno, sono ammassate centinaia di carri armati e truppe di terra, che puntano all’invasione del Bashur, precisamente alla zona di Shengal, liberata due anni fa dopo che migliaia di Yazidi persero la vita massacrati senza pietà sotto il dominio di Daesh. Dopo Shengal l’esercito turco facilmente cercherebbe di muoversi verso Qandil, la zona montuosa tra il nord Iraq e la Turchia dove il PKK ha le sue basi storiche. Se l'esercito turco deciderà di invadere la zona di Shengal e dirigersi verso Qandil non sarà certamente accolto con i fiori dai guerriglieri e dalla popolazione locale.\r\nLa Rivoluzione del Rojava è sotto attacco da mesi, nel più totale silenzio dei media, ora più che mai è importante sostenere il popolo del Rojava e tutti coloro che lottano per la libertà e per la rivoluzione, e smascherare i piani di conquista di Erdogan.\r\nMolti compagni e compagne hanno versato il proprio sangue per questa rivoluzione che non sarà spazzata via facilmente e che è pronta a resistere contro ogni aggressione.\r\nSolo con la solidarietà e il sostegno internazionale si potranno spezzare definitivamente i sogni di Erdogan e dei suoi aguzzini!\r\nBiji Rojava biji Kurdistan.”","6 Dicembre 2016","2016-12-07 11:56:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/CobaneBlocco-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/CobaneBlocco-300x199.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/CobaneBlocco-300x199.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/CobaneBlocco-768x511.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/CobaneBlocco.jpg 865w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Rojava sotto attacco turco",1481037308,[247,248,249,250,251,252],"http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/mambij/","http://radioblackout.org/tag/rojava/","http://radioblackout.org/tag/shengal/","http://radioblackout.org/tag/siria/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[254,20,255,22,256,257],"isis","rojava","Siria","Turchia",{"post_content":259},{"matched_tokens":260,"snippet":261,"value":262},[131],"a Shengal è minacciata di \u003Cmark>invasione\u003C/mark> dalle truppe turche ammassate al","L'attenzione dei media internazionali è concentrata sulla battaglia di Aleppo: scarsa è l'attenzione sulla guerra che l'esercito turco sta combattendo in Rojava contro le esperienze di autogoverno del Rojava. Anche a Shengal è minacciata di \u003Cmark>invasione\u003C/mark> dalle truppe turche ammassate al confine.\r\n\r\nUn compagno, che da diversi mesi si trova in Rojava, ha diffuso un report sulla guerra in corso.\r\n\r\nQuesta mattina lo abbiamo sentito in diretta. Ci ha raccontato degli ultimi bombardamenti e della morte di due volontari, un comunista tedesco e un anarchico statunitense.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-12-06-pa-rojava\r\nDi seguito il report dal Rojava:\r\n\r\n“Il 24 agosto l'esercito turco ha dato il \u003Cmark>via\u003C/mark> all’operazione denominata scudo dell'Eufrate, invadendo ufficialmente il territorio siriano. Da quel giorno si sono susseguiti molti attacchi contro il Rojava.\r\nIl primo obiettivo raggiunto dall'esercito turco è stato conquistare Jarablus, città nel territorio del Rojava vicino al confine con la Turchia, all’epoca ancora dominata dall’ISIS. 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Molti villaggi sono stati rasi al suolo, molti civili sono stati uccisi o feriti dalle cannonate turche e più di 200 guerriglieri SDF e YPG-YPJ hanno perso la vita, il tutto nel silenzio più totale dei media.\r\nL'obiettivo dichiarato fin da subito da Erdogan è conquistare Al-Bab città a ovest dell'Eufrate occupata dall'ISIS. Oggi l’esercito turco si trova a soli 2 chilometri dalla città mentre le forze delle SDF e dello YPG-YPJ si trovano a 6 chilometri, il sultano non dorme quindi sonni tranquilli. La conquista di Al-Bab da parte delle SDF significherebbe infatti la fine dell'isolamento per le migliaia di persone che vivono nel cantone di Efrin e, dopo anni di guerra, l’unione dei tre cantoni del Rojava: Jezire, Kobane e, appunto, Efrin.\r\nDa qualche settimana SDF e YPG-YPJ hanno dato il \u003Cmark>via\u003C/mark> all’operazione per liberare Raqqa, impegnando 30.000 uomini, l'obiettivo dichiarato è quello di circondare la città ed in seguito attaccarla per liberarla dai Daesh. 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Quando pongo la questione di solito le persone rispondono \" le tecnologie informatiche. Quelle sono la macchina a vapore della nostra epoca\". \r\n\r\nIo dico di no, in parte a mo' di provocazione, in parte no. Certo che le tecnologie informatiche sono così potenti e pervasive ma non sono la nostra macchina a vapore. Esse sono fondamentalmente cose intermedie che possono essere utilizzate in modi diversi. \r\n\r\nMa quando parlo di macchina a vapore intendo anche un elemento che è sicuramente la macchina a vapore stessa, il treno, ma che è anche indirettamente presente in molti altri settori. Quindi sicuramente quella delle tecnologie informatiche è una buona risposta. Ma io dico comunque di no. io dico che la risposta oggi è la finanza globale. Ora facciamo un piccolo inciso: la finanza non è il sistema bancario, la finanza non è un faccenda di soldi e basta, la finanza è una capacità/potenzialità ed è proprio per questo che è tanto invasiva e pericolosa. Essa modella e rimodella le nostre vite, le nostre economie, i nostri stati, ogni cosa insomma. Quindi penso che la distinzione che possiamo fare tra il sistema bancario tradizionale e il sistema finanziario è che la banca vende qualcosa, in genere denaro, che possiede, mentre la finanza vende qualcosa che non ha e dentro questa transazione la sua creatività e la sua pericolosità risiedono proprio in ciò che non ha. Perché ponte dopo ponte dopo ponte arriva dappertutto. Ha bisogno di invadere altri settori, invasione che avviene in determinate maniere attraverso determinati strumenti che sono elaborati nei forum finanziari e via dicendo. Per la finanza insomma \"tutto fa brodo\". Ora fatevi mostrare un'immagine che esemplifica il concetto di finanza come potenzialità: guardate questo grafico, in soli sei anni, che è un brevissimo lasso di tempo, questo particolare strumento creato dalla finanza che sono i CDS (credit default swaps) sono passati da un trilione a 62 trilioni. Ora 62.000 miliardi di dollari è una cifra più alta del PIL globale. Cioè tutte le economie del mondo in quello stesso anno hanno prodotto un PIL di 54 trilioni di dollari. Questi 62 trilioni nel 2007 non sono in fondo che il 10 per cento del valore complessivo della finanza che in quell'anno è stato di 630 mila miliardi, superando il PIL globale di 15 volte. Ora quei 630 mila miliardi non esistono sotto forma di moneta. Abbiamo grandi difficoltà a sapere quale sia la quantità complessiva di moneta corrente in circolazione ma pur non sapendolo sappiamo che è certamente di molto inferiore al valore al valore complessivo della finanza. \r\n\r\nQuindi torniamo al concetto di potenzialità, perché è ciò che in potenza può crescere molto rapidamente monetizzando un valore che in realtà non esiste. \r\n\r\nQuando è arrivata la crisi, nel 2008, 45 miliardi sono svaniti nel giro di un mese. Puf! come non fossero mai esistiti. \r\n\r\nLasciate che vi faccia un esempio, perché questi sono strumenti utilizzati non solo dalle aziende ma anche da molte amministrazioni comunali: un anno fa alcuni di voi potrebbero aver letto che in Italia quattro comuni avevano contratto un prestito con una banca europea di cui qui non dirò il nome. Bene, queste amministrazioni pensavano che quel prestito fosse di un certo tipo, e stavano pagando un interesse mensile su questo prestito. Ma un giorno, circa un anno fa, hanno scoperto che si trattava in realtà di un derivato che era a un certo punto imploso. Insomma quei soldi erano scomparsi. Il prestito su cui pagavano gli interessi materialmente non c'era. E così quei comuni che pensavano di aver stipulato una specie di mutuo in realtà non avevano un bel niente. \r\n\r\nQuesta è un'indicazione della potenza di cui stiamo parlando. \r\n\r\nCi sono un sacco di queste storie, ora vi mostrerò il potere della finanza e della sua necessità di invadere tutti i tipi di settore. \r\n\r\nLa slide che state guardando mostre a come succede che quartieri popolari diventino parte della finanza globale. La chiave è che i profitti per i gruppi finanziari che vendono sub-prime e altri tipi di mutuo ai modesti proprietari non derivano dal pagamento dei mutui stessi; la fonte dei profitti è l'apertura di una grandissima quantità di mutui in modo da venderli agli investitori, incluse banche ed investitori stranieri. La cosa funziona perché questi derivati sono venduti accorpati a prodotti finanziari di più alta qualità.\r\n\r\nQuello che cerco di dire è come avviene che la finanza, un'algoritmo tanto complesso, creato da fisici e micro economisti, getti concretamente un ponte verso un quartiere popolare? Il punto chiave è che nel 2000 gli investitori di alto livello dicevano al mondo finanziario di sviluppare strumenti che si appoggiassero a cose concrete. Ora negli USA a quel punto era già stato tutto finanziarizzato, ciò che rimaneva erano i ceti medio bassi che ancora non possedevano una casa e che inevitabilmente avrebbero acquistato case modeste. \r\n\r\nQuindi qual'è stata la sfida della finanza? \r\n\r\nScollegare il valore di quelle casette dallo strumento che andava a mettersi in moto e produrre un sacco di profitti nel circuito dell'alta finanza. Ci sono voluti 16 passaggi ai fisici per creare uno strumento tanto micidiale. So che questo è un po' astratto per quelli che non hanno familiarità con queste cose, ma non perderò più di un minuto su questa materia tanto oscura. Il fine quindi era quello di creare una modalità in grado di produrre enormi quantità di profitti. \r\n\r\nVi mostro i risultati: in una breve ma brutale storia che inizia nel 2005 e continua ancora oggi nel 2014 e 2015, oltre trenta milioni di case sono state sequestrate per morosità. Secondo la nostra banca centrale circa10 milioni di famiglie sono state cacciate dalle loro case. Perché quello strumento finanziario non era certo stato pensato per proteggerli e dare loro una casa. Ora questa brillante modalità si è diffusa anche in Europa. E anche se i numeri sono più piccoli potete vedere che il più alto numero di pignoramenti sono in Germania. Ora tutto quello che leggete sulla Germania, sul Financial Time, un giornale molto serio, è che la Germania sta facendo molto bene. E sta facendo bene, incredibilmente bene , in realtà. Ma c'è un livello sottostante che è abbastanza invisibile: dove c'è impoverimento vi è perdita di diritti, di protezione; come potete vedere ogni anno 90.000, 80.000, 86.000 persone vengono buttate fuori dalle loro case. \r\n\r\nOra il paese con i più bassi pignoramenti vi sono la Bulgaria, la Finlandia, la Danimarca, i Paesi Bassi, ma nessun paese sfugge a queste dinamiche. Sono processi che continuano ma quello che mi interessa è anche come possono diventare invisibili. C'è un livello di invisibilità che prescinde dalla realtà. \r\n\r\nQuindi torniamo ai 10milioni di proprietari USA, queste sono in realtà famiglie, una famiglia può essere una, due o tre persone, si tratta di 30milioni di persone. Io sono olandese e il mio paese ha 16milioni di persone. RE' come se una voce dall'alto avesse detto \"ok tutti voi abitanti dell'Olanda fuori dalle vostre case, fuori dal vostro territorio. Dove andrete non so, ma fuori!\"\r\n\r\nQuesta è la realtà e tutto ciò è ben visibile, ci sono interi quartieri disabitati, case vuote, chi ci va a vivere? nessuno ci va! Questi quartieri dormitorio istituiti alla periferia delle città funzionano come immensi e ordinati campi profughi, irrimediabilmente deserti. \r\n\r\nQuindi c'è questo problema: ciò che produce vaste distruzioni materiali non è necessariamente visibile.\r\n\r\nOra voglio continuare con qualcosa che ci riguarda tutti, che cos'è questo ponte che la finanza può costruire verso le nostre case, incluse quelle più modeste? Ecco un'altra breve storia brutale: guardate ancora una volta le cifre, non tutte per carità, voglio solo sottolineare alcuni aspetti. \r\n\r\nInnanzitutto il titolo \"il rapporto tra il credito delle famiglie\", beh suona bene, peccato però che il credito non sia denaro effettivamente da spendere ma in realtà rappresenta il debito delle famiglie. Quindi è meglio dire \"il rapporto tra il debito delle famiglie e il credito personale disponibile\", si tratta di dati del FMI che sono disponibili per l'intero pianeta. Prendiamo l'Ungheria nel 2000, il rapporto è dell'11% ed è molto ragionevole. Allora negli USA eravamo già oltre il 100%, quindi avevamo l'intera popolazione in debito. E guardate di nuovo l'Ungheria lo stesso rapporto cinque anni dopo è del 40%, in soli cinque anni è aumentato di quattro volte. Se guardate agli USA nello stesso periodo quel rapporto era già del 132%. Ora la Germania, sempre 70% anno dopo anno, un tipo di stabilità sorprendente, quasi divertente. Quando vedo questi dati mi chiedo chi possiede quel debito? Se a possederlo è una piccola banca locale, diciamo tradizionale, sappiamo che una buona parte di quell'interesse almeno circolerà nelle nostre città. Se invece a possederlo è una grande banca straniera saranno semplicemente soldi che se ne sono andati. Le possibilità che quel denaro torni in circolo sono minime. \r\n\r\nCosì sono andata a guardare tra i dati nel database del FMI, operazione molto noiosa ma è possibile trovare dati che anch'io trovo interessanti. Così torniamo all'Ungheria: vediamo che nel 2006 il 40% di quel debito è di proprietà di banche straniere, non solo americane ma anche svizzere, tedesche, austriache. Il risultato è che non c'è ricircolo di quegli interessi che la gente paga nelle proprie città. \r\n\r\nQuesto è esattamente quello che succede nel franchising. Sapete tutti cos'è l diritto di franchising ? come certe catene di hotel o gli starbucks…tutte le grandi catene insomma. Una parte del profitto viene staccato e rimane fuori dal territorio invece di circolare all'interno. Mentre invece è provato che un bar, un'impresa locale, tendono a rimettere il denaro in circolo nel territorio. Il franchise non solo estrae a monte una certa quantità di ricchezza e ne farà probabilmente un complicato strumento finanziario. \r\n\r\nQuindi è positivo che ogni realtà locale provi a costruire i propri luoghi di produzione e di consumo. Esiste però un'altra faccia di questa stessa storia: un mercato immaginario che è proprio all'opposto, questi sono i super ricchi. Andremo molto velocemente su questo, i dati che vedete sono i prezzi minimi per una casa o un appartamento. E' un mercato speciale che opera in circa 20 città, ed è parte di una questione seria, sono sempre investitori stranieri a prendervi parte, ed è un mercato che è iniziato crac sei o sette anni fa. Quello che voglio dire veramente, se ci fermiamo un attimo e ci chiediamo \"cosa vedo in questo mercato dei super prime\"? E parliamo solo di abitare, e non stiamo parlando di palazzi, di uffici, ma fondamentalmente di abitazioni. Quello che davvero sta succedendo è che questi super ricchi si stanno comprando il territorio urbano. \r\n\r\nIn che modo si può comprare il territorio urbano?\r\n\r\nTu non compri proprio la terra ma la compri in forma di edifici. Quindi se prendiamo l'esempio del centro di Londra, il centro finanziario, il 70% dei palazzi è posseduto da capitale straniero. E questa è una storia che si ripete. \r\n\r\nBerlino in questo senso è abbastanza speciale, ma anche Berlino sta andando in quella direzione. All'inizio il Mitte si era infatti caratterizzato per una modalità di sviluppo urbano improntato alla piccola proprietà, ma nel mondo possiamo dire che c'è una vera e propria spinata a comprare il territorio urbano. Così spesso assistiamo a operazioni commerciali volte ad acquistare una serie di isolati, con stradine e tutto, che diventano di un solo proprietario. Ciò significa che stanno letteralmente privatizzando tutto quello che era lo spazio pubblico. \r\n\r\nCosì quando si visita oggi una città, che è una città globale, succedono molte cose che stanno distruggendo totalmente la nozione stessa di città, lo spazio pubblico della città che è la strada. Uno spazio caratterizzato da indeterminatezza; si sovradetermina lo spazio urbano se si crea un centro commerciale dove una volta c'era il tessuto sociale urbano…piccole strade, piccole case, piccoli negozi, si semplifica quello spazio. E in questo senso a mio modo di vedere una delle sfide di oggi in termini di spazio urbano è il tema dell'indeterminatezza. Stiamo perdendo indeterminatezza a causa della sovradeterminazione del nostro spazio. \r\n\r\nlo stesso avviene con l'edilizia per i super ricchi, si compreranno cinque case per costruire quelle che chiamiamo MacMansion, dimore di lusso sovradimensionate.\r\n\r\nQuindi se vogliamo guardare a ciò che rimane in ombra in questa dinamica di comprare case e costruire edifici, io vedo la compera del territorio urbano. Questa è la nuova frontiera. Esiste poi una storia più vecchia e un diverso tipo di acquisto di terreni che non sono urbani ma che vogliamo comunque inquadrare nel discorso dell'urbanizzazione. \r\n\r\nSe c'è una cosa che mi irrita è sentire politici che non si sono mai interessati ai problemi della città ripetere continuamente che ormai la maggior parte della popolazione mondiale vive in città. La città, la città, la città…questo è tutto quello che dicono. Ma vi è tutta una storia che fa parte di questa urbanizzazione, ma rimane nell'ombra intorno a ciò che è visibile della condizione urbana. Ecco di cosa sto parlando, Land-Grab : per dirla in termini empirici ci sono circa 15 governi, incluse Cina, paesi del golfo, regno unito, usa, svezia, corea del sud, più un centinaio di grosse imprese che dal 2006 al 2010 si sono accaparrati 220milioni di ettari tra Africa, Latino America, Cambogia e Ucraina.\r\n\r\nora quando la Cina, solo per citarne uno, compra 2,8 milioni di ettari di terreno in Zambia e un numero simile in Congo, cose successe solo qualche anno fa, per creare una piantagione di palme per biocarburanti, che cos'è che effettivamente accade? Ebbene, quello che succede è la massiccia distruzione della flora, della fauna, ma anche delle economie rurali, villaggi con lunga genealogia di significati, con forme di conoscenza stratificate attraverso le generazioni… totalmente cancellate!\r\n\r\nMa c'è dell'altro: dove andranno mai queste persone? Indoviante un pò. Vanno nelle città.\r\n\r\nLe città, le grandi città anarchiche, sono l'ultimo posto dove ancora i poveri possono posare il loro corpo, e così abbiamo gli slums, le favelas, le baraccopoli… Quindi tornando a ciò che resta in ombra dei processi di urbanizzazione, quello che resta in ombra poi nello stesso linguaggio dell'urbanizzazione, è un intero mondo che non è assolutamente urbano, lo stesso land-grabbing (ovvero i furti di terra).\r\n\r\nSegue il contributo audio della traduzione in studio sopra l'originale inglese in overdub.\r\n\r\nSaskiaSassen_BrutalityandComplexity\r\n\r\n ","31 Marzo 2015","2015-04-02 14:44:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/00221917e13e0e57ec1e03-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"206\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/00221917e13e0e57ec1e03-300x206.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/00221917e13e0e57ec1e03-300x206.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/00221917e13e0e57ec1e03.jpg 450w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La finanza globale: \"La macchina a vapore della nostra epoca\"",1427819826,[281,282,283],"http://radioblackout.org/tag/finanza-globale/","http://radioblackout.org/tag/saskia-sassen/","http://radioblackout.org/tag/urbanizzazione/",[28,24,26],{"post_content":286},{"matched_tokens":287,"snippet":288,"value":289},[131],"bisogno di invadere altri settori, \u003Cmark>invasione\u003C/mark> che avviene in determinate maniere","La traduzione che segue, a cura della redazione informativa di Radio Blackout, è estrapolata da un intervento della sociologa Saskia Sassen a una conferenza organizzata dal Sib di Utrecht sul tema di un suo libro recente: \"Expulsions: brutality and complexity in the global political economy\".\r\n\r\nVoglio porvi ora una domanda semplice ma grande al tempo stesso, e ho intenzione di darvi qualche minuto prima di rispondere… La domanda è: qual è la macchina a vapore della nostra epoca?\r\n\r\nNon posso certo farvi rispondere tutti ma spero che alcuni di voi stiano pensando che questa domanda ha certamente un senso. 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Essa modella e rimodella le nostre vite, le nostre economie, i nostri stati, ogni cosa insomma. Quindi penso che la distinzione che possiamo fare tra il sistema bancario tradizionale e il sistema finanziario è che la banca vende qualcosa, in genere denaro, che possiede, mentre la finanza vende qualcosa che non ha e dentro questa transazione la sua creatività e la sua pericolosità risiedono proprio in ciò che non ha. Perché ponte dopo ponte dopo ponte arriva dappertutto. Ha bisogno di invadere altri settori, \u003Cmark>invasione\u003C/mark> che avviene in determinate maniere attraverso determinati strumenti che sono elaborati nei forum finanziari e \u003Cmark>via\u003C/mark> dicendo. Per la finanza insomma \"tutto fa brodo\". Ora fatevi mostrare un'immagine che esemplifica il concetto di finanza come potenzialità: guardate questo grafico, in soli sei anni, che è un brevissimo lasso di tempo, questo particolare strumento creato dalla finanza che sono i CDS (credit default swaps) sono passati da un trilione a 62 trilioni. Ora 62.000 miliardi di dollari è una cifra più alta del PIL globale. Cioè tutte le economie del mondo in quello stesso anno hanno prodotto un PIL di 54 trilioni di dollari. Questi 62 trilioni nel 2007 non sono in fondo che il 10 per cento del valore complessivo della finanza che in quell'anno è stato di 630 mila miliardi, superando il PIL globale di 15 volte. Ora quei 630 mila miliardi non esistono sotto forma di moneta. Abbiamo grandi difficoltà a sapere quale sia la quantità complessiva di moneta corrente in circolazione ma pur non sapendolo sappiamo che è certamente di molto inferiore al valore al valore complessivo della finanza. \r\n\r\nQuindi torniamo al concetto di potenzialità, perché è ciò che in potenza può crescere molto rapidamente monetizzando un valore che in realtà non esiste. \r\n\r\nQuando è arrivata la crisi, nel 2008, 45 miliardi sono svaniti nel giro di un mese. Puf! come non fossero mai esistiti. \r\n\r\nLasciate che vi faccia un esempio, perché questi sono strumenti utilizzati non solo dalle aziende ma anche da molte amministrazioni comunali: un anno fa alcuni di voi potrebbero aver letto che in Italia quattro comuni avevano contratto un prestito con una banca europea di cui qui non dirò il nome. Bene, queste amministrazioni pensavano che quel prestito fosse di un certo tipo, e stavano pagando un interesse mensile su questo prestito. Ma un giorno, circa un anno fa, hanno scoperto che si trattava in realtà di un derivato che era a un certo punto imploso. Insomma quei soldi erano scomparsi. Il prestito su cui pagavano gli interessi materialmente non c'era. E così quei comuni che pensavano di aver stipulato una specie di mutuo in realtà non avevano un bel niente. \r\n\r\nQuesta è un'indicazione della potenza di cui stiamo parlando. \r\n\r\nCi sono un sacco di queste storie, ora vi mostrerò il potere della finanza e della sua necessità di invadere tutti i tipi di settore. \r\n\r\nLa slide che state guardando mostre a come succede che quartieri popolari diventino parte della finanza globale. La chiave è che i profitti per i gruppi finanziari che vendono sub-prime e altri tipi di mutuo ai modesti proprietari non derivano dal pagamento dei mutui stessi; la fonte dei profitti è l'apertura di una grandissima quantità di mutui in modo da venderli agli investitori, incluse banche ed investitori stranieri. La cosa funziona perché questi derivati sono venduti accorpati a prodotti finanziari di più alta qualità.\r\n\r\nQuello che cerco di dire è come avviene che la finanza, un'algoritmo tanto complesso, creato da fisici e micro economisti, getti concretamente un ponte verso un quartiere popolare? Il punto chiave è che nel 2000 gli investitori di alto livello dicevano al mondo finanziario di sviluppare strumenti che si appoggiassero a cose concrete. Ora negli USA a quel punto era già stato tutto finanziarizzato, ciò che rimaneva erano i ceti medio bassi che ancora non possedevano una casa e che inevitabilmente avrebbero acquistato case modeste. \r\n\r\nQuindi qual'è stata la sfida della finanza? \r\n\r\nScollegare il valore di quelle casette dallo strumento che andava a mettersi in moto e produrre un sacco di profitti nel circuito dell'alta finanza. Ci sono voluti 16 passaggi ai fisici per creare uno strumento tanto micidiale. So che questo è un po' astratto per quelli che non hanno familiarità con queste cose, ma non perderò più di un minuto su questa materia tanto oscura. Il fine quindi era quello di creare una modalità in grado di produrre enormi quantità di profitti. \r\n\r\nVi mostro i risultati: in una breve ma brutale storia che inizia nel 2005 e continua ancora oggi nel 2014 e 2015, oltre trenta milioni di case sono state sequestrate per morosità. Secondo la nostra banca centrale circa10 milioni di famiglie sono state cacciate dalle loro case. Perché quello strumento finanziario non era certo stato pensato per proteggerli e dare loro una casa. Ora questa brillante modalità si è diffusa anche in Europa. E anche se i numeri sono più piccoli potete vedere che il più alto numero di pignoramenti sono in Germania. Ora tutto quello che leggete sulla Germania, sul Financial Time, un giornale molto serio, è che la Germania sta facendo molto bene. E sta facendo bene, incredibilmente bene , in realtà. Ma c'è un livello sottostante che è abbastanza invisibile: dove c'è impoverimento vi è perdita di diritti, di protezione; come potete vedere ogni anno 90.000, 80.000, 86.000 persone vengono buttate fuori dalle loro case. \r\n\r\nOra il paese con i più bassi pignoramenti vi sono la Bulgaria, la Finlandia, la Danimarca, i Paesi Bassi, ma nessun paese sfugge a queste dinamiche. Sono processi che continuano ma quello che mi interessa è anche come possono diventare invisibili. C'è un livello di invisibilità che prescinde dalla realtà. \r\n\r\nQuindi torniamo ai 10milioni di proprietari USA, queste sono in realtà famiglie, una famiglia può essere una, due o tre persone, si tratta di 30milioni di persone. Io sono olandese e il mio paese ha 16milioni di persone. RE' come se una voce dall'alto avesse detto \"ok tutti voi abitanti dell'Olanda fuori dalle vostre case, fuori dal vostro territorio. Dove andrete non so, ma fuori!\"\r\n\r\nQuesta è la realtà e tutto ciò è ben visibile, ci sono interi quartieri disabitati, case vuote, chi ci va a vivere? nessuno ci va! Questi quartieri dormitorio istituiti alla periferia delle città funzionano come immensi e ordinati campi profughi, irrimediabilmente deserti. \r\n\r\nQuindi c'è questo problema: ciò che produce vaste distruzioni materiali non è necessariamente visibile.\r\n\r\nOra voglio continuare con qualcosa che ci riguarda tutti, che cos'è questo ponte che la finanza può costruire verso le nostre case, incluse quelle più modeste? Ecco un'altra breve storia brutale: guardate ancora una volta le cifre, non tutte per carità, voglio solo sottolineare alcuni aspetti. \r\n\r\nInnanzitutto il titolo \"il rapporto tra il credito delle famiglie\", beh suona bene, peccato però che il credito non sia denaro effettivamente da spendere ma in realtà rappresenta il debito delle famiglie. Quindi è meglio dire \"il rapporto tra il debito delle famiglie e il credito personale disponibile\", si tratta di dati del FMI che sono disponibili per l'intero pianeta. Prendiamo l'Ungheria nel 2000, il rapporto è dell'11% ed è molto ragionevole. Allora negli USA eravamo già oltre il 100%, quindi avevamo l'intera popolazione in debito. E guardate di nuovo l'Ungheria lo stesso rapporto cinque anni dopo è del 40%, in soli cinque anni è aumentato di quattro volte. Se guardate agli USA nello stesso periodo quel rapporto era già del 132%. Ora la Germania, sempre 70% anno dopo anno, un tipo di stabilità sorprendente, quasi divertente. Quando vedo questi dati mi chiedo chi possiede quel debito? Se a possederlo è una piccola banca locale, diciamo tradizionale, sappiamo che una buona parte di quell'interesse almeno circolerà nelle nostre città. Se invece a possederlo è una grande banca straniera saranno semplicemente soldi che se ne sono andati. Le possibilità che quel denaro torni in circolo sono minime. \r\n\r\nCosì sono andata a guardare tra i dati nel database del FMI, operazione molto noiosa ma è possibile trovare dati che anch'io trovo interessanti. Così torniamo all'Ungheria: vediamo che nel 2006 il 40% di quel debito è di proprietà di banche straniere, non solo americane ma anche svizzere, tedesche, austriache. Il risultato è che non c'è ricircolo di quegli interessi che la gente paga nelle proprie città. \r\n\r\nQuesto è esattamente quello che succede nel franchising. Sapete tutti cos'è l diritto di franchising ? come certe catene di hotel o gli starbucks…tutte le grandi catene insomma. Una parte del profitto viene staccato e rimane fuori dal territorio invece di circolare all'interno. Mentre invece è provato che un bar, un'impresa locale, tendono a rimettere il denaro in circolo nel territorio. Il franchise non solo estrae a monte una certa quantità di ricchezza e ne farà probabilmente un complicato strumento finanziario. \r\n\r\nQuindi è positivo che ogni realtà locale provi a costruire i propri luoghi di produzione e di consumo. Esiste però un'altra faccia di questa stessa storia: un mercato immaginario che è proprio all'opposto, questi sono i super ricchi. Andremo molto velocemente su questo, i dati che vedete sono i prezzi minimi per una casa o un appartamento. E' un mercato speciale che opera in circa 20 città, ed è parte di una questione seria, sono sempre investitori stranieri a prendervi parte, ed è un mercato che è iniziato crac sei o sette anni fa. Quello che voglio dire veramente, se ci fermiamo un attimo e ci chiediamo \"cosa vedo in questo mercato dei super prime\"? E parliamo solo di abitare, e non stiamo parlando di palazzi, di uffici, ma fondamentalmente di abitazioni. Quello che davvero sta succedendo è che questi super ricchi si stanno comprando il territorio urbano. \r\n\r\nIn che modo si può comprare il territorio urbano?\r\n\r\nTu non compri proprio la \u003Cmark>terra\u003C/mark> ma la compri in forma di edifici. Quindi se prendiamo l'esempio del centro di Londra, il centro finanziario, il 70% dei palazzi è posseduto da capitale straniero. E questa è una storia che si ripete. \r\n\r\nBerlino in questo senso è abbastanza speciale, ma anche Berlino sta andando in quella direzione. All'inizio il Mitte si era infatti caratterizzato per una modalità di sviluppo urbano improntato alla piccola proprietà, ma nel mondo possiamo dire che c'è una vera e propria spinata a comprare il territorio urbano. Così spesso assistiamo a operazioni commerciali volte ad acquistare una serie di isolati, con stradine e tutto, che diventano di un solo proprietario. Ciò significa che stanno letteralmente privatizzando tutto quello che era lo spazio pubblico. \r\n\r\nCosì quando si visita oggi una città, che è una città globale, succedono molte cose che stanno distruggendo totalmente la nozione stessa di città, lo spazio pubblico della città che è la strada. Uno spazio caratterizzato da indeterminatezza; si sovradetermina lo spazio urbano se si crea un centro commerciale dove una volta c'era il tessuto sociale urbano…piccole strade, piccole case, piccoli negozi, si semplifica quello spazio. E in questo senso a mio modo di vedere una delle sfide di oggi in termini di spazio urbano è il tema dell'indeterminatezza. Stiamo perdendo indeterminatezza a causa della sovradeterminazione del nostro spazio. \r\n\r\nlo stesso avviene con l'edilizia per i super ricchi, si compreranno cinque case per costruire quelle che chiamiamo MacMansion, dimore di lusso sovradimensionate.\r\n\r\nQuindi se vogliamo guardare a ciò che rimane in ombra in questa dinamica di comprare case e costruire edifici, io vedo la compera del territorio urbano. Questa è la nuova frontiera. Esiste poi una storia più vecchia e un diverso tipo di acquisto di terreni che non sono urbani ma che vogliamo comunque inquadrare nel discorso dell'urbanizzazione. \r\n\r\nSe c'è una cosa che mi irrita è sentire politici che non si sono mai interessati ai problemi della città ripetere continuamente che ormai la maggior parte della popolazione mondiale vive in città. La città, la città, la città…questo è tutto quello che dicono. Ma vi è tutta una storia che fa parte di questa urbanizzazione, ma rimane nell'ombra intorno a ciò che è visibile della condizione urbana. Ecco di cosa sto parlando, Land-Grab : per dirla in termini empirici ci sono circa 15 governi, incluse Cina, paesi del golfo, regno unito, usa, svezia, corea del sud, più un centinaio di grosse imprese che dal 2006 al 2010 si sono accaparrati 220milioni di ettari tra Africa, Latino America, Cambogia e Ucraina.\r\n\r\nora quando la Cina, solo per citarne uno, compra 2,8 milioni di ettari di terreno in Zambia e un numero simile in Congo, cose successe solo qualche anno fa, per creare una piantagione di palme per biocarburanti, che cos'è che effettivamente accade? Ebbene, quello che succede è la massiccia distruzione della flora, della fauna, ma anche delle economie rurali, villaggi con lunga genealogia di significati, con forme di conoscenza stratificate attraverso le generazioni… totalmente cancellate!\r\n\r\nMa c'è dell'altro: dove andranno mai queste persone? Indoviante un pò. Vanno nelle città.\r\n\r\nLe città, le grandi città anarchiche, sono l'ultimo posto dove ancora i poveri possono posare il loro corpo, e così abbiamo gli slums, le favelas, le baraccopoli… Quindi tornando a ciò che resta in ombra dei processi di urbanizzazione, quello che resta in ombra poi nello stesso linguaggio dell'urbanizzazione, è un intero mondo che non è assolutamente urbano, lo stesso land-grabbing (ovvero i furti di \u003Cmark>terra\u003C/mark>).\r\n\r\nSegue il contributo audio della traduzione in studio sopra l'originale inglese in overdub.\r\n\r\nSaskiaSassen_BrutalityandComplexity\r\n\r\n ",[291],{"field":136,"matched_tokens":292,"snippet":288,"value":289},[131],{"best_field_score":231,"best_field_weight":141,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":232,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":47},6646,{"collection_name":58,"first_q":69,"per_page":39,"q":69},11,{"facet_counts":298,"found":105,"hits":312,"out_of":382,"page":17,"request_params":383,"search_cutoff":36,"search_time_ms":39},[299,307],{"counts":300,"field_name":305,"sampled":36,"stats":306},[301,303],{"count":14,"highlighted":302,"value":302},"anarres",{"count":17,"highlighted":304,"value":304},"liberation front","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":308,"field_name":35,"sampled":36,"stats":311},[309],{"count":17,"highlighted":310,"value":310},"macerie-su-macerie",{"total_values":17},[313,336,359],{"document":314,"highlight":327,"highlights":332,"text_match":229,"text_match_info":335},{"comment_count":47,"id":315,"is_sticky":47,"permalink":316,"podcastfilter":317,"post_author":302,"post_content":318,"post_date":319,"post_excerpt":53,"post_id":315,"post_modified":320,"post_thumbnail":321,"post_title":322,"post_type":323,"sort_by_date":324,"tag_links":325,"tags":326},"78719","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-2-dicembre-le-dirette-dalle-piazze-dello-sciopero-generale-la-solidarieta-con-la-rivoluzione-in-rojava/",[302],"Il podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/2022-12-02-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nVoci dalle piazze dello sciopero generale lanciato dal sindacalismo di base.\r\nLe dirette da Roma, Palermo, Torino, Milano, Pisa, Bologna, Trieste, Modena…\r\n\r\nDi seguito alcuni stralci dall’appello per lo sciopero:\r\n“In Italia, unico tra i Paesi dell’OCSE ove i salari sono più bassi di 30 anni fa, l’aumento generalizzato dei prezzi dei beni di prima necessità e delle bollette di luce e gas, insieme all’esplodere della inflazione ormai sopra l’11% (…il 15% per le classi popolari), stanno portando milioni di persone sotto la soglia di povertà.\r\nÈ in tale contesto che gran parte dei sostegni sono andati alle grandi imprese anziché ai lavoratori, ai pensionati e ai disoccupati mentre si è registrato un clamoroso incremento della spesa militare. 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È ora di dire basta!\r\nL’escalation bellica e l’incombente pericolo di utilizzo di armi tattiche nucleari ci devono spingere ad agire, qui ed ora, contro la guerra, e per imporre lo stop all’invio di armi in Ucraina. Senza la pace sarà molto difficile poter uscire da una crisi economica che viene pagata, come sempre, dai lavoratori e dai ceti meno abbienti in tutta Europa. (…)\r\n\r\nRojava. L’attacco turco, la solidarietà dei movimenti\r\n“Nella notte del 9 novembre le terre del Rojava e del sud del Kurdistan sono state bombardate dagli aerei del TSK (Esercito Turco). Le YPG hanno annunciato che il centro della città di Kobane, un ospedale sulla collina di Miştenur, la foresta di Kobane, una centrale elettrica, i granai e molti villaggi sono stati bombardati. 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Altro che flat tax, taglio del cuneo fiscale, cancellazione del reddito di cittadinanza e riduzione dei servizi pubblici, controriforma della scuola e ulteriore taglio della sanità pubblica: serve che si colpiscano i grandi patrimoni accumulati per decenni; la crisi non dev’essere più pagata dai lavoratori, dai disoccupati e dalle classi subalterne, ma dai padroni e dal grande capitale industriale e finanziario, che in questi anni ha continuato ininterrottamente a fare profitti e ad arricchirsi.\r\nMentre la speculazione impazza e si porta \u003Cmark>via\u003C/mark> più di 40 miliardi solo con gli extraprofitti sul gas, ci raccontano che non ci sono le risorse per difendere i nostri salari e i nostri stipendi: nel frattempo, i governi passati e presenti (ieri Draghi, oggi Meloni) reprimono e criminalizzano le lotte sociali e sindacali. È ora di dire basta!\r\nL’escalation bellica e l’incombente pericolo di utilizzo di armi tattiche nucleari ci devono spingere ad agire, qui ed ora, contro la guerra, e per imporre lo stop all’invio di armi in Ucraina. Senza la pace sarà molto difficile poter uscire da una crisi economica che viene pagata, come sempre, dai lavoratori e dai ceti meno abbienti in tutta Europa. (…)\r\n\r\nRojava. L’attacco turco, la solidarietà dei movimenti\r\n“Nella notte del 9 novembre le terre del Rojava e del sud del Kurdistan sono state bombardate dagli aerei del TSK (Esercito Turco). Le YPG hanno annunciato che il centro della città di Kobane, un ospedale sulla collina di Miştenur, la foresta di Kobane, una centrale elettrica, i granai e molti villaggi sono stati bombardati. Gli invasori, che non hanno ottenuto risultati con le armi chimiche e con numerose operazioni di \u003Cmark>invasione\u003C/mark> per mesi, hanno diretto questa volta i loro sforzi contro il Rojava, la \u003Cmark>terra\u003C/mark> della rivoluzione.”\r\nQuesto l’incipit del comunicato del gruppo/rivista Karala di Ankara sull’avvio dei bombardamenti su Kobane.\r\nOggi la Turchia, che utilizza armi vendute anche dall’Italia, vuole riportare indietro le lancette, distruggere il processo rivoluzionario iniziato nel 2012, massacrare e costringere all’esilio le popolazioni curdofone.\r\nIl progetto neottomano di Erdogan riprende slancio, grazie all’appoggio offerto dall’Unione Europea, che paga perché i profughi di guerra vengano trattenuti in Turchia, e al ruolo di mediatore nella guerra in Ucraina che Erdogan si è scavato in questi mesi.\r\nIn questi giorni in ogni dove ci sono state iniziative in sostegno all’esperienza del confederalismo democratico.\r\nNe abbiamo parlato con Dario, un compagno che conosce bene la situazione nell’area. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 3 dicembre\r\nore 15 piazza Castello\r\nmanifestazione contro l’attacco turco alle aree del confederalismo democratico in Rojava - Siria del Nord - e nel Bashur – Iraq.\r\n\r\nGiovedì 8 dicembre\r\nMarcia popolare No Tav da Bussoleno a San Didero\r\nAppuntamento ore 11 in piazza del mercato\r\n\r\nVenerdì 16 dicembre\r\nCena antinatalizia\r\nore 20 in corso Palermo 46\r\nCibo vegano, buon vino, esposizione spettacolare del nostro pres-empio: porta la tua statuetta che lo costruiamo insieme\r\nBenefit lotte antimilitariste\r\nDa ciascuno come può, più che può...\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[333],{"field":136,"matched_tokens":334,"snippet":330,"value":331},[75],{"best_field_score":231,"best_field_weight":141,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":232,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":47},{"document":337,"highlight":350,"highlights":355,"text_match":229,"text_match_info":358},{"comment_count":47,"id":338,"is_sticky":47,"permalink":339,"podcastfilter":340,"post_author":341,"post_content":342,"post_date":343,"post_excerpt":53,"post_id":338,"post_modified":344,"post_thumbnail":345,"post_title":346,"post_type":323,"sort_by_date":347,"tag_links":348,"tags":349},"69336","http://radioblackout.org/podcast/sulla-gestione-delle-risorse-dalla-strategia-israeliana-alla-smart-agricolture/",[304],"liberationfront","La ripresa del conflitto arabo-israeliano è legata all'ennesima invasione delle terre palestinesi da parte di una nazione dalle chiare mire espansioniste: questo ci ricorda che la questione tra Israele e Palestina è innanzitutto una questione di terra e risorse.\r\nIsraele si presenta come sapiente amministratore di una terra altrimenti lasciata a se stessa da un popolo incapace di far fruttare ciò che possiede; in realtà, l'impatto della colonizzazione israeliana lascia segni profondissimi sul territorio e sulle persone che vi abitano. Risorse idriche prosciugate, terreno impoverito, rifiuti, metalli e altre sostanze tossiche derivanti dall'utilizzo, da parte di Israele, di armi non convenzionali: sono solo alcuni degli effetti ambientali devastanti che interessano quella sottile striscia di terra sul Mediterraneo che dal 1948 è teatro di invasioni, violente confische ed estrazione di risorse per incontrare le esigenze di una nazione con mire di potere e ricchezza. Abbiamo ripercorso brevemente gli effetti ambientali delle attività espansive di Israele qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/israele.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nL’attuale gestione delle risorse (idriche, minerarie, alimentari, ecc.) di molti governi e aziende private punta sempre di più ad elevati standard di tecnologizzazione e automazione, munendosi di mezzi ed infrastrutture avanzate come IA, 5G e blockchain. Un esempio nel campo dell’industria agroalimentare è quello della collaborazione tra un laboratorio di panificazione italiano con Vodafone e IBM. Cosa c’entra il pane con queste aziende delle comunicazioni e delle nuove tecnologie? L’innovativa unione promette di monitorare da remoto tutti i passaggi della filiera: dalla coltivazione nel campo e lievitazione, fino alla vendita al cliente. Questo tipo di progetti riduce ancora una volta le qualità di autonomia, genuinità, conoscenza e capacità che da sempre caratterizzano la produzione tradizionale del pane, con la scusa di una migliore (smart) gestione delle risorse idriche, dei pesticidi, e così via. Una filiera così gestita è anche altamente sorvegliata e regolamentata, escludendo possibilità diverse e informali di produzione del cibo.\r\n\r\nMa è vero che la tecnologizzazione e virtualizzazione della società rappresenta una svolta ecologica? 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Venerdì 23 un lungo assedio alle poche decine di fascisti radunatisi in via Baltea, la solidarietà degli abitanti, l'assenza di sostegno nel quartiere, che invece hanno riempito il giardinetto di corso Palermo angolo via Sesia, hanno decretato il flop dell'iniziativa fascista. \r\nBayer compra Monsanto: nasce il nuovo megamostro della chimica.\r\nNe abbiamo discusso con Marco Tafel\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 30 settembre\r\nore 21 – corso Palermo 46\r\npresentazione del libro di Alessio Lega “BAKUNIN, IL DEMONE DELLA RIVOLTA\r\nTra insurrezioni, complotti e galere i tumulti, le contraddizioni e l'incontenibile passione rivoluzionaria dell'anarchico russo” \r\nMichail Bakunin (1814-1876), nato nobile e morto in miseria, attraversa impetuosamente il suo secolo in nome di un'idea esagerata di libertà che sconvolge l'immaginario politico europeo. Pensatore rivoluzionario che tempra le sue idee nel fuoco dell'azione, accorre in difesa delle barricate di mezza Europa, collezionando condanne a morte in vari imperi e sopravvivendo a carcerazioni durissime. Deportato in Siberia, scappa – su slitte, cavalli, treni e velieri – per tornare lì dove la rivoluzione lo chiama: in un'Europa in ebollizione in cui lo aspettano altre barricate e altre insurrezioni. Vinto ma non domato, muore usurato da una vita segnata da mille sfide mentre – irresistibilmente – sta progettando nuove rivoluzioni e nuovi mondi.\r\nSabato 1 ottobre \r\nal Balon – via Andreis angolo via Borgodora (se piove in piazza della Repubblica sotto la tettoia dei casalinghi)\r\nore 10,30 – 13,30\r\nPresidio contro tutte le frontiere \r\nGiovedì 6 ottobre \r\nore 17,30\r\nai giardinetti di corso Palermo angolo via Sesia – punto info su guerra sociale e lotte nelle periferie, apericena benefit lotte sociali\r\nDocumenti\r\nComunicato-appello da parte di uno degli italiani unitosi allo YPG, scritto in occasione del corteo nazionale del 24 settembre a Roma. \r\nCiao a tutti e tutte, sono uno degli italiani che si sono uniti allo YPG, unità di difesa del popolo del Rojava. Non sono il primo e non sarò l'ultimo, in Rojava la solidarietà internazionale é molto forte e sono centinaia le persone che arrivano da ogni parte del mondo per far parte di questa rivoluzione. Siamo a conoscenza del corteo nazionale del 24 Settembre che si terrà a Roma e ciò non può che farci felici e darci sostegno e forza nel continuare a lottare.\r\nNelle ultime settimane sui giornali siamo stati chiamati terroristi, è stato detto che comunisti e anarchici vanno ad addestrarsi in Siria, vorrei dire ai giornalisti ed ai politici che si riempiono la bocca di belle parole, che questa rivoluzione non è fatta solo da comunisti o anarchici, ma anzi da curdi, arabi, assiri, ezidi, armeni, turcommanni e da tutte quelle persone che si identificano nel confederalismo democratico. La realtà è completamente diversa da quella che viene raccontata dai giornali e dal governo, i veri terroristi sono seduti nei palazzi del potere e spostano sulla scacchiera le loro pedine, un giorno amiche, un giorno nemiche, ma quando i nodi vengono al pettine e la verità viene a galla i nemici si scoprono. l'Italia è complice di questa guerra, l'Alenia fornisce elicotteri da combattimento alla Turchia per bombardare il Bakur, l'Italia è inoltre il maggior produttore di mine al mondo ed è anche grazie all'Italia se centinaia di persone sono morte o sono rimaste gravemente ferite per colpa delle migliaia di mine disseminate dall'Isis. Grazie all'accordo di 6 miliardi di euro tra unione europea e Turchia, migliaia di persone vivono in campi profughi che sono delle vere e proprie prigioni a cielo aperto. Grazie a questi soldi ricevuti dall'unione europea la Turchia sta completando la costruzione di un muro di separazione con il Rojava, con il quale si proteggono i militari che sparano senza scrupoli su chi cerca di scappare da questa guerra; sono già decine le persone uccise lungo questo confine.\r\n\r\nL'operazione di invasione del Rojava da parte della Turchia è partita già a metà agosto con la finta invasione di Jarablus, in pratica operazione di sostegno all'Isis, che per la prima volta è retrocesso senza combattere. Successivamente la Turchia ha utilizzato questa nuova postazione per far partire l'invasione di alcuni villaggi del cantone di Efrin; e in queste settimane sono state molte le provocazioni.\r\n\r\nIl rischio di una guerra aperta tra Turchia e Rojava è sempre più alto; ora più che mai è importante sostenere il confederalismo democratico a livello internazionale facendo pressioni sui governi e sugli Stati, complici e autori di questa guerra, perchè interrompano le relazioni politiche, economiche e militari con Ankara; ora più che mai è importante chiedere l'apertura delle frontiere per far entrare aiuti alimentari e medicine, beni di prima necessità che qui mancano.\r\n\r\nE' questa la vera realtà della guerra; la lotta al terrorismo è una menzogna ed è soltanto una facciata per nascondere gli interessi di governi e industrie belliche.\r\n\r\nIl mio pensiero qui in Rojava non può che andare alle migliaia di compagni e compagne caduti o rimasti gravemente feriti per far si che questa rivoluzione sia ancora in vita e prosegua il percorso verso la libertà.\r\n\r\nSperando sempre che dai semi rivoluzionari gettati qui in Rojava un giorno possano nascere fiori in tutto il mondo.\r\nBiji Rojava biji Kurdistan. \r\nSerkeftin\r\n000000\r\nLa Commissione di Corrispondenza dellaFederazione Anarchica Italiana fa propriol’appello del Gruppo Anarchico “Carlo Cafiero” – FAI di Roma, ed invita tutte le realtà federate ad attivarsi per la più ampia partecipazione allo spezzone rosso e nero alla manifestazione del 24 settembre a Roma.\r\nIl colpo di stato in Turchia ha permesso al governo turco di imporre lo stato di emergenza, e di accrescere la repressione nei confronti dei gruppi attivi nelle lotte e dei movimenti sociali. Anche i/le nostre compagni/e anarchici/che della DAF (Devrimci Anarsist Faaliyet / Azione Rivoluzionaria Anarchica) oltra a socialisti, gruppi curdi democratici sono stati colpiti dalla stretta liberticida del governo. Il giornale Meydan è stato chiuso e tre nuove indagini sono state avviate, con la scusa di essere un’organizzazione terroristica. \r\n Nelle regioni a maggioranza curda la repressione ha assunto la forma di una guerra aperta contro la popolazione, mentre gli attivisti in carcere, fra cui Abdullah Öcalan, sono costretti in condizioni inumane.\r\n La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana, sicura di interpretare i sentimenti delle anarchiche e degli anarchici di lingua italiana, esprime la solidarietà internazionalista al popolo curdo e a tutti i popoli che vivono nelle regioni del Kurdistan, vittime dell’aggressione della Turchia, della Siria e dello Stato Islamico; esprime altresì il sostegno alla resistenza, all’autogestione dal basso ed al comunalismo, alla rivoluzione in Rojava, per il suo ulteriore sviluppo in una prospettiva libertaria; invita a mobilitarsi contro il governo italiano e le altre potenze imperialiste, grandi e piccole, dell’est e dell’ovest, che appoggiano la guerra e il progetto di annientamento del popolo curdo.\r\n000000\r\nUna Biennale d’eccezione \r\n\r\nLanciando pietre\r\n\r\nThrowing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperityi di Douglas Rushkoff se non fosse un interessante libro sugli esiti della economia digitale potrebbe essere un ottimo libro di architettura. Le pietre di cui fa cenno il titolo sono quelle che hanno gettato i residenti di alcuni quartieri di San Francisco contro i Google bus che vengono a raccogliere i dipendenti dell’omonima ditta. Attorno alle fermate dei bus dei privilegiati dell’azienda informatica gli affitti sono cresciuti in maniera talmente elevata che molti abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Una nuova forma raffinata di gentrificazioneii.\r\n\r\nRushkoff, scrittore e saggista cyberpunk e collaboratore di Timothy Leary ci descrive un mondo in cui le differenze aumentano e nel quale le promesse di maggiori opportunità e di democrazia dell’economia digitale si sono rivelate un abbaglio fatale. “Il problema è che siamo ostaggi della trappola della crescita e le tecnologie digitali, che all’inizio sembravano promettere modelli più distribuiti e partecipati per l’economia, si sono trasformate in meri acceleratori di una crescita sempre più frenetica e sorda ai bisogni della società”iii. Nel suo libro Rushkoff cerca di spiegare dove abbiamo sbagliato e per quale motivo e come sia possibile riprogrammare l’economia digitale e le nostre attività ripartendo dal basso per promuovere un’economia sostenibile per raggiungere un benessere il più diffuso possibile.\r\n\r\nNella costruzione del nostro ambiente urbano ci siamo lasciati affascinare dallo stesso meccanismo: la crescita impetuosa delle città e delle conurbazioni a causa di un mix di demografia e spinte speculative ha prodotto i modelli illusori di ‘smart city’, di città cablate super tecnologiche e la rincorsa al gigantismo ed alle emergenze dei grandi edifici simbolo, incarnazione della ‘hubris’ degli archi-star. Ora ci rendiamo conto che questa corsa alla cementificazione del pianeta produce solo macerie nel tessuto abitativo e nei legami comunitari, indispensabili per una vita in armonia con l’ambiente e il territorio.\r\n\r\nL’edizione 2016 della Biennale di Architettura di Venezia, curata dal cileno Alejandro Aravena ha come titolo Reporting from the front ed ha l’ambizione di fotografare lo stato dei lavori in quelle aree del mondo di frontiera in cui si sta preparando il futuro del nostro spazio abitativo.\r\n\r\nQuesta Biennale nelle intenzioni di Aravena si “propone dunque di condividere con un pubblico più ampio, il lavoro delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi ambiti di azione, affrontando temi quali la segregazione, le diseguaglianze, le perifereie, l’accesso a strutture igienico-sanitarie, i disastri naturali, la carenza di alloggi, la migrazione, l’informalità, la criminalità, il traffico, lo spreco, l’inquinamento e la partecipazione delle comunità.”\r\n\r\nE Paolo Baratta, Presidente della Biennale aggiunge: “Ci interessa l’architettura come strumento di self-government, come strumento di una civiltà umanistica, non in grazia di uno stile formale, ma come evidenza della capacità dell’uomo di essere padrone dei propri destini”.\r\n\r\nUna edizione con un programma sideralmente opposto a quello della precedente, affidata all’archistar Rem Koolhas, che mette sul tappeto molti temi che come libertari ci sono cari: l’autocostruzione, la partecipazione, la progettazione comunitaria e i processi ecologici di recupero dell’esistente insieme allo sviluppo di tecnologie appropriate condivisibili.\r\n\r\nBaratta ci ricorda che l’immaginario architettonico del secolo scorso preconizzava la costruzione di grandi centri urbani inseriti in un territorio che offriva ancora grandi spazi vergini. È stato il periodo della ‘ville radieuse’ di Le Corbusier, della realizzazione in nuovi insediamenti di grandi capitali, come Chandigar o Brasilia. Oggi gli spazi su cui gli architetti sono chiamati ad operare sono spesso enormi aree urbane abbandonate e degradate ed in ogni caso, a causa della crescita urbana e delle nuove forme di produzione post-industriale, gli spazi naturali tendono a divenire sempre più spazi interni ad una pianificazione planetaria.\r\n\r\nSpazi che le autorità non riescono più a controllare o dirigere, per mancanza di risorse economiche ma anche di nuovi strumenti operativi efficaci. Ottima situazione per chi è impegnato in prima linea, sul‘fronte’ e sperimenta nuovi modelli abitativi solidali.\r\n\r\n“una volta i villaggi ci proteggevano dalla natura oggi la natura è il nostro rifugio dalle tensioni urbane” ci ricorda nella sua installazione di video il cileno Elton Leniz invitato da Aravena.\r\n\r\nLa situazione attuale dello sviluppo del fenomeno urbano è ben fotografata nel padiglione della Sala d’armi all’Arsenale dove è esposto il Progetto Speciale ‘Conflitti dell’era urbana’ curato da Riky Burdett. Burdett descrive le due grandi spinte che tendono a definire il nostro ambiente costruito: quelle che lui definisce le Soluzioni dall’alto -quelle istituzionali e dei grandi agenti della pianificazione- su una parete del padiglione e le Soluzioni dal basso –autocostruzione, partecipazione e processi spontanei- sulla parete opposta. Tra i due estremi sono rappresentate le mappe di alcune conurbazioni rappresentative che tendono a diventare in ogni luogo del pianeta ‘il territorio’ non solo una parte dell’ambiente antropizzato: il ‘tutto costruito’ con spazi di ‘natura’ addomesticata tra i suoi interstizi, l’opposto del rapporto urbano agricolo naturale artificiale che esiste da quando esiste l’uomo civile, il prodotto della ‘civitas’, la comunità stanziale di un gruppo di uomini in un territorio definito dalla sua architettura.\r\n\r\nSi aprono spazi vuoti all’interno di queste inquietanti conurbazioni neo-plastiche e come dice Baratta, è in questi spazi, che sono il fronte in cui si combatte per definire l’assetto del nostro ambiente futuro, che dobbiamo cercare esperienze e buone pratiche da analizzare. Reporting from the Front. Con l’intento di ingenerare progetti e processi che diano risposte complesse e condivisibili e che possano divenire nuovi standard e modelli. Architetture anche di piccole dimensioni ma che presentino un’alta qualità professionale e un forte legame con le comunità che le generano.\r\n\r\nRushkoff nel suo saggio parla anche di gig economy, l’economia dei piccoli lavori on-demand, modello Uber, in poche parole il modello che vuole trasportarci dal‘diritto al lavoro’ al nessun diritto dei ‘lavoretti’. In vista di un’uberizzazione della società dobbiamo adattarci anche a una gig-architecture? A un’architettura dei progettini? Che se poi piacciono e funzionano possano essere rilanciati da qualche bella multinazionale e ri-proposti come ready made architettonici. Servono a questo i tanti collettivi, più o meno marginali o antagonisti che vediamo rappresentati in questa bella biennale? Mettere in moto qualche interessante Processo che possa poi da altri essere rivenduto come Progetto?\r\n\r\nProgetti e Processi\r\n\r\nUn discrimine da avere ben presente tra le proposte interessanti viste in questa Biennale è proprio quello di saper distinguere da chi propone progetti confezionati da rivendere alla comunità e tra chi sceglie di ingenerare processi di crescita dal basso proponendo soluzioni che diano risposte a bisogni locali che diventino poi patrimonio collettivo. È ad esempio la scelta del gruppo Ctrl+z: costruire processi in forma partecipativa che non siano isolabili dal contesto che li ha prodotti, che valgano qui e ora, con questo materiale. Un bel esempio le “atrapaniebla” le torri dell’acqua che trasformano la condensa della nebbia in acqua potabile che Ctrl+z ha presentato ai magazzini del Sale nella mostra Spazi d’Eccezione, ‘torri low-tech basate sui materiali che si possono trovare a livello locale. Grazie alla leggerezza e alla modularità. La nostra proposta si può montare in due giorni senza la necessità di gru, ponteggi o altri ausili.’ Un modello della torre è stato montato all’interno dell’Esposizione nel giardino dell’Arsenale.\r\n\r\nA poca distanza la Norman Foster Foundation, insieme alla Future Africa EPFL e ad altre fondazioni, propone una rete di drone-port, aereoporti per droni per collegare in Africa villaggi isolati in ampi territori senza altre possibilità di comunicazione efficienti. I drone-port di Foster sono l’estto opposto della proposta di Ctrl+z, si riducono ad una scatola ed un progetto realizzabile in loco grazie ad un know how centralizzato, drone-porti per ricevere attraverso velivoli teleguidati ad alta tecnologie merci da un distributore lontano, un ragno nella rete da qualche parte. La realizzazione tecnologica dell’antico ‘culto del Cargo’ caro agli antropologi.\r\n\r\nSpazi d’Eccezione\r\n\r\nI fronti da esplorare oggi non sono quello spazio piano senza limiti che sembra indicare il logo di questa edizione: una foto scattata da Bruce Chatwin che ritrae un’archeologa tedesca, Maria Reiche, sopra una scala di alluminio che osserva i tracciati di pietre del deserto peruviano di Nazca, sono fronti interni allo sviluppo planetario del capitale, luoghi di rovine, di cicatrici, di macerie, quasi sempre ‘spazi d’eccezione’ in cui le normali regole del vivere sono sospese da un potere non normato. E in quei fronti, da tempo, c’è chi lotta e costruisce alternative. Di questi lotte dà testimonianza con uno sguardo libertario l’esposizione ‘Spazi d’Eccezione’ ai Magazzini del Sale, ‘un libro, un meeting e una mostra’ organizzati dai collettivi di Escuela Moderna e S.a.L.E. Docks.\r\n\r\nCtrl+z, Recets Urbanas che abbiamo già citato e altri espositori al Sale partecipano in varie forme anche all’esposizione ufficiale e Spazi d’Eccezione ha organizzato anche un meeting interno alla Biennale nell’ambito delle Biennale Sessions, per portare argomenti misteriosamente scomparsi dal dibattito sul territorio quali il No Mose, il No Tav il No Muos e tanti alti piccoli tentativi di autogestione del territorio e delle lotte urbane. Un tentativo di intrusione riuscito all’interno della Biennale ufficiale è stato quello del colletivo ‘Detroit Resist’ presente nella mostra al Sale che si occupa in modo militante di riqualificazione urbana a Detroit, un gruppo composto da attivisti, artisti, architetti e membri della comunità. Detroit Resist ha organizzato una occupazione digitale del padiglione degli Usa che quest’anno ha come tema “The Architectural immagination” e come oggetto proprio la riqualificazione della città di Detroit con giganteschi progetti con fini speculativi.\r\n\r\nTante sono le presenze libertarie di cui varrebbe la pena dare conto, dall’allestimento del padiglione Italia affidato alla TAM associati dal titolo ‘Taking Care, progettare per il bene comune’ alle presenze individuali, ai collettivi ad alcuni interessanti padiglioni nazionali. Iniziamo presentando il progetto ‘Spazi d’eccezione’ con un articolo di Paolo Martore e Massimo Mazzone. Altri seguiranno.\r\n\r\n“‘Spazi d’eccezione’ NON è un Padiglione Nazionale né un pezzo della Mostra Internazionale né un evento collaterale. ‘Spazi d’eccezione’ è quel lato in ombra a cui tutti fanno riferimento, quel Germinal, quell’humus dal quale tutti ambiguamente attingono, ma di cui nessuno parla mai con chiarezza.”iv Così Massimo Mazzone portavoce di Escuela Moderna nella sua introduzione al catalogo dell’esposizione.\r\n\r\nIn uno dei tanti padiglioni che trattavano di autocostruzione tra le varie indicazioni operative figurava anche la dicitura: ‘quando e in quali luoghi è opportuno accettare situazioni diffuse di illegalità marginale per favorire la costituzione di comunità…’\r\n\r\nNell’installazione di Recetas Urbanas nel padiglione all’Arsenale, all’interno della Biennale, si rivendicava il ‘diritto’ all’illegalità in situazioni di necessità: ecco la differenza che conta con la mostra istituzionale e che appare filo conduttore dell’esposizione al Sale.\r\n\r\nTolleranza dall’alto rivendicazione dal basso. Le varie gradazioni di questo rapporto segnano il sottile confine tra una social democrazia eterodiretta ed una comunità viva con fermenti libertari. Di ciò soprattutto dà testimonianza Spazi d’eccezione.\r\n\r\nViene a proposito il post di Marco Baravalle, animatore di ‘S.a.L.E. Docks’ e curatore di ‘Spazi d’eccezione’ insieme a Massimo Mazzone, a commento della cancellazione della performance Rebootati al padiglione Uruguaiano da parte della direzione della Biennale: “L'arte e l'architettura amano l'informalità quando si lascia rappresentare. Questo è l'essenza del pauperismo: fare dei poveri un soggetto immobile, procedere al saccheggio culturale oltre che a quello materiale. Ad essi è consentito solo di partecipare (solitamente a ciò che è già stato scelto), ad essi è consentito di attivarsi in quanto comunità (che parola è?) su sollecitazione dell'artista o dall'architetto di turno. Che l'illegalità sia individuale, di massa, dettata dalla fame o orientata politicamente, essa è una necessità legata alla sopravvivenza, al miglioramento delle proprie condizioni sociali o ad un nuovo modo di vivere in comune. Secondo qualcuno queste sono anche le priorità dell'architettura.”\r\n\r\n“Spazi d’eccezione credo sia un’ottima risposta e contemporaneamente una vetrina –anche se parziale- di tante praticabili ipotesi di lavoro. Spazi di Eccezione serve a mostrare alcune delle tante iniziative di libertà che combattono sul fronte del costruito che con difficoltà e determinazione stanno cercando di mettersi in rete e acquistare forma visibile.\r\n\r\nÈ in questa ottica che le esperienze contenute in questo lavoro comune hanno un senso, sono alfabeti, sillabe di linguaggi base per ricreare mondi con parole, azioni, fantasie di pratiche condivise. L’espressione di volontà che già esistono e balbettano futuri di libertà e testimonianza necessaria di un filone regressivo nelle pratiche progettuali e nella pianificazione urbana e territoriale che ritorna dominante nel panorama contemporaneo. Pratiche attive da sempre ma che ritornano visibili.\r\n\r\nRebuilding from the front, non Reporting. Un’azione attiva, non una passiva. Non un centro che va a vedere una periferia ma una periferia –anche interna- che ritrova/reinventa la propria forma. Non riportare dal fronte ma ricostruire dal fronte, partendo da ciò che già esiste nel presente, secondo l’insegnamento di Peter Kropotkin, senza ideologie, attraverso sperimentazioni continue.\r\n\r\nCominciamo dunque a ricostruire il mondo partendo dal fronte, da dove si combatte ogni giorno per dare forma a spazi di libertà, spazi che esistono in luoghi marginali, su fratture tettoniche, in Rojava e nelle nostre metropoli, che si parlano in rete e si reinventano quotidianamente, TAZ, zone temporaneamente autonome che anche clonate o colonizzate restano vive altrove, affreschi che occupano spazi e pareti e spariscono coperti da una mano di Blu, seppellendo con una risata gli affanni del mercato.”v\r\n\r\n\r\ni Throwing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperity (Tirare pietre al bus di Google: come la crescita è diventata la nemica della prosperità) Douglas Rushkoff, Portfolio, 2016.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nii Per gentrificazione si intende la trasformazione di un quartiere popolare o degradato in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niii ‘Il Digitale era un’utopia. Ora è un incubo Monopolista’, di Giuliano Aluffi in il Venerdì della Repubblica, 26 maggio 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niv Spazi d’eccezione, a cura di Escuela Moderna – S.a.L.E. Docks; Milieu,pag.9 edizioni, Milano 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nv idem pag.38","23 Settembre 2016","2018-10-17 23:05:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/barriera-antifa-07-200x110.jpg","Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; casa Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto",1474643948,[371],"http://radioblackout.org/tag/macerie-su-macerie/",[310],{"post_content":374},{"matched_tokens":375,"snippet":376,"value":377},[75,75],"retate, arresti e fogli di \u003Cmark>via\u003C/mark> al campo rom di \u003Cmark>via\u003C/mark>","Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; casa Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto\r\n\r\nAscolta il podcast della puntata:\r\n\r\n2016-09-23-anarres1\r\n\r\n2016-09-23-anarres2\r\n\r\nNel nostro viaggio su Anarres – il pianeta delle utopie concrete questa settimana siamo approdati a...\r\n\r\nAbbiamo preso spunto dall'ultima, anomala, Biennale di architettura di Venezia per parlare di gentrification, megaprogetti, resistenza popolare e architettura.\r\nCi ha guidato in questo viaggio tra Europa, Sud America e Africa, Franco Buncuga, anarchico, architetto, collaboratore della rivista ApArte per la quale ha realizzato un articolo sulla Biennale.\r\n\r\nRojava – il corteo del 24 settembre a Roma: il comunicato della cdc della fai, l’appello di un combattente italiano.\r\n\r\nAppendino come Fassino: retate, arresti e fogli di \u003Cmark>via\u003C/mark> al campo rom di \u003Cmark>via\u003C/mark> Germagnano\r\n\r\nCasa Pound non sbarca in Barriera. Venerdì 23 un lungo assedio alle poche decine di fascisti radunatisi in \u003Cmark>via\u003C/mark> Baltea, la solidarietà degli abitanti, l'assenza di sostegno nel quartiere, che invece hanno riempito il giardinetto di corso Palermo angolo \u003Cmark>via\u003C/mark> Sesia, hanno decretato il flop dell'iniziativa fascista. \r\nBayer compra Monsanto: nasce il nuovo megamostro della chimica.\r\nNe abbiamo discusso con Marco Tafel\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 30 settembre\r\nore 21 – corso Palermo 46\r\npresentazione del libro di Alessio Lega “BAKUNIN, IL DEMONE DELLA RIVOLTA\r\nTra insurrezioni, complotti e galere i tumulti, le contraddizioni e l'incontenibile passione rivoluzionaria dell'anarchico russo” \r\nMichail Bakunin (1814-1876), nato nobile e morto in miseria, attraversa impetuosamente il suo secolo in nome di un'idea esagerata di libertà che sconvolge l'immaginario politico europeo. Pensatore rivoluzionario che tempra le sue idee nel fuoco dell'azione, accorre in difesa delle barricate di mezza Europa, collezionando condanne a morte in vari imperi e sopravvivendo a carcerazioni durissime. Deportato in Siberia, scappa – su slitte, cavalli, treni e velieri – per tornare lì dove la rivoluzione lo chiama: in un'Europa in ebollizione in cui lo aspettano altre barricate e altre insurrezioni. Vinto ma non domato, muore usurato da una vita segnata da mille sfide mentre – irresistibilmente – sta progettando nuove rivoluzioni e nuovi mondi.\r\nSabato 1 ottobre \r\nal Balon – \u003Cmark>via\u003C/mark> Andreis angolo \u003Cmark>via\u003C/mark> Borgodora (se piove in piazza della Repubblica sotto la tettoia dei casalinghi)\r\nore 10,30 – 13,30\r\nPresidio contro tutte le frontiere \r\nGiovedì 6 ottobre \r\nore 17,30\r\nai giardinetti di corso Palermo angolo \u003Cmark>via\u003C/mark> Sesia – punto info su guerra sociale e lotte nelle periferie, apericena benefit lotte sociali\r\nDocumenti\r\nComunicato-appello da parte di uno degli italiani unitosi allo YPG, scritto in occasione del corteo nazionale del 24 settembre a Roma. \r\nCiao a tutti e tutte, sono uno degli italiani che si sono uniti allo YPG, unità di difesa del popolo del Rojava. Non sono il primo e non sarò l'ultimo, in Rojava la solidarietà internazionale é molto forte e sono centinaia le persone che arrivano da ogni parte del mondo per far parte di questa rivoluzione. Siamo a conoscenza del corteo nazionale del 24 Settembre che si \u003Cmark>terrà\u003C/mark> a Roma e ciò non può che farci felici e darci sostegno e forza nel continuare a lottare.\r\nNelle ultime settimane sui giornali siamo stati chiamati terroristi, è stato detto che comunisti e anarchici vanno ad addestrarsi in Siria, vorrei dire ai giornalisti ed ai politici che si riempiono la bocca di belle parole, che questa rivoluzione non è fatta solo da comunisti o anarchici, ma anzi da curdi, arabi, assiri, ezidi, armeni, turcommanni e da tutte quelle persone che si identificano nel confederalismo democratico. La realtà è completamente diversa da quella che viene raccontata dai giornali e dal governo, i veri terroristi sono seduti nei palazzi del potere e spostano sulla scacchiera le loro pedine, un giorno amiche, un giorno nemiche, ma quando i nodi vengono al pettine e la verità viene a galla i nemici si scoprono. l'Italia è complice di questa guerra, l'Alenia fornisce elicotteri da combattimento alla Turchia per bombardare il Bakur, l'Italia è inoltre il maggior produttore di mine al mondo ed è anche grazie all'Italia se centinaia di persone sono morte o sono rimaste gravemente ferite per colpa delle migliaia di mine disseminate dall'Isis. Grazie all'accordo di 6 miliardi di euro tra unione europea e Turchia, migliaia di persone vivono in campi profughi che sono delle vere e proprie prigioni a cielo aperto. Grazie a questi soldi ricevuti dall'unione europea la Turchia sta completando la costruzione di un muro di separazione con il Rojava, con il quale si proteggono i militari che sparano senza scrupoli su chi cerca di scappare da questa guerra; sono già decine le persone uccise lungo questo confine.\r\n\r\nL'operazione di \u003Cmark>invasione\u003C/mark> del Rojava da parte della Turchia è partita già a metà agosto con la finta \u003Cmark>invasione\u003C/mark> di Jarablus, in pratica operazione di sostegno all'Isis, che per la prima volta è retrocesso senza combattere. Successivamente la Turchia ha utilizzato questa nuova postazione per far partire l'invasione di alcuni villaggi del cantone di Efrin; e in queste settimane sono state molte le provocazioni.\r\n\r\nIl rischio di una guerra aperta tra Turchia e Rojava è sempre più alto; ora più che mai è importante sostenere il confederalismo democratico a livello internazionale facendo pressioni sui governi e sugli Stati, complici e autori di questa guerra, perchè interrompano le relazioni politiche, economiche e militari con Ankara; ora più che mai è importante chiedere l'apertura delle frontiere per far entrare aiuti alimentari e medicine, beni di prima necessità che qui mancano.\r\n\r\nE' questa la vera realtà della guerra; la lotta al terrorismo è una menzogna ed è soltanto una facciata per nascondere gli interessi di governi e industrie belliche.\r\n\r\nIl mio pensiero qui in Rojava non può che andare alle migliaia di compagni e compagne caduti o rimasti gravemente feriti per far si che questa rivoluzione sia ancora in vita e prosegua il percorso verso la libertà.\r\n\r\nSperando sempre che dai semi rivoluzionari gettati qui in Rojava un giorno possano nascere fiori in tutto il mondo.\r\nBiji Rojava biji Kurdistan. \r\nSerkeftin\r\n000000\r\nLa Commissione di Corrispondenza dellaFederazione Anarchica Italiana fa propriol’appello del Gruppo Anarchico “Carlo Cafiero” – FAI di Roma, ed invita tutte le realtà federate ad attivarsi per la più ampia partecipazione allo spezzone rosso e nero alla manifestazione del 24 settembre a Roma.\r\nIl colpo di stato in Turchia ha permesso al governo turco di imporre lo stato di emergenza, e di accrescere la repressione nei confronti dei gruppi attivi nelle lotte e dei movimenti sociali. Anche i/le nostre compagni/e anarchici/che della DAF (Devrimci Anarsist Faaliyet / Azione Rivoluzionaria Anarchica) oltra a socialisti, gruppi curdi democratici sono stati colpiti dalla stretta liberticida del governo. Il giornale Meydan è stato chiuso e tre nuove indagini sono state avviate, con la scusa di essere un’organizzazione terroristica. \r\n Nelle regioni a maggioranza curda la repressione ha assunto la forma di una guerra aperta contro la popolazione, mentre gli attivisti in carcere, fra cui Abdullah Öcalan, sono costretti in condizioni inumane.\r\n La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana, sicura di interpretare i sentimenti delle anarchiche e degli anarchici di lingua italiana, esprime la solidarietà internazionalista al popolo curdo e a tutti i popoli che vivono nelle regioni del Kurdistan, vittime dell’aggressione della Turchia, della Siria e dello Stato Islamico; esprime altresì il sostegno alla resistenza, all’autogestione dal basso ed al comunalismo, alla rivoluzione in Rojava, per il suo ulteriore sviluppo in una prospettiva libertaria; invita a mobilitarsi contro il governo italiano e le altre potenze imperialiste, grandi e piccole, dell’est e dell’ovest, che appoggiano la guerra e il progetto di annientamento del popolo curdo.\r\n000000\r\nUna Biennale d’eccezione \r\n\r\nLanciando pietre\r\n\r\nThrowing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperityi di Douglas Rushkoff se non fosse un interessante libro sugli esiti della economia digitale potrebbe essere un ottimo libro di architettura. Le pietre di cui fa cenno il titolo sono quelle che hanno gettato i residenti di alcuni quartieri di San Francisco contro i Google bus che vengono a raccogliere i dipendenti dell’omonima ditta. Attorno alle fermate dei bus dei privilegiati dell’azienda informatica gli affitti sono cresciuti in maniera talmente elevata che molti abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Una nuova forma raffinata di gentrificazioneii.\r\n\r\nRushkoff, scrittore e saggista cyberpunk e collaboratore di Timothy Leary ci descrive un mondo in cui le differenze aumentano e nel quale le promesse di maggiori opportunità e di democrazia dell’economia digitale si sono rivelate un abbaglio fatale. “Il problema è che siamo ostaggi della trappola della crescita e le tecnologie digitali, che all’inizio sembravano promettere modelli più distribuiti e partecipati per l’economia, si sono trasformate in meri acceleratori di una crescita sempre più frenetica e sorda ai bisogni della società”iii. Nel suo libro Rushkoff cerca di spiegare dove abbiamo sbagliato e per quale motivo e come sia possibile riprogrammare l’economia digitale e le nostre attività ripartendo dal basso per promuovere un’economia sostenibile per raggiungere un benessere il più diffuso possibile.\r\n\r\nNella costruzione del nostro ambiente urbano ci siamo lasciati affascinare dallo stesso meccanismo: la crescita impetuosa delle città e delle conurbazioni a causa di un mix di demografia e spinte speculative ha prodotto i modelli illusori di ‘smart city’, di città cablate super tecnologiche e la rincorsa al gigantismo ed alle emergenze dei grandi edifici simbolo, incarnazione della ‘hubris’ degli archi-star. Ora ci rendiamo conto che questa corsa alla cementificazione del pianeta produce solo macerie nel tessuto abitativo e nei legami comunitari, indispensabili per una vita in armonia con l’ambiente e il territorio.\r\n\r\nL’edizione 2016 della Biennale di Architettura di Venezia, curata dal cileno Alejandro Aravena ha come titolo Reporting from the front ed ha l’ambizione di fotografare lo stato dei lavori in quelle aree del mondo di frontiera in cui si sta preparando il futuro del nostro spazio abitativo.\r\n\r\nQuesta Biennale nelle intenzioni di Aravena si “propone dunque di condividere con un pubblico più ampio, il lavoro delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi ambiti di azione, affrontando temi quali la segregazione, le diseguaglianze, le perifereie, l’accesso a strutture igienico-sanitarie, i disastri naturali, la carenza di alloggi, la migrazione, l’informalità, la criminalità, il traffico, lo spreco, l’inquinamento e la partecipazione delle comunità.”\r\n\r\nE Paolo Baratta, Presidente della Biennale aggiunge: “Ci interessa l’architettura come strumento di self-government, come strumento di una civiltà umanistica, non in grazia di uno stile formale, ma come evidenza della capacità dell’uomo di essere padrone dei propri destini”.\r\n\r\nUna edizione con un programma sideralmente opposto a quello della precedente, affidata all’archistar Rem Koolhas, che mette sul tappeto molti temi che come libertari ci sono cari: l’autocostruzione, la partecipazione, la progettazione comunitaria e i processi ecologici di recupero dell’esistente insieme allo sviluppo di tecnologie appropriate condivisibili.\r\n\r\nBaratta ci ricorda che l’immaginario architettonico del secolo scorso preconizzava la costruzione di grandi centri urbani inseriti in un territorio che offriva ancora grandi spazi vergini. È stato il periodo della ‘ville radieuse’ di Le Corbusier, della realizzazione in nuovi insediamenti di grandi capitali, come Chandigar o Brasilia. Oggi gli spazi su cui gli architetti sono chiamati ad operare sono spesso enormi aree urbane abbandonate e degradate ed in ogni caso, a causa della crescita urbana e delle nuove forme di produzione post-industriale, gli spazi naturali tendono a divenire sempre più spazi interni ad una pianificazione planetaria.\r\n\r\nSpazi che le autorità non riescono più a controllare o dirigere, per mancanza di risorse economiche ma anche di nuovi strumenti operativi efficaci. Ottima situazione per chi è impegnato in prima linea, sul‘fronte’ e sperimenta nuovi modelli abitativi solidali.\r\n\r\n“una volta i villaggi ci proteggevano dalla natura oggi la natura è il nostro rifugio dalle tensioni urbane” ci ricorda nella sua installazione di video il cileno Elton Leniz invitato da Aravena.\r\n\r\nLa situazione attuale dello sviluppo del fenomeno urbano è ben fotografata nel padiglione della Sala d’armi all’Arsenale dove è esposto il Progetto Speciale ‘Conflitti dell’era urbana’ curato da Riky Burdett. Burdett descrive le due grandi spinte che tendono a definire il nostro ambiente costruito: quelle che lui definisce le Soluzioni dall’alto -quelle istituzionali e dei grandi agenti della pianificazione- su una parete del padiglione e le Soluzioni dal basso –autocostruzione, partecipazione e processi spontanei- sulla parete opposta. Tra i due estremi sono rappresentate le mappe di alcune conurbazioni rappresentative che tendono a diventare in ogni luogo del pianeta ‘il territorio’ non solo una parte dell’ambiente antropizzato: il ‘tutto costruito’ con spazi di ‘natura’ addomesticata tra i suoi interstizi, l’opposto del rapporto urbano agricolo naturale artificiale che esiste da quando esiste l’uomo civile, il prodotto della ‘civitas’, la comunità stanziale di un gruppo di uomini in un territorio definito dalla sua architettura.\r\n\r\nSi aprono spazi vuoti all’interno di queste inquietanti conurbazioni neo-plastiche e come dice Baratta, è in questi spazi, che sono il fronte in cui si combatte per definire l’assetto del nostro ambiente futuro, che dobbiamo cercare esperienze e buone pratiche da analizzare. Reporting from the Front. Con l’intento di ingenerare progetti e processi che diano risposte complesse e condivisibili e che possano divenire nuovi standard e modelli. Architetture anche di piccole dimensioni ma che presentino un’alta qualità professionale e un forte legame con le comunità che le generano.\r\n\r\nRushkoff nel suo saggio parla anche di gig economy, l’economia dei piccoli lavori on-demand, modello Uber, in poche parole il modello che vuole trasportarci dal‘diritto al lavoro’ al nessun diritto dei ‘lavoretti’. In vista di un’uberizzazione della società dobbiamo adattarci anche a una gig-architecture? A un’architettura dei progettini? Che se poi piacciono e funzionano possano essere rilanciati da qualche bella multinazionale e ri-proposti come ready made architettonici. Servono a questo i tanti collettivi, più o meno marginali o antagonisti che vediamo rappresentati in questa bella biennale? Mettere in moto qualche interessante Processo che possa poi da altri essere rivenduto come Progetto?\r\n\r\nProgetti e Processi\r\n\r\nUn discrimine da avere ben presente tra le proposte interessanti viste in questa Biennale è proprio quello di saper distinguere da chi propone progetti confezionati da rivendere alla comunità e tra chi sceglie di ingenerare processi di crescita dal basso proponendo soluzioni che diano risposte a bisogni locali che diventino poi patrimonio collettivo. È ad esempio la scelta del gruppo Ctrl+z: costruire processi in forma partecipativa che non siano isolabili dal contesto che li ha prodotti, che valgano qui e ora, con questo materiale. Un bel esempio le “atrapaniebla” le torri dell’acqua che trasformano la condensa della nebbia in acqua potabile che Ctrl+z ha presentato ai magazzini del Sale nella mostra Spazi d’Eccezione, ‘torri low-tech basate sui materiali che si possono trovare a livello locale. Grazie alla leggerezza e alla modularità. La nostra proposta si può montare in due giorni senza la necessità di gru, ponteggi o altri ausili.’ Un modello della torre è stato montato all’interno dell’Esposizione nel giardino dell’Arsenale.\r\n\r\nA poca distanza la Norman Foster Foundation, insieme alla Future Africa EPFL e ad altre fondazioni, propone una rete di drone-port, aereoporti per droni per collegare in Africa villaggi isolati in ampi territori senza altre possibilità di comunicazione efficienti. I drone-port di Foster sono l’estto opposto della proposta di Ctrl+z, si riducono ad una scatola ed un progetto realizzabile in loco grazie ad un know how centralizzato, drone-porti per ricevere attraverso velivoli teleguidati ad alta tecnologie merci da un distributore lontano, un ragno nella rete da qualche parte. La realizzazione tecnologica dell’antico ‘culto del Cargo’ caro agli antropologi.\r\n\r\nSpazi d’Eccezione\r\n\r\nI fronti da esplorare oggi non sono quello spazio piano senza limiti che sembra indicare il logo di questa edizione: una foto scattata da Bruce Chatwin che ritrae un’archeologa tedesca, Maria Reiche, sopra una scala di alluminio che osserva i tracciati di pietre del deserto peruviano di Nazca, sono fronti interni allo sviluppo planetario del capitale, luoghi di rovine, di cicatrici, di macerie, quasi sempre ‘spazi d’eccezione’ in cui le normali regole del vivere sono sospese da un potere non normato. E in quei fronti, da tempo, c’è chi lotta e costruisce alternative. Di questi lotte dà testimonianza con uno sguardo libertario l’esposizione ‘Spazi d’Eccezione’ ai Magazzini del Sale, ‘un libro, un meeting e una mostra’ organizzati dai collettivi di Escuela Moderna e S.a.L.E. Docks.\r\n\r\nCtrl+z, Recets Urbanas che abbiamo già citato e altri espositori al Sale partecipano in varie forme anche all’esposizione ufficiale e Spazi d’Eccezione ha organizzato anche un meeting interno alla Biennale nell’ambito delle Biennale Sessions, per portare argomenti misteriosamente scomparsi dal dibattito sul territorio quali il No Mose, il No Tav il No Muos e tanti alti piccoli tentativi di autogestione del territorio e delle lotte urbane. Un tentativo di intrusione riuscito all’interno della Biennale ufficiale è stato quello del colletivo ‘Detroit Resist’ presente nella mostra al Sale che si occupa in modo militante di riqualificazione urbana a Detroit, un gruppo composto da attivisti, artisti, architetti e membri della comunità. Detroit Resist ha organizzato una occupazione digitale del padiglione degli Usa che quest’anno ha come tema “The Architectural immagination” e come oggetto proprio la riqualificazione della città di Detroit con giganteschi progetti con fini speculativi.\r\n\r\nTante sono le presenze libertarie di cui varrebbe la pena dare conto, dall’allestimento del padiglione Italia affidato alla TAM associati dal titolo ‘Taking Care, progettare per il bene comune’ alle presenze individuali, ai collettivi ad alcuni interessanti padiglioni nazionali. Iniziamo presentando il progetto ‘Spazi d’eccezione’ con un articolo di Paolo Martore e Massimo Mazzone. Altri seguiranno.\r\n\r\n“‘Spazi d’eccezione’ NON è un Padiglione Nazionale né un pezzo della Mostra Internazionale né un evento collaterale. ‘Spazi d’eccezione’ è quel lato in ombra a cui tutti fanno riferimento, quel Germinal, quell’humus dal quale tutti ambiguamente attingono, ma di cui nessuno parla mai con chiarezza.”iv Così Massimo Mazzone portavoce di Escuela Moderna nella sua introduzione al catalogo dell’esposizione.\r\n\r\nIn uno dei tanti padiglioni che trattavano di autocostruzione tra le varie indicazioni operative figurava anche la dicitura: ‘quando e in quali luoghi è opportuno accettare situazioni diffuse di illegalità marginale per favorire la costituzione di comunità…’\r\n\r\nNell’installazione di Recetas Urbanas nel padiglione all’Arsenale, all’interno della Biennale, si rivendicava il ‘diritto’ all’illegalità in situazioni di necessità: ecco la differenza che conta con la mostra istituzionale e che appare filo conduttore dell’esposizione al Sale.\r\n\r\nTolleranza dall’alto rivendicazione dal basso. Le varie gradazioni di questo rapporto segnano il sottile confine tra una social democrazia eterodiretta ed una comunità viva con fermenti libertari. Di ciò soprattutto dà testimonianza Spazi d’eccezione.\r\n\r\nViene a proposito il post di Marco Baravalle, animatore di ‘S.a.L.E. Docks’ e curatore di ‘Spazi d’eccezione’ insieme a Massimo Mazzone, a commento della cancellazione della performance Rebootati al padiglione Uruguaiano da parte della direzione della Biennale: “L'arte e l'architettura amano l'informalità quando si lascia rappresentare. Questo è l'essenza del pauperismo: fare dei poveri un soggetto immobile, procedere al saccheggio culturale oltre che a quello materiale. Ad essi è consentito solo di partecipare (solitamente a ciò che è già stato scelto), ad essi è consentito di attivarsi in quanto comunità (che parola è?) su sollecitazione dell'artista o dall'architetto di turno. Che l'illegalità sia individuale, di massa, dettata dalla fame o orientata politicamente, essa è una necessità legata alla sopravvivenza, al miglioramento delle proprie condizioni sociali o ad un nuovo modo di vivere in comune. Secondo qualcuno queste sono anche le priorità dell'architettura.”\r\n\r\n“Spazi d’eccezione credo sia un’ottima risposta e contemporaneamente una vetrina –anche se parziale- di tante praticabili ipotesi di lavoro. Spazi di Eccezione serve a mostrare alcune delle tante iniziative di libertà che combattono sul fronte del costruito che con difficoltà e determinazione stanno cercando di mettersi in rete e acquistare forma visibile.\r\n\r\nÈ in questa ottica che le esperienze contenute in questo lavoro comune hanno un senso, sono alfabeti, sillabe di linguaggi base per ricreare mondi con parole, azioni, fantasie di pratiche condivise. L’espressione di volontà che già esistono e balbettano futuri di libertà e testimonianza necessaria di un filone regressivo nelle pratiche progettuali e nella pianificazione urbana e territoriale che ritorna dominante nel panorama contemporaneo. Pratiche attive da sempre ma che ritornano visibili.\r\n\r\nRebuilding from the front, non Reporting. Un’azione attiva, non una passiva. Non un centro che va a vedere una periferia ma una periferia –anche interna- che ritrova/reinventa la propria forma. Non riportare dal fronte ma ricostruire dal fronte, partendo da ciò che già esiste nel presente, secondo l’insegnamento di Peter Kropotkin, senza ideologie, attraverso sperimentazioni continue.\r\n\r\nCominciamo dunque a ricostruire il mondo partendo dal fronte, da dove si combatte ogni giorno per dare forma a spazi di libertà, spazi che esistono in luoghi marginali, su fratture tettoniche, in Rojava e nelle nostre metropoli, che si parlano in rete e si reinventano quotidianamente, TAZ, zone temporaneamente autonome che anche clonate o colonizzate restano vive altrove, affreschi che occupano spazi e pareti e spariscono coperti da una mano di Blu, seppellendo con una risata gli affanni del mercato.”v\r\n\r\n\r\ni Throwing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperity (Tirare pietre al bus di Google: come la crescita è diventata la nemica della prosperità) Douglas Rushkoff, Portfolio, 2016.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nii Per gentrificazione si intende la trasformazione di un quartiere popolare o degradato in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niii ‘Il Digitale era un’utopia. Ora è un incubo Monopolista’, di Giuliano Aluffi in il Venerdì della Repubblica, 26 maggio 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niv Spazi d’eccezione, a cura di Escuela Moderna – S.a.L.E. Docks; Milieu,pag.9 edizioni, Milano 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nv idem pag.38",[379],{"field":136,"matched_tokens":380,"snippet":376,"value":377},[75,75],{"best_field_score":231,"best_field_weight":141,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":232,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":47},6637,{"collection_name":323,"first_q":69,"per_page":39,"q":69},["Reactive",385],{},["Set"],["ShallowReactive",388],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fyfiwqirI0vQUTRZJxoD15mG3G-_VqQ77R6qN4e4GcJk":-1},true,"/search?query=Invasione+via+terra"]