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Si tratta di tre statue reali bochio di cui una che rappresenta il re Béhanzin, sei altari asen portatili, i troni di Ghézo e Glélé, un seggio reale, uno sgabello tripode katakié, a zucca intagliata, tre recadi, un fuso e un telaio, quattro porte del palazzo di re Glélé, una tunica e pantaloni da soldato e una borsa di cuoio. Dal 1937, alcune furono esposte al Musée de l'Homme prima di essere tutte trasferite al Musée du quai Branly, dove due statue reali furono esposte permanentemente dal 2006.\r\n\r\nIn poco più di un'ora di durata, Diop filma un diario del processo di riconsegna delle 26 opere che scende nel dettaglio - dalla classificazione e imballaggio delle statue a una carrellata sulle persone che sono ad accoglierle all'arrivo - e al tempo stesso testimonia il vivace dibattito tra gli studenti dell'università di Abomey-Calavi sul senso di questa restituzione ,sul rapporto con il passato e sull'eredita del colonialismo. \r\n\r\nLa playlist :\r\n\r\nT.P. ORCHESTRE POLYRYTHMO -GENDAMOU NA WILI WE GNANNIN\r\n\r\nEL REGO ET SES COMMANDOS-ACHUTA\r\n\r\nPICOBY BAND D'ABOMEY-MI MA KPE DJI\r\n\r\nORCHESTRE SUPER BORGOU DE PARAKOU-BORI YO SE MAN BAANI\r\n\r\nNAPO DE MI AMOR ET SES BLACK DEVILS-LEKI SANTCHI\r\n\r\nEL REGO ET SES COMMANDOS-FEELING YOU GOT\r\n\r\nGABO BROWN-IT'S A VANITY\r\n\r\nORCHESTRE POLYRITHMO-LION IS BURNING\r\n\r\nHONORE' AVOLONTO-NA MI DO GBE' HUE' NU\r\n\r\nKOFFI OTTYTANA BEBLI-DOKA\r\n\r\nROGER DAMAWUZAN-LOXO NYE\r\n\r\n \r\n\r\nhttps://youtu.be/jZqI75BD1kM","14 Novembre 2024","","2024-11-14 08:55:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/RADIO-KALAKUTA-11112024-200x110.jpg","RADIO KALAKUTA-11/11/2024","podcast",1731574535,[144],"http://radioblackout.org/tag/radiokalakuta/",[146],"RADIOKALAKUTA",{"post_content":148},{"matched_tokens":149,"snippet":151,"value":152},[150],"katakié","seggio reale, uno sgabello tripode \u003Cmark>katakié\u003C/mark>, a zucca intagliata, tre recadi,"," \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/RADIO-KALAKUTA-11112024.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nRadio Kalakuta in questa puntata prende spunto dal film di Mati Diop \"Dahomey\" per raccontare la storia della restituzione delle 26 opere d'arte appartenenti al regno del Benin rubate dai francesi di cui Diop filma la restituzione .\r\n\r\nDopo 109 anni di assenza, all'inizio di novembre 2021, queste opere saccheggiate ad Abomey nel 1892 sono tornate e restituite al Benin . 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Nel giugno del 1989 ci fu la repressione di un movimento studentesco di massa che chiedeva a gran voce di superare le modernizzazioni di Deng che avevano consentito l'ingresso della Cina nella globalizzazione a costo dell'aumento delle disuguaglianze,per immaginare una nuova dinamica fra il partito e la società. Di fronte alla radicalità delle richieste del movimento il partito e le èlite che stavano beneficiando delle privatizzazioni in corso si arroccarono su posizioni oltranziste scatenando una repressione militare brutale. Il ricordo di quegli avvenimenti ,come ci racconta la nostra interlocutrice,è cancellato dalla memoria collettiva dei cinesi , la fedeltà al partito che si rivela un apparato rigido ma al colntempo camaleontico è sostituita dalla retorica nazionalista e all'assertività bellicista sulla questione di Taiwan. Nonostante i disagi dovuti alla crisi immobilare e la crescita esponenziale della disoccupazione giovanile ,il potenziale malcontento è contenuto da una rigida censura sull'informazione e dall'accentramento dei poteri nelle mani di Xi che ha detronizzato anche i potenziali rivali all'interno della nomenklatura del partito nonchè dalla montante mobilitazione nazionalista.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BASTIONI06062024-CINA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Adriano Favole , antropologo che ha condotto numerose ricerche in Nuova Caledonia, approfondendo i temi della formazione e percezione nel mondo nativo di concetti quali cittadinanza e democrazia, parliamo della situazione in Nuova Caledonia . Approfittando della competenza del nostro interlocutore guardiamo alle componenti sociali della Nuova Caledonia e alla complessità di una società multicomposta dove convivono i Kanak discendenti dei primi abitanti insediati 3000 anni fa nell'isola, che hanno perso circa 80% della popolazione in seguito al disastroso incontro con i bianchi provenienti dall'Europa, i discendenti dei galeotti deportati dal 1860 al 1890 ,gli abitanti degli arcipelaghi vicini che sono migrati circa 40 anni fa, gli asiatici , i primi di origine giapponese ,e infine i francesi ,funzionari dell'amministrazione statale della metropoli che si sono stabiliti nelle isole.\r\n\r\nA questa complessità lo stato francese risponde con la pulsione repressiva ,cercando di mutare un equilibrio delicato fondato sugli accordi di Noumea del 1998 ,con il disgelo del corpo elettorale attraverso la riforma costituzionale che amplierebbe l’accesso al voto e modificherebbe le liste elettorali ma ridurrebbe il peso politico della popolazione indigena locale, i Kanak.\r\n\r\nLa rivolta ,agita sopratutto dai giovani , ha anche una radicalità che risiede nella opposizione ad un modello di sviluppo imposto e che si concentra nella distruzione delle merci ,dei simboli del capitalismo francese di occupazione con la distruzione dell'80% delle struttura commerciali della capitale. Una modernità imposta che non si concilia con i tempi di una società ,come quella kanak, che decide per consenso ,che regola l'ordine senza violenza, ha un tessuto politico organizzato e una società civile articolata .\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BASTIONI-DI-ORIONE-06062024.mp3\"][/audio]","9 Giugno 2024","2024-06-09 15:54:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 06/062024- PIAZZA TIENANMEN 35 ANNI DOPO LA RIMOZIONE FORZATA - NUOVA CALEDONIA LA RIVOLTA DI CHI NON SI ADEGUA ALLA VELOCITA' DELLA FALSA MODERNIZZAZIONE NEOCOLONIALE.",1717948343,[175],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[107],{"post_content":178},{"matched_tokens":179,"snippet":181,"value":182},[180],"Kanak","società multicomposta dove convivono i \u003Cmark>Kanak\u003C/mark> discendenti dei primi abitanti insediati","Bastioni di Orione in questa puntata ricorda con Ilaria Maria Sala , giornalista e scrittrice che vive a Hong Kong, da dove collabora con “The Guardian”, “The South China Morning Post” e “Hong Kong Free Press”, i 35 anni dalla rivolta di Piazza Tienanmen. 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Notizia proprio di oggi: Seif Bensuibat, l'educatore del liceo Francese a Roma rinchiuso nel CPR di Ponte Galeria è stato liberato. Seif era stato prima sospeso,poi licenziato dal suo luogo di lavoro, e infine, dopo avergli revocato lo status di rifugiato, è stato rinchiuso nel CPR di Roma di Ponte Galeria per avere condiviso dei post instagram sulla Palestina. Seif Bensuibat era residente in Italia con status di rifugiato da 10 anni.\r\nRicordiamo in questa sede anche Anan, Ali e Mansour che da diversi mesi sono in stato di arresto all'Aquila. Anan Yaeesh il 29 gennaio è stato arrestato all'Aquila con l'accusa di \"terrorismo\" in seguito ad una richiesta di estradizione da parte delle autorità Sioniste. L'Italia non accettò la richiesta di estradizione poichè neanche il governo italiano può negare la macchina di tortura che è il sistema penitenziario Sioniste, quindi non potendo permettere una estradizione verso una paese che pratica la tortura e dove i diritti dei detenuti non vengono rispettati, hanno invece accusato Anan e in seguito Ali e Mansour di fare parte di una cellula terroristica.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/black-in-22-maggio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nChiudiamo la puntata con un approfondimento sulle rivolte antifrancesi che stanno attraversando la Nuova Caledonia, collettività d'oltremare sui generis tuttora ancorata al sistema coloniale francese. La nuova Caledonia (il cui nome precoloniale è Kanaky) è principalmente abitata dal popolo Kanak, ma si trova una grossa percentuale di persone discendenti dai coloni europei, essendo stata l'isola inizialmente una colonia penale e poi di popolamento.\r\nDa una settimana la capitale Noumea è squassata dalle manifestazioni e dai blocchi stradali e dall'aereoporto, per protestare contro la nuova proposta francese di allargamento del corpo elettorale: chiunque sia residente nell'isola da almeno 10 anni avrà diritto di voto, causando così la messa in secondo piano della popolazione indigena Kanak, maggioritaria sull'isola. Oltre alle contigenze, come sempre, quello che le proteste di massa ci restituiscono è la messa in discussione di un sistema coloniale che non ha più futuro. Ne parliamo con Léopold Lambert, attivista e redattore della rivista \"The Funambolist\".\r\nSelecta musicale by Pix from Filp the Beat\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/black-in-kanaky-leopold-lambert.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nQui potrete trovare l'intervista integrale\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Leopold-lambert.mp3\"][/audio]","22 Maggio 2024","2024-05-22 15:47:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/XBEF2ENZOFFANDXP6DIW55645Q-e1716385485104-200x110.jpg","Rivolte in Nuova Caledonia",1716392827,[200,201,202,53],"http://radioblackout.org/tag/anticolonialismo/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/info/",[124,204,38,21],"francia",{"post_content":206},{"matched_tokens":207,"snippet":209,"value":210},[208,180],"Kanaky","il cui nome precoloniale è \u003Cmark>Kanaky\u003C/mark>) è principalmente abitata dal popolo \u003Cmark>Kanak\u003C/mark>, ma si trova una grossa","Questa puntata di Black In si apre con una diretta dal Rettorato dell'Università di Torino, occupato da studentx dell'Intifada Studentesca per pretendere la rescissione degli accordi con le università israeliane e con le industrie di morte come Leonardo, Avio etc..\r\nProseguiamo con un aggiornamento sulla detenzione amministrativa Italia-Israele. 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Ne parliamo con Léopold Lambert, attivista e redattore della rivista \"The Funambolist\".\r\nSelecta musicale by Pix from Filp the Beat\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/black-in-kanaky-leopold-lambert.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nQui potrete trovare l'intervista integrale\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Leopold-lambert.mp3\"][/audio]",[212],{"field":155,"matched_tokens":213,"snippet":209,"value":210},[208,180],{"best_field_score":159,"best_field_weight":160,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":35,"score":161,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":162},{"document":216,"highlight":235,"highlights":241,"text_match":157,"text_match_info":244},{"comment_count":35,"id":217,"is_sticky":35,"permalink":218,"podcastfilter":219,"post_author":220,"post_content":221,"post_date":222,"post_excerpt":137,"post_id":217,"post_modified":223,"post_thumbnail":224,"post_title":225,"post_type":141,"sort_by_date":226,"tag_links":227,"tags":231},"83617","http://radioblackout.org/podcast/overjoy-156/",[92],"azizpablo","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/2023.09.05-16.20.00-OJ156-escopost.mp3\"][/audio]\r\nDOWNLOAD\r\n\r\n\r\nOverjoy 156, Martedì 5 Settemre 2023 [S14E8]\r\nRiprendono ufficialmente le dirette da via Cecchi 21/A a Torino, sede di Radio Blackout dalla quale Overjoy spinge reggae music dal marzo 2020. Oggi in scaletta i Sublime, Wu-Tang Clan, Wyclef (con Akon, Lil Wayne e Nya), Jimmy Tanaki preannunciano la sigla. Clinton Fearon, Almighty Dread con Inaki, Burning Spear, Cornell Campbell, Emilie Ellis, Hollie Miki, Roots Renegade Records, Ras Maxx David, Vivian Jones, Sylford Walker, Joe Gibbs, Sizzla, Scientist, un bel riddim Black African Museum mixato da I Grade Dub, con Mikey General, Jah Bouks, Ras Molicot, Danny Red, Stikki Wonda, poi Mexican Stepper con Adelking Farmer, Pacosilecta produce Lion Warriah e Pinch, Art-X, Ras Divarius, Lance Hume, HFD Records, Nereus Joseph, Gussie P, Dixie Peach, Mighty Prophet, e per chiudere in bellezza Chiara Della Monica con Tonico70.","6 Settembre 2023","2023-09-06 11:12:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/upfulreggaeriddim_blackafricanmuseum-200x110.jpg","Overjoy 156",1693998770,[228,229,230],"http://radioblackout.org/tag/dub/","http://radioblackout.org/tag/reggae/","http://radioblackout.org/tag/roots/",[232,233,234],"dub","reggae","roots",{"post_content":236},{"matched_tokens":237,"snippet":239,"value":240},[238],"Tanaki","Lil Wayne e Nya), Jimmy \u003Cmark>Tanaki\u003C/mark> preannunciano la sigla. 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Si parte da un simpatico Dj italiano, Dj Khalab di cui ci andremo ad ascoltare qualche grande perla per le dancefloor più calde, estratta dal suo Beat Tape del 2015. Invece, per gli amici più “amodino”, proponiamo un bel pezzo di Digi Galessio (che ora si fa chiamare Clap!Clap!).\r\nCome in ogni puntata, anche questa volta faremo la nostra consueta immersione tra le ultime novità dal mondo delle millennial-repper e, questa volta, conosceremo Parri$ Goebel e l’immensa Maliibu Miitch, quella dell'etichetta indipendente Hood Foreign e di Gwapamole. \r\nTenendo bene il groove, ma voltando un momentino le recchie verso l’Africa, ci andiamo a sentire qualche bel pezzo del disimpegno gentilmente offertoci dal compare Janka Nabay, prodotto nientepopodimenoché dalla Luaka Bob di David Byrne. Rimanendo nel mondo delle belle etichette di spessore, passeremo a qualche bel singolone prodotto dalla Strut, torneremo alla Soundway coi Fumaça Preta e al gigante Enzo Carella per un momento più shtrazzamutanni che mai.\r\n \r\n\r\nBuona ascolto signori e signore!\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/ascuppuluni-15maro2018.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nScaletta di ‘a Scuppuluni |15Marzo2018|\r\n|SIGLA| SPLACK PACK, 04 Shake That Ass Bitch, compilation “Booty Bass”, Pandisc, 1994\r\nDJ KHALAB, 02 Conduct 1 “Beat Tape”, Black Acre, 2015\r\nDJ KHALAB, 03 Conduct 2, “Beat Tape”, Black Acre, 2015\r\nDJ KHALAB, 12 Fever Dancer, “Beat Tape”, Black Acre, 2015\r\nDIGI GALESSIO, 01 Clown, “Cirque de poche”, Sostanze Records, 2012\r\nPARRI$ GOEBEL, Nasty, “Vicious EP”, 2016\r\nPARRI$ GOEBEL, Fiyah, “Vicious EP”, 2016\r\nMALIIBU MIITCH, Gwapamole, “The Count”, Hood Foreign, 2017\r\nA TRIBE CALLED RED, 08 Moombahwow, “A tribe called red”, Electric Pow Wow, 2012\r\nJANKA NABAY, 03 Santa Monica, “Build Music”, Luaka Bop, 2017\r\nJANKA NABAY & THE BUBU GANG, 07 Somebody, “En yay sah”, Luaka Bop, 2012\r\nSIR MIX-A-LOT, 01 Baby got back, “Baby got back”, Def American Recordings, 1992\r\nMINA, B1 Pesci rossi, “Mina”, Italdisc, 1960\r\nFUMACA PRETA, A1 Pupillas dilatadas, “Fumaça Preta”, Soundway, 2014\r\nFUMACA PRETA, B4 Perdidos, “Fumaça Preta”, Soundway, 2014\r\nKANAKU Y EL TIGRE, 01 Quema quema quema, “Quema quema quema”, Strut, 2015\r\nKONDIBAND, A1 Belle Wahallah, “Belle Wahallah”, Strut, 2016\r\nEVIL NINE feat. AESOP ROCK, 04 Crooked, “Bassbin Twins vs. Marine Parade”, Marine Parade, 2006\r\n|Shtraamutanni| ENZO CARELLA, Mare sopra e sotto, “Sfinge”, RCA, 1981\r\nFUMACA PRETA, 05 La Trampa, “Impuros Fanàticos”, Soundway, 2016\r\nCURTIS HARDING, 06 I don’t wanna go home, “Soul Power”, Burger Records, 2014\r\nMI$$ KETA, Xananas","28 Maggio 2018","2018-10-29 00:38:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/Ascuppuluni-12-200x110.jpg","When you listen 'a Scuppuluni and it seems to dance on air",1527474560,[258],"http://radioblackout.org/tag/ascuppuluni/",[121],{"post_content":261},{"matched_tokens":262,"snippet":264,"value":265},[263],"KANAKU","Perdidos, “Fumaça Preta”, Soundway, 2014\r\n\u003Cmark>KANAKU\u003C/mark> Y EL TIGRE, 01 Quema","Questo podcast si è fatto attendere parecchio ma è un gran bel concentrato di balli sfrenati, ve lo garantiamo! 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Quello di Sant’Anna di Capo Rizzuto ha chiuso i battenti. Il 10 agosto muore Moustapha Anaki, un immigrato marocchino approdato al CIE da un mese. Con grande ritardo l’ente gestore, la Misericordia, e la polizia sostengono la tesi del malore.\r\nIl vicepresidente nazionale della Misericordia Leonardo Sacco parla di “una morte naturale, Anaki soffriva di cardiopatia.” Secondo Sacco la protesta sarebbe stata “legata ai tempi di permanenza”.\r\nLa morte dell’immigrato è il detonatore di una rivolta devastante: il 12 agosto del CIE non restano che macerie. Alla prefettura non resta che prenderne atto e chiudere, per la seconda volta in tre anni, la struttura calabrese. Nel limitrofo CARA ci sono ben 1700 persone, il doppio della capienza massima, perché la prefettura vi ha stipato uomini e donne sbarcati a Lampedusa.\r\nIl 20 agosto sono scesi in strada, bloccando per due ore la statale 106, contro il sovraffollamento e l’infinita burocrazia che imbriglia le loro vite.\r\nLe condizioni di vita nel CIE erano durissime: materassi, coperte e gabinetti luridi. Le condizioni erano tanto indecenti che a nel dicembre del 2012 il tribunale di Crotone assolse tre immigrati dall’accusa di aver danneggiato il CIE, perché il loro comportamento venne definito una legittima difesa.\r\nÈ la seconda volta che il fuoco delle rivolte chiude il CIE di Sant’Anna. Aperto per la prima volta nel 2009, nel 2010 era in condizioni tali da dover essere chiuso. Riaperto nel 2012, un anno dopo i prigionieri l’anno nuovamente dato alle fiamme.\r\nDopo Bologna e Modena è il terzo CIE chiuso per le rivolte.\r\n\r\nA Torino, dopo la rivolta di fine luglio, agosto è stato segnato da episodi di resistenza individuale alle espulsioni, pestaggi, tentativi falliti di fuga, atti di autolesionismo. Nella notte tra il 26 e il 27 luglio due reclusi provano a scappare: uno ci riesce, l’altro viene pestato duramente.\r\n\r\nSempre incandescente la situazione a Gradisca di Isonzo.\r\nAscolta la cronaca di Federico, un compagno di Trieste, da anni impegnato nella lotta per la chiusura del CIE\r\n\r\n2013 08 30 federico gradisca\r\n\r\nTutto inizia nella notte dell’8 agosto. Dopo la preghiera per il Ramadan un gruppo di reclusi chiede di restare nel cortile per caldo torrido: la polizia risponde con lacrimogeni e manganellate. I reclusi devono spaccare una lastra di plexigas per non restare asfissiati. È l’innesco di un mese di lotte. Tra il 10 e il 12 agosto i reclusi salgono per due volte sui tetti per reclamare il rispetto della loro dignità.\r\n\r\nDue prigionieri cadono dal tetto: uno dei due si ferisce gravemente ed è ancora oggi in prognosi riservata all’ospedale.\r\nNelle prime fasi della rivolta gli attivisti della Tenda della Pace e i Diritti di Monfalcone si ritrovano davanti al CIE, chiedendo l’intervento di parlamentari ed altre figure istituzionali per fare pressioni sulla prefettura.\r\nI vari gruppi antirazzisti della zona si danno appuntamento per sabato 17 agosto di fronte al CIE.\r\nAd accogliere i manifestanti ci sono decine di carabinieri e poliziotti in assetto antisommossa. Sin qui nulla di nuovo o inaspettato. La novità sono i reclusi che si trovano sul tetto dopo aver nuovamente spaccato le lastre per salire.\r\nPer la prima volta da quanto è stato aperto il CIE vi è un contatto diretto fra antirazzisti e prigionieri durante una manifestazione. I circa 200 presenti (pacifisti, centri sociali del nordest e anarchici) per tre ore urlano, battono sul guard rail, parlano coi migranti sul tetto. Numerosi anche gli esponenti istituzionali a vario livello che non mancano mai quando ci sono le telecamere.\r\nGli antirazzisti bloccano la statale e fanno delle scritte a pennello sulla strada e sul muro del CIE con la parola “libertà” scritta in più lingue. La polizia guarda ma non interviene: dopo il can can mediatico dei giorni precedenti hanno l’ordine di tenere la tensione bassa. I racconti dei reclusi sono gli stessi di ogni CIE: psicofarmaci, restrizioni assurde e violenze quotidiane. Il presidio si scioglie verso le 8 ma gruppi di compagni fanno a turno per restare coi reclusi che resistono sul tetto.\r\nNei giorni successivi il Prefetto è obbligato ad accogliere una delle richieste degli immigrati, che ottengono la restituzione dei cellulari, riaprendo così un canale di comunicazione diretta con i propri affetti e con gli antirazzisti.\r\n\r\nIl 20 agosto, dopo 65 ore di permanenza sui tetti la polizia chiude il varco da cui salivano i migranti in lotta approfittando che in quel momento solo uno era rimasto sul tetto. Quel buco era diventato un simbolo di libertà al punto che uno dei reclusi per la disperazione ingoia una lametta e altri oggetti. Portato al pronto soccorso di Gorizia, di fronte alle ennesime prepotenze degli aguzzini di scorta, ha rifiuta le cure e torna al CIE. Nel frattempo una ventina di immigrati tenta la fuga durante il cambio turno e sei riescono a darsi alla macchia. \r\n\r\nIl 21 agosto i migranti continuano ad essere chiusi nelle loro stanze. L’uomo che aveva ingoiato la lametta entra in sciopero della fame. Lo hanno messo in infermeria dove gli sarebbe stato somministrato dell’olio per agevolare l’espulsione della lama. Un altro uomo, di 46 anni di origine algerina è in sciopero della fame dalla notte del Bairam, quando i festeggiamenti per la fine del Ramadan sono stati impediti e la protesta è stata soffocata nei lacrimogeni al CS.\r\nL’uomo ha perso 17 chili in 10 giorni e ci ha detto di aver tentato il suicidio 3 volte nei 6 mesi in cui è rinchiuso al CIE.\r\nDue giorni fa ha ingoiato una ingente quantità di psicofarmaci e ha poi rifiutato ogni tipo di intervento medico.\r\nSoffre di problemi alla tiroide e ha interrotto anche le cure mediche per questi.\r\nChiede di parlare con qualcuno (al telefono la nomina come “commissione”) che si occupi di verificare le ingiuste e disumane condizioni di detenzione all’interno del CIE.\r\n\r\nIl 29 agosto un immigrato algerino ha rotto il naso con un pugno ad un operatore del consorzio Connecting People, che gestisce la struttura isontina. Al momento dell’arresto ha dichiarato «Meglio andare in carcere che stare in questo inferno».\r\nIn serata è ripartita la rivolta. Una ventina di reclusi sono saliti sul tetto gridando “libertà”. Uno è scivolato ed è stato portato via con l’ambulanza. Sembra tuttavia che sia ferito in modo lieve.","31 Agosto 2013","2018-10-17 23:05:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/08/gradisca-200x110.jpg","Crotone, Gradisca, Torino. 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I circa 200 presenti (pacifisti, centri sociali del nordest e anarchici) per tre ore urlano, battono sul guard rail, parlano coi migranti sul tetto. Numerosi anche gli esponenti istituzionali a vario livello che non mancano mai quando ci sono le telecamere.\r\nGli antirazzisti bloccano la statale e fanno delle scritte a pennello sulla strada e sul muro del CIE con la parola “libertà” scritta in più lingue. La polizia guarda ma non interviene: dopo il can can mediatico dei giorni precedenti hanno l’ordine di tenere la tensione bassa. I racconti dei reclusi sono gli stessi di ogni CIE: psicofarmaci, restrizioni assurde e violenze quotidiane. Il presidio si scioglie verso le 8 ma gruppi di compagni fanno a turno per restare coi reclusi che resistono sul tetto.\r\nNei giorni successivi il Prefetto è obbligato ad accogliere una delle richieste degli immigrati, che ottengono la restituzione dei cellulari, riaprendo così un canale di comunicazione diretta con i propri affetti e con gli antirazzisti.\r\n\r\nIl 20 agosto, dopo 65 ore di permanenza sui tetti la polizia chiude il varco da cui salivano i migranti in lotta approfittando che in quel momento solo uno era rimasto sul tetto. Quel buco era diventato un simbolo di libertà al punto che uno dei reclusi per la disperazione ingoia una lametta e altri oggetti. Portato al pronto soccorso di Gorizia, di fronte alle ennesime prepotenze degli aguzzini di scorta, ha rifiuta le cure e torna al CIE. Nel frattempo una ventina di immigrati tenta la fuga durante il cambio turno e sei riescono a darsi alla macchia. \r\n\r\nIl 21 agosto i migranti continuano ad essere chiusi nelle loro stanze. L’uomo che aveva ingoiato la lametta entra in sciopero della fame. Lo hanno messo in infermeria dove gli sarebbe stato somministrato dell’olio per agevolare l’espulsione della lama. Un altro uomo, di 46 anni di origine algerina è in sciopero della fame dalla notte del Bairam, quando i festeggiamenti per la fine del Ramadan sono stati impediti e la protesta è stata soffocata nei lacrimogeni al CS.\r\nL’uomo ha perso 17 chili in 10 giorni e ci ha detto di aver tentato il suicidio 3 volte nei 6 mesi in cui è rinchiuso al CIE.\r\nDue giorni fa ha ingoiato una ingente quantità di psicofarmaci e ha poi rifiutato ogni tipo di intervento medico.\r\nSoffre di problemi alla tiroide e ha interrotto anche le cure mediche per questi.\r\nChiede di parlare con qualcuno (al telefono la nomina come “commissione”) che si occupi di verificare le ingiuste e disumane condizioni di detenzione all’interno del CIE.\r\n\r\nIl 29 agosto un immigrato algerino ha rotto il naso con un pugno ad un operatore del consorzio Connecting People, che gestisce la struttura isontina. Al momento dell’arresto ha dichiarato «Meglio andare in carcere che stare in questo inferno».\r\nIn serata è ripartita la rivolta. Una ventina di reclusi sono saliti sul tetto gridando “libertà”. Uno è scivolato ed è stato portato via con l’ambulanza. Sembra tuttavia che sia ferito in modo lieve.",[299],{"field":155,"matched_tokens":300,"snippet":296,"value":297},[295],{"best_field_score":159,"best_field_weight":160,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":35,"score":161,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":162},6637,{"collection_name":141,"first_q":19,"per_page":81,"q":19},8,["Reactive",306],{},["Set"],["ShallowReactive",309],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fcW11JetAvXlh-gQhZ2m837K5ZEU69DoxNzgdY7UNQN8":-1},true,"/search?query=KANAKI"]